Fandom: Glee
Personaggi/Pairing(s): Quinn
Fabray/Santana Lopez
Avvertimenti:
raccolta,
future life, AU (kind of)
Prompt
: Popular Girl/Nerd. (IDEK SE VA BENE E SE E' COERENTE MA WHATEVER.
L'ho scritta tipo, in un'ora perché il pc non collabora.)
Note: i
personaggi hanno la sfortuna di non essere miei. Nessuno mi paga per
scrivere questa roba, molti lo farebbero per farmi smettere
First time.
Ci
mette un po' Quinn a trovare il coraggio di parlarle.
La vede
entrare nel negozio per tre giorni di seguito, al fianco di un
bambino che le somiglia moltissimo, elettrizzato all'idea di comprare
nuovi videogiochi. Il piccolo scompare dopo pochi secondi, volando
nella sua corsia preferita e lasciandola al centro della stanza,
imbarazzata e scocciata. Muove la testa in direzioni diverse,
fissando con aria disgustata il locale e la gente all'interno.
Il
più delle volte estrae il cellulare e aspetta solo che suo
fratello,
o almeno Quinn suppone che sia suo fratello, sbrighi le sue faccende
e le permetta di tornare a casa.
Quando paga alla cassa, tratta
con sufficienza Timothy, divertita da come il ragazzo si imbarazzi
facilmente alle sue accuse o alle sue provocazioni.
Quinn decide
di parlarle il terzo giorno, quando il viso di Timothy diventa viola
a qualcosa che la ragazza gli dice e che Quinn non capisce.
Si
ferma davanti a lei, e sfoggia la sua aria più normale.
«C'è
qualche problema?»
Santana
si volta, la fissa e alza le sopracciglia, per poi schioccare la
lingua e incrociare le braccia sotto al seno. Quinn sostiene il suo
sguardo, aspettando la risposta.
«Non
c'è alcun problema, bionda. »
«Quinn
per te, tesoro. Timothy, puoi andare. Ci penso io.»
Il
ragazzo annuisce e si defila, inciampando nei suoi stessi piedi.
La
bionda sorride un po', scuotendo la testa e riportando lo sguardo in
quegli occhi scuri che non hanno mai lasciato il suo viso.
«Se
ti diverte imbarazzare i miei dipendenti, ti diverti con poco.
Lavorano in un negozio di videogiochi, quante donne pensi che vedano?
Potrebbero morire anche se solo li salutassi.»
Santana
spalanca la bocca, non abituata a ricevere quel tono. La coda di
cavallo alta che raccoglie la chioma nera, che sembra agitarsi e
prendere vita. Quinn ghigna. Il labbro superiore che si alza un po'
mostrando la dentatura perfetta, fiera di aver lasciato quella
saccente sconosciuta senza parole.
Ma lo stupore dura poco.
Santana si impettisce, fiera e socchiude gli occhi.
«Tesoro,
non sono io a farli imbarazzare, sono loro che sono imbarazzanti. Ma
capisco che ad ogni ambiente corrisponde un determinato genere di
gente. Questo posto ha bisogno degli sfigati.»
Quinn
alza il sopracciglio, offesa.
«E
il tuo ambiente quale sarebbe? Quello delle ragazze ponpon che si
fanno mezza scuola per sentirsi grandi? E' così
clichè.»
Si
fermano a guardarsi per una manciata di secondi, poi un'altra chioma
bruna si scontra con le gambe di Quinn, costretta ad abbassare gli
occhi.
«Ehi,
attento.» Sorride.
«Scusa!»
Mormora il bimbo, timido. Santana li guarda interagire
senza
fiatare, punta ancora dalle parole che quella bionda le ha sputato
addosso poco prima.
«Carlos
hai scelto? Non lo sopporto più questo posto.»
Schiocca
la lingua dietro i denti, e fissa il bimbo che annuisce prontamente e
agita davanti ai suoi occhi il suo nuovo videogioco.
Quinn si
abbassa al suo livello e gli dice qualcosa nell'orecchio e il sorriso
sulle labbra di suo fratello non dice niente di buono, a
Santana.
«Sannie,
possiamo
tornare domani? Ti prego, lei ha detto che ci saranno i nuovi fumetti
a metà prezzo. Ti prego, ti prego.»
Santana
lo fissa incredula, le labbra leggermente aperte. Lo sguardo si
trascina da suo fratello a quella bionda impertinente.
Ma il
broncio adorabile sul viso di Carlos basta a convincerla. Allora
annuisce ed estrae il portafogli.
La mano pallida di Quinn si
ferma sulla sua e Santana sente nitidamente una scossa elettrica
nell'esatto punto in cui le loro pelli si sono sfiorate.
«Tranquilla,
offre la casa. Tuo fratello sarà uno dei miei migliori
clienti.»
«Spero
per lui di no, o diventerà come uno di voi psicopatici.»
«Sarà
uno psicopatico carino, almeno, Sannie.»
«E'
Santana, per te. Anzi, evita di chiamarmi. Non abbiamo niente da
dirci.»
Quinn abbozza un
sorriso, e vittoriosa li guarda uscire dal negozio, mentre la manina
di Carlos sventola nella sua direzione.
«Tieni.»
Un
bicchiere con una sostanza verdastra sventola sotto il naso di
Santana. La mano bianca che lo tiene appartiene a Quinn, accanto a
lei, con un sorriso sbilenco sul viso.
«Che
roba è?»
«Che
roba vuoi che sia? E' una bevanda e non alcolica, promesso.»
Santana
la guarda come se le fosse spuntato un terzo occhio sulla fronte,
punta i piedi e incrocia le braccia, storcendo il naso.
«No,
grazie. Non bevo brodaglia zuccherata.»
Quinn
rotea gli occhi, e la fissa. Ha i capelli slegati che le cadono sulle
spalle, e non la solita divisa ma un paio di jeans stretti e una
maglia larga. E Quinn oserebbe dire che è ancora
più
bella.
Tossisce un po', imbarazzata dai suoi stessi
pensieri.
Sospira e ammicca.
«Devi
mantenere la linea? »
Ridacchia
ma l'occhiataccia che Santana le scocca la fa rabbrividire e si
blocca immediatamente. La bruna, in evidente disagio fa per
allontanarsi ma Quinn la ferma per un braccio.
«Ehi,
mi dispiace, non volevo offenderti, davvero.»
Annuisce,
lo sguardo vuoto e velato da un'ombra stanca.
«Va
tutto bene? Ho detto qualcosa che non va?»
«Senti,
sono qui solo per accompagnare mio fratello in questo negozio pieno
di idioti, non ti conosco e non voglio conoscerti, per cui smettila
di scocciarmi va bene? »
La
voce rotta e roca di Santana le ferma il respiro.
«Va
bene, come vuoi.»
E con
un'ultima occhiata veloce si allontana, seguita dallo sguardo di
Santana.
«Prendiamo
questo!»
Carlos
agita una copia di Iron Man sul bancone, facendo sorridere Quinn.
«Va
bene, campione. Ma sei sicuro di saper leggere?»
Carlos
aggrotta le sopracciglia e si volta a guardare la sorella.
«Sannie,
io so leggere bene, vero?»
Santana
sorride, si abbassa sulle ginocchia e gli scompiglia i capelli,
ridendo al guaito infastidito del suo fratellino.
«Certo,
piccolo.»
Poi estrae il
portafogli e lascia la banconota sul ripiano. Quinn evita il suo
sguardo e Santana se ne accorge e per un motivo sconosciuto, la cosa
le dispiace.
Si schiarisce la voce e abbozza un sorriso.
«Senti,
mi dispiace per prima..»
«Sei
stata chiara. Mi dispiace per essermi intromessa. Grazie per essere
venuti.»
Santana si ferma a
fissarla, la lingua tra i denti. Fa un cenno a Carlos, dicendogli di
attenderla in macchina e punta le mani sul ripiano.
«Senti,
mi dispiace. E' stata una giornataccia ok? Mi hanno sbattuto fuori
dalla squadra, per una motivazione assurda e non ho idea di cosa fare
d'ora in poi.»
«Non
sai com'è non essere la ragazza popolare, eh?»
Santana
scuote la testa e si morde le labbra. Quinn richiama un paio di
commessi e dice loro qualcosa, poi si toglie il cartellino e invita
Santana sul retro.
Il suo ufficio è piccolo. Il negozio di suo
padre non prevedeva quello spazio, ma lei l'ha fatto costruire
apposta per metterci le sue cose.
Fotografie, collezioni di
fumetti, vecchi vinili.
«Wow,
sei davvero.... strana.»
Quinn
ride, una risata cristallina e limpida che Santana adora già.
La
bionda estrae un album e le fa vedere una foto vecchia di qualche
anno. Quinn è sulla piramide delle cheerleader. Sorride,
punta di
diamante di quella squadra.
«Tu..»
«Esatto.
E sono stata mandata via perché sono rimasta incinta. Per
cui,
credimi, lo capisco. Ho perso tutto, ma guardami. Sono
sopravvissuta.»
Santana
annuisce.
«Bé,
lavori in un
negozio di fumetti, non ti è proprio andata bene.»
Entrambe
ridono. Poi Quinn sospira e si passa una mano tra i capelli corti,
sentendosi addosso lo sguardo dell'altra.
«Ti
va di uscire con me?»
«C-cosa?»
Santana
sorride e si poggia al tavolino lì vicino, adibito a
scrivania.
«Si,
intendo come un appuntamento. Sai, quando ti piace qualcuno e ci esci
a cena o al cinema, una cosa così.»
Quinn
la spinge un po' con la spalla, incrociando le braccia.
«So
cosa sono, grazie. E' solo che non pensavo ti piacessero...»
«Cosa?
Le donne?»
«Gli
sfigati appassionati di fumetti.»
«Sai
come si dice, c'è sempre una prima volta. Comunque devo
andare,
prima che Carlos mi distrugga l'auto.»
Quinn
annuisce ed estrae un vecchio fumetto, porgendolo a Santana che
aggrotta la fronte, non capendo.
«Portalo
a tuo fratello, lo adorerà.»
«Lo
farai diventare uno sfigato.»
Quinn
ghigna e si avvicina al suo orecchio, soffiandole poche parole con
voce bassa.
«Come
se ti
dispiacesse.»