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Autore: Luce_Della_Sera    28/03/2013    3 recensioni
Questa è la storia di due ragazze che si incontrano per caso... E da quell'incontro ne nascerà una dolce storia d'amore.
[Dal primo capitolo: < Cinque minuti dopo scostò la tendina e si ritrovò davanti la stessa ragazza con cui aveva parlato prima di vestirsi, che la guardava con sguardo allibito. “Cosa c’è? Perché mi fissa in quel modo?” >]
Spero vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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Capitolo 2 – Una piacevole chiacchierata

“Riccardo sì che è tosto, mica come i bimbiminchia che ci sono in giro adesso … lui sì che pensa con la sua testa!” E’ brillante, non si fa mai imbrogliare, ha sempre la risposta pronta … e poi è fighissimo: insomma, è praticamente perfetto!”
“Sì Sofia, ho presente il tipo” sospirò Irene, tentando di arginare il fiume di parole che usciva dalla bocca della sorella. “Spero solo che questo tizio, se mai vi metterete insieme, ti tratti meglio di come un certo qualcuno ha trattato me!” pensò. Poi sorrise, sentendo il bambino agitarsi dentro di lei.
“Che succede?” domandò Sofia, cogliendo la sua espressione. “Niente, si muove!”
“Oh, che bello! Ma proprio non hai idea del sesso?”
“No, e non voglio saperlo: quante volte te lo devo ripetere?”
“Ma non hai neanche un briciolo di curiosità? Io morirei, 9 mesi senza sapere!”
“Beh, ormai manca poco: il primo giugno non è poi così lontano! Sono alla ventiseiesima settimana, ormai il più è fatto”.
“Quando entrerai nel settimo mese?”
“Tra 3 giorni esatti”.
“Cosa???” O.O
“Ma sì, te l’ho già spiegato, ricordi? Le settimane di gravidanza sono quaranta, ma non è che ogni quattro settimane scatta un mese: il settimo, per esempio, va da ventisei settimane e tre giorni a trenta settimane e quattro giorni”.
“Ah, è vero!” fece Sofia. Poi il suo sguardo si illuminò, mentre la sagoma del centro commerciale si stagliava davanti ai loro occhi. “Ehi sorellona”, sghignazzò, “Trattieni l’entusiasmo, mi raccomando: tra poco andremo incontro al tuo secondo weekend di shopping!”

 

*****

 
“Sofia! Hai finito? Sono ore che sei dentro quel camerino, vuoi prenderci la residenza per caso?” Irene, irritata, guardò verso il punto in cui era nascosta la sorella.
“E dai, lasciami sfogare!” esclamò la diretta interessata, scostando la tenda. “Devo solo provare queste cose e poi ce ne andiamo, ok?” aggiunse, indicando una pila di indumenti appesi all’attaccapanni.
Solo? Prima che te li provi tutti, il negozio chiuderà!  Ma cos’hai preso, tutta la collezione primaverile?”
“Uffa, quanto sei noiosa! Certo che sei strana: tante pagherebbero oro per avere la possibilità di provarsi vestiti tutto il giorno! Davvero non capisco come fa a non piacerti!”
“E io invece non capisco come fai tu a …” cominciò l’altra accalorata, ma si interruppe di colpo avendo udito dei passi che si avvicinavano: aveva forse alzato troppo la voce?
Si voltò, un po’ preoccupata, e vide arrivare la commessa che aveva incontrato il sabato precedente. Stavolta però notò il nome che quest’ultima portava su un cartellino attaccato alla divisa: Sara.
“Potreste cortesemente abbassare un po’ la voce? Perché … oh, è lei! Salve, come sta?”
“Bene, grazie. Io ho già finito, mia sorella invece è lì da ore: io sono una tipa sbrigativa, trovo quello che mi serve e vado via, lei invece ama provare qualsiasi cosa vede, anche se magari non può comprare nulla …”
“Vado a vedere se ha bisogno di un consiglio” , la interruppe la nuova arrivata, con l’aria di chi doveva sventare un’imminente catastrofe. “Se la sorella si veste come lei, siamo rovinati!” pensò mentre si dirigeva verso il camerino.
Irene la guardò allontanarsi, chiedendosi come mai avesse pensato tanto spesso a lei nei giorni precedenti: quando non l’aveva vista all’entrata era persino rimasta inspiegabilmente delusa! Non riuscì ad andare molto in fondo alla questione, però, perché  proprio in quel momento sua sorella uscì di corsa dal salottino di prova. “Voglio tutte queste cose, grazie!” affermò convinta.
“Santo cielo, Sof! Hai deciso di portare via tutto quello che hai trovato nel catalogo? Se continui così finirà che li lasci senza niente da vendere!”
“No, davvero, non c’è problema: la lasci pure prendere quello che vuole!”
“Oh, aspettate, il mio cellulare sta squillando!” esclamò l’adolescente,  andando a rintanarsi in un angolo per rispondere.
Le altre due ragazze rimasero lì in piedi, una di fronte all’altra, un po’ imbarazzate.
“Allora, ehm … se vuoi puoi smettere di darmi del lei: va bene che sono incinta, ma avrò circa la tua età! A proposito, quanti anni hai, per curiosità?”
“Ne compirò ventitré tra qualche mese, e tu?”
“ Ventiquattro, compiuti a gennaio … “
“Scusate, scusate!” Sofia che evidentemente aveva  finito la telefonata, si stava avvicinando a loro “Ire, mi dispiace ma devo andare via di corsa: Giulia, Marta e Michela vogliono che esca con loro, devono dirmi una cosa importante!”
“Aspetta, non ti seguo: cos’è tutta questa fretta? Cos’è che le tue amiche devono dirti di tanto importante? Abbiamo quasi finito, di’ loro di aspettare: non moriranno mica, no?”
“No, non hai capito: io devo incontrarle! Prendo l’autobus, tanto la fermata è qui di fronte.”
“Frena un attimo! E le cose che volevi acquistare? Io non ce la faccio a portarle tutte via da sola! E poi, lo dici tu alla mamma che non torni con me? Ma torni per cena, a proposito?”
“Le cose rimettile nel loro reparto, le comprerò un’altra volta … e con la mamma ci parlo io: tu pensa a tuo figlio, piuttosto! Io so cavarmela da sola, ho quasi sedici anni, non sono più una bambina!”  detto questo, uscì.
“Ci penso, ci penso!” borbottò l’altra, accarezzandosi la pancia; il piccolo le rispose mettendosi di nuovo in movimento.
“Allora io vado a rimettere a posto tutto …” esordì Sara, che nel frattempo era rimasta dov’era e aveva seguito l’alterco tra le due sorelle. “In fondo è mio dovere farlo. Poi andrò via, perché il mio turno è quasi finito!”
“Aspetta, ti aiuto … mi sembra il minimo, dopo tutto il tempo che ti abbiamo fatto perdere! E dopo che ho pagato il mio vestito, ti accompagno a casa con la mia macchina!” Subito dopo aver pronunciato questa frase, però, si morse la lingua: cosa le era passato per la testa? Come poteva offrire un passaggio ad una persona che in fin dei conti era una sconosciuta? Si aspettava una chiara e netta risposta negativa, ma con suo grande stupore la sua coetanea acconsentì.

 

 *****


Qualche minuto più tardi, le due giovani donne stavano chiacchierando nell’abitacolo.
“Non credo di essermi presentata prima: io sono Sara!”
“Lo so … c’era scritto sul tuo badge!” Dopo questa affermazione, ci fu un lungo silenzio, e Irene si domandò se per caso non aveva detto qualcosa di sconveniente: avrebbe dovuto fingere di non conoscere il nome della sua interlocutrice? Per togliersi d’impaccio, decise di presentarsi e di parlare del bambino che aspettava; poi, vedendo l’insegna della metropolitana si infilò nel parcheggio adiacente. “Allora, sei sicura che devo lasciarti qui?” domandò per l’ennesima volta.
“Sì, tranquilla: tanto devo fare solo poche fermate!”
Irene guardò la sua nuova amica dirigersi verso la stazione e si chiese come mai sentiva una gran voglia di correrle dietro e prenderla tra le braccia: gli ormoni della gravidanza le stavano forse facendo dei brutti scherzi?
 
 
 

  
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