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Autore: Euphoria29    28/03/2013    3 recensioni
E' vero che non sai mai cosa può accadere il giorno dopo, come è anche vero che l'amore non ha sesso.
Ed è questo a cui pensa Anastasia, giovane liceale, quando si rende conto di essersi innamorata di una ragazza. Dopo una lunga e dolce storia d'amore vissuta con Mark, Ana scopre le emozioni che quella compagna di scuola è in grado di suscitarle.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Quinto

Trascorsi il week end in piena solitudine, ignorai gli SMS di Asia e di Joe e rinunciai alla gita in montagna che i miei genitori proposero la settimana prima.
Così, la Domenica fu una giornata interamente dedicata a me.
Il Sabato sera scrissi una lista con alcune cose da fare il giorno dopo, ad esempio: leggere più libri possibili che erano finiti nel dimenticatoio, ripassare qualche brano al pianoforte e così via...ma nonostante tutto, involontariamente finivo per pensarla.
Il mio comportamento l'ultima volta che ci vedemmo non fu uno tra i migliori che potessi assumere ma ero sicura che in quel modo avrei evitato altre sofferenze, dovevo dimenticare tutto, a malincuore, certo, ma dovevo.

L'indomani mattina a scuola non ebbi notizie di Asia; alle lezioni non venne e, forse per ripicca, non rispose nemmeno ai miei messaggi al telefonino.
Con Joe, dall'ultima volta che ci eravamo visti, avevamo un po' allungato la distanza; parlavamo solo se necessario durante le lezioni, per il resto, nulla.
Alla quarta ora, senza farmi vedere mandai un altro SMS ad Asia chiedendole che fine avesse fatto e come mai non si era presentata a scuola; rispose quando già ero per strada di ritorno a casa, dopo le lezioni: Ciao tesoro, scusa negli ultimi giorni non mi sono sentita bene, ho una novitissimaaa leggi attentamente e poi fai un bel sorriso! Ricordi la festa organizzata da Dakota? Doveva essere per il 16 ma, ahimè, il 16 non ha la casa libera così l'ha anticipata a dopodomani! :D Fammi sapere, dobbiamo metterci d'accordo su cosa indossare! Tvb.
Non c'era niente per cui sorridere; il 16 Marzo pur non essendo lontano era comunque più in là rispetto dopodomani, avevo più tempo, per riflettere, per riconsiderare l'idea di andarci, per rifiutare anche se lo ritenessi necessario. Dopodomani, due giorni solamente? Ad Asia non avevo raccontato cos'era successo, per lei le cose si erano fermate al giorno dell'invito, pensava fossi contenta di partecipare. Non potevo dirle che non ci sarei andata, si sarebbe insospettita e non volevo.
Era meglio in quel momento non pensarci, avrei trovato una soluzione, in qualche modo.

Martedì, 5 Marzo.
Il giorno dopo ci sarebbe stata la festa, e ancora non avevo idea se andarci o meno.
A dire il vero ero piazzata a metà: mi presento, ma che figura ci faccio? L'ultima volta l'ho trattata con acidità e poi ho la sfacciataggine di spuntare a casa sua? Non mi presento, bluffo un malanno che mi costringe a stare a letto. Era la soluzione migliore.
Oggi sarei stata normale, indifferente, magari avrei finto di non veder l'ora venisse domani, ma poi, sfortunatamente, verso le sette del pomeriggio mi sarebbe salita la febbre. Asia l'avrebbe bevuta sicuramente, e questo mi tranquillizzava un pochino.
< Ana.. >, dietro di me apparve Asia; non aveva il solito sorrisetto stampato in faccia, al contrario, era come delusa da qualcosa.
< Ehi.. dimmi, qualcosa non va? > chiesi porgendo la mia mano sulla sua spalla.
All'iniziò sembrò non trovare le parole per continuare a parlare, disse solamente < Mi dispiace.. >
< Di cosa Asia? Mi fai preoccupare.. >
< Io non ne avevo idea. Prima ero con Joe e Mark fuori a fumare, c'era.. coso.. come si chiama? Mirto? Marco? >
< Mirko > corressi.
< Si lui ecco.. stavamo discutendo di domani riguardo la festa di sua sorella e ad un tratto lui ha detto testuali parole: ' Mia sorella ci tiene tanto a quella festa, principalmente per riunire i ragazzi della scuola, fare in modo che chi non si conosca abbia la possibilità di farlo in questa occasione, poi anche perché verrà un ragazzo, uno con cui si è conosciuta durante un corso di lingua inglese, non vede l'ora di presentarlo!' .. appena l'ho sentito sono corsa a dirtelo e.. oddio Ana mi spiace tanto.. ci tenevi molto. >
Dovevo immaginarlo. Una ragazza perché vesta mascolina o perché non si trucchi, non ha mica l'etichetta ' SONO LESBICA ' appiccicata alla fronte. Mi sentivo ferita, ma quella ferita me l'ero fatta sola. Dakota non c'entrava nulla, tuttavia provavo comunque un po' di rancore nei suoi confronti.
< Non fa nulla, Asia, davvero, ora scusa ma mi hanno chiamata in segreteria, ci sentiamo dopo > e senza aspettare nulla mi diressi verso dove ero stata convocata.
Un uomo sulla cinquantina, con chiari segni di stanchezza sul viso stava lavorando al computer, appena mi vide si sistemò gli occhiali al naso e mi rivolse un saluto, < Buongiorno, è la signorina Anastasia Zafrin? > .
< Salve si sono io.. >
< Mi è stato chiesto di invitarla a partecipare alla realizzazione per i cartelloni di fine anno, sa, quelli per la festa ? >
< Perché io? Cioè, non che la cosa mi dispiaccia ma non ricordo di aver fatto domanda per la partecipazione.. >
< Si è vero, non appare il suo nome sulla lista degli iscritti, ma mi è stato suggerito, dicono che sia brava a disegnare, volevo proporle oggi pomeriggio di rimare e dare una mano ai suoi compagni. >
Un attimo riflettei, infondo non mi sarebbe costato nulla restare qualche ora in più a scuola, me la cavavo abbastanza bene nel disegno, sarebbe stato un buon modo per distrarmi. Alla fine accettai di rimanere.

Credevo che qualcuno che conoscessi ci fosse stato, invece erano tutti studenti con la quale non avevo mai parlato; gente del primo anno, altra del terzo, erano classi miste, ma nessuno di cui conoscevo il nome.
Durante l'ora pranzo stesi sola seduta sul gradino della scuola, fuori in cortile.
Rovistando dentro le tasche del giubbotto trovai una Merit; sicuramente rubata ad Asia.
< Sai che fumare danneggia gravemente te e chi ti sta intorno? > sussultai, credevo di essere sola.
Dakota si sedette su un gradino più alto.
< Allora dovresti andar via > azzardai.
< Oh ma io ci sono già in mezzo > rispose e nel frattempo la vidi cercare qualcosa dentro il taschino dei jeans, mi porse il suo accendino.
Senza dire nulla lo presi e accessi la sigaretta, ma non si poté non notare la mano che mi tremava.
< Hai saputo per domani? Ho anticipato la festa >
< Si, non credo domani di venire > addio piano A .
< Come mai? Hai un impegno? >
< Si > dissi solamente. Speravo capisse che volevo liquidare l'argomento.
< Anastasia stai bene? Vedo che tremi.. >
< Tutto apposto ho solo un po' di freddo, finisco la sigaretto ed entro >
< Sei qui per la realizzazione dei manifesti? >
< Anche tu? >
< No no io ho il consiglio dei docenti, come capoclasse devo partecipare a questi colloqui > sorrise; era carina.. si lo era.
Prima di dire qualcosa, aspettai di terminare la sigaretta; quando ebbi finito gettai la cicca a terra, notevole Ana, un bel lancio.
< D'accordo, adesso devo andare, non voglio fare tardi >
< A che ora finisci il progetto ? > mi chiese alzandosi per non dovermi guardare dal basso verso l'alto.
< Non so.. dovrebbe durare due ore credo.. > no ti prego no, no, no, no. No!
< La riunione mezz'ora prima, se vuoi aspetto e ti do un passaggio >
< No grazie non serve, davvero > sapevo me lo avrebbe chiesto, ma ero troppo frustrata per accettare, dovevo essere arrabbiata.. eppure lei non ne aveva colpa. Non sapeva nemmeno quello che provavo, non potevo prendermela con lei. Mia era la colpa.
Dakota mi guardò come a voler sperare in un mio cambio di idea, allora l'accontentai.
< V-va bene, grazie > me ne andai.

< Allora come sapete il tema della festa sarà il mare quindi voglio enormi cartelloni dipinti di blu, cento sfumature, ricordate anche di fare delle sagome umane, devono poi andarsi a confondere con l'oceano, quindi saranno colorate di blu, immaginate delle anime del mare, acqua che prende la forma di una fanciulla, di un uomo. Voglio che queste figure esprimano sentimenti, quello che volete: amore, tristezza, rabbia, gioia, ma non devono essere molto evidenziati. Dovete fare in modo che gli altri studenti si impegnino a capire cosa combinano queste creature, se si amano o se litigano, mi sono spiegata? > L' insegnate che dirigeva il progetto era la signora Milligan, una donna molto alta e magra, i capelli rossi tendenti al viola erano naturalmente tinti. Aveva il carattere un po' bambino, sognava ad occhi aperti ed era buona come il pane. Oltre ad essere l'insegnate di disegno ogni tanto s' interessava all'umore degli studenti, una psicologa potremmo dire.
Una ragazza accanto a me alzò la mano: < Prof ma come dovremo vestirci? Da meduse? Sirene? >
< Tu potresti fare l'aragosta > rispose uno.
< Vaffanculo Tanner > continuò lei, mostrando il dito medio con molta nonchalance.
Tanner le fece la linguaccia.
< Ma cosa dici, Molly? No no assolutamente no! Voi ragazze indosserete abiti che variano le sfumature di blu, quindi azzurro, turchese, celeste, colori chiari comunque! Non dovete indossare il blu notte, quello è il colore dei maschi! Voi sarete il mare di giorno, loro il mare di notte! >
Era una bella idea, anche se non riuscivo ad immaginarmi dentro un abito azzurro. Asia sarebbe stata uno splendore, io no di certo. E nemmeno Dakota.

Due ore passarono in fretta, credevo fosse stata una cosa noiosa ma grazie a Molly riuscii a fare qualcosa.
Uscendo dal cancello vidi Dakota seduta sul motorino che leggeva una rivista; appena mi vide la chiuse e mi salutò con un sorriso.
< Ehi! Ti sei divertita? >
< Si, è stato bello >
< Scommetto c'entra qualcosa il colore azzurro >
< Cosa? Come lo sai? Sei venuta a vedere? >
< No, hai un po' di vernice sul naso >
Cavolo, doveva essere stata Molly col pennello, neanche ci avevo pensato. Sfregai la mano sul naso sperando fosse andato via.
< Non si leva, appena torni a casa con l'acqua sparisce, sali dai > si sistemò in avanti per farmi spazio e tolse il cavalletto del motorino. Poi mi porse il casco.
Stavolta fu più semplice salire, ovviamente dovetti poggiarmi sulla sua spalla, ma riuscii a sedermi tranquillamente.
< Peccato che tu domani non possa venire > disse una volta arrivati a casa mia.
< Già, mi dispiace, sarà per un'altra volta > risposi io mentre mi levavo il casco.
< Grazie per il passaggio > la salutai e andai dentro casa.
La sera, a letto, lacrime cominciarono a scendere sul viso. Volevo piangere, ma dovetti fare silenzio.
Nessuno doveva sentire.



*Nota*
 Questo capitolo è un pò così, non mi convince molto.
Se qualcuno ha qualcosa da dire pregherei di farlo, ho bisogno di consigli se voglio migliorare.
Spero di pubblicare un altro capitolo il prima possibile, intanto aspetto qualche commento.. se arriva! 

  
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