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Autore: Shellyng    26/03/2013    2 recensioni
Quinntana Week 2013.
- Day 1 : Popular Girl / Nerd.
- Day 2 : Serial Killer.
- Day 3 : Body Swap.
- Day 4 : Historical Time Period.
- Day 5 : Headcanon.
- Day 6 : Spies/Secret Agents.
- Day 7 : Free Day.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Quinn Fabray, Santana Lopez | Coppie: Quinn/Santana
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fandom: Glee
Personaggi/Pairing(s):  
Quinn Fabray/Santana Lopez
Avvertimenti: 
raccolta, future life, AU (kind of); brodaglia sanguinolenta.
Prompt : Serial Killer.. (GENTE MA CHE RAZZA DI PROMPT.)
Note: 
i personaggi hanno la sfortuna di non essere miei. Nessuno mi paga per scrivere questa roba, molti lo farebbero per farmi smettere;
E' spudoratamente ispirato alla trama di Dexter. BLESS DEBRA MORGAN AND EVERYTHING SHE DOES.

You're the only one who can kill me.


Il sangue sulle mani non sa spiegarselo, Quinn.
E' rosso, appiccicoso e sa di metallo. E' scuro, caldo e le scotta la pelle come se fosse fatto di fuoco. Le dita ricoperte, gli occhi lucidi, la bocca impastata di saliva e bile.
Sta tremando, lo sente.
I ricordi sono confusi, aggrovigliati in una rete distorta e le arrivano alla memoria come delle cannonate che la stordiscono senza darle modo di chiarirsi le idee.
Il corpo è lì vicino, disteso sulla schiena. Gli occhi aperti e la bocca socchiusa, un'espressione attonita. Sul collo il rivolo di sangue secco che ha smesso di fuoriuscire e una linea netta. Di fianco un coltello. La lama imbrattata di rosso.
Quando la porta si spalanca alle sue spalle, Quinn non riesce a muoversi.
Le gambe sembrano di burro, il sapore in bocca più acido e il respiro accelerato.
«Quinn.»
Una voce.
Quella voce.
L'unica che non avrebbe voluto sentire.
Si sente sollevare di peso e poi due braccia si stringono attorno a lei.
Un bacio, delle parole confuse, la sua parlantina concitata.
Le mani ambrate attorno ai suoi fianchi.
E poi quella domanda, diretta, senza giri di parole.
«Che cosa hai fatto?»

Santana guarda i fogli sulla scrivania e continua a battere il piede ad un ritmo forsennato. Sente la maglia che si attacca alla sua pelle, il rumore del rubinetto che perde che le martella in testa e la spia della segreteria che lampeggia ogni maledetto secondo.
Si alza di scatto e fa il giro della casa, indecisa se buttarsi in doccia o aspettarla lì, sul divano, mentre sfoglia una rivista scandalistica di notizie senza senso.
Si morde l'interno della guancia e mugugna un po' quando i denti sprofondano un po' troppo nella carne e il sapore metallico del sangue le invade la bocca.
Beve un bicchiere d'acqua per togliersi quel gusto orribile dal palato ma sembra si sia attaccato lì. Sotto la pelle.
Sputa nel lavandino e alza lo sguardo.
Lo specchio che le riflette un'immagine che non è la sua.
Due occhi gonfi, contornati da occhiaie e il colorito spento.
Non è più l'avvocato di successo di qualche mese prima. Quella che entrava in ufficio e che tutti si giravano a guardare perché indossava delle gonne mozzafiato e con cui nessuno incrociava lo sguardo perché, la leggenda diceva, che solo con il potere dei suoi occhi poteva incenerirti.
Una lacrima le scivola lentamente sulla guancia.
Vorrebbe lasciarsi andare e addormentarsi e non svegliarsi più.
Ma lo scricchiolio della porta la riporta alla vita.
E la voce roca di Quinn le spezza il respiro.
«Sono a casa.»

Quinn finisce di lucidare l'ultimo coltello e lo sistema accanto agli altri.
Piega accuratamente tutto e rimette a posto lo scatolone sul fondo dell'armadio. Apre la porta del bagno, si spoglia velocemente e lascia che l'acqua le faccia scivolare addosso la tensione e l'eccitazione della caccia.
L'ultimo uomo a finire con la gola squarciata aveva quarant'anni e l'aveva fatta franca in due casi di violenza su minore. Ma Quinn l'aveva rimesso al suo posto. Aveva pregato e piagnucolato.
L'aveva supplicata di non farlo.
«Ti prego, posso pagarti.»
Gli uomini, sempre così attaccati ai loro soldi.
Come se tutto dipendesse da quello.
Si stringe nella stoffa dell'accappatoio, frizionandosi i capelli con un asciugamano. Ha le mani bianche e pallide, a differenza di qualche ora prima, quando coperte da un paio di guanti in lattice erano affondate nel sangue della sua vittima.
Infila le pantofole e si dirige in cucina.
Santana è piegata sul tavolo, le mani tra i capelli.
Quinn perde un battito. Piange tutte le volte, dopo.
Non ha mai smesso di amarla, dopo la prima volta. E il loro rapporto è diventato teso, malato, quasi insano.
Santana non ce la fa più. Quinn lo sa. Ed è egoista, insano, ma Quinn non vuole lasciarla.
Le stringe le braccia intorno alla vita. La bocca che si fa spazio sul collo.
I sospiri pesanti. I tocchi leggeri.
I baci rubati.
Santana rabbrividisce tra le sue braccia. E' come se riuscisse a modellarla, ogni volta in maniera diversa. Con le sue mani, i suoi occhi il suo corpo.
Quinn sa di averla in pugno ed è spaventata, perché potrebbe uccidere un uomo senza pensarci due volte, ma il solo pensiero di far star male Santana le chiude la bocca dello stomaco e le manda in tilt la ragione.
Quando Santana sospira il suo nome, con gli occhi chiusi e le labbra aperte, Quinn ricomincia a vivere e tutte le sembra tornato normale.
Prima di quel giorno.
Prima di tutto.

L'ennesimo biglietto.
L'ennesima vittima.
Santana lo trova sul tavolo della cucina stavolta, accanto alla colazione.
Ed è strano come la cosa possa essere terrificante e romantica allo stesso momento.
Ma d'altronde non sa più cos'è normale nella sua vita.
Se solo suo padre sapesse.
Se sapesse che la sua vita gira intorno ad una donna, ad una donna che non si fa scrupoli a tagliare la gola agli uomini. Anche se questi uomini hanno ucciso, violentato, rapito.
Hanno tolto l'innocenza a delle bambine, delle ragazzine con la sola colpa di essersi trovate lì al momento sbagliato.
Come Quinn.
Tanti anni prima.
Come quella volta che l'ha trovata con la gonna strappata seduta per terra, tremante e con un coltello lì vicino. Il corpo di quell'uomo, ormai senza vita lì accanto.
Voleva proteggerla.
Ma non può più farlo.
Non di nuovo.
Scarabocchia velocemente qualcosa sul retro del foglio e alza la cornetta.
La detective che risponde è una giovane donna, e quando Santana bisbiglia quelle parole, con il groppo in gola, capisce che deve fare presto a farla confessare prima che cambi idea.
Quando Santana finisce di raccontarle i fatti, la volante della polizia è fuori dalla porta che l'aspetta.
E prima di uscire, con gli occhi lucidi guarda la loro foto sul tavolino basso all'ingresso.
«Mi dispiace, Quinn.»

  
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