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Autore: nemesi06    12/10/2007    7 recensioni
Da quando Ed ricordava, quell'albero era sempre stato presente, guardiano silenzioso che custodiva le lacrime, i ricordi e il dolore di chi aveva perso una persona importante; questo perchè la collina su cui si trovava non era solo un caratteristico paesaggio di campagna, ma era anche il luogo di riposo di vite spezzate per sempre.
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Elric, Envy, Roy Mustang, Sloth
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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on the hill
I personaggi non sono miei ma appartengono a Hiromu Arakawa.Tutti i personaggi sono maggiorenni e non esistenti.

ON THE HILL

Era ormai da un mese che si recava tutti i giorni su quella collina, non era molto lontana dalla casa in cui era andato per nascondersi dal mondo.
Usciva di casa al mattino presto, quando il sole timidamente cominciava ad affacciarsi all'orizzonte, per poi rientrare a sera inoltrata.

 

Lentamente, guardando sempre solo la strada che percorreva, arrivava in cima e si sedeva sotto il grande albero che sembrava essere diventata l'unica presenza a lui gradita.

Non era un albero molto alto, probabilmente non aveva molti anni, le sue foglie erano di un verde brillante e formavano una chioma non molto grande, ma sufficiente  per regalare ombra e freschezza a chiunque cercasse riparo sotto di esso.
Da quando Ed ricordava, quell'albero era sempre stato presente, guardiano silenzioso che custodiva le lacrime, i ricordi e il dolore di chi aveva perso una persona importante; questo perchè la collina su cui si trovava non era solo un caratteristico paesaggio di campagna, ma era anche il luogo di riposo di vite spezzate per sempre.
Coloro che conoscevano Edward ,si rendevano conto che il ragazzo non era più lo stesso,ma non sapevano come poterlo aiutare,non sempre si riesce a trovare le parole giuste e -in certe circostanze- possono addiritura risultare banali e fastidiose.


Avevano deciso di aspettare, di permettergli di affrontare e superare il dolore, convinti della veridicità di quella frase che molti ripetono in questi casi:

 

< Diamogli tempo, si sa che il tempo prima o poi guarisce tutte le ferite >

 
All'apparenza il ragazzo sulla collina era ancora Edward Elric: capelli lunghi biondi raccolti in una coda o in una treccia, solito cappotto rosso, stessi occhi dorati nei quali però un osservatore attento avrebbe colto una profonda tristezza.
Non era più il moccioso pronto ad infuriarsi appena si accennava alla sua altezza, il ragazzo che odiava anche solo la vista del latte, il giovane alchimista di stato sempre pronto a rispondere alle frecciattine del colonnello suo superiore, il giovane sempre pronto a reagire alle difficoltà.

 
Quell ' Edward Elric era morto un mese prima in una notte senza luna, in cui aveva perso l'unica ragione che gli permetteva di non arrendersi mai.

 
Ogni volta che chiudeva gli occhi rivedeva quella luce, quella maledetta luce rossa, le urla del suo fratellino, il rumore delle macerie, la polvere che brucia la gola e gli occhi e poi il nulla, il buio, la paura, la disperazione.
Non gli era stato nemmeno concesso di poter piangere sul corpo di suo fratello, lo avevano portato via, per salvarlo gli avevano detto, non rendendosi conto che la sua anima era rimasta in quel luogo, sotto quelle macerie, in quella polvere che aveva ricoperto e cancellato tutte le sue speranze.

Come poteva essere stato così stupido? 
Come poteva non aver capito che lo scambio equivalente non esiste? 
Perchè era stato così ingenuo?

 Al era morto. Scomparso per sempre.

Edward rimaneva seduto, non parlava, non faceva niente, semplicemente rimaneva fermo a sentire l'aria fresca sul viso, il rumore delle foglie e guardava i raggi del sole che illuminavano i campi su cui aveva corso, giocato e scherzato con suo fratello.

Un pomeriggio, come tanti altri, dei passi testimoniarono l'avvicinarsi di una persona avvolta in un lungo cappotto scuro dal quale si intravedeva una divisa militare.

 
< Buon giorno Acciaio, è da un pò di tempo che non ci vediamo... >

 
Voce ferma, sicura, decisa ma contemporaneamente dolce e calda.

 
Ed alzò lo sguardo verso l'uomo al suo fianco.

 
< Buon giorno colonnello > 

Riprese subito dopo a guardare l'orizzonte di fronte a lui.
Il colonnello si avvicinò, sedendosi a sua volta sotto il grande albero.
Dopo qualche minuto di silenzio Roy si decise a parlargli.

 
< Ti sei scelto un angolo molto tranquillo, ideale se si vuole riflettere e prendere decisioni importanti, sembra di essere fuori dal mondo > 


Si voltò verso il ragazzo al suo fianco
Ed non si girò, rimase con gli occhi fissi di fronte a lui, ma ad un certo punto cominciò a parlare.

 
< Non è un posto in cui riflettere colonnello, questo è l'unico posto che ora mi permette di restare vicino alle persone più importanti della mia vita >

 
Il tono della sua voce non mostrava tristezza; era pacato, tranquillo, sereno... esprimeva solo quella che ora era la verità, niente di più.
Roy senti una stretta al cuore, quella stessa sensazione che non gli aveva permesso di andare a trovare prima Edward: non sapeva come comportarsi, cosa dirgli, era praticamente bloccato di fronte alla tragedia che si era abbattutta sul ragazzo.

Seguirono diversi minuti di silenzio, minuti in cui Roy cercò di trovare le parole più adatte da rivolgere ad Ed.

Voleva riuscire a smuoverlo, voleva riuscire a convincerlo a tornare a Central city con lui, voleva di nuovo vederlo camminare per i corridoi del quartier generale, voleva di nuovo poter sentire la sua voce urlargli contro mille insulti, insomma, voleva avere di nuovo al suo fianco Edward Elric, il più giovane alchimista di stato.

 
Roy alla fine decise di parlare.

 
< Ed, non ti dirò che capisco quello che provi, non sarebbe vero, ma ci sono anche altre persone che ti vogliono bene, che vorrebberò rivederti, non puoi non reagire, devi tornare a vivere, non lasciarti andare in questo modo, restare qui non cambierà la realtà >

 Un leggero sospiro da parte del ragazzo, prima di rispondere al suo superiore.

 
< La ringrazio colonnello, sono consapevole di avere vicino altre persone e non sono così stupido da pensare di poter cambiare le cose, la morte quando arriva è inevitabile, non si può rimandare, non ci si può opporre. >

 
Più Roy guardava Ed, più si accorgeva della serenità con cui il ragazzo parlava, la calma e la tranquillità trasparivano dal suo volto.

 
< Ed perchè non torni con me? Non certo per ricominciare a lavorare ma... forse allontanarti da qui ti permetterà di ricominciare, di riprendere a vivere, potrebbe aiutarti a non rimanere da solo, avresti l' appoggio di tutti, il mio appoggio > 


Disse Roy mettendo una mano sulla spalla del giovane alchimista.

 
< Non posso colonnello, devo aspettare qui > 


Gli rispose Ed girandosi verso di lui e sorridendogli.

 
Roy non capiva.

 

< Ed cosa devi aspettare? >

 

Il ragazzo si girò di nuovo verso l'orizzonte.

 

< Il mio futuro colonnello, l'unica vita che merita di vivere una persona come me >

 
Il colonnello proprio non capiva il senso delle parole del ragazzo, ma si rese conto che era inutile insistere.

 
< Acciaio io devo ritornare a Central City questa sera, ti aspetto alla stazione, voglio vederti e se non ti presenterai, la prossima volta verrò a prenderti e ti trascinerò con la forza >

 
Una leggera risata fu la risposta di Ed, che si girò di nuovo verso il colonnello dandogli un leggero pugno sulla spalla.

 
< Non cambierà mai vero colonnello? > 


Gli chiese guardandolo dritto negli occhi.

 
< E' l'unico modo di agire con un moccioso arrogante, pestifero e attacabrighe come te Acciaio > 

Roy gli sorrise, mentre si perdeva in quell'oro che lo aveva stregato fin dalla prima volta che l'ho aveva incontrato.

 
Il sole iniziava la sua lenta discesa, permettendo ai colori freddi della sera di mescolarsi alle tinte calde del giorno e creare cosi strani e meravigliosi aquerelli nel cielo.

 
< Credo che sia arrivata per lei l'ora di andare colonnello, non vorrà perdere il treno? >

 
In realtà a Roy non interessava prendere quel treno, avrebbe voluto rimanere con Ed, ma non era il momento giusto, non poteva fare pressioni in quel momento, quindi si rialzò e si rivolse di nuovo al ragazzo.

 

< Questo vale anche per te Acciaio, cerca di non presentarti in ritardo alla stazione >

 
I due si scambiarono un sorriso, Roy si girò e intraprese la discesa della collina.
Ed fissava la schiena del colonnello che si allontanava, consapevole che sarebbe stata l'ultima volta.

Il cielo diventava sempre più scuro... 


Quando il sole fu sostituito dalla luce argentata della luna Edward sentì il rumore delle foglie calpestate, l'arrivo di qualcuno, una "conoscenza" che stava aspettando con impazienza.

Sul volto del ragazzo si fece  largo un  leggero sorriso.

 
< Finalmente siete arrivati,pensavo quasi che aveste rinunciato >

 
Due figure si fermarono di fronte all'alchimista.
Una aveva dei lunghi capelli verdi e una fascetta sulla fronte, l'altra era una bellissima donna, fasciata in un lunghissimo abito nero, lunghi capelli neri e un viso fin troppo familiare ad Ed, testimonianza concreta del suo peccato.

 
< Ci stavi aspettando piccoletto? Perchè non scappi o non provi nemmeno a reagire? > 

Disse sarcastico Envy.
Edward si alzò e si rivolse ai due homunculus.

 
< Non sono stupido, ero sicuro che sareste venuti a prendermi; non è forse obiettivo del "Padre" quello di avermi al suo servizio? > 

Le parole di Ed erano puro scherno

.
< Questo significa che accetti di seguirci senza opporti? > 

Chiese Sloth, dimostrando un leggero stupore causato dal comportamento del giovane.

 

< Non pensavo sarebbe stato così facile piccoletto, così mi togli il divertimento, pensavo di doverti trascinare a forza e quindi farti un pò male, mi deludi se ti arrendi così facilmente > 

 
< Non vi ho detto che vi seguirò, o almeno, non vi seguirà la mia anima > 


Rispose Ed con un sorriso di sfida rivolto all'homunculus che rappresentava l'invidia.

 
< Non è certo la tua anima ad interessarci, anche se sarebbe molto divertente insegnarti ad obbedire > 


< Lo so, il padre vuole farmi diventare uno di voi perchè gli farebbe molto comodo avere a disposizione un homunculus in grado di usare l'alchimia >

 
Envy si avvicinò all'alchimista.

 
< Allora visto che sei consapevole di dover morire, togliamoci subito il pensiero >

 
< No aspetta! > 


Lo fermò il ragazzo per poi continuare.


< Vi chiedo solo una cosa: voglio che sia lui a farlo >


Dicendo questo, rivolse lo sguardo verso una quarta persona che si trovava sulla collina, ma
che era rimasta in disparte.
Envy si girò verso l'altro homunculus, facendogli cenno di avvicinarsi.

Mentre la figura si avvicinava, la luna iniziò ad illuminarlo, mostrando il suo aspetto: era un giovane ragazzo, con i capelli biondo scuro, gli occhi castani e un viso da bambino, molto somigliante ad Edward.

 
< Questo è proprio divertente > 


Disse Envy ridendo all'altro homunculus 


< La tua prima vittima sarà proprio il tuo caro fratellone >

 
L'homunculus nato da colui che una volta era Alphonse Elric, si avvicinò a colui che era stato il suo fratello maggiore, il suo idolo, il suo sostegno, una parte di lui.
Non una parole tra i due, solo uno sguardo, come quelli che si erano scambiati tante volte fin da quando erano piccoli.

 
Un movimento veloce, un colpo solo, preciso, allo stomaco.

 
Dolore, liquido rosso che scivola sul braccio...
Le forze che cominciavano a lasciarlo, Ed si aggrappò all'homunculus e lo trascinò a terra con lui, facendosi sostenere e abbracciare da quelle fredde braccia.

A fatica, l'alchimista alzò lo sguardo verso colui che un tempo era stato suo fratello.

 
< Sai, non pensavo di sentire cosi freddo, tu hai sentito freddo Al ? > 

Chiese Ed debolmente, con il viso sempre più pallido a causa dell'emorraggia provocata dalla ferita, stringendosi ormai con sempre meno forza alle braccia dell'homunculus.

 
< Io non ricordo > 


Rispose una voce fredda, senza la minima traccia di emozione o sentimento.

 

< Che domanda stupida > 


Disse Acciaio sorridendo, mentre iniziava a tossire sangue e l'erba sotto di lui diventava sempre più rossa.
Gli altri due homunculus assistevano alla scena senza intervenire, finchè Envy scocciato si allontanò, troppo deluso perchè non aveva potuto divertirsi.

 La donna invece decise di avvicinarsi e si inginocchiò accanto all'alchimista ormai quasi del tutto privo di vita.

 
< Edward non preoccuparti, da oggi in poi non soffrirai più, ritorneremò ad essere una famiglia, come volevate tu ed Alphonse >

 
Gli occhi di Ed ormai quasi del tutto privi di vita, spostarono la loro attenzione verso il cielo per guardare le stelle, come faceva spesso con Al.

 
< Sono molto belle le stelle ,non è vero Al? Finalmente potremmo vederle insieme da vicino, insieme alla mamma > 

Un filo di voce, mentre le sue mani ricadevano ai lati del corpo e i suoi occhi si chiudevano per sempre.

 

Intanto alla stazione il treno aspettava solo di poter partire, anche se in ritardo, a causa dell'insistenza di un colonnello che aveva sperato fino all'ultimo di vedere arrivare un giovane pronto a fidarsi di lui e a permettergli di aiutarlo.

 

< Colonnello mi scusi, ma non possiamo più aspettare > 


Annunciò il capotreno.
Il colonnello guardò per l'ultima volta la strada sperando di vederlo arrivare, ma dovette amaramente constatare di non essere riuscito a convincere Acciaio.

 

< Va bene, partiamo pure > 

Disse con un tono amareggiato e triste il militare.

 

< Aspetterò Edward... forse è ancora troppo presto perchè tu possa superare il tuo dolore > 

 

Lentamente il treno iniziò la sua corsa nella notte, il colonnello si affacciò dal finestrino proprio mentre il treno passava vicino alla collina.
Mustang non solo era stato il testimone dell' inizio della tragica storia dei fratelli Elric, ma ora assisteva anche al suo epilogo, concreto esempio di come non sempre sia vera la frase il tempo prima o poi guarisce tutte le ferite.

Voglio ringraziare tutte le persone che hanno letto l'altra fiction " Abisso", ringrazio di cuore chi ha commentato.

Come sempre ringrazio Setsuka per il suo aiuto.

  
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