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Autore: the fly    15/10/2007    7 recensioni
Come Potter riesce a trascinare Draco Malfoy ad un concerto...
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Harry Potter, Seamus Finnigan | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Seconda parte….


Giovedì 14 giugno.

La mattina arrivò troppo presto e Draco sentiva la testa esplodere, aveva dormito si e no tre ore. Trovò la parte del letto accanto a sé già vuota e sentì una voragine aprirsi nello stomaco.
Si trascinò giù dal letto dalla parte di Harry e, prima di alzarsi completamente, immerse il viso nel cuscino ed inspirò il suo profumo quasi potesse guarire ogni sua ansia.
Sul comodino c’era un biglietto ripiegato in due:

“Ti ho lasciato la colazione in caldo,
oggi pranzerò con Blaise e Seamus quindi non aspettarmi.
Passerò da casa poco prima di uscire.
Ti amo.
        Tuo Harry.”

Bene, la giornata non poteva iniziare peggio, lo avrebbe visto giusto per pochi minuti prima di vederlo uscire di nuovo. Aveva davanti a sé tutta la giornata e dannazione non aveva nessuna voglia di andare in ufficio. Poteva darsi malato, già e poi cosa avrebbe fatto in casa da solo, sarebbe morto di noia e di tormento.
“E va bene cerchiamo di sopravvivere” si disse scendendo da basso in cucina.
Harry aveva lasciato, in un piccolo vaso affusolato sul tavolo, tre margherite bianche di cui una completamente priva di petali. Draco sorrise e avvicinandosi al tavolo lesse un altro biglietto:

“Indovina cosa mi hanno detto i bianchi petali?”

Lo sapeva benissimo, ma voltò comunque il foglietto per leggerne il retro:

“Che mi ami e sai che i fiori non mentono mai”

Il serpeverde ripose il pezzo di carta sul tavolo e, dopo aver sfilato una margherita dal vaso, prese a staccarne i petali con calma ripetendo mentalmente quelle due semplici parole. Dopo aver spogliato quasi del tutto la corolla si bloccò impietrito. Restavano solo tre petali e la risposta finale non sarebbe stata quella di sempre, forse per la prima volta da quando lui ed Harry avevano creato quella sorta di piccolo rituale.
Draco lasciò cadere il fiore spoglio sul pavimento. Ok forse non doveva menarsela troppo con queste stupidaggini, ma in cuor suo questo insignificante cambiamento piombò come un fulmine a ciel sereno e lo stato d’animo in cui era bloccato dall’altro giorno non gli presentava delle rosee prospettive. Trangugiò di malavoglia il suo caffè e non toccò cibo, si vestì e uscì in fretta dall’appartamento.


Quando fece il suo ingresso in ufficio risultò a tutti chiaro come il sole che non avrebbero dovuto scocciarlo per nessun motivo al mondo se non volevano passare un brutto quarto d’ora. La prima ad intuirlo fu la sua segretaria Rosanne che fermò sulla soglia dell’ufficio chiunque sembrasse intenzionato a disturbarlo con una pila di promemoria e documenti da firmare fra le braccia.
Poi entrò e, lentamente, si diresse verso la grande scrivania in mogano che occupava il lato est della stanza davanti ad una spaziosa vetrata che il biondo aveva già provveduto ad oscurare tirando le sottili tende a pannelli per impedire alla luce solare di invadere l’ambiente.
“Buongiorno capo” accennò la ragazza, in piedi, a distanza di sicurezza dalla scrivania.
Draco era seduto sulla poltrona con la schiena rivolta alla sua interlocutrice intento a giocherellare assorto con la bacchetta facendola roteare sulle dita come un giocatore di basket fa con la palla.
Rosanne fece qualche passo indietro verso la porta ormai rassegnata al fatto che non le avrebbe rivolto la parola quella mattina, nemmeno per ricambiare il saluto.
Quando la sua mano era già sulla maniglia ecco che sentì la sua voce.
“Rosanne faccia in modo di bloccare tutti i promemoria, non voglio vederne svolazzare nemmeno uno per l’ufficio, oggi non ci sono per nessuno.” disse in tono piatto, ma fermo.
“Sarà fatto” asserì la ragazza.
- anzi già fatto – pensò fra sé e sé.
Senza che se lo aspettasse la poltrona si girò di scatto.
“Harry è in ufficio?” chiese il biondo.
Ok, adesso sapeva per certo che c’era qualcosa che non andava, Draco non chiamava mai il suo compagno per nome al lavoro, nemmeno di fronte a lei che ormai lavorava con lui da cinque anni, “questione di professionalità”, era solito dire.
“No, il signor Potter è uscito per un incarico piuttosto urgente, non so quando rientrerà” disse la rossa segretaria.
Malfoy non disse nulla e così fu lei a parlare nuovamente.
“Vuole che gli riferisca qualcosa non appena sarà di ritorno?” chiese cortesemente.
“No, grazie” rispose semplicemente il giovane uomo abbandonandosi contro lo schienale della nera poltrona.
“Se non c’è altro signore”
“Sì vada pure, grazie Rosanne” la congedò Draco, non aspettò nemmeno di vederla uscire dalla porta, si girò di nuovo verso la finestra spiando il paesaggio fra i sottili pannelli.

Durante la pausa pranzo si sedette ad un tavolo da solo fissando i suoi colleghi parlare, ridere o discutere animatamente. Lui si limitò a tenere la testa appoggiata alle braccia incrociate sul tavolo spoglio, non aveva fame.
Chissà cosa stava facendo Harry con Finnigan e Blaise? Magari stava pianificando gli ultimi dettagli per quel ridicolo concerto.
“umpf” bofonchiò a labbra strette.
Vide avvicinarsi una coppia di auror al suo tavolo, stava già preparandosi a sfoggiare il suo sguardo più truce per farli smammare alla svelta, ma non fece in tempo a dire nulla che questi si accomodarono, l’uno di fronte all’altro.
“Non posso crederci mia figlia mi ha rotto i timpani per mesi con questa storia e adesso cosa me ne faccio di questo coso?” disse sventolando un pezzo di carta plastificata colorato.
“Sicuro che non riesca a rimettersi per stasera?” chiese il biondo del duo, poteva avere si e no quarant’anni.
“Macché le abbiamo provate tutte, ma pare che questa malattia babbana non sia tanto facile da curare, almeno non in un solo giorno” sbuffò il castano riponendo il pezzo di carta accanto a sé.
“Mi spiace tanto, chissà come sarà depressa poverina” affermò il biondo.
“Già, non fa altro che piangere da ieri” fece il castano in tono sommesso.
“Certo che beccarsi gli orecchioni a giugno è proprio una bella sfortuna” continuò l’altro.
“Fosse solo quello, quella testona cercando di guarirsi da sola con un incantesimo ha peggiorato la situazione, adesso ha due orecchie così grandi da far invidia alle ali di un drago!”sbottò il padre.
Draco non ne poteva già più di stare a sentire le disgrazie di una piccola diciassettenne e fece per alzarsi, ma nel recuperare la Gazzetta del Profeta che non aveva nemmeno sfogliato quella mattina fece cadere il misterioso foglietto.
Si chinò a raccoglierlo e, nell’afferrarlo, gli cadde l’occhio sulla scritta che campeggiava sulla sua lunghezza: “30 seconds to mars”.
Possibile che fosse…..la sua ancora di salvezza?
Si rialzò lentamente e, schiarendosi la voce, richiamò l’attenzione dell’auror dai capelli castani che stava ancora discutendo dell’argomento “manie adolescenziali” col suo collega.
“Scusi le è caduto questo” disse porgendo il biglietto all’uomo che, dopo un secondo di smarrimento, allungò la mano per prenderlo.
Draco ritirò la sua mano e, senza aspettare una controbattuta dell’altro per il suo gesto disse:
“Quanto vuole per cedermi questo pezzo di carta?”
L’auror padre lo guardò stralunato poi, dopo aver scambiato una breve occhiata con l’amico fece:
“Lei quanto è disposto ad offrire signor Malfoy”
“Bhè sarebbe onesto da parte sua accettare l’importo originario del biglietto senza tentare di ricamarci sopra, ma dato le particolari condizioni di sua figlia sono disposto a concederle qualcosina in più, ma non esageri” disse Draco determinato ad ottenere ciò che voleva.
L’altro non rispose, era visibilmente indeciso fra due possibilità, mentire spudoratamente sul valore di quel biglietto per scucire qualche soldo in più a Draco Malfoy o accettare cosa lui gli avrebbe spontaneamente offerto?
Spazientito Draco posò sul tavolo quello che aveva in tasca senza badare alla cifra esatta e, dopo aver rivolto un ultimo sguardo ai due, si allontanò con il biglietto in mano.
“Caspita ma questo è quasi un terzo del tuo ultimo stipendio” sentì dire al biondo quando ormai stava varcando le porte della stanza.
Malfoy sorrise fra sé e sé, l’amore di Harry non aveva prezzo.


Harry tornò a casa alle quattro passate del pomeriggio, quasi non si accorse di lui quando entrò nel salotto come una trottola sbucando dal camino spento.
Quando lo vide sdraiato sul divano si precipitò da lui e lo baciò sulle labbra.
“Ciao amore” disse prima di fiondarsi di sopra.
Draco sogghignava, non gli avrebbe detto nulla, gli avrebbe lasciato credere che sarebbe rimasto a casa tutto solo e sconsolato aspettando il suo ritorno.
Pochi minuti dopo il moro riapparve avvolto in un accappatoio bianco coi capelli ancora umidi.
Si sedette accanto a lui sul divano e lo guardò. Il biondo sfoggiava un broncio accennato e semplicemente irresistibile.
Harry non riuscì a resistere e, avvicinandosi al compagno, gli sussurrò:
“Povero il mio principe biondo tutto solo soletto”
“Che fai Potter infierisci?” rispose quest’ultimo rannicchiandosi dall’altro lato del divano.
Il grifone sorrise e si trascinò vicino a lui intrappolandolo contro il bracciolo.
“E dai non fare l’offeso, ci ho pensato e… credimi Draco non ti ci vedo proprio in mezzo ad una folla impazzita, faremo qualcos’altro insieme te lo prometto” disse scompigliandogli piano i biondi capelli.
“Certo Potter, ti spiace non sgocciolare sul mio vestito” disse fintamente offeso.
Harry non si diede per vinto, riuscì ad afferrare le gambe del compagno e, con uno strattone, lo tirò verso di sé salendogli sopra.
“Che credi di fare?” disse il serpeverde guardandolo negli occhi.
“Ti coccolo un po’ così sentirai meno la mia mancanza” rispose il moro iniziando a stuzzicargli il collo con piccoli morsetti.
“mmmh, non mi incanti Potter e poi non mi basta” fece Malfoy inclinando suo malgrado il capo per lasciare più libertà d’azione al compagno.
“Cosa vorresti allora?” domandò sornione il grifone seguitando il suo percorso fino alle clavicole insinuando le dita sotto la camicia leggera del biondo strusciando la sua mano destra sul suo petto al di sotto della stoffa.
“Che conservassi i tuoi bollori per stasera” disse maledicendosi un nanosecondo dopo aver pronunciato quella frase.
Harry si interruppe e gli rivolse uno sguardo risentito e ferito. Si allontanò da lui sedendosi dall’altro lato del divano.
“Dici sul serio?” chiese puntando le mani sulle ginocchia.
“Scusa, non volevo dire quello, non so cosa mi sia preso” rispose il biondo abbassando gli occhi. Quello che intendeva era “conserva i tuoi bollori per quando sarai tornato da me” perché cavolo non aveva terminato la frase?!
Vide il moro alzarsi dal divano e i suoi occhi lo seguirono ansiosi, ma che cavolo gli era preso? Perché aveva buttato lì una frase del genere?
“Sai che c’è Draco, tu volevi dire esattamente quello che hai detto. Mi spiace che tu l’abbia presa così male, ma pensa, forse riuscirai a capire come mi sono sentito io tante volte quando quello a star via di casa per giorni eri tu”.
Draco non sapeva che dire, se l’era meritato dopotutto, dove avrebbe trovato il coraggio di seguirlo quella sera? Oh, ma questo era un motivo in più per andare, Harry doveva vederlo lì, era sicuro che questo sarebbe bastato per farsi perdonare forse…

Per il resto del pomeriggio Draco non lo vide, probabilmente era occupato negli ultimi preparativi. Verso le sei e mezza ecco spuntare dal camino Blaise e Finnigan.
“Allora Harry pronto ad andare?” esclamò il grifone dopo aver fatto un breve cenno di saluto a Draco che ancora se ne stava sul divano.
Zabini invece gli si avvicinò e decifrò immediatamente l’espressione turbata dell’amico.
“Che altro è successo Draco?” chiese
“Sono un vero idiota, perché non penso prima di parlare?” disse picchiandosi i palmi sulla fronte.
“Perché altrimenti non saresti tu” fece il moro sorridendo per sdrammatizzare.
“E pensare che alla fine sono anche riuscito a trovare un biglietto” sospirò.
“Ma questo cambia tutto, vieni con noi!” esultò Blaise, ma l’amico non dava segni di entusiasmo.
“A questo punto non so se gli farebbe piacere” confessò.
“Ma che dici certo che ne sarà felice” continuò il moro con gli occhi vispi.
“Voi andate, io ci penserò, promesso” assicurò Malfoy sentendo dei passi avvicinarsi al salotto.
Harry era semplicemente da prendere e sbattere al muro lì al momento pensò quando lo vide arrivare.
Quei jeans neri scoloriti avevano il giro vita più basso che avesse mai visto, il primo bottone era almeno a cinque centimetri sotto l’ombelico, riusciva a vedere le ossa del bacino spuntare deliziosamente oltre il bordo dei pantaloni. Per non parlare della maglia bianca che sembrava una seconda pelle sul suo corpo asciutto e atletico. Gli occhi verde smeraldo del moro erano incorniciati dalla stessa sottile linea nera che Draco aveva visto la sera prima ed erano a dir poco abbaglianti. I suoi ribelli capelli color notte erano leggermente umidi e qualche ciuffo ricadeva sulla sua fronte lasciando intravedere appena la piccola saetta.
Il biondo notò anche due polsini rossi con degli strani simboli bianchi incisi sopra che avvolgevano i polsi del suo ragazzo.
“Noi andiamo Draco, non aspettarmi alzato faremo tardi” disse Potter controllando di non aver dimenticato nulla.
Draco non disse una parola, la sua bocca era rimasta aperta e priva di ogni capacità vocale dopo averlo visto entrare nella stanza.
Harry lo notò e, abbassandosi su di lui, lo baciò.
“Non tenermi il broncio ok?” fece baciandolo ancora.
Malfoy vide il terzetto dirigersi alla porta di casa e scomparire subito dopo.
“Oh santo santo Salazar se lo sbraneranno vivo” sussurrò con la voce rotta dall’ansia buttandosi una mano sulla fronte.


Intanto davanti al locale…

“Blaise ma che hai?” sbottò Seamus dopo un po’, il compagno aveva uno sguardo smorto e assente, per niente consono al suo stato d’animo di pochi minuti prima quando non stava più nelle pelle.
“Nulla” disse, ma il suo ragazzo non se la bevve nemmeno per un attimo.
“Andiamo se l’è cercata lui devi ammetterlo.” fece con fare risentito.
Gli occhi blu intenso del moro lo guardarono tristi.
“Lo so, lo so, se lo conosco bene a quest’ora se ne starà rannicchiato sul divano con un mega barattolo di gelato al caffè con lo sguardo perso nel vuoto. Sai che era riuscito a recuperare un biglietto per stasera?” disse Zabini.
“Bhè peggio per lui, imparerà la lezione per la prossima volta” ribatté Seamus, non aveva nessuna voglia di vedere quel broncio sul bel viso del suo ragazzo per colpa di quel viziato serpentello biondo.
Blaise lo guardò negli occhi e quello che Seamus ci vide non gli piacque per niente.
“Non vorrai andare da lui per tenergli compagnia?” chiese alzando un po’ la voce.
“No” fece Zabini.
“Oh no non puoi chiedermi questo Blaise non esiste” disse l’altro che aveva intuito perfettamente i pensieri del compagno.
“Dai non posso allontanarmi io Harry sospetterebbe qualcosa invece se ci vai tu gli faremo una bella sorpresa” esultò il moro con gli occhi vispi.
“Se Harry lo molla da chi credi che andrà a rifugiarsi Draco in preda allo sconforto?” continuò poi.
Seamus lo sapeva fin troppo bene e immediatamente gli comparvero tante sciagurate ipotesi a riguardo: Malfoy che si insedia nella camera degli ospiti giusto accanto a quella sua e di Blaise, Malfoy che faceva colazione con loro, lo avrebbe visto trascinarsi in giro per casa sua sconsolato e al massimo del suo potenziale trituraballe.
- oh, no piuttosto la morte – pensò terrificato.
“Blaise io lo prendo a calci in culo fino a qui” affermò Seamus guardando in tralice il compagno che aveva preso a fargli dei deliziosi grattini sulla nuca cercando di persuaderlo.
“Non mi importa come lo porti qui, solo fallo per me e per Harry” bisbigliò subito prima di mordicchiare sensualmente il suo collo.
“Oh accidenti, va bene” cedette Seamus sospirando deliziato.
Blaise esultò baciando il suo ragazzo.
“Non ha idea di quanto le costerà questo favore signor Zabini” disse sornione il grifone.
“Oh lo so bene invece e, credimi non camminare per una settimana intera non sarà un problema se la causa di ciò sarà la migliore delle tue performances” replicò malizioso l’altro.
Seamus si incamminò giusto mentre Harry tornava da Blaise dopo aver dato una fuggevole occhiata alla merce esposta sulle bancarelle lì attorno senza trovare nulla che gli andasse a genio.
“Dove va Seamus?” chiese curioso, ormai stavano per aprire il locale.
“Oh ha dimenticato una cosa torna subito” rispose Blaise pregando affinché Potter non volesse andare a fondo della cosa.
La fila davanti a loro si mosse ed un urlo gioioso esplose attorno a loro, segno che finalmente avrebbero presto fatto il loro ingresso all’interno.


Era ancora al suo primo barattolo, da qualche minuto aveva lasciato cadere il cucchiaio nel gelato senza portarne alle labbra nemmeno una briciola. Aveva trovato il telecomando dello stereo abbandonato sul tavolino davanti al divano e, senza pensarci su aveva pigiato play, se non altro avrebbe spezzato quell’invivibile silenzio.
La musica che riempì le sue orecchie e la stanza vuota Draco sembrò riconoscerla dopo qualche istante:

“From yesterday it’s coming,
from yesterday the fear,
from yesterday it calls him,
but he doesn’t want to read the message here”

La stessa canzone di cui Harry bisbigliava le parole la mattina scorsa mentre guardava quel video musicale alla tv, ne era certo.
Erano loro quindi. Il biondo si sedette sul divano raccogliendo le ginocchia contro il suo petto e, chiudendo gli occhi restò in ascolto.
Seamus lo trovò così quando piroettò nel camino del salotto e la prima cosa che gli venne in mente di fare fu immortalare quel memorabile momento con la sua microcamera e ricattarlo a vita.
Prese un bel respiro dirigendosi verso il divano.
“Malfoy sveglia” disse, ma il biondo, come previsto, non lo sentì anche perché il volume della musica rasentava la sopportabilità umana.
“Oh Gesù, se Malfoy non va al concerto è il concerto che va da Malfoy” disse sorridendo fra sé e sé.
Con un gesto della bacchetta abbassò di svariati decibels la musica e, con una bella scrollata di spalle, riuscì a riportare il biondo sulla terra.
“Finnigan ma che…” iniziò Draco, ma l’altro non aveva nessuna intenzione di farlo parlare.
“Niente domande Malfoy ti do cinque minuti, cinque per vestirti ed uscire da questa casa” disse fermamente il grifone incrociando le braccia.
Il biondo lo guardò stralunato, poi si alzò dal suo “giaciglio”.
Seamus non credette ai suoi occhi, Draco Malfoy era in pigiama, un paio di pantaloni bianchi a righe azzurre che lasciavano intravedere buona parte dei boxer neri sottostanti ed una maglia che di sicuro apparteneva ad Harry dato che abbondava di qualche centimetro sotto le ascelle del biondo.
- oh mamma è messo proprio male – pensò sfregandosi la fronte con le dita.
“Dove mi porti?” chiese Draco con fare alquanto stralunato.
“Andiamo da Harry” tagliò corto Seamus.
“Non so se vorrà vedermi” disse l’altro imbronciato.
“Non fare il bambino Malfoy, muovi quel tuo pallido culo e vai a riprenderti il tuo uomo” esclamò il grifondoro spazientito.
Draco sollevò gli occhi grigi guardandolo sbalordito, sembrava aver avuto una visione.
“E se lui non mi volesse più?” chiese il biondo anche se sembrava più parlare con sé stesso che con il grifone che lo stava occhieggiando malevolo con le braccia incrociate sul petto.
“Sai c’è una piccola possibilità che un mio caro amico riesca a farci incontrare la band dopo il live, Harry finalmente conoscerà Jared di persona” disse marcando le parole “di persona” con una certa enfasi.
A quelle parole il malinconico principino sembrò rinsavire balzando dal divano.
“Dici sul serio?” domandò con voce ansiosa.
“Cambiato idea Malfoy?” lo schernì Seamus ridacchiando.
“Dammi due minuti” disse il serpeverde prima di scomparire su per le scale diretto in camera da letto.
Dopo due minuti esatti il grifondoro lo vide comparire in salotto vestito di tutto punto, ma dove pensava di andare quel damerino a una cena col Ministro della magia?
“Eccomi possiamo andare” disse Draco mascherando malamente la sua agitazione.
“Prima però qualche piccola modifica” fece Finningan fra sé alzando la bacchetta puntandola verso il biondo.
Con due abili gesti degni di un direttore d’orchestra Seamus trasformò il completo beige che Draco indossava in un paio di comodi e leggeri pantaloni bianchi che fasciavano deliziosamente le sue snelle gambe ed una maglia senza maniche nera con scollo a v che lasciava scoperte in parte le clavicole. Completò il tutto aggiungendo una sottile e quasi invisibile linea nera sotto gli occhi di ghiaccio del ragazzo ed un piccolo ciondolo a forma di teschio pendente da una piccola stringa nera di caucciù.
“Sì così può andare” disse soddisfatto del suo operato.
Malfoy si guardò come fosse uno spaventapasseri nello specchio a figura intera appeso accanto all’attaccapanni.
Seamus lo trascinò fuori dalla porta di casa ancora in stato di trance tirandolo per un braccio.


“Ma che fine ha fatto Seamus?” si chiese Blaise guardandosi attorno in mezzo alla folla che stava velocemente aumentando dietro di loro.
Harry era andato a prendere qualcosa da bere e, considerando la fila davanti al bancone, ne avrebbe avuto ancora per un bel po’.
Il palco era illuminato da fasci di luce bianca che si spostavano in tondo investendo la moltitudine di persone che ancora avanzavano verso il centro del locale.
Alcuni drappeggi rossi e bianchi pendevano dalle aste dei microfoni disposte le une accanto alle altre e un enorme telone rosso vivo recante nel mezzo un’effigie con tre teschi e tre frecce bianche copriva il fondo del palcoscenico.
L’unico strumento presente sulla piattaforma era la batteria coperta da un nero telo, quasi fosse un animale dormiente in attesa di essere destato.
Blaise si guardava attorno in cerca di una testolina bionda in mezzo a tutta quella gente, ma non ne trovò traccia.
Quando le luci si abbassarono credette ormai di aver perso la speranza di vederlo arrivare con Seamus. Harry lo osservava di tanto in tanto cercando di cogliere il motivo della sua inquietudine. Ancora una volta gli aveva chiesto dove mai fosse finito Seamus, ma Zabini gli diede la stessa, vaga risposta di prima senza aggiungere altro.
“Blaise va tutto bene con Seamus?” chiese d’un tratto Potter cogliendolo di sorpresa.
“Sì certo tutto alla grande” rispose il moro serpeverde seguitando il suo osservare la folla.
Il locale piombò nel buio e Blaise capì che il concerto stava per iniziare.

“Oh cavolo e adesso come ci arriviamo là davanti?” protestò Finnigan guardando in tralice la causa del suo ritardo che avanzava faticosamente dietro di lui.
“Potremmo mater..” stava per proporre Draco, ma l’altro lo incenerì con gli occhi.
- se non mi sposto da qui non respiro – pensò impanicandosi un pochino.
“Ma certo che idea geniale, diamo a questa folla un buon motivo per attirare su di noi l’attenzione!” borbottò il grifone spintonando fra la folla per avanzare di qualche centimetro.
Per fortuna erano ancora alla prima canzone, non si era perso poi molto anche se la folla sembrava essere entrata subito nel vivo dato gli spintoni che ogni tanto li facevano oscillare sulle loro gambe instabili.
Draco sentiva vibrare il pavimento sotto di sé, era come se gli si fossero addormentati i piedi, quasi avesse camminato per miglia e miglia, ma lui era perfettamente immobile, o meglio quella era la sua intenzione, ma al momento non aveva molto controllo sugli spostamenti del suo corpo.
“Finningan credi davvero che questi baderanno a noi? Guardali, nemmeno si accorgeranno di quel che succederà, e ci vorrà meno di qualche secondo dato che dobbiamo spostarci di pochi metri” affermò Malfoy convinto.
Seamus sembrò rifletterci sopra, in effetti la gente attorno a loro era troppo occupata a saltare, a cantare o gridare o accalcarsi l’uno sull’altro per prestar loro attenzione, si poteva fare, tanto più che di quel passo sarebbero arrivati da Blaise a concerto finito.
“Ok, vieni qui, diamoci una mossa” disse avvicinandosi al biondo e prendendogli la mano per spostare magicamente entrambi.
Non c’era abbastanza spazio però per compiere nemmeno una mezza giravolta quindi dovettero assecondare quel che si può definire un “ritorno d’onda”, ossia quell’esatto momento in cui, dopo una poderosa spinta in avanti, la folla indietreggia come un’unica massa in movimento, quasi fosse un’onda marina che si ritira dopo essersi abbattuta sul bagnasciuga.
Scomparvero entrambi per riapparire giusto dietro Blaise e Harry.
Il moro sepeverde sentì due mani avventurarsi sui suoi fianchi e dapprincipio non ci fece molto caso, il suo corpo era circondato da altri corpi in continuo tumulto e lui ne aveva perso la padronanza ormai da qualche minuto.
Fu un bacio piuttosto intenso sul collo a fargli scattare qualcosa dentro.
Si voltò per quanto gli era possibile e incrociò gli occhi luminosi del suo compagno.
Gli sorrise senza dire nulla e lasciò che le sue braccia lo avvolgessero, poi scoccò un’occhiata furtiva accanto a sé dove Potter stava letteralmente saltando come un matto e scorse una testolina bionda dietro di lui.
- oh mio dio, ma guardalo! – si disse Draco osservando il suo ragazzo saltare in mezzo alla folla, la sua bocca si muoveva seguendo le parole della canzone, ma naturalmente non ne sentì il suono sommersa dalla musica assordante di quei quattro scalmanati sul palco.
“Semplicemente meraviglioso” parlò, ma nemmeno sentì la sua voce pronunciare quelle parole.
Nel frattempo la band era passata ad un altro brano movimentato quanto e forse più del precedente.
Fu solo quando il cantante imbracciò la chitarra da solo sul palco che un lieve velo silenzioso calò sulla folla urlante placando il chiassoso clamore che aveva regnato sino ad allora.
Draco giudicò che fosse quello il momento giusto per avvicinarsi ad Harry sperando che lui si accorgesse della sua presenza.
Gli si fece vicino e lasciò scorrere le sue mani attorno alla vita abbracciandolo.
Il grifondoro voltò il viso e Draco incontrò i suoi occhi, luminosi e inconfondibilmente verdi nonostante la pacata penombra che li avvolgeva e le luci colorate che illuminavano con larghi fasci blu e viola la moltitudine che li circondava.
Harry si rigirò fra le sue braccia dando le spalle al palco dove Jared Leto seguitava la sua breve sessione solista catturando l’attenzione del pubblico.
Avrebbe sentito quel che voleva dirgli? Si chiese Draco guardandolo negli occhi e sentendosi incredibilmente leggero quando il moro gli sorrise.
“Mi sei mancato” disse.
Harry scosse la testa facendogli capire di non aver udito nemmeno una parola allora il biondo parlò di nuovo cercando di alzare la voce anche se neanche riusciva a sentirla.
Il moro ancora gli fece un cenno negativo però un sorriso furbetto comparve sulle sue labbra e Draco capì che aveva compreso benissimo quello che gli aveva detto sebbene fingesse il contrario.
“Dimostramelo” parlò il moro allacciando le sue braccia dietro il collo del biondo.
Le sue labbra si posarono su quelle del grifone in un bacio soffice rilasciandole subito dopo.
Harry lo guardò con fare sornione con una espressione che sembrava volergli dire:
“Puoi fare meglio di così”.
Lo baciò ancora stavolta trattenendo le sue labbra fra le proprie succhiandole lievemente prima di riaprire gli occhi e aspettare il verdetto.
Potter assunse un’espressione pensierosa, poi scosse la testa in segno di diniego.
“Mmmh, non mi hai ancora convinto” gli dissero i suoi occhi lucenti.
L’altro emise un risolino ironico, abbassando per un momento lo sguardo, poi prendendogli il volto fra le mani avvicinò le sue labbra dischiuse a quelle del compagno e le intrappolò nelle proprie in un bacio intenso e appassionato premendo il proprio corpo contro il suo.
La sua lingua abbracciò quella del moro per tutto il tempo senza darle tregua, sfuggendole per poi ripossederla con più impeto di prima.
Il sorriso appagato che illuminò il volto di Harry confermò senza dubbio che era riuscito a persuaderlo provandogli l’autenticità delle sue parole.


Sentiva ancora le orecchie ronzare fastidiosamente, ma niente poteva turbare la celestiale sensazione di benessere e di calma che il suo corpo sudato ed esausto provava in quel momento stretto a quello nudo del suo amante.
“Oh dio, chi l’avrebbe mai detto che un’ora e mezza di musica rock spacca timpani ti avrebbe fatto così bene?” sospirò Harry accoccolandosi al suo fianco posando la sua testa arruffata sul suo petto candido.
“E’ stata una piacevole scoperta anche per me, credimi.” rispose il biondo accarezzandogli la schiena.
“Bhè tre volte di fila sono più che una piacevole scoperta te lo posso assicurare!” seguitò il grifone esalando un sospiro di assoluta soddisfazione che dimostrava appieno quanto avesse gradito il prolungato exploit amoroso del compagno.
“Perdonato?” chiese Draco.
Harry si posizionò meglio su di lui per guardarlo in viso.
“Per questa volta…” disse con fare altezzoso dando un piccolo sbuffo.
Draco lo ribaltò con la schiena sul materasso mettendosi a cavalcioni su di lui e, senza dargli il tempo di reagire, prese a fargli il solletico facendolo contorcere sotto di lui come una piccola biscia.
“Draco….ah ah ah, smettila” fece il moro cercando di afferrare le mani del compagno che instancabili seguitavano la loro tortura.
Il biondo si fermò quando ormai dei grossi lacrimosi presero a scendere sulle gote del grifone che sembrava avesse rinunciato a ribellarsi.
L’espressione sul volto candido del serpeverde si fece improvvisamente seria attirando completamente l’attenzione del compagno che puntò il suo verde sguardo nel grigio in tumulto dei suoi occhi.
“Ti amo Harry” disse, cavolo era così bello dirglielo e lo avrebbe fatto d’ora in poi, ogni volta che ne sentiva il bisogno, promise a sé stesso.
“So che è assurdo ma, voglio che i tuoi occhi guardino solo me, voglio che le tue labbra bacino solo le mie, voglio che le tue braccia stringano solo il mio corpo e voglio che il tuo cuore batta solo per il mio, perché il mio lo fa già Harry” disse di seguito lasciando il moro senza parole.
Potter si sollevò aggrappandosi alle sue braccia:
“Ci vuole ben altro che un attraente ragazzo dagli occhi blu, che canta come un forsennato per esaurire il mio desiderio di volerti accanto. Anzi la voglia che ho di te nessuno potrà mai spegnerla, né mitigarla, nessuno in questo mondo, magico o babbano che sia.”
“Ti avrò tutto per me, sempre?” disse il serpeverde con l’espressione innocente di un bimbo che supplica i suoi genitori di confermare l’esistenza di Babbo Natale.
Harry non gli rispose, o meglio, non parole. Le sue labbra, sebbene non proferirono un suono, seppero digli tutto quello che c’era da sapere tracciando una scia di baci roventi sulla sua pelle come una piuma inchiostrata disegna tratti sottili su una pergamena immacolata.
“Che dici vuoi fare cambio?” sussurrò Malfoy tirandosi contro il compagno quando questi riuscì a scambiare le loro posizioni.
“Mmmh che mi stai proponendo piccola serpe ingorda?” disse Harry insinuando le sue gambe fra quelle magre e candide del biondo che gli si avvolsero subito attorno ai fianchi.
“Di rimettere il cd daccapo” rispose con finta aria accondiscendente.
“Di nuovo?” chiese il moro.
“Sì ho voglia di ascoltarlo una quarta volta” fece Draco spingendo languidamente il suo inguine contro quello del compagno che sorridendo lo abbracciò dando inizio ad una lenta e sensuale scia di baci sul suo corpo.
La musica intensa, scatenata e a tratti lenta accompagnò i loro slanci amorosi finché entrambi esaurirono infine ogni briciolo di energia sprofondando in un sonno tranquillo.
Il lettore cd dello stereo emise un lieve clic che si perse nel silenzio estivo e caldo che regnava nella stanza, i raggi dello spietato sole di giugno accarezzavano i loro corpi nudi ancora abbracciati.
Sulle lenzuola stropicciate giacevano due margherite spoglie, i petali bianchi e sottili sparsi attorno a loro avevano mantenuto nuovamente la loro promessa sebbene entrambi l’avessero sancita ancor più vividamente nell’intrecciarsi dei loro corpi.
 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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