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Autore: SenBreeze93    25/03/2013    1 recensioni
Un materiale curioso rinvenuto su Urano e Nettuno. Un uomo potente che ne viene in possesso. La possibilità di poter creare un "essere migliore". Uomini e donne sottoposti a test di laboratorio, con mortalità pari all'80%. Esseri potenti, senza coscienza.... fino a lei.
Kay è una ragazza, strappata via dalla propria famiglia e privata della propria memoria. L'unica femmina nel suo genere. Starà a lei decidere del proprio destino: utilizzare le proprie abilità per uccidere o per proteggere?
Genere: Azione, Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Perché si soffre?











 

Della cena che le fu servita toccò solo qualcosina. Praticamente mangiò solamente il dolce: una mega fetta di torta al cioccolato con ripieno fuso. Aveva scoperto di avere una sfrenata golosità per quel tipo di cibo e, dopo quella, si era sbafata ogni singola caramella trovata nel portacenere sul comodino. Del resto ne fece un blocchetto di ghiaccio semplicemente soffiandoci sopra. Non aveva alcun interesse per verdure e minestra, nella maniera più assoluta. Il solo odore la nauseava.

Mise il vassoio mezzo pieno in corridoio, davanti alla porta, e si infilò sotto le coperte, svestendosi come ricordava aver fatto la sera prima.

Provava ancora una certa agitazione a ripensare alla discussione avuta con Sienna. Non comprendeva il suo punto di vista, lo trovava... illogico.

Se qualcuno voleva farti del male e lo venivi a sapere in anticipo, chi o che cosa ti impediva di sistemarlo per prima, per eliminare il problema alla radice?

Fu solo quando ormai si stava assopendo, che ricordò il termine esatto della sensazione che stava provando: rabbia.

 

Il mattino dopo si alzò prima ancora che il sole nascesse, si vestì, si pettinò e si fece la treccia, il tutto da sola, scoprendo nuovamente una certa manualità nell'acconciarsi i lunghi capelli, come se l'avesse sempre fatto.

Scrutò attentamente la sua faccia impassibile allo specchio, osservandone le fattezze tonde, la pelle liscissima, priva di qualsiasi imperfezione, gli occhi grandi e rosa acceso... pensò di assomigliare ad una di quelle bambole di porcellana, non capendo esattamente cosa avesse sbloccato quel pensiero nella sua testa.

Ripensò a quello che le aveva spiegato Sienna, del fatto che, prima di essere trasformata, aveva avuto una vita del tutto diversa, dei vestiti diversi, delle consuetudini diverse... eppure non riusciva a ricordare niente, se non qualche abitudine, come spazzolarsi i capelli o vestirsi, o qualche oggetto non del tutto chiaro nella sua mente, come appunto una bambola.

A distrarla dai suoi pensieri furono dei colpi secchi alla porta: qualcuno stava bussando. Kay riconobbe al volo quel ritmo né troppo lieve, né troppo violento.

Aprì la porta e, come si aspettava, si ritrovò davanti la professoressa Sienna. Era vestita esattamente come il giorno prima, come se non fosse mai andata a letto, e teneva tra le mani un vassoio con del cibo.

    • Ti ho portato la colazione. – le disse sorridendo, ma Kay non la ricambiò. In qualche modo era ancora arrabbiata con lei. Senza dire una parola, si scostò per farla entrare, andandosi poi a sedere sul letto mentre lei chiudeva la porta con l'aiuto del sedere.

Le posizionò in braccio il vassoio, su cui erano stati posti un bicchiere ricolmo di aranciata e un piatto con pancake inondati di sciroppo. Non seppe il perché, ma la vista di quel cibo la pervase di gioia. Infatti vi si avventò in meno di mezzo secondo.

Sienna, che si era seduta come di consueto sullo sgabello della toeletta, rimase ad osservarla per un po', per poi cambiare posizione delle gambe con un movimento esperto, sospirando.

    • Oggi ti porto con me in laboratorio, dove sperimentiamo gli effetti delle radiazioni prima di sottoporvi i ragazzi. –

Kay smise di mangiare all'istante, osservandola, con le guance rigonfie di cibo non ancora masticato. Interpretando il significato di quello sguardo contrariato, Sienna le spiegò il motivo di questa decisione.

    • Voglio farti conoscere... bhe, qualcuno. –

Kay spazzolò quel che restava della colazione e ingollò in un sol colpo il bicchiere di spremuta.

    • Come vuoi. – le disse alla fine – Basta che non mi fai più vedere dei ragazzi morti... –

Per un solo istante, gli occhi di Sienna brillarono.

    • Perché? –

    • Io... non lo so. Mi da... fastidio. Non riesco a vederli, mi fa... stare male. –

    • . Kay, come tu sai io mi sono predisposta il compito di farti tornare, almeno mentalmente, una persona normale. Ti devo re-insegnare i sentimenti, il loro significato. Devo far raggiungere alla tua mente un livello di maturità mentale e sentimentale elevato, in modo che il cuore ti dica cosa fare quando c'è il pericolo che la fredda logica ti possa portare verso la scelta sbagliata... come d'altronde è successo a Jay... –

    • Sienna... chi è questo Jay di cui parli sempre? –

    • Come sempre? –

    • Bhe, anche ieri l'hai nominato... –

    • Ah... bhe, Jay è come te. È un giovane ragazzo che, come te, è stato sottoposto al flusso aggiuntivo di radiazioni e, sempre come te, è stato l'unico sopravvissuto tra coloro colpiti dai raggi Uranini. –

    • Quindi un... esperimento... –

    • Tu e lui siete molto più simili di quanto tu possa pensare. Anche lui prese coscienza di sé lo stesso giorno del Risveglio e, come te, ha nuovamente scoperto le emozioni e i ragionamenti. –

    • Ma... allora perché non è stato eliminato da Daniel? –

    • Perché, nonostante tutto, Jay non gli ha mai dato motivo di farlo. Ha deciso di sbarazzarsi dei sentimenti e di andare avanti facendo affidamento esclusivamente sul cervello e sulla gelida logica. Finché avrà una paga, un tetto sopra la testa, del cibo, lui ubbidirà a Daniel. Farà qualsiasi cosa gli verrà imposta di fare. Alla fine, non è tanto diverso da tutti gli altri Burattini. –

    • Burattini? –

    • Sì, è il nome con cui chiamano gli esperimenti andati a buon termine. –

 

Mentre camminavano per i corridoi, diretti al laboratorio di ricerca, Kay ripensò a quel fantomatico Jay. Da come l'aveva descritto, era chiaro di che tipo fosse: un violento, prima di tutto, e poi anche opportunista.

Passò il resto del tragitto pensando al come quei termini le erano saltati alla mente, con tutto il loro significato.

    • Eccoci. – annunciò Sienna aprendo una pesante porta di metallo e ceramica.

Dentro non vi era nessuno, se non due persone chine su microscopi o attente ad esaminare una specie di termometro posto su un maxischermo piatto. Nessuno le degnò di uno sguardo, mentre attraversavano la stanza, fino a un punto pieno di teche di vetro. Osservando meglio all'interno, Kay notò che in ognuna era presente una strana creaturina tutto pelo, munita di occhioni lucidi e teneri. Si chinò per vederli meglio.

    • Che carini che sono... –

Ma subito Sienna le tirò una lieve gomitata e Kay si accorse che, a quell'affermazione, i due ricercatori si erano voltati appena a guardarla.

Kay si ricordò dell'avvertimento della professoressa: non doveva lasciare trasparire emozioni, doveva fingere di essere un... robot.

Sienna prese una delle teche e tornò verso la porta, rivolgendosi prima verso uno dei due colleghi, un uomo basso e pelato.

    • Questo lo portiamo nelle stanze dell'esperimento K93xx. Ha bisogno di esercitare i propri poteri. –

Quello annuì, abbandonando ogni dubbio e tornando al suo lavoro al microscopio.

Uscendo in corridoio dopo Sienna, Kay andò inavvertitamente a sbattere contro qualcosa... o meglio, qualcuno. Immediatamente indietreggiò, fissando la persona contro cui si era scontrata: era un ragazzo, alto almeno 185 centimetri; i capelli corti e scarmigliati erano di un grigio talmente chiaro e luminoso da sembrare argento bianco e gli occhi impassibili di un giallo acceso.

Kay indietreggiò fino a raggiungere Sienna, notando poi un tatuaggio analogo al suo sul collo del ragazzo: una J marchiata con lo stesso liquido luminoso, solo che in quel caso era rosso.

Qualcosa nel suo cervello scattò e capì solo in quel momento di aver difronte il Jay di cui Sienna le aveva tanto parlato.

Il ragazzo la fulminò con lo sguardo – Guarda dove metti i piedi. – le intimò.

Immediatamente le venne istintivo domandare scusa, ma un lieve calcio della sua tutrice le fece capire di tenere la bocca chiusa e mantenere quell'atteggiamento distaccato e artificiale che solo un Burattino poteva avere.

Senza farsi notare squadrò Jay da capo a piedi: il suo abbigliamento richiamava sostanzialmente il colore nero: pantaloni aderenti in pelle lucida, qualche fibbia qua e là, un paio di guanti e una mantellina bianca con cappuccio, decorata da una smisurata quantità di anelli; non era tanto lunga, anzi, gli copriva solo metà avambraccio.

    • Mi spiace. – disse al suo posto Sienna – Lei è nuova e ha ancora qualche problema psico-motorio. –

Jay sbuffò infastidito, ma poi una grossa mano gli si posò sulla spalla.

    • Forza Jay, lascia stare. –

Alle spalle del ragazzo era arrivato un uomo di fattezze anormali. Di certo, definirlo un armadio era davvero poco: alto come minimo 210 centimetri e spalle larghe almeno 70; portava un vestito molto simile ad una armatura e aveva uno strano apparecchio all'orecchio sinistro, che gli ricopriva la guancia fino alla bocca; in più aveva un grosso bullone posizionato sulla fronte e due ai lati del collo, aveva la testa pelata e un paio di occhi neri fini e vispi.

    • Ciao Sienna. – disse l'omone. Nonostante tutto, aveva un viso amichevole.

    • Buongiorno Sayb. Come mai qui? Qualche problema? –

    • No, no. Non avevo molto da fare e quindi ho accompagnato il giovane Jay a fare quattro passi fino al laboratorio Centrale. –

Gli diede qualche pacca sulla spalla, ma Jay non si mosse di un millimetro, parendo anzi infastidito. Kay rimase sconcertata, non riuscendo a capacitarsi del come il ragazzo non si ribaltasse dietro ai colpi di quell'individuo.

Sayb la guardò, mettendola immediatamente in imbarazzo. Un'altra cosa che aveva scoperto di sé: non le piaceva per niente essere al centro dell'attenzione.

    • Hai detto che è nuova, eh? –

    • Sì, lei è K93xx. –

    • Ah, la famosa Kay. Daniel in questo periodo parla molto di lei. È molto soddisfatto del fatto che sia sopravvissuta all'intervento. –

Si avvicinò, chinandosi, per osservarla meglio, come se fosse una statua da ammirare e non una persona. Infatti, Kay si sentì le guance avvampare e non riuscì più a sostenere lo sguardo dell'uomo, abbassandolo a terra. Lo sguardo di Sayb cambiò da interessato a stupito, per poi voltarsi verso Sienna.

    • Ora dobbiamo andare. – lo anticipò la donna, tenendo sottobraccio la teca con l'animaletto e agguantando con la mano libera Kay, trascinandola via.

Voltandosi appena, la ragazza notò i due scrutarle con interesse, finché non girarono l'angolo.

 

Ormai erano in camera da diversi minuti e nessuna delle due pareva avere intenzione di aprire bocca... o meglio, Kay ne aveva voglia eccome!

Un mare di domande affollavano la sua giovane mente, ma preferiva aspettare che fosse Sienna a proferire parola per prima, anche se per il momento era tremendamente occupata a sistemare la teca con l'animaletto in un angolo della stanza.

Alla fine, Kay non ce la fece più.

    • Cos'è Sayb? – chiese. Era la prima delle mille domande che doveva fare. Perché era chiaro perfino a lei che non era umano.

Sienna finì di fare ciò che stava facendo, si alzò, si pulì la gonna dalla paglietta sfuggita alla teca e solo allora rispose.

    • Sayb... è un cyborg. Uno dei primi. L'unico ancora vivo. –

    • Un... cosa? –

La donna si voltò, andando verso di lei.

    • Un cyborg. Un essere metà umano e metà meccanico. Prima della vostra generazione di Irradiati Daniel si dilettava con la meccanica. A differenza di adesso, allora era un successo dopo l'altro. Tutti superavano l'intervento con successo... se non... –

    • se non … ? –

    • se non che quasi tutti morivano dopo un mese o due... e quelli che rimanevano non superavano l'anno. L'unico, se così si può chiamare, miracolato è Sayb. È vissuto per tutti questi anni e ancora resiste. Lui è l'unico cyborg rimasto con ancora il cervello umano. Le uniche parti meccaniche stanno nel corpo. Mi pare che anche il cuore sia rimasto sostanzialmente lo stesso, se non per qualche vite e valvola qua e là … –

    • Aspetta... che cosa significa? Perché l'unico? Non ci sono altri come lui? Altri cyborg? –

    • Certo, ma tutti hanno subito l'intervento rinnovato. È il cervello che viene sostituito e, a parte la superficie apparentemente morbida e umana, sono in tutto e per tutto dei robot. Quello che sto cercando di dire... è che Sayb è rimasto l'unico in grado di provare sentimenti. –

 

Passarono i giorni, tutti monotoni, identici tra loro. Sienna le aveva lasciato la piccola cavia pelosa (così l'aveva chiamata), dicendole che sarebbe stata il suo “animaletto” per qualche tempo. Poteva darci un nome se voleva. Avrebbe dovuto giocarci, nutrirlo …

Non avendo niente di meglio in mente, Kay lo chiamò Batuffolo, perché tutto quel pelo non poteva essere riconducibile ad altro.

Non ci mise molto ad affezionarsi. Le faceva una gran tenerezza, soprattutto quando si puliva il musino o mangiucchiava la sua semenza. A volte lo lasciava girare per la stanza e la divertiva coricarsi a pancia in giù sul letto e osservarlo mentre girava allegramente e con fare curioso per la stanza.

Fu così che scoprì un nuovo sentimento, diverso dagli altri, di quelli che ti scaldano il cuore, che ti riempiono di felicità: l'affetto.

Aveva già iniziato ad intuirlo nei confronti di Sienna, ma con Batuffolo era stato più veloce e facile. A lui non potevi non voler bene fin da subito!

Un pomeriggio, bussarono alla porta. Un modo di bussare diverso. Kay si paralizzò: non era Sienna.

Agguantò Batuffolo, che stava scorrazzando per la stanza e lo nascose sotto al letto, per poi sedersi e attendere immobile e impassibile che aprissero la porta.

Bussarono ancora. Non poteva dire niente. Se avesse parlato avrebbe messo nei guai la professoressa e non voleva.

La maniglia girò e la porta si aprì piano. Quando vide la persona che la stava cercando, le venne quasi un colpo: Sayb.

Non poteva impedirsi di avere timore, soggezione nei suoi confronti, tanto era grande.

Fece l'impossibile per riuscire a rimanere impassibile.

Sayb si guardò attorno, soffermandosi un pochino di più sulla teca vuota, dove avrebbe dovuto esserci la cavia. La guardò e stavolta Kay cercò di sostenere il suo sguardo. Ora che era seduta le pareva ancor più imponente.

    • Non c'è Sienna? – le chiese gentilmente.

Non rispose. Continuò a fissarlo. Lui sorrise, entrando in stanza, obbligato a procedere di traverso per passare dalla porta.

    • Posso? – le chiese, anche se ormai era entrato. Di nuovo Kay rimase zitta.

    • Non parli, eh? –

Indicò la teca vuota – Dov'è l'animaletto? – silenzio – Forse... è morto?–

Non ne capì immediatamente il motivo, ma quella domanda la sconvolse parecchio, perché immaginò Batuffolo nelle stesse condizioni di quella ragazza nella camera d'irradiazione: morto.

A quanto pare quella scintilla di paura apparsa nei suoi occhi non era sfuggita al cyborg, ma comunque parve non voler farglielo notare.

    • Va bene... ascolta, Kay... perché ti posso chiamare Kay, vero? Quando vedi Sienna, dille che la stavo cercando. Ho bisogno di parlarle. –

Batuffolo fece capolino da sotto le coperte e Kay, facendo finta di niente, lo spinse nuovamente sotto con una lieve pedata, senza distogliere lo sguardo da Sayb.

Le si avvicinò, le posò la manona sulla testa (volendo avrebbe potuto stritolarla senza problemi) e le scompigliò i capelli, ridacchiando gioviale.

Quindi uscì, richiudendosi la porta alle spalle. Kay sospirò di sollievo, creando una grande nuvoletta di condensa dinnanzi a sé. Ancora Batuffolo fece capolino da sotto il letto e la fissò con gli occhietti curiosi, quasi a chiederle se la via era libera. Gli sorrise.

    • Ora è tutto a posto. Via libera. –

 

Fu quella notte che accadde l'imprevisto. La cosa che mai si sarebbe aspettata, per nessuna cosa al mondo. Sienna era arrivata, come sempre, per portarle la cena. Aveva quasi volutamente riaperto la discussione di qualche sera prima, sul fatto di uccidere o non uccidere.

La voleva fare innervosire, chiaramente. Dopo una lunga discussione, Sienna si era alzata e, senza dire una parola, era uscita dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle con estrema calma.

Kay riusciva a sentire la collera e l'incomprensione crescere dentro di sé e, senza neppure pensarci, semplicemente... esplose. Cacciò un urlo liberatorio e da tutto il corpo scaturì una forte luce bianca e azzurrina, che fece esplodere ogni singola lampadina presente nella stanza e fece delle pareti e del soffitto, da cui pendevano affilate stalattiti, delle spesse lastre di ghiaccio.

Crollò in ginocchio, respirando forte e cercando di calmarsi: una cosa che aveva intuito di dover fare in quel momento e il modo le era saltato alla mente così, come se lo avesse sempre saputo.

Poi si ricordò di una cosa. Si voltò di scatto verso la teca di Batuffolo e notò di averla letteralmente sfondata. Ora l'animaletto se ne stava rannicchiato in un angolo lontano, a fissarla terrorizzato, il pelo tutto ritto.

    • No, non devi avere paura... – disse lei, avvicinandosi carponi, ma il piccolo si schiacciò ancor di più contro la parete. Kay si bloccò. Come poteva essere? Erano amici, no? E allora perché ora la guardava come se fosse un'estranea?

    • Batuffolo, dai vieni qui. Non fare storie. – si alzò in piedi e andò verso di lui, decisa a prenderlo in braccio, ma quello, fulmineo scappò di lato, scartandola e continuando a correre per la stanza terrorizzato.

Nel cercare di acchiapparlo, Kay inciampò maldestramente nei propri piedi e si aggrappò alla maniglia della porta, aprendola accidentalmente.

Quasi avesse visto la via della salvezza, Batuffolo corse verso lo spiraglio tra la porta e l'architrave e corse lungo il corridoio.

    • No, fermo!!! –

Immediatamente ripresa, Kay lo rincorse per il corridoio, fermandosi alla prima biforcazione. E ora? Destra o sinistra? Decise di tentare per la sinistra e corse nuovamente a perdifiato, svoltando ad ogni angolo che trovava e guardando in ogni possibile nascondiglio. Però niente. Non lo trovò assolutamente più.

Quando notò di essersi allontanata troppo dalla propria camera, vide alcuni di quegli uomini in camice girare l'angolo. Non dovevano vederla, nella maniera più assoluta! Oppure le avrebbero fatto mille domande e lei non avrebbe più potuto non rispondere. Soprattutto perché lei non avrebbe dovuto avere propria iniziativa, avrebbe dovuto solo eseguire gli ordini, perciò era del tutto improbabile che lei si trovasse in giro da sola a quell'ora di notte.

Con lo stesso trucco di prima, fece esplodere le lampadine del candelabro appeso a lato delle teste degli scienziati e, approfittando della loro distrazione e del loro spavento, corse nuovamente verso la camera.

 

Quella notte non chiuse occhio. Era in ansia per il suo amichetto e temeva che si fosse perso, solo e impaurito in mezzo a quegli sterminati corridoi. Quando finalmente arrivò la mattina, assieme a Sienna, Kay le volò tra le braccia prima che lei aprisse del tutto la porta.

    • Professoressa Sienna!! –

    • K-Kay! Che cosa succede? – disse lei sorpresa dalla sua reazione.

    • Batuffolo è scappato. L'ho cercato, ma non sono riuscita a trovarlo! –

    • Oh... –

Sienna abbassò lo sguardo. Sembrava particolarmente a disagio. Kay, pensando che ciò fosse dovuto al suo improvviso abbraccio disperato, si staccò immediatamente, ma l'atteggiamento della donna non variò.

    • Professoressa Sienna, cosa c'è? –

    • Si tratta di Batuffolo... stamane, mentre stavo venendo qui, ho sentito alcuni miei colleghi parlare di una cavia fuggita probabilmente dal laboratorio. L'hanno preso... –

    • Era Batuffolo, senza dubbio!! Ma allora andiamo a prenderlo, dai!– esclamò lei, improvvisamente sollevata.

    • Kay... –

La ragazza la ignorò, sorpassandola e gettandosi in corridoio.

    • Che aspetti? –

    • Kay... lascia perdere... –

    • Cosa? E perché? –

    • Perché... – Sienna si voltò verso di lei, senza però guardarla in faccia – … proprio questa mattina la stessa cavia è stata sottoposta ad un test... e... non l'ha superato con successo. –

Un brivido gelido attraversò la schiena di Kay, senza che lei ne comprendesse il motivo. Rimase in silenzio, ad osservare la donna, in attesa di capire il significato delle sue parole.

Poi, finalmente Sienna alzò lo sguardo e la guardò dritto negli occhi.

    • Batuffolo è morto, Kay. –

 

La notizia, come prima cosa, non le aveva trasmesso alcuna emozione, nessuna reazione. Solamente vuoto. Vuoto totale. Poi, quando piano piano le parole di Sienna assumevano un significato, Kay aveva creduto che il pavimento fosse ceduto improvvisamente sotto i suoi piedi e si era ritrovata inginocchiata a terra, a fissare il nulla, mentre qualcosa di freddo e salato le colava sulle guance. Vi aveva passato sopra una mano e quando ne aveva osservato la superficie divenuta bagnata, una parola le aveva folgorato la mente: lacrime. Stava piangendo.

Sienna le si era chinata affianco, poggiandole una mano sulla spalla.

    • L'hanno ucciso Kay. Capisci? Quello che stai provando è dolore. Volevi bene a Batuffolo e loro te l'hanno portato via, proprio come tu volevi fare nei confronti di Daniel. L'omicidio porta solo dolore e tristezza. Lo capisci? Capisci perché è sbagliato uccidere? Privi qualcuno del dono più importante che ha ricevuto: la vita. È come rubare. E non va fatto. –

Kay aveva annuito, capendo appieno il significato della parola uccidere solo in quel momento. Immaginò il suo piccolo Batuffolo lì dinnanzi a lei, immobile, con gli occhiettini spalancati e spenti. Non avrebbe più corso, non si sarebbe mai più pulito il musino con quel suo modo di fare adorabile. Aveva sentito qualcosa bloccarle la gola e subito dopo aveva cominciato a piangere come una fontana, singhiozzando senza alcun controllo. Ricordava solo di essersi rannicchiata ancor di più e che Sienna l'aveva stretta fra le braccia.

No, di una cosa era sicura: non sarebbe mai diventata come loro.




  
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