Seconda parte….
Giovedì 14 giugno.
La mattina arrivò troppo presto e Draco sentiva la testa esplodere, aveva
dormito si e no tre ore. Trovò la parte del letto accanto a sé già vuota e sentì
una voragine aprirsi nello stomaco.
Si trascinò giù dal letto dalla parte di
Harry e, prima di alzarsi completamente, immerse il viso nel cuscino ed inspirò
il suo profumo quasi potesse guarire ogni sua ansia.
Sul comodino c’era un
biglietto ripiegato in due:
“Ti ho lasciato la colazione in caldo,
oggi pranzerò con
Blaise e Seamus quindi non aspettarmi.
Passerò da casa poco prima di
uscire.
Ti amo.
Tuo
Harry.”
Bene, la giornata non poteva iniziare peggio, lo avrebbe visto giusto per
pochi minuti prima di vederlo uscire di nuovo. Aveva davanti a sé tutta la
giornata e dannazione non aveva nessuna voglia di andare in ufficio. Poteva
darsi malato, già e poi cosa avrebbe fatto in casa da solo, sarebbe morto di
noia e di tormento.
“E va bene cerchiamo di sopravvivere” si disse scendendo
da basso in cucina.
Harry aveva lasciato, in un piccolo vaso affusolato sul
tavolo, tre margherite bianche di cui una completamente priva di petali. Draco
sorrise e avvicinandosi al tavolo lesse un altro biglietto:
“Indovina cosa mi hanno detto i bianchi petali?”
Lo sapeva benissimo, ma voltò comunque il foglietto per leggerne il retro:
“Che mi ami e sai che i fiori non mentono mai”
Il serpeverde ripose il pezzo di carta sul tavolo e, dopo aver sfilato una
margherita dal vaso, prese a staccarne i petali con calma ripetendo mentalmente
quelle due semplici parole. Dopo aver spogliato quasi del tutto la corolla si
bloccò impietrito. Restavano solo tre petali e la risposta finale non sarebbe
stata quella di sempre, forse per la prima volta da quando lui ed Harry avevano
creato quella sorta di piccolo rituale.
Draco lasciò cadere il fiore spoglio
sul pavimento. Ok forse non doveva menarsela troppo con queste stupidaggini, ma
in cuor suo questo insignificante cambiamento piombò come un fulmine a ciel
sereno e lo stato d’animo in cui era bloccato dall’altro giorno non gli
presentava delle rosee prospettive. Trangugiò di malavoglia il suo caffè e non
toccò cibo, si vestì e uscì in fretta dall’appartamento.
Quando fece il suo ingresso in ufficio risultò a tutti chiaro come il
sole che non avrebbero dovuto scocciarlo per nessun motivo al mondo se non
volevano passare un brutto quarto d’ora. La prima ad intuirlo fu la sua
segretaria Rosanne che fermò sulla soglia dell’ufficio chiunque sembrasse
intenzionato a disturbarlo con una pila di promemoria e documenti da firmare fra
le braccia.
Poi entrò e, lentamente, si diresse verso la grande scrivania in
mogano che occupava il lato est della stanza davanti ad una spaziosa vetrata che
il biondo aveva già provveduto ad oscurare tirando le sottili tende a pannelli
per impedire alla luce solare di invadere l’ambiente.
“Buongiorno capo”
accennò la ragazza, in piedi, a distanza di sicurezza dalla scrivania.
Draco
era seduto sulla poltrona con la schiena rivolta alla sua interlocutrice intento
a giocherellare assorto con la bacchetta facendola roteare sulle dita come un
giocatore di basket fa con la palla.
Rosanne fece qualche passo indietro
verso la porta ormai rassegnata al fatto che non le avrebbe rivolto la parola
quella mattina, nemmeno per ricambiare il saluto.
Quando la sua mano era già
sulla maniglia ecco che sentì la sua voce.
“Rosanne faccia in modo di
bloccare tutti i promemoria, non voglio vederne svolazzare nemmeno uno per
l’ufficio, oggi non ci sono per nessuno.” disse in tono piatto, ma
fermo.
“Sarà fatto” asserì la ragazza.
- anzi già fatto – pensò fra sé e
sé.
Senza che se lo aspettasse la poltrona si girò di scatto.
“Harry è in
ufficio?” chiese il biondo.
Ok, adesso sapeva per certo che c’era qualcosa
che non andava, Draco non chiamava mai il suo compagno per nome al lavoro,
nemmeno di fronte a lei che ormai lavorava con lui da cinque anni, “questione di
professionalità”, era solito dire.
“No, il signor Potter è uscito per un
incarico piuttosto urgente, non so quando rientrerà” disse la rossa
segretaria.
Malfoy non disse nulla e così fu lei a parlare
nuovamente.
“Vuole che gli riferisca qualcosa non appena sarà di ritorno?”
chiese cortesemente.
“No, grazie” rispose semplicemente il giovane uomo
abbandonandosi contro lo schienale della nera poltrona.
“Se non c’è altro
signore”
“Sì vada pure, grazie Rosanne” la congedò Draco, non aspettò
nemmeno di vederla uscire dalla porta, si girò di nuovo verso la finestra
spiando il paesaggio fra i sottili pannelli.
Durante la pausa pranzo si sedette ad un tavolo da solo fissando i suoi
colleghi parlare, ridere o discutere animatamente. Lui si limitò a tenere la
testa appoggiata alle braccia incrociate sul tavolo spoglio, non aveva
fame.
Chissà cosa stava facendo Harry con Finnigan e Blaise? Magari stava
pianificando gli ultimi dettagli per quel ridicolo concerto.
“umpf” bofonchiò
a labbra strette.
Vide avvicinarsi una coppia di auror al suo tavolo, stava
già preparandosi a sfoggiare il suo sguardo più truce per farli smammare alla
svelta, ma non fece in tempo a dire nulla che questi si accomodarono, l’uno di
fronte all’altro.
“Non posso crederci mia figlia mi ha rotto i timpani per
mesi con questa storia e adesso cosa me ne faccio di questo coso?” disse
sventolando un pezzo di carta plastificata colorato.
“Sicuro che non riesca a
rimettersi per stasera?” chiese il biondo del duo, poteva avere si e no
quarant’anni.
“Macché le abbiamo provate tutte, ma pare che questa malattia
babbana non sia tanto facile da curare, almeno non in un solo giorno” sbuffò il
castano riponendo il pezzo di carta accanto a sé.
“Mi spiace tanto, chissà
come sarà depressa poverina” affermò il biondo.
“Già, non fa altro che
piangere da ieri” fece il castano in tono sommesso.
“Certo che beccarsi gli
orecchioni a giugno è proprio una bella sfortuna” continuò l’altro.
“Fosse
solo quello, quella testona cercando di guarirsi da sola con un incantesimo ha
peggiorato la situazione, adesso ha due orecchie così grandi da far invidia alle
ali di un drago!”sbottò il padre.
Draco non ne poteva già più di stare a
sentire le disgrazie di una piccola diciassettenne e fece per alzarsi, ma nel
recuperare la Gazzetta del Profeta che non aveva nemmeno sfogliato quella
mattina fece cadere il misterioso foglietto.
Si chinò a raccoglierlo e,
nell’afferrarlo, gli cadde l’occhio sulla scritta che campeggiava sulla sua
lunghezza: “30 seconds to mars”.
Possibile che fosse…..la sua ancora di
salvezza?
Si rialzò lentamente e, schiarendosi la voce, richiamò l’attenzione
dell’auror dai capelli castani che stava ancora discutendo dell’argomento “manie
adolescenziali” col suo collega.
“Scusi le è caduto questo” disse porgendo il
biglietto all’uomo che, dopo un secondo di smarrimento, allungò la mano per
prenderlo.
Draco ritirò la sua mano e, senza aspettare una controbattuta
dell’altro per il suo gesto disse:
“Quanto vuole per cedermi questo pezzo di
carta?”
L’auror padre lo guardò stralunato poi, dopo aver scambiato una
breve occhiata con l’amico fece:
“Lei quanto è disposto ad offrire signor
Malfoy”
“Bhè sarebbe onesto da parte sua accettare l’importo originario del
biglietto senza tentare di ricamarci sopra, ma dato le particolari condizioni di
sua figlia sono disposto a concederle qualcosina in più, ma non esageri” disse
Draco determinato ad ottenere ciò che voleva.
L’altro non rispose, era
visibilmente indeciso fra due possibilità, mentire spudoratamente sul valore di
quel biglietto per scucire qualche soldo in più a Draco Malfoy o accettare cosa
lui gli avrebbe spontaneamente offerto?
Spazientito Draco posò sul tavolo
quello che aveva in tasca senza badare alla cifra esatta e, dopo aver rivolto un
ultimo sguardo ai due, si allontanò con il biglietto in mano.
“Caspita ma
questo è quasi un terzo del tuo ultimo stipendio” sentì dire al biondo quando
ormai stava varcando le porte della stanza.
Malfoy sorrise fra sé e sé,
l’amore di Harry non aveva prezzo.
Harry tornò a casa alle quattro passate del pomeriggio, quasi non si
accorse di lui quando entrò nel salotto come una trottola sbucando dal camino
spento.
Quando lo vide sdraiato sul divano si precipitò da lui e lo baciò
sulle labbra.
“Ciao amore” disse prima di fiondarsi di sopra.
Draco
sogghignava, non gli avrebbe detto nulla, gli avrebbe lasciato credere che
sarebbe rimasto a casa tutto solo e sconsolato aspettando il suo
ritorno.
Pochi minuti dopo il moro riapparve avvolto in un accappatoio bianco
coi capelli ancora umidi.
Si sedette accanto a lui sul divano e lo guardò. Il
biondo sfoggiava un broncio accennato e semplicemente irresistibile.
Harry
non riuscì a resistere e, avvicinandosi al compagno, gli sussurrò:
“Povero il
mio principe biondo tutto solo soletto”
“Che fai Potter infierisci?” rispose
quest’ultimo rannicchiandosi dall’altro lato del divano.
Il grifone sorrise e
si trascinò vicino a lui intrappolandolo contro il bracciolo.
“E dai non fare
l’offeso, ci ho pensato e… credimi Draco non ti ci vedo proprio in mezzo ad una
folla impazzita, faremo qualcos’altro insieme te lo prometto” disse
scompigliandogli piano i biondi capelli.
“Certo Potter, ti spiace non
sgocciolare sul mio vestito” disse fintamente offeso.
Harry non si diede per
vinto, riuscì ad afferrare le gambe del compagno e, con uno strattone, lo tirò
verso di sé salendogli sopra.
“Che credi di fare?” disse il serpeverde
guardandolo negli occhi.
“Ti coccolo un po’ così sentirai meno la mia
mancanza” rispose il moro iniziando a stuzzicargli il collo con piccoli
morsetti.
“mmmh, non mi incanti Potter e poi non mi basta” fece Malfoy
inclinando suo malgrado il capo per lasciare più libertà d’azione al
compagno.
“Cosa vorresti allora?” domandò sornione il grifone seguitando il
suo percorso fino alle clavicole insinuando le dita sotto la camicia leggera del
biondo strusciando la sua mano destra sul suo petto al di sotto della
stoffa.
“Che conservassi i tuoi bollori per stasera” disse maledicendosi un
nanosecondo dopo aver pronunciato quella frase.
Harry si interruppe e gli
rivolse uno sguardo risentito e ferito. Si allontanò da lui sedendosi dall’altro
lato del divano.
“Dici sul serio?” chiese puntando le mani sulle
ginocchia.
“Scusa, non volevo dire quello, non so cosa mi sia preso” rispose
il biondo abbassando gli occhi. Quello che intendeva era “conserva i tuoi
bollori per quando sarai tornato da me” perché cavolo non aveva terminato la
frase?!
Vide il moro alzarsi dal divano e i suoi occhi lo seguirono ansiosi,
ma che cavolo gli era preso? Perché aveva buttato lì una frase del
genere?
“Sai che c’è Draco, tu volevi dire esattamente quello che hai detto.
Mi spiace che tu l’abbia presa così male, ma pensa, forse riuscirai a capire
come mi sono sentito io tante volte quando quello a star via di casa per giorni
eri tu”.
Draco non sapeva che dire, se l’era meritato dopotutto, dove avrebbe
trovato il coraggio di seguirlo quella sera? Oh, ma questo era un motivo in più
per andare, Harry doveva vederlo lì, era sicuro che questo sarebbe bastato per
farsi perdonare forse…
Per il resto del pomeriggio Draco non lo vide, probabilmente era occupato
negli ultimi preparativi. Verso le sei e mezza ecco spuntare dal camino Blaise e
Finnigan.
“Allora Harry pronto ad andare?” esclamò il grifone dopo aver fatto
un breve cenno di saluto a Draco che ancora se ne stava sul divano.
Zabini
invece gli si avvicinò e decifrò immediatamente l’espressione turbata
dell’amico.
“Che altro è successo Draco?” chiese
“Sono un vero idiota,
perché non penso prima di parlare?” disse picchiandosi i palmi sulla
fronte.
“Perché altrimenti non saresti tu” fece il moro sorridendo per
sdrammatizzare.
“E pensare che alla fine sono anche riuscito a trovare un
biglietto” sospirò.
“Ma questo cambia tutto, vieni con noi!” esultò Blaise,
ma l’amico non dava segni di entusiasmo.
“A questo punto non so se gli
farebbe piacere” confessò.
“Ma che dici certo che ne sarà felice” continuò il
moro con gli occhi vispi.
“Voi andate, io ci penserò, promesso” assicurò
Malfoy sentendo dei passi avvicinarsi al salotto.
Harry era semplicemente da
prendere e sbattere al muro lì al momento pensò quando lo vide arrivare.
Quei
jeans neri scoloriti avevano il giro vita più basso che avesse mai visto, il
primo bottone era almeno a cinque centimetri sotto l’ombelico, riusciva a vedere
le ossa del bacino spuntare deliziosamente oltre il bordo dei pantaloni. Per non
parlare della maglia bianca che sembrava una seconda pelle sul suo corpo
asciutto e atletico. Gli occhi verde smeraldo del moro erano incorniciati dalla
stessa sottile linea nera che Draco aveva visto la sera prima ed erano a dir
poco abbaglianti. I suoi ribelli capelli color notte erano leggermente umidi e
qualche ciuffo ricadeva sulla sua fronte lasciando intravedere appena la piccola
saetta.
Il biondo notò anche due polsini rossi con degli strani simboli
bianchi incisi sopra che avvolgevano i polsi del suo ragazzo.
“Noi andiamo
Draco, non aspettarmi alzato faremo tardi” disse Potter controllando di non aver
dimenticato nulla.
Draco non disse una parola, la sua bocca era rimasta
aperta e priva di ogni capacità vocale dopo averlo visto entrare nella
stanza.
Harry lo notò e, abbassandosi su di lui, lo baciò.
“Non tenermi il
broncio ok?” fece baciandolo ancora.
Malfoy vide il terzetto dirigersi alla
porta di casa e scomparire subito dopo.
“Oh santo santo Salazar se lo
sbraneranno vivo” sussurrò con la voce rotta dall’ansia buttandosi una mano
sulla fronte.
Intanto davanti al locale…
“Blaise ma che hai?” sbottò Seamus dopo un po’, il compagno aveva uno sguardo
smorto e assente, per niente consono al suo stato d’animo di pochi minuti prima
quando non stava più nelle pelle.
“Nulla” disse, ma il suo ragazzo non se la
bevve nemmeno per un attimo.
“Andiamo se l’è cercata lui devi ammetterlo.”
fece con fare risentito.
Gli occhi blu intenso del moro lo guardarono
tristi.
“Lo so, lo so, se lo conosco bene a quest’ora se ne starà
rannicchiato sul divano con un mega barattolo di gelato al caffè con lo sguardo
perso nel vuoto. Sai che era riuscito a recuperare un biglietto per stasera?”
disse Zabini.
“Bhè peggio per lui, imparerà la lezione per la prossima volta”
ribatté Seamus, non aveva nessuna voglia di vedere quel broncio sul bel viso del
suo ragazzo per colpa di quel viziato serpentello biondo.
Blaise lo guardò
negli occhi e quello che Seamus ci vide non gli piacque per niente.
“Non
vorrai andare da lui per tenergli compagnia?” chiese alzando un po’ la
voce.
“No” fece Zabini.
“Oh no non puoi chiedermi questo Blaise non
esiste” disse l’altro che aveva intuito perfettamente i pensieri del
compagno.
“Dai non posso allontanarmi io Harry sospetterebbe qualcosa invece
se ci vai tu gli faremo una bella sorpresa” esultò il moro con gli occhi
vispi.
“Se Harry lo molla da chi credi che andrà a rifugiarsi Draco in preda
allo sconforto?” continuò poi.
Seamus lo sapeva fin troppo bene e
immediatamente gli comparvero tante sciagurate ipotesi a riguardo: Malfoy che si
insedia nella camera degli ospiti giusto accanto a quella sua e di Blaise,
Malfoy che faceva colazione con loro, lo avrebbe visto trascinarsi in giro per
casa sua sconsolato e al massimo del suo potenziale trituraballe.
- oh, no
piuttosto la morte – pensò terrificato.
“Blaise io lo prendo a calci in culo
fino a qui” affermò Seamus guardando in tralice il compagno che aveva preso a
fargli dei deliziosi grattini sulla nuca cercando di persuaderlo.
“Non mi
importa come lo porti qui, solo fallo per me e per Harry” bisbigliò subito prima
di mordicchiare sensualmente il suo collo.
“Oh accidenti, va bene” cedette
Seamus sospirando deliziato.
Blaise esultò baciando il suo ragazzo.
“Non
ha idea di quanto le costerà questo favore signor Zabini” disse sornione il
grifone.
“Oh lo so bene invece e, credimi non camminare per una settimana
intera non sarà un problema se la causa di ciò sarà la migliore delle tue
performances” replicò malizioso l’altro.
Seamus si incamminò giusto mentre
Harry tornava da Blaise dopo aver dato una fuggevole occhiata alla merce esposta
sulle bancarelle lì attorno senza trovare nulla che gli andasse a
genio.
“Dove va Seamus?” chiese curioso, ormai stavano per aprire il
locale.
“Oh ha dimenticato una cosa torna subito” rispose Blaise pregando
affinché Potter non volesse andare a fondo della cosa.
La fila davanti a loro
si mosse ed un urlo gioioso esplose attorno a loro, segno che finalmente
avrebbero presto fatto il loro ingresso all’interno.
Era ancora al suo primo barattolo, da qualche minuto aveva lasciato
cadere il cucchiaio nel gelato senza portarne alle labbra nemmeno una briciola.
Aveva trovato il telecomando dello stereo abbandonato sul tavolino davanti al
divano e, senza pensarci su aveva pigiato play, se non altro avrebbe spezzato
quell’invivibile silenzio.
La musica che riempì le sue orecchie e la stanza
vuota Draco sembrò riconoscerla dopo qualche istante:
“From yesterday it’s coming,
from yesterday the
fear,
from yesterday it calls him,
but he doesn’t want to read the message
here”
La stessa canzone di cui Harry bisbigliava le parole la mattina scorsa mentre
guardava quel video musicale alla tv, ne era certo.
Erano loro quindi. Il
biondo si sedette sul divano raccogliendo le ginocchia contro il suo petto e,
chiudendo gli occhi restò in ascolto.
Seamus lo trovò così quando piroettò
nel camino del salotto e la prima cosa che gli venne in mente di fare fu
immortalare quel memorabile momento con la sua microcamera e ricattarlo a
vita.
Prese un bel respiro dirigendosi verso il divano.
“Malfoy sveglia”
disse, ma il biondo, come previsto, non lo sentì anche perché il volume della
musica rasentava la sopportabilità umana.
“Oh Gesù, se Malfoy non va al
concerto è il concerto che va da Malfoy” disse sorridendo fra sé e sé.
Con un
gesto della bacchetta abbassò di svariati decibels la musica e, con una bella
scrollata di spalle, riuscì a riportare il biondo sulla terra.
“Finnigan ma
che…” iniziò Draco, ma l’altro non aveva nessuna intenzione di farlo
parlare.
“Niente domande Malfoy ti do cinque minuti, cinque per vestirti ed
uscire da questa casa” disse fermamente il grifone incrociando le braccia.
Il
biondo lo guardò stralunato, poi si alzò dal suo “giaciglio”.
Seamus non
credette ai suoi occhi, Draco Malfoy era in pigiama, un paio di pantaloni
bianchi a righe azzurre che lasciavano intravedere buona parte dei boxer neri
sottostanti ed una maglia che di sicuro apparteneva ad Harry dato che abbondava
di qualche centimetro sotto le ascelle del biondo.
- oh mamma è messo proprio
male – pensò sfregandosi la fronte con le dita.
“Dove mi porti?” chiese Draco
con fare alquanto stralunato.
“Andiamo da Harry” tagliò corto Seamus.
“Non
so se vorrà vedermi” disse l’altro imbronciato.
“Non fare il bambino Malfoy,
muovi quel tuo pallido culo e vai a riprenderti il tuo uomo” esclamò il
grifondoro spazientito.
Draco sollevò gli occhi grigi guardandolo sbalordito,
sembrava aver avuto una visione.
“E se lui non mi volesse più?” chiese il
biondo anche se sembrava più parlare con sé stesso che con il grifone che lo
stava occhieggiando malevolo con le braccia incrociate sul petto.
“Sai c’è
una piccola possibilità che un mio caro amico riesca a farci incontrare la band
dopo il live, Harry finalmente conoscerà Jared di persona” disse marcando le
parole “di persona” con una certa enfasi.
A quelle parole il malinconico
principino sembrò rinsavire balzando dal divano.
“Dici sul serio?” domandò
con voce ansiosa.
“Cambiato idea Malfoy?” lo schernì Seamus
ridacchiando.
“Dammi due minuti” disse il serpeverde prima di scomparire su
per le scale diretto in camera da letto.
Dopo due minuti esatti il grifondoro
lo vide comparire in salotto vestito di tutto punto, ma dove pensava di andare
quel damerino a una cena col Ministro della magia?
“Eccomi possiamo andare”
disse Draco mascherando malamente la sua agitazione.
“Prima però qualche
piccola modifica” fece Finningan fra sé alzando la bacchetta puntandola verso il
biondo.
Con due abili gesti degni di un direttore d’orchestra Seamus
trasformò il completo beige che Draco indossava in un paio di comodi e leggeri
pantaloni bianchi che fasciavano deliziosamente le sue snelle gambe ed una
maglia senza maniche nera con scollo a v che lasciava scoperte in parte le
clavicole. Completò il tutto aggiungendo una sottile e quasi invisibile linea
nera sotto gli occhi di ghiaccio del ragazzo ed un piccolo ciondolo a forma di
teschio pendente da una piccola stringa nera di caucciù.
“Sì così può andare”
disse soddisfatto del suo operato.
Malfoy si guardò come fosse uno
spaventapasseri nello specchio a figura intera appeso accanto
all’attaccapanni.
Seamus lo trascinò fuori dalla porta di casa ancora in
stato di trance tirandolo per un braccio.
“Ma che fine ha fatto Seamus?” si chiese Blaise guardandosi attorno in
mezzo alla folla che stava velocemente aumentando dietro di loro.
Harry era
andato a prendere qualcosa da bere e, considerando la fila davanti al bancone,
ne avrebbe avuto ancora per un bel po’.
Il palco era illuminato da fasci di
luce bianca che si spostavano in tondo investendo la moltitudine di persone che
ancora avanzavano verso il centro del locale.
Alcuni drappeggi rossi e
bianchi pendevano dalle aste dei microfoni disposte le une accanto alle altre e
un enorme telone rosso vivo recante nel mezzo un’effigie con tre teschi e tre
frecce bianche copriva il fondo del palcoscenico.
L’unico strumento presente
sulla piattaforma era la batteria coperta da un nero telo, quasi fosse un
animale dormiente in attesa di essere destato.
Blaise si guardava attorno in
cerca di una testolina bionda in mezzo a tutta quella gente, ma non ne trovò
traccia.
Quando le luci si abbassarono credette ormai di aver perso la
speranza di vederlo arrivare con Seamus. Harry lo osservava di tanto in tanto
cercando di cogliere il motivo della sua inquietudine. Ancora una volta gli
aveva chiesto dove mai fosse finito Seamus, ma Zabini gli diede la stessa, vaga
risposta di prima senza aggiungere altro.
“Blaise va tutto bene con Seamus?”
chiese d’un tratto Potter cogliendolo di sorpresa.
“Sì certo tutto alla
grande” rispose il moro serpeverde seguitando il suo osservare la folla.
Il
locale piombò nel buio e Blaise capì che il concerto stava per iniziare.
“Oh cavolo e adesso come ci arriviamo là davanti?” protestò Finnigan
guardando in tralice la causa del suo ritardo che avanzava faticosamente dietro
di lui.
“Potremmo mater..” stava per proporre Draco, ma l’altro lo incenerì
con gli occhi.
- se non mi sposto da qui non respiro – pensò impanicandosi un
pochino.
“Ma certo che idea geniale, diamo a questa folla un buon motivo per
attirare su di noi l’attenzione!” borbottò il grifone spintonando fra la folla
per avanzare di qualche centimetro.
Per fortuna erano ancora alla prima
canzone, non si era perso poi molto anche se la folla sembrava essere entrata
subito nel vivo dato gli spintoni che ogni tanto li facevano oscillare sulle
loro gambe instabili.
Draco sentiva vibrare il pavimento sotto di sé, era
come se gli si fossero addormentati i piedi, quasi avesse camminato per miglia e
miglia, ma lui era perfettamente immobile, o meglio quella era la sua
intenzione, ma al momento non aveva molto controllo sugli spostamenti del suo
corpo.
“Finningan credi davvero che questi baderanno a noi? Guardali, nemmeno
si accorgeranno di quel che succederà, e ci vorrà meno di qualche secondo dato
che dobbiamo spostarci di pochi metri” affermò Malfoy convinto.
Seamus sembrò
rifletterci sopra, in effetti la gente attorno a loro era troppo occupata a
saltare, a cantare o gridare o accalcarsi l’uno sull’altro per prestar loro
attenzione, si poteva fare, tanto più che di quel passo sarebbero arrivati da
Blaise a concerto finito.
“Ok, vieni qui, diamoci una mossa” disse
avvicinandosi al biondo e prendendogli la mano per spostare magicamente
entrambi.
Non c’era abbastanza spazio però per compiere nemmeno una mezza
giravolta quindi dovettero assecondare quel che si può definire un “ritorno
d’onda”, ossia quell’esatto momento in cui, dopo una poderosa spinta in avanti,
la folla indietreggia come un’unica massa in movimento, quasi fosse un’onda
marina che si ritira dopo essersi abbattuta sul bagnasciuga.
Scomparvero
entrambi per riapparire giusto dietro Blaise e Harry.
Il moro sepeverde sentì
due mani avventurarsi sui suoi fianchi e dapprincipio non ci fece molto caso, il
suo corpo era circondato da altri corpi in continuo tumulto e lui ne aveva perso
la padronanza ormai da qualche minuto.
Fu un bacio piuttosto intenso sul
collo a fargli scattare qualcosa dentro.
Si voltò per quanto gli era
possibile e incrociò gli occhi luminosi del suo compagno.
Gli sorrise senza
dire nulla e lasciò che le sue braccia lo avvolgessero, poi scoccò un’occhiata
furtiva accanto a sé dove Potter stava letteralmente saltando come un matto e
scorse una testolina bionda dietro di lui.
- oh mio dio, ma guardalo! – si
disse Draco osservando il suo ragazzo saltare in mezzo alla folla, la sua bocca
si muoveva seguendo le parole della canzone, ma naturalmente non ne sentì il
suono sommersa dalla musica assordante di quei quattro scalmanati sul palco.
“Semplicemente meraviglioso” parlò, ma nemmeno sentì la sua voce pronunciare
quelle parole.
Nel frattempo la band era passata ad un altro brano
movimentato quanto e forse più del precedente.
Fu solo quando il cantante
imbracciò la chitarra da solo sul palco che un lieve velo silenzioso calò sulla
folla urlante placando il chiassoso clamore che aveva regnato sino ad
allora.
Draco giudicò che fosse quello il momento giusto per avvicinarsi ad
Harry sperando che lui si accorgesse della sua presenza.
Gli si fece vicino e
lasciò scorrere le sue mani attorno alla vita abbracciandolo.
Il grifondoro
voltò il viso e Draco incontrò i suoi occhi, luminosi e inconfondibilmente verdi
nonostante la pacata penombra che li avvolgeva e le luci colorate che
illuminavano con larghi fasci blu e viola la moltitudine che li
circondava.
Harry si rigirò fra le sue braccia dando le spalle al palco dove
Jared Leto seguitava la sua breve sessione solista catturando l’attenzione del
pubblico.
Avrebbe sentito quel che voleva dirgli? Si chiese Draco guardandolo
negli occhi e sentendosi incredibilmente leggero quando il moro gli
sorrise.
“Mi sei mancato” disse.
Harry scosse la testa facendogli capire
di non aver udito nemmeno una parola allora il biondo parlò di nuovo cercando di
alzare la voce anche se neanche riusciva a sentirla.
Il moro ancora gli fece
un cenno negativo però un sorriso furbetto comparve sulle sue labbra e Draco
capì che aveva compreso benissimo quello che gli aveva detto sebbene fingesse il
contrario.
“Dimostramelo” parlò il moro allacciando le sue braccia dietro il
collo del biondo.
Le sue labbra si posarono su quelle del grifone in un bacio
soffice rilasciandole subito dopo.
Harry lo guardò con fare sornione con una
espressione che sembrava volergli dire:
“Puoi fare meglio di
così”.
Lo baciò ancora stavolta trattenendo le sue labbra fra le proprie
succhiandole lievemente prima di riaprire gli occhi e aspettare il
verdetto.
Potter assunse un’espressione pensierosa, poi scosse la testa in
segno di diniego.
“Mmmh, non mi hai ancora convinto” gli dissero i
suoi occhi lucenti.
L’altro emise un risolino ironico, abbassando per un
momento lo sguardo, poi prendendogli il volto fra le mani avvicinò le sue labbra
dischiuse a quelle del compagno e le intrappolò nelle proprie in un bacio
intenso e appassionato premendo il proprio corpo contro il suo.
La sua lingua
abbracciò quella del moro per tutto il tempo senza darle tregua, sfuggendole per
poi ripossederla con più impeto di prima.
Il sorriso appagato che illuminò il
volto di Harry confermò senza dubbio che era riuscito a persuaderlo provandogli
l’autenticità delle sue parole.
Sentiva ancora le orecchie ronzare fastidiosamente, ma niente poteva
turbare la celestiale sensazione di benessere e di calma che il suo corpo sudato
ed esausto provava in quel momento stretto a quello nudo del suo amante.
“Oh
dio, chi l’avrebbe mai detto che un’ora e mezza di musica rock spacca timpani ti
avrebbe fatto così bene?” sospirò Harry accoccolandosi al suo fianco posando la
sua testa arruffata sul suo petto candido.
“E’ stata una piacevole scoperta
anche per me, credimi.” rispose il biondo accarezzandogli la schiena.
“Bhè
tre volte di fila sono più che una piacevole scoperta te lo posso assicurare!”
seguitò il grifone esalando un sospiro di assoluta soddisfazione che dimostrava
appieno quanto avesse gradito il prolungato exploit amoroso del
compagno.
“Perdonato?” chiese Draco.
Harry si posizionò meglio su di lui
per guardarlo in viso.
“Per questa volta…” disse con fare altezzoso dando un
piccolo sbuffo.
Draco lo ribaltò con la schiena sul materasso mettendosi a
cavalcioni su di lui e, senza dargli il tempo di reagire, prese a fargli il
solletico facendolo contorcere sotto di lui come una piccola
biscia.
“Draco….ah ah ah, smettila” fece il moro cercando di afferrare le
mani del compagno che instancabili seguitavano la loro tortura.
Il biondo si
fermò quando ormai dei grossi lacrimosi presero a scendere sulle gote del
grifone che sembrava avesse rinunciato a ribellarsi.
L’espressione sul volto
candido del serpeverde si fece improvvisamente seria attirando completamente
l’attenzione del compagno che puntò il suo verde sguardo nel grigio in tumulto
dei suoi occhi.
“Ti amo Harry” disse, cavolo era così bello dirglielo e lo
avrebbe fatto d’ora in poi, ogni volta che ne sentiva il bisogno, promise a sé
stesso.
“So che è assurdo ma, voglio che i tuoi occhi guardino solo me,
voglio che le tue labbra bacino solo le mie, voglio che le tue braccia stringano
solo il mio corpo e voglio che il tuo cuore batta solo per il mio, perché il mio
lo fa già Harry” disse di seguito lasciando il moro senza parole.
Potter si
sollevò aggrappandosi alle sue braccia:
“Ci vuole ben altro che un attraente
ragazzo dagli occhi blu, che canta come un forsennato per esaurire il mio
desiderio di volerti accanto. Anzi la voglia che ho di te nessuno potrà mai
spegnerla, né mitigarla, nessuno in questo mondo, magico o babbano che
sia.”
“Ti avrò tutto per me, sempre?” disse il serpeverde con l’espressione
innocente di un bimbo che supplica i suoi genitori di confermare l’esistenza di
Babbo Natale.
Harry non gli rispose, o meglio, non parole. Le sue labbra,
sebbene non proferirono un suono, seppero digli tutto quello che c’era da sapere
tracciando una scia di baci roventi sulla sua pelle come una piuma inchiostrata
disegna tratti sottili su una pergamena immacolata.
“Che dici vuoi fare
cambio?” sussurrò Malfoy tirandosi contro il compagno quando questi riuscì a
scambiare le loro posizioni.
“Mmmh che mi stai proponendo piccola serpe
ingorda?” disse Harry insinuando le sue gambe fra quelle magre e candide del
biondo che gli si avvolsero subito attorno ai fianchi.
“Di rimettere il cd
daccapo” rispose con finta aria accondiscendente.
“Di nuovo?” chiese il
moro.
“Sì ho voglia di ascoltarlo una quarta volta” fece Draco spingendo
languidamente il suo inguine contro quello del compagno che sorridendo lo
abbracciò dando inizio ad una lenta e sensuale scia di baci sul suo corpo.
La
musica intensa, scatenata e a tratti lenta accompagnò i loro slanci amorosi
finché entrambi esaurirono infine ogni briciolo di energia sprofondando in un
sonno tranquillo.
Il lettore cd dello stereo emise un lieve clic che si perse
nel silenzio estivo e caldo che regnava nella stanza, i raggi dello spietato
sole di giugno accarezzavano i loro corpi nudi ancora abbracciati.
Sulle
lenzuola stropicciate giacevano due margherite spoglie, i petali bianchi e
sottili sparsi attorno a loro avevano mantenuto nuovamente la loro promessa
sebbene entrambi l’avessero sancita ancor più vividamente nell’intrecciarsi dei
loro corpi.
This Web Page Created with PageBreeze Free HTML Editor