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Autore: Crypto    26/03/2013    5 recensioni
Alex, un ragazzo che ama l'avventura, decide di perlustrare il paese in cui si è trasferito da poco, e si incammina in un bosco, da cui emerge un'antica casata,
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per Babu, con affetto.





Il giovane Alex stava lì, come intontito, come se fosse stato catapultato in un’altra dimensione di perfezione quasi assoluta. ‘Sto sognando, è così ovvio!’, disse tra sé Alex. Sembrava un ebete, con quegli occhi spalancati e la bocca aperta, da cui, da un momento all’altro, sarebbe certamente scesa un po’ di saliva, come un cane affamato.
La bellezza di quella piccola “reggia” era impressionante. Anzi, impressionante era dir poco. Splendore e maestosità si incastonavano perfettamente.
-Wow… -, riuscì a dire Alex, con voce impastata e gracchiante, ingoiando il fiume di saliva che si era formato nella sua bocca. Lo stupore si era impossessato di lui. In quella stanza ogni singolo granello di polvere valeva un milione, sicuramente.
‘Una villa di questa portata da tempo abbandonata e mai a nessuno è passata per la mente l’idea di venire a rubare un chicchessia?’, si chiese Alex, assorto più che mai nei suoi pensieri. Non che ammirasse la figura del ladro, ma era inevitabile immaginare un morto di fame andare in quel posto sperduto da chissà quanti anni o mesi a cercar di entrarvi furtivamente ed appropriarsi di un oggetto che probabilmente lo avrebbe reso il più ricco del mondo. Il giovane era riuscito ad entrare senza nessuna difficoltà in quel piccolo regno, ma aveva maledetto anche quel parquet scricchiolante sotto i suoi piedi. ‘Bè, se non fosse stato per quel cavolo di coso, non mi troverei qui.’, sorrise tra sé.
La piccola reggia era molto vasta. Al centro della stanza troneggiava una tavola da biliardo, con un panno verde smeraldo su cui si trovavano quattro biglie d’avorio, aspettando di essere lanciate nei buchi per scivolare e raggiungere le altre; sul lato sinistro del tappeto una stecca abbandonata, la parte inferiore ricoperta da uno strato di polvere. ‘Qualcuno ha lasciato in sospeso una partita’, considerò il giovane. Ai lati del grande rettangolo erano collocati lunghi portastecche dal colore nero, i bordi di un rosso scuro: poggiavano su di essi solo tre stecche di un legno molto raffinato; al disopra della struttura invece era appeso un lampadario da biliardo, con tre cerchi uniti, ricoperti intorno di plastica verde smeraldo, come il colore del panno, caratterizzati da una scritta: GPQA.
‘Cosa potrebbe significare?’, si chiese Alex, ma nella sua mente tanti boh facevano la conga.
A nord della tavola da gioco si stagliava un lungo tavolo, coperto da una tovaglia color porpora con ricami sparpagliati, groviglio di verde e azzurro; sul copritavolo dormivano quattro candelabri color dell’oro, due a destra due a manca, e al centro delle due schiere un cestino contenente frutta finta: arance, banane, mele e uva; intorno al portafrutta erano incastonate in vari punti quelle che sembravano pietre preziose. ‘Ma ‘sto tipo deve avere i miliardi nella banca!’, pensò Alex. Di fianco ai lati del tavolo si trovavano dodici sedie, come sentinelle, simili a troni per re, se non tali: era tutte fatte di oro, uno schienale con ricami di fiori arancioni e foglie di un verde scuro, il piano orizzontale su cui sedersi una distesa di rosso color del sangue, composto da figure di rombi color panna uniti tra loro da venature di viola; le gambe di sostentamento invece erano decorate magistralmente, frutto di una mente ben attenta e capace.
Fortunatamente, nel punto in cui lui era precipitato non si trovava nulla.
La cosa che però avvolse maggiormente di stupore Alex erano le librerie, che spiccavano contro le pareti rosse: erano ben quattro, collocate ai lati dei portastecche, di un legno tra chiaro e scuro, con screziature qua e là; sei scaffali,per ognuna,contenevano antichi volumi, forse sottratti dalla famosa biblioteca di Alessandria da un antenato dell’ignoto proprietario, tomi polverosi e recenti pubblicazioni. Non c’era uno spazio vuoto tra i libri, nemmeno uno.
Il giovane si avviò verso una di queste e prese un tomo pieno di polvere, passò una mano sulla copertina e lesse: Dante Alighieri, Divina Commedia, e sotto: Inferno-Purgatorio-Paradiso.
Aprì il tomo, sfogliò alcune pagine, superando prefazione e cose varie, arrivò al primo canto e lesse ad alta voce:



Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura
ché la diritta via era smarrita.
Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte
che nel pensier rinova la paura!



Il resto era composto probabilmente da commenti, parafrasi e altrettante spiegazioni che il quattordicenne non si prese la briga di analizzare.
-Mmh…-, disse Alex.
-Cazzo leggi?-, arrivò una voce femminile.
Alex sussultò. Si era dimenticato totalmente della ragazza che lo ‘aveva soccorso’, la donna pasta-e-cazzi che aveva aperto la luce e lo aveva catapultato di fronte all’enorme ricchezza di quella stanza.
-Mi hai fatto prendere uno spavento!-, riuscì a dire Alessandro, deglutendo. Rimise il tomo della Commediaal suo posto, ed avanzò per leggere i nomi sugli altri volumi: Platone, Cicerone, Apuleio, Cesare, Plutarco, Boccaccio, Petrarca, e poi ancora Dostoevskij, Manzoni, Pirandello.
Di alcuni ne aveva sentito parlare, di altri non ne aveva la minima idea. ‘Che mente che aveva, quest’uomo!’, ammise tra sé Alex.
-Si può sapere chi cazzo sei?-, disse la ragazza.
-Senti, potresti smetterla di buttare cazzi ovunque?-, il cuore gli sussultava, non si era mai rivolto così a nessuno, né tantomeno ad una ragazza che sembrava della sua stessa età.
-Ok, baby, ma muoviti a dirmi chi sei.-
-Mi chiamo Alessandro, per gli amici Alex, piacere, ed ho quattordici anni. Tu, invece?-, rispose cordialmente il ragazzo, tendendole la sua mano che non riusciva a stare ferma.
-E cosa te ne importa, a te?-, sbraitò quella, ridendo e mostrando denti perfetti. Le sue labbra carnose si estendevano su tutta la faccia, e quegli occhi verde scuro guardarono Alex, trasportando una dose di quello che sembrava disprezzo. I riccioli rossi che le ricadevano sulle spalle erano in perfetta armonia con quegli occhi.
-E vabbene, fa’ come vuoi.-, affermò Alex, e le voltò le spalle, per incamminarsi verso l’altra libreria. Sotto le strutture imponenti erano conficcati tappeti persiani molto lunghi, con ricami particolari, caleidoscopio di colori. Alzò gli occhi verso il soffitto e vide due lampadari mozzafiato: erano entrambi di cristallo, con gocce che cadevano da ogni parte; dal centro si estendevano, come tante braccia, candelabri argentati con al vertice fiamme di vetro da cui esplodevano raggi di luce.
Passò all’altra libreria e,scorrendo con gli occhi i vari scaffali, notò una scritta che lo colpì. Sulla mensola di legno era stato intagliato una sorte di codice:


                                                          XTAE8645QM723


Non riuscì a capire proprio cosa potesse significare. Di fianco a questo incastro di lettere e numeri stava una freccia che volgeva verso destra, puntando alla libreria da cui prima aveva presa la Commedia. Allora ritornò a quella e vide che compariva la stessa sequenza nella stesso punto, con un’eccezione: la freccetta di fianco puntava verso il basso.
Alex chiamò la ragazza e chiese:-Senti, guarda qui. Cos’è questa sequenza?-.
La ragazza si avvicinò al giovane, guardò il punto da lui indicato e rispose:-Non saprei, non l’ho mai notata, sinceramente.- Qualcosa in lei era cambiato, forse il tono; si era fatta tutt’un tratto seria.
-Vengo qui una volta ogni mese, ma non mi sono mai soffermata sui particolari di questa casa schifosa.-, continuò, riacquistando quel suo modo sprezzante. E si allontanò.
-E come fai ad avere le chiavi di questa villa?-
-Semplice: sono la nipote dell’ex proprietario, ovvero l’ex sindaco di questo schifoso paesino.-, rispose di rimando, mentre si sedeva su una sedia. Alex deciso di accantonare quella nuova, sconvolgente scoperta per dedicarsi ad un’intuizione che era sbucata dai cespugli della sua mente.
Si era creata una specie di pensiero, e deciso di seguirlo. Fece a grandi passi la stanza ed arrivò alla parte destra di quest’ultima. Voleva controllare se la stessa scritta si trovasse intagliata nel legno delle libreria. Pertanto si avvicinò ad una e il risultato fu lo stesso: stesso codice,
stesso punto. Soltanto la direzione della freccetta era diversa, poiché puntava a destra.
Il giovane quindi inspirò e capì il trucco. Doveva seguire la direzione delle frecce. Passò all’altra libreria. Stesso codice, stesso punto, stessa freccia.
‘Entrambe le frecce puntano a destra, due librerie a destra, quindi devo passare alle altre due.’, ragionò tra sé. Ritornò sul lato sinistro della piccola reggia, si avvicinò alla mensola e riguardò la direzione del ‘dardo’. Destra. Puntava verso l’ultima struttura. Raggiunse la quarta libreria: la freccia ora puntava verso il basso.
-Che cazzo stai facendo?-, chiese la ragazza.
-Shh.-, la zittì Alex, assorto nelle sue teorie. Piegò le gambe, si distese sul tappeto e guardò sotto la tavola da biliardo. Non riusciva a scorgere alcunché, quindi strisciò come un serpente e si trovò sotto la struttura. Tastò il pavimento freddo e trovò una specie di serratura. Cercò di aprirla ed in effetti ci riuscì.
Guardò in basso, ma era buio. Chiese alla ragazza se ci fosse una torcia.
-La porto sempre con me, baby-, rispose quella, che la prese dalla tasca dei suoi jeans a tubo, che aderivano perfettamente alle sue gambe, e gliela porse ad Alex. Il giovane pigiò e dalla torcia spuntò una luce bianca, che puntò verso il basso.
E maledisse quel momento.







Ciao a tutti J
Sì, c’ho messo un bel po’ per aggiornare. Ma oggi ho colto la palla al balzo e mi sono messo a scrivere. Sì, so che mi sono abbandonato ad una descrizione abbastanza spicciola del luogo, ma con le descrizioni sono proprio al livello 0, ahahah !
Spero vi piaccia questo nuovo capitolo, l’ho scritto tutto d’un fiato e… Sì, leggete leggete! E lasciate le vostre opinioni, se vi va.
Buona Pasqua!

Crypto.
  
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