Finale:
Vicino
a te s’acqueta
Chénier
Vicino a te s'acqueta
l'irrequieta anima mia;
tu sei la meta d'ogni desio,
d'ogni sogno, d'ogni poesia!
Entro al tuo sguardo
l'iridescenza scerno
de li spazi infiniti.
Ti guardo; in questo fiotto verde
di tua larga pupilla erro coll'anima!
Il
primo a svegliarsi fu Jun, e la prima
cosa che vide fu una massa rossa e morbida di capelli, che scendevano
dalla sua
spalla fino al petto, alcune ciocce s’intrecciavano alle sue
dita; ne sentì chiaramente
il profumo, e mosse il capo sul morbido cuscino, cercando di vedere il
volto
della sua proprietaria.
Vide
una fronte dalla pelle chiara, due
palpebre con ciglia nere, chiuse, e un naso che nascondeva le labbra e
il
mento; nonostante quei pochi dettagli l’uomo si
emozionò, sorridendo felice
mentre la sua mano sinistra, lentamente, si alzava e si muoveva,
arrivando a sfiorare
una delle guance. Era morbida, e calda. Continuando a sfiorarla, man
mano che
la vista e l’udito si svegliavano, Jun avvertì il
respiro della donna, il
movimento del suo petto e il suono leggero che emetteva.
Avrebbe
voluto toccarla ancora di più,
fino a svegliarla, ma preferì trattenersi, avvolto
com’era in quell’atmosfera
di pace: lui e Yayoi che riposavano assieme, con il loro figlio
nell’altra
stanza, proprio come una vera famiglia.
Già,
a proposito, la famiglia, o meglio
la sua famiglia: da quando se n’era andato,
all’Hanami, non aveva più risposto
alle diverse e continue chiamate di sua madre, la donna lo aveva
chiamato fino
a cinque volte al giorno, sempre ignorata.
Jun
era sicuro che fosse arrabbiata, e
si rese conto che doveva prepararsi mentalmente ad uno dei suoi
interventi più
aspri contro di lui e contro quella donna stesa al suo fianco, a cui si
sentiva
nuovamente legato, forse più di prima. Di sicuro
l’amava molto più di prima.
Yayoi
si mosse leggermente, strofinando
la guancia sul petto dell’uomo, e lui sorrise, passando dalla
guancia ai
capelli, accarezzandoli e sentendoli morbidi sotto le sue dita; la
donna si
mosse ancora, e dal suo punto di vista Jun vide le palpebre aprirsi e
le ciglia
sbattere, fino a quando il volto non si spostò verso di lui.
Aveva
dimenticato quanto poteva essere
bella appena sveglia la mattina, con gli occhi ancora sonnolenti e la
pelle
chiara. Sentì chiaramente il battito cardiaco accellerargli
mentre le parola a
bassa voce.
-Buongiorno.-
Era
ancora intontita dal sonno, e lo
guardò con stupore; poi l’uomo le vide gli occhi
accendersi, la consapevolezza
farsi strada, e di conseguenza le guance cominciarono ad arrossare,
fino a
quando non abbassò il capo, e sulle prime provò
addirittura a scnsarsi,
bloccata dal braccio dell’uomo attorno alla sua schiena.
-Ah
no, tu non scappi!-
-Ah!
Lasciami!-
Jun
la trascinò a sé, in modo da far
aderire i loro corpi, e la sentì fragile per quanto era
magra, ma anche morbida
mentre le dava un bacio sui capelli, allungando anche l’altro
braccia per
catturarla.
-Ecco,
adesso non ti potrai muovere.-
Yayoi,
sulle prime, fece effettivamente
resistenza, spingendo le mani sul petto di Jun, ma lui tenne salda la
presa, e
anzi sorrise divertito ai tentativi della donna.
-Su,
su che ce la fai.-
-Dai
Jun lasciami!-
-Ma
dai, se ti impegni ce la fai da
sola.-
-Smettila.-
-Guarda
che sei tu la deboluccia.-
-Ah,
io sarei debole?!-
Le
mani della donna cambiarono
improvvisamente posizione, e da piatte sul petto andarono alle ascelle
e
cominciarono a salire e scendere lungo i lato del corpo
dell’uomo, muovendo
veloci le dita.
La
reazione di Jun fu esplosiva:
cominciò ad agitarsi, e subito le braccia persero forza
mentre la risata gli cresceva
incontrollata.
-No,
ferma! Ferma!!-
-Ti
arrendi?! Ti arrendi??-
Tentò
di ripararsi, andando a pancia in
giù, ma Yayoi insistette, mettendosi seduta e continuando a
fare il solletico,
sorridendo vittoriosa.
-Allora
ti arrendi?!-
-Ah
si, si!!-
A
quelle parole la donna mollò la presa,
ma subito l’uomo passò al contrattacco,
afferrandole il polso per farla
sdraiare, iniziando a sua volta a farle il solletico, con
più forza di lei; lei
cominciò a lanciare gridolini e a muoversi come un pesce
fuor d’acqua mentre
cercava di battere in ritirata.
-Non
vale! Non vale!-
-Non
dovevi provocarmi!!-
Yayoi
riuscì ad acchiappare un cuscino,
e lo tirò in faccia all’uomo, facendolo
allontanare; a quel punto tornò a
seduta, continuando però ad attaccarlo mentre lui si
riparava la testa,
tastando a fatica sul letto per recuperare l’altro cuscino.
Da
lì scoppiò la battaglia: Yayoi
colpiva un po’ alla rinfusa ma di continuo, e questo
obbligava Jun a colpire
poche volte, anche se deciso, evitando però di farle male.
Alla fine i due si
presero a vicenda, e finirono sdraiati con i cuscini che cadevano fuori
dal
letto e le lenzuola completamente sfatte.
Si
guardarono a vicenda, senza fiato, i
capelli rossi i Yayoi erano tutti spettinati e Jun aveva le guance
arrossate. E
si misero a ridere, tornando ad abbracciarsi e a stringersi nelle
risate.
Pian
piano si calmarono, e alle risate
fecero posto i baci. Tanti tipi diversi di baci: baci silenziosi,
lenti, baci
dati con affetto, baci dispettosi in punti strani, baci dati di
raffica, baci
per giocare, baci pieni di parole, di promesse. Baci per perdere il
senso del
tempo. Fino a quando non ci fu più bisogno di baci, ma solo
di sentirsi l’uno
tra le braccia dell’altro, respirando assieme, con gli occhi
chiusi.
Purtroppo
la luce del giorno cominciò ad
essere un po’ più forte, segno che dovevano
alzarsi.
Yayoi
parlò per prima.
-Che
succederà adesso?-
L’uomo
strofinò la guancia sulla
capigliatura rossa, respirando ancora il profumo del sapone, prima di
parlarle.
-Non
lo so. Ma sinceramente … non mi
dispiace non saperlo.-
La
donna annuì, cercando di nascondersi
ancora di più nell’incavo del collo
dell’uomo.
Restarono
qualche minuto in silenzio, e
poi Yayoi sentì Jun muoversi leggermente, e poi parlare
divertito.
-Ah,
abbiamo visite.-
La
donna alzò lo sguardo, e vide Hikaru
sulla soglia della porta, con in braccio uno dei suoi pupazzi
preferiti, un coniglietto
in jeans azzurro.
-Ehi,
buongiorno amore. Vieni qui.-
La
donna batté sul letto, e il bimbo
sorrise contento, precipitandosi e balzando sul materasso.
Yayoi
sgusciò dalla presa di Jun per
prendere il piccolo in braccio, controllandogli subito la temperatura.
-Beh,
sembra che siamo guariti. Tu come
stai?-
-Bene.
Posso andare a scuola mamma?-
-Direi
di si. Sono gli ultimi giorni
prima dell’inizio delle elementari, non è il caso
di fare assenze.-
-E
papà viene con noi?!-
Si
vedeva lontano un miglio che il bimbo
era entusiasta di vedere il papà sul letto con la mamma,
aveva gli occhi
luminosi e il volto carico di aspettativa mentre Jun sbuffava
divertito,
accarezzandogli la chioma.
-Ma
certo che vengo campione.-
-Evviva!-
E
si tuffò in mezzo ai due genitori, i
quali sorrisero divertiti, accaezzandolo chi sui capelli chi alla
schiena.
Maddalena
Per non lasciarti son qui;
non è un addio!
Vengo a morire con te!
Finì il soffrire!
La morte nell'amarti!
Ah! Chi la parola estrema dalle labbra
raccoglie, è Lui, l'Amor!
Rimasero
ancora tutti e tre nel letto,
almeno fino a quando la donna non prese in braccio Hikaru per portarlo
al bagno,
a prepararsi mentre l’uomo prendeva il suo tempo per alzarsi
e raccogliere i
suoi “resti”.
Dico
solo che lui, in quel momento,
aveva solo i boxer addosso, mentre la donna aveva anche una canottiera.
Questa,
nel frattempo, assistette il
figlio, che si sciacquò il collo e il viso, e prese un panno
per togliergli via
il sudore dalla schiena, guardandolo togliersi la camica del pigiama e
piegarla
meglio che poté sopra il cesto della biancheria.
Posò
il panno umido con delicatezza su
quella pelle chiara.
-È
freddo?-
Il
piccolo scosse il capo, e la donna
veloce compì l’operazione, facendo anche il
solletico al bambino per farlo un
po’ divertire.
-Senti
mamma.-
-Dimmi
amore.-
-Papà
può venire a stare con noi?-
Yayoi
fu meno sorpresa del solito,
oramai le richieste del piccolo riguardante il suo genitore non la
imbarazzavano più così tanto; tuttavia la
richiesta era particolare.
-Papà
ha un’altra casa amore.-
-Però
dice che gli piacerebbe venire a
stare qui.-
Jun
doveva imparare che non sempre
poteva accontentare tutte le richieste del figlio, meno che mai in una
situazione come la loro: a prima vista sembrava facile, adesso che si
erano
chiariti sarebbero vissuti tutti insieme felici e contenti. Ma mica
stavano
così le cose.
-Tesoro,
non voglio dirti di no, ma è
ancora presto perché papà venga a stare con noi.-
-Perché?-
Come
spiegarglielo?
-Vedi,
è vero che io e papà abbiamo
fatto pace da poco, ma è passato molto tempo, e siamo
cambiati. Dobbiamo prima
imparare a conoscerci bene.-
Lo
fece voltare verso di lei, consegnandogli
la spugna, e lui cominciò a lavarsi il petto, le braccia e
le gambe mentre la
madre prese un profondo respiro.
Ad
aiutarla ulteriormente, in modo inaspettato,
ci pensò Jun alle sue spalle.
-Vedi
Hikaru, io ho la mia casa, e se
dovessi venire qua dovrei portare tutte le mie cose, e non ci sarebbe
più
spazio per noi; e se voi veniste da me dovreste allontanarvi
dall’asilo, e
risulterebbe scomodo.-
L’uomo
posò una mano sulla spalla della
donna, e questa l’accettò di buon grado, vedendo
che il piccolo si faceva
convincere molto di più da quella spiegazione.
-Anche
io e papà vogliamo che stiamo
tutti insieme, ma per fare ciò dobbiamo trovare
un’altra casa, e al momento non
abbiamo abbastanza soldi per farlo.-
-…
però un giorno staremo tutti
insieme?-
-Ma
certo! Certo amore.-
La
donna gli accarezzò i capelli e il
volto, e Jun s’inginocchiò accanto a lei,
sorridendo e facendo un buffetto alla
guancia del piccolo.
-Te
lo promettiamo campione. Ti sei già
lavato i denti?-
Il
piccolo scosse la testa, e l’uomo si
alzò in piedi, prendendo il posto della donna in bagno,
continuando a tenere
una mano sul capo del figlio.
-E
allora veloce, che se no facciamo
tardi.-
-Allora
io vi preparò la colazione.-
Risposero
entrambi con un “siii”, e
Yayoi sorrise divertita, fermandosi solo un momento in camera per
potersi
mettere qualcosa sopra le gambe nude, dirigendosi subito dopo in cucina
a
preparare il caffè, succo di frutta e da mangiare.
Sentì
chiaramente dei rumori venire dal
bagno, comprese le risate del figlio, e le venne a sua volta da
sorridere
entusiasta.
Non
avrebbe mai creduto che una
situazione del genere sarebbe mai successa: da giovane aveva sempre
pensato ad
una casa condivisa con Jun e con dei figli, ma dopo il divorzio
l’era sembrato
impossibile.
E
ora, invece, eccoci qui.
Chénier
Tu sei la meta dell'esistenza mia!
Chénier,
Maddalena
Il nostro è amore d'anime!
Il
primo a raggiungerla fu Jun, lavato e
vestito di tutto punto, i vestiti che indossava avevano ancora
l’odore della
sua colonia; si avvicinò alla donna e le baciò
una guancia, un gesto così
familiare che la sorprese, facendola voltare verso di lui. Questo la
guardò con
aria incerta.
-Ti
ha dato fastidio quello che ho detto
ad Hikaru?-
-No,
no per niente.-
-Allora
… credi che sarà possibile, un
giorno?-
Lei
si mordicchiò leggermente le labbra,
parlando a voce bassa.
-Beh
… formalmente siamo divorziati …
però questo non significa che non possiamo riprovarci.
Però!-
E
dicendo quella parola rizzò la schiena
e guardò Jun dritto negl’occhi, parlando con voce
convinta, un dito puntato
contro di lui.
-D’ora
in poi niente cose lasciate a
metà, intesi? Quando c’è un problema si
litiga, si discute e si trova una
soluzione, chiaro?-
Prese
i due piatti con la colazione,
parlando mentre li appoggiava sul tavolo.
-Non
ho nessuna intenzione di essere di
nuovo la “depressa signora Misugi”, e non ho
nessuna voglia di tornare ad
essere una semplice casalinga: continuerò il mio lavoro, ad
educare Hikaru e,
al massimo, dovrò ricominciare a gestirti.-
Jun,
per tutto il tempo, l’aveva seguita
con lo sguardo, sorridendo divertito al discorsetto della donna,
avvicinandosi
a lei e bloccandola al tavolo, obbligandola a guardarlo da vicinissimo,
occhi
negl’occhi.
-E
dunque sarai la “forte e sicura
signora Misugi”, eh? Intendi dire questo?-
Signora
Misugi … di nuovo. Yayoi avvertì
le farfalle nello stomaco, una sensazione che non sentiva da tempo.
-Forse
… o forse continuerò ad essere la
“forte e sicura Aoba” che è tornata
frequentare il “principe Misugi”.-
-Ah
no, non quel nomignolo.-
Il
tentativo di rubare un bacio alla
donna sfuggì, e lui poggiò la testa sulla spalla
della donna, la quale sorrise
divertita, battendo la mano sulla spalla dell’uomo.
-Su
su, in fondo è solo da una ventina
d’anni che ti chiamano così.-
-Per
fortuna, da quando ho smesso di
giocare, non lo usano più.-
-Ah,
a proposito: perché hai smesso?-
Lui
alzò il volto, e lentamente rivolse
lo sguardo alla donna. Questa, tranquillamente, si liberò
dalla presa dell’uomo
e tornò verso il ripiano della cucina, finendo di preparare
il caffè e
passandone una grossa tazza a Jun, il quale lo annusò e lo
sorseggiò in
silenzio, avvicinandosi al ripiano e appogiandocisi.
Il
silenzio si allungò di secondo in
secondo, e Yayoi cominciò a pensare di aver toccato un tasto
dolente nella vita
dell’uomo.
-Scusa,
non importa: è la tua vita
dopotutto.-
-Ho
smesso perché mancavi tu.-
La
donna lo guardò sorpresa, e lui
sorrise divertito.
-Si,
è vero, può suonare molto banale
questa frase, molto facile in questo momento; però,
ripensando a quanto è
accaduto, effettivamente ho lasciato la carriera sportiva …
perché non avevo
più il tuo supporto: fin dall’inizio mi hai sempre
incoraggiato, nonostante i
miei problemi fisici.
Forse,
senza di te … non sarei arrivato
dove sono ora.-
E
si voltò a guardarla con ammirazione:
Yayoi aveva sempre posseduto, fin da piccola, una straordinaria forza
di
volontà, e gliel’aveva trasmessa senza sforzo,
come se fosse stato naturale,
per loro, avere quella sorta di connessione.
Lei
arrossì a quello sguardo,
distogliendo gli occhi e allontanandosi dal bancone.
-Non
ti sembra un po’ troppo conveniente
questa motivazione?-
Lui
ridacchiò.
-Si,
forse è vero.-
Si
avvicinò ancora una volta, ma non la
circondò con le braccia, ne cercò di strapparle
baci o carezze; si limitò a
guardarla negl’occhi, sorridendole affettuoso.
-Però
sono sincero, Yayoi. Lo sarò
sempre con te.-
-Promesso?-
-Promesso.-
-Hm,
chissà se mi posso fidare …-
La
donna sbuffò, sorridendo, e si sporse
verso di lui, per dargli un bacio sulla tempia.
Hikaru
arrivò subito dopo vestito di
tutto punto, e Yayoi lasciò i due
“ometti” fare colazione mentre lei andava in
bagno a cambiarsi.
In
quel momento ebbe modo di guardarsi
allo specchio, e per qualche istante si soffermò sulla sua
immagine: il suo
colorito, solitamente pallido, quel giorno era più rosato,
le sue guance erano
decisamente più colorate del solito, tanto che
controllò se non avesse la
febbre. Ma no, era sana, come un pesce.
Anche
i suoi occhi le sembravano più
grandi, le iridi castane parevano più chiare; senza contare
i capelli,
nonostante la coda bassa, erano arruffati e il colore rosso era
più accesso. Che
fosse il sole che proveniva dalla finestra del bagno?
No,
no lei sapeva bene perché aveva
quell’aspetto, qual’era il motivo; e forse per
questo era così sorpresa, felice
ma anche preoccupata: quanto sarebbe durata questa volta? Era un
pensiero che
non riusciva proprio a levarsi dalla testa mentre si pettinava, lavava
la
faccia e preparava, raggiungendo gli altri due in cucina, stavano
terminando di
mangiare.
-Allora,
pronti ad andare?-
-Tu
non mangi mamma?-
-Prenderò
qualcosa fuori amore,
altrimenti farò tardi a lavoro così come tu stai
facendo tardi all’asilo! Su,
forza, grembiule e cappello!-
Il
bimbo scese giù dalla sua sedia e
corse via mentre i due adulti si spostavano verso il corridoio.
-Posso
offrirti la colazione? In fondo
tu l’hai offerta a me.-
La
donna annuì mentre il bimbo tornava a
da loro pronto per andare.
Maddalena
Salvo una madre.
Maddalena all'alba ha nome
per la morte Idia Legray.
Vedi? La luce incerta del crepuscolo
giù pe' squallidi androni già lumeggia.
Abbracciami! Baciami! Amante!
I
due ex coniugi fecero insieme la
strada per l’asilo e, successivamente, per la clinica, con
lunghi silenzi e
poche chiacchiere, scambi di sguardi e sorrisi tranquilli;
l’imbarazzo c’era
sempre, ma faceva parte di quella strana atmosfera che li stava
accompagnando
fin dalla mattina.
Era
una sensazione molto familiare, che
avevano già sperimentato, eppure riviverla dopo cinque anni
li faceva sentire
come al primo appuntamaneto, incapaci perfino di parlarsi. Ma non si
sentivano
per niente a disagio per questo.
Anche
la colazione passò nella quiete di
quelle emozioni, di quei pensieri. E nei dubbi di Yayoi.
Arrivarono
alla clinica accolti dalla
sua solita atmosfera; Matilde li vide arrivare, ma preferì
non interromperli,
continuando a discutere con l’infermiere che la seguiva.
I
due si diressero allo spogliatoio, e
senza scambiarsi una parola indossarono i loro camici.
Prima
di uscire, però, Jun si avvicinò
alla donna, prendendole la mano con una stretta dolce, in modo che lei
potesse
avere la possibilità, se avesse voluto, di liberarsi.
-…
ti posso vedere a pranzo?-
Yayoi
guardò quella mano, prendendo un
respiro profondo, prima di alzare lo sguardo agl’occhi
dell’uomo; erano
profondamente sinceri, lo si vedeva chiaramente, e questo la spinse,
dopo
qualche secondo, ad annuire decisa con il capo.
Jun
ne fu entusiasta, aveva
un’espressione quasi infantile: non ci sperava in quella
risposta, e tanto ne
fu contento da baciare la guancia della donna di getto, prima di andare
in
ufficio a passo sicuro, lasciando la donna con la guancia in fiamme e
il cuore
in tumulto.
Quasi
corse, iniziando a fare i gradini
della scalinata due alla volta, come un ragazzino.
A
fermarlo ci pensò lo squillo del suo
cellulare e, soprattutto, il nome scritto sul display.
“Mamma”.
Frenò
la corsa, fino a fermarsi del
tutto, a metà della scalinata per il secondo piano,
osservando quella schermata
e tenendo il dito fermo a pochi centimetri dalla tastiera.
Sapeva
di cosa avrebbero parlato, o
meglio sapeva di che cosa lei lo avrebbe accusato; tuttavia non poteva
lasciare
squillare il telefono per sempre, lo avrebbe torturato per il resto
della
giornata. O della sua vita.
Prese
un profondo respiro, e accettò la
chiamata.
-Buongiorno
mamma.-
>
Finalmente! Finalmente ti degni di
rispondere!
-Scusami,
ero impegnato.-
>
Con il lavoro o con tuo figlio?
Lo
disse con tale dispetto che l’uomo
reagì immediatamente, rispondendo piccato e storcendo la
bocca.
-Pensavo
ti facesse piacere diventare
nonna, o forse ti fa sentire troppo vecchia?-
>
Modera i termini Jun! Mi devi
spiegare un po’ di cose!
Come
se ne sarebbe stato capace: quella
situazione si era evoluta in maniera talmente tanto inaspettata che
nemmeno lui
sapeva cosa dire esattamente. O meglio, sapeva cosa dire, ma questo
avrebbe messo
in cattiva luce Yayoi al’occhi di sua madre, e ora che
l’uomo desiderava
riprendere la vita con il suo grande amore non aveva nessuna intenzione
di
farsi mettere i bastoni fra le ruote.
>
Jun, Jun! Mi stai ascoltando?!
-…
si mamma.-
>
Vedi bene che voglio parlare con te
al più presto.
Aprì
la porta dell’ufficio e la richiuse
velocemente, senza riuscire a salutare nessuno dei colleghi.
-A
proposito di cosa, mamma? Del fatto
che sono padre? Scusa se lo dico, ma questi sono anche affari miei.-
>
Jun, sei padre di un figlio della
tua ex-moglie! Sei sicuro che sia tuo? Non voglio che tu venga
…
-Che
io venga cosa, mamma? Ingannato da
Yayoi?!-
La
rabbia gli stava cominciando a salire
in fretta, pertanto prese qualche respiro, passandosi una mano in
faccia mentre
cercava di mantenere la calma. Ma oramai le sue parole era avvelenate.
-Posso
assicurarti che Hikaru è figlio
mio molto più di quanto io mi senta tuo figlio.-
La
sentì prendere il colpo in piena
pancia, e gli rispose con voce spezzata, facendolo quasi sentire in
colpa. “Quasi”.
>
Come puoi dirmi questo?
-Sei
stata tu a spingermi a dirtelo.-
>
Io sono preoccupata per te!
-Mi
ritengo abbastanza grande da
cavarmela da sola, ti ringrazio mamma.-
>
Non chiudere la telefonata, non ho
finito!
Obbedì
soltanto perché altrimenti la
donna avrebbe ricominciato a torturarlo di telefonate;
sospirò, mettendosi
comodo sulla poltrona nera.
-Che
altro c’è?-
>
Voglio parlare con te, e io e tuo
padre stiamo venendo in città, hai ancora la nostra
macchina. Ti è possibile,
in caso, raggiungerci a pranzo?
E
dire che era sembrata una buona giornata
fino a pochi minuti prima!
Non
poteva rifiutarsi, perché sapeva che
i suoi avevano bisogno del mezzo di trasporto, ma l’idea di
rimandare
l’appuntamento con Yayoi gli sembrava ancora peggio:
rischiava di perdere la
poca fiducia che era riuscito ad ottenere dalla donna.
O
forse … poteva usare la situazione a
suo vantaggio.
-…
si, posso, ma non sarò solo: Yayoi
verrà con me.-
Gli
sembrò di vedere sua madre
strozzarsi da sola, e il silenzio che ne seguì lo fece
sentire soddisfatto,
facendolo parlare ulteriormente.
-Vedi,
le avevo promesso che avremo
pranzato insieme. Mi rendo conto che vi devo restituire la macchina, ma
non
voglio mancare alla parola data.-
>
È proprio necessario questo?
-Si,
mamma.-
E
lui non avrebbe cambiato idea.
Sentì
la donna sospirare in modo
melodrammatico.
>
Va bene, ma solo perché sei tu.
-Bene,
per che ora?-
Fu
secco: questi piccoli ricatti non
funzionavano più da molto tempo.
>
Mezzogiorno?
-Certo,
ora devo andare.-
>
Jun aspe …
Chiuse
la telefonata, guardando
l’oggetto con aria pensierosa, vagamente cupa. Poi lo
strinse, uscendo dal suo
ufficio, deciso a cercare Yayoi: doveva dirglielo subito.
La
donna, nel frattempo, era arrivata al
suo reparto, dove i piccoli pazienti l’avevano accolta
entusiasti, stufi di
farsi fare le iniezioni da quel vecchio baffuto del dottor Guffred;
l’infermiera si occupò di loro con entusiasmo,
chiacchierando e giocando,
cambiando flebo e fasciature, somministrando farmaci e dando attenzione
a
tutti. Quando terminò si rese conto che già
un’ora e mezza era passata, e
velocemente si apprestò a passare al suo prossimo impegno,
quando una figura
con il camice la fermò dal trascinare il carrello lungo il
corridoio.
-Ya-chan!-
Seiji
l’affiancò, offrendosi di spingere
al suo posto, e i due si avviarono verso il magazzino del piano, dove
venivano
buttati anche i rifiuti.
L’uomo
attaccò bottone.
-Come
sta Hikaru? Ho saputo che aveva la
febbre.-
-Ah
sta bene, oggi è tornato all’asilo.-
-Presto
andrà all’elementari, come si
sente?-
-Bene!
È molto impaziente a riguardo.-
-…
e Jun come si comporta con lui?-
La
donna ripensò agl’ultimi giorni, e
d’istinto sorrise intenerita.
-Sta
imparando a fare il papà.-
-E
con te? Come si comporta?-
Yayoi
lanciò un’occhiata a Seiji prima
di aprire la porta del magazzino ed entrare; il medico alzò
le mani e continuò
a parlare, giustificandosi.
-Sono
solo preoccupato per te!-
-Seiji,
mi sembra che abbiamo già fatto
questo discorso.-
-E
allora non mi sembravi convinta del
suo modo di fare, no? È cambiato qualcosa?-
Forse
tutto. Lei però non rispose alla
domanda, lasciandola sospesa e permettendo così a Seiji
d’incalzarla
ulteriormente.
-Cosa
ti ha detto? Cosa ti ha fatto?-
-Se
non ti spiace non sono affari tuoi!
Non siamo mica nella clinica dell’amore!-
-Però
sembra essersi trasformata in tale
da quando tu e quell’uomo vi siete rivisti.-
-Che
vorresti insinuare? Che lui stia
cercando di sedurmi? Mi sembra di averti già detto che so
com’è fatto e so come
gestirlo.-
-Io
non insinuo niente, dico solo che le
sue attenzioni verso di te potrebbero dipendere solo dal bambino.-
-Anche
se così fosse non m’importerebbe.-
Non
lo guardò in faccia mentre stava
gettando le siringhe usate e le flebo, passando alle garze e ai
cateteri per
poi riempire di nuovo il carrello, lasciando il medico fuori dallo
stanzino,
dato che era stretto nelle misure e lasciava entrare solo una persona
alla
volta.
-Non
m’importerebbe, perché lo amo a
prescindere.-
La
donna si voltò verso il giovane,
guardandolo decisa, la treccia di capelli appoggiata sulla sua spalla.
-E
questo quello che volevi sentirti
dire, Seiji?-
Chénier
Orgoglio di bellezza!
Trionfo tu, de l'anima!
Il tuo amor, sublime amante,
è mare, è ciel, luce di sole
e d'astri ...
... È il mondo! È il mondo!
Il
medico rimase in silenzio, e la donna
lo imbeccò ancora mentre Jun raggiungeva il reparto,
accigliandosi nel sentire
e riconoscere la donna, la quale stava usando un tono di voce diverso
dal
consueto: era affannata, infastidita, sulla difensiva.
-Vuoi
farmi dire che hai ragione? Vuoi
farmi dire che lo lascerò perdere? Non mi è mai
stato possibile Seiji. Mai.
Io
ho sempre amato Jun, anche dopo il
nostro divorzio. E anche se questo mi procurerà altri
problemi, altri dolori, i
miei sentimenti non cambieranno.
Fine
della questione.-
Lo
disse con forza, in modo tale che
Seiji ne fosse pienamente convinto; tuttavia, come tanti giovani
innamorati, il
giovane uomo non sembrava avere intenzione di mollare, tanto che
afferrò il
braccio dell’infermiera, per obbligarla a guardarlo nei suoi
occhi azzurri.
-Yayoi.-
-Lasciami
Seiji.-
-Non
puoi fidarti di un uomo che è
scomparso per cinque anni, lasciandoti da sola a crescere un bambino.-
-Sono
stata io a voler questo. Io l’ho
voluto.-
-Perché
sapevi che non era affidabile,
come può esserlo ora?-
-Lasciami
subito il braccio Seiji!-
-Prima
rispondimi, come puoi fidarti?-
-Non
può.-
I
due si voltarono all’unisono, e in
quel momento Jun si fece avanti, afferrando il polso del giovane e
obbligandolo
a lasciare la presa su Yayoi, la quale rimase sorpresa da
quell’arrivo;
cavallerescamente, Misugi si frappose tra la donna, il carrello e il
medico, guardando
quest’ultimo dritto negl’occhi, parlando con voce
decisa.
-Non
può fidarsi, Kishimoto: sono stato
io a scegliere il divorzio, quando la soluzione migliore sarebbe stata
parlarsi
e chiarirsi. E questo l’ha spinta a non dirmi niente riguardo
ad Hikaru.
Non
può fidarsi perché sono passati
cinque anni, dall’ultima volta che ci siamo visti e sentiti,
e non mi sono
preoccupato di mantenere i contatti.
Non
può fidarsi perché sono piombato di
nuovo nella sua vita e le ho detto che l’amavo ancora,
nonostante tutto quello
che gli ho fatto.
Ma
di una cosa può essere certa: io farò
di tutto per dimostrarle che c’è ancora una
possibilità tra di noi. E per fare
questo sono pronto anche a prenderti a pugni se ti azzardi di nuovo a
toccarla
in quel modo, chiaro?-
Sibilò
quella minaccia, e Seiji potè
essere certo che l’avrebbe fatto subito se non si fosse
allontanato
all’istante; lanciò un’ultima occhiata
ferita alla donna, e se ne andò a passo
svelto, permettendo così alla coppia di prendere fiato.
Jun
la guardò preoccupato, ma la vide subito
rasserenarsi, e fece un passo indietro, chinando il capo in segno di
scuse,
stupendola.
-Mi
dispiace, probabilmente potevi
cavartela da sola.-
-Ah
no, io … mi ha fatto piacere.-
-Ascolta,
per pranzo … abbiamo un
problemino.-
-Un
problema? Cioè?-
-Ecco
…-
Velocemente,
Jun spiegò a Yayoi la
situazione con la madre, il come era venuta a conoscenza di Hikaru e di
come
lei volesse parlare con lui … e di come lui
l’aveva obbligata ad incontrarlo
per pranzo con la donna dai capelli rossi; il volto di questa
mutò velocemente
ad ogni passaggio, dal divertito, al sorpeso, al preoccupato, fino a
che non
prese un respiro e mostrò un’espressione
rassegnata.
-Beh,
immagino di non avere altra
scelta.-
-Puoi,
ma sarà una questione di tempo
prima che mia madre decida a parlare con te.
Ascolta,
non voglio obbligarti a fare
niente …-
L’uomo
fu frenato da una mano della
donna a pochi centimetri dalla faccia, e dall’espressione
decisa che questa
aveva negl’occhi.
-Ah
non cominciare per favore, “non
voglio obbligarti”! So perfettamente che se non mi metto in
mezzo prenderai in
mano la situazione e farai di testa tua. Ti conosco, Jun Misugi.-
-…
e sono lieto di questo.-
Per
quanto l’uomo avesse usato un tono
di voce basso, la donna lo sentì perfettamente,
imbarazzandosi tanto da
borbottare ed evitare lo sguardo dell’uomo.
-Non
usare questi giochetti con me, o
“principe”, e torna al lavoro.-
-Agl’ordini
“principessa”. Ti vengo a
prendere all’inizio della pausa agli spogliatoi.-
-Va
bene, va bene.-
E
l’uomo si allontanò velocemente mentre
Yayoi cercava di riprendersi dall’imbarazzo, tornando a
lavoro.
Maddalena
Amante! Amante!
Chénier,
Maddalena
La nostra morte è il trionfo dell'amor!
Chénier
Ah benedico, benedico la sorte!
Maddalena
Nell'ora che si muore
eterni diveniamo!
Chénier
Morte!
Maddalena
Infinito!
Maddalena,
Chénier
Amore! Amore!
(il
rullo dei
tamburi annuncia l’arrivo della carretta)
-Pranzo
con i parenti? Non starete
correndo un po’? In fondo vi frequentate da, quanto? Una
decina di anni?-
Yayoi
ringraziò e benedì mentalmente
l’ironia di Matide, scambiando con lei
un’espressione divertita mentre l’italiana
si sedeva sul bancone sul bancone degli spogliatoi; la rossa
sbuffò,
sorseggiando il suo the caldo.
Era
stata la stessa psicologa a decidere
di tenere compagnia all’infermiera, e l’altra aveva
accettato con molto
piacere, lieta che il rapporto tra loro due non avesse subito mutamenti
dopo le
loro sedute.
-Sapevo
che, prima o poi, avrei
affrontato nuovamente sua madre, ma speravo che le cose accadessero
meno
frettolosamente.-
-Beh,
pensala in questo modo: via il
dente via il dolore! Parlerai con lei e dopo non dovrai pensarci
più.-
-La
signora Misugi non accetterà la
presenza di Hikaru.-
-Non
deve farlo lei, deve farlo Jun: lui
è il padre. E da quel che so lui è entusiasta del
figlio, o sbaglio?-
Yayoi
scosse la testta, passandosi una
mano tra i capelli mentre pensava ad ogni possibile scenario che le
sarebbe
capitato da lì a mezz’ora circa; Matilde la
osservò, per poi mettersi di fronte
al suo raggio visivo.
-Andrà
tutto bene: tu non sei più sola,
c’è Jun con te. E conoscendolo, dovrai stare
più attenta a badare a lui che
alle critiche di tua suocera. O meglio, ex-suocera.-
E
dopo aver detto questo si allontanò
dall’amica, riprendendo la sua tazza di the.
-Lo
sai, a volte penso che uno dei
vantaggi del divorzio è proprio il non dover più
gestire la tua situazione con
la madre di tuo marito. Ogni volta che penso che dovrei avere rapporti
con una
signora di mezza età, tendenzialmente protettiva, che ti
guarda dall’alto in
basso, ringrazio il mio status di zitella!-
La
rossa rise divertita, annuendo nei
confronti dell’italiana e non sapendo rispondere in modo da
difendere la
signora Misugi.
In
quel momento Jun apparve da dietro la
porta, entrando nello spogliatoio e levandosi il camice tutto in un
solo gesto,
avvicinandosi alla donna dai capelli rossi pronta ad uscire.
-Eccomi,
scusa il ritardo.-
-Figurati.-
-Quanto
abbiamo di pausa?-
-Un’ora,
sbrighiamoci.-
-Ok.
A dopo Matilde.-
-In
bocca al lupo!-
L’italiana
sollevò la tazza, guardando i
due uscire e seguendoli con lo sguardo fino a quando non scomparvero
nella
folla.
Sbuffò,
alzandosi dal suo posto per
tornare al suo ufficio quando, mentre stava uscendo, Seiji
entrò nello
spogliatoio con una faccia lugubre.
-…
vuoi fare quattro chiacchiere? Ti
assicuro che aiuta.-
Lui
la guardò con aria depressa, e si
limitò ad annuire, facendosi offrire una tazza di the.
-Dove
hai preso appuntamento?-
-In
un ristorante qui vicino. Ecco, qua
dietro l’angolo.-
Non
appena il posto apparve allo sguardo
dei due la donna s’arrestò, il panico le
attangliò lo stomaco, suggerendole di
scappare a gambe levate; Jun si voltò a guardarla, notando
che aveva irrigidito
la mascella e le spalle, e lo guardò con sguardo fisso,
quasi supplicandolo.
Ripensò
a cinque anni prima, al loro
divorzio, e anche all’anno precedente alla firma
dell’ultimo documento. E poi
pensò al giorno in cui fece il test di gravidanza chiusa nel
bagno della loro
vecchia casa, restando senza parola al risultato positivo.
Avrebbero
rivissuto tutto quanto? Di nuovo?
L’uomo
le si avvicinò, e le prese
delicatamente la mano, stringendole dolcemente le dita.
-Ehi,
che succede?-
-Possiamo
farcela stavolta?-
-Che
intendi dire?-
-Io
non voglio che se la prenda con
Hikaru, non voglio che ci attacchi sui nostri errori. Non voglio che ci
dica …
che non siamo fatti per stare insieme.-
-Se
si azzarda possiamo anche alzarci e
andarcene.-
-Però
non si risolve la faccenda in
questo modo …-
Jun
annuì, dandole ragione. Le strinse
ancora la mano.
-Tu
cosa vuoi per noi?-
Lo
guardò, pensandoci a lungo prima di
dare una risposta.
-…
voglio che siamo felici. Tutti e tre
assieme.-
-Allora
faremo in modo di esserlo. E se
mia madre vorrà partecipare sarà la benvenuta,
altrimenti può anche andare al
diavolo.-
-Ma
che dici, è tua madre!-
-Si
lo so, non è un buon esempio per
Hikaru. Ma lui ha te.-
-Ah,
queste sono moine! Non ci provare!-
-Va
bene, va bene.-
E
i due ridacchiarono, alleggerendo la
tensione. Continuando a tenerla per mano, Jun guidò Yayoi al
ristorante,
aprendole cavallerescamente la porta per farla entrare per prima.
Appena
i due furono dentro la signora
Misugi scattò in piedi, e dietro di lei il marito la
seguì con più calma,
riuscendo perfino a scambiare un sorriso affettuoso con la sua
ex-nuora. La
moglie, al contrario, la guardava con molta diffidenza, quasi sdegno, e
fu
regarduita da un’occhiataccia del figlio.
I
giovani si sedettero, e i quattro
aspettarono che il cameriere prendesse loro le ordinazioni prima di
parlare.
Ovviamente, la prima che prese la parola fu la signora Misugi.
-Insomma,
da quel che ho capito, è da
tempo che avete questo figlio. Quanti anni ha?-
-…
cinque.-
Fece
il calcolo mentale, e rimase molto
sorpresa, lo si vedeva chiaramente sulla sua faccia.
Yayoi
si strinse le mani sotto la tavola,
ma Jun posò una sua mano sopra le sue, per farle sentire la
sua presenza,
prendendo la parola.
-Quando
scoprì di essere incinta avevo
già chiesto il divorzio, e non le permisi di dirmi del
bambino. Lo ha cresciuto
da sola.-
-E
perché non ti ha detto niente in
questi cinque anni? Come mai non hai informato Jun del fatto?-
Cercava
d’insinuare, la rossa lo sapeva
bene; prese un respiro prima di rispondere, tenendo la testa alta.
-Perché
con il divorzio ho pensato che
Jun non fosse interessato ad avere figli.-
-E
cosa ti fa credere che lo voglia
adesso?-
-Il
fatto che sono stato io a chiedere
di lui a Yayoi.-
L’uomo
era certamente più pronto della
donna al suo fianco, ma questa mantenne lo sguardo tranquillo e freddo
nei
confronti della signora Misugi. Quest’ultima
guardò il “suo bambino” con
sguardo pietoso, come se lui non fosse in grado di capire la situazione.
-Però
è stata lei a dirti per prima che
avevi un figlio, no?-
-No:
Hikaru ha conosciuto per caso suo
padre, e poi lo ha portato a casa, dove Jun ha scoperto che ero io la
madre.-
-Hikaru?
Si chiama così?-
La
domanda fu fatta dal padre di Jun, eb
ebbe l’effetto di calmare immediatamente gli animi; Yayoi
sorrise all’uomo,
annuendo con il capo. Questo sembrò rimuginare sul nome, per
poi sorridere con
aria contenta.
-È
davvero un bellissimo nome.-
La
madre di Jun interruppe il loro
discorso, visibilmente infastidita nel vedere suo marito
“parteggiare” per
quella donna.
-Anche
se ha un bel nome rimane comunque
il fatto che lo hai tenuto nascosto da Jun per cinque anni!-
-Me
ne rendo conto signora Misugi.-
-Allora
capisci i miei dubbi riguardanti
la sua paternità. Senza contare che la tua situazione
econimica e familiare non
è mai stata molto “stabile”.-
-Mamma
che dici?!-
L’uomo
si era alzato in piedi,
scandalizzato, ma lo sguardo della donna fu duro e convinto.
-Dico
la verità Jun. Tu forse non vuoi
vedere la realtà dei fatti, ma io si.-
E
poi parlò guardando dritta in faccia
Yayoi, come se cercasse di ferirla con la sola forza delle parole e
delle sue
pupille.
-Costei
è figlia di una famiglia di
contadini, con un reddito fisso molto basso, e non voglio accennare
alla sua
situazione familiare perché siamo in pubblico.
Dimmi,
quali garanzie può dare ad un
bambino? Di certo non potrà mandarlo in una scuola
facoltosa, o assicurargli un
futuro sempre sereno. Che cosa può dargli allora?-
-Tutto
l’amore che posso. E tutto
l’impegno e la volontà per permettergli di vivere
giorno dopo giorno.-
Parlò
con voce sicura, senza distogliere
lo sguardo, le mani sul grembo.
Il
cameriere interruppe la loro
conversazione, portando i piatti ordinati, ma la donna dai capelli
rossi
aspettò che la presenza estranea si allontanasse prima di
continuare il
discorso, continuando a guardare la signora Misugi.
-Amo
profondamente mio figlio, e voglio
dargli il miglior futuro, e sono convinta che nel suo futuro
c’è suo padre. E
suo padre è Jun.-
-Ma
voi siete divorziati. E di solito si
divorzia perché non ci si ama più, o sbaglio?-
Stava
usando tutte le frecce del suo
arco. Ma questa, rispetto alle precedenti, fece meno male ai due
giovani, e fu
Jun a rispondere, riprendendo una delle mani di Yayoi sotto il tavolo.
-Oppure
perché si è confusi. In questo
caso, basterà spiegarci.-
-Ma
l’amore?-
-Tu
non credi che ci amiamo?-
-Io
credo che come hai detto tu, Jun,
siete “confusi”: la presenza di Hikaru vi ha
portato a pensare che, tra di voi,
potesse nascere di nuovo qualcosa. Ma è stato dimostrato che
quel qualcosa non
è durato.-
Stavolta
fu il marito a prendere la
parola.
-Se
fosse davvero così noi avremo dovuto
divorziare tempo fa, mia cara.-
Cadde
un silenzio tremendo, e la signora
si voltò verso il marito, guardandolo sconvolta.
Jun
e Yayoi, dall’altro capo del tavolo,
si tennero le mani nervosi, non sapendo cosa si sarebbero dovuto
aspettare da
questa affermazione.
Tuttavia
il signor Misugi sorrise
tranquillo, riprendendo a parlare.
-E
tuttavia, mia cara, abbiamo imparato
a conoscerci di nuovo e ad amarci di nuovo, giusto?-
Lei
non poté rispondere, mordicchiandosi
le labbra e, alla fine, chinando il capo imbarazzata mentre
l’uomo alla sua
sinistra continuava a parlare, sorridendo alla giovane coppia davanti a
lui.
-Io
sono convinto che questo possa
accadere anche a voi, ragazzi miei: in fondo Yayoi è sempre
stata accanto a
Jun, e mio figlio … beh, io sono convinto che può
essere un ottimo padre, oltre
ad un ottimo marito. Basta dargli la possibilità di
dimostrarlo.-
E
gli altri tre rimasero muti, incapace
di contraddirlo o fare altro.
In
poche battute l’atmosfera attorno a
loro si alleggerì, e dopo un sorriso scambiato con il figlio
e la donna l’uomo
iniziò a mangiare, seguito subito dopo dagl’altri
presenti in tavola, ancora
stupiti di come la situazione, all’improvviso, si fosse
capovolta in quel modo.
La
signora Misugi si permise solo di
fare un’ultima domanda.
-Hikaru
… è sano?-
Yayoi
scambiò un’occhiata con Jun, e
sorrise intenerita, annuendo in seguito alla donna.
-Si.
si è sano.-
Chénier,
Maddalena
È la morte!
Chénier
Ella vien col sole!
Maddalena
Ella vien col mattino!
Chénier
Ah, viene come l'aurora!
Maddalena
Col sole che la indora!
Chénier
Ne viene a noi dal cielo,
entro un vel di rose e viole!
Maddalena,
Chénier
Amor! Amor! Infinito!
Amor! Amor!
Jun
restituì le chiavi e la macchina al
padre, il quale rivolse al figlio e alla giovane donna un ultimo
sguardo
bonario mentre la moglie, ancora indispettita, si allontanava senza
rivolgere
la parola a nessuno dei due.
I
giovani li videro allontanarsi,
diretti verso l’appartamento di Jun, dove li aspettava il
veicolo.
Fu
l’uomo a parlare per primo,
passandosi una mano tra i capelli.
-Beh,
tutto mi aspettavo, tranne che mio
padre sedasse così le cose.-
-…
Sono sempre stata convinta che fosse
un uomo davvero forte d’animo.-
Jun
annuì, rivolgendo lo sguardo a
Yayoi. Questa stava ancora guardando in direzione di dove si erano
allontanati
i signori Misugi, e aveva un’aria profonda e lontana, che
affascinava tremendamente
l’uomo lì accanto.
Alla
fine la donna gli rivolse lo
sguardo, sorridendo serena, e a quel punti lui ricambiò,
stiracchiandosi un
momento dopo mentre lei controllava l’orario.
-Dobbiamo
tornare alla clinica, fra poco
ricomincia il turno.-
-Si,
hai ragione.-
E
s’incamminarono in silenzio. Almeno
fino a quando Jun non prese la parola.
-Ehi
stavo pensando ad una cosa.-
-?Cosa?-
-Visto
come sono andate le cose, a
questo punto ti conviene sposarmi.-
-EH?!
Ma che dici?!-
-Ma
si, pensaci: con il mio reddito
potremo aiutare Hikaru con la scuola, e inoltre potremmo farlo stare in
una
casa più grande, magari con un giardino!-
-Non
mi sembra una motivazione valida
per sposarci. Se ti sposo voglio che sia per amore, e solo per quello.-
-Anche
se vivessimo in una bicocca
abbandonata?-
-Anche
se vivessimo tutti e tre insieme
sotto un ponte, lontano dai tuoi genitori e da mio padre.-
-E
tu mi amaresti comunque?-
-Certo!-
-…
quindi ci sposiamo?-
La
donna fermò la camminata, guardando
l’uomo. Questo le rivolse uno sguardo profondo e deciso, che
la emozionò; ma,
alla fine, Yayoi sorrise divertita, facendo qualche pacca sulla spalla
di Jun
mentre riprendeva a camminare.
-Si
vedrà.-
-Quindi
è un si?-
-Forse.-
-Si?
Si??-
Alla
donna venne da ridere mentre l’uomo
cominciava ad agitarsi, afferrandola per la vita pur di fermarla,
parlandole
con aria impermalosita.
-Yayoi
Aoba, giuro che ti dimostrerò che
ti puoi fidare di me! Dimmi di si!-
-Prima
dimostrami che posso avere tale
fiducia, e poi ti farò sapere!-
Schmidt
Andrea Chénier!
Chénier
Son io!
Schmidt
Idia Legray!
Maddalena
Son io!
Maddalena,
Chénier
Viva la morte insiem!
**