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Autore: Tatuata Bella    25/03/2013    2 recensioni
Qualcuno deve averlo avvertito. Qualche stronzetto ha detto a Billie Joe che ci sono e lui è scappato, piccolo topo vigliacco.
“Maggie sei ubriaca.”
“Graz…Grazie dell’informazione.” E non so neanche con chi sto parlando. Mi giro e vedo Trè. Il batterista quello nuovo.
“Ah. Sei tu. E quello stronzo dov’è ora?”
“Billie Joe?”
“Seh. Lui. Biiiiillie Joe. Lo stronzo universale.” Dico.
“Che ti ha fatto?” chiede.
La sua ignoranza in materia è assurda
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrienne Nesser Armstrong, Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Nuovo personaggio, Tré Cool
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mattina dopo mi sveglia la voce insistente di Johnny Rotten.
Apro gli occhi di scatto: ho dormito vestita, direi, mi sono soltanto tolta gli anfibi che ora giacciono sparsi in mezzo alla stanza, una macchia nera che spicca nel marrone uniforme del parquet.
Mi alzo un po’ a fatica, passandomi una mano tra i capelli scompigliati.
Poi arriva il momento peggiore: il momento in cui mi rendo conto di quello che è successo ieri, mi rendo conto delle ennesime speranze infrante.
Mi sento a pezzi.
E poi c’è Rotten che non la pianta di strillare.
Mi volto con rabbia verso il comodino e afferro la sveglia. “I I I I I’m not your stepping stooooone” esito un istante prima di spegnere la sveglia.
I’m not your stepping stone.
Rotten è insistente, sì, ma non ha tutti i torti. Non posso continuare a fare da zerbino a Billie Joe, ad uno stronzo che non ha mai fatto altro che prendermi per il culo.
Spengo in fretta la sveglia con una ditata decisa.
Che poi un tempo era lui quello fissato con la musica punk, era lui che mi aveva passato tutti i dischi che ora sono i miei preferiti, ma ora sembra che interessino più a me che a lui.
A lui non interessano più i gruppi punk, gli interessa solo il suo gruppo punk. E’ lui la star. Come ogni cosa, lui mi da uno spunto e io ci ricamo sopra in una maniera innaturale, quasi maniacale.
E’ ora di cambiare, la mia vita non deve più dipendere da lui.
Metto su un disco dei Joy Division solo perchè a lui non piacciono. Non li ascoltavo da mesi. Eppure un tempo li adoravo.
But if you could just see the beauty, these things I could never describe, this is my one consolation, this is my one true prize
Sembra sempre che le loro canzoni parlino di me.
Impilo tutti i dischi dei Ramones, degli Smiths, dei Sex Pistols, e i suoi, i suoi fottutissimi ep della sua fottutissima band e li getto dietro la porta. Non li toccherò mai più, ne sono sicura. Ci vuole un taglio netto e netto deve essere.
Prima di gettare nel mucchio anche Never mind the bollocks ci penso ancora un po’ su. I Pistols però mi piacciono davvero tanto… Sospiro e poi lo metto insieme al mucchio: è necessario qualche sacrificio. Stacco con violenza il poster di Edgar Allan Poe che avevo rubato soltanto perchè era il suo autore preferito e che era appeso sulla parete di fronte al mio letto. E poi via il libro coi testi dei Clash che mi aveva regalato per lo scorso Natale. L’ho letto tutto tre volte, anche se conoscevo già tutti i testi prima ancora di aprirlo. Lo annusavo quando mi sentivo sola perchè avevo l’illusione che quel libro avesse il suo odore. Devo smetterla di essere così patetica. Da oggi ritorno a vivere.
Esco dalla mia camera afferrando al volo le mie sigarette. Ne accendo una mentre accendo i fornelli per mettere il latte a scaldare, faccio un tiro e la guardo mentre si consuma lentamente.
“Mi dispiace, bella, ma devo smettere anche con voi.” Le dico.
No, smettere di fumare è impensabile, ma almeno posso cambiare marca.
Il telefono comincia a squillare, con un suono metallico e insistente.
Prendo la cornetta e rispondo, come se fossi in un’altra dimensione.
“Sì?”
“Ah. Ciao. Senti, oggi pomeriggio hai da fare?” Oddio. E’ la sua voce.
Dovrei buttare subito giù la cornetta, ma il mio corpo non risponde ai comandi del mio cervello.
“Non…non lo so.” Rispondo, ed è vero. Non so assolutamente nulla in questo momento.
“Ok, allora ci vediamo da me alle tre?”
“Va bene.” Rispondo.
Ci vado soltanto perchè voglio insultarlo per bene, come non sono riuscita a fare ieri. Voglio che sappia che non ho più bisogno di lui, che mi sono stancata del suo modo di fare e voglio dirgli tutte queste cose in faccia.
Sì. Ci vado solo per quello.

“Ciao.” Mi viene a prendere dal portone, per aprirmi l’ascensore con la chiave, lo fa sempre, lo ha sempre fatto.
“Ciao” rispondo entrando dentro l’ascensore. Quel gabbiotto è troppo piccolo, troppo piccolo per noi due insieme, mi riempie d’ansia averlo così vicino a me. Ha sempre il potere di farmi perdere il controllo su me stessa.
Non dice niente per una decina di secondi, poi mi dice: “Come va?”
Lo guardo con l’espressione più ostile che riesco a produrre di fronte a lui, e probabilmente non è un granchè.
“Va come andava ieri.” Rispondo.
“Dai, non tirare fuori la storia di ieri, dimentichiamocela”.
Lo so, so benissimo che è l’ennesima volta che Billie Joe mi fa questo discorso, so che è la cosa sbagliata, la più sbagliata che posso trovare, lo so, ma non riesco a fare altro che annuire e dire: “vabbeh”.
La prospettiva di litigare con Billie Joe è più dolorosa del boccone amaro che devo mandare giù.
Mi prende il mento tra le dita e mi fissa negli occhi.
“Dai, però sorridi…” dice.
“Non mi va.”
Billie Joe mi sorride, e si avvicina alle mie labbra.
DING.
Billie Joe si tira indietro, ma senza troppa fretta, e scende dall’ascensore. Infila le chiavi nella toppa. Mi chiedo come si deve sentire a sapere di avere tutto questo potere su di me.
Apre uno spiraglio della porta, poi si gira verso di me con un dito premuto sulle labbra per dirmi di fare silenzio: “Non mi va che ci sentano…” dice.
Mi prende per mano e zampettiamo furtivi verso la sua camera, per fortuna la sua stanza è di fronte all’ingresso. Chiude la porta con due giri di chiave.
“La cosa che mi piace di più di casa mia è che la mia stanza è vicina alla porta…” dice, con un sorriso un po’ malizioso “Così posso fare entrare chi mi pare senza che nessuno se ne accorga…”
Si avvicina con due passi sicuri, mi posa una mano sulla nuca, scostando appena i miei capelli biondi e mi bacia.
I pochi neuroni rimasti lucidi nel mio cervello riescono a convincermi ad allontanarlo, facendo pressione sul suo petto.
“Meggie mi vuoi dire che cazzo hai in ‘sti giorni?” chiede, secco.
“Che ci facevi ieri in saletta con Adrienne?”
Billie Joe alza gli occhi al cielo. Odio odio odio odio quando mi tratta come una stupida.
“Mi sembrava che avessimo detto che non ne avremmo parlato, ma se per te è così importante, ok, parliamone. Ti ho detto che stavamo solo mangiando. E’ proibito mangiare dei fottutissimi involtini cinesi in saletta??”
“Dai, Billie, come se io non sapessi quante cazzo di volte mi ai tradito con lei.”
Billie Joe fa spallucce: “Non erano cose importanti, lo sai. Era solo sesso. Te l’ho detto che l’unica di cui ho bisogno sei tu.”
Lo fisso negli occhi. Si capisce perfettamente che sta mentendo deliberatamente, perchè sfodera sempre quei suoi cazzo di occhioni verdi spalancati e un po’ imploranti.
“Mi stai rifilando un sacco di balle.” Dico, scuotendo la testa.
L’espressione implorante sparisce immediatamente dagli occhi di Billie Joe: “Ok. D’accordo. Credi un po’ il cazzo che ti pare. Pensi che ti stia pigliando per il culo? Allora vattene. Forza. Se pensi che ti racconto balle non vedo perchè dovresti stare qui.”
E adesso è il momento del dubbio. E se invece fosse sincero? Quali prove ho per dire che sta mentendo? Magari ci tiene davvero a me come dice, e in quel caso si avvererebbero tutti i miei sogni. Credo che l’animo umano sia incline per natura a credere che le cose che speriamo dal più profondo del cuore siano vere. Sono decisamente senza scampo, ma non ho scelta, devo fare la cosa che per tutta la vita mi ero giurata di non fare mai, non con lui.
“Scusa.” Mormoro, quasi sottovoce.
“Scusa un cazzo…se mi consideri un bugiardo non…”
“Dai, Billie, hai ragione te. Non ci pensiamo. Chissenefrega.”
Billie si zittisce e intercetta di nuovo il mio sguardo.
“…e non penso che tu sia un bugiardo.” Aggiungo. Mi sento una merdina per ogni sillaba che pronuncio.
Billie si siede sul letto e mi tende una mano, senza dire una parola. Io la prendo, e lui mi tira lievemente verso di lui, facendomi sdraiare sul suo letto e sfiorandomi piano. Ora non c’è più bisogno di parlare. Chiudo gli occhi mentre Billie mi bacia piano il collo.
Non c’è niente che posso fare: sono sempre convinta che mi abbia mentito.


Angolo dell'autrice 

Buonasera! per prima cosa: non ho idea di che gusti musicali avesse Billie Joe quando aveva 20 anni, me li sono assolutamente inventati di sana pianta xD Poi...da oggi posterò due volte a settimana, il lunedì e il venerdì (siatene Happy xD) eeee niente, spero che il capitolo vi piaccia, aspetto recensioni :D un bacio! Ire
  
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