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Autore: Nimel17    28/03/2013    7 recensioni
E se Regina non avesse mai rapito e rinchiuso Belle, e questa fosse restata con Rumpelstiltskin? Come avrebbe potuto cambiare la vita di Gold a Storybrooke, insieme a quella degli altri personaggi delle fiabe?
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il diario quasi scottava tra le mani di Belle, finalmente l’aveva preso dalla biblioteca per darlo a Rumpelstiltskin. Lo appoggiò sul loro tavolo vicino ad una bottiglia di Scotch e si sedette ad aspettarlo, intrecciando le dita nervosamente e accavallando le gambe. Forse era meglio se non gli diceva esattamente quando l’aveva trovato. Una cosa vaga, generale… sì, avrebbe fatto così.

La porta d’entrata sbatté rumorosamente e lei respirò profondamente, preparandosi.

“Belle? Dove sei?”

“In cucina.”

“Perché mi hai fatto venire a casa all’improvviso? Stai male?”

“Ho.. ho trovato una cosa che penso possa farti piacere, in biblioteca.”

“Non poteva aspettare stasera?”

“No.”

Suo marito entrò in cucina e si chinò a darle un bacio.

“Scotch, addirittura? Dev’essere successo qualcosa di davvero importante, dearie.”

Belle gli mise il volumetto tra le mani. Solo a guardarlo, lo sguardo di Rumpelstiltskin cambiò: quell’espressione lontana, metà tra l’adorante e il rimpianto, che riservava solamente a suo figlio.

“Il diario di Bae.”

“Lo… lo sapevi?”

“Ci scriveva sin da quando era piccolo.”

Le mani gli tremavano, così lei le prese fra le sue e cercò di scaldargli le dita fredde. 

“Vuoi che ti lascio, per leggerlo con calma?”

Lui scosse la testa, gli occhi così smarriti da stringerle il cuore.

“No. Bae non avrebbe voluto, era importante per lui avere… quello spazio per sé.”

Belle annuì e gli posò una mano sulla guancia, per costringerlo a guardarla. Cercò di comunicargli con lo sguardo la sua solidarietà, sorridendo timidamente e sentì che lui premeva il viso sulla sua mano, sospirando.

“Questo, dearie, mi spinge più che mai ad aiutare Emma Swan.”

“Una volta spezzata la maledizione, potremo cercare Baelfire.”

Rumpelstiltskin si mise il diario del figlio nella tasca interna della giacca e lei seppe d’istinto che l’avrebbe portato sempre con se, così come la loro tazzina era sempre in bella mostra nella loro credenza.

“Se conosco Regina, non accetterà facilmente che la signorina Swan diventi sceriffo. Dobbiamo prepararci al contrattacco.”

Belle sapeva bene che quello era il suo modo per frenare il suo dolore, così gli sorrise semplicemente. 

“Oggi la biblioteca è chiusa per un meeting comunale. Se vuoi, ti accompagno al negozio e ti faccio da assistente.”

“Come se facessi qualcosa di diverso da leggere sdraiata sulla cassa.”

“Poi potrai licenziarmi con calma.”

 “Per prendermi il disturbo di riassumerti il giorno dopo?”

La mano di lui corse subito al diario, nonostante l’avesse appena messo al sicuro. Belle prese una giacca leggera e si annodò il foulard come aveva visto fare da Ruby, arrotolandosi i lembi attorno al collo invece di fare un semplice nodo e lasciarla pendere come aveva sempre fatto. 

“Belle….”

“Sì?”

“Grazie.”

Lei gli rivolse un sorriso luminoso e lui l’abbracciò brevemente, prima di aprirle la porta e tenergliela mentre usciva. Era sempre stato un po’ gentiluomo. Al Castello Oscuro durante uno dei primi mesi si era preoccupato perchè considerava troppo pesanti i secchi d’acqua da portare dal pozzo in giardino alla cucina, così l’aveva dispensata quasi subito da quel compito, facendole trovare sempre un catino d’acqua pronta grazie alla magia. 

“Come pensi di ostacolare Regina?”

“Ho qualche idea in mente, ma prima è necessario sapere cosa userà Sua Maestà per togliere la carica alla signorina Swan.”

“Ho idea che non sarà difficile scoprirlo.”

Gli indicò Emma che stava camminando con una postura leggermente più fiacca del solito, tenendo la testa voltata per vedere Henry che andava a prendere l’autobus. 

“Il ragazzo non è stato molto allegro, ultimamente.”

“Probabilmente sa che dietro la morte di Graham c’è la sua madre adottiva. Rumpelstiltskin, è così piccolo… non dovrebbe sopportare tutto questo.”

“Non durerà ancora per molto, dearie. I lieto fine stanno ricominciando ad avverarsi e noi abbiamo dato il buon esempio, dopotutto.”

“Ma se David è rimasto con Kathryn… e Mary Margaret ha il cuore spezzato.”

“I cuori spezzati possono essere curati, se c’è di mezzo il Vero Amore. Noi lo sappiamo meglio di chiunque altro.”

Lei gli strinse la mano, gli occhi umidi per il ricordo ancora doloroso di quando lui l’aveva cacciata dal castello.  

“Sei fiducioso.”

“Merito tuo. Mi hai ridato qualcosa che credevo di aver perduto da tempo.”

Appena giunti sulla soglia del negozio, Belle si fermò.

“Ti raggiungerò tra poco. Emma ha bisogno di una spalla su cui sfogarsi.”

“Sei sempre stata così buona, dearie. Tu sei la mia antitesi.”

“Non dire sciocchezze.”

Ci mise poco a farsi notare dalla Salvatrice, visto che Sidney Glass le passò davanti con la macchina e le schizzò tutte le calze e la gonna con la pozzanghera attraversata a tutta velocità. 

Lei si guardò il danno, boccheggiando. C’era quell’unica pozzanghera in una strada che conteneva tre macchine della grandezza di quella del genio, eppure il reporter era riuscito a centrarla lo stesso.

“Ti ha fatto male?”

Emma le si era avvicinata.

“Oddio, non so come farai a far andare via le macchie.”

“Voltati, sto per fare qualcosa che il vice sceriffo non dovrebbe vedere.”

“Non sono più il vice. Regina mi ha licenziata e intende nominare Glass come sceriffo.”

“Ma certo, uno dei suoi burattini preferiti. Lui le va dietro senza speranza come un cucciolo abbandonato, ovviamente si presta a questa pagliacciata.”

Gli occhi chiari dell’amica erano divertiti.

“Non ti facevo così agguerrita, Isabeau.”

Belle si morse il labbro. Era difficile gestire due personalità.

“Immagino che il tuo arrivo abbia dato il via ad un bel po’ di cambiamenti.”

“Mi sembra di sentire Henry.”

“Ah, sì, la sua teoria… a proposito, mi sembra piuttosto giù ultimamente. È per via di Graham?”

“Indirettamente… sostiene che, visto quello che è successo, non dovrei mettermi contro la Regina Cattiva.”

Disse le ultime parole aprendo le virgolette con le dita, ma non c’era derisione nella sua voce. Belle sospirò.

“Un bambino non dovrebbe perdere fiducia nel Bene e nei suoi eroi.”

“Io non sono un’eroina, voglio solo vederlo felice.”

“Ci sarebbe un modo. Sconfiggere Regina e ottenere il lavoro.”

“Ma hai sentito…”

“Andiamo da mio marito. Forse lui può essere d’aiuto.”

I lineamenti di Emma si irrigidirono.

“Non sono sicura di volere aiuto da lui.”

Anche Belle s’irrigidì. Possibile che la gente non riuscisse a vedere oltre la maschera che lui indossava in pubblico? 

“Dunque, sacrificheresti la felicità di Henry perché non ti piace mio marito?”

“No, certo che no, ma… Gold ha contrattato un neonato!”

 Il vecchio rancore per la faccenda le risalì nel sangue. Emma Swan l’aveva ascoltata all’ospedale, o era così presa dalla sua missione per sentire altre voci oltre alla sua?

“Quel neonato doveva essere nostra figlia. Ti avevo supplicata quel giorno, ma a quanto pare non hai nemmeno dato retta alle mie parole.”

Belle era di solito una persona molto dolce, che poteva ammansire mostri e farsi amare da loro. Ma quando voleva, era anche in grado di ferire e far piangere. Emma arrossì, poi impallidì.

“Mi… mi dispiace. Non avevo capito…”

“Sappiamo tutte e due che non avrebbe cambiato nulla.”

L’altra sospirò.

“Molto bene. Portami da Gold… gli devo una possibilità.”

Il cuore di Belle si riscaldò a quell’ammissione. Implicitamente, Emma Swan si stava scusando. 

“Andiamo, è in negozio.”

“Non vuoi passare per casa a cambiarti?”

“Abbiamo sempre qualche ricambio al lavoro.”

“Tu lavori con lui?”

“In realtà, io sto seduta sulla cassa a leggere, nessuno accetterebbe incarichi da mio marito.”

“Ti deve amare molto, se te lo permette.”

Fu Belle ad arrossire. La sua educazione di corte l’aveva spesso spinta a nascondere il più possibile i suoi sentimenti e lo stesso Rumpelstiltskin per sua natura, così si sentiva sempre in imbarazzo quando qualcuno li tirava in ballo.

“Sì. Ma non dirlo a nessuno, o rovinerà la sua immagine di duro.”

In negozio non c’era suo marito. Emma lo chiamò ad alta voce.

“Gold? È qui dentro?”

Belle la guardò con aria di rimprovero.

“È lui il titolare, sarà nel retro.”

Non appena lei tirò la tenda che separava l’ufficio dal negozio effettivo, le due donne arretrarono.

“Buon Dio, che cos’è questa cosa orribile?”

“Stai di nuovo usando la lanolina? Ricordati le regole, niente contatti umani prima di una doccia.”

Rumpelstiltskin si alzò, sorridendo, prendendo il bastone appoggiato al tavolo. 

“L’odore non è dei più piacevoli, ma il prodotto è molto utile.”

Fece per avvicinarsi a Belle, ma lei gli lanciò un’occhiata d’avvertimento. Lui sospirò e le mormorò a bassa voce:

“Non avevi problemi quando avevo la pelle a scaglie, le unghie nere e i denti rovinati ma mi tieni lontano perché so di lanolina?”

“L’olfatto dà più fastidio della vista.”

Rumpelstiltskin si accorse del suo stato.

“Hai fatto una nuotata in una pozzanghera, dearie?”

“Sì, insieme a Sidney.”

Emma stava aspettando educatamente poco distante, così Belle suggerì:

“Perché non le dai qualcosa che era appartenuto a Graham, mentre ti spiega il problema?”

“E tu cosa farai?”

“Vado a cambiarmi, ovviamente.”

“Potresti aspettarmi.”

“Te vai dritto in doccia dopo. Guarderò io il negozio.”

“Oh, allora va bene… abbiamo rinnovato l’assicurazione contro gli incendi, i terremoti…?”

Lei gli tirò un colpo sul braccio, ma venne quasi sbalzata in avanti da qualcosa che le passava tra le gambe. La bocca di Emma era spalancata, così Belle abbassò lo sguardo e per un attimo credette di sognare. 

Un gatto. C’era un gatto in negozio. Un gatto dal lungo pelo bianco, occhi azzurrissimi e la coda vaporosa. 

“Ehm, dearie, tuo padre è passato con una cesta… dice che tua zia Adele te l’aveva lasciata in eredità.”

“Mia zia mi ha lasciato un gatto? Ma se non la conoscevo nemmeno!”

“Vai a vedere, dearie.” 

Belle entrò nel retro a passo spedito, guidata dal gatto fino ad una cesta di vimini ricoperta da un drappo bianco e un fiocco in alto. Il micio emise un miagolio e dal paniere uscirono, uno dopo l’altro, tre gattini, uno bianco, uno nero e uno rosso. Lei sbatté gli occhi più volte, ma i quattro felini la fissavano lo stesso. 

“Oh, perfetto. Cosa ci faccio con voi adesso?”

Si chinò e controllò: i due bianchi erano senza dubbio femminucce, mentre gli altri cuccioli erano maschi. La gatta bianca doveva essere la madre. Erano ben tenuti, doveva riconoscerlo. Nella cesta c’era un biglietto, scritto nella calligrafia orribilmente disordinata di suo padre.

“Tua zia Adele è morta il mese scorso e ti ha lasciato in eredità la gatta con i cuccioli. Si chiamano Duchessa, Marie, Berlioz e Toulouse. Non ho tempo di occuparmi di loro al negozio, se vuoi darli via vedi te.”

Belle sbuffò. Suo padre sarebbe morto piuttosto di sprecare qualche parola in più. Guardò di nuovo i felini.

“Ok, vediamo un po’. Duchessa?”

La gatta bianca, più grande, si fece avanti e si mise seduta a fissarla. 

“Immagino tu sia la mamma… quindi tu, piccolina, sei Marie.”

La gattina si posizionò al fianco della madre, ma mentre avanzava il micio nero le pestò la coda con la zampa e le saltò sopra, assieme a quello rosso. 

“Mieoooow!”

Duchessa sembrò guardarla con desolazione, poi prese Marie per la pelliccia con i denti, delicatamente, e l’allontanò dai fratellini. Belle era incerta se ridere o piangere. 

“Mmmh… tu che sei così rosso e pacioccone mi sai tanto da un Toulouse. Ho ragione?”

Il cucciolo si lasciò cadere a terra a pancia per aria, subito imitato da quello nero.

“Rimani te, che devi per forza essere Berlioz. Quello che dobbiamo risolvere è, vi porto da David o vi teniamo?”

Ridacchiò quando Marie le diede dei colpetti gentili con la testa, seguita dagli altri che le passarono tra le gambe due o tre volte.

“Va bene, ma non è me che dovete convincere.”

Osservò Duchessa attraversare la tenda per andare nel davanti del negozio, poi scrollò le spalle. Rumpelstiltskin era un tipo sensibile alle lusinghe femminili, magari funzionava anche con le gatte. Tirò fuori dall’armadio un paio di pantaloni e delle scarpe pulite, poi salì le scale per andare nel suo bagno privato. Si lavò velocemente, resistendo alla tentazione di farsi una doccia bollente, ma si spazzolò i capelli. Perché Rumpelstiltskin non le aveva detto che sembravano un nido d’uccello?

“Isabeau! La signorina Swan se ne sta andando, devi dirle qualcosa?”

“Arrivo!”

 Scese in fretta e si rivolse a Emma con un largo sorriso. 

“Hai trovato qualcosa di Graham che vuoi tenerti?”

“I walkie talkie, se non ti dispiace.”

“Oh, figurati, Henry diventerà matto per quelli.”

Notò che la donna evitava accuratamente di guardare suo marito, così si voltò, preoccupata che avessero litigato. Lo spettacolo sorprese persino lei: accanto a Rumpelstiltskin c’era Duchessa, accarezzata pigramente dalla mano di lui. Lui alzò gli occhi, preso alla sprovvista, poi decise di ignorarle. 

“Devo dedurre che i gatti restano?”

“Come vuoi tu, cara.”

Emma aveva un’espressione sempre più scioccata, ma Belle dovette concederle che lo nascondeva bene. 

“Ti accompagno alla porta, tanto devo andare a prendere il cibo per i nuovi ospiti.”

Quando furono fuori, lei sogghignò.

“Avanti, dillo.”

“Cosa?”

“Mancava solo un gatto bianco per l’immagine di mio marito, vero?”

“Scusa, è che in una famiglia adottiva in cui sono stata per un anno c’era la mania dei film di 007.”

“Anche mio marito ne è patito. Sono certa che abbia deciso di tenere i gatti solo per accentuare la somiglianza.”

“La sua vita sarebbe molto più semplice se non spaventasse tutti.”

“Ma molto meno divertente, secondo lui.”

“Si diverte in modi molto strani.”

“Non vuoi sapere.”

 

 

Quando tornò al negozio con due borse di cibo per gatti, trovò con sollievo che erano tutti vivi e gli oggetti preziosi intatti. Duchessa si era acciambellata in grembo a Rumpelstiltskin, Marie era sul bancone sdraiata vicino alle sue mani e gli altri due mici erano ai suoi piedi. Senza giocare con i lacci delle scarpe. 

“Ok, che succede? Perché sono così calmi? Che cos’hai fatto, caro?”

“Ho detto loro di stare buoni o li avrei trasformati in topi.”

“Ma non c’è magia in questo mondo.”

“Loro però non lo sanno.”

Belle si ritrovò assalita da tutti e quattro i gatti, che miagolavano passandole tra le gambe.

“Un secondo, piccoli, un secondo!”

“Buoni, gattini, buoni.”

I mici le si allontanarono e si misero a fissarla, sbattendo le codine e ingrandendo le pupille degli occhi per fare tenerezza. Mentre dava loro il latte, Belle decise di divertirsi un po’.

“Lo sai, hai fatto paura persino ad Emma.”

“Ma se non ho fatto niente!”

“Rumpelstiltskin…”

“D’accordo, ma che Duchessa fosse un persiano bianco era una coincidenza troppo bella per lasciarsela sfuggire.”

Lui fece per avvicinarsi, ma lei sollevò un dito.

“La doccia.”

“Ti unisci a me?”

“Qualcuno dovrà pure guardare il negozio… e poi l’ho fatta poco fa.”

“E se ti dicessi che ho un asso nella manica per Emma?”

Belle roteò gli occhi. 

“Mettere fuori combattimento Sidney per guadagnare tempo mentre Regina sceglie un altro candidato?”

“Hai detto la parola giusta. Candidato.”

Lei incrociò le braccia e lo guardò con aria interrogativa.

“Nello statuto della città…”

“Storybrooke ha uno statuto? E da quando?”

“…C’è scritto che il sindaco può solamente proporre un candidato.”

“Quindi ci sarà una votazione!”

“Precisamente. Adesso, doccia…?”

Belle sorrise e iniziò a sbottonarsi la camicetta. 

“Vai, ti raggiungo.”

 

Qualcosa non andava. Belle aveva provato a scrollarsi di dosso quella sensazione, ma rimaneva, rodendole la mente come un tarlo col legno. C’era anche lei alla presentazione di Emma come candidato e Regina non era sembrata nemmeno un po’ preoccupata. Oh, era infuriata con Rumpelstiltskin, poteva sentirla litigare con lui anche se era nel retro con i gatti, ma non preoccupata. Perché?

Per distrarsi, sbirciò fuori dalla finestra, osservando i passanti. Archie con Pongo, Ruby che flirtava con il meccanico Billy, Leroy che beveva da una fiaschetta e Mary Margaret che osservava ferita David allontanarsi con Kathryn. Non aveva notato prima quanto ogni giorno prima del suo risveglio fosse uguale all’altro. Regina li governava tutti e non avrebbe rinunciato facilmente al suo lieto fine.

Una sensazione mista di consapevolezza e sconforto la fece sedere.

Perché mai Regina avrebbe dovuto temere le elezioni? Chi avrebbe osato andarle contro ad eccezione di lei, suo marito, forse altre due o tre persone? Senza contare che era chiaro che Emma era appoggiata da un uomo che tutti odiavano. 

Mancavano degli incentivi, o la Salvatrice avrebbe perso e Storybrooke sarebbe tornata al punto di partenza, proprio adesso che stava riuscendo a respirare un po’ dalla presa ferrea del sindaco.

Si premette le tempie con le dita. Macchinare era prerogativa di Rumpelstiltskin, ma per qualche motivo non desiderava coinvolgerlo. 

Voleva provare di essere in grado di aiutare, di essere ancora la principessa che aveva dato la caccia ad uno Yaoguai e salvato il suo popolo facendo un patto con il Signore Oscuro. Voleva essere ancora l’eroina che si era sentita all’epoca.

Sorrise. Quello era il punto cruciale. La città aveva bisogno di un’eroina e lei ne avrebbe creata una. Iniziò a passeggiare avanti e indietro per la stanza, esaminando le varie opzioni. Avrebbe potuto camminare con Emma e farsi salvare da una macchina troppo veloce… ma a Storybrooke c’era poco traffico e ancora meno alta velocità di guida. No, non andava bene. 

“Stai scherzando col fuoco, dearie.”

Belle sobbalzò. Il fuoco… chi salvava una persona da un incendio era certamente un eroe. 

“Che hai? Ti vedo distratta.”

“Non è niente. Sto pensando alle elezioni.”

Non era una bugia, dopotutto. Rumpelstiltskin le sorrise rassicurante, giocherellando con un ricciolo castano mogano. Lei era l’unica che poteva ingannarlo e si sentì quasi in colpa per tenerlo all’oscuro, ma era per uno scopo più grande, come le diceva sempre lui. 

“Stasera ho una sorpresa per te. Ho prenotato per due da Linguini.”

Maledizione, come aveva potuto dimenticare che il giovedì era la loro serata romantica. Come avrebbe fatto a farsi salvare con lui non l’avrebbe persa d’occhio un secondo?  Nascose il viso nella giacca di lui e cercò di pensare in fretta, mentre suo marito l’abbracciava ignaro dei suoi pensieri criminosi. Doveva stare calma. Non era necessario che ci fosse qualcuno nella stanza che sarebbe andata a fuoco. Se avesse scelto l’ufficio del sindaco...  quando Emma sarebbe andata a discutere con Regina e una delle due avesse aperto la porta, si sarebbe potuta verificare una piccola esplosione, che sarebbe sembrata peggiore di quanto non fosse in realtà. Belle sorrise. Emma avrebbe salvato entrambe, ne era sicura. Era una persona buona, figlia di eroi e il copione prevedeva solo un tipo di azione. 

“Non sei felice?”

“Ma naturalmente. Sono solo un po’ stanca, ma passerà presto.”

“Dobbiamo essere lì per le otto e mezza. Hai tempo per riposarti.”

“Hai ragione, come sempre.”

Le dita di lui le massaggiarono la base del collo e lei si lasciò sfuggire un gemito di sollievo involontario.

“Sei molto tesa… sicura che vada tutto bene?”

“Non ti preoccupare.”

Rumpelstiltskin non insistette oltre e si accontentò di tenerla abbracciata. 

“Come pensi di aiutare Emma?”

Lui alzò un sopracciglio.

“Io le ho già mostrato la strada, tocca a lei ora percorrerla, dearie.”

“Giusto. Ho… ho solo paura che tutto possa tornare come prima.”

“Questo è impossibile, amore. Non puoi fermare una frana quando è cominciata. Può essere solo rallentata.”

Il campanellino del negozio tintinnò e suo marito tornò con un sospiro a servire i clienti. 

“Buon Dio, che odore! Stai cercando di asfissiarci, fratello?”

Lo sguardo di Belle si posò sulla lanolina e avrebbe potuto giurare di sentire un meccanismo del suo cervello mettersi in moto. La lanolina era grasso di lana di pecora ed era infiammabile. Ricordava benissimo come Rumpelstiltskin avesse rubato il pugnale del precedente Signore Oscuro, Zoso: dando fuoco al castello del duca, le cui travi e fondamenta erano di legno.

Perché lei non avrebbe dovuto fare lo stesso?

Frugò in un armadietto in cerca di uno straccio per pulire e riflettè sulla quantità di lanolina da usare. D’abitudine Regina chiudeva l’ufficio comunale alle otto e mezza precise. In quel momento erano le sette. Facendo un rapido calcolo, imbevette la pezza di grasso di lana e se la nascose nella borsetta, sentendo una fitta di rimpianto perché sapeva che avrebbe dovuto disfarsene per via della puzza. 

Non se ne era mai vantata, ma la verità era che Belle era esperta del fuoco sin da quando era bambina. Il giudice del suo regno era maestro nell’arte di torturare criminali e traditori con quell’elemento e più di una volta aveva pubblicamente incendiato le loro abitazioni come esempio per il popolo, spiegando alla piccola principessa terrorizzata nei dettagli i segreti di quello che lui definiva fuoco purificatore. Salutò brevemente Rumpelstiltskin e Leroy, sorridendo, poi si diresse velocemente verso casa, senza sollevare lo sguardo. Se voleva appiccare l’incendio alle otto, aveva tempo per prepararsi, ma era indecisa. Sarebbe stato più prudente vestirsi senza pretese e portarsi un cambio in macchina, oppure vestirsi già per la cena e andare a piedi? La macchina di suo marito era troppo riconoscibile e poi lui avrebbe potuto accorgersi della sua mancanza nel caso fosse tornato prima. 

Era meglio andare a piedi, tagliando per il bosco. Si sarebbe portata una borsa e un paio di scarpe di ricambio e le avrebbe momentaneamente seppellite nel bosco, vicino al pozzo, per poi recuperarle dopo qualche giorno.  Forte del suo piano, scelse dall’armadio un vestito nero con un cardigan di perline, così eventuali macchie sarebbero state meno visibili e copribili. Capelli rigorosamente raccolti, così l’odore di fumo si sarebbe attaccato meno e l’ultimo profumo che le aveva regalato Rumpelstiltskin, che le sarebbe stato utile proprio per il motivo per cui non l’aveva mai messo: era assai penetrante.

Al momento di uscire, respirò profondamente e si ripetè il suo mantra: fa’ una cosa coraggiosa e il coraggio verrà.

 

 

“Sei bellissima, questa sera.”

Belle guardò suo marito con finto sdegno.

“Non lo sono sempre?”

“Non c’è da meravigliarsi che il tuo nome sia Belle.”

“Pensavo che quel film ti avesse annoiato a morte.”

“Infatti è così, ma ho buona memoria per le battute.”

Lei nascose un sorriso dietro il tovagliolo. Ricordava benissimo che gli occhi di Rumpelstiltskin si erano inumiditi alla vista di Chicco, quando la Bestia lasciava andare la sua amata e quando sembrava che stesse per morire. Solo lei sapeva che l’atteggiamento arrogante di lui nascondeva in realtà un cucciolo desideroso d’amore. 

“Hai messo il profumo che ti ho regalato… pensavo che non ti piacesse.”

Belle nascose accuratamente il suo nervosismo e gli sorrise dolcemente.

“Volevo che tutto fosse perfetto per stasera.”

Lui le prese la mano e gliela baciò, senza smettere di guardarla. Maledizione, riusciva sempre a farla arrossire con i gesti più innocenti.

“Rose?”

Un ragazzo dalla pelle color caramello e lucenti capelli neri tese verso di loro due mazzi di rose, bianche, gialle, rosa e rosse. Rumpelstiltskin la guardò appena, sorridendo.

“Tutte quelle rosse, dearie.”

Gli occhi neri del giovane venditore si spalancarono, ma si ricompose quasi subito.

Belle arrossì ancora di più.

“Sicuro, caro?”

“Una semplice dimostrazione di affetto, dearie.”

Ne prese una dal mazzo più vicino mentre con l’altra porgeva le banconote, e gliela diede con una luce maliziosa negli occhi scuri. Se credeva che l’avesse perdonato per aver trasformato Gaston in una rosa e aver permesso che lei gli tagliasse i gioielli di famiglia….

Ma chi voleva prendere in giro… non era nemmeno stata arrabbiata per quello.

“Grazie, amore mio, sono bellissime.”

“Il resto ti aspetta in macchina.”

Si sporse in avanti sul tavolo e le appuntò il bocciolo tra i capelli. Lei avrebbe scommesso d’aver sentito qualche “Ooooh” di tenerezza e meraviglia, ma era appena un mormorio. Sicuramente avevano tutti paura di trovarsi l’affitto aumentato.

“Prendete il dessert?”

Belle scosse la testa e Rumpelstiltskin chinò leggermente il capo.

“No, grazie. Sei pronta, Isabeau?”

“Ma certo.”

Lui l’aiutò a indossare la giacca e uscendo passarono davanti ad un tavolo in cui c’erano David e Kathryn, lui felice e lei seccata.

“Hai visto? Persino il signor Gold mostra un po’ di romanticismo di tanto in tanto.”

“Mmh?”

“Le ha appena regalato tutte le rose rosse e chiesto se vuole andarsene o no, invece di decidere lui.”

“Perché, vuoi andare via? Ma se abbiamo appena ordinato!”

Kathryn si mise la testa fra le mani e David la guardò come un cucciolo preso a calci.

“Pensa, Belle, la maledizione poteva farti trovare sposata con Charming.”

“Non ti avrei mai perdonato.”

Il sedile posteriore della macchina era ricoperto di rose. 

“Ma non aveva così tanti fiori quel povero ragazzo.”

“Tesoro, ne hanno sempre di riserva.”

“Grazie.”

Belle si sentì sempre più in colpa per tenergli nascosta la sua azione criminosa. Mentre passavano per la strada principale, videro un gran movimento attorno alla sede comunale. Henry agitò il braccio e corse verso di loro, mentre Rumpelstiltskin fermava la macchina.

“Signor Gold, Isabeau!”

“Cos’è successo, Henry? Cos’è tutto quel trambusto?”

“L’ufficio della mia mamma adottiva è esploso, dentro c’era un incendio e la mia mamma ha salvato Regina!”

Belle si sentì esultante. 

“Ma è una notizia meravigliosa, Henry! Ma lo sapevi già, tua madre è un’eroina.”

“Non vedo l’ora che arrivi domani per le elezioni!”

Rumpelstiltskin gli sorrise mentre metteva in moto la macchina, e il suo sguardo sembrava soddisfatto come un gatto che avesse mangiato un canarino.

“Che c’è?”

“Niente, dearie. Ma l’incendio è certamente servito alla signorina Swan.”

Lei si sentì arrossire, così girò la testa e guardò fuori dal finestrino per impedirgli di leggere la sua espressione esultante.

“Temo che dovrò stare una mezz’ora in negozio, Belle.”

“Ma è tardi…”

“Lo so, sarà per poco tempo, non temere. Sto aspettando una visita.”

“Di chi?”

“Te lo dirò domani, ora è meglio se sali in casa.”

Belle lo baciò velocemente ed entrò nella loro villa rosa, sentendo di non riuscire più a trattenersi. 

Ce l’aveva fatta. Era riuscita a fornire ad Emma l’incentivo di cui aveva bisogno, a fare una mossa contro Regina nella partita che giocava con Rumpelstiltskin. La Salvatrice sarebbe diventata sceriffo e il sindaco avrebbe perso parte del suo potere. E tutto sarebbe seguito così, perché era già scritto: la figlia di Biancaneve e di Charming avrebbe spezzato la maledizione.

E stavolta lei, Belle di Avonlea, aveva contribuito.

 

 

“Non ti preoccupare, andrà tutto bene.”

“Mia madre è un’eroina, Isabeau, proprio come nel mio libro!”

In pubblico, Henry continuava a chiamarla con il nome della sua personalità di Storybrooke, obbedendo alla sua richiesta di fingere di non averla mai riconosciuta come la principessa Belle. 

La signora Ginger dietro di loro fece un irritante “Sssh”, che le causò un’occhiataccia da parte di Rumpelstiltskin. Se sua moglie voleva borbottare con il giovane Mills mentre il dottor Hopper diceva qualche sciocchezza a proposito di cigni e vetro, era liberissima di farlo. A quanto pare l’insegnante parve capire il concetto, perché abbassò lo sguardo e badò ai fatti propri.

Belle le rivolse lo stesso un cenno di scusa e strinse la mano di Henry. Emma continuava a guardarli, seria. Le sorrise, ma l’altra non rispose e mantenne un’espressione… combattuta, era la parola giusto. Un vago presentimento nacque nella sua mente: che avesse capito che era stata lei ad appiccare l’incendio? 

Quando Emma Swan salì sul palco per parlare, tutti avevano sul volto la stessa faccia orgogliosa e speranzosa.

“Voi tutti sapete che io ho avuto… un passato turbolento.”

Lei approvò col capo. Un’ammissione di sincerità faceva sempre un bell’effetto in un dibattito.

“Ma siete disposti a chiudere un occhio perché ai vostri occhi sono un’eroina. Ma non è vero. L’incendio è stato una montatura.”

Belle impallidì e se non fosse stata seduta le gambe le sarebbero crollate. Rumpelstiltskin le strinse lievemente il braccio per rassicurarla.

“Immagino sia noto a tutti che il signor Gold mi ha appoggiata durante la corsa, ma non sapevo che intendesse ricorrere a questo per farmi eleggere.”

Lei spalancò la bocca. Emma credeva che fosse stato lui ad incendiare l’ufficio? Lo sentì alzarsi e senza pensarci due volte lo seguì fuori dalla sala comunale.

“Fermo! Dobbiamo dirle che si sbaglia!”

“Inutile, dearie. Ieri sera è venuta a trovarmi in negozio e io ho confermato, senza usare parole precise naturalmente, la sua idea.”

Gli occhi di Belle s’inumidirono.

“Tu… tu sapevi?”

“Naturalmente. Era evidente che nascondevi qualcosa. Parte della mia lanolina era scomparsa, ti sei vestita di nero quando odi il nero perché è il colore di Regina e hai messo un profumo che detestavi. Ergo, avevi appiccato un incendio.”

“Ma perché hai lasciato credere ad Emma…?”

Non riuscì a continuare. era così ovvio… l’aveva fatto per lei. Per proteggerla.

“Scusa… sono stata così orgogliosa… pensavo che sarei stata d’aiuto, e invece ho causato tutto questo. Ma possiamo ancora riparare e dire ad Emma la verità.”

Rumpelstiltskin la prese gentilmente per le spalle e le sollevò il mento.

“Credi che sia arrabbiato con te?”

“Sono stata una stupida…”

“Ssh, non dirlo neanche per scherzo. La tua idea è stata brillante, ma temo non fosse sufficiente.”

“Cosa intendi dire?”

“Che il salvataggio del sindaco non era sufficientemente adeguato per far eleggere la signorina Swan. La paura per Regina sarebbe stata ancora forte. Ma, se la candidata avesse avuto il coraggio di sfidare pubblicamente l’odiato signor Gold? I cittadini temono la regina, è vero, ma temono ancora di più me.”

Lei scosse la testa e lo abbracciò di slancio. 

“Sei geniale. Ma dirò lo stesso la verità ad Emma.”

“Non ti crederà, dearie. Penserà che vuoi proteggermi.”

“Può usare il suo super potere…”

“Belle, no. È fuori discussione. Devi rispettare il copione, o lo spettacolo crollerà.”

Rimasero in silenzio per qualche istante, poi lui tirò fuori il diario di Bae.

“Lui sarebbe contento di questo.”

“Delle mie tendenze piromani?”

“No. Del nostro amore.”

Belle allacciò le sue dita con quelle di lui e annuì.

“Lo troveremo.”

 

 

Angolo dell’autrice: chiedo scusa per il ritardo imperdonabile, d’ora in poi l’attesa sarà di due settimane al massimo. Breve sneak peek: cos’ha fatto cambiare idea a Michael Tillman? O, per meglio dire, chi? E cosa succederà tra Henry, David e la torta alla zucca?

Preparatevi a tanto fluff per compensare l’attesa per Lacey. 

  
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