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Autore: goldfish    14/10/2007    8 recensioni
Perchè chiunque, anche la più posata delle streghe, può avere i suoi momenti no. Il problema è non farsi prendere troppo la mano, rischiando di compromettere quello che conta davvero. E allora potrebbe far comodo un piccolo aiuto 'extra'... decisamente inaspettato!
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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11 – CONVERSAZIONI E VERNICI

"Mamma!"

Mi volto piano e non riesco a capire dove mi trovo, quello che mi circonda è come sfocato, avvolto in una nebbia surreale. Solo quella voce nota che mi giunge alle orecchie, cristallina e limpida.

"Emma?" chiedo meravigliata mentre mi corre incontro. Mi metto in ginocchio e lei mi salta al collo per stringermi in un abbraccio mentre la guardo sconvolta.

"Sei… sei tornata?" chiedo allibita quando si stacca da me, ma non mi risponde e ridendo mi tira per un braccio. "Emma, vuol dire che…"

"Come sta papà?" mi interrompe, senza apparentemente capire il senso della mia domanda.

"Sta bene, lui è… ma tu…"

Ma lei non mi guarda, adesso si è messa a inseguire un gattino per gioco, cercando di acchiapparlo, anche se lui è molto furbo e veloce. La guardo giocare con quella bestiolina, ridacchiare, cercare di afferrarlo per la coda con molta poca delicatezza.

"Mamma me lo compri un gatto? Daiiii!"

"Emma, perché sei tornata indietro?" le ripeto seria, afferrandola per una spalla affinché mi guardi. Mi fissa un momento e poi mi sorride.

"Ma ti manco almeno un pochino?"

Apro appena la bocca per lo stupore. "Certo che mi manchi, ma cosa significa… questo?"

"Forse niente. Magari volevi solo vedermi un po’…"

Incapace di parlare, le dico l’unica cosa che mi sovviene. "Sai, io e papà abbiamo fatto pace."

"Oh, lo so… voi litigate ma poi fate sempre pace. Glielo dai un bacino per me?"

"Puoi farlo tu, piccola."

Adesso ride.

"Ma se non esisto…"

Non esiste? Non è possibile, perché io e Ron... quindi non era quella, la chiave di tutto. Forse non è sufficiente l’esserci ritrovati, l’aver capito cosa voglio davvero.

"Come sarebbe a dire che non esisti... io ti vedo. E poi, tutte quelle cose che mi hai mostrato l’altra volta, dove ci siamo noi tre assieme, le cose che non avrei mai fatto, o vissuto se non…"

"Non esistono. Non ancora, proprio come me!" conclude. "Dipende tutto da te. Da te e papà… da quello che farete."

Socchiudo appena le labbra.

"La vita è tutta da decidere" bisbiglio a me stessa.

Lei annuisce senza rispondermi, io mi passo una mano sugli occhi e quando li riapro, non c’è più. Mi guardo attorno, e di lei nemmeno l’ombra. La cerco, inutilmente. La chiamo…

Apro gli occhi di scatto. Mettendomi velocemente a sedere mi guardo attorno, per qualche attimo sono ancora portata a cercare un bambina che so non esistere. Poi ricordo dove sono, e quando.

E’ ancora buio fuori dalla finestra, e io ho fatto solamente un sogno. Un altro sogno con lei, di quelli sorprendentemente strani come mi è successo quando l’ho vista per l’ultima volta.

Già, Emma… mi sono documentata, ho fatto ricerche assurde, ma non sono riuscita a trovare una spiegazione razionale per quello che è successo; d’altronde la magia che ci circonda è per definizione un qualcosa che con la razionalità ha ben poco a che fare. E’ successo e basta, immagino che dovrò accettarlo. Accettare che se lei non fosse piombata nella mia vita, anche per così poco tempo, forse adesso non starei dormendo accanto a questo ragazzo. O forse tutto dovrebbe ancora succedere… o magari sarebbe già successo, ma in modo differente.

In fondo, chi sono io per sapere il percorso che avrebbe intrapreso la mia vita? Nessuno. Posso solo viverla, come mi piace, come mi fa stare bene. Con chi mi fa stare bene. E vedere cosa c’è in serbo per me, domani.

Non esistono. Non ancora, proprio come me! Dipende tutto da te. Da te e papà… da quello che farete.

Sbadigliando, mi volto piano verso l’altro lato del letto in cui lui, ovviamente, dorme di un sonno così pesante da risultare odioso. Ma questo fatto non mi irrita, anche se mi sono svegliata a quella maledetta ora della notte in cui è troppo presto per alzarsi, ma troppo tardi per riaddormentarsi.

Lo guardo e sorrido. No, diciamo pure che ridacchio… non avevo mai fatto caso alla sua abitudine di grattarsi il naso a intervalli regolari durante il sonno. Strano, in fondo non è la prima volta che passiamo la notte assieme, io e Ron. E poi è uno spettacolo alquanto buffo.

Ghignando, mi avvicino un altro po’ e porto il viso esattamente sopra di lui, per spiarlo, divertita. Forse sentendosi inconsapevolmente osservato, si agita leggermente, apre gli occhi e alza la testa un secondo in mia direzione che nel frattempo mi sono saggiamente allontanata.

"Ciao…" bisbiglio. Lui mi scruta interdetto, bofonchia qualcosa e poi si volta dall’altra parte.

"Ron? Dormi?"

"Mpf."

Lo scuoto appena per una spalla, così si volta di nuovo verso di me e mi guarda ancora. Poi, strizzando un occhio, allunga lo sguardo in direzione della finestra (fuori comincia appena ad albeggiare).

"Cosa c’è?" trova la forza di chiedermi. Io non gli rispondo ma plano vicino a lui ridacchiando.

"Quando dormi ti gratti il naso" spiego. "Ed è una cosa buffissima, perché a intervalli regolari fai tipo uno scatto e…"

"Hermione…" si lamenta tra uno sbadiglio e l’altro, abbassando le palpebre. "Mi hai svegliato per dirmi che nel sonno mi gratto il naso?"

"Io non ho fatto niente, sei tu che ti sei svegliato! Ma sappi che sei troppo ridicolo. Ridicolo in modo tenero, non ti offendere adesso."

Mi metto supina accanto a lui e sorridendo abbasso le palpebre a mia volta. Lo sento ridacchiare e, nonostante la sua risata sonnolenta abbia il potere di scaldarmi il cuore, la mia mente riprende a vagare come impazzita, ripercorrendo il filo di quelli che erano i miei ragionamenti prima che venissi distratta da una sua grattata di naso.

"Sei ancora sveglio?"

"Al cinquanta percento…"

"Ron, a te piace il nome Emma?"

"Mi piace… cosa?" sbadiglia.

"Emma. Se ti piace come nome. Non so… chiameresti così tua figlia?"

"Io… è carino, può darsi, ma… ehi!" si alza di scatto a sedere. "Non starai mica cercando di dirmi qualcosa?!"

Scoppio a ridere.

"Ma no! Era così per dire. Lascia stare e respira di nuovo… anzi, dormi" lo tranquillizzo spingendolo per una spalla di nuovo sdraiato.

E cala di nuovo il silenzio, ma non riesco a riprendere sonno. Troppi i pensieri, troppe le cose che sono successe; ma questa volta so che siamo in due ad essere svegli quando si dovrebbe dormire, perché anche se ho gli occhi chiusi avverto il suo sguardo posato su di me. Sospiro.

Con un fruscio di lenzuola si gira da un lato, verso di me.

"Sei strana" mi dice.

"Non è vero…"

"Sì."

"Ma non avevi sonno?"

"Ormai mi sono svegliato. Mi hai svegliato…"

A questo punto rotolo anche io su di un fianco, apro gli occhi e lo guardo. E il semplice guardarlo mi tranquillizza. Devo smetterla di pensare troppo, perché adesso ho quello che voglio.

"Sono stata una demente a rischiare di perderti. Di perdere tutto questo per un capriccio… ma adesso va tutto bene, davvero. Se resti qua."

Lui mi sorride. "E chi si muove?"

E mentre sento il sonno riprendere il sopravvento, mi rendo conto che non è poi così impossibile riaddormentarsi anche se fuori comincia ad albeggiare. Dipende da chi abbiamo di fianco.

~

Ce la posso fare. Io so fare tutto, non ha senso che non riesca a trovare un colore per le pareti. Appurato che il violetto fa vomitare, il bianco è banale, sul rosa no-comment, il verdolino sembra una sala operatoria, il pesca l’ha suggerito Ginny e per principio lo escludo, rimangono più poche alternative.

E non una che mi piaccia, porca mandragola.

"Sei ancora lì?!" domanda una voce alle mie spalle.

"Ginny, non dovevi andare al San Mungo?" le domando senza nemmeno voltarmi. A gambe incrociate, fisso il muro a vuoto.

"Infatti ora vado. Passavo a salutarti, visto che non sei rientrata a dormire e oggi, appena arrivata qua, ti sei fiondata in camera. Devi smetterla con questa fissa delle pareti, te lo dico da amica. Ma…" aggiunge poi, maliziosa "…ma dov’è che avresti passato la notte?"

Iena.

Come non lo sapesse perfettamente, poi.

"Dovunque non sia costretta a vedere Harry in mutande. Alla lunga, mi stanca" ribatto tagliente.

"Oh, certo…" ridacchia. "D’accordo, io scappo a lavoro. Ma tu salutami Ron, ok?" dice con il suo solito tono saputello mentre si allontana, lasciandomi sola a fissare una parete. Fantastico.

"Basta, ora la rifaccio bianca."

"Così banale?"

Mi volto stizzita.

"Merlino, sei ancor… oh, Ron. Pensavo fosse Ginny"

"In effetti ci confondono tutti. Sai, abbiamo lo stesso tono di voce" ride venendosi a sedere vicino a me.

"Beh, se lei fosse colpita da una laringite acuta e tu aspirassi a diventare una voce bianca, magari…" rispondo facendo roteare gli occhi.

"Non è ancora il mio sogno, grazie…" ride. Poi guarda la parete. "Vuoi ridipingerla?"

Adesso fisso anche io di nuovo il muro, sistemandomi meglio la solita fascia per capelli. "Sì, ma non riesco a trovare il colore adatto. Forse Ginny non ha tutti i torti, questa cosa della vernice mi sta un po’ ossessionando."

Ma Ron non sembra avere altro da aggiungere, lo sento che con una mano mi cinge la vita da dietro, mentre con l’altra mi solleva i capelli e mi bacia leggermente il collo.

"Ron… io ti stavo parlando della vernice…" protesto, così tanto convinta che prima inclino un po’ la testa da un lato per facilitargli il compito, poi mi volto quanto basta per baciarlo a mia volta. Ma intanto continuo a protestare, sia chiaro. O meglio, borbottare qualcosa.

"Non è colpa mia se sei sexy, tutta sporca di vernice."

Mi allontano afferrandogli il volto e lo guardo, ridendo. "Ma se non l’ho nemmeno toccata!"

"Non ancora…" risponde inarcando un sopracciglio. Afferra un pennello e me lo avvicina minaccioso al volto; al che, io comincio a strisciare all’indietro il più lontano possibile.

"Non provarci!" lo avverto puntandogli un indice alla faccia, sempre arretrando. "Ron, dico sul serio, non ti azzardare… hai capito? Guarda che ho la bacchetta a portata di mano, lo sai che non ci metto niente a…"

Ma presto sono con le spalle al muro e lui, in ginocchio, tiene sempre quel maledetto pennello a pochi centimetri dal mio naso.

"Non farlo" lo minaccio cercando di apparire seria e pericolosa, anche se la mia voce vacilla. Senza dire nulla, lascia cadere al suo fianco l'arnese e poi, sorridendo, mi si avvicina ancora. Io gli allaccio le braccia al collo e le gambe attorno alla vita; e mentre lo bacio, mentre gli carezzo il collo e lo sento armeggiare sotto la mia t-shirt, mi rendo conto di quanto sia tutto tremendamente semplice.

Perfetto. Troppo?

"Credi che sarà sempre tutto così facile?" gli chiedo piano, ad un orecchio.

Si allontana un po’ da me e mi risponde con uno sguardo perplesso.

"Ieri sera non abbiamo avuto il tempo di pensare" spiego. "È stato tutto un susseguirsi di emozioni, e baci, e passione, e io che mi rendo conto di essere stata una totale cretina e cerco di rimediare… troppo improvviso e troppo forte."

"Ora vacci piano, che poi mi monto la testa" mi interrompe divertito.

"Cretino" lo sgrido. "Ma domani non ci saranno più scenette da film lacrimuccia più sospiro, in cui i protagonisti si ritrovano in un bacio appassionato mentre fuori piove. Ritorneremo di nuovo ad essere Ron e Hermione, tu mi irriterai e ti chiamerò insensibile e immaturo; io ti annoierò e mi risponderai che sono una pallosissima perfettina."

"A parte il fatto che ieri non pioveva, ed eravamo in un’officina…" osserva. "Poi io sono molto maturato di questi tempi."

"Ronald, sono seria…"

Mi carezza una guancia.

"E’ vero, domani saremo di nuovo io e te. E meno male, anche perché senza tutti i tuoi odiosi difetti da perfettina e puntigliosa non saresti la persona che sei… e che mi fa impazzire, così com’è."

"Sei… sincero?" chiedo con voce tremolante. L’ultima volta che qualcuno ha detto una cosa simile credo sia stato Mr Darcy nel Diario di Bridget Jones. Ed è uno dei passaggi che noi donne stentiamo a dimenticare.

Intanto lui annuisce, rendendomi infinitamente più rilassata.

"Poi adoro il modo in cui ti arrabbi e mi dai dell’insensibile e immaturo… sei molto sexy" aggiunge con un tono vagamente malizioso che non può non farmi sorridere, il tutto baciandomi il collo.

"Anche io sono molto cambiata. Ok, non molto, magari solo un po’. Diciamo il giusto… d’accordo, sono sempre una paranoica senza speranza" ammetto sconsolata.

Lo spingo sdraiato e mi siedo a cavalcioni su di lui. "Ma in fondo è un bene, per noi. Sono matura per entrambi…" ridacchio chinandomi per baciarlo.

E non penso più a nulla che non sia lui, o noi, o quanto sono stata sciocca a pormi tutte quelle domande perdendo del tempo inutile.

Perché adesso sì, che mi sento a posto. O meglio, mi sento nel mio posto. Non mi importa di cosa sarà o non sarà di me, domani: finché sto bene oggi, non può esserci nulla di sbagliato.

"Giallino!" esclamo improvvisamente alzandomi di scatto. "Non ho ancora provato con il giallino!"

Ron mi guarda inarcando un sopracciglio, indignato.

"Stai pensando alla vernice, adesso ?!"

Ridendo, lo afferro per il collo e lo attiro verso di me con impazienza.

Forse non ha tutti i torti... ma d'altronde, quando una ha un’ispirazione non può lasciarsela scappare, no?!


BENE BENE, ANCHE QUESTA STORIA è QUASI FINITA. O MEGLIO, MANCA ANCORA UN EPILOGO CHE ARRIVERA’ ABBASTANZA A BREVE (E’ IN FASE DI PERFEZIONAMENTO). PER CUI PERDONATEMI LE SCENETTE BANALISSIME ALLA COMMEDIA ROMANTICA, MA CI VOLEVANO PROPRIO SUL FINALE, OH Sì.

PERCIO' HO ANCHE INSERITO UN TRIBUTO ALLA MAMMA DI TUTTE NOI RAGAZZUOLE SCHIAVE DELLO HUMOR IN ROSA: HELEN FIELDING, E IL SUO DIARIO DI BRIDGET JONES (ANCHE SE FORSE IL PEZZO CITATO ERA SOLO NEL FILM... VABBE' IL SENSO E' QUELLO).

MA ORA BASTA SCEMENZE, E UN SALUTO A TUTTI QUELLI CHE CONTINUANO A SEGUIRE LA STORIA. IN PARTICOLARE A…

Daewen, pk82, hermron, Hermionina, karmygranger, EDVIGE86, robby.

SCUSATE SE NON VI RINGRAZIO UNO A UNO, MANCANZA DI TEMPO. MA VI PROMETTO CHE AL PROSSIMO VI DEDICHERO’ MOOOOLTO PIU’ SPAZIO. IL CHE, RAPPRESENTA UN MOTIVO IN PIU’ PER COMMENTARE, NO?

ORMAI SIETE ARRIVATI FIN QUA, SU SU!!

VABBE’, UN BACIO,

GOLDFISH-BEA.

  
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