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Autore: Chenra    27/03/2013    1 recensioni
Salve a tutti, questa è la storia che avevo pubblicato un po' di tempo fa. Non mi convinceva il modo in cui l'avevo scritta quindi avevo deciso di cancellarla e di riadattarla in modo che risulti un po' più semplice da leggere.
Non so come descriverla in queste poche righe che ho a disposizione quindi non lo farò. Però dico già da ora che si entrerà nel vivo della storia solo a partire dalla fine del terzo capitolo, in quanto mi sono preso un abbondante spazio per descrivere i personaggi e la vita più o meno quotidiana prima di arrivare all'evento che cambierà in modo irreversibile la loro vita.
Mi piace scrivere capitoli abbastanza lunghi, se li ritenete eccessivamente lunghi o avete qualsiasi altra critica fatemelo sapere, le recensioni negative servono a migliorarsi.
L'uomo non è perfetto ma perfettibile. Con questa citazione di Kant da finto ragazzo colto quale sono vi lascio al capitolo :)
P.S. Per quanto riguarda il genere romantico non so ancora in che misura sarà presente, dipende tutto da quello che la mia mente riesce ad elaborare, in quanto non mi piacciono molto le cose scontate e banali.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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è un po' corto lo so, ma preferisco spezzare questo capitolo dal prossimo, ove vi saranno le spiegazioni per quello che leggerete. 
Un grazie di tutto cuore a  legge, alla prossima ;)
 
Capitolo III:
 
Boom
Cosa diavola stava succedendo cos’era tutto quel baccano?
Boom.
Altro rumore con aggiunta di luce.
<< Grazie Julian sono bellissimi, anche se non ti dovevi disturbare >> disse mia madre irrompendo festante in camera mia.
Quindi capii che il rumore che avevo sentito erano le porte delle camere che aveva aperto mia madre per svegliarmi.
<< Figurati, e poi la mamma è sempre la mamma quindi dovevo. >> dissi con la voce impastata dal sonno, cercando di abbozzare un sorriso.
<< Julian sei un tesoro >> disse abbracciandomi amorevolmente.
<< Buon compleanno mamma. >> dissi ricambiando l’abbraccio.
<< Ah prima che me ne dimentichi, non prendere impegni per sta sera, andiamo a mangiare fuori >> dissi riappoggiando la testa sul cuscino.
<< Ahahah qualcuno sta cercando di fare l’uomo galante >> disse schernendomi.
<< Io sono sempre galante mamma>> risposi sghignazzando.
Guardai la sveglia, mancava un quarto d’ora alle sette.
Decisi di alzarmi. Volevo vedere Kloe prima di entrare.
Mi preparai con calma e mentre bevevo il caffè sentii, al telegiornale della mattina, una notizia che mi stampò un sorriso a trentadue denti in faccia.
Era la notizia dell’ urto dei fulmini, avvenuto nell’istante esatto in cui le labbra mie e di Kloe si scontravano con passione.
Si, avevo proprio voglia di vederla.
<< Mamma io vado, cerca di essere pronta per le sette e un quarto, a dopo>> dissi uscendo dall’appartamento.
Con mio grande stupore uscii in tempo per prendere il bus.
<< Juls vieni qui >> gridò Marlene per sovrastare il chiacchiericcio generale.
Mi sedetti affianco alla mia carissima bionda che per motivi noti solo al cielo riusciva sempre a sapere quando riuscivo a prendere il bus e tenermi un posto.
<< Caffè? >> chiese porgendomi la bevanda calda.
<< Come tu riesca a sapere quando io riesca a prendere il bus resta sempre un mistero? >> chiesi accettando di buon grado il bicchiere.
<< Si però come vedi porto doni >> disse sorridendo e indicando il caffè.
<< Hai visto che strani i fulmini ieri sera? >> domando con leggerezza.
Ci mancò poco che non mi affogassi nella bevanda scura. 
Alla parola fulmini infatti mi era ritornato il ricordo che mi aveva fatto sorridere pochi minuti prima, solo che questa volta stavo ingoiando il caffè e quindi vi fu l’effetto collaterale.
Mi guardò sospettosa, intuiva che c’era qualcosa che le dovevo dire ma non mi mise fretta.
<< Ci siamo baciati >> iniziai a dire appena smisi di tossire.
<< E quando ci siamo baciati, con un po’ di passione in più, si sono scontrati i fulmini, proprio sopra di noi in effetti. >>
<< Rallenta amico rallenta … vi siete baciati? >> chiese stupita ed euforica allo stesso tempo.
<< Si Mary, hai sentito bene>> dissi sorridendo contagiato dalla sua euforia.
<< Sai vero che Charlie ti farà mille domande in proposito? >> chiese ridacchiando.
<< Si, gli dovrò dire tutto prima della festa perché non mi lascerebbe più in pace >> dissi mesto. << Ah, viene anche Kloe alla festa, tu e Charlie le potete dare un passaggio? >>
<< Certo, non ci sono problemi. Alla fine che hai preso a tua madre? >> chiese curiosa.
<< Degli orecchini che ha individuato Kloe, le sono piaciuti un sacco. >>risposi contento per il regalo che ero riuscito a farle.
Scendemmo alla Bishop, e alla fermata trovammo Charlie pimpante come sempre.
<< Buongiorno amore, Julian ti deve dire una cosa >> disse Marlene salutando il mio migliore amico.
<< Oh davvero? Spero siano buone nuove, di cosa si tratta? >> chiese allegro.
Come facesse Charlie ad essere tanto attivo di prima mattina proprio non lo capivo. Io, ero ancora per metà nel mondo dei sogni dopo due caffè, e lui sprizzava energia da tutti i pori.
<< Ieri sera io e Kloe ci siamo baciati >> era inutile girarci attorno.
<< Grande amico >> disse sollevando Marlene per aria.
<< Alla prima ora abbiamo la Ross, mi racconterai tutto con calma >>disse euforico.
<< Come mai vuoi aspettare alla prima ora per sapere? Ti stai per caso ammalando? >> la curiosità di Charlie era proverbiale, c’era qualcosa che non tornava.
<< Sono sano come un pesce, come sempre, ma per via di una castana dagli occhi verdi che si sta avvicinando, dovrò aspettare >> disse facendomi segno di voltarmi.
Due pietre di giada mi stavano guardando sorridenti, e delle labbra che sapevano di vaniglia incontrarono rapide le mie.
<< Buongiorno >> mormorai mentre la vaniglia mi inebriava.
Sorridendomi si staccò e si girò appena per salutare Charlie e Mary, entrambi sorridenti. 
La mia solitaria vita sentimentale aveva sempre creato qualche problema a loro, e adesso che mi vedevano con Kloe sorridevano come due ebeti, sembrava che volessero mostrare agli altri come mi sentissi.
<< Vi và un caffè?>> chiese Kloe mettendosi una mano davanti alla bocca per nascondere lo sbadiglio.
<< Ancora niente caffettiera in casa Wiccans?>> chiesi cingendole il fianco col braccio destro.
<< A dire il vero si, è arrivata questa mattina, ma non ho avuto il tempo di farle fare il rodaggio, e quindi devo passare anche oggi da Samuel >> nascondendo un secondo sbadiglio.
<< Meglio avviarsi allora, prima che Kloe diventi la bella addormentata di Seattle. >> disse Charlie prendendo in braccio la sua ragazza, a cui tra l’altro scappò un urlo per la sorpresa.
Quel ragazzo era davvero troppo attivo, se non fosse stato che era sempre così avrei detto che avesse iniziato a far uso di cocaina all’insaputa mia e di Marlene.
<< è proprio un vulcano di energie >> disse Kloe ridendo.
Cingendoci la vita, seguimmo con calma la rota intrapresa da Charlie che ci aveva abbondantemente distanziati.
<< Siete due lumache, lo sapete vero? >> disse Charlie canzonatorio quando ci sedemmo al tavolino.
<< Ciao ragazzi, ecco i caffè, l’espresso è per te giusto? >> Samuel ricordava i clienti con molta facilità, quindi non mi stupii che ci portasse quello che volevamo senza chiedere.
<< Giusto >> rispose Kloe assonnata.
<< Ah Charlie devi prendere anche Kloe >> buttai lì senza pensare.
<< A cavallino intendi? >> chiese lui cercando di tenere un tono di voce serio.
La sua idiozia era direttamente proporzionale alle sue energie, quindi immensa.
<< In macchina per andare all’appartamento di Juls, simpaticone>> rispose Marlene ridacchiando dandogli un pugno sulla spalla.
Poi una smorfia le attraversò la faccia.
<< Brutta sensazione? >> chiedemmo all’unisono io e Charlie seri.
Lei annuì e si ricompose.
<< Mi sono persa qualcosa? >> chiese Kloe che non poteva sapere.
<< Niente di che, ogni tanto ho delle improvvise sensazioni, come dei brividi. È un po’ come la pioggia per Juls. >> spiegò brevemente la bionda.
Ero certo che Kloe stesse riflettendo sul perché avessimo pensato subito che fossero brutte, ma non volle indagare oltre.
<< Andiamo in classe prima di fare tardi >> disse Charlie un po’ meno euforico.
Pagammo e uscimmo diretti all’aula della professoressa Ross per la prima ora.
<< Santo cielo Julian! Stai male? Hai la febbre? >> la professoressa Ross era rimasta parecchio sorpresa del mio arrivo in aula prima del suono della campana.
Quando gli altri studenti presenti in classe, comepresi i miei amici e Kloe, smisero di ridere mi “giustificai” dicendo semplicemente mi ero svegliato prima del solito.
<< Manca poco al suono della campana, quindi ordinerò dopo la nuova targhetta>> disse indicando il muro sorridendomi.
Mi sarei dovuto aspettare quel teatrino, ma parlando con Charlie della sera prima, dopo che Marlene e Kloe si erano allontanate per prendere i libri, non mi ero accorto che la Ross fosse già in classe.
 
 
Passai la giornata a raccontare la serata trascorsa con Kloe a quell’impiccione di Charlie, non la finiva più di fare domande e quando suonò l’ultima campana che segnava la fine delle lezioni tirai un sospiro di sollievo.
<< Adesso, mio caro fratello, ti posso tranquillamente mandare al diavolo >> dissi camminando verso Kloe.
A breve sarei dovuto andare con mia madre fuori a cena. Avevo prenotato nel suo ristorante francese preferito ( la sua passione per il cibo francese era pari a quella di Kloe per il caffè italiano), Kloe a breve invece sarebbe tornata per accogliere gli uomini del trasloco.
<< Speriamo che facciano in fretta, vorrei dare una mano a Charlie e Mary >> posandomi un bacio sulle labbra a mo’ di saluto. Era un po’ tesa e sapevo il perché quindi preferii affrontare subito il problema.
<< Piuttosto … alla signora Emlent come vuoi essere presentata? >> le chiesi sorridendo. Divenne rossa, ci avevo azzeccato.
<< Non lo so … >> iniziò sconsolata << ci ho pensato, ma al solo immaginarmi la scena vengo presa dall’ansia >> disse mesta.
Vederla così giù mi fece piangere il cuore . L’idea di presentarla a mia madre come la mia ragazza metteva un po’ d’ansia anche a me, ma vedere le due gemme di giada tristi era una cosa che non sopportavo.
<< Vuoi essere presentata come un’amica? >> chiesi stringendola forte a me.
<< Forse sarebbe meglio >> disse ricambiando l’abbraccio << almeno … non sarei così nervosa >>
<< Allora sarai un’amica >> dissi baciandola con dolcezza.
<< Da quando gli amici si baciano? >> chiese con una punta di malizia ricambiando il gesto.
<< Per ora non conosci mia madre, quindi ti posso baciare quanto voglio >> risposi altretanto maliziosamente.
<< Ragazzi io vado a fare una commissione e torno, amico a che ora devi essere a casa? >> chiese Charlie rapido.
Il tempismo della sua ragazza era proverbiale, ma purtroppo gli opposti si attraggono.
<< Per le sette amico >> risposi infastidito per l’interruzione.
<< Ottimo fratello allora resta tu con Marlene e poi ti do un passaggio a casa >> disse correndo verso la sua macchina.
<< Anche io devo scappare, a dopo >> disse scoccandomi un ultimo rapido bacio prima di correre verso il suo appartamento.
<< Ho provato a fermarlo, ma è stato vano >> disse Marlene per scusare l’interruzione del suo ragazzo.
<< Non ti preoccupare, mi saprò vendicare >> dissi facendole l’occhiolino.
Tutto sommato ero contento, avevo bisogno di stare un po’ con la mia miglior bionda per liberare la mente dai pensieri o quantomeno per chiarirmi alcuni di essi.
<< A te la parola, mia cara amica >> dissi mentre ci incamminavamo senza una meta precisa.
<< Che amico deficiente che ho >> disse mentre si impossessava del mio braccio.
<< Sono felicissima per te >> iniziò con un ampio sorriso << hai trovato finalmente qualcuna che ti possa stare a fianco e che incredibilmente, e ben accetta anche da me e Charlie. Ma sono felice , soprattutto, perché i tuoi occhi hanno di nuovo la luce che avevano perso per colpa di Sarah. Quando la guardi o anche solo quando parli di lei ti illumini e questo mi basterebbe per la mia benedizione, ma il fatto che sia così gradita anche a me e al tuo compare la rende veramente unica. >> disse senza cambiare il proprio tono di una virgola.
Se mai il mio cervello avesse mai potuto concepire una Marlene, che pensava a quello che mi volevo sentito dire era quella.
Ma Marlene non mi diceva mai qualcosa solo perché lo volevo sentire, i suoi pensieri erano sempre onesti e coerenti, non mi mentiva, perché preferiva, da miglior amica qual era, dirmi una verità dolorosa, che una bugia piacevole.
<< Inoltre >> riprese la mia amica << Credo che avrete un bel po’ di tempo da passare insieme, e non lo dico solo perché anche lei sembra essere parecchio presa da te amico; ma perché me lo sento. >> affermò sincera.
Mai come in quel momento ero contento che la bionda avesse una delle sue sensazioni.
Avevo cominciato a fidarmi ciecamente delle sue sensazioni da quando aveva azzeccato che Sarah mi avrebbe fatto soffrire, aveva avuto una brutta sensazione appena l’aveva vista ma io non la volli ascoltare. Pessima scelta.
<< Amica mia mi rendi felicissimo >> gridai sollevandola in aria e facendola gridare per la sorpresa.
<< Juls mettimi giù … pazzo scatenato che non sei altro! >> disse ridendo.
La misi a terra e le ci volle qualche secondo per ritrovare l’equilibrio.
<< Tu … sei … pazzo >> disse contando le parole sulle dita. Cercava di mantenere un cipiglio severo ma vedevo che stava per iniziare a ridere nuovamente. Forse ero pazzo, ma anche lei non scherzava.
<< Ti va di accompagnarmi a prendere il regalo per Kloe? Il ventitre compie gli anni. >> spiegai sorridendo per la sua faccia ancora contratta nello sforzo di non ridere.
<< Volentieri >> disse cedendo a un sorriso << cosa le regali? >>
<< La felpa blu petrolio che aveva visto da Tyler >> risposi mentre riprendevamo a camminare.
<< Che ragazzo attento! Ottima scelta amico è perfetta >> disse sorridendomi.
Trascorremmo il poco pomeriggio che ci restava parlando di tutto, con Marlene non vi era limite agli argomenti e non c’erano segreti fra noi.
 
 
<< Eccovi … scusate il ritardo ho trovato un po’ di traffico sulla via del ritorno. >> disse Charlie sporgendosi dal finestrino e facendoci cenno di salire rapidi.
<< Cosa c’è nella busta? Non avevi già fatto il regalo a Lily >> chiese curioso.
<< è per Kloe, la settimana prossima compie anche lei diciannove anni >> disse la sua dolce metà anticipandomi nella risposta.
<< La felpa blu petrolio? >> 
<< E tu come fai a saperlo? >> chiesi sorpreso.
<< Ti ho notato riflesso sulla vetrina che la indicavi a Tyler quando stavamo uscendo, ho solo tratto le conclusioni. Esatte come sempre, aggiungerei vista la tua reazione >> disse sorridendo.
Come quel ragazzo riuscisse a notare ogni minimo dettaglio per me restava un mistero, insieme alla sua energia dal primo mattino.
Anche Marlene era sorpresa, sapeva che a Kloe era piaciuta la felpa ma niente di più, non si era accorta del mio gesto.
Impiegammo circa venti minuti ad arrivare a casa mia per via del traffico.
<< Arrivati >> disse Charlie gioioso, non vedeva l’ora di mettersi all’opera per addobbare casa. Se non ci fosse stata Mary a tenerlo buono avrei avuto paura a lasciarlo fare, era perfettamente in grado di ristrutturare tutto l’appartamento affinché ogni cosa fosse perfetta per i suoi canoni.
<< Mi raccomando Mary tienilo sottocontrollo, ci tengo a avere ancora una casa. >> dissi guardando intensamente Charlie in modo che capisse il messaggio.
<< Ah ancora una cosa, metteresti tu la busta in camera mia? Non voglio dare spiegazioni a mia madre. Kloe sarà presentata come un’amica, e non vorrei che sospettasse qualcosa. >>
<< Vai a cena tranquillo, penso io a tutto >> disse facendomi l’occhiolino.
<< Grazie amica >> dissi scompigliandole i capelli e correndo verso casa.
Mentre chiudevo lo sportello sentii Charlie sbuffare, in tali circostanze sosteneva che io ammazzassi la sua vena artistica.
 
 
<< Pronta? >> chiesi bussando alla porta della camera da letto di mia madre.
<< Si, mi metto le scarpe e sono pronta. >>
Mi sedetti ad aspettarla in soggiorno e dopo due minuti mi raggiunse.
<< Come sto? >> domandò allegra.
Indossava un semplice abito verde acqua lungo un po’ oltre il ginocchio, si abbinava perfettamente coi suoi occhi celeste chiaro.
<< Sei splendida mamma >> dissi sorridendole sincero.
<< Forse sei davvero galante, forse >>  disse sottolineando l’ultima parole per prendermi in giro.
Mi limitai ad alzare gli occhi al cielo, cosa che la fece ridere di gusto.
Giunti in strada mi prese a braccetto e ci avviammo verso il ristorante che raggiungemmo in quindici minuti.
<< Sei indubbiamente galante >> disse seria abbracciandomi.
<< Ti sei sempre sacrificata per darmi il meglio, ci tenevo a portarti in un luogo speciale.>>
Staccandosi mi guardò per un lungo istante negli occhi e sorrise.
In quello sguardo c’era tutto l’amore che provava per me e capii che era al settimo cielo per quel gesto tanto semplice.
Entrammo e il cameriere ci indicò il nostro tavolo. Una volta seduti ci portarono i menù.
<< Allora… >> il tono di mia madre mi aveva messo in agitazione, di solito quando usava quel tono fintamente calmo erano guai, sicuramente era una domanda che le premeva e che mi avrebbe messo a disagio.
<< …come si chiama? >>
Beccato.
Si era accorta del mio cambio di umore, ma avevo detto a Kloe che l’avrei presentata come un’amica, quindi decisi che le avrei detto una mezza verità.
<< Chi? >> chiesi fingendomi sorpreso.
<< Julian, ritieni che tua madre sia così sbadata da non accorgersi di certi tuoi cambiamenti? >> domandò retoricamente.
<< è una domanda a trabocchetto? >> chiesi cercando di sviare la sua attenzione.
<< La tua intenzione non era fare il galante? In questo modo strafottente rischi di perdere tutti i punti guadagnati fin’ora lo sai? >> il suo tono era canzonatorio ma non mi preoccupai, volevo distrarla e sembrava che ci stessi riuscendo.
<< Ahahah non sapevo di essere sotto esame >> dissi fingendomi tranquillo.
<< Certo che lo sei, ed eccetto questa tua punta di presunzione, stai andando benissimo. >> disse scherzando.
L’argomento cadde e durante la cena parlammo del più e del meno.
Con la scusa di andare in bagno mi alzai e andai a pagare. Pur essendo il suo compleanno, pur volendo fare il galante, non mi avrebbe mai concesso di pagare.
Quando tornai al tavolo mia madre era assorta nei suoi pensieri, si accorse che ero tornato solo quando le sventolai la mano davanti. Sembrava stesse ricordando qualcosa. Dall’espressione che aveva non doveva essere nulla di buono.
<< Ti va di fare due passi? >> propose un po’ tesa.
<< Accetto, ma a patto che prediche, ramanzine e pensieri tristi non si mettano a passeggiare con noi. Oggi solo pensieri positivi. Anche perché Charlie, Mary e Kloe ci aspettano a casa, quindi non ci possiamo far trovare giù di morale ok? >>
<< Ok >> disse sorridendomi.
Ci alzammo e la vidi diretta verso la cassa come avevo previsto.
<< Spiacente ho già pagato >> dissi prendendola sotto braccio mentre un sorriso furbo mi incurvava le labbra.
<< Ah ok … a proposito chi è Kloe? >> chiese maliziosa.
Per mia fortuna mi aspettavo quella domanda da un momento all’altro e quindi mi trovò pronto.
<< Un’ amica … >> risposi con nonchalance.
<< Che ti piace parecchio direi >> disse sghignazzando.
Beccato in pieno. Mi sentii un po’ arrossire ma cercai lo stesso di fingere indifferenza.
<< E in base a cosa avresti dedotto questa cavolata? >>
<< Perché per quanto tu possa voler bene a Charlie, non ti saresti mai privato di mezz’ora di sonno per portargli degli appunti. Tendo in oltre a farti notare che avresti dovuto inventare una scusa più credibile, tutte le volte che vado ai colloqui coi tuoi insegnanti, loro non fanno altro che sottolineare i tuoi ritardi, anche se compensati dagli ottimi voti. >> disse canzonatoria.
Merda.
Scoperto alla grande, ma dovevo comunque fingere che con Kloe, per il momento, fossimo solo amici quindi continuai con la mia farsa.
<< Può darsi che un po’ mi piaccia >> ammisi riluttante.
<< E tu credi di piacerle? >> il suo tono sta volta era solo leggermente curioso, si stava preoccupando nel modo tipico delle madri, non voleva vedermi soffrire.
“È proprio vero la mamma è pur sempre la mamma” mi ritrovai a pensare.
<< Forse >> dissi allegro.
Il mio tono spensierato sembrò bastarle perché non chiese altro e sorridente mi riprese il braccio.
 
 
<< Sorpresa! >> gridarono Charlie e Marlene , e quest’ultima le corse incontro per abbracciare la sua “zia” preferita.
<< Tanti auguri zia Lily >> disse quest’ultima stingendola forte.
<< Grazie tesoro>> disse mia madre ricambiando la stretta con affetto sincero.
Marlene avendo fatto merenda, quasi quotidianamente, a casa mia considerava mia madre come una zia più che come una semplice vicina. Sentimento ricambiato da mia madre che aveva sempre desiderato una figlia o una nipotina , inutile dire della vanità del desiderio.
Dopo i rapidi auguri anche da parte di Charlie, non meno calorosi di quelli della sua ragazza, venne il fatidico momento.
<< Tanti auguri signora Emlent, piacere sono Kloe Wiccans … >> disse arrossendo in parte per l'imbarazzo e in parte per latimidzza mista all'ansia.
Era incredibilmente tenera e non potei trattenermi dal sorriderle.
<< O no, il piacere è mio Kloe, e per favore chiamami Lily, o mi sentirò troppo vecchia per stare in mezzo a voi giovani. >> disse stringendo la mano che Kloe le offriva.
Accadde in un attimo. Un attimo che non avrei mai più scordato.
Nell’esatto momento in cui le loro mani si toccarono la parete del soggiorno, quella col balcone che dava sulla strada, esplose.
Ma la cosa che mi stupì di più una volta ripresomi dallo shock fu ben altra. Una cosa che pensavo potesse accadere solo nei cinema.
Fuori vi era una nube di fumo con fattezze umane.
Sorrise maligna e con un movimento fluido come se fosse spinta dal vento entrò nella stanza.
<< Buon compleanno Lily, è un paicere rivederti. >> disse la cosa con una voce calda e melliflua 
<< Ifrit... >> bisbigliò mia madre con tono artico, ma la cosa che mi stupì di più non fu quell'ingresso teatrale, nè il fatto che mia madre sembrasse conoscere quella cosa.
Mia madre era avvolta da una grande aura azzurra che da lei si dirigeva verso me e miei amici.
<< è bello sapere che non ti sei scordata di me mia cara, p.s. sono qui per tuo figlio Julian.>> disse sempre con lo stesso tono di voce girando il volto nella mia direzione.
Mi chiesi cosa diavolo stesse succedendo, Charlie, Marlene e Kloe erano immobili. I primi due erano, come me, sorpresi e probabilmente anche io avevo lo stesso sguardo smarrito. Kloe invece fissava la scena attenta senza troppa sorpresa e teneva le braccia lungo i fianchi anche lei avvolta da un'aura, verde non azzurra.
Cosa?! Da dove scaturiva quella seconda aura? non vedevo nessun punto di origine e dedussi che era lei stessa la matrice, anche se ciò era assurdo.
<< Te lo puoi scordare. >> disse mia madre artica.
<< Sei sempre la solita Lily, è bello vedere che non sei cambiata >> ghignò Ifrit malignamente.
<< Tra due giorni verrò a prenderlo, che tu lo voglia o no >> disse ritornando serio.
Dopo tale affermazione  vi fu un tremore all'interno della nube ed essa si diradò.
Una sola domanda vi era nella mia testa.
"Che cazzo sta succedendo?"
<< Dobbiamo andare via di qui, non è sicuro. >> la voce di Kloe ci destò come se fossimo in un sogno, anzi, in un incubo.
<< Cosa sta succedendo zia? >> la voce di Marlene aquietò la mia mente, la domanda era stata fatta.
Mia madre si voltò a guardarmi per qualche secondo ed ebbi l'occasione di vedere tutta l'angoscia che provava tramite le sue iridi azzurre.
<< A dopo le spiegazioni cari, Kloe ha ragione, è meglio spostarsi. Charlie la tua matrigna è fuori città vero? >>
Cosa centrava ora la matrigna di mio fratello? Voleva forse raccontare tutto al signor Heer? Ci avrebbe preso sicuramente per pazzi. Quello che avevamo appena vissuto era a dir poco assurdo.
<< Pronto Juliet, sono Lily, Ifrit ci ha trovato stiamo andando a casa di Santos raggiungeteci lì >> disse svelta prima di riattaccare.
Non ci capivo più niente. Ora anche i genitori di Mey?
<< Cosa sta succedendo mamma? >> chiesi con voce fiocca.
Nessuna risposta.
<< Cosa sta succedendo? >> dissi questa volta con tono più alto e fermo.
Niente.
<< COSA CAZZO STA SUCCEDENDO MAMMA? >> urlai con tutto il fiato che avevo.
Mia madre che intanto stava preparando una valigia improvvisata si voltò verso di me, gli occhi ancora carichi di angoscia e paura.
Con due rapide falcate fu da me e mi abbracciò per un secondo che mi sembrò durare ore.
 
<< Tesoro saprai tutto fra poco, te lo prometto però devi avere ancora un po' di pazienza . Ok? è una storia lunga che non riguarda solo me o te, ma anche la famiglia Heer, Clant e Wiccans. >>
Cosa centrava la famiglia di Kloe in una faccenda tanto assurda?
Le domande correvano liberamente nella mia mente, provocandomi un mal di testa da record.
Annui non sicuro della mia voce e corsi a preparare una valigia rapida anche io, tanto per cercare di tenere occupata la mente.
Stavo chiudendo la valigia, dentro la quale avevo messo anche il regalo di Kloe, quando mi voltai sentendomi osservato.
Era Charlie appoggiato sullo stipite della porta, era l'unico a non aver ancora parlato, anche quando mia madre gli aveva chiesto della matrigna non aveva risposto verbalmente ma con un semplice cenno del capo.
Era la prima volta che lo vedevo in quello stato, ed era una pessima visione. Lui sempre attivo, con l'energia di un vulcano e sempre curioso di tutto e tutti era per una volta spento.
<< Mi sembra un incubo amico, cosa sta succedendo? Queste cose dovrebbero succedere solo nei film o nei libri, non nella realtà. >> disse con tono isterico. Come me era terrorizzato.
Non riuscivo a vedere il mio migliore amico in quello stato.
L'abbraciai d'impulso e lui ricambiò il gesto.
<< Ricorda il giuramento che ci siamo fatti quando abbiamo deciso di essere fratelli >> gli dissi all'orecchio.
<< Hai ragione fratello >> disse sciogliendo l'abbraccio.
<< Non so cosa mi sia preso, sono andato nel panico. Grazie Julian >> disse cercando di sorridere.
<< Sai non invidio mia madre? >> dissi con un sorriso appena accennato.
La mia faccia doveva aver scombussolato parecchio il mio amico quindi mi afrettai ad essere più chiaro.
<< Dovrà sorbirsi la tua curiosità >> dissi col sorriso sempre più marcato.
Dopo uno sguardo che voleva dire "tu sei pazzo" Charlie iniziò a ridere e mi contaggiò. Era una risata liberatoria e le noste ragazze accorsero svelte a quel suono che stonava tanto con l'atmosfera creatasi, e dopo uno sguardo sorpreso furono contaggiate anche loro.
<< Andiamo >> la voce di mia madre ci riportò bruscamente alla realtà e dopo uno sguardo d'intesa io e Charlie seguimmo le nostre metà fuori dall'appartamento dirette alla macchina di Charles.
  
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