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Autore: sfiorisci    29/03/2013    1 recensioni
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"Come la chiamiamo?- gli chiese Rena
-Celeste, perchè ha il potere del cielo-"
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Capitolo 6

 

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«Calmati.» le ripeté Rick per quella che sembrava la millesima volta.
«Come faccio a calmarmi? Ho una luce bianca che mi scintilla nel petto, credi che sia una cosa normale?» chiese Les sempre più agitata.
«Non hai capito quello che ti ho detto? È tutto sotto controllo, ho sognato tuo nonno e mi ha detto cosa dobbiamo fare. Adesso devo andare a chiamare delle persone, così fra poco la tua luce sparirà, però devi promettermi di restare qui e di mantenere la calma.». Les annuì frettolosamente e Rick uscì.
Poco dopo rientrò con altre persone dietro di lui.
«Tutte queste persone le conosci già, non è così, Les?» chiese Rick. Les si affacciò nella stanza stando bene attenta a non mostrare il proprio corpo. Effettivamente le conosceva: c’erano Rachel, Diana, Douglas, Jim, Thomas e Jean.
«Sì, ma perché hai portato qui i miei amici?» chiese Les.
«Mostrati a loro.» le rispose calmo Rick. Les fece come gli aveva detto e tutti i suoi amici cominciarono a stupirsi per ciò che accadeva e subito dopo anche loro cominciarono ad “illuminarsi” ognuno di un colore diverso.
«Che forza!» esclamò Rachel mentre una luce blu le brillava nel petto. Sembrava che a tutti piacesse, tranne che a Les.
«Tutto questo che dovrebbe significare?» chiese confusa.
«Sono i poteri di tutti noi. Ogni persona, in questa stanza, controlla un elemento, riconoscibile attraverso il colore della luce. Io, come potete notare, ho il potere della magia nera e Jean quello dell’acqua.». Rick indicò i loro petti e poi continuò a parlare.
«Anche le gemelle hanno il potere dell’acqua, Douglas quello della terra, Jim quello dell’elettricità, Thomas quello del fuoco e tu, Les» si fermò un secondo «Tu hai il potere della magia bianca!» esclamò.
«Cosa? No! È praticamente impossibile! Mio nonno aveva la magia bianca, io non posso averla…» si ammutolì di colpo quando Rick le indicò il petto. In effetti, la luce che emanava era sempre bianca… ma com’era possibile spiegare tutto ciò?
«Questa scuola non è più un luogo sicuro per tutti noi. Dobbiamo andarcene, però dobbiamo restare uniti. Se ci dividessimo, non avremmo neanche una possibilità di sopravvivere.» le luci stavano perdendo d’intensità, fino a spegnersi del tutto.
«Domani partiremo e andremmo nell’unico luogo che possa costituire per noi un rifugio, l’unico luogo in cui il demone non potrà mai farci del male.». Les ebbe un sussulto.
«Quale sarebbe, questo posto?» chiese agitata. Rick le lanciò uno sguardo pieno di affetto.
«Ma come, Les, non te lo ricordi?»
 
Erano in viaggio da due ore. Rick continuava a ripetere che sarebbero arrivati presto. Les era molto stanca, quella notte aveva faticato a prendere sonno e alle prime luci dell’alba era stata costretta a partire. Ora, seduta sul sedile della vecchia automobile rossa, non riusciva a tenere gli occhi aperti. Cercava in tutti i modi di non addormentarsi, perché non le piaceva la macchina, la trovava scomoda. Appoggiò la testa al finestrino e il sonno la tirò via dalla realtà, anche se lei cercava di resistere.
 
Si svegliò che si trovava in una stanza piccola: c’era una finestra grande, il letto su cui era distesa e uno strano specchio. Si alzò e vide che fuori dalla finestra c’era solo una distesa di nebbia, così fitta che non riusciva a vedere neanche a pochi centimetri di distanza. Notò che indossava una strana veste bianca che le stava lunga, doveva tirarsi su la gonna per poter camminare senza inciampare.
Lentamente, camminò verso lo specchio e si accorse che non restituiva il suo riflesso, ma c’era l’immagine di una spiaggia, toccò leggermente la superficie e fu risucchiata al suo interno.
Ora si trovava in una spiaggia. Il mare non era mosso, c’erano solo piccole ondine che ritmicamente s’infrangevano sulla sabbia. Les esplorò un po’ la zona, ma vide che non c’era nessuno.
«Ciao.» disse una voce femminile alle sue spalle. Si voltò e vide una ragazza alta dai capelli castani e gli occhi verdi. Indossava una veste color verde chiara con la gonna a balze.
«Come sei arrivata qua?» chiese Les, sicura che prima non vi fosse nessuno.
«Il vento.» rispose tranquilla la ragazza. Alzò delicatamente una mano e si alzò il vento.
«Come hai fatto?» le chiese Les incantata. La ragazza le fece segno di chiudere gli occhi e ascoltare. Les fece come le era stato detto e si mise in ascolto. Il vento, strano ma vero, sembrava parlare, i suoi sibili sembravano delle vocali, delle consonanti… all’improvviso tacque. Les aprì gli occhi e vide una ragazza che la osservava. Non era come quella di prima, questa indossava un costume e dei pantaloncini corti, aveva i capelli biondi mossi e gli occhi celesti.
«Credevo dormissi!» disse in tono allegro.
«Vieni, ti faccio vedere una cosa!» prese Les per mano e la portò verso il mare.
«Aspetta, ho paura dell’acqua, non so nuotare.» le confessò Les.
«Non ti preoccupare, ci sono io, poi il mare è buono, non fa nulla…» disse facendola avvicinare all’acqua. La ragazza si tuffò subito dentro l’acqua, mentre Les, lentamente, iniziava a bagnarsi le caviglie e le gambe. In quel momento, un’onda le bagnò il vestito.
«Oh no!» esclamò Les preoccupata. Dopotutto, non sapeva di chi fosse quella veste.
«Dai, lasciati andare, la corrente ti trasporta!» le disse la ragazza con entusiasmo, invitandola a immergersi. Les fece come la ragazza le aveva detto e s’immerse, tenendo gli occhi ben chiusi, per non far entrare l’acqua salata del mare; dopo qualche secondo riemerse per prendere fiato, si leccò le labbra e sentì che non erano salate, ma solo bagnate, sembrava l’acqua di un ruscello di montagna.
«Il mare non dovrebbe essere salato?» chiese alla ragazza, ma lei non c’era, era ancora sott’acqua; così Les ritornò sotto, questa volta con gli occhi ben aperti. Vide la ragazza dai capelli biondi che faceva capriole e quando si accorse della sua presenza, la salutò e iniziò a nuotare lontano, fino a quando scomparve del tutto.
Allora Les tornò sulla spiaggia, con il vestito bagnato che le pesava e i capelli attaccati al viso.
«Ma guardati, sei tutta bagnata.» le disse una voce femminile.
«Chiunque voi siate, dovreste smetterla di comparire così all’improvviso, capito?» disse Les stufa di tutti questi misteri.
«Oh, ma che carina che sei, mi dai del voi.» disse la ragazza. Les la guardò incredula.
«Del voi? Oh, no, stavo parlando delle altre ragazze che sono venute prima…».
«Ma su questa spiaggia ci sono solo io» disse la ragazza. Aveva i capelli ricci e rossi, il viso pieno di lentiggini, gli occhi marroni e indossava uno strano completo rosso fiammeggiante.
«Vieni, asciugati» disse la ragazza mentre con una mano indicava un punto nel terreno. Grazie a quel gesto poco dopo si accese un fuoco.
«Come fa il fuoco a bruciare se non c’è nulla sotto?» chiese Les stupita. Per tutta risposta, la ragazza scoppiò a ridere.
«Mi avevano detto che eri difficile, Celeste, ma non pensavo così tanto!» disse continuando a ridere.
«Come sai il mio nome? Chi ti ha parlato di me?» chiese Les ancora più confusa da ciò che stava accadendo: si ricordava solo vagamente che quello fosse un sogno, sembrava tutto così reale; c’era il rumore delle onde che s’infrangevano sulla spiaggia, il vento che soffiava piano, il profumo del mare, i granelli di sabbia che le si impigliavano fra le dita dei piedi…
«Vedo che ti sei quasi asciugata del tutto» disse la ragazza ignorando volutamente la domanda di Les. Lei si guardò il vestito e quando alzò di nuovo lo sguardo la ragazza era sparita.
«Oh, fantastico, è sparita» disse borbottando piano.
«Scusa, non parlare che mi deconcentri» disse una voce in lontananza. Les si guardò un po’ in giro e poi notò una ragazza dai capelli lunghi castani che stava seduta a gambe incrociate e con gli occhi chiusi.
«Scusa, ma cosa stai facendo?» le chiese Les spazientita e confusa.
«Sto meditando» le rispose semplicemente lei.
«Oh, certo, come ho fatto a non capirlo subito?» disse Les sarcastica.
«La meditazione è utile per la calma» la ragazza non aveva mai aperto gli occhi.
«Siediti qui vicino a me» disse la ragazza e battendo un colpo sulla sabbia con la mano. Les, di malavoglia, accettò. Aveva l’impressione che quello strano sogno non sarebbe mai finito se non avesse fatto come le strane ragazze le chiedevano, perciò incrociò le gambe e chiuse gli occhi.
All’inizio non sentì nulla, ma poco dopo qualcosa iniziò a cambiare. Les sentiva i suoi muscoli rilassati, la mente distesa e concentrata. Riusciva a captare ogni singolo movimento, ogni singolo rumore attorno a lei… era qualcosa di così irreale che, poco dopo, aprì gli occhi spaventata. Com’era prevedibile pensare, la ragazza che meditava era sparita.
«Ecco, ti pareva!» esclamò Les.
«Qualche problema?» una ragazza snella, con una montagna di ricci biondi le fece capolino da dietro la spalla. Aveva il viso sorridente e grandi occhi marroni.
«Io… sì» rispose Les.
«Ah, perché parlavi da sola…» disse la nuova venuta facendo capire a Les che la riteneva un po’ matta.
«No, è solo che non ne posso più della gente che sparisce sempre…» in quel momento un fulmine cadde non poco distante da loro. Les non si era nemmeno accorta che il cielo ora era coperto da nuvole nere.
Un altro fulmine cadde improvvisamente. Les, istintivamente sussultò (aveva una gran paura dei temporali), mentre la ragazza sorrise.
«Non aver paura del cielo, Celeste. È da lì che tu vieni e lì che ritornerai, non temere i tuoi alleati» disse la ragazza sorridendo mentre guardava in alto.
«Cosa?» chiese Les piuttosto stupita dalle sue parole.
«È tempo che tu torni nel tuo mondo, non puoi proseguire oltre, non sei ancora pronta. Non dimenticare ciò che hai imparato oggi e la forza entrerà in te. Non rifiutare te stessa, perché solo tu puoi salvare il mondo» Les avrebbe voluto ribattere, dire che non capiva ciò di cui la ragazza parlava, chiedere ulteriori spiegazioni… ma non le fu possibile. Fu inghiottita e si trovò di nuovo nella stanza da letto. Nulla era cambiato, fuori c’era sempre la stessa nebbia, il letto aveva sempre le lenzuola bianche; solo lo specchio era diverso. Era un normalissimo specchio, che rifletteva l’immagine di Les.
Lei vi ci si posizionò davanti e notò che era più pallida del solito, fece per toccarlo, ma lo specchio si ruppe riversandole sopra le sue scaglie.
 
Les si svegliò improvvisamente: si trovava ancora dentro la macchina di Rick, con la testa appoggiata al finestrino.
«Tutto ok?» gli chiese lui vedendo che si era appena svegliata. Les annuì.
«Bene, perché siamo arrivati» le disse lui.
   
 
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