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Autore: Stateless    25/03/2013    3 recensioni
[...]"Lei quello lo chiamava il posto delle fragole, non perché ci fossero davvero delle fragole, ma perché le ricordava il loro sapore e l'odore di Primavera. Quello era il posto del ricordo, e lei ci tornava ogni qualvolta ne avesse voglia, anche solo con la mente.
Ci aveva raccolto i sogni della sua vita che erano già ammuffiti nei cassetti e ci aveva pianto perché Rabastan non l'aveva portata al ballo, quando andava ancora a scuola.
Ma anche perché nessuno l'amava. Almeno lei credeva così.
A volte ritorna, il posto delle fragole, e non puoi far nulla per mandarlo via[...]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Rabastan Lestrange, Rita Skeeter
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Contesto generale/vago
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Rita Rab

Il posto delle fragole



"È la più antica forma di masochismo
quella di amare chi non sa amare,

e la più stupida."

(Oriana Fallaci)



 

Quando aveva scoperto di essere un Animagus, era volata nell'angolo di paradiso in cui aveva versato lacrime amare.
Pensa, Rita. Pensa e dimentica.
Rita Skeeter aveva frequentato Hogwarts, si era innamorata, era cambiata.
Scriveva e beveva Burrobirra.
Poi Whisky Incendiario.
Ancora Idromele.
Lei quello lo chiamava il posto delle fragole, non perché ci fossero davvero delle fragole, ma perché le ricordava il loro sapore e l'odore di Primavera. Quello era il posto del ricordo, e lei ci tornava ogni qualvolta ne avesse voglia, anche solo con la mente.
Ci aveva raccolto i sogni della sua vita che erano già ammuffiti nei cassetti e ci aveva pianto perché Rabastan non l'aveva portata al ballo, quando andava ancora a scuola.
Ma anche perché nessuno l'amava. Almeno lei credeva così.

A volte ritorna, il posto delle fragole, e non puoi far nulla per mandarlo via.


***


Rabastan ama Rita. Rita aveva amato Rabastan, almeno per quella notte. 
L'atto di concedersi in sé non era poi così tanto spaventoso, ma lo era perdere la propria intimità e rendere visibile agli occhi degli altri il proprio corpo come se fosse un oggetto. Come se quella notte fosse trascorsa così, per soddisfare il desiderio dell'altro.
Ma non sarebbe stato così. No, non sarebbe stato così.
Aveva tentennato, perché Rabastan la conosceva troppo bene, e lasciargli il libero accesso anche a quella piccola, graziosa, sua parte vitale sarebbe stato peggio che regalargli il suo cuore senza pretendere nulla in cambio. Non si era mai sentita pronta per un passo del genere.
La notte era trascorsa. La mattina dopo Rita si era svegliata da sola, e si era maledetta, perché aveva perso l'ultimo briciolo di lucidità che ora, irrimediabilmente, possedeva Rabastan. L'aveva in pungo: ora nulla lo tratteneva più da lei. Aveva ottenuto quello che desiderava dall'ultimo anno a Hogwarts: portarsi Rita Skeeter a letto.

Rita odiava svegliarsi accanto a qualcuno: la condizionava in ogni gesto e in ogni parola. Odiava sentirsi osservata, odiava quando qualcuno la guardava troppo a lungo. Odiava quando Rabastan le lanciava i vestiti che le aveva tolto di dosso la sera prima, come se il loro rapporto fosse basato solo ed esclusivamente su quegli incontri notturni. Ma continuava ad andare da Rabastan, continuava a concedersi, continuava a crogiolarsi in quei momenti di piacere sperando che lui stesse pensando di amarla. Sperando che lui fosse troppo poco pratico per dirle: "Skeeter, ti amo." Entrambi troppo orgogliosi per ammetterlo. Erano diventati dipendenti l'uno dall'altro, ma non dai piccoli dettagli che rendono le persone diverse dalle altre: era diventata un'esigenza vedersi. La sera si perdevano in chiacchiere e bevevano qualcosa insieme. Poi, brilli, tanto per trovare una scusa plausibile che non fosse quella di desiderarsi, finivano a letto insieme. Tutti e due non solo orgogliosi, ma anche troppo bugiardi per ammetterlo.

Si erano creati un rapporto asimmetrico, fatto di lunghe assenze e brevi presenze, in cui i lembi di pelle si univano nuovamente e tutto tornava ad essere come prima. Rita lavorava come giornalista, e Rabastan era al servizio del Signore Oscuro : continuavano a vedersi a volte da lei, a volte da lui. Ma che significava? Che senso aveva continuare quella farsa? Inevitabilmente, tutto era saltato all'aria: ogni piano, ogni gesto, ogni regola che si erano prefissati.


Dove credevano di arrivare? Rita aveva cambiato idea: con Rabastan non era più intimo concedersi, ma dormire insieme. Quello è un atto riservato solo ad una persona. Quando magari desideri svegliarti, girarti, e trovare il viso della persona che ami schiacciato sul cuscino, stropicciarti gli occhi e preoccuparti per il profumo del tuo alito.
Quando sei imbarazzata perché hai paura che lui possa ridere dell'aspetto che hai la mattina: senza trucco, con i capelli spettinati e il cipiglio acido che è ancora in fermentazione.
E Rita aveva dormito con Rabastan, e Rabastan con Rita: erano solo loro ed erano perfetti, insieme.

Forse quella era solo compassione: l'arte di partecipare al dolore altrui quando il proprio è diventato insostenibile. Il dolore di Rita era, invece, l'insostenibile rimpianto di tornare ogni notte da lui, di rovinarsi la vita e i piccoli momenti quotidiani. Quando si rese conto che una patetica serie di conseguenze l'avevano portata a conoscere Rabastan, rilevò che - per altre fastidiose coincidenze - l'avrebbe rincontrato anche se l'avesse lasciato lì, a dormire con il braccio penzolante dal letto e le labbra socchiuse. Lui l'avrebbe cercata, trovata e fatta precipitare in un vortice nero in cui la luce erano solo i suoi occhi e nulla era appagabile quanto la sua presenza. Lo guardò e capì che senza di lui lei non avrebbe combinato più nulla nella vita.
Si rese conto che se lui fosse morto in quel momento, lei si sarebbe lasciata morire altrettanto stringendo la sua mano.

Rita non amava Rabastan solo perché era stato l'unico uomo a sopportarla, ma anche perché Rabastan era silenzioso, e quando la mattina andava via, lei non lo sentiva mai rivestirsi e riprendere la bacchetta lasciata sul comodino della sua camera da letto.
Sarebbe stato troppo doloroso.
Ma quella mattina Rabastan non era andato via. Lei respirava profondamente e gli teneva la mano intrecciata tra le sue dita affusolate. Rabastan pensò che Rita fosse come una bambina abbandonata in un cesto: aveva bisogno di qualcuno che la raccogliesse e si prendesse cura di lei. E lui non l'aveva fatto.
Si decise a restare, perché tra le sue braccia stava bene e non aveva nessun motivo che lo spingesse ad andar via da lei.
Tutto lì, in quella camera profumata di primavera, lo tratteneva: dalle mensole ai libri, dai quadri alla tazza di thé vuota sul davanzale, dalle pergamene e a lei, il primo e vero motivo.

L'aveva sempre avuta sotto gli occhi e non l'aveva mai guardata per davvero.
Rabastan Lestrange aveva sempre avuto tutto quello di cui aveva bisogno, e non si era mai accontentato delle piccole cose.
Rita Skeeter, nemmeno per una volta, aveva pensato di chiudere gli occhi e di diventare fragile come ogni essere umano.
Nemmeno per una volta aveva provato a capire cosa fosse amare senza ricevere tutto l'amore del mondo in cambio.
Ma noi accettiamo l'amore che pensiamo di meritare.
Ecco, Rita Skeeter era in bilico: tutta la sua vita era in bilico. Lo era sempre stata.
  
§


Note dell'autrice:

A volte ritornano (I'm back, ma solo per questa pubblicazione)! Non è che non avessi questa One Shot in programma, altroché. Il fattore tempo incide su tutto quanto.
Ad ogni modo, era già work in progress da mesi, e ho potuto riprenderla dopo tempo soltanto oggi.
In questa sorta di spin off delle drabbles che ho già scritto su di loro, Rita ha fatto quel che ha voluto, ma Rabastan mi è proprio sfuggito dalla tastiera. (per non dire penna e inchiostro!) Loro due sono tipo le gocce astrali delle Witch o l'alter ego di una persona: si montano e credono di poter fare quello che vogliono. E lo fanno pure bene.
Davvero, non saprei che aggiungere sulla storia, se non che è ambientata in due periodi diversi della loro vita: il pezzettino scritto in corsivo è un'introduzione, aggiunta più perché il "Posto delle Fragole" è ambiguo se non spiegato. Rita Skeeter non faceva grande scorpacciate di fragole e more lì! Il riferimento "ultimo anno di Hogwarts" indica che è già passato un po' di tempo dagli old times collegiali. Chiedo venia, ma stavolta ho avuto bisogno di sfoderare i miei pensieri da fanciulla romantica e cambiare la situazione da così (immaginare virtualmente la mia mano) a così!
Rabastan non era interessato a Rita per un motivo che non oso nemmeno nominare: il motivo è molto più profondo e si auto - districa come quando cresce un climax nel corso della narrazione. Si parte dal desiderio di portarsi a letto Rita in modo sfacciato, a capire di amarla. Ma non è la solita storiella adolescenziale. Il tema della compassione mi è stato ispirato dal libro "L'insostenibile leggerezza dell'essere" di Milan Kundera.
Detto fatto. This is all.
Spero che Severa non mi uccida per questo. Ma io le voglio sempre bene anche se lo fa virtualmente: è indolore. Diciamo che ogni cosa che scrivo su Rita è quasi sempre dedicata a lei, perché è l'unica che sa apprezzarla e shipparla con Rabastan. Quindi, spero le sia piaciuta. Poi le dovevo questa One Shot dal momento in cui ha scritto Di Piume magiche e cliché sull'amore (era il mio compleanno!) e Quello che i giornali non dicono.

Ora le fonti:
  • Il "Posto delle Fragole" (Smultronstället) è un film diretto da Ingmar Bergman nel 1957, incentrato sull'autoanalisi e la rivalutazione delle proprie azioni passate; Ha anche vinto numerosissimi premi, ed è molto conosciuto. (Trama del film)
  • "È la più antica forma di masochismo, quella di amare chi non sa amare, e la più stupida."(Oriana Fallaci). Conosco questa citazione da tantissimo tempo, e la ritengo meravigliosa, profonda e - purtroppo - troppo vera. 
  • "Accettiamo l'amore che pensiamo di meritare". Tratta dal romanzo epistolare "Ragazzo da parete" di Stephen Chbosky. Ho letto il libro e mi ha travolta come un uragano. Consiglio a tutti di leggerlo. È come una poesia: ti cambia nel mentre la leggi. Ed è bellissimo provare la sensazione di infinito pensando alla canzone Heroes di Bowie. Guardatevi anche il film, a questo punto! (Scheda del libro)



   
 
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