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Autore: Misuzu    26/03/2013    2 recensioni
"Sai... se metti dello zucchero in un contenitore dove c'è scritto sale, non diventa sale."
Ayame, normalissima studentessa della Day Class, si ritrova a convivere con il segreto dei vampiri. Tuttavia, ben presto, diventerà l'oggetto principale di un grandissimo cambiamento.
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanabusa Aido, Nuovo Personaggio, Sorpresa, Takuma Ichijo, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Subito dopo essere tornata in dormitorio, la ragazza si cambiò e rimise il vestito nella scatola. Certamente non lo avrebbe mai più rimesso, in fondo non avrebbe mai voluto partecipare nuovamente a una festa del genere “Ma dovrai... quando sarai un vampiro!” disse una voce nella sua testa che le ricordò la sua condizione. Si mise a letto e, silenziosamente, iniziò a piangere. Aveva paura, troppa paura, perché lei non sapeva cosa sarebbe diventata, non sapeva cosa l’attendeva oltre la sua vita da umana. La società dei vampiri era diversa, più fredda e crudele, divisa troppo drasticamente e lei era solo del buon cibo, che avrebbe potuto conferire a molti di loro quello che tanto agognavano, un potere più grande degli altri. Si rese conto che, se qualcuno avesse iniziato a trasformare tutti i vampiri in purosangue, sarebbero scoppiate guerre e di mezzo ci sarebbe andata la povera gente. Sarebbe riuscita ad essere abbastanza forte da impedire che il suo sangue venisse preso facilmente? Aveva dei dubbi, troppi.
In preda a quei pensieri si addormentò. Certamente si aspettava di fare degli incubi, invece quello che fece fu, probabilmente, uno dei sogni più dolci che avrebbe potuto fare in tutta la sua vita.

 
“Ayame... svegliati” le disse una voce melodiosa e, quando la ragazza aprì gli occhi, si ritrovò dinanzi il volto angelico della madre. Ora lo ricordava, e ricordava anche che avrebbe voluto assomigliarle... lei era perfetta, in tutto. I capelli castani che scendevano delicatamente fino a metà schiena, gli occhi azzurri così simili a specchi di cielo che lei non poteva vedere, e i modi delicati. Era meravigliosa, un angelo. La piccola Ayame si stropicciò stancamente gli occhi e si mise seduta sullo stesso divanetto rosso sul quale si era addormentata
“Mamma... posso uscire ora?” chiese la bambina. Ogni giorno della sua vita l’aveva passato in quella casa, in quelle stanze di qualche metro quadro, senza avere la possibilità di vedere la luna, o le stelle, o il cielo. Nulla... tutto le era stato precluso per aiutarla, per salvarla da quelli che sarebbero potuti essere i suoi carnefici, dalle stesse persone che, non molto tempo dopo, le avrebbero fatto perdere tutto.
La donna guardò dolcemente la figlia “Non ancora...però ti ho portato una cosa!” le disse, porgendole un libro. Lì dentro, come la copertina faceva immaginare, vi erano un sacco di figure, tutte rappresentanti alcuni panorami a dir poco spettacolari.
Gli occhi della bambina brillarono dalla felicità “Ti piace?” le chiese la madre, sorridendo
“Mh!” rispose la bambina, annuendo. Iniziò a sfogliarlo delicatamente, ammirando le bellezze del mondo al di là di quelle quattro mura. Ayame avrebbe tanto voluto conoscere la gente, altre persone, ma non poteva. La sua esistenza doveva rimanere nascosta.
 “Vieni qui che lo sfogliamo insieme” le disse il padre, un uomo alto e muscoloso, dai capelli biondi e dagli occhi scuri, ma dallo sguardo dolce. La piccola Ayame, accogliendo l’invito, scese il divanetto, in un modo strano essendo quello molto più alto di lei, e, attenta a non farsi male, prese il voluminoso libro (che per lei era pesante) e si diresse dal padre, il quale la prese in braccio e iniziarono a sfogliarlo piano, piano
“Ecco... questo si chiama tramonto ed è quando il sole scompare per lasciare il posto alla luna” disse il padre, dolcemente
“Oh... e di che colore è un tramonto?” chiese la bambina. Non sapeva il nome dei colori, anche se riusciva a vederli  
“Un tramonto può essere di tanti colori: rosso, arancione, roseo, grigio se ci sono le nuvole...” iniziò il padre
“E io potrò vederli tutti un giorno?” chiese la bambina, distogliendo lo sguardo dal libro e guardando l’uomo
“Sì... e ne vedrai anche di più belli!” disse.
“Evviva!” esclamò la bambina, felice. Non le importava quando, avrebbe resistito tantissimo pur di vederli
“Aya-chan! Mi è venuta un’idea! Che ne dici se diamo ad ogni colore un significato?” chiese improvvisamente la madre, dopo aver attentamente valutato la situazione. La bambina la guardò incuriosita
“Hai visto che indosso abiti di colori diversi... magari ad ogni colore diamo un significato, oppure non so, potrei rivelarti qualche cosa di quando io e il tuo papà eravamo piccoli!” disse la donna
“Sì! Voglio sapere tante cose sulla mamma e sul papà!” disse la bambina, allegra.

 
 
Poi si ritrovò in un altro ricordo. Questa volta era per terra, su un morbido tappeto colorato e profumato. Ci si sdraiava spesso, anche con i suoi genitori, quando leggevano dei libri
“Aya-chan! Mamma e papà stanno andando sopra.  Oggi devono venire delle persone importanti... mi raccomando, tu fa la brava e rimani qui” disse la donna, dando un bacio sulla guancia della bambina. Indossava un vestito rosa e lei sapeva che, con quel colore, molti anni prima i suoi genitori si erano incontrati. La bambina annuì.
La casa,in effetti, era stata divisa in zona sicura e zona non sicuro. Dove si trovava Ayame, che era la parte inferiore della casa e considerata zona sicura, vi erano due camere da letto, una nella quale a volte dormiva lei e una per i suoi genitori, una grossa libreria e un salottino nel quale la bambina a volte schiacciava pisolino o nel quale i suoi genitori parlavano con lei. Akio e Hana (i nomi rispettivamente del padre e della madre di Ayame) lasciavano raramente la loro adorata figlia, ma quando lo facevano era solo perché erano costretti dal loro rango di purosangue e dalle regole della società.
La parte superiore della villa era quella che Ayame non aveva mai visto era la parte più bella, immensa e piena di oggetti che non pensava nemmeno esistessero, raccolti durante le centinaia di anni di vita dei suoi genitori. Non capitava spesso che andasse qualcuno nella casa dei due purosangue, anche se, quando accadeva, le presenze che la piccola percepiva erano molto potenti.
Erano passati circa dieci minuti da quando i suoi genitori erano saliti e lei aveva finito di sfogliare il libro che aveva in mano. Dato che la libreria non le era proibita e dato che si trovava poco distante, uscì dalla stanza e vi andò. La libreria aveva un sacco di scaffali, oltre che un paio di piccoli divanetti e uno più grande. Lasciò il libro che aveva letto su uno dei divanetti e ne prese uno che si trovava su uno scaffale alla sua altezza. Proprio in quell’istante si aprì la porta; Ayame sapeva che non erano i suoi genitori, avrebbe avvertito la loro presenza o l’avrebbero chiamata. La presenza che percepiva era diversa dalle altre. Si nascose dietro al divano, che si trovava proprio di fronte la porta di ingresso affinché non fosse notata e attese che quella persona se ne andasse. Non voleva mettere i suoi genitori nei guai, sapeva che se si fosse fatta notare sarebbe potuto succedere qualcosa, anche se non sapeva cosa.
“C’è qualcuno?” chiese una voce dolce, mentre chiudeva la porta; la piccola Ayame non sapeva come fare... voleva rendersi invisibile ma non ci riusciva! Poi la presenza si avvicinò al suo divano, passo dopo passo, si affacciò e lo lei vide: era un bambino poco più grande di lei, aveva gli occhi verdi e i capelli biondi ed era vestito con una camicia bianca. La osservò un po’ incuriosito, così come la bambina, che non aveva mai visto dei suoi simili e si trovava quasi affascinata dalla sua bellezza
“Come ti chiami?” chiese il bambino
“Ayame” rispose lei
“Io mi chiamo Takuma... ti va di essere mia amica?” chiese sorridendo. Gli era stato dato il permesso di girovagare in quei luoghi proprio dalla coppia purosangue, ma nessuno aveva avvisato la piccola Ayame
“Posso?” rispose la bambina. Era strano ritrovarsi in quella situazione, però lei non sapeva se poteva essere amica di qualcuno
“Certo! E poi te l’ho chiesto io. Che stavi facendo?” chiese Takuma, curioso
“Stavo per vedere un libro!” disse la bambina, mostrandogli il tomo
“Posso anche io?” chiese il vampiro. Quando la bambina annuì Takuma si sedette sul divano e aiutò la sua piccola amica dato che, essendo troppo bassa, non riusciva a salire. Infine, iniziarono a sfogliare il libro  
“Sono tutte immagini di paesaggi!” disse Takuma, mentre continuava a voltare pagina
“Sì... io non li posso vedere dato che devo stare qui, ma il mio papà ha detto che potrò farlo quando sarò grande!” rispose la piccola, allegra “E tu li hai mai visti?” chiese poi
“Sì” rispose Takuma... non gli era stato detto nulla a riguardo di quella bambina, anche se sapeva che era lì  
“Sei fortunato, allora” rispose lei.  Dato che sembrava tenerci molto, al bambino venne una brillante idea
“Se vuoi... ti porterò delle foto, la prossima volta che vengo. Così li puoi vedere anche tu i paesaggi che vedo io” propose
“Davvero?” chiese la bambina, meravigliata. Takuma era davvero una brava persona
“Sì! La prossima volta che vengo te le porto! Promesso” rispose il bambino
“Grazie mille Takuma – chan!” rispose la bambina. Passarono le ore e Ayame si addormentò, poggiando la testa sulle gambe del piccolo Ichijo, che le accarezzò delicatamente i capelli. Provava un senso di protezione per quella bambina così piccola e innocente e, anche se non la conosceva per nulla, le voleva già bene. “Aya-chan! Saluta Takuma” disse la madre, tenendola in braccio; a quanto sembrava il piccolo se ne stava andando e lei era stata presa in braccio dalla sua mamma
“Ciao ciao, Takuma - chan” disse la bambina, per poi riaddormentarsi.

 
 
Lo scenario cambiò nuovamente e la ragazza vide chiaramente la fine dei suoi genitori... entrambi morti per mano di Rido Kuran. Si svegliò, ancora nei panni della piccola Ayame, e scoppiò a piangere
“Che succede, Aya-chan?” chiese la madre, prendendola in braccio
“Ho visto... che un vampiro cattivo... faceva del male a mamma e papà!” disse la bambina, tra un singhiozzo e l’altro. I due si guardarono, preoccupati, ma cercarono di non farsi vedere dalla loro bambina
“Non preoccuparti... era solo un brutto sogno!” disse la donna, baciandola sulla fronte e facendola riaddormentare.
 
 
Improvvisamente una porta si aprì “Come sta Aya-chan?” chiese il piccolo Takuma, cresciuto ancora un po’
“Ha un po’ di febbre... vado a prendere dell’altra acqua, la guarderesti tu, Takuma?” chiese la donna molto gentilmente. Per quel giorno indossava un vestito rosso, come le guance della sua piccolina ammalata e come il sangue che di lì a qualche giorno sarebbe stato versato. Il bambino annuì e si sedette vicino ad Ayame, accarezzandole la fronte mentre la donna usciva dalla stanza
“Takuma... chan” disse la piccolina, aprendo gli occhi e guardando il suo amico. Il so volto, la sua voce, tutto di lui la faceva stare meglio
“Non ti sforzare, Aya-chan! Riposa ancora un po’” disse il bambino. La bambina lo guardò, inizialmente indecisa se fare o no quello che stava pensando, ma decise di osare: uscì dalle coperte e buttò le braccia al collo di Takuma, poi iniziò a piangere
“Che succede, Aya-chan?” chiese il bambino, stringendola a se e accarezzandole i capelli
“Qualcuno farà dal male a mamma e papà” disse la bambina. Ogni notte lo stesso sogno e aveva capito che si sarebbe avverato, presto
“Sta tranquilla, i tuoi genitori sono forti” disse il bambino
“Ma non ce la faranno!” disse piangendo. Non voleva perderli, non ora che stava andando tutto bene e che aveva un amico
“Io rimarrò con te, Aya-chan! È una promessa!” disse il bambino
“Davvero?” chiese la bambina, asciugandosi le lacrime
“Sì! Ma ora riposati. Quando ti riprenderai ti farò conoscere tante altre persone... sai, ci sono un sacco di bambini come noi” disse Takuma. La bimba annuì e si rimise sotto le coperte
“Rimarresti con me fino a quando non mi addormento?” chiese la piccola Ayame. Il bambino annuì e le prese la manina da sotto le coperte.

 
 
Appena chiuse gli occhi, vide la sua mamma con un vestito bianco “Aya-chan... la mamma ti vuole bene, e anche il papà, ma ora ci dobbiamo separare”. Il bianco, era un colore bello ma triste; la madre le aveva detto che era il colore che si era dimenticato cosa fosse in realtà, ed era il colore usato sia per le cose belle che per quelle brutte, come gli addii. E quello lo era
“Mamma, aspetta! Io non voglio separarmi da te” disse la bambina piangendo, prima di essere abbracciata dalla madre
“Ayame... io e tuo padre abbiamo avuto un’esistenza bellissima e tu sei stata la cosa più bella che ci sia capitata. Noi non ti lasceremo sola, ti staremo sempre accanto e ti proteggeremo come abbiamo fatto fino ad ora, anche se tu non ci vedrai.” Rispose la donna, prima che tutto divenisse buio.

 
 
Ayame si svegliò di soprassalto, grondando sudore nonostante facesse freddo. Guardò l’orologio... le sette meno dieci. Si alzò e si vestì e la sera tornò ad essere il diligente Guardian che non era stata la settimana prima
“Ti sei ripresa in fretta!” disse Zero, vedendola
“Sì! Io non lascio abbattere tanto facilmente!” rispose la ragazza. Voleva parlare con Takuma, doveva farlo, per quanto ancora si sentisse imbarazzata. Magari ora lui avrebbe voluto semplicemente il suo sangue, magari l’avrebbe usata, tuttavia ora Ayame non poteva dimenticare che quella stessa persona sulla quale ora aveva dei dubbi era stata quella sulla quale aveva fatto più affidamento durante l’arco della sua precedente vita. Quella sera, durante la ronda, ebbe l’opportunità di realizzare il suo piccolo desiderio. Come sempre, intorno all’una di notte, la ragazza si fermò vicino alla maestosa fontana, cercando di prendere un po’ di fiato dopo il giramento di testa improvviso che le era venuto
“L’anemia... è il primo sintomo prima i di diventare vampiri” si disse, ricordando di averlo letto su un libro preso in prestito dal direttore, ma preferì non darci molto peso. Era una ragazza semplicemente scossa per quello che le era successo, e che ancora doveva recuperare quello che le era accaduto la settimana precedente
“Buona sera Aya-chan!” disse Ichijo, vedendola ma aspettandosi che la ragazza scappasse da un momento all’altro, cosa che non fece
“Buona sera a lei, Ichijo -san” rispose la ragazza, allegra. Più lo osservava più si sentiva imbarazzata e gli occhi si fermavano costantemente sulle stesse labbra che aveva usato per baciarla, pensando a quanto fossero perfette “Riprenditi Ayame!” si disse
“Sei al lavoro come sempre?” chiese il ragazzo
“Sì! E oggi vorrei dirle una cosa, se lei me lo permette” disse allegra
“E cosa?” chiese lui incuriosito
“Grazie... per aver mantenuto la promessa! E’ stato davvero importante per me” rispose la bionda
“Quale promessa?” chiese lui. Non ricordava di avergliene fatta alcuna “Le foto! Come... te ne sei dimenticato?” gli chiese vedendolo stupito. La sua felicità, in quel momento, non aveva paragoni
“Io no, ma tu...” iniziò a dire prima di essere bloccato dalla ragazza
“Ci sono delle ragazze fuori dal loro letto... vado a riprenderle. Buona lezione!” gli disse, correndo via. Ma prima che lei scappasse, Ichijo le afferrò la mano e la tirò a se, abbracciandola forte, ma stando attento anche a non stringerla troppo, per evitare di farle male
“Takuma... chan? Che cosa...?” chiese la ragazza prima di sentire le parole del vampiro

“Cerca di non sforzarti troppo” le disse, accarezzandole la testa e dandole un bacio sulla fronte, come quando erano piccoli “Sì, non preoccuparti!” rispose la ragazza, correndo via.

 




 Angolo dell'autrice: Salva a tutti! Innanzi tutto ringrazio Heart e usuk_fan per le loro recensioni! Inoltre ringrazio anche tutti quelli che seguono la storia, leggendola o mettendola nelle loro seguite/preferite/ricordate!
Allora questo capitolo tratta del passato di Ayame! ^-^ Mi è  piaciuto pensarlo così... non so il perchè! Hana e Akio li ho immaginati molto legati con la loro figlia, tanto da sacrificare il loro tempo con la società dei vampiri!
Mentre Takuma... è troppo bello il piccolo Takuma! >_< Io personalmente lo adoro! Ovviamente anche da grande non è male... ma questo è un'altra storia!
Per quanto riguarda il settimo capitolo, l'ho già scritto e anche questo è in revisione, mentre ho intenzione di far succedere all'ottavo una svolta clamorosa! Speriamo bene!
Spero che vi piaccia anche questo nuovo capitolo! E con le vacanze di Pasqua spero di poter scrivere di più!
A presto!
 

 
  
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