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Autore: LuLu96    28/03/2013    2 recensioni
"Non sono forte come i lupi o il Kanima, non sono veloce come loro, non ho i sensi sviluppati come i loro, non so maneggiare archi, balestre o armi varie come i cacciatori. Sono un'impiccio, ecco tutto. Ma ormai ci sono dentro, e la cosa non mi dispiace affatto, questa è la cosa che mi preoccupa. Dovrei correre per le strade urlando, cercando una via di fuga da tutta questa storia, invece di sentirmi come se io fossi il mostro, quello anormale, invece che loro." (Dal primo capitolo)
"Quell'uomo mi metteva in soggezione. Tutto in lui ispirava paura e rispetto. Era senza dubbio bellissimo: quegli occhi stupendi erano capaci di gelare e bruciare al contempo, potevano sciogliere come potevano far rabbrividire. Mi strinsi nell'abbraccio di Zac, in cerca di un po' di protezione. Non ero abituata a sentirmi in quel modo." (Dal quinto capitolo)
Stiles è in crisi, non sa chi è, cosa vuole, se è di aiuto o di impiccio per i suoi amici, cosa fare della sua vita. La sua vita, però, sta per cambiare.
C'è un nuovo arrivo a Beacon che sconvolgerà gli eventi.
E' la mia primissima fic, spero vi piaccia!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Derek Hale, Nuovo personaggio, Stiles Stilinski
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Note dell'autrice:

POTREBBE SFOCIARE NEL ROSSO!

Eccomi! In questi giorni sto sfornando capitoli ad una velocità impressionante, speriamo non mi passi l'ispirazione!
Allora, che dire.... in questo capitolo ho voluto, oltre dare un breve riassunto di quello sucesso prima della notte in cui Derek si confessa a Stiles, concedere spazio alla coppia Peter/Jolene, che io adoro! Mimmimamins ( non ho idea di come taggarti o se è possibile farlo), questo capitolo è venuto un po' prima del previsto proprio per la tua richiesta, ache se non vedevo l'ora di scriverlo e pubblicarlo, quindi... grazie! Come già detto potrebbe sfociare nel rating rosso, non sono sicura, ma meglio specificare XD
Spero che via piaccia e che mi lasciate qualche recensioncina, che è sempre gradita XD
Detto questo ringrazio tutti quello che recensiscono, aggiungono la storia tra le seguite, preferite o ricordate o chi semplicemente legge in silenzio, Grazie!!


Pov Peter/
 
Erano passati quattro mesi da quando avevamo scoperto il segno degli Alpha e ancora non era successo niente. Cosa piuttosto strana, in effetti: la vita a Beacon era trascorsa tranquilla, senza strane creature soprannaturali a rovinarne la quiete. Certo, a parte noi.
In quanto a noi le cose andavano piuttosto bene, Scott e Allison potevano finalmente stare insieme senza problemi: Chris aveva accettato la cosa e aveva abbandonato i fucili, per ora. Non parliamo di Jackson e Lydia, tra loro le cose andavano a gonfie vele, Isaac aveva stretto una forte amicizia con Zac, passavano il loro tempo libero insieme nei boschi a scherzare o più semplicemente a correre. Zac e Jolene si erano integrati alla perfezione, tutti sembravano voler loro bene. Io e Jolene avevamo raccontato a mio nipote la loro storia, l'aiuto di cui la ragazza necessitava e da quel giorno anche Derek parve avere simpatia, sempre di più, per lei. La notte della Luna di Morte la aveva morsa. L'urlo che aveva lanciato mi risuona ancora nelle orecchie. Avevamo rischiato di perderla, io avevo rischiato di perderla, e in quel momento mi ero accorto di quanto tenessi a lei, di quanto fosse importante per me. Ma aveva superato la notte ed era una lupa a tutti gli effetti. Derek le si era affezionato, tanto che era diventata una specie di sorella per lui. Nessuno avrebbe potuto rimpiazzare Laura, ma lei ricordava mia nipote, in qualche modo. Non saprei dire per quale motivo, forse per la grande forza di spirito, la determinazione. Fatto sta che, anche se a modo suo, Derek le voleva bene.
Erano anche tornati Erika e Boyd, anche se i loro rapporti con il resto del branco non erano esattamente dei migliori. Da parte mia mi comportavo come se non esistessero la maggior parte delle volte.  Non mi piaceva chi si ritirava davanti alla prima difficoltà. Da parte loro stavano insieme tutto il giorno, la loro relazione era ormai a conoscenza di tutto il branco. E per la prima volta sì, potevamo davvero dire di essere un branco a tutti gli effetti, una grande famiglia. Avevamo imparato ad amare uno i difetti dell'altro: Jackson era il solito sbruffone altezzoso, Scott, che era riuscito a non farsi bocciare con un grande sforzo fisico e psicologico dell'intero branco, era rimasto un grandissimo tonto e Derek il solito musone depresso e aggressivo, ma ci andava bene così. In quegli ultimi mesi, effettivamente, mio nipote sembrava essersi accanito ancora di più contro il povero Stilinski, che altro non faceva che lasciarlo perdere o andare via con le spalle curve e gli occhi bassi. Era incredibile che non se ne fossero accorti: ai miei occhi era evidente l'attrazione e l'affetto che aleggiava tra i due, ma entrambi continuavano imperterriti a voler tenere chiusi gli occhi e il cuore. Era sempre stato il problema di mio nipote: non dava alcuna importanza all'amore.
Amore.
Questa parola aveva condizionato la mia vita da quando l'avevo baciata quella prima volta nel bosco. Tra noi era tutto perfetto, spontaneo, naturale, giusto.
Seduto sul divano con le sue gambe appoggiate sulle mie, la sua testa posata sulla mia spalla e il suo corpo raggomitolato sul mio non potevo desiderare altro. La guardai leggere, osservando ogni particolare del suo viso stupendo. Gli occhi scorrevano veloci concentrati sulle parole, le labbra perfette. Alzò la testa dal libro e mi guardò con un sorriso. Mi tolse il fiato.
"Cosa c'è?" Mi chiese inclinando il capo da una parte.
"Niente" risposi a mia volta sorridendo e spostandole una ciocca di capelli rossi dietro l'orecchio.
Rise piano.
"Sei bellissima" le dissi in un sussurro giocando ancora con i suoi capelli. Sorrise ancora di più e abbassò lo sguardo imbarazzata, le guance si erano tinte leggermente di rosso. Mi faceva impazzire!
"Grazie" disse con voce tanto sottile che perfino io faticai a sentirla mentre rialzava lo sguardo verso di me. Mi sporsi in avanti, prendendole il viso con una mano. La baciai dolcemente. Non avrei mai avuto abbastanza di quelle labbra. Rispose al bacio portando anche la sua mano ai miei capelli. Mi strinse di più a sé. Con la mano libera percorsi tutta la lunghezza del suo corpo, dalla spalla al fianco fino alla coscia, dove la fermai. Sospirò sulla mia bocca. Seguii i suoi movimenti, che mi tirarono sopra di lei, che indietreggiando si era sdraiata sul divano. Il nostro bacio si fece piano piano più umido, più lussurioso, più carico di necessità. Le sue mani iniziarono a muoversi sulla mia schiena, su e giù, in un movimento che mi mandava la testa e la ragione in fumo. Arrivò al lembo della mia maglia e lo tirò piano su, lasciando scoperta la pelle della schiena. Vi fece scorrere le dita. Questa volta fui io a sospirare su di lei. Feci risalire la mano che era rimasta sulla sua coscia fino al suo fianco, per farla poi infiltrare sotto la sua maglietta. I pensieri irrazionali della mia mente stavano convergendo in un'unica direzione. Feci scorrere la mano sulla pelle liscia della sua schiena, lentamente, sfiorandola appena, fino ad arrivare all'allacciatura del reggiseno. Con un gemito leggero lei annodò una gamba sulla mia schiena facendo aderire maggiormente i nostri corpi. Con le dita ripercorsi la sua schiena mentre rallentavo il ritmo del nostro bacio. Quello che mi aveva dato era il segno del limite, non potevo più andare avanti, dovevo fermarmi lì. Appoggiai il palmo della mano sul suo petto, proprio sotto il collo, e con le dita le accarezzai piano la gola.
"Perchè ti sei fermato? Non c'è nessuno" disse riprendendo subito possesso delle mie labbra. Dovevo calmarmi. Dovevo assolutamente calmarmi, o avrei perso il controllo. Mi staccai da lei malvolentieri e lentamente tornai seduto, una sua gamba abbandonata sulle mie e una dietro la mia schiena.
"Lo sai perchè"
Sbuffò
"Ancora la questione dell'età?" chiese incredula e spazientita. Si alzò di scatto, sedendosi a cavalcioni sulle mie gambe. Mi prese il volto tra le mani tirandolo vicinissimo al suo, le nostre fronti si toccavano, e guardandomi dritto negli occhi.
"Peter non sono una bambina, sono grande e vaccinata: so quello che faccio e so quello che voglio." Una pausa ad effetto. "Questo non ti basta?" Risi piano. Jolene era brava quanto me nell'arte della parola, riusciva ad incantare chiunque parlasse con lei. La guardai negli occhi e vi vidi la ragione del perchè la amavo: forza, determinazione, coraggio. Non resistetti e mi avvicinai a lei posandole un bacio sulle labbra, leggero, appena accennato. Quando capì che quella era la mia risposta alzò gli occhi al cielo e si staccò da me.
"Santo cielo, Peter!" Mi spinse contro lo schienale del divano e mi mise le mani sulle spalle, spingendomi verso la stoffa. Avvicinò il volto al mio, tenendomi sempre immobile. Parlò in un sussurro che spinse il suo respiro fresco sulla mia pelle:
"Non puoi solamente fidarti di me?"
La guardai fissa negli occhi. Certo che mi fidavo di lei, incondizionatamente. Lesse la risposta nei miei occhi e ci unì in un bacio. Dapprima fu lento, dolce, poi, quando vide che non avrei opposto resistenza, premette di più le labbra sulle mie, muovendole più velocemente. La sua lingua si insinuò nella mia bocca e raggiunse subito la mia. Si intrecciarono senza paura, assaporandosi l'un l'altra. Trasportata dal nostro bacio, Jolene iniziò a muovere lentamente anche il suo corpo, stimolando il mio ad assecondarla. Fece scorrere le mani sul mio petto fino a raggiungere le mie. Le prese e se le portò dietro la schiena, facendo in modo che io la abbracciassi. Le spostò in modo che le mie dita fossero appena più in basso della cintura dei suoi jeans. Quando vide che non opponevo resistenza e che non avrei spostato le mani, fece scorrere le sue sul mio corpo fino ad arrivare ai miei capelli. Stavo letteralmente impazzendo. Si staccò un secondo dalle mie labbra, il respiro di entrambi un po' affannato, ma subito ricatturai le sue con le mie. Mi baciò con più foga, trovando riscontro nei miei movimenti. Tirò la mia testa indietro, in modo che la mia nuca appoggiasse sulla stoffa del divano e si fece sopra di me. Le mie mani trovarono coraggio, spinte dai suoi baci, dai suoi sospiri, dai suoi movimenti. Scesero più in basso ad esplorare il suo corpo, desiderose di quel contatto, bramose della sua carne morbida. Gustai quel contatto fino in fondo, accompagnato dal sorriso che si era aperto sulle labbra di Jolene, seguito poi dal mio. Si alzò dalle mie gambe appoggiandosi alle ginocchia per facilitare il mio movimento. Se il mio corpo stava andando a fuoco, la mia mente era all'inferno. Una parte di me era felice di quel contatto, lo desiderava da tanto, bramava il suo calore, l'altra parte di me mi diceva che Jolene era solo una bambina, che io non potevo prenderla. Ma era stata lei a creare quella situazione, era stata lei a fare in modo che io la toccassi, che la prendessi.
"Non provarci nemmeno" sussurrò lei sulle mie labbra prima di riprendere il possesso e, abbandonata la presa sui mie capelli, aveva portato le mani sulle mie per impedire loro di spostarsi. Sorrisi e strinsi la presa sul suo corpo. Lei voleva che io la toccassi, lo desiderava. E come aveva detto lei, non era più una bambina, sapeva quello che voleva. La baciai con più forza e sorridendo lei riportò le mani al mio viso. "Non conoscevo questo tuo lato" sussurrai tra un bacio e un altro, divertito. Rise di rimando:
"Ti dispiace?" rispose con voce maliziosa. Sospirai fingendomi dispiaciuto, per poi sorridere e rispondere alla domanda:
"Mander in fumo ogni mio buon proposito" Ancora una volta, sulle mie labbra, si liberò la sua risata.
"Meglio così" rispose per poi riattaccarsi alle mie labbra e riprendere a baciarmi con foga.
Staccai le labbra da quelle di lei e assaggiai la pelle liscia e morbida del suo collo, mentre lei spingeva il suo corpo contro il mio. Mentre con la bocca risalivo la sua gola, con una mano risalivo il suo corpo, la sua schiena, fermando la mano all'altezza del seno. Ripresi a baciarle le labbra, e lentamente spostai la mano fino a sfiorarle appena un seno con il pollice. Ingoiai un po' di saliva, aspettando la reazione a quel movimento. Nessun segno di rifiuto. Spostai ancora la mano, lentamente, fino a che anche l'indice si trovò a contatto con il seno. Di nuovo nessun rifiuto. Cominciai a muovere il pollice, lentamente, avanti e indietro. Piano piano andai avanti spostando la mano, fino a che tutte le dita sfiorarono il seno, piano, solo con il polpastrello. Con il pollice trovai il capezzolo sotto la maglia e il reggiseno. Lo sfiorai più volte, passandoci sopra con il dito, premendo appena. Jolene, con un leggero gemito, mi baciò con più foga, dando mi il permesso di continuare. A quel punto presi possesso del suo seno con tutta la mano e presi a massaggiarlo, prima lentamente, con timidezza, poi sempre più velocemente e con più sicurezza. Jolene si strinse di più a me, questa volta gemendo più forte. Fece scorrere le mani fino alla cintura dei miei jeans e prese i lembi della mia maglietta. Si staccò da me il tempo necessario per sfilarmela, per poi riprendere il contatto. Mentre io presi possesso di entrambi i suoi seni, lei passò le mani su tutto il mio busto, sul petto sugli addominali, esplorando ogni centimetro della mia pelle. Stavo letteralmente impazzendo, ma ora avevo la sicurezza che anche lei mi voleva come io volevo lei, e la libertà di agire privo di sensi di colpa.
Jolene si staccò dalle mie labbra e assaggiò la pelle del mio collo, il mio lobo, per scendere poi anche sui pettorali. Al contempo le mie mani avevano lasciato il suo petto per infiltrarsi sotto la sua maglietta, sulla schiena, ripercorrendo la strada fino al laccetto del reggiseno. Lei sembrò irrigidirsi leggermente, ma si rilassò subitò quando sentì che stavo armeggiando con il ferretto per slacciarlo. Quando ce la feci lei tornò alle mie labbra e mi facilitò i movimenti mentre lo facevo scorrere fuori dalla sua maglietta.
   
 
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