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Autore: lazybones    29/03/2013    21 recensioni
"Morire di apnea con come ultimo pensiero una scena porno-lesbo in testa sarebbe stato di quella giusta dose di squallore che Gerard di per sé costituiva."
Seguito di: "Until My Heart Explodes" a sua volta seguito di "I'll be your detonator!"
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Bob Bryar, Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Ray Toro | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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........ ehi.

Già. A quanto pare si sono sciolti.

Non ho intenzione di ripetervi che non moriranno mai né niente, e non ho nemmeno intenzione di esasperarvi con discorsi retorici sul "it's not a band, it's an idea", perchè- giustamente - STI CAZZI. Cioè sì, abbiamo imparato parecchio da loro, e probabilmente hanno cambiato anche se solo minimamente il nostro modo di pensare, agire e comportarsi, ma davvero in alcuni momenti cose del genere non ti sono d'aiuto. Lo so.

Sono qui per ricordarvi che loro la musica la amano. Non che io li conosca di persona, ma dopo tutte le loro interviste un minima idea di loro sono riuscita a farmela. La musica fa parte di loro, okay? E in moltissimi hanno twittato roba su "una porta si chiude e un'altra si apre" e simili. O nei casi più esaltanti, di tele nuove da dipingere (sto parlando del tl di Kitty dei MSI). E io ci credo che ci sono nuove porte aperte e nuove tele da dipingere. Chiamatemi illusa, non mi interessa molto, onestamente.

Perchè vaffanculo, non si libereranno così facilmente della musica. Va bene? Non lo faranno.

E può anche venire Gerard Way in persona in camera mia a dirmi che davvero si era rotto il cazzo di fare musica, non gli crederei mai. Forse LORO pensano che sia finita, ma io SO che non lo è. Hehe.

Chiudiamo le parentesi tristi.

FUCK DEPRESSION, LET'S KEEP FANGIRLING AND STUFF.

Se siete ancora molto giù vi capisco, ognuno ha i suoi tempi. Ma credetemi, non durerà per sempre. Io ho passato il weekend a pensare "cazzo non sarò mai più felice", invece ora ho ripreso a smerdare tutti i membri dei chem in chat con la SIMOH (_simokilljoys HEHEHEHEH) ed è tutto a posto.

Ragazze, tornerà tutto a posto. EVERYTHING WILL BE ALRIGHT EVERYTHING WILL BE ALRIGHT EVERYTHING WILL BE ALRIIIIIIIIIIAIAIIAIAIAAIGHT (Brandon Flowers mode on).

Spero che voi non mi odiate per questo, ma appena Gerard nel tweet longer ha parlato di una nuova porta che si apre ha parlato di questo vecchio hippie che gli ha venduto un amplificatore e della sua chitarra CIOE' MUUUUUUUUUSICAAAAAAAAAAAA

keep the faith daidaidai keep the faith daidaidaidai CHIP DA FEIT.

Lasciate stare tutta la roba negativa, non porta a un cazzo. E' inutile continuare a buttarsi giù, che utilità c'è nel farlo?

E siate realiste, non sono morti, cioè SONO VIVI, sono ancora in giro, MANCO FOSSERO CREPATI DAIIIII.

Non prendetevi male, RIPIGLIATEVI E CIAUX. <3

E ORA TORNIAMO ALLE FANFICTION X FANGIRLEGGIARE TUTTI INSIEME C: C: C: C: C:

Volevo ringraziarvi moltissimo per le 20 recensioni voglio dire sTATE SCHERZANDO COS'E' TUTTO STO AMORE AAAAAAAAAAAAAAAAH.

Poi ho scoperto molto allegramente che sono riusciti a cambiarmi il nome YEEEEEE W LAZYBONESSSSS adoro come suona oddio scusate era più forte di me.

Spero che almeno il capitolo qui sotto vi piaccia aaaaaaaahgdhsgdhsghsd. (a me non piace tantissimo e ho tagliato tantissime parti ma tipo non riuscivo proprio a migliorarlo non so scs :C :C)

STAY BEAUTIFUL, KEEP FANGIRLING.

Pace e tantissimo amore & positività cioè ddaaaaiiiiii

(un attimo momento di emozione)

LAZYBONES che poi vorrei firmarmi magari LEISIBOUNS o lazybonezzzz cioè non so

P.S.: BOMBARDATE DI LETTERE D'AMORE GERARD WAY, ORA!!!!
P.P.S.: non ho tempo per sistemare l'html impazzito scs
          (cioè non mi lascia nemmeno sistemare il carattere MA STIAMO SCHERZANDO?!??!?!??!)

 

 

 

 

2. I (don't) love you


Lo Starbucks ultimamente metteva troppo zucchero nel caffé.

Era l'unica cosa che aveva intenzione di pensare mentre scopava Lindsey. Nient'altro. Perchè era già stato abbastanza agghiacciante scorgere capelli biondi e scorpioni sul suo collo.

Era brutto avere l'impressione di non amarla per davvero. Perchè nelle ore precedenti, mentre mangiavano panini e cotolette unte nel fastfood più squallido di tutta Phoenix, aveva sinceramente pensato di volerle tanto bene. E il sesso sarebbe dovuto essere il culmine di tutto l'affetto che avrebbero potuto provare. Invece, per Gerard, si rivelava una rovina. Perchè non riusciva a concentrarsi su di lei. Gli veniva in mente tutt'altro. Tutto tranne che lei.

E aveva sperato che i capelli biondi non gli mancassero più. Invece li vedeva ancora.

E aveva da sempre pensato che anche solo per un istante sarebbe riuscito a smettere di pensare al scorpione tatuato, invece continuava a vederlo.

L'unica persona a cui non riusciva prestare vera attenzione era Lindsey. Era così deludente.

Credeva di amarla.

Credeva di essere davvero stato felice per il fatto che Jimmy l'avesse portata all'improvviso a Phoenix nonostante nessuno dei due sapesse la strada e si fossero ritrovati a percorrere autostrade a caso senza alcun criterio.

Non capiva nulla.

Vedeva di nuovo i capelli biondi.

Vedeva anche delle forbici sul collo, a dire il vero.

Tirò un sospiro triste e venne dentro il preservativo. Storse il naso ma Lindsey non lo vide perchè aveva gli occhi chiusi.

Buttò via il preservativo usato nel cestino e la abbracciò e la baciò come consueto, pensando a quanto fosse deprimente il fatto che avesse scopato sulle stesse lenzuola in mezzo alle stesse coperte con Frank quello stesso pomeriggio. Grazie a Dio le coperte non parlavano o simili.

Ma aveva quella fottuta paura che Lindsey scoprisse tutto. Aveva quella brutta impressione di aver dimenticato di nascondere qualcosa di importante. Come se ci fosse stato qualcosa di materiale che provasse quello che aveva fatto con Frank. Magari una scritta sulle lenzuola del tipo "Ehi, oggi pomeriggio intorno alle due ho scopato con Gerard. xoxo frnk".

- Ti amo. - . Si stava già abbastanza depressi senza che Lindsey dicesse una cosa simile.

- Anch'io. -, forse? Forse in realtà era il divertimento preferito di Gerard sabotare la sua stessa vita.

Si sentiva lo stomaco indurito dall'ansia.

- Gerard. - disse a bassa voce Lindsey, con un sorriso perfettamente tranquillo.

- Mh? -

- Hai il cuore che batte fortissimo. -, gli baciò le labbra, - Cos'hai? - . Non era stupida. Sapeva distinguere l'ansia dall'emozione.

- E' solo che... non voglio che tu te ne vada. - . La guardò dritta negli occhi. Non sapeva come riusciva a farlo. Un po' lo spaventava il fatto che avesse imparato a mentire così.

Lindsey ricambiò lo sguardo con gli occhi scuri che spiccavano sulla pelle chiara. Era davvero bellissima: - Okay. - mormorò, prendendogli dolcemente il viso fra le mani.

Si baciarono a lungo.

Poi arrivò un messaggio al cellulare di Lindsey, e Gerard sentiva che era tutto sbagliato. Fare sesso con Lindsey, stare sul letto con lei a baciarla, dirle che la amava, mentirle, pensare continuamente a Eliza e Frank.

- Gee. - gli disse lei, passandosi le dita fra i capelli neri per spingerli indietro. - Ti spiace parlare al telefono con Jimmy? Vado a farmi una doccia. -

- Okay. -

Lo baciò e andò in bagno. Tutto qui. Era tutto così sbagliato.

Gerard guardò la porta chiusa. Si alzò a sedere e si grattò la testa nervosamente prendendo il cellulare che Lindsey aveva lasciato sul cuscino. Cercò il nome di Jimmy nella rubrica e lo chiamò.

Fu solo quando rispose con un "Lindsey?" acuto che si rese conto di non sapere perchè lo stesse chiamando.

- Mh, Jimmy? Sono io. - . Si accarezzò nervosamente la pancia scoperta e guardò stranamente interessato la propria pelle pallida.

- Gerard! - esclamò allegramente Jimmy, - Gerard Way! - ripeté praticamente urlando.

- E' una bella serata, Jimmy, non lo è? - chiese Gerard, sistemandosi con un sorriso le coperte. Guardò ansiosamente la porta del bagno con la sensazione di stare sprecando la propria vita.

- E' una grandissima serata, ho fatto in tempo a sbronzarmi e tornare sobrio, caaazzo, Gerard! -

- Whoa! -

- Sto venendo a prendere Lindsey. -

- Cosa? No. -

- Scusa, devo. -

- Nah, Jimmy. -

- Avete fatto sesso? -

- Sì. -

Jimmy si mise a ridere sommessamente: - E allora non hai scuse, Gerard! -

Gerard rise: - Cosa? Ma non sai nemmeno dove cazzo siamo. -

- Per quello vi stavo chiamando. Dove siete? -

Gerard si guardò spiazzato intorno, chiedendosi per la prima volta in assoluto il nome del posto in cui si trovava

- Geez? -

- Uhm, non ne ho idea. Lyn? Lyn? - urlò.

- Che c'è? -

- Guarda l'asciugamano! In che hotel siamo? -

- Renaissance Phoenix Downtown! - rispose dopo qualche istante.

- Whoa, Jimmy! Senti qua! Siamo al Renaissance Phoenix Downtown! - riferì a Jimmy Gerard.

- Cosa? Ma siete stronzi? Che classe! -

- Vero?! Lo so! Cazzo. Cazzo. - ripeté ridendo sorpreso, - Non ne avevo nemmeno idea. -

- Ho intenzione di pisciarti in bocca appena ti vedo. Nemmeno un saluto. Te lo calo in gola e piscio in silenzio. -

Gerard stava ridendo fragorosamente: - Jimmy Urine! -

- Sì, cazzo! -

- Jimmy Urine, sei bellissimo e io ti amo. -

- Ripetimelo, così vengo nei pantaloni. -

Gerard avvicinò il microfono del cellulare di Lindsey alla bocca e si impegnò a rendere la propria voce ancora più profonda: - Jimmy Urine? Sei bellissimo e io ti amo. -

- Whoa, Gerard. Questa era potente. -

- Lo so. -

- L'hotel è vicino a un piazzale bianco con delle palme? -

- Credo di sì. -

- Le palme sono molto alte e sottili. -

- Credo di sì, Jimmy. - ribadì, sorridendo perchè era bello parlare con lui anche solo per i toni di voce assurdamente folli che usava.

- Aspetta, forse... sì. Sì. Vi ho trovati, figli di puttana. -

- Lindsey è sotto la doccia. - lo avvisò Gerard, guardando di nuovo in direzione della porta del bagno chiusa.

- Allora vieni giù a ciucciarmelo, dai. -

- Lasciami etero, per una notte. Solo per una notte, Jimmy. Cazzo. - sbottò infastidito Gerard.

- Mi dispiace. Non volevo. Scusa, Geez. -

- Se vuoi ti canto una serenata romantica al telefono. -

- Ma no. Cantami le Spice Girls. -

- Bene, adesso fai una cosa. Ti alzi. Tiri giù il finestrino. Ci appoggi l'uccello. E lo richiudi. E per favore resta al telefono mentre urli. Ci tengo tantissimo. -

- Non voglio un moncherino al posto del mio pene, maledetto stronzo. -

- Allora non parlarmi delle Spice Girls. Mi fanno venire acidità di stomaco. -

- Ci puoi scommettere. -

Lindsey uscì dal bagno avvolta in un asciugamano: - Ti spiace se ti prendo una camicia o qualcosa del genere? -

- No, fai pure. Consideralo un souvenir. -

- Cosa? - domandò Jimmy al telefono.

- Niente, Jimmy, senti, facciamo che ora stacco e ci sentiamo giù? -

- Okay, però davvero, muovetevi, dobbiamo essere a Los Angeles per le otto e mezza di mattina. -

- Non preoccuparti. A dopo. - . Spense la chiamata e scese dal letto infilandosi mutande e pantaloni prima di raggiungere Lindsey chinata accanto alla sua valigia.

- Questa da quando ce l'hai? - chiese prendendo la maglietta dei Misfits di Frank.

Gerard sbiancò e si abbassò accanto a lei: - Uhm, da un po'. -

- E' carina. -

- Sei sicura che una camicia ti basti? Se vuoi ti impresto una felpa. - cambiò argomento Gerard, capovolgendo i vestiti in modo che la maglietta di Frank finisse nel fondo della valigia.

- No, è okay, ho la giacca. -, e non si era accorta di quello che stava cercando di fare Gerard e Gerard si sentiva così sollevato. Le parole non bastavano per spiegarlo.

- Oppure un maglioncino? - insistette Gerard, sorridendole ora che si sentiva più tranquillo.

- Nemmeno mia madre era così apprensiva. - commentò ridendo.

- Dopo prendi freddo, te lo dico molto onestamente, fuori ci sono davvero pochi gradi... - le spiegò accigliato Gerard.

Lindsey lo baciò senza nemmeno lasciarlo finire: - Vada per il maglioncino. Mi cerchi il reggiseno mentre scelgo accuratamente quale maglioncino mettermi? -

- Non sono il tuo schiavo. - fece una smorfia da ragazzino presuntuoso.

- Sì che lo sei. Lo sei dall'alba dei tempi. -

La baciò: - Come vuoi. Di che colore è il tuo reggiseno? -

- Perchè, ce ne sono tanti in giro in questa stanza? - chiese divertita.

- Sì, è mia abitudine indossarli nei festivi. -

- Ah, okay, allora credo che sia... mh- - fece una leggera smorfia pensierosa.

- Ricordo un colore scuro, è possibile? - cercò di aiutarla Gerard.

- Sì, sarà quasi sicuramente nero. -

- Fantastico, qua in mezzo alle coperte è pieno di vestiti neri- oh, aspetta. Uau. - si fermò dopo aver rovistato per un po' fra le varie lenzuola.

- L'hai trovato? -

- Sì. Posso indossarlo? -

- Tu stai prendendo troppa confidenza con me. - commentò ridendo Lindsey, mentre si alzava con le lenzuola ancora strette addosso.

- Scusa. - fece il broncio Gerard, portandoglielo a testa bassa.

Lindsey gli baciò le labbra, lasciò cadere le lenzuola e se lo mise.

Gerard l'aiutò a chiuderlo, chiedendosi quando esattamente si fosse messa gli slip senza che lui se ne accorgesse. Le ragazze avevano strani poteri.

- Che ha detto Jimmy? - chiese Lindsey.

- Ah, giusto. Stava arrivando a prenderti. -

- Di già? Che ora è? -

- Non so, credo siano le tre di mattina. Ha detto che dovete arrivare a Los Angeles per le otto, credo. -

- Giusto, l'appuntamento... -

- Con chi? -

- Casa discografica. -

- Fottute case discografiche. -

- Lo so. - mormorò, - Ti rubo questo maglioncino, è okay? - chiese sollevandolo.

Gerard lo guardò solo per accertarsi che non fosse di Frank. Sarebbe stato imbarazzante se la sua ragazza avesse indossato i vestiti dello stesso ragazzo con il quale Gerard faceva sesso. Molto imbarazzante: - Mh-mh. - confermò.

Lindsey se lo infilò e poi si mise i jeans aderenti.

Gerard non era abituato a vedere jeans da ragazza nella sua stanza d'hotel, quindi li guardò abbastanza a lungo mentre Lindsey era distratta di nuovo dal suo cellulare.

Si infilò il cellulare in tasca e sollevò il viso per guardarlo. Sospirò.

- Sei pronta? - intuì Gerard.

- Sì. - confermò lei, abbastanza depressa.

- Non deprimerti. - le disse Gerard, passandole la giacca che avevano fatto in tempo a sistemare sull'appendi-abiti.

- Ovviamente. - disse ironica Lindsey, infilandosi dentro la giacca.

- Hai tutto nella borsa? - chiese Gerard.

- Sì, ho controllato prima. -

- Okay. - . Aspettò che uscisse dalla stanza e poi si chiuse alle spalle la porta a chiave. Perchè qualche giorno prima si era accorto di essere ricco e potenzialmente derubabile. E soprattutto, perchè sapeva che non appena Lindsey se ne sarebbe andata non sarebbe tornato in quella stanza.

Ma Lindsey non domandò nulla al riguardo.

Le afferrò di nuovo la mano e scesero l'unica rampa di scale al piano terra.

Percorsero la hall silenziosa. Beh, c'era poco di cui parlare alle tre di mattina. Sentì Lindsey salutare brevemente le ragazze alla reception. Doveva essere complicità femminile o qualcosa del genere. Vide Jimmy che fumava come una ciminiera fuori dalle porte di vetro scorrevoli.

Si voltò a guardare Lindsey ma lei teneva lo sguardo basso mordendosi il labbro inferiore. Le sollevò il viso e la baciò velocemente come se bastasse a farla stare meglio e quando uscirono dalle porte automatiche le lasciò la mano per abbracciare Jimmy.

- Gerard Way! - esclamò Jimmy stringendolo forte. Buttò la sigaretta a terra e la spense e si mise a guardare Gerard prendendolo per entrambe le mani, - Sei fichissimo. -

- Ti ringrazio. -

- Come stai, Gerard? - gli chiese finalmente serio. O quasi.

- Mi sto impegnando molto a vivere. - gli rispose Gerard, allungando il braccio per tenere di nuovo Lindsey per mano, - Ma adesso muoio dentro se mi porti via Lindsey. - disse baciandole una guancia.

- Siete Romeo e Giulietta versione punk? A parte che non mi ricordo la storia di Romeo e Giulietta... da dov'è che venivano? -

- Italia. - rispose Gerard.

- Milano? -

- Sì. - annuì distrattamente.

- Verona, idioti. - scosse la testa Lindsey.

- Beh, ho visto il film con di Caprio e non c'ho capito un cazzo. Proprio un emerito cazzo. E Giulietta era una specie di troll con una parrucca. In più se non ricordo male il sangue era fucsia. -

- Cosa? - esclamò ridendo Gerard.

- Non ricordo bene perchè ma erano su una spiaggia e c'era molta gente ferita e il loro sangue era fucsia. Che poi, a Verona c'è il mare? Io non credo. - sollevò una mano come per accentuare la propria opinione al riguardo.

- Parlami del troll. - propose Gerard, affascinato dall'argomento.

- Beh, Giulietta era davvero bruttina- -

- La bellezza è soggettiva. - sospirò Lindsey sollevando gli occhi al cielo buio.

- Lindsey, è inutile che ti sprechi in queste frasi per gente brutta, sei bella non ne hai il bisogno, lascia certe frasi a quelli meno fortunati di noi. -

Gerard scoppiò di nuovo a ridere e Lindsey lo fulminò con un mezzo sorriso.

- E a un certo punto- credo i genitori di Giulietta, hanno litigato. E il padre ha dato alla madre o qualcuno del genere della "stupida strega", e giuro che quello è stato l'apice. Un film odioso. -

- Beh, Leonardo di Caprio è bellissimo. - si strinse nelle spalle Lindsey.

- Già. - annuirono con sguardo esageratamente sognante Gerard e Jimmy.

- Bene, allora mettetevi insieme! - esclamò Lindsey.

- Calmati, non conosceremo mai di Caprio, credo. - fece spallucce Jimmy.

- Già. - confermò Gerard.

Jimmy guardò l'ora sul suo cellulare. Era così che funzionava nel ventunesimo secolo, non si usavano più gli orologi da polso per vedere che ora è: - Mh, è tardi. Okay, Lyn, facciamo che ti aspetto in macchina, mh? - propose Jimmy, guardando un po' dispiaciuto Lindsey.

Lei annuì con un sospiro.

Jimmy abbracciò di nuovo Gerard: - Ci sentiamo, Gerd. Cerca di starmi benissimo. -

- Lo stesso vale per te. -

- Cos'era? Resta bellissimo rimanendo brutto? - tentò di ricordare Jimmy.

- Qualcosa del genere. - annuì Gerard, sorridendo sorpreso. Non si aspettava per davvero che qualcuno prestasse attenzione a quello che diceva durante i concerti fra una canzone e l'altra.

- Ecco, ma detto da uno favoloso come te, Gerard, è davvero poco credibile. Non sei credibile. - ribadì scuotendo la testa.

- Jimmy, chiuditi in macchina. - scosse la testa Lindsey, - E' il mio ragazzo, non il tuo. -

- Scusa! - squittì Jimmy scuotendo le mani, - Mi dispiace! Ciao, Geez. - . Gli baciò la guancia e poi si diresse alla sua macchina.

- Vuole farmi ingelosire. - mormorò incredula Lindsey, seguendolo con lo sguardo mentre saliva nella Jeep.

Gerard sorrise e la baciò attirando di nuovo la sua attenzione. Guardò il suo viso. Gli dispiaceva di più vederla triste che doverla effettivamente lasciare. Non sapeva bene spiegarselo.

- Ci sentiamo al cellulare, giusto? - chiese conferma lei, corrugando appena le sopracciglia.

Gerard la prese per le mani, tenendoci davvero tanto a consolarla: - Prometto che non appena ho una serata libera corro da te a Los Angeles. -

- Okay. -

Era arrivato decisamente il momento. La baciò. Sentì i polpastrelli di una mano di Lindsey sul suo collo. Quei momenti lo facevano sentire da schifo. Sapeva che Lindsey stava per piangere. Le succedeva spesso. Poteva comprenderlo. Era abituato a peggio con Frank e i suoi crolli emotivi e le sue vomitate compulsive. Lindsey era una passeggiata in confronto. Le lasciò le mani e tornò a guardarla, rimanendole vicino.

- Ti amo. - gli disse Lindsey. E non glielo diceva spesso. Nessuno dei due, a dire il vero. Raramente se lo dicevano. Forse solo perchè era ancora presto.

- Anch'io, Lyn. - sussurrò, guardandole le iridi scure oltre il sottile strato di lacrime che le velavano gli occhi.

Si presero la mano e semplicemente, si trascinarono verso la macchina.

Il viso di Jimmy era a malapena distinguibile e illuminato solo dalla luce del display dell'autoradio. Non li stava guardando. Stava guardando l'autoradio, o forse il suo cellulare.

Gerard le aprì la portiera e Lindsey si sistemò sul sedile di pelle. Era davvero bella. Con quell'illuminazione quasi inesistente i suoi occhi erano ancora più scuri.

- Ciao, Gerard. -

Le prese il mento e le baciò un altro paio di volte le labbra morbide: - Buon viaggio, Lyn. -

- A me non auguri un cazzo? - intervenne Jimmy, in un chiaro tentativo di sdrammatizzare la situazione.

- Buon viaggio, Jimmy. Guida decentemente, non stuprare il codice stradale e per favore portala sana e salva a Los Angeles. -

Jimmy sollevò un pollice con un sorriso poco convincente.

Gerard gli sorrise e scosse la testa: - Non sei credibile. -

- Torna dentro, fa freddo. - replicò Jimmy.

Baciò Lindsey. Per l'ultima volta per davvero. E quasi la sentì tremare sotto le sue labbra. Poi si risollevò e chiuse la portiera. Si allontanò di qualche passo per non permettere a Jimmy di prenderlo sotto con la macchina e rivolse a entrambi un cenno della mano.

Lindsey ricambiò, Jimmy gli fece una linguaccia. Sempre molto maturo.

Gerard sorrise e basta e attese che la Jeep di Jimmy sparisse dal parcheggio e si buttasse in mezzo alle luci della città.

Nel fissare il buio, si accorse di sentirsi un po' svuotato. Tirò un sospiro per liberarsi dalla commozione e capì di avere molto sonno e molto freddo. Calciò un sassolino che molto probabilmente non c'era nemmeno e s'incamminò di nuovo verso la hall dell'hotel.

Decise di fare la testa di cazzo e andare alla reception. A dire il vero non è che proprio l'avesse deciso lì al momento, era da quando era nato che aveva deciso di fare la testa di cazzo, e da allora non si era mai smentito. Ventinove anni da testa di cazzo portati egregiamente.

- Salve, posso sapere in che stanza si trova Frank Iero? -

Il ragazzo lo guardò esitante. Dov'era la ragazza di prima? Lei l'avrebbe riconosciuto.

- E' il chitarrista della mia band, ho lasciato il cellulare nella sua stanza e ne ho bisogno. -

Il ragazzo continuò a osservarlo, indeciso sul da farsi.

La ragazza di prima uscì dall'ufficio lì dietro. Per fortuna.

- Ehi, vero che sono Gerard Way e Frank Iero è nella mia band? - le chiese.

La ragazza arrossì.

Gerard era stanchissimo di vedere la gente arrossire.

- Sì, è così. -

- Ah... mi perdoni. - mormorò imbarazzato il ragazzo, - Non- non guardo MTV. -

Gerard si mise a ridere. Lo faceva ridere parecchio, per qualche motivo.

- Stanza 27. Primo piano. Desidera una copia della chiave? -

Gerard gli sorrise. Non riuscì ad evitarlo, davvero: - No. La ringrazio. - . Si separò dal bancone e prese l'ascensore. Una rampa di scale era troppo alle tre di mattina, o quattro, o quel che erano. Voleva andare da Frank e dormirgli vicino. Nient'altro.

La sua stanza era esattamente davanti alla porta dell'ascensore.

Se fosse stato possibile, Gerard avrebbe abbracciato la porta con il numero 27 sopra. Calò una mano sulla maniglia della porta, che trovò naturalmente aperta. Per quello la copia della chiave era inutile. Frank non l'avrebbe mai chiuso fuori da nulla. Era quasi metaforico. Si chiuse la porta alle spalle e prese la chiave appesa accanto alla porta per chiuderla a chiave. Nel mondo gay di Frank non esistevano i ladri, esistevano solo ragazzi gay che desideravano introdursi nelle sue stanze d'hotel in piena notte. Doveva pensarci Gerard a tenerlo al sicuro. Dai ladri e da altri eventuali ragazzi gay.

La piccola sagoma di Frank sotto le coperte era immobile. Forse aveva pure il sonno profondo in quel momento e non si era accorto che Gerard era entrato. Forse era morto.

Si sfilò capo dopo capo tutto quello che indossava tranne per i boxer, sollevò un lembo della coperta e si distese vicino a Frank. Lo trovò di spalle, quindi gli baciò la nuca.

- Lavati, puzzi di ragazza. -, fu l'unico commento di Frank.

Gerard sorrise e gli baciò di nuovo la nuca prima di tornare fuori dal letto. Era del tutto distrutto, ma non aveva intenzione di non obbedire a Frank. Qualche piccola vittoria se la meritava, giusto?

Prese i boxer verde acido dalla valigia di Frank, che al buio si notavano benissimo, e andò nel bagno a farsi una lunga e scazzata doccia. Nella distrazione si lavò pure i capelli, perdendo altro tempo inutile. Uscì dalla doccia che si sentiva uno zombie. Non osava immaginare che ora era. Ma a giudicare dalle sue occhiaie, probabilmente erano già le cinque di mattina. Tempo prima insieme a Mikey aveva fissato una teoria che permetteva di usare le loro occhiaie come orologio. Quando erano piccoli funzionava, ma forse perchè i loro cervellini erano corrotti dall'immaginazione e dalla convinzione che ogni singola stronzata che s'inventassero fosse attendibile.

Si asciugò con l'asciugamano, ed evitò di guardarsi il cazzo perchè davvero lui e il suo pene si sentivano molto in colpa per dove si erano cacciati in una sola giornata. Si mise i boxer di Frank fissandosi la faccia allo specchio. Aveva così tante occhiaie da essere ridicolo, ma ora che ci pensava gli veniva da piangere. L'assenza di sonno gli faceva sempre venire voglia di piangere, perchè viveva malissimo la sensazione di aver bisogno di dormire. La viveva quasi tragicamente. Forse era l'unica persona al mondo presa così male.

Disperato, si asciugò i capelli alla cazzo e uscì dal bagno di fretta per ributtarsi sul letto.

Si coprì con le lenzuola sentendosi la pelle d'oca dal freddo, e tremando come un cazzo di vibratore rimase bloccato dentro il proprio corpo. Aveva quella sensazione, a volte, si essere bloccato dentro sé stesso. Dentro la sua pelle. Faceva schifo. Chiuse gli occhi, ma non riusciva a dormire. La sua attenzione veniva richiamata da Frank, e non fisicamente. E' che si sentiva in colpa perchè gli era venuto in mente il fatto che gli avesse dato buca, che lo avesse lasciato da solo per tutte quelle ore, e chissà quante cose aveva fatto in tempo a pensare nell'arco di tutti quei minuti. Era brutto riconoscere razionalmente che mentre Gerard non c'era Frank continuava a vivere, ad essere, a pensare... a respirare. Quando Gerard si voltava il mondo che aveva appena contemplato non spariva, continuava a esistere, e mentre era di spalle cambiava e quando si sarebbe rigirato avrebbe visto i risultati di questi cambiamenti e non se li sarebbe aspettati. Non se li aspettava mai. Desiderava avere il controllo di tutti, poterli fermare nel loro sorriso per andarsene senza che se ne accorgessero, così quando sarebbe tornato avrebbe ripreso a farli sorridere come se nulla si fosse mai interrotto. Le cinque di mattina insonni portavano pensieri di merda.

Si avvicinò a Frank. Cercò di non grugnire o fare qualcos'altro di disgustoso: - E' troppo tardi per i documentari? - gli chiese in un soffio.

- Sì. - .

Con gli occhi fissò il punto da cui proveniva la sua voce. Non vedeva nulla. Vedeva i puntini. I famosi puntini. Odiava quando il buio gli nascondeva Frank.

- Frank, non sapevo che Lin... -

- Non fa niente. - tagliò corto, - Buonanotte. -

Gerard fece per abbracciargli i fianchi ma Frank lo afferrò subito per i polsi e lo allontanò: - Per favore, non... non toccarmi. Lasciami stare. - . Ma porca troia, aveva lasciato la porta aperta, era ovvio che desiderasse che Gerard andasse da lui. E ora perchè faceva il difficile? Stronzetto di merda.

Si allontanò e si strinse le braccia incrociate al petto. Aveva pure freddo. Frank era uno stronzo.

No, non lo era. Vaffanculo, era il ragazzo più dolce della terra.

- Frank, ma io ho freddo. -

- Abbracciami. - . Lo disse a voce così bassa che forse nemmeno lo disse e Gerard se l'era immaginato. Però, quando si avvicinò non lo respinse.

Abbracciò il suo corpo caldo coperto dalla felpa enorme che usava ultimamente per dormire e infilò le braccia sotto le sue stringendogli le mani.

Frank intrecciò le dita bollenti a quelle gelide di Gerard, affondandole più che poteva in mezzo alle sue. Gerard adorava quella sensazione di pressione fra le dita. In qualche modo, lo rilassava.

Non si dissero più nulla.

Gerard si addormentò subito, ma a giudicare dalla rigidità del corpo di Frank immaginò che per lui fosse stato più difficile dormire.

 

- Svegliati. -

Si sentì scuotere dentro mentre si risvegliava. Che merda svegliarsi di soprassalto.

Frank era in ginocchio vicino a lui mezzo avvolto nelle coperte. Non sembrava felice.

- Che succede? -

- Niente, devi svegliarti. -

- Okay. - mormorò. Gli veniva da piangere. Svegliarsi e beccarsi Frank così era una merda. Davvero, riusciva solo a pensare a cose merdose in quel momento. Tipo lo yoghurt coi pezzetti di banana dentro. Che merdata assurda. Oppure trovare un capello bianco del pizzaiolo nella pizza che si sta mangiando. Gli veniva da vomitare.

Frank scese dal letto.

Non gli lasciò nemmeno il tempo di considerare di abbracciarlo o fargli qualcos'altro del genere. Anche solo un pompino. Qualsiasi cosa. A parte che non stava piovendo e forse non gli sarebbe piaciuto. Guardò il sole fuori dalla finestra enorme. Stupida palla di merda incandescente, serviva davvero illuminare così tanto? Era accecante. Che merda. In più, Gerard era sicuro di avere dei capelli di merda perchè non se li era asciugati seguendo la loro struttura per bene, quindi chissà, probabilmente erano crespi come la merda. E aveva ancora le occhiaie, se le sentiva. Ma le occhiaie gli piacevano, in qualche modo. Lo facevano sentire meno stupido quando si guardava allo specchio e si sentiva stanchissimo. Era una specie di prova che non stava impazzendo e che la sua stanchezza era solo dovuta alle ore di sonno arretrate. Non ai sentimenti, o qualche merdata simile.

Frank aveva praticamente già finito di vestirsi e stava solo finendo di abbottonarsi jeans. Fantastico, Gerard se l'era pure perso mentre si vestiva. Che merda. Che giornata di merda. Voleva davvero solo ributtarsi sulle coperte e piangere.

Frank ributtò i suoi vestiti in valigia, forse senza accorgersi che mentre lui era già pronto per andarsene Gerard si era appena svegliato e lo stava guardando con un solo occhio aperto dal letto indossando nient'altro che i boxer. Gerard nella fase di preparazione mattutina era indietro di una ventina di tappe rispetto a Frank. Sempre bello. E c'era qualcosa di suicida in tutto questo, ma Gerard decise di non muoversi ancora da lì. Se ne rimase seduto in mezzo alle lenzuola, ammosciato e gobbo, il ritratto della scogliosi in formazione, senza che gliene fregasse un vero cazzo del mondo.

Frank sospirò improvvisamente: - Oggi pomeriggio esco con Jamia. -, "e non rompere il cazzo", aggiunsero i suoi occhi. Ma non lo disse ad alta voce, e così facendo non obbligò Gerard a prometterglielo. Perchè in fondo desiderava che Gerard gli rompesse il cazzo. O qualsiasi altra cosa implicasse il suo cazzo. Un attimo, forse stava divagando.

- Okay. - mormorò Gerard. C'aveva provato a dirlo con un tono di voce normale, ma andiamo, era sveglio da solo due minuti. Fra le altre cose, gli era appena venuto in mente che non aveva mai fatto sesso con Frank durante l'ultima notte, ed era dura da metabolizzare anche solo questo, figurarsi il resto. Era tutto una merda, in quel momento.

- Vestiti, lavati i denti, prepara la valigia, levati quell'espressione da procione stuprato analmente dalla faccia, comincia a vivere. - gli elencò un paio di ordini Frank, contando con le dita partendo dal mignolo come avrebbe fatto un afro-americano che ascolta rap o R&B o qualsiasi cosa fosse.

- Porca troia. - fu l'unica cosa che gli disse Gerard. Lo disse con enfasi, comunque, quindi valeva come "cominciare a vivere", giusto?

- Vestiti. - insistette Frank. Con quel tono di voce stanco che Gerard odiava. - Vestiti. Ce la fai? Non ce la fai. Ti aiuto io? Ti aiuto io. - concluse molto egregiamente, - Guarda qua. Ventisei anni e devo vestire un ragazzo di ventinove anni manco fosse un vecchio disabile. Meriti un riconoscimento a livello mondiale per essere così fallito. - . Tirò fuori una maglia di Gerard finita nella sua valigia per vari motivi quasi sempre dolci e gliela infilò dalla testa. Era a maniche corte, ma gli imprestò una delle sue felpe enormi e che sapevano di pulito quindi tutto okay.

- Mi cambi i boxer? - propose Gerard.

- No. -

- Io c'ho provato. - si strinse nelle spalle.

- Solleva i piedi. -

- Mi sento strano. - commentò nel farlo Gerard.

- Te lo dico io come ti senti, ti senti ridicolo, e fai bene a farlo perchè lo sei. -

- Oggi mi odi. -

- Te li abbottoni da solo i jeans? -

Gerard spalancò la bocca sconvolto.

Gli occhi di Frank erano su di lui, ma non lo stavano guardando davvero. Gerard riusciva a riconoscere un'occhiata finta da una vera.

- Perchè non mi dici che non è vero che mi odi? - chiese Gerard.

- Non fare il bambino. -

- Io non sono un bambino. -

- Appunto, quindi non farlo. -

- Sai una cosa? - esclamò Gerard, - Che giornata di merda! Mi hai svegliato a parole senza nemmeno baciarmi, e ora stai alla larga da me. Fa tutto abbastanza cagare. -

- Piantala di fare scenate. -

- No, piantala tu. -

- Va bene. - mormorò. Si allontanò lasciandolo coi jeans sbottonati.

- NO! - urlò contrariato Gerard, - Torna subito qui! -

- Fatti una vita, lavati i denti, prepara la valigia, togliti quell'espressione da troia ingannata, comincia a vivere civilmente. - continuò a snocciolare ordini Frank, ignorando le sue urla insistenti.

- Frank Iero, torna subito qui! -

Frank andò imperturbabile in bagno.

- Spero che tu non abbia intenzione di fare qualcosa di stupido come ignorarmi perchè davvero mi incazzo! Torna qui! Abbottonami i jeans! Caaazzo, Frank, torna qui, per favore, abbottonami i jeans. Ti voglio bene. Torna qui. Non ignorarmi, ti voglio bene. Fraaank. Non volevo dirti di piantarla. Quindi non piantarla. Sei meraviglioso. Torna qui. -

Frank uscì dal bagno con uno spazzolino.

Gerard riuscì a riconoscere del dentifricio bianco e verde sopra la piccola spazzola bianca e blu: - Vuoi lavarmi i denti? Non sono un tuo cane. -

- Infatti te li lavi da solo. Fai in fretta. -

- Abbottonami i jeans. -

- Non otterrai ciò che vuoi. -

- Ma ti voglio bene. -

- Chi non me ne vuole? Non c'entra un cazzo. -

- Non tirartela. -

- Ho imparato da te. E non dirmi cosa devo fare. -

- Hai passato gli ultimi dieci minuti a ordinarmi cosa- fanculo. - concluse alzando gli occhi al cielo. Afferrò bruscamente lo spazzolino e se lo infilò in bocca. Trascinò la spazzola lateralmente sui molari: - Fpero almeno che tuffo ciò ti diverta pevchè daffero mi fento ridicolo come la mevda. -

Per la prima volta in assoluto da quando Gerard si era svegliato, Frank si mise a ridere. Il che voleva dire che stava sorridendo. Il che voleva dire che tutto poteva anche essere roseo e gay in un mondo dove Frank rideva e sorrideva.

- Accomfagnami in pfagno. - gli disse Gerard, mentre scendeva dal letto lentamente per non cadere, - Non cvedo di favcela a gvavdave da folo i miei cafelli. -

Frank gli prese la mano libera e lo portò in bagno.

Gerard sbiancò nel guardarsi allo specchio.

Frank, alle sue spalle, gli sorrise e gli passò le dita fra i capelli non tanto per sistemarli ma per divertimento personale.

- Non è difenden... difevdente. - cercò di dire.

- Lo è. -

- Dove caffo vado meffo cofì? - . Decise di sputare sul lavandino la schiuma del dentifricio. Risollevò il viso e cercò di sistemarsi il groviglio di capelli neri.

- La situazione è divertente perchè in realtà i capelli ti stanno benissimo ma non te ne rendi conto. - commentò Frank.

Gerard lasciò stare i capelli e si voltò a guardare Frank. Fece per dirgli qualcosa, o forse Frank stava per farlo. La situazione terminò col fatto che nessuno dei due riuscì a parlare. Non che avessero grandi motivi per non farlo. O forse sì, ma per come erano abituati non c'era nulla d'insolito nel fatto che Gerard la notte prima avesse fatto sesso con Lindsey e poi fosse andato a dormire nel letto di Frank. CON Frank.

Frank si limitò ad accennargli un sorriso prima di uscire dal bagno. Non gli ordinò più nulla.

E Gerard si abbottonò da solo i jeans.

 

Frank aveva iniziato a parlare al telefono con Jamia, quindi Gerard aveva preso a parlare con Lindsey al suo, di cellulare. Era così che funzionava. Era un comportamento molto immaturo, e la parte brutta era che Gerard era l'unico dei due ad esserlo perchè Frank non si era mai messo a parlare al telefono con Jamia per fargli un dispetto. Gerard invece aveva quel disperato bisogno di... farlo ingelosire? Forse.

Guardò sul display del cellulare da quanto tempo stava parlando con Lindsey. Otto minuti e dodici secondi. Senza saper valutare se sembrava che ci stesse parlando da più tempo o meno, si resse la fronte con una mano chiudendo gli occhi.

Frank era sulla sua brandina, sopra quella di Gerard. Parlava normalmente. A volte rideva. Troia. E Gerard era così concentrato ad ascoltare la voce di Frank che non avrebbe mai saputo dire di cosa avesse parlato con Lindsey per quei otto minuti e mezzo. Non ne aveva idea. Le rispondeva e basta, nonostante non comprendesse le sue domande. E in qualche modo funzionava. Lindsey continuava a parlare con lo stesso ritmo.

Gerard le rispose di nuovo. Non sapeva che cosa le stesse dicendo.

Aveva questo disperato bisogno di dormire.

- Ehi, Lyn, devo andare, ho un'intervista. -

- Davvero? Con chi? - . Sembrava curiosa. E felice per Gerard.

- Kerrang!. - , tanto ne faceva una ogni mese per quel giornale, e a volte ne pubblicavano di nuove senza che Gerard si ricordasse di essere stato intervistato. Faceva lo stesso, non gli importava.

- Aw, andrò a leggerla quando uscirà il nuovo numero. -

- Okay. - . Quelli di Kerrang! se ne sarebbero inventata una.

- Ti lascio andare. Buona intervista. -

- Grazie, Lyn. -

- Mi manchi. -

- Anche tu. -

- Ciao. -

- Ciao, Lyn. - . Spense la chiamata e riaprì gli occhi. Scese dalla brandina. Non aveva più il cellulare in mano, quindi doveva averlo lasciato lì. Si alzò in piedi e si arrampicò portando le ginocchia sulla brandina di Frank. Gli prese il viso fra le mani e lo baciò.

Frank ricambiò per qualche bacio. Poi allontanò i loro visi: - Ne sei- sicura? - balbettò al telefono.

Gerard appoggiò la testa alla sua spalla.

- Gliel'hai chiesto? Ma è la stessa di prima? - continuò Frank, con la voce che gli tremava appena mentre con le dita sfiorava incerto Gerard.

Gerard si girò e gli annusò il collo. Glielo baciò.

- Sì, ma cazzo... - . Non stava dicendo a Gerard. Stava parlando a Jamia, - Okay. Okay. Sì, lo immagino. Ma non abbiamo molto tempo. Non riusciresti a fermarti più a lungo? -

Gerard si scostò. Lo guardò stringendo le labbra. Si sentiva messo da parte.

Frank distolse gli occhi dal suo viso e li abbassò sulle sue mani che stavano giocherellando con la maglietta che indossava sotto la felpa: - Oh. Mh. Capisco. Sì. E' okay. Va bene. Oppure quelli, sì. Okay. Ci sentiamo. - riattaccò e socchiuse le labbra stralunato per dire qualcosa a Gerard.

Gerard non gliene diede il tempo. Non gliene fregava un cazzo di sapere che problemi avesse con Jamia. Bastava solo che ne avessero ed era già abbastanza per farlo sentire un po' meglio. Non voleva che si fidanzassero. Non voleva che Frank si fidanzasse.

Lo spinse sul materasso lasciandogli morbidi baci dove capitava. Gli abbracciò il collo e si tranquillizzò prima di mettersi a piangere. Concentrandosi sul suo calore. Il suo profumo.

- Jamia forse riesce ad arrivare qui fra quattro ore. Le hanno cancellato un volo. - spiegò a voce bassa Frank. Stava quasi sussurrando. Gerard non sapeva perchè lo stesse facendo. Evitò di dirgli che non gliene poteva fregare di meno.

A sorpresa, fu un'idea di Frank quella di tornare a baciarsi. Con le labbra che si muovevano sempre più lente e umide, e i respiri che si facevano sempre più caldi, lasciarono perdere quasi nello stesso momento.

- Vuoi dormire? - . Si accorse che Frank aveva gli occhi già chiusi.

Il più piccolo annuì e basta e strinse con le dita il nulla nell'appoggiarle alle coperte.

Gerard si spostò di poco a lato, finendo con una gamba sul materasso e l'altra fra quelle di Frank. E desiderava non fare caso a dove si stesse appoggiando la sua coscia. Con la testa da qualche parte sulla spalla di Frank, scivolò nel silenzio e nel buio. Con facilità. Era bellissimo dormire. Era meglio di fare sesso, considerando quella sua prima scopata disastrosa con la tizia del quarto anno. Ma da lì in poi era stato tutto un crescendo fino al culmine assoluto che era Frank. E ora poteva anche dormire sopra di lui. Si considerava fortunato.

- Frank. Uhm. Gerard. -

Ci mise un po' a capire che la voce non faceva parte dei suoi sogni confusi. Gli rompeva estremamente il cazzo, ma aprì gli occhi. Svegliarsi era una vera merda: - Che c'è. -

- Uhm, Frankie? - insistette Mikey.

Gerard sospirò ma non fece nulla per svegliare Frank.

Quindi Mikey si arrangiò e lo scosse per la spalla che non era occupata da quello che si poteva considerare il cadavere di Gerard.

- Cos- a, co- ? -, fu essenzialmente quello che disse Frank.

- C'è Jamia- fuori. E' qui- qui fuori, mh. -

Frank spalancò gli occhi: - Cosa? Sono già le cinque? -

Gerard si spostò per lasciarlo alzarsi.

- Stai scherzando? Sono già le cinque? - ripeté Frank, affrettandosi a scendere dal letto.

Gerard si distese sulle coperte calde dove prima era disteso Frank. Appoggiò il viso al cuscino dove prima c'erano i suoi capelli. Gli veniva da piangere. E non voleva sentire Frank continuare a preoccuparsi per Jamia. Non voleva sentirlo chiedere a Mikey se era lì da tanto. Se li aveva visti. Ma sentiva. Sentiva tutto.

- Gerard? - lo chiamò Frank.

Girò solo la testa in sua direzione, continuando a rivolgergli le spalle.

Frank riuscì comunque a baciarlo: - Scu-... mh, mi dis-... a dopo. - . Avrebbe solo voluto spaccargli la testa. Che cazzo, aveva pure intenzione di scusarsi? Si riappoggiò al cuscino. Non voleva vedere Frank che superava Mikey e se ne andava di corsa. Ma l'aveva visto. Si leccò le labbra baciate da Frank per sentire il suo sapore. Quello lo voleva sentire. Per quanto intensificasse la voglia di piangere. Non era dolore. Erano solo sensazioni di merda e lacrime.

- Gee... -

- Non fa niente, Mikey. -

- Vuoi restare da solo? -

- Sì. -

- Okay. -

- E per sì intendo no. - aggiunse Gerard. Aveva confuso. Era confuso.

Si avvicinò al muro per lasciare Mikey distendersi vicino a lui.

- Hai bisogno di parlare? -

Guardò il suo viso per la prima volta da quando era arrivato. Mikey era bellissimo. E importante: - No. -

- E per no intendi sì? - tirò a indovinare Mikey con un mezzo sorriso.

Gerard ricambiò il sorriso. Non era strano che fossero distesi così vicini. Andava bene così: - No, voglio solo sapere. Cosa fa Frank quando io non ci sono? -

Mikey lo guardò per un po' prima di rispondere. Gerard non sapeva cosa stesse giudicando di lui. O anche solo se lo stesse facendo: - Rimane chiuso da qualche parte. Se Lindsey capita di pomeriggio si mette a suonare la chitarra con le cuffie alle orecchie ed è impossibile parlargli. Se succede di sera si chiude nella sua stanza in hotel. Quando gli chiediamo di uscire con noi e andare da qualche parte dice di essere stanco e di voler dormire. Questo. -

Gerard aveva ascoltato molto attentamente, cercando di non perdersi nulla. Si stava ancora ripetendo mentalmente le ultime parole di Mikey per capire il loro significato. A malapena riusciva a tenere aperti gli occhi. Si sentiva morire. Stupide ore di sonno arretrate: - E perchè lo fa? - mormorò chiudendo gli occhi per riposarli un minimo.

Mikey gli accarezzò i capelli.

Gerard si addormentò prima di sentire la sua risposta.

 

Si svegliò e decise solo di tenersi occupato. E per tenersi occupato intendeva giocare all'xbox per ore intere con Ray e gli altri, ma soprattutto con Ray. L'xbox era di Frank. Era strano giocarci per dimenticarlo per qualche ora. Gli dava serio fastidio il fatto che fosse in giro con una ragazza. E gli veniva da vomitare se pensava che avrebbero fatto sesso da qualche parte. O che si sarebbero baciati. Non riusciva a pensare che quando sarebbe tornato da lui avrebbe baciato le labbra che lei prima aveva baciato. Lo disgustava.

E comunque non si aspettava di vederlo così presto.

Si bloccò all'entrata della stanza. Guardò la figura che non sarebbe dovuta stare nel backstage del loro concerto. Guardò il modo in cui questa ragazza assolutamente inutile teneva la mano a Frank.

Sentì quasi la puzza dello svenimento. Davvero, di solito sentiva qualcosa di sgradevole nel naso quando stava per svenire. L'aveva appena sentito.

Ma invece di urlare e schiaffeggiare Jamia, decise di sorridere. Ancora in fase di svenimento, sorrise per davvero. E si unì al gruppetto che stava conversando.

- Avevamo questo enorme peluche. - stava spiegando Frank, - E Dave l'aveva per sbaglio dimenticato all'autogrill. Cioè, te lo immagini? Questo enorme peluche seduto a un tavolino rosso dell'autogrill, totalmente da solo. Come se avesse fatto un viaggio in macchina e avesse deciso di fermarsi all'autogrill. Quindi sono andato dall'autista e gli ho tipo urlato di tornare indietro perchè avevamo dimenticato Dewie. E l'autista ha completamente girato il tourbus ed è tornato indietro. E sono sceso di corsa e sono andato a prenderlo e abbracciarlo. -

- A dire il vero, anch'io ero corso a recuperare Dewie con te. - puntualizzò Gerard.

Si voltarono. Frank era stato l'unico a impallidire nel farlo.

Sembrava una di quelle scene che vedi solo nei film, garantito. Tipo quando compare il più misterioso dei personaggi principali. Quello che alla fine si rivela l'assassino.

- Ehi, Gerard! - esclamò Jamia. Che cazzo, conosceva pure il suo nome? Non aveva niente di meglio da fare che impararsi il suo nome? Idiota.

- Ciao. - . Non aveva intenzione di pronunciare il suo nome del cazzo. Non aveva tempo per quello.

- Le stavamo raccontando di Dewie. -

- Ho sentito, Mikey. -

- Ora dov'è Dewie? Diglielo, Frank! - esclamò Mikey insistentemente.

- Ora ha un posto speciale nel nostro cuore. - rispose Frank portandosi la mano libera dagli artigli di Jamia al petto.

- Cosa? E' morto? - . Stupida puttana ignorante, è un peluche, i peluches non possono morire. Soprattutto se quel peluche era Dewie. Nulla abbatteva Dewie. Dewie era un grande orso.

- No, stavo scherzando, è al sicuro nel ripostiglio del tourbus. A volte lo tiriamo fuori per fargli guardare la tv con noi. Ma solo a volte. In genere Dewie preferisce starsene per le sue. -

- E' un orso solitario. - confermò Ray.

Gerard sorrise. Lui e i suoi amici erano dei completi idioti senza futuro.

- Un giorno me lo devi fare conoscere. - commentò Jamia, guardando con un sorriso il viso di Frank. No. Dewie non era affar suo.

- Nah, non so se sei ancora pronta per conoscere Dewie. -

- Dewie ha grande impatto sulle persone. - annuì Mikey.

- Devo superare una prova prima di poterlo incontrare? - chiese Jamia.

- Sì. Se riesci a guardare Satana dritto negli occhi per più di 10 secondi... è a quel punto che potrai vedere Dewie. -

- Roba seria. -

- Lo so. Con Dewie non si scherza. Dewie ci da giù pesante. -

- Si faceva di eroina. - aggiunse Mikey.

- Chi, Dewie? - chiese Jamia, cercando di mantenere un'espressione seria.

- Sì. -

- Dewie è un tossico. - continuò Frank, - Se non lo chiudiamo a chiave nel ripostiglio scappa nella notte e stupra ragazze. -

- Ma solo quelle vergini. -

- Non gli piace la roba di seconda mano. -

- Voi siete totalmente fuori di testa. - sorrise Jamia, - Lo sapete, vero? -

- E tu sei incredibilmente puttana. Ne sei al corrente, giusto? - , ma no, non glielo disse davvero. Preferì stare in silenzio. Non voleva ramanzine da Frank. Figurarsi da Jamia.

- Speravamo che avremmo giocato alla Playstation. - intervenne Gerard, accennando all'invitante Playstation che Ray aveva collegato al televisore al plasma.

- Già, era quella l'intenzione! Dewie ci ha distratti. -

- Dewie fa giochetti con la mente. - spiegò a Jamia Frank, - Una volta mi sono ritrovato nudo in mezzo all'autostrada. Era stato Dewie a costringermi a farlo. -

- A dire il vero sono stato io a buttarti fuori dal finestrino dopo che abbiamo fatto sesso. - si strinse nelle spalle Gerard, con un enorme sorrisone.

Jamia rise.

Frank no. Frank impallidì.

E Jamia rideva. Che cazzo rideva a fare. Non era una battuta. Gerard scopava regolarmente con Frank, e probabilmente era già capitato che lo buttasse fuori dal finestrino. Non c'era un cazzo da ridere. Jamia avrebbe dovuto piangere e fare qualcosa del tipo... strapparsi l'utero? Sì. Infilarsi le mani dentro e tirarsi fuori l'utero. E sbatterlo a terra come sbobba nel piatto di plastica di un carcerato. Gerard avrebbe adorato vederla sanguinare e piangere e morire.

Si sedette sul divano. Non aveva intenzione di rivolgere sguardi di scuse a Frank per la battutona simpaticissima. Non era dispiaciuto e non voleva fingere di esserlo. Tanto era solo una battuta, vero, Jamia? Le sarebbe piaciuto.

Nonostante il divano di Gerard fosse ancora libero, Frank si sedette insieme a Jamia sul divano più piccolo. Che c'è, aveva paura che Gerard si mettesse a fotterlo lì davanti a Jamia? Beh, sì, probabilmente l'avrebbe fatto.

Ray e Mikey si sedettero vicino a Gerard.

- Dov'è finito Bob? - chiese Gerard a Mikey mentre Ray faceva partire il videogioco. Qualsiasi cosa fosse.

- Ci sta provando con una cameriera in un bar qui vicino, credo. Mi ha mandato un messaggio pieno di cuori, non so cosa volesse dire. -

- Forse ci sta provando con te, non con la cameriera. -

- Forse. -

Distolse quasi involontariamente lo sguardo da Mikey per guardare Frank poco più indietro.

Frank. Stava. Baciando. Quello. Schifo. Di. Ragazza. Quella puttana. Perchè non si era ancora strappata l'utero? Porca troia.

Mikey vide la faccia pallida di Gerard e gli posò una mano sulla guancia per farlo girare di nuovo in modo che non vedesse più Frank. Per un attimo Gerard ebbe la strana impressione che Mikey volesse baciarlo.

- Non voglio vederti vomitare sangue. Okay? - chiese lentamente, guardando preoccupato il fratello maggiore.

- Okay. -

Ray gli passò il joystick: - Tutto a posto? - gli chiese a voce bassissima.

- No. - sbuffò Gerard.

- Mikey, chiama Bob. Digli che se arriva qui fra dieci minuti fa in tempo a giocare il round three. - . Ray era un ragazzo gentile. Si preoccupava sempre per loro, ci teneva a farli giocare almeno un'ora al giorno con una qualsiasi console.

Iniziarono a giocare mentre Mikey stava al telefono con Bob come se fosse il suo fidanzatino.

Forse stavano giocando a Halo, ma Gerard non ne era sicuro perchè non distingueva molte differenze fra un videogioco e l'altro. Avvertiva con la coda dell'occhio la presenza pressante di Frank. Era strano starsene così distanti. Di solito quando giocavano alla PlayStation o all'XBox, Frank se ne stava sempre in braccio a Gerard. E si passavano il joystick turno dopo turno. E Frank gli stava sempre sulle cosce, appoggiato con la schiena al petto di Gerard, e lo riscaldava. E Gerard sentiva le ossa del suo culo contro la propria pelle. Ed era bellissimo.

Ora si sentiva freddo e vuoto. Più di tutto, gli mancava il peso e il calore del corpo di Frank. Jamia non meritava il calore di Frank. Lei non aveva sempre le mani fredde. Lei non si faceva la doccia bollente quando era sola perchè il calore le ricordava Frank. Lei non si scaldava le mani infilandole fra le cosce di Frank. Lei era solo un comune essere umano inutile. Gerard e Frank insieme erano molto di più.

Per fortuna arrivò Bob, che si mise ad abbracciarlo cercando di distrarlo dal videogioco. Lo faceva sentire meno solo. Gli voleva bene. E comunque non era riuscito a farlo perdere. Nessuno ci riusciva. Tranne Frank. Ma con lui era successo solo una volta. Ed era stato perchè lo aveva baciato.

 

Almeno Jamia non si sarebbe fermata in hotel per la notte. Gerard doveva solo resistere. E tenerselo nei pantaloni.

Ma si sentiva la gola stretta. Era al terzo litro di acqua e doveva di nuovo pisciare. Non aveva più voglia di alzarsi dal divano. O meglio, da Ray.

A quel punto della sua vita non ricordava, comunque, perchè avesse deciso di sedersi in braccio a Ray nonostante il divano libero. Non importava.

- Ray, credi che stiano scopando? -

Ray lo guardò, infastidito dall'argomento: - Cosa? Certo che stanno scopando. -

Gerard scese improvvisamente dalle sue cosce e si ritrovò una mano fra i capelli. Se ne accorse perchè le dita li stavano tirando da far male.

- Rilassati, tutti fanno sesso. - cercò di calmarlo Ray, con gli occhi un po' spalancati per l'agitazione.

- Cosa?! - esclamò Gerard, solo molto confuso.

- Tutti fanno sesso, è una cosa normale, non è importante con chi lo fai. -

Gerard spalancò gli occhi: - Cosa?! - ripeté, senza sapere bene se ridere o cominciare ad analizzare seriamente la stabilità mentale di Ray.

- Uhm, che ne sai, voglio dire... cos'è fare sesso? Mettere il cazzo da qualche parte. Potresti anche fare sesso con, mh, un rotolo di carta igienica? Quindi... saresti geloso di un rotolo di carta igienica se Frank lo usasse per scopare? -

- Cosa? - ripeté ancora una volta Gerard. Non riusciva ad evitarlo.

- Il sesso è ininfluente. Tipo, potrei passarmi le dita fra i capelli e chiamare tale azione "fare sesso". Capisci? E' solo una delle tante azioni... -

- Ray, se all'inizio pensavo che i tuoi pensieri stessero percorrendo una via interessante, ora credo che tu sia davvero fuori di testa. -

- Okay, mi ero perso nell'ultima parte... intendevo dire che i genitali sono una parte del corpo come un'altra. Ogni tanto scivolano dentro altre persone, ma non importa, giusto? Sono solo genitali. - scrollò le spalle.

Gerard scoppiò a ridere: - Stai- stai scherzando? -

- No. Genitali. - sbuffò quasi disgustato scuotendo una mano.

- Mio Dio, Ray. Mi hai... mi hai distrutto il mondo e l'hai ricomposto all'incontrario. Non so. Quindi se facessi sesso con te sarebbe tipo "pfff, sono solo genitali"? -

- La faccenda non ruota attorno a- cioè. Non prenderla sul personale. -

- Ma stavamo parlando di me. -

- Parliamo sempre di te. - scosse appena la testa.

- Cosa? - balbettò in un mormorio impaurito.

Ray strinse le labbra.

Gerard sperava che avrebbe ritirato quello che aveva detto. E non l'aveva fatto. Si sentiva male.

- Non- - scosse la testa apparentemente pentito, - Non intendevo- cioè, non preoccuparti per Frank e Jamia, okay? Jamia non prenderà il tuo posto. -

- Non mi interessa più quella parte di discorso. Io- mh. Ray, sono- sono egocentrico? -

- Non volevo dire questo. -

- Però lo pensi. -

- Non lo penso. - . Lo guardava negli occhi ma Gerard sapeva che era una bugia. Non una stronzata, solo una bugia. Una bugia di quelle buone, in qualche modo. Per non ferire. Di quelle che un giorno diventeranno la cattiveria più grande che avresti mai potuto dire, ma che per ora rimangono una cosa buona.

- Ray, non dovresti avere paura di dirmi- mh, no, non paura. Non hai paura di me. - si fermò per guardarlo bene alla ricerca di conferma. Ray sembrava solo preoccupato per quello che aveva detto, - Sai che non me la prenderei. -

Ray sorrise: - Te la prenderesti, Gerard. Ma non importa, perchè non lo penso. -

- Come stai? -

- Cosa? -

- Voglio sapere come stai. -, e solo dopo si accorse che sembrava un disperato tentativo di non sembrare egocentrico. Forse lo era davvero.

- Gerard, davvero, non intendevo- -

- Dimmi solo come stai. -

- Sono a posto. -

- Okay. - annuì, - Me lo garantisci, giusto? -

Ray cercò di sorridere: - Rilassati. Perchè dovrei stare male? -

- Perchè hai a che fare con me. -

- Gerard, non sei un mostro. E le cose che tocchi non diventano merda o che cazzo ne so, okay? Hai un'immagine di te molto brutta. -

- Non è vero. Ce l'ho fin troppo bella. E' per questo che continuo a comportarmi così. -

- Così? -

- Sì. -

- Così come? - insistette corrugando la fronte.

- Male. Così male. -

- Non stai facendo nulla di male. -

- Beh, sì, certo. - disse ironico. Aveva intenzione di accennare a come stava messo Frank, ma non sapeva bene che dire al riguardo quindi rimase zitto. Non capiva come stesse Frank, in fondo con Jamia e tutto il resto sembrava stare bene. O meglio, ad ogni modo.

- A me non hai fatto nulla di male. Questo te lo posso garantire. -

E non gli chiese "davvero?" perchè non voleva costringerlo a continuare a mentire. Finse di credergli. Sapeva che gli aveva fatto del male, in qualche modo. Anche solo vivendo. Anche solo essendo il frontman deviato del suo gruppo. Quello strano che cerca di fare suicidare chiunque ascolti la sua musica.

Anche se Gerard non capiva bene che cosa ci fosse di strano in lui. Sapeva solo che i giornalisti ghignavano senza credergli quando cercava di dire qualcosa di spettacolare e sincero. Sapeva solo che i loro occhi lo guardavano con diffidenza, come si guarderebbe un qualche animale strano di cui non si conosce bene le potenzialità.

E poi basta, poi gli tornò in mente Frank. Per qualche motivo.

Qualsiasi cosa pensasse, in qualche modo era riconducibile a lui... o almeno era l'unica spiegazione che aveva trovato all'insistente comparsa di Frank fra i suoi pensieri.

Desiderava smettere di farsi esami di coscienza per quello che Ray a volte si faceva scappare. Desiderava rompere le palle a Frank e Jamia. Tipo guastafeste.

Non capiva perchè Frank uscisse con Jamia se amava Gerard. Perchè Gerard almeno di quello era sicuro. Era certo che Frank lo amasse. E pensarlo lo faceva sentire così bene, e un po' lo emozionava. Ma non capiva perchè Frank di punto in bianco uscisse con Jamia. Che cazzo voleva da lei? Forse una relazione normale. E Gerard un po' lo capiva, ma preferiva non chiarire quel punto personale. Preferiva non sapere per quale strana ragione capisse quello che eventualmente Frank sentiva di avere bisogno.

Gli vibrò il cellulare in tasca. Ripetutamente. Era una chiamata. E gli stava stimolando la vescica, porca troia. Tirò fuori il cellulare e si accorse un po' sorpreso che era Lindsey.

- E' Lyn. - spiegò rapidamente a Ray, - Vado di là, okay? Ci vediamo dopo. -, lo salutò uscendo in fretta dalla stanza. Rispose alla chiamata.

- Tu non ne hai idea! - . Sembrava così felice.

- Cosa cazzo succede? - chiese sorpreso Gerard.

- Ci sono buone probabilità che vi apriamo un concerto il prossimo mese, o giù di lì. -

- Tu e i Mindless? - domandò Gerard, tenendo d'occhio la porta del bagno in fondo al corridoio. C'era anche una porta di vetro in fondo, che dava al buio del parcheggio sul retro dove avevano tutti i tourbus parcheggiati.

- Sì! -

- Whoa! -

- Lo so, che figata! Sarà così entusiasmante. Per tutti noi, capisci? -

Si fermò davanti alla porta del bagno, ancora rivolto alla porta di vetro in fondo al corridoio. Alla sagoma di Frank seduta vicino a quella di Jamia. Alla nuvoletta di fumo della sigaretta che si stava fumando. Si fermò a fissare la testa di Jamia appoggiata alla sua spalla. Credeva di essere nel cortile di un fottuto liceo? Gerard aveva un disperato bisogno di un'ascia per rimettere a posto un po' di cose in quel postaccio di merda.

- Sì. Sarà molto carino. - disse al microfono del cellulare, continuando a fissarli con la mano bloccata sulla maniglia della porta del bagno.

- Gerard, stai bene? -

- Perchè? -

- Hai la voce strana. -

- E' il microfono del cellulare. -

Lindsey continuò ad assillarlo. Non che fosse logorroica, ma Gerard non poteva nemmeno ascoltarla. Sentiva i pensieri sovrastare la voce di Lindsey. Per quello non riusciva ad ascoltarla.

Riusciva solo a focalizzare Frank, e la sua spalla, e Jamia appoggiata su di essa. Era un quadretto abbastanza schifoso.

Si inventò qualcosa di convincente e Lindsey lo salutò e Gerard riattaccò e tornò a guardare scosso Frank e Jamia seduti così vicini. Guardò il cellulare e se lo infilò in tasca. Guardò di nuovo Frank. Credeva abbastanza fermamente che Lindsey non avesse ancora capito che Gerard a volte la ignorava e gli veniva naturale in maniera allarmante. Sperava che non si accorgesse mai che la

ignorava perchè pensava a Frank.

Desiderava follemente uscire a fumarsi una sigaretta con Frank. Senza Jamia (né Lindsey) nei dintorni.

Entrò nel bagno e andò a fare pipì. Per la seconda volta in un'ora, o un pochetto di più. Era stanco di prenderselo in mano e aspettare di finire di pisciare. Era la solita esperienza noiosa del cazzo. Liberatoria, certo, ma così ordinaria. Si fermò per un po' a pensare che gli scheletri non avevano peni. Poi andò a lavarsi le mani e basta. E si guardò allo specchio e gli tornò in mente Frank. Il modo in cui si fermasse a guardare il suo viso. Gerard stava guardando la stessa cosa che Frank osservava così spesso durante il tempo che trascorrevano insieme e gli sembrava strano. Come quando vai nello stesso posto dove sai per certo che il tuo idolo c'è stato. E ti guardi intorno per guardare le stesse cose che lui potrebbe avere eventualmente notato. E lo trovi emozionante perchè per un po' gli somigli. Per un po' puoi guardare le stesse cose che il tuo idolo aveva guardato. E in quel momento, Gerard si stava emozionando per la sua stessa faccia. Come ragazzo, era devastato. Frank era estremamente devastante.

Uscì dal bagno e incontrò subito Frank e Jamia nel corridoio. Li superò e se ne andò nel suo camerino. Non aveva intenzione di stare lì a far finta che gli stesse bene. Perchè non gli stava bene.

 

Più il tempo passava, più si sentiva incazzato. Aveva tantissimo bisogno di urlare, e per fortuna c'erano le canzoni per farlo. E per fortuna c'era l'"adrenalina" sufficiente per fare qualsiasi cosa con Frank.

Ma non bastava nulla finché sapeva che nel backstage c'era Jamia. Ogni volta che l'aveva vista era stato così accecato dall'odio che nemmeno sapeva che cazzo indossasse.

Il concerto finì troppo in fretta. Non durava mai abbastanza per tutto quello che poteva ancora dire. E sentire. E vedere.

Andò allo Starbucks a prendersi tanto caffé. Voleva tenersi sveglio per quando Frank sarebbe tornato. Si prese un brownie e ne comprò altri due per Frank. Nel caso avesse fame. E sicuramente ne avrebbe avuta, perchè a una certa ora gli veniva sempre.

Tornò in hotel. E si fece una lunga doccia calda. Perchè gli ricordava qualcuno. Si mise a letto, e capì di sentirsi stanco e triste. Non solo per Frank. Anche per il fatto che la sua vita fosse sempre scandita allo stesso modo. Tourbus, hotel, backstage, concerto, backstage, hotel. E tutto finiva lì. Voleva uscire e andare nei locali per potersi lamentare di tutto. Della gente ubriaca, dell'allarmante percentuale di eterosessualità, dell'aria che sapeva di merda. Gli mancavano cose del genere. E gli mancavano i vecchi concerti. Quelli in cui gli cadevano i pantaloni. Quelli in cui cadeva e si faceva malissimo e rideva tantissimo. Quelli che nemmeno ricordava perchè era fatto fino al midollo. Gli mancava ammazzarsi di botte con qualcuno. Fare quei giretti in quei posti strani con Bert. Gli mancavano tutti quegli amici che si era fatto nelle varie band. Gli mancava il New Jersey. I suoi genitori. La sua stanza. Il suo letto. Le sue strade, i suoi lampioni. I marciapiedi sui quali aveva vomitato tantissimo e che il giorno dopo aveva dovuto percorrere per andare a scuola. Gli mancava passare le ore di lezione a odiare tutti. A fare disegnini sui 32 modi per uccidere qualcuno. Ne sceglieva quasi sempre 32. E quasi sempre uno dei 32 comprendeva la mutilazione. Decideva sempre scrupolosamente quale parte del corpo mutilare per prima. Per quel ragazzo che aveva visto molestare una del primo anno negli spogliatoi aveva scelto i genitali. Poi aveva fantasticato sul fargli una rozza vaginoplastica. E stuprarlo. Fino a farlo sanguinare e piangere e urlare.

Ora, dieci anni dopo, era in un hotel costoso con troppi soldi in giro per i portafogli, troppa solitudine che gli faceva male alle ossa, troppo tempo speso a fare cose che non lo entusiasmavano più. Era stanco di tutto questo.

Voleva poter stare nella sua camera in New Jersey con Frank, la sera, a guardare qualsiasi cosa mandassero alla tv. Anche i cartoni animati. E voleva addormentarsi alle dieci di sera. Non alle tre di mattina.

E soprattutto non voleva aspettare Frank da solo nel letto di uno dei tanti hotel. Non voleva aspettare che Jamia se ne andasse per rivederlo. Lo voleva subito.

Continuò a bere il caffé. Ci teneva a tenersi sveglio. Si accorse che si era messo il pigiama da scheletro. Non ricordava il momento in cui l'aveva indossato. Era completamente fuso. Sentiva qualcosa nei suoi bulbi oculari tremare. A volte si sentiva così umano. Così sorretto da tutte le parti che componevano il suo corpo. Così dipendente dai battiti cardiaci, dalle inalazioni di aria e tutto il resto. Era brutto accorgersi che se una di quelle parti avesse smesso di funzionare lui sarebbe morto senza poterci fare nulla.

Lindsey lo chiamò al cellulare.

Rispose.

- Lyn? -

- Gee. Come và? - . Per una volta che la stava ascoltando davvero, si accorse di quanto bella fosse la sua voce. Di quanto lo calmasse.

- Sono molto triste. - le confessò.

- Che succede? - domandò lei, dispiaciuta. Non riusciva ad irritarlo. Nonostante fino a qualche istante prima avesse preferito più di ogni altra cosa al mondo continuare a starsene in silenzio.

- Non lo so. - . Chissà se un giorno si sarebbe accorta che tutti i suoi "non lo so" significavano "Frank".

- Hai litigato con qualcuno? - tentò di indovinare lei.

- Mh, no. Non ho- non ho litigato con nessuno. -

- Qual è il problema? -

- Mi sento molto stanco. -

- Della quotidianità? -

- Sì. -

- Mi chiedevo quando saresti arrivato a questo punto. -

Sprofondò fra i cuscini, sentendo un po' di freddo: - Che vuoi dire? -

- Tutti arrivano a questo punto. Succede. -

- Okay. - . Le credeva davvero. Ed era proprio così. Era tutto normale. Ordinario.

- Ma non prendere alcuna decisione ora, okay? Dico riguardo al gruppo e simili... Non sei davvero stanco di quello che stai facendo. Lascia perdere le tue sensazioni, passeranno. Okay? -

- Va bene. -

- Sei in hotel? -

- Sì. Tu? -

- Sono a casa. Sto andando a dormire. Sono a pezzi. -

- Le registrazioni sono andate bene? -

- Non molto. -

- Andranno meglio. -

- Okay. -

- Lyn? -

- Sì? -

- Stai bene? -

- No. Sto da schifo. E' tutta una merda finché possiamo vederci al massimo una volta alla settimana. Non ti sento nemmeno vicino. A volte è come se non ci fossi. Non dico quando siamo insieme, dico quando non ci sei. Nel senso che ti sento troppo lontano. Non lo dico per ferirti, non lo dico perchè è colpa tua. E' che tutto fa schifo e non vado avanti a sorrisi... ho bisogno di te. Ho bisogno di... te. Non so, i tuoi abbracci. Tutto quello che una chiamata non può dare. - . Finì con un sospiro. Stava per piangere.

Era l'una di notte. Gerard stava per morire e Lindsey stava per piangere al cellulare. Esisteva situazione più orribile?

- Tutto questo non durerà per sempre. Anch'io mi sento solo. -, il punto è che non si sentiva solo perchè Lindsey non era lì con lui ma perchè sentiva la mancanza di Frank, - Ma non importa. Ci rivedremo e torneremo a stare bene. Non sono l'unica cosa bella che hai. Ne sei piena, non pensare solo a quella che ti manca. Sappi solo che ti amo, e che anch'io ci sto male, è che non sei mai sola. - . Si passò una mano sul viso. Cosa cazzo le stava dicendo?

- Okay. Scusa, Gee. -

- Per cosa? -

- Dovrebbe essere illegale crollare emotivamente al telefono con qualcuno dopo le sei del pomeriggio. -

- No, sei la mia ragazza, è tutto a posto. -

- Okay. Mi metto a dormire. -

- Buonanotte. -

- Grazie, Gerard. -

- E' tutto okay. -

- E... mh- dormi anche tu. Non stare sveglio a distruggerti. -

- Va bene. Buonanotte. -

- Buonanotte. -, e attese sveglio che Frank tornasse.

 

Doveva essersi più o meno addormentato o qualcosa del genere perchè vide solo Frank andare nel bagno. Non ricordava di averlo visto entrare dalla porta e lasciare la valigia vicino alla sua. O forse era sveglio ma solo un po' fuso.

Totalmente confuso e perso, scese dal letto. Faceva freddo senza le coperte. Trascinò i piedi sul pavimento, muovendosi cautamente dentro il pigiama da scheletro. Sentì il getto della doccia andare. Entrò dalla porta socchiusa, sentendosi come un bambino potenzialmente in grado di ritrovarsi Babbo Natale davanti da un momento all'altro. Guardò Frank di spalle. Chiuse la porta. Si sfilò il pigiama. Sentiva sempre più freddo, e il vapore tiepido che mandava l'acqua della doccia lo accentuava ancora di più, se per qualche legge scientifica fosse possibile.

Fece scorrere la vetrata della doccia e si fermò alle spalle di Frank.

Frank si voltò e lo abbracciò, portandoselo abbastanza vicino da far scrosciare il getto d'acqua bollente anche su Gerard.

Frank si faceva sempre la doccia con l'acqua estremamente bollente. Forse non se ne accorgeva, ma era a un pelo dal farsi cucinare.

Lo strinse forte, felice di averlo davvero di nuovo tutto per sé.

Entrambi si allontanarono di quanto necessario per baciarsi. Freneticamente. Spingendosi entrambi in direzioni opposte, quasi stessero litigando o cercando di picchiarsi.

Sentiva le dita di Frank scivolargli sulla nuca e risalire tirandogli forte i capelli. Faceva malissimo. Era bellissimo.

Gerard gli accarezzò le costole con i polpastrelli. Quanto gli piacevano.

Si strinsero in un abbraccio, per un istante di dolcezza, prima che Gerard gli accarezzasse la pancia e scendesse più in basso.

Frank appoggiò la guancia alla sua spalla.

Gerard gli tastò la pelle, con l'acqua calda che scivolava sui loro corpi e copriva ogni rumore. Sentiva i denti di Frank contro la sua spalla.

Si spostò di quanto necessario per baciargli la tempia e i capelli fradici.

Frank riportò le labbra su quelle di Gerard. Il suo respiro accelerò insieme ai movimenti del più grande.

Si appoggiarono contro le piastrelle, alla ricerca di sostegni sicuri perchè forse delle loro capacità di intendere e volere non si fidavano più.

Frank sollevò il viso e Gerard gli leccò il collo umido e caldo.

I gemiti non erano più silenziosi. Stavano echeggiando per tutto il bagno attraverso il vapore. Quasi mostruosamente.

Le curve degli zigomi di Frank si accentuavano ogni volta che apriva la bocca. Era perfetto. A dirla tutta, raramente non lo era.

Ed era buffo perchè fra tutte le cose che avevano fatto finora, non si erano mai nemmeno rivolti la parola.

E l'acqua bollente continuava a scendere e ricoprirli.

Frank si appoggiò di nuovo alla sua spalla, e nel tornare a infilare le dita fra i suoi capelli gli graffiò la nuca e la cute. Spinse la testa di Gerard contro la propria clavicola.

Ancora senza dirsi nulla.

Gerard aveva solo intenzione di impazzire a sentirgli così chiaramente le ossa dure e piatte sotto la pelle del petto.

Lo sentì quasi piangere. Frank gemeva in maniera davvero tragica a volte. E Gerard poteva solo immaginare che in mezzo all'acqua si fosse appena aggiunto un altro fluido.

Frank lo abbracciò di nuovo, ma Gerard pensò che fosse una scusa per non guardarlo negli occhi. Succedeva spesso, fra loro due. A volte davvero non ci tenevano a guardarsi in faccia. Volevano solo voltarsi e sperare che l'altro stesse cercando di dimenticare altrettanto intensamente quello appena accaduto.

Quando uscirono dalla doccia rabbrividirono.

Frank si era lavato i capelli, Gerard sentiva ancora il profumo del suo shampoo. Che gli era andato come sempre un po' negli occhi. Così Gerard aveva potuto guardarlo ossessivamente senza che lui se ne accorgesse. Avrebbe dovuto usare lo shampoo per bambini, dato che lo era. Ma non glielo avrebbe mai consigliato. Ci teneva a divertirsi un po'.

Frank stava tremando. Non che Gerard fosse messo meglio.

Gli passò il suo pigiama. Come in quei film dove il ragazzo impresta la propria giacca alla ragazza nonostante lei sia vestita venti volte più pesante di lui. Tutti pensano che sia un gesto dolce. Nessuno pensa alle palle congelate del ragazzo che cadranno inermi non appena tornerà a casa proprio sullo zerbino all'entrata, sopra l'amichevole scritta "Welcome". Tutto per colpa di quella troia che voleva mettersi la sua giacca per un po' anche se stava sudando sotto i due strati di maglioni.

Ma Frank era nudo esattamente come Gerard, quindi il gesto era dolce e premuroso e basta. Niente risentimenti. Niente sudore. Le palle congelate sì, però.

- Davvero? - mormorò Frank, guardando il pigiama nero ricoperto da ossa bianche. Era la prima cosa che gli diceva da quando era tornato dalle sue irrefrenabili ore di amore (che Gerard sperava fosse estremamente platonico) con Jamia. Ma andava bene così.

- Sì. - . Glielo infilò dalla testa come conclusione del concetto e Frank lo abbracciò e gli baciò una guancia.

- Vado di là a prenderti il phon e da vestire. - gli disse Frank.

Gerard lo guardò negli occhi per annuire ma Frank distolse a disagio lo sguardo e uscì dal bagno.

Gerard si sedette sul bordo della vasca da bagno. Voleva urlare. Non capiva se Frank lo detestasse o se continuasse a non riuscire a sostenere il suo sguardo. Cioè, ovviamente sapeva che Frank non lo detestava a tempo pieno. Ma aveva l'impressione che lo facesse part-time, e questo era già abbastanza per mettere in difficoltà la stima che Gerard aveva di sé stesso. Non che si illudesse di essere una persona buona e ammirevole, ma aveva passato le ultime ventiquattro ore a comportarsi bene e non voleva ricevere merda da nessuno in quel momento. Si era sentito così a posto. Vaffanculo.

Frank tornò e attaccò la spina del phon alla presa. Le maniche del pigiama gli stavano lunghe e lasciavano sbucare solo le dita sottili.

Gerard si infilò la felpa che Frank gli aveva portato insieme ai boxer. Adorò il fatto che Frank non gli avesse portato dei pantaloni. Perchè voleva dire che sapeva che Gerard i pantaloni per dormire li odiava. Tranne per quelli del pigiama da scheletro, ovvio.

Frank si avvicinò e accese il phon.

Gerard non gli ricordò di seguire la struttura del capello. Aveva già passato una giornata con dei capelli di merda per il fatto che la notte prima non li avesse asciugati e quel punto della sua vita, onestamente, non gliene fregava un cazzo se avrebbe passato un'altra giornata del genere. Faceva lo stesso.

Fissò le ossa bianche del pigiama sulla zona della pancia di Frank. E si chiese se avesse fatto sesso con Jamia. Oh mio Dio, che schifo. Non ci voleva pensare quindi trattenne il respiro come se bastasse a bloccare le immagini che gli stavano scorrendo nella mente. Non ci poteva nemmeno pensare, cazzo. Frank... dentro... Jam- che merda. Era una cosa così sbagliata. Come spalmare della nutella sui cracker. Era disgustoso, era una cosa che non andava fatta, era immorale. Era un insulto alla nutella- un insulto a Frank. Jamia era un fottuto parassita. Un virus. Qualcosa che non andava bene. Era un cracker.

Sollevò gli occhi, tentato dal chiedere a Frank se avessero scopato. Poi si accorse del casino che faceva il phon e di quanto sarebbe stato imbarazzante parlare a voce così alta di nutella sui cracker e tutte le metafore ad essi legate. Quindi ci rinunciò.

Più tardi, quando Frank ebbe finito, ricambiò il favore e gli asciugò i capelli.

Staccò la spina per riappropriarsi del phon, prese Frank per mano e portò entrambi nella camera da letto. Il phon finì nella valigia, Frank sotto le coperte sul letto.

Accese la tv.

Gerard gli portò il sacchetto dello Starbucks di cui si era quasi dimenticato.

- Cos'é? - chiese Frank prendendolo.

- Brownies. -

- Davvero? Grazie. -, aprì il sacchetto quasi spaventato, - Ce ne sono due, ne vuoi uno? -

- No. - . Si sedette sul materasso e prese il telecomando alla ricerca di qualcosa che non fosse porno. Quello schifo di televisore. Si fermò sul programma delle Drag Queen che aveva già seguito con Frank in passato.

- Perchè trovi sempre quella merda? - chiese con la bocca piena Frank, indicando il televisore.

- A te i brownies. - disse Gerard, indicandolo, - A me i trans. - proseguì posandosi una mano sul petto per indicarsi.

Frank rise, allungò molestamente un piede sotto le coperte e lo colpì forte a un'anca.

Gerard si lamentò e cambiò canale. In fondo non ci teneva a guardare le trans farsi strada in uno stupido programma.

Fissava il televisore e vedeva solo tette, canale dopo canale. Poi, all'improvviso, Jake Gyllenhaal.

- Che cazzo, c'è Jake Gyllenhaal. - esclamò.

- Cosa?! - esclamò Frank, accartocciando il sacchetto dello Starbucks, - Un film?! Mandano davvero un film?! -

- L'unico film che mandano. -

- Sarà un porno in ogni caso. -

- Nah, ma dai, è Jake Gyllenhaal. E' adorabile, non farebbe mai un porno. -

- Beh, ha fatto quel film dove scopa con Heath Ledger. -

- Ci scopa per un'ora e mezza di film? -

- Un attimo, credo sia questo il film! -

- Cosa? - . Guardò dubbioso il pickup dietro a Gyllenhaal, - Ma non stanno scopando. - mormorò con disappunto, senza focalizzarsi tanto sul fatto che non c'era traccia di Heath Ledger.

Poi, all'improvviso, un uomo con un cappello da western.

- Whoa! Quello è Heath Ledger! - esclamò emozionato Frank, colpendo un ginocchio di Gerard.

- Heath Ledger! - realizzò a sua volta Gerard battendo le mani.

Frank si portò entrambe le mani alla bocca: - E' bellissimo. -

- Oh, Dio. Non so se è meglio Jake Gyllenhaal o Heath Ledger. -

- Heath Ledger è più virile. -

- Sarà che preferisco le femminucce. -

- Grazie, Gerard. -

Gli rivolse un grandissimo sorriso, senza dirgli nulla per tranquillizzarlo sul fatto che non fosse una completa ragazza.

Frank gli colpì il petto e tornò a guardare il televisore: - Ti giuro che sti due scopano, Gerard. -

- Mi verrà duro. -

- Anche a me. -

- Perchè dobbiamo venire a scoprire totalmente a caso di un film del genere? - chiese innervosito, - Cazzo, c'è Jake Gyllenhaal. - cominciò a contare con le dita i buoni motivi per guardare quel film, - C'è Heath Ledger. Scopano. E' un film molto gay. Scopano. - ribadì.

Frank si posò una mano sul cuore: - Aspetto solo che vadano in montagna. -

- E' lì che scopano? -

Frank incontrò i suoi occhi con un sorrisetto felice: - Sì. -

- Oh mio Dio. - . Gli afferrò la mano e se la strinsero emozionati, - Vengo al solo pensiero. -

- A chi lo dici. Ma credo che non si vedrà tutto. -

- Il resto lo elaboriamo mentalmente, Frank. -

- Giusto. - annuì. Dio, erano così gay.

- Vanno. In. Montagna. - sillabò Gerard, colpendo con le loro mani il materasso ad ogni parola.

- Sento la scopata avvicinarsi. La percepisco. -

- Potrei piangere dall'emozione. -

- Perchè ci mettono così tanto? - si lamentò Frank.

- Uh, il culo di Heath Ledger. Porca troia. -

- Merda. -

- Perchè Jake non solleva quel cazzo di culo da quella cazzo di pietra? Quando ha intenzione di scoparselo? Idiota. -

- Non sa cogliere le occasioni al volo. -

- Comunque scommetto ambedue le mie palle che sarà quello passivo. Ci scommetto, cazzo. - disse rivolgendo un'occhiata a Frank.

- Ovviamente sarà così. Si vede da lontano che lo prenderà in culo lui. -

- Già, tutti quelli effeminati lo prendono in culo. -

- Grazie ancora, Gerard. -

- Oh, andiamo. - esclamò esasperato.

- IO sono effeminato? Sei tu quello che si asciuga i capelli con la scrupolosità di una puttana. -

- Beh, chi aveva il pigiama con scritto "Quando il gioco si fa duro preferirei essere da un'altra parte."? -

- Avevo otto anni. Mi vestiva mia madre, cazzo. -

- E le tue mutande? -

- E le mie foto nel tuo cellulare? -

- Anche un etero avrebbe le foto della propria ragazza nel cellulare. -

- E i tuoi occhiali da sole? -

- Bene, vaffanculo. - disse slegando le loro dita per sollevare le mani in segno di resa, - Vaffanculo. Non ho intenzione di andare oltre. -

Frank gli afferrò entrambe le mani e le tirò verso di lui sollevandosi sulle ginocchia per baciarlo. Cadde addosso a Gerard, che si abbassò a sua volta ritrovandosi contro il materasso.

Frank si sedette sulla sua pancia bloccandolo e tornò a fissare il televisore: - Dai, fra poco scopano. -

Gerard voltò la testa per seguire il film. Sentiva le ossa del culo di Frank contro le sue costole. Era una delle cose più erotiche che avesse mai provato.

- Oh mio Dio! - esclamò Frank, colpendolo alla cieca dalla parte delle gambe finendo per picchiargli cosce, pacco e ginocchia, - Adesso, adesso, adesso! -

- Cazzo! - strillò mentre Heath Ledger entrava nella tenda di Jake.

Rimasero in religioso silenzio. Anche Heath e Jake erano in silenzio. Venne inquadrata la luna.

- Giuro che se hanno tagliato la scena co- - tacque mentre inquadravano di nuovo le lenzuola. Sospirò sollevato.

Jake si mosse scansando le coperte.

- Oh mio Dio. - sussurrarono all'unisono Frank e Gerard.

- Oh mio Dio gliel'ha preso. - bisbigliò Gerard.

- No, è la mano. -

- Oh mio gli ha preso la mano e se l'è messa sul pacco. -

- No, è una specie di abbraccio. -

- Questo è un film romantico o un porno? - si lamentò a gran voce Gerard.

- Oh mio Dio guardali sono come noi due. - farfugliò in preda all'emozione Frank, - Sto per piangere. -

Heath si separò improvvisamente dalla stretta di Jake.

Gerard urlò: - Cos'è successo? Perchè ha reagito così? -.

- Oh mio Dio, no. -

- No, no, adesso fanno sesso violento. -

Jake si tolse la giacca.

Entrambi trattennero il respiro.

- Cosa fai? - bisbigliò dal televisore Heath, cercando di placare di nuovo Jake.

- Cerca di scoparti, ecco cosa fa. - mormorò Gerard.

- Si stanno per baciare. - disse in un sussurro Frank.

- Ohmiodio, sì! La cintura! - gridò Gerard mentre Jake si abbassava i pantaloni.

Frank urlò colpendolo.

- Ed è passivo! Ed è passivo! JAKE GYLLENHAAL E' PASSIVO! - urlò esultando insieme a Frank.

E calò il silenzio mentre ascoltavano senza parole i gemiti soffocati di Gyllenhaal. E guardavano come maniaci Heath spingere con il bacino contro il culo di Jake.

Poi venne inquadrata la tenda da fuori. E la scena successiva fu loro due che dormivano.

- E' già finito? - urlarono furiosi Frank e Gerard.

- Io volevo più sesso! - protestò Gerard.

Frank scese dalle sue costole e si sedette sul materasso: - Questo film fa abbastanza schifo. -

Gerard si avvicinò a Frank e posò le dita sulla sua pancia: - Già. - mormorò.

- No, non voglio completare quello che Jake e Heath hanno iniziato. Voglio seguire il film. - disse dispiaciuto.

- Stai scherzando? Ma mi hai visto? - esclamò Gerard indicandosi.

- Shhh. - lo afferrò per un braccio e se lo portò vicino per abbracciarlo, - Voglio scoprire chi muore alla fine. -

- Perchè dovrebbe morire? -

- Perchè l'amore uccide. -

- Cosa? -

- Nah, è drammatico. Quindi qualcuno dei due deve morire, mi segui? -

Gerard sospirò: - Come vuoi. -

Frank si scostò e si limitò a tenergli la mano mentre tornava a guardare la tv.

Gerard guardò per un po' il suo viso, i suoi occhi che si muovevano appena seguendo le figure, le sue labbra che a volte si schiudevano appena mentre respirava. Poi si arrese e seguì il film.

Dopo un po' si spostarono sotto le coperte perchè avevano entrambi freddo.

E finirono per fare sesso proprio sul finale.

Pensò che in realtà i grissini stavano molto bene con la nutella. Si sentiva molto grissino in quel momento.

 

  
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