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Autore: AyrinL    25/03/2013    3 recensioni
AU Seblaine, long tratta dal film One Day.
Blaine e Sebastian sono migliori amici fin dai tempi del liceo. Cosa accadrà ai due nel corso degli anni? Quanto tempo ci vorrà prima di capire che sono fatti l'uno per l'altro? Cosa riserverà per loro il destino?
"- Blaine, gli amici ti chiedono come stai, anche se poi non gliene importa davvero a nessuno. I migliori amici invece parlano con te esattamente come un bravo psicologo che scava nell’animo di un suo paziente. Solo che lo fanno gratis."
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio, Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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15 luglio 1999

 
Prima di un’uscita importante, Sebastian metteva su un po’ di musica e camminava, cercando di smorzare la tensione. Nel corso degli anni, dopo tutte le sue lunghe vicissitudini, era diventato meno sicuro di se stesso, ma non lo dava certo a vedere. Non mostrava mai le sue debolezze, nemmeno al suo fidanzato, Thad.
Faceva avanti e indietro, mentre il vecchio giradischi di suo padre suonava di tutto, da Wagner a “Night at the Opera”, il suo album preferito dei Queen.
Quella calda sera di luglio, stretto nel suo blazer nero, si guardava allo specchio dandosi un’ultima occhiata alla cravatta. Quel completo era così simile alla sua divisa della Dalton, senza però  quei colori orribili ai bordi della giacca.
Quella notte avrebbe portato Thad a cena. Era passato esattamente un anno dalla loro prima uscita, e quella data per Sebastian rappresentava la fine della sua eterna perdizione. Se si voltava indietro, vedeva una persona ancora in balia dell’alcool, con un lavoro che non sentiva più suo, che cercava di restare in piedi con le sue sole forze mentre il dolore continuava a corrodergli l’anima e la terra sembrava inghiottirlo.
Non c’era più quel senso di nausea nelle viscere, come una fenice era rinato dalle proprie ceneri.
- Avanti Seb, non è difficile da dire, sono solo due parole. Due semplici parole.
Sentiva che era giunto il momento di dirlo, perché ormai lui e Thad erano insieme da un anno, ed erano entrambi sulla soglia dei trenta. Certo, non avrebbero mai potuto camminare mano nella mano alla luce del sole, la gente ancora non accettava quel genere di cose, seppure l’avvicinarsi del nuovo millennio dava speranza di cambiamento.
Non avrebbe mai potuto presentare il suo ragazzo a suo padre, ne avrebbe potuto chiedergli la mano. E forse era meglio così, Sebastian non era quel genere di persona.
Quindi, almeno quelle due semplici parole, quel “ti amo”, glielo doveva. Non potevano essere una coppia normale, ma quella era la cosa più naturale del mondo. Credeva che dirlo lo avrebbe reso più grande, più maturo. E l’agitazione cresceva, perché Sebastian non aveva mai pronunciato quelle parole.
E solo una volta qualcuno le aveva indirizzate a lui.
Per anni Sebastian aveva vissuto nella paura di non poter riascoltare mai più quella frase, non in quel modo diretto e viscerale. Quella voce continuava a risuonare nella sua testa. Se Blaine fosse stato lì l’avrebbe incoraggiato, tutto sarebbe stato più semplice.
Il sentimento tra lui e Thad era sincero. Sebastian si era persino trasferito a Londra con lui.
 Thad era londinese e chiese il trasferimento qualche mese prima. Lavorava in una tv locale percependo un modesto stipendio, mentre Blaine continuava a vivere più che altro con le buste mensili di suo padre. Nessun produttore era interessato a lui, così Sebastian passava le proprie giornate sul divano e un giornale, facendo finta di cercare un lavoro. Di studiare ormai non voleva saperne più nulla, e si convinse che il suo unico talento fosse quello di non concludere nulla della sua vita.
Cambiò città per dare una svolta, perché non poteva allontanarsi dal suo unico punto fermo, Thad, perché voleva lasciarsi alle spalle quella città maledetta che lo aveva condotto nel baratro più volte, prima per sua madre, poi per sua padre, per il lavoro e per gli eccessi.
Adesso, davanti a quello specchio, Sebastian vide un uomo che stava cercando di rimettere in piedi dignitosamente la propria vita, e ci stava riuscendo. L’alcool era un ricordo lontano grazie a Thad, ma soprattutto a se stesso, e suo padre da tempo non ingeriva nella sue scelte di vita. Aveva un appartamento gradevole nel centro di Londra e si stava costruendo il suo piccolo mondo.
Avrebbe presto trovato un lavoro, chissà. C’erano ancora però troppe incertezze. Tra queste, Blaine.
Adesso vivevano nella stessa città, e Sebastian non sapeva ne dove Blaine abitasse, ne dove lavorasse o quali posti frequentasse. Certe volte si immaginava di svoltare l’angolo di una qualsiasi strada e di ritrovarselo a pochi centimetri dalla sua faccia. Da solo, o magari con Kurt. Si chiedeva spesso se i due stessero ancora insieme. E l’unica risposta in grado di darsi era “si”, perché Blaine era in grado di tenere le cose unite, era una colla vivente che impediva alle cose di rompersi. Eppure, questo non accadde con il loro rapporto.
Scosse la testa, cercando di cancellare via il ricordo di Blaine dalla sua testa. O per lo meno di offuscarlo. Le iridi dorate del suo ex migliore amico erano tracce indelebili nella sua mente, impossibili da lavare via.
Si diede un’ultima sistemata allo specchio. I capelli erano perfettamente ingellati e al loro posto. Fuori la finestra la luna splendeva più che mai, e Sebastian sorrise, ringraziando il cielo dello spettacolo delle stelle che rendeva tutto più bello.
- Seb, hai finito?
Thad bussò, incitandolo a sbrigarsi.
- Arrivo!
 
 

**

 
 
Blaine sedeva nella caffetteria nei pressi del la Tower of London. Aspettava impaziente Kurt, mentre sfogliava la sua copia sgualcita di Orgoglio e Pregiudizio. Leggeva alcune righe in modo sconnesso, nell’attesa del suo amico come al solito ritardatario.
Ho lottato invano. Non c'è rimedio. Non sono in grado di reprimere i miei sentimenti. Lasciate che vi dica con quanto ardore io vi ammiri e vi ami…
- Blaine!
Blaine sobbalzò. La voce di Kurt lo interruppe sul più bello, ma si alzò comunque per andargli incontro e abbracciarlo.
Lo invitò a sedersi e ordinarono due tazze di caffè.
Come si era ripromesse, Blaine, dopo la furibonda lite di unno prima, richiamò Kurt. I due adesso erano tornati ad essere amici, superarono le loro incomprensioni e tornarono a volersi bene esattamente come quando erano amici alla Dalton.
Kurt non viveva più a Londra: si trovava a New York, finalmente stava per realizzare il suo sogno. Era stato riammesso alla NYADA e si era diplomato. Aveva già varie particine in diverse compagnie teatrali, ma la sua era tutta una salita. Lo si capiva dal suo sguardo brillante e fiero. Blaine non poté che esserne lieto.
Kurt aveva lo sguardo di una persona felice.
- Allora Kurt, tutto bene lì a New York?
- E’ tutto bellissimo Blaine! New York è davvero la mia città, mi sento a casa lì. Il lavoro va a meraviglia, il mese prossimo farò un provino per Broadway! Sono  così felice, non lo vedi?
Blaine sorrise, annuendo vigorosamente.
-Te lo meriti tutto Kurt.
Kurt sorrise a sua volta, poi abbassò gli occhi, come sentendosi in colpa per tutta quella felicità, e Blaine se ne accorse subito.
- Cosa c’è?
- Scusami, non ti ho chiesto come stai tu invece.Il lavoro, come va?
- Oh, a scuola tutto davvero bene, adoro insegnare.
Kurt riabbassò lo sguardo, prendendo un sorso dalla sua tazza di caffè fumante.
Blaine sbruffò, captando i segnali di disapprovazione del suo amico.
- E adesso cosa c’è?
- Lo sai cosa penso. Tu hai un altro talento.
- Te l’ho già detto Kurt, no.
Blaine si irrigidì, sapeva già come sarebbe terminata quella conversazione. Tante volte ne avevano parlato al telefono e ogni volta finivano per discutere.
Kurt lo guardò negli occhi con uno sguardo tenero, esattamente come fa un padre davanti un figlio alle prese con la sua prima cotta.
- Blaine, sai che giorno è oggi? 15 luglio. Un anno fa, trovai quel tuo quaderno abbandonato. Non so perché ti ostinassi a nasconderlo, ma vedi, lì dentro c’è un prezioso. Devi farlo leggere a qualcuno. Tu hai un dono, ed è quello della scrittura. Usalo, non incastrarti per sempre in questo ruolo da bravo insegnante, è una commedia che con me non regge.
- Io adoro quei ragazzini, mi piace il mio lavoro.
- Ma non è una cattedra il tuo posto! Almeno provaci, il mondo non ne può più dei soliti scrittori, ha bisogno di qualcuno come te, che sappia emozionare e fra piangere con l’uso di qualche semplice parola.
Blaine si ammutolì. Non aveva mai fatto caso agli ammonimenti del suo amico, ma stavolta quelle parole facevano uno strano effetto.
- Credi davvero che io possa farcela?
Kurt sorrise. Strinse la mano di Blaine in un pugno confortante, facendo sorridere il suo amico.
- Io non lo credo. Lo so.
Blaine prese un profondo respiro. Ci avrebbe dormito su.
- Allora, parlami di questo spettacolo.
Kurt cominciò a parlare e a gesticolare in modo convulsivo, e Blaine ascoltava cercando di restare dietro a quella marea di frasi sul mondo dello spettacolo o su quanto fosse emozionante Broadway.
Ma qualcosa lo distrasse. Qualcosa fece bloccare il suo cuore. Il mondo attorno a lui scomparve piano a piano, la voce di Kurt era ormai solo un eco lontano.
Poco lontano da lui, Sebastian scendeva da una macchina scura e si dirigeva per aprire la portiera dall’altra parte. Porse la mano ad un ragazzo poco più basso di lui, del quale Blaine non riuscì a scorgere i lineamenti. Il suo sguardo era attento solo alla figura di Sebastian.
- Blaine? Blaine mi stai ascoltando?
- Io… non mi sento tanto bene.
   
 
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