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Autore: MimiRyuugu    26/03/2013    5 recensioni
“Insieme…qualunque cosa accada…” disse sorridendo Giulia. Hermione annuì. “…sempre…” continuò, stringendo la mano. “…contro ogni difficoltà!” concluse Anna, stringendola a sua volta. Poi, si guardarono ancora.
Sesto anno. Anna Alvis Haliwell, Giulia Wyspet ed Hermione Granger si apprestano ad iniziare il penultimo anno ad Hogwarts. Ma tanti cambiamenti si prospettano per loro. A quali avventure andranno incontro i nostri Tre Uragani?
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Hermione Granger, Severus Piton, Un po' tutti | Coppie: Ron/Hermione
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Tre Uragani Saga'
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Buonaseeeera *^* anzi, buonanotte. No, non sono diventata definitivamente pazza, so che ho aggiornato due giorni fa (inutile dire che ho fatto il giochetto della mezzanotte per poter far passare almeno un giorno xD). Però cavolo, 6 recensioni *_* dovevo premiarvi <3 grazie di cuore a Giorgy89, Skelanimals, mistery_sev, lambretta (a cui dedico questo cap, sperando che il morale le si sollevi almeno un poco con la mielositudine di Giulia), CenereSnape e lolos :3 tanti abbracci e ammmore a voi donnine recensiste *-* spero che le amanti della coppia Sev/Giulia siano soddisfatte dall'aggionamento, per una dose di insulina contro diabete rivolgersi al banco 3 u.u *indica*
In questo capitolo abbiamo Lavorare Insieme dal film Come d'Incanto (io ce la vedrei Giulia a lavorare per la Disney xD), That's Amore di Dean Martin, I Miss You degli Incubus (che poi ho modificato per dare il titolo al cap :3) ed Everything dei Lifehouse (come poteva mancare? XD).

Avvertenze: occtudine, diabetanza, cinguettio disneyano, manga, gelosia paterna portami via.

Ora vi lascio al capitolo *^*
Buona lettura <3



Quinto Capitolo

La pioggia cessò. Con i tuoni e i lampi. Lasciando spazio ad un’aria fresca e frizzante. Ed un sole altrettanto allegro. Un raggiò filtrò dalla tapparelle. E colpì Giulia. In pieno viso. La ragazza si mosse infastidita. Poi, pian piano, aprì gli occhi. Subito il profumo la fece sobbalzare. “Professore…” sussurrò. Iniziò a cercare intorno con una mano. Ma non trovò nulla. Si stropicciò gli occhi. E poi si ricordò. Del bacio della buonanotte. Guardò l’orologio. Erano le 8.30. Le sue amiche dormivano ancora. Ovvio. Era troppo presto. Nonostante avesse dormito meno del solito, decise di alzarsi. Forse sarebbe riuscita a trovare Severus a colazione. Si vestì in fretta. Una gonna. Ed una maglia a maniche corte con dei nastri incrociati sulla scollatura. Si infilò le Converse. Uscì dalla camera e fece tappa nel bagno. Poi scese. Al piano inferiore non c’era nessuno. Sia il salotto che la cucina erano vuoti. Quest’ultima poi, era in uno stato di caos totale. Trovò un biglietto sul tavolo. Era della signora Weasley. “A chiunque si svegli prima: siamo andati al mercato. Scusate per il disordine. Arriveremo verso le 9” lesse Giulia. Alzò le spalle. In quel disastro non era facile trovare quello che le occorreva per prepararsi una colazione. Quella mattina aveva voglia di uova strapazzate. E succo. Spostò la sedia e notò Grattastinchi beatamente sdraiato sotto al tavolo. Che sonnecchiava con James e Billy Joe. Giulia sorrise. Prese in braccio il suo gatto. E questo si lamentò. “Non pretenderete mica che io faccia tutto da sola?” chiese. Riposò il micio a terra. Ed i tre gatti si guardarono pigri. “Forza amici miei tutti qui per sentire quel che vi dirò! Posso insegnarvi ciò che so e spiegarvi l'arte del pulire bene!” iniziò a cantare Giulia. Si avvicinò ad una pentola delle tante abbandonate sul lavello. “Meglio lavorare insieme canticchiando un po’!” sorrise ancora. Spostò qualche padella. I tre mici iniziarono a muovere la code a ritmo. “Una melodia servirà se la muffa vuoi cacciare via! Se lo scarico è in agonia e con l'allegria ogni cosa brillerà!” continuò, allegra. Iniziò a ordinare da una parte le pentole sporche. Giulia liberò il lavello e lo sciacquò. “Stracci, schiuma, energia, colpi di ramazza! Intonando un'armonia risplenderà la tazza!” proseguì serena. Pulì una pentola e la mise sul fornello ancora spento. Ora doveva sistemare le credenze. E la polvere per terra! Prese una scopa li vicino ed iniziò ad agitarla. “Io vi salverò quando voi resterete intrappolati qua, vi restituirò la libertà ed a tutti andrà di canticchiare un po’!” esclamò, spostando di poco Grattastinchi. Per poco lo aveva preso in pieno. La ragazza si voltò verso gli altri due felini. “Hmm, di canticchiare un po’!” disse. Billy Joe e James miagolarono a tempo. Giulia appoggiò la scopa accanto alla credenza. Decise di aprire una finestra per far entrare un po’ d’aria. Intanto, un uomo scendeva dalle scale. Si era svegliato davvero male. Il letto che gli aveva preparato Molly era scomodo. E lui non era più giovane come una volta. Severus si massaggiò la schiena. “Oh, adesso aspetto che, lui torni insieme a me, ma il cuore attende!” sorrise la ragazza. Prese uno straccio e iniziò a pulire il davanzale. Il professore si avvicinò. E la vide. “Si, e intanto che sto qui, io cercherò di adempiere alle mie faccende! Hey, risplende!” continuò, allegra. Piton sorrise. Giulia faceva svolazzare lo straccio. Con i tre gatti che la guardavano. “Quante pulizie quando c'è un bel clima di serenità! Le codine vanno qua e la! Basta solo un po' di collaborazione, senza fare confusione! E ogni oggetto splenderà!” esclamò. I tre felini mossero veloci le code sul pavimento. Normalmente quella scena avrebbe dato sui nervi a Severus. Ma la voce di Giulia oramai l’aveva conquistato. Sembrava che quella mattina fosse iniziata male. Ma si stava giù rallegrando. “Lavorando a ritmo di musica, è una questione di fisica! E voilà! Brillantezza e felicità! Il segreto resta sempre questo qua!” concluse Giulia soddisfatta. In effetti ora la cucina sembrava un posto più abitabile. Si chinò verso i tre gatti. “Non è stato così male! Vero? Bhe…vi meritate un premio…” sorrise, facendogli una carezza. Prese le tre ciotole nell’angolo accanto a dove prima era la scopa e le riempì di croccantini. Billy Joe, James e Grattastinchi andarono subito a mangiare. “Dovevo immaginarlo che fosse lei…” disse Piton, uscendo allo scoperto. La ragazza sobbalzò. E lo guardò dubbiosa. “Solo lei può cantare a quest’ora…” sbottò, sedendosi al tavolo. Il professore lesse il biglietto e sbuffò. “Mi scusi…non volevo…svegliarla…” si scusò Giulia, arrossendo. Severus scosse la testa. “Non è stata causa sua…” rispose acido. La ragazza annuì. “Qualcosa non va? Non è riuscito a prendere sonno?” gli chiese. Piton la guardò inarcando un sopracciglio. Giulia gli sorrise. “Comunque ora l’importante è la colazione! È il pasto più importante della giornata!” esordì. Il professore la guardò ancora. “Cosa le va da mangiare? Non so fare molto…però forse riesco a prepararle qualcosa…” propose lei. Severus alzò le spalle. “Le ricordo che ho una bacchetta…” commentò. “Ah…giusto…bhe…io comunque stavo già per preparare anche per me…quindi…se voleva…però…in effetti…forse è meglio evitare eventuali avvelenamenti…” rispose Giulia. Piton sospirò. “E va bene…cosa stava per preparare?” le chiese il professore. “Uova strapazzate…una delle poche cose che mi vengono bene…” sorrise. Lui annuì. “Ne faccia per due…” confermò poi. Giulia sorrise e si mise al lavoro. Stava preparando la colazione per Piton. Sperava di riuscire a cucinare qualcosa di buono. Intanto il professore prese la Gazzetta del Profeta abbandonata in un angolo del tavolo. Diede una letta veloce alla prima pagina. E scorse le altre. Giulia lo guardava furtiva. E sorrideva. Non ci credeva ancora di averlo vicino. E pensare a tutte quelle sue preoccupazioni. Al giorno prima. Al flashback. Finì di cuocere le uova e mise tutto su due piatti. Prese due bicchieri e la bottiglia quasi piena di succo di zucca li vicina. “Ecco qua…” sorrise la ragazza, poggiando il piatto e il bicchiere davanti al professore. Poi ci aggiunge anche le forchette. Questo guardò la sua colazione. “Spero che le piacciano…buon appetito!” esordì Giulia, sedendosi. “Buon appetito…” rispose Piton. Prese la sua forchetta ed iniziò mangiare. Mentre con una mano teneva il giornale. Giulia lo guardava. A suo parere non erano venute così male le uova. Anzi. Meglio del solito! Poi, un pensiero le sfiorò la mente. Sembrava la tipica scena dei telefilm. Il padre di famiglia che mangia la sua colazione leggendo il giornale. E la moglie appena allontanata dai fornelli. Per gustarsi il frutto della sua fatica. La ragazza arrossì. Sarebbe stata una situazione futura. Solo che al posto della sedia vuota, ci sarebbe stata anche la piccola Eveline. Che magari allungava una mano per arrivare alla bottiglia di succo. Piton la guardò diverito. “Tutto bene?” chiese. Giulia sobbalzò. Poi annuì. Mentre arrossiva ancora di più. Ricominciò a mangiare. “Non è una situazione di tutti i giorni quella di fare colazione con un professore…” osservò poi. Severus la guardò alzando un sopracciglio. “In effetti molti dei suoi compagni preferirebbero fare una nuotata nel Lago Nero…” commentò. Giulia scosse la testa. “Io preferisco stare qui con lei…” confessò. Severus sospirò divertito. “L’ho sempre detto che lei è una ragazza strana signorina Wyspet…” commentò. Giulia sorrise. “E io le ripeto sempre…che…sono…solo innamorata…” sorrise, arrossendo. Piton la guardò. Adorava quel visino. Quei grandi occhi nocciola. E le sue guance che si coloravano. “Devo ammettere che questa colazione non è niente male…o almeno, sono ancora vivo dopotutto…” commentò. Vide gli occhi della ragazza illuminarsi di gioia. Allungò una mano e le accarezzò la testa. Poi tornò al giornale. Giulia sorrise soddisfatta. Doveva ancora migliorare. Doveva diventare una cuoca perfetta. Finì in fretta le sue uova e bevve del succo. Poi mise il piatto nel lavello. E tornò a sedersi. Appoggiò le braccia conserte sul tavolo. Appoggiandoci poi anche la testa. Guardava il professore. Concentrato su un articolo del giornale. La ragazza sospirò. Dalla finestra arrivava un po’ di sole. Non c’era vento. Però l’aria della stanza era diventata fresca. “In Napoli where love is king, when boy meets girl here's what they say…” iniziò a canticchiare Giulia. Severus distolse lo sguardo dal giornale. “When the moon hits you eye like a big pizza pie…that's amore!” sorrise ancora. Il professore scosse la testa divertito. La voce di Giulia di prima mattina era davvero un toccasana per lui. “When the world seems to shine like you've had too much wine…that's amore!” continuò, iniziando a dondolare le gambe sotto al tavolo. “In verità lei è sempre così…” ghignò Severus. Giulia gli fece la linguaccia. “Bells will ring ting-a-ling-a-ling, ting-a-ling-a-ling and you'll sing ‘Vita bella’…” proseguii poi. Chiuse gli occhi. “Hearts will play tippy-tippy-tay, tippy-tippy-tay like a gay tarantella!” sospirò. Il professore la guardava divertito. La tranquillità di quella ragazza era contagiosa. Il mal di schiena era scomparso. E lei stava cantando per lui. Si. La giornata era decisamente migliorata. “When the stars make you drool just like a pasta fazool…that's amore!” disse Giulia. Era tutto così magico. Prefetto. Era felice che lui fosse li. Ad ascoltare la sua canzone. La ragazza sapeva che cantare per Severus era l’unica cosa che le dava veramente soddisfazione. “When you dance down the street with a cloud at your feet you're in love!” sorrise. Riaprì gli occhi. Ed incontrò quelli di Piton. Come se non li vedesse da una vita. Le fecero accelerare il battito del suo cuore. “When you walk down in a dream but you know you're not dreaming signore…” sussurrò. Severus la osservava. Il ciuffo della frangia in mezzo agli occhi. La faceva sembrare buffa. Però era lo stesso incredibilmente bella. Si diceva di tornare al giornale, ma il suo sguardo non obbediva agli impulsi del cervello. Non l’aveva vista solo per un mese. E gli sembrava che fosse passata un’eternità. “Scuzza me, but you see, back in old Napoli…that's amore!” esclamò ancora Giulia. D’improvviso, un rumore la fece voltare. “Ma che ordine in questa cucina!!” esordì Molly, entrando. Al seguito Ilary e Mary. Quest’ultima guardò la figlia e poi il professore. “Buongiorno Severus…non mi dire che è opera tua!” pigolò ancora Molly. Lui la guardò scettica. “Allora…Giulia…sei stata tu?” chiese stupita Ilary. La ragazza annuì timida. “Che brava figlia che hai Mary!” esclamò sorridente Molly. La donna la guardò. “Modestamente…sono i geni Wyspet…” rispose il padre della ragazza, entrando in cucina. Vide Severus e Giulia. E le si avvicinò. “Buongiorno bambina…” la salutò, dandole un bacio sulla fronte. Lei sorrise. “Avete già fatto colazione vedo…” osservò Mary. Giulia annuì. “Allora, dormito bene Severus?” chiese ancora Molly. Piton alzò un sopracciglio. Ed evitò accuratamente di rispondere. “Ho molte cose da sbrigare…torno nella mia stanza…buona giornata…” si congedò poi, alzandosi. Giulia lo guardò. Non voleva che se ne andasse. Non le andava di rimanere con gli altri adulti. Voleva stare solo con lui. Parlare. Dell’estate che era trascorsa. Di cosa avevano fatto. E poi doveva raccontargli. Del concerto. La ragazza si alzò. Indecisa su cosa fare. Mentre il professore faceva un cenno di saluto. Mary se ne accorse. E la vide. Quella luce negli occhi della figlia. “Giulia…perché non chiedi a Severus se ha bisogno di aiuto…” la rimproverò, però con tono dolce. Sia Piton che la ragazza si voltarono. Questa tossì. “Ehm…ecco…ha bisogno…di  aiuto?” gli chiese poi. Severus guardò Giulia. Sbuffò finto seccato. “No grazie signorina Wyspet…Mary…non venitemi a disturbare…” rispose acido. Giulia lo guardò delusa. Sperava che lui accettasse. “Ma…Severus…e il pranzo?” chiese Molly. L’uomo la ignorò e si avviò alle scale. “Cos’è tutto questo chiasso?!” sbuffò Mary Kate, appena finite le scale. Intanto si grattava il sedere e sbadigliava sonoramente. Quando vide Piton sbarrò gli occhi. “Fine come al solito signorina Haliwell…” ghignò maligno, per poi sorpassarla e salire. La ragazza arrossì e corse in cucina. “Da quanto è qui il vecchio gufo?” chiese, ancora stupita. “Mary Kate! Un po’ di rispetto!” ridacchiò Ilary. Mary si avvicinò alla figlia. “Tesoro…” le sussurrò. Giulia scosse la testa. “Non ti preoccupare mamma…non…è successo nulla! Piton ha una reputazione da mantenere…e a me sta bene così…” sorrise. Anche se un po’ male c’era rimasta. La donna le accarezzò la testa. La ragazza tornò in camera. Trovò le amiche intente a cambiarsi. “Eccoti! E noi che pensavamo che ti fossi smaterializzata da Piton…” sorrise divertita Anna. “Ovviamente io le ho detto che non era possibile…dobbiamo ancora dare l’esame!” precisò Hermione. Giulia scosse la testa e si sedette sul suo letto. “Piton…è qui…” disse. Le amiche la guardarono sbarrando gli occhi. “Cosa?! E da quanto?!” esclamò stupita Hermione. “Da…stanotte…mi sono svegliata per colpa del temporale e sono scesa a bere un po’ di tè e biscotti…e…me lo sono trovato davanti…” raccontò Giulia. Anna tirò un urletto entusiasta. “Mi ha fatto compagnia…e stamattina…mi sono svegliata presto…ho fatto un po’ di pulizie in cucina…e mentre stavo preparando la colazione per me è arrivato…così…” continuò. Anna iniziò a saltare dalla contentezza. “Siete rimasti da soli!!! Per due volte!!! Avanti racconta! Ti ha baciata?” chiese subito. Hermione trasalì. L’amica scosse la testa. “Ma che delusione!!” sbottò ancora la castana. “Perché sei così giù allora?” le chiese il prefetto, sistemandosi la maglietta. Giulia alzò le spalle. “Stasera se ne andrà di già…è ancora in missione…e poi…” cercò di spiegare. Anna la guardò. “Ho capito…insomma, voi eravate tranquilli e beati giù a piccioncinare quando sono arrivati gli altri adulti a rompere le scatole…” riassunse. La ragazza annuì. “Santo Manson, certo che farsi gli affaracci loro mai eh!” sbottò la castana. Hermione corrucciò la fronte. “Però…Piton poteva sempre chiederti di dargli una mano in qualche cosa…così almeno potevate stare ancora un po’ da soli…” osservò. Giulia scosse la testa. “Ha una reputazione da mantenere…lui non chiederebbe mai un aiuto ad una sua studentessa…” rispose affranta. “Però tu non sei solo una sua studentessa! Sei la sua futura moglie per Merlino!” sbottò Hermione. La ragazza alzò le spalle. “Vorrà dire che lo vedrai a pranzo…” commentò Anna. Giulia annuì. Aspettò le amiche ed insieme scesero. Le due fecero colazione mentre lei leggeva il giornale. Poi, tutte e tre uscirono. Per approfittare del momentaneo sole. Vennero richiamate per pranzo. Però la sedia destinata al professore rimase vuota. Non si presentò. Però la sua porzione rimaneva. “Ginny, per favore, vai a portare il pranzo a Severus…” le chiese Molly. La rossa sbuffò. “Perché ci devo andare io?!” sbottò seccata. Anna diede una gomitata a Giulia da sotto il tavolo. “Come non detto…Giulia, per favore, vai tu?” le chiese Mary. La ragazza annuì timida. “Vedi? Impara un po’ da lei!” rimproverò Molly alla figlia. Giulia si alzò e prese il piatto con il pranzo. Solito polpettone. Quel giorno a pranzo era toccato a Molly il turno in cucina. Lo posò su un vassoio insieme a un bicchiere contenente del vino elfico. Suo padre, il signor Weasley e il signor Haliwell lo bevevano sempre durante i pasti. Dicevano che faceva bene alla circolazione sanguigna. La ragazza sollevò il vassoio e, stando molto attenta, iniziò il suo percorso. Salì le scale piano e passò il corridoio. Infondo, sul soffitto, c’era una botola con un manico. Giulia tenne il vassoio con una mano e tirò la maniglia. Una scala scese. La ragazza la salì piano. Spuntò su uno stretto corridoio. Non molto lungo. Che finiva con una porta. Giulia bussò. “Chi è?” tuonò Piton. Era chino sulla vecchia scrivania accanto al letto. Eppure aveva detto che non voleva essere disturbato. “Sono…Giulia…ecco…le ho…portato il pranzo…” rispose lei. Severus sobbalzò. Non se lo aspettava. Dopo qualche minuto sentì bussare ancora. “Avanti…” disse. La ragazza spinse la porta con un piede. La punta della sua Converse, oramai diventata grigia spuntò. Poi entrò tenendo ben stretto il vassoio. “Lo appoggi sul letto…” ordinò il professore, senza togliere lo sguardo dai fogli. Se l’avesse guardata sapeva che non avrebbe resistito e l’avrebbe fatta rimanere. Sentì dei passi. Giulia aveva poggiato il vassoio sul letto. “Le si fredda se aspetta…” osservò poi. “Ora sono impegnato…” sbottò acido. Sentì altri passi. Poi la porta che si chiudeva. Sospirò di sollievo. “Non mi dica che corregge compiti anche in vacanza!” sorrise Giulia, apparendo dietro di lui. Severus sobbalzò. “Ma le pare il modo di apparire?!” sbottò. “Mi scusi…non volevo spaventarla…” rispose dispiaciuta la ragazza. Piton scosse la testa. “Non mi ha spaventato! Mi ha solo preso di sorpresa!” la corresse. Ed ecco. Nel giro di un secondo. L’aveva fatto. Aveva commesso quell’errore. Si era voltato. Trovandosi quegli occhi nocciola a poca distanza da lui. “Se mangio ora, poi se ne andrà?” propose, cercando di sottrarsi a quello sguardo. Meraviglioso. Giulia annuì. Voleva davvero che lei se ne andasse? Voleva davvero liberarsi di lei? Severus si alzò e andrò al letto. Prese il vassoio e lo appoggiò alla scrivania. Mangiò in fretta, mentre Giulia rimaneva in piedi vicino a lui. “Ecco fatto…ora può andare…” esordì, porgendole il vassoio con il piatto vuoto. Il bicchiere lo aveva sistemato in un angolo della scrivania. La ragazza accettò il vassoio. Però lo guardò. Triste. E Piton se ne accorse. Forse la stava trattando con troppa freddezza. “Professore…posso…rimanere qui con lei?” gli chiese d’improvviso. Lui la guardò. Quegli occhi nocciola fissi sui suoi. Imploranti. Così sospirò. “Avanti…si sieda…” le rispose. La ragazza sorrise. Gli occhi le si illuminarono. Severus si voltò verso i fogli. Giulia lo guardava. Seduta sul letto. Mentre dondolava le gambe. Era una scena molto famigliare. Dopo pochi minuti il professore si voltò verso di lei. “Non si annoia a stare li?” le chiese. La ragazza scosse la testa sorridendo. Piton sospirò divertito. E lasciò perdere i fogli. Si alzò e si sedette accanto a lei. “In effetti è un po’ duro come materasso…” commentò Giulia, tastando il letto. “Comunque non dovrò usarlo ancora…” rispose Piton. La ragazza annuì. “Se ne andrà stasera? Tornerà a Spinner’s End?” gli chiese. Lui scosse la testa. “Ho…altre cose…da fare...penso che tornerò a Spinner’s End solo per prendere il necessario da portare ad Hogwarts per il nuovo anno…” spiegò. Giulia lo guardò. “Non le manca casa sua?” gli chiese ancora. Severus scosse la testa. “Quella di certo non si può nemmeno definire casa…” sbottò acido. Giulia scosse la testa. “Non dica così…a me è piaciuta… piccola, calda…accogliente…” la descrisse. Piton la guardò divertito. Descritta da lei, perfino casa sua sembrava un posto piacevole. La ragazza si guardò le punte delle Converse. “Dunque, cosa muore così tanto dalla voglia di raccontarmi per essere venuta a disturbare?” le chiese. Giulia sorrise. “Si ricorda…quando le avevo detto che mia madre aveva trovato la notizia di un presunto concerto dei Green Day a Londra?” iniziò a dire. Severus annuì. “È stato a metà luglio…e…ci sono andata…con Anna ed Hermione…è stata un’impresa convincere Herm! Però alla fine si è divertita!” continuò lei. Piton sorrise. “I biglietti me li ha comprati mia madre…per il mio coraggio al Ministero…li ha pagati anche ad Anna e ad Herm! Dopotutto Anna mi ha anche salvato la vita…” precisò Giulia. Il professore trasalì. Al pensiero di quella notte. Quando Silente era apparso dal nulla ad avvertire della scomparsa di alcuni studenti. E lui sapeva già. Che tra quelli c’era la sua Giulia. Testarda. Coraggiosa. Fedele Giulia. “Comunque, il posto dove suonavano era bellissimo! Hanno allestito un palco spettacolare! È iniziato con qualche minuto di ritardo…però i nostri posti erano ottimi!” esclamò ancora la ragazza. Severus scosse la testa divertito. “C’era un grande telone nero con in mezzo il cuore a bomba, come la copertina del cd…e quando è arrivato Billie Joe!! Professore, l’avesse visto!! Era in giacca nera e cravattino rosso!” descrisse sorridente lei. Piton non sapeva perché le ragazzine si agitassero tanto per degli scalmanati che facevano chiasso su un palco. Ma vedendo Giulia emozionarsi tanto per quei ricordi, evitò di proferire parola. “Hanno seguito la traccia dell’ultimo cd…iniziando con American Idiot…Billie Joe ha messo mano alla chitarra…eravamo in prima fila!!” sorrise ancora la ragazza. “Che dire poi quando hanno suonato Jesus of Suburbia! Ho cantato a squarciagola! Nove minuti di canzone!” esordì Giulia alzandosi. Piton sorrise. “Quando mai lei non canta eh?” rispose. La ragazza rise. E fece una piroetta sul posto. “Quando hanno cantato Boulevard of Broken Dreams…tutti le mani alzate…e Billie Joe che si è avvicinato tanto che quasi gli toccavo le Converse!” proseguì, alzando le braccia in alto. “Nel mezzo della canzoni, mentre gli altri prendevano fiato, lui si è messo a parlare con il pubblico…e poi…con St. Jimmy ci siamo scatenate in un modo! Perfino Hermione saltava a ritmo!” esclamò, facendo un’altra piroetta. “Si figuri…la signorina Granger è esagitata anche normalmente…con quella mano sempre alzata…non avrà fatto fatica ad ambientarsi…” ghignò Piton. Giulia scosse la testa divertita. “E poi…quando hanno cantato Are We The Waiting…” sospirò poi. Ed arrossì. Perché quando Billie Joe aveva iniziato a cantare quella canzone. Lei era piombata nei ricordi. In quella sera di neve. Nel giardino di Hogwarts. Unita al suo professore da un bacio. “Dunque? Non mi dica che è svenuta in mezzo al concerto…” commentò Piton. Giulia scosse la testa. “Tutte le canzoni mi sono piaciute…però…la più bella…è stata She’s a Rebel! Quella è stata quella che ho cantato fino allo sfinimento!” concluse il resoconto. Severus sorrise. “Ma non è finita…oltre a questo, appena finita l’ultima canzone, Billie Joe si è rivolto al pubblico, si è avvicinato, ed ha firmato autografi appena gli capitavano un foglio ed una penna in mano…e ne ha fatto uno anche a me!” raccontò entusiasta. Piton ghignò. “Perfetto…un altro foglio sprecato…” disse maligno. Giulia lo guardò divertita. “Prima ero affezionata alla mia maglia dei Green Day, ma da quel giorno, mi ci sono affezionata ancora di più!” precisò. Poi si risedette accanto al professore. “E lei? Ha qualche oggetto a cui tiene particolarmente?” gli chiese. Piton alzò lo sguardo. “Trovo che affezionarsi ad un oggetto sia inutile…” rispose. Giulia lo guardò dubbiosa. “Nemmeno se rappresenta un momento particolare o un ricordo davvero bello?” chiese ancora. “Ci si può affezionare alle persone…e questo lo trovo logico…ma a degli oggetti…” ripeté lui. Lei annuì. “Però…io…ecco…sono affezionata a molte cose…non materiali…tra cui la maglia dei Green…e a…al nostro ciondolo…” disse Giulia. Si portò una mano al ciondolo arrossendo. Severus le fece una carezza sulla testa. E le sorrise. “Mi scusi se le ho disobbedito…” sussurrò ancora la ragazza. Piton scosse la testa. “Basta che da d’ora in poi lei stia tranquilla…vede? Sono ancora vivo e vegeto!” commentò. Giulia accennò un sorriso. Poi lo guardò. “Lei come ha passato l’estate?” gli chiese. Si avvicinò al professore. “Diciamo che sarebbe potuta andare meglio…riassunto in un termine…faticosa…” rispose secco Piton. “Mi dispiace…” disse piano la ragazza. Severus scosse la testa. “Non ha nulla di cui dispiacersi…” commentò. Giulia lo guardò. Negli occhi. “Mi dispiace di non esserle stata vicino…” ripeté lei. Piton si voltò. Doveva sottrarsi a quello sguardo. Non avrebbe resistito. Non voleva rendere partecipe Giulia della sua vita da Mangiamorte. Anche se lei sapeva che era solo una missione per conto di Silente. Non voleva raccontarle tutte le orribili cose che aveva visto. Che aveva fatto. “Non avrebbe potuto fare nulla comunque…” rimbeccò acido Piton. “Nei momenti difficili la cosa più importante è avere qualcuno che ti stia accanto…la tristezza…la rabbia…tutte le brutte sensazioni possono essere sconfitte…se divise…con le persone a cui si vuole bene…” esordì. Severus sorrise. E le fece una carezza sulla testa. “La solita altruista…mi creda, non le piacerebbe condividere nulla con me…” commentò poi. La ragazza scosse energicamente la testa. “Ed invece si! Non mi importa quanto quello che mi racconterà sarà agghiacciante, orribile, triste…non voglio che lei lo affronti da solo!” rimbeccò decisa. Stavolta fu Piton a guardarla negli occhi. “E poi…sono abituata ai racconti dell’orrore…abbiamo visto ieri sera un film!” aggiunse Giulia. “Quelli sono finzione…quello che lei vuole sapere invece, è realtà…un’orribile realtà di cui io non voglio che sia partecipe…” rispose serio il professore. “Non mi importa! Io ho deciso di starle vicino, sia nel bene che nel male!” rimbeccò Giulia. Severus sorrise divertito. “Le vorrei ricordare che non siamo ancora sposati…” precisò. Arrossendo di poco. La ragazza sorrise. Prese una mano del professore. E la avvolse nelle sue. Severus sospirò. Esasperato. Ma felice. Quella ragazza era davvero testarda. Però. Era anche per quella sua testardaggine. Che si era innamorato di lei. “Comunque…non si preoccupi! Anche quest’anno verrò a trovarla nel suo ufficio!” esclamò allegra Giulia. “È una minaccia?” commentò perfido Piton. La ragazza sbuffò. “Non sarebbe il caso di applicarsi nello studio?” disse poi. Lei scosse la testa. “Farò i compiti mentre lei corregge le verifiche…” rispose. “Questa cosa mi suona famigliare…” osservò divertito. Giulia rise. “To see you when I wake up, is a gift I didn't think could be real…” iniziò a cantare. Piano. Severus sorrise. Quanto le era mancata la sua voce. Così leggera. Melodiosa. Che rapiva i sensi. “To know that you feel the same as I do, is a three-fold, utopian dream…” continuò Giulia. Mentre sperava che quel momento non finisse mai. Mentre sperava di poter rimanere in quella stanza per sempre. Con il suo professore. “You do something to me that I can't explain…so would I be out of line if I said…” sussurrò ancora. La ragazza appoggiò la testa sulla spalla di Piton. Che arrossì. Ancora con la mano tra quelle di lei. Sperando che non la lasciasse mai. “…I miss you…” sorrise Giulia, chiudendo gli occhi. Cullata dal suo profumo. Rimasero qualche minuto così. In quel silenzio. Che però significava più di mille parole. “Signorina Wyspet…” la chiamò Severus. La ragazza aprì gli occhi. E lo guardò. “Dovrei finire di controllare quei fogli…” le disse. Giulia annuì. “Posso…stare qui con lei? Prometto di non disturbarla…” sorrise timida. Severus sospirò divertito. “D’accordo…quindi immagino che dovrò farle apparire un libro…” commentò. La ragazza annuì. “Ho dei manga nel baule di sotto…” precisò. Il professore prese la bacchetta. “Accio manga!” esclamò. I volumetti apparvero sul letto. “Grazie…” ringraziò Giulia. Sentì dei rumori da fuori. Si alzò. Ed andò alla piccola finestra. Che dava sul giardino posteriore. Il sole splendeva ancora fuori. Niente nubi all’orizzonte. Anna era seduta sotto il suo ombrello da passeggio. Hermione vicino a lei. Con un altro libro in mano. La castana alzò la testa. E vide l’amica alla finestra. Giulia la salutò con una mano. Anna diede una gomitata ad Hermione. Che le sorrise. Poi tornò al libro. E la castana alla sua musica. “Non è costretta a stare qui…” precisò Piton. Giulia scosse la testa. “Voglio farle compagnia…” sorrise. Poi andò al letto. Si tolse le Converse. Scelse un manga e poi posò sul piccolo comodino i restanti. Si sdraiò a pancia in giù e lo aprì. Severus la guardò incuriosito. La copertina mostrava una ragazza in uniforme e dietro di lei una bambina. Vestita di nero. Con un abito tutto pieghe e fronzoli. In braccio un pupazzo con un’ascia in mano. A fondo pagina, un nome scritto in caratteri grandi. Giulia seguì lo sguardo del professore. “Si chiama Karin…è la storia di una vampira al contrario…” sorrise. Piton la guardò dubbioso. “Karin ha sangue in eccesso, quindi, invece di succhiarlo, lo deve iniettare…lei è attirata dalle persone tristi…ogni vampiro ha una preferenza di sangue…” spiegò lei. Il professore annuì. “I disegni sono molo carini…mi piace molto come personaggio Karin…mi somiglia di carattere…però anche la bambina vicino a lei nella copertina mi piace…” sorrise, indicandola. “Questi scrittori babbani…si inventano di tutto…” commentò divertito Piton. “Non trova che Anju, la bambina, assomigli ad Allegra?” gli chiese Giulia. Severus la guardò alzando un sopracciglio. “Una delle due lolita che abbiamo incontrato al Luna Park…si ricorda?” precisò lei. Il professore ci pensò. Poi annuì. “In effetti nel modo di vestire c’è qualche analogia…” commentò. Giulia sorrise. E tornò a leggere. Piton la guardò ancora per qualche istante. Poi tornò ad esaminare i fogli. La ragazza iniziò a dondolare le gambe. Il tempo passò così. Giulia leggeva tranquilla. Ridacchiando qualche volta. Mentre Severus controllava i fogli. E qualche volta si voltava di poco e guardava la ragazza senza farsi vedere. Erano quasi le cinque, quando Piton sistemò i fogli in ordine. Intanto Giulia aveva finito il volume e ne aveva iniziato un altro di un’altra serie. “Professore…lei sa che avremo come insegnate di Difesa Contro le Arti Oscure quest’anno?” chiese la ragazza. “Non ne ho idea…qualche altro amico svitato di Silente presumo…” sbottò acido. Giulia trasalì. Si accorse poco dopo della domanda poco delicata che aveva fatto. “Mi scusi…” si scusò. Piton scosse la testa. “Comunque spero tanto di avere G.U.F.O. sufficienti per riuscire a continuare sia Difesa che Pozioni…poi Incantesimi…” elencò Giulia. “Sono certo che ne avrà…” commentò il professore. La ragazza lo guardò. “Lei sa i miei risultati?” gli chiese. “Potrei…” ghignò Severus. Giulia lo guardò curiosa. “Mi può dire quante materie ho passato?” chiese ancora. Piton scosse la testa. “Per favore…solo una…piccola piccola…” lo pregò la ragazza, alzandosi. Lui inarcò un sopracciglio. “Dovrà aspettare la fine di agosto…” sorrise maligno. Giulia sbuffò. “Cattivo!” sbottò arrabbiata. Si avvicinò alla sedia. Arrivò alle spalle di Severus. E poggiò il mento sulla sua spalla. “Ho le labbra serrate…non le dirò nulla…” ripeté lui. La ragazza non si spostò. “Almeno Pozioni…potrò seguirla anche quest’anno?” gli chiese. “Ovvio…e comunque lei troverebbe un modo per infastidirmi anche se non venisse a lezione…” commentò perfido. Giulia rise. E gli diede un bacio sulla guancia. Poi tornò a sedersi sul letto. E si rimise le Converse. “Ci pensa? Niente più Umbridge a comandare!” esclamò, contenta. “Chi accetterà le sue provocazioni ora?” chiese sarcastico il professore. Si alzò e si sedette accanto a lei. Giulia rise. Poi si stiracchiò. “Il penultimo anno…” sussurrò. Severus annuì. “Quest’anno diventerà maggiorenne…mi aspetto dei comportamenti più maturi…” le disse. La ragazza annuì. “Anche se, conoscendola, sarà tale e quale al solito…sotto la cattiva influenza della signorina Haliwell poi…” osservò affranto. Giulia gli diede un pugno leggero sul braccio. D’improvviso bussarono alla porta. Senza aspettare risposta, si aprì. Era il padre di Giulia. Sebastian si guardò intorno. E vide la figlia. “Hey bambina! Cosa fai qui? Anna ed Hermione sono in giardino…” esclamò, stupito. La ragazza sorrise. “Tenevo compagnia la professor Piton…” rispose. Severus la guardò. Lei era l’unica che avrebbe ammesso di stare bene in sua compagnia. Sebastian passò lo sguardo al professore. “Sei rimasta qui dall’ora di pranzo?” le chiese. Giulia annuì. Per quanto volesse bene a suo padre doveva ammettere che si stava comportando in modo strano. “Avanti…vai dalle tue amiche…il professore non ha tempo da perdere immagino…” commentò Sebastian. La ragazza lo guardò tristemente. Non voleva andare via. “Non stavo facendo nulla di male…” sussurrò dispiaciuta. In effetti Piton avrebbe voluto sostenere Giulia. Le avrebbe voluto fare una carezza sulla testa. E mandare via quello scocciatore. Sebastian le fece segno di scendere. Giulia si alzò affranta. Severus avrebbe voluto prenderla per mano e farla sedere di nuovo. Vicino a lui. “Buon lavoro professore…all’ora di cena…” lo salutò triste. “Ti aspetto infondo alle scale…” le disse Sebastian. Giulia annuì. E l’uomo sparì dalla loro vista. “Mi dispiace…verrà giù a cena vero?” gli chiese. Implorante. Piton annuì. E le fece una carezza su una guancia. Lei accennò ad un sorriso. “Giulia!” la richiamò il padre. La ragazza si chinò e baciò sulla guancia Severus. Poi uscì dalla stanza. Richiudendosi la porta alle spalle. Il professore posò una mano sul posto dove era seduta Giulia. Era ancora caldo. E le lenzuola avevano preso il suo profumo. Dolce. Zucchero filato. Allegria. E sbuffò. Sebastian sarebbe stato suo cognato. Quindi non poteva fare passi falsi. E non poteva nemmeno rivendicare del tempo insieme a Giulia. Non era normale che un professore ed una sua studentessa stessero delle ore insieme. Fuori da scuola poi. Si voltò e trovò ancora i manga. Doveva smaterializzarli nella camera della ragazza. Allungò una mano verso il primo volume che lei aveva letto mentre lui era chino alla scrivania. Lo sfogliò. E notò qualche somiglianza tra la protagonista e Giulia. Lo rimise tra gli altri. Prese la bacchetta e li fece comparire sul letto della ragazza. Annoiato, si alzò. E tornò alle sue carte. Intanto, Giulia aveva percorso il corridoio e sceso le scale. Tirò su la botola poi scese le altre scale. Suo padre la stava aspettando come aveva detto. “Ciao tesoro! Dov’eri sparita eh?” le sorrise la madre. “Era da Piton…” le rispose Sebastian. La moglie lo fulminò con lo sguardo. “Ti ho solo chiesto dove fosse Giulia! Non di andarla a recuperare!” lo rimproverò. Lui la guardò stupito. “Comunque con questo sole non credo che sia un bene starsene chiusi in una stanza buia…” sbottò. Mary incrociò le braccia al petto. “Anna ed Hermione sono fuori…” disse a Giulia. “Appunto…vai a giocare tranquilla!” sorrise Sebastian. La ragazza lo guardò dubbiosa. Poi uscì. “Giocare? Amore…non so se ti sei accorto che nostra figlia ha sedici anni…è quasi maggiorenne…” commentò Mary. Il marito la ignorò. “Oh! Arthur vuoi una mano?” esclamò, dirigendosi verso il signor Weasley. Mary scosse la testa esasperata. Ci mancava anche la gelosia di suo marito. Ma lei non l’avrebbe permesso. Nel frattempo, Giulia era andata dalle sue amiche. Si sistemò sotto le povere fronde dell’albero, accanto ad Hermione. “Come mai scesa?” chiese Anna. La ragazza alzò le spalle. “Mio padre è venuto a chiamarmi…” rispose affranta. Hermione alzò la testa dal libro. “Gelosia portami via…” recitò. Giulia la guardò dubbiosa. “I padri sono molto gelosi con le figlie femmine…” sintetizzò il prefetto. “Figurati se il padre di Giulia sapesse che le piace Piton!! Darebbe di matto…” commentò Anna. La ragazza sospirò. “Non ci trovo nulla di male…” sussurrò, alzando la testa verso la finestra del professore. “Per te può essere normale avere un uomo di ventidue anni più grande di te, però per tuo padre è come se ti mettessi con lui…” rimbeccò Hermione. Anna rabbrividì. “Non è la stessa cosa…” sbuffò Giulia. “Non dimenticarti che Piton in effetti ha la stessa età di tuo padre…” commentò ancora il prefetto. “Un vecchio bavoso insomma…” osservò la castana. Hermione trattenne una risata. “Piton non è un vecchio bavoso…è un gentiluomo…” la corresse Giulia. Anna sorrise e scosse la testa. “Su…scherzavo! Non ne dubito…contando tutte le volte in cui avete dormito assieme, e lui nemmeno ti ha sfiorata!” aggiunse poi. La ragazza arrossì. “Ci mancherebbe altro! È un suo professore! Non può permettersi certi atteggiamenti con delle allieve! Minorenni per giunta!” sbottò seria Hermione. Anna le diede una piccola spinta. Che però la fece sbilanciare. “Oh Santo Manson! Era per sostenere che Piton fosse un gentiluomo! Un ragazzo della nostra età avrebbe…” iniziò a dire la castana. Hermione si tappò le orecchie con le mani. “Non voglio sentire!!” sbottò. Giulia rise. “Mi stupisci Herm! Dopo sei anni in camera con noi insisti nel mantenere la tua purezza di discorsi!” la prese in giro Anna. “Parla per te!” scherzò Giulia. La castana le fece la linguaccia. Poi scoppiarono tutte e tre in una sonora risata. Le ragazze rimasero fuori fino all’ora di cena. vennero richiamate per andare a lavarsi le mani. “L’ultima che arriva è uno Schiopodo!” esclamò Ginny, iniziando a correre. Mary Kate la seguì. “Noi siamo mature…non giochiamo a certe cose…” sbottò Anna. La sorella si voltò. “Siete vecchie! È diverso!” la prese in giro. La castana la fulminò con lo sguardo. E la rincorse. Hermione sbuffò esasperata. Si sentì un tonfo e il prefetto a Giulia accorsero. Anna era a sedere a terra. “Le ricordo i suoi sedici anni signorina Haliwell…” ghignò Piton. La castana mise il broncio offesa. E sorpassò il professore. “Buonasera professor Piton…” sorrise Hermione. Lui le rispose con un cenno della testa. “Sera professore…” disse Giulia. Piton inclinò un angolo della bocca. E la ragazza sorrise. “Sbaglio o quello era un accenno di sorriso?” sussultò Hermione. L’amica annuì. “Sbrigati Herm! Io non voglio essere uno Schiopodo!” esclamò poi, iniziando a correre. Il prefetto sbuffò. E la seguì. Appena finito scesero. C’erano pochi posti vicini liberi. Hermione ed Anna si guardarono complici. La castana si sedette alla destra di Giulia, mentre il prefetto vicino a quest’ultima. Il posto alla sinistra era vuoto. Si erano seduti quasi tutti tranne Piton e Ilary, che comunque aveva un posto vicino al marito. La donna distribuì la cena. Avanzava giusto quel posto. Anna ed Hermione si guardarono compiaciute. Giulia era insospettita dagli sguardi delle amiche. Così notò quel piccolo particolare. Sorrise al professore. “Avanti Severus…siediti pure!” lo invitò Ilary. Piton si avvicinò. Spostò la sedia. Però, prima che potesse sedervi arrivò Sebastian. “Mary! Prendi una sedia in più per Severus!” ordinò, sedendosi alla sinistra di Giulia. Anna per poco sbattè la testa sul tavolo. La madre di Giulia si teneva la testa con una mano esasperata. E la ragazza guardò il posto oramai occupato con tristezza. Severus si dovette sedere vicino a Molly. La cena proseguì normalmente. Anche se Piton dovette sorbirsi le chiacchiere inutili di Molly sulla cucina. Vuotato ogni singolo piatto, Mary iniziò a sparecchiare. Non mancando di dare una sberla sul collo al marito. “Vogliate scusarmi, ma ho ancora del lavoro da sbrigare…” si congedò Severus, alzandosi. Giulia lo aveva guardato tutta la sera. Quando prendeva delicatamente il cibo con la forchetta. E sorseggiava il suo vino. Arrossì ripensandoci. “Sicuro Severus? Non rimani nemmeno per un pezzo di dolce?” gli chiese delusa Mary. Doveva aggiustare quello che Sebastian aveva rovinato. Il professore scosse la testa. Spostò la sedia ed uscì dalla stanza. “È sempre stato un uomo molto riservato…però almeno il dolce…” sbottò Molly. “A me fa paura…” sussurrò Fleur rabbrividendo. Giulia strinse i pugni. “Andiamo…Severus è fatto così…non gli è mai piaciuto avere tanta gente intorno…” lo difese Mary. “Certo…a parte Lily ovviamente…” commentò maligna Ilary. Anna la fulminò con lo sguardo. Giulia si alzò. “Scusate…ho caldo…vado a prendere una boccata d’aria…” sussurrò. Poi, senza aspettare risposta, uscì dalla stanza. “Tesoro…aspetta…” la chiamò la madre. Ma la ragazza era già arrivata in giardino. Anna guardò Hermione. E si alzò. “Ho caldo anche io…” disse. Poi seguì l’amica. Giulia stava sotto la tettoia. Dov’era la castana il giorno prima. Nell’angolo. Anche da li riusciva a vedere la finestra. “Hey…non ti va nemmeno una fetta microscopica di dolce?” le chiese Anna. Giulia scosse la testa. “Su dai…non dare ascolto a quelle li…mia madre è una pettegola nata…se non sparla di qualcuno non è contenta! Figurati che ieri l’ho beccata a parlar male di Fleur…” raccontò la castana. “È esattamente per questo che odio il mondo…” sbottò Giulia. Anna la guardò dubbiosa. “Non ci si può fidare di nessuno…nemmeno di quelli che cenano al tuo stesso tavolo…se Severus avesse avuto dei compagni più buoni…non si sarebbe cacciato nei guai ad Hogwarts…” spiegò. Tremò di poco. E l’amica lo notò. “Ora capisco…tu…hai ancora paura…” sussurrò piano Anna. Come se perfino gli alberi avessero orecchie. Giulia scosse la testa. Stringendosi le braccia al petto. Però la castana lo sapeva. Lo vedeva quell’alone nei suoi occhi nocciola. “Stupida…ti conosco più di me stessa, vuoi che non me ne accorga?” la rimproverò Anna. Sorridendo dolce. Giulia la guardò. La castana la prese per un braccio. D’impulso la portò a se. E l’abbracciò. “Non devi aver paura…Piton è qui…al tuo fianco…bhe…in un’altra stanza, però il senso è quello…” le sussurrò ancora Anna. Giulia si strinse a lei. Si sentiva davvero una stupida. Eppure non poteva fare a meno di preoccuparsi per lui. Nonostante fosse adulto e vaccinato. Intanto, da una solitaria finestra, qualcuno le stava osservando. Forse sen’era andato troppo presto dalla cena. E Giulia ci era rimasta male. No. Non poteva piangere per quello. Ogni singola lacrima di quella ragazza era come un pugnale conficcato nel suo cuore. Non poteva vederla così. Come quella sera. Sotto casa sua. Severus si portò una mano al ciondolo. Dubbioso. Non era bollente. Ma nemmeno gelido. E gli trasmetteva un senso di inquietudine. Scosse la testa. “G…grazie Anna…ora…sto meglio…” disse piano Giulia. La castana le fece una carezza sulla testa. “Ed ora…torta al cioccolato arriviamo!” esclamò, prendendo l’amica a braccetto e trascinandola dentro. Le due tornarono in cucina e mangiarono la loro parte di dolce. Rimasero per poco nel salotto, poi, annoiate dai discorsi dei genitori, andarono in camera. Hermione leggeva beatamente. Era già il terzo libro che iniziava alla Tana. Anna ascoltava l’mp3, sdraiata a pancia in giù sul letto. Con un blocco da disegno davanti e la matita che guidava la sua mano in schizzi. Giulia si rigirava nel letto. Ginny e Mary Kate erano in giardino. Ad aspettare l’arrivo delle stelle. Mentre Fleur se ne stava un salotto accanto al suo Bill cercando di partecipare ai discorsi tra adulti. “Vai da Piton…” iniziò a canticchiare Anna. Giulia si voltò. “Hai detto qualcosa?” le chiese dubbiosa. La castana scosse la testa. Appena l’amica si girò ricominciò la cantilena. “Se non l’avessi capito, ti sta suggerendo di andare da Piton…” esclamò Hermione, la cui cantilena dava abbastanza sui nervi. Giulia arrossì. “È sera oramai…se mi dovessero beccare i miei cosa potrei dire?!” esclamò imbarazzata. Anna ridacchiò maliziosa. “Ti copriamo noi…” disse subito il prefetto. La ragazza le guardò. Si alzò. “Sicure?” chiese. Le due annuirono. Giulia prese un respiro e si avviò verso la porta. La aprì piano. Si rivoltò verso le amiche. Anna la minacciò con un cuscino. Così dovette uscire. Percorse fino infondo il corridoio. Ed arrivò alla botola. Si sentiva come quando arrivava davanti alla quella porta di legno scuro. Ad Hogwarts. Nei sotterranei. Tirò la maniglia e la scala venne giù. La salì veloce e risistemò la botola. Lo stretto corridoio era immerso nelle tenebre. Giulia appoggiò una mano ad una parete per orientarsi. Poco dopo qualche passo però, inciampò, finendo a sedere a terra. Si tirò su e arrivò alla porta. Alzò una mano per bussare. Ma ebbe un sussulto. E se Severus se ne fosse già andato? No. non poteva. Non senza salutarla. Eppure. Si fece coraggio e bussò. “Chi è?” tuonò il professore. Giulia tirò un sospiro di sollievo. Aprì piano la porta. “Sono…io…” sussurrò timida. Piton era ancora alla scrivania. Si voltò. La ragazza si stava richiudendo la porta alle spalle. “Dovevo immaginarlo…avrei dovuto chiudere a chiave la botola…” sbottò Piton. Giulia sorrise e si avvicinò. “È un peccato che se ne sia andato prima del dolce...la torta era squisita!” esclamò. Poi si sedette sul letto. “Al cioccolato…con la crema alle nocciole in mezzo!” descrisse, sospirando sognante. Severus si voltò e la guardò. Il solito sorriso allegro. Il ciuffo in mezzo agli occhi. “Vedo che ha riacquistato il suo buon umore…” commentò. La ragazza lo guardò dubbioso.  “Prima…per sbaglio…mi sono affacciato alla finestra…e l’ho vista…con la signorina Haliwell…” raccontò secco Piton. Giulia trasalì e arrossì. Abbassò lo sguardo. Però Severus riuscì a leggere i suoi pensieri. Era come immaginava. Centrava lui. “Mi…dispiace…” sussurrò Giulia. Piton scosse la testa. “Eppure le ho ripetuto mille volte che non c’è nulla di cui preoccuparsi…” ribadì poi. La ragazza rimaneva sguardo basso. Occhi fissi sulle Converse. “Oppure non mi reputa così preparato?” sbottò seccato Piton. Non voleva essere così brusco. Non avrebbe dovuto. L’avrebbe fatta piangere di nuovo. “No…io…” cercò di rispondere Giulia. Severus la guardava. Così piccola. Timida. L’avrebbe abbracciata. Eppure. Cos’era che lo frenava? “Allora non c’è nulla per cui angustiarsi…piangere poi…” rimbeccò acido. Ecco. Un’altra risposta sbagliata. Possibile che riuscisse ad essere così odioso anche con lei? La sua unica ragione di vita. “Mi dispiace…io…” continuò a biascicare Giulia. Aveva ragione lui. Era una stupida. Alzò lo sguardo. Incrociò gli occhi del professore. Piton ebbe un sussulto. No. Non poteva averlo fatto. Non ancora. Quegli occhi nocciola velati dalle lacrime. Si sentiva un mostro. Un essere ignobile. Un verme. “Mi dispiace… professore…io...sono una stupida…” sussurrò con la voce tremante Giulia. Severus scosse la testa. “È che…io…non riesco a non stare in pensiero…perché…ho paura…di…poterla perdere…” continuò la ragazza. Lui la guardò ancora. Non voleva farla stare male. “E se dovessi perderla…io…non so come farei…perché…io…la amo…”  concluse Giulia, alzandosi e andando ad abbraccialo. Piton sentì un tuffo al cuore. Quelle parole. Che dette da lei erano la sua salvezza. Solo dopo qualche minuto se ne accorse. Non era una sua visione. Giulia era davvero stretta a lui. Severus timidamente ricambiò l’abbraccio. “Professore…non mi abbandoni…la prego…” gli sussurrò tra i singhiozzi Giulia. Lui la strinse più forte a se. “Se crede che rinuncerò a lei così facilmente è davvero sciocca…” le rispose. La ragazza strinse un lembo della casacca in una mano. Non voleva lasciarlo andare. Esattamente come quella notte. Sotto casa. Però. Ora che era tra le sue braccia. Sentiva un senso di protezione. Attorniata da quel profumo. Rimasero abbracciati per dei minuti. Poi Severus la fece sedere sul letto. Giulia si asciugò le lacrime. “Mi scusi…non volevo…” disse ancora. Il professore sorrise e le accarezzò la testa. “Basta che non mi allaghi la camera…” commentò divertito. Giulia sorrise. “Voglio che sappia che io ci sono sempre…se vuole parlare…” disse poi. Severus annuì. Ci fu un breve silenzio. La ragazza fece scivolare piano la mano su quella del professore, appoggiata sul ginocchio. Severus si liberò dalla stretta. Però subito imitò il gesto di Giulia poco prima. Incrociando le dita. “Find me here…speak to me…” iniziò a cantare la ragazza. Piton sobbalzò. Poteva riconoscere quella canzone fra mille. “I want to feel you, I need to hear you…” continuò piano Giulia. Si avvicinò. Sorrise. E guardò il professore. “You are the light that's leading me…to the place…where I find peace…again…” sussurrò. Appoggiò la testa sulla spalla di Piton. Quest’ultimo arrossì. Si voltò verso di lei. E sorrise. Vedendo quegli occhi nocciola brillare. Per la felicità. Per la dolcezza. “You are the strength that keeps me walking…you are the hope that keeps me trusting…” proseguì Giulia. Avrebbe voluto rimanere li per sempre. L’importante era che ci fosse lui. Severus chiuse gli occhi. Per gustarsi quella magnifica voce. Che ogni volta lo incantava. “You are the life, to my soul…” disse  piano la ragazza. Piton rimase con gli occhi chiusi. Cullato dalla voce di Giulia. Dal calore della sua mano. Dei suoi gesti. E forse fu anche per quell’atmosfera così magica. Così rilassante. Che si addormentò. “…you are my purpose…” sussurrò Giulia. Si voltò e vide il professore con gli occhi chiusi. Il respiro tranquillo. Sorrise. Appoggiando la testa sulla sua spalla. “…you are everything…” disse infine. Poi chiuse gli occhi. Si strinse a Severus. Ancora con le dita delle mani incrociate. E dopo qualche minuto di silenzio. Lo raggiunse. Nel suo mondo dei sogni. Sorridendo. Perché per lei il sogno si stava già avverando.

  
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