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Autore: lazybones    28/02/2013    23 recensioni
"Morire di apnea con come ultimo pensiero una scena porno-lesbo in testa sarebbe stato di quella giusta dose di squallore che Gerard di per sé costituiva."
Seguito di: "Until My Heart Explodes" a sua volta seguito di "I'll be your detonator!"
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Bob Bryar, Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Ray Toro | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Meno male che dovevo metterci un mese coughcough................. comprendetemi (?), ho avuto verifiche per cui studiare, computer da cambiare, malattie da superare, E SOPRATTUTTO HO SCOPERTO RUZZLE, MAAAAAI PIUUUU'.

Non ve ne fotte un cazzo dei cazzi miei, BENE BENISSIMO quattro parolacce in una singola frase, faccio ca- schifo.

Non so che dirvi, mi avete sostenuta tantissimo per chat, messaggi privati, mail, piccioni, vi ringrazio una volta per tutte perchè davvero siete state d'aiuto, in un modo o nell'altro.

Tranquilla, Simo, non mi sono dimenticata della lettera..... ma quella alla fine.

Un grazie particolare a xla, che mi ha mandato messaggi chilometrici parlandomi di tutto ed è stata adorabile per tutto sto tempo, davvero Asia, grazie. c:

Spero di non prendere troppa merda per questa fanfiction, spero con tutto il cuore che non vi faccia cagare tantissimo.

"Wrong until you make it right" è una delle prime frasi di Everything Will Be Alright dei Killers, il titolo del capitolo è preso da First Day Of My Life dei Bright Eyes, di cui si parlerà nel capitolo.

Non ho davvero un cazzo da dirvi. Sono vuotissima ve lo giuro. Siete state adorabili a tartassarmi di domande riguardo a quando avrei aggiornato comunque, mi avete fatta sentire davvero importante. Siete belle. Molto belle.

AH, se nel leggere vi affioreranno ricordi legati alla visione di American Horror Story (prima stagione), probabilmente non siete pazze, perchè davvero alcune cose sono saltate fuori da lì. Non che la fanfiction sia horror o cosa. Cazzo, non riesco a spiegarmi. E' solo che... leggendo capirete. Se avete visto AHS. Altrimenti sti cazzi.

Sperando vivamente che tutto ciò sia all'altezza delle aspettative (?) (ma davvero qualcuno leggerà?), vi lascio al capitolo.

Pisssenlovv

Kathy G

(ma cambierò nome perchè mi sto sul cazzo da sola HA! mi chiamerò lazybones, per nessuna fottuta ragione. Vi voglio bene.) (se qualcun altro ha quel nome piango e mi metto a tagliarmi fette di torta da brava emo grassona) (giuro.)

(su ruzzle mi chiamo STOPANDA, per favore PER FAVORE aggiungetemi agli amici anche se non ci conosciamo e mi odiate..........) (vi farò vincere prometto........................)








 

 

 

1. I'm glad I didn't die before I met you






La situazione doveva ancora farsi interessante quando bussarono alla porta della stanza d'hotel.

Guardò la canna, guardò la porta. Riguardò la canna. Decise che non era il caso di aprire e prese solo un altro tiro. In silenzio. Non veramente interessato, si chiese se fosse di nuovo la donna delle pulizie, e se questa era la volta buona in cui l'avrebbe accoppato e sepolto sotto il parquet (sì, aveva notato un'asse di legno cigolante del pavimento e la prima cosa che gli era venuta in mente era che lì sotto c'era sepolto qualcuno). Chiuse gli occhi soffiando fuori dal naso tutto con estenuante lentezza. Si accorse di dover ruttare e ruttò e basta. Perchè non avrebbe dovuto? Solo perchè una donna delle pulizie voleva seppellirlo sotto il parquet? Non era abbastanza come impedimento.

- Gerard? Che cazzo, Gerard? - , ripeteva la voce dall'altra parte della porta. Avrebbe riconosciuto la sua voce leggermente ruvida ma così checca ovunque. Ovunque.

Strabuzzò gli occhi portandosi una mano al petto. Forse nella zona del cuore. Era successo qualcosa di enorme dentro di lui e forse non era lo Spirito Santo o qualcosa del genere che lo aveva ingravidato. Era un'improvvisa... felicità? Suonava così gay.

Scese dal letto. Per un attimo gli si annebbiò la vista e inciampò rovinosamente, atterrando a palmi aperti sulla porta con un tonfo.

- Gerard? - continuò il ragazzo dall'altra parte della porta, ansioso.

Gerard aprì la porta precipitosamente: - Ciao, ehi. -, nel caso un saluto non bastasse. Si appoggiò allo stipite con un braccio esaurendo lì lo slancio della quasi-caduta di poco prima. Lo guardò. I jeans stretti e scuri, la felpa verde troppo larga, gli occhi forse più chiari del solito, i capelli scuri con quel lieve accenno di frangia troppo adorabile per essere legale. Frank Iero, il ragazzo del pompino sotto la pioggia, - Pensavo fossi la donna delle pulizie. - aggiunse a bassa voce.

- Non lo sono. Decisamente no. - scosse la testa con una strana e divertente serietà.

Gerard annuì leccandosi distrattamente le labbra.

- Sei... sei caduto, prima? -

- Venendo ad aprirti? Uh, diciamo che ho improvvisamente saltato atterrando frontalmente sulla porta chiusa, mh? -

- Perchè l'hai fatto? -

Gerard strinse le dita tatuate del ragazzo fra le sue e tentò di farlo avvicinare cercando di non essere indelicato.

Frank si schiodò goffamente da dov'era ed entrò nella stanza di Gerard: - E' tutto okay? - chiese. E arrossì, manco gli avesse chiesto di ficcarglielo un attimino in culo.

- E' solo che ultimamente sto nutrendo questa strana... fobia... - osservò le loro dita che si intrecciavano, incredibilmente distratto, - … per... le donne delle pulizie. -

- Non per essere ripetitivo, ma è tutto okay? - insistette Frank.

Gerard alzò gli occhi e guardò il viso giovane di Frank. Così giovane. Si avvicinò e con la mano chiuse la porta alle sue spalle.

Frank arrossì violentemente mentre i loro petti si sfioravano.

La porta si chiuse con un tonfo adeguato e decisivo.

Gerard ritirò la mano dalla porta chiusa e tornò al suo posto tornando a prendergli la mano che aveva lasciato.

- Che hai fumato? Hai gli occhi rossi. - se ne accorse improvvisamente Frank. Che aveva guardato finora per non accorgersi degli occhi di Gerard?

- Non ho fumato, ho pianto. - . Il calore delle dita di Frank stava riscaldando le sue. Era una sensazione piacevole.

- Cos'è successo? - chiese Frank, con quella preoccupazione che solo un ragazzo innamorato può avere. Le loro dita scivolarono lentamente finchè i loro palmi si incontrarono e si ricongiunsero.

- Ero scalzo, e ho beccato con il mignolo gelido e indolenzito il bordo della valigia. Ho urlato così tante bestemmie mentre rotolavo per terra col piede in mano che mi facevo paura da solo. Sembravo posseduto. -

Frank chiuse per un'istante gli occhi nell'atto di scoppiare a ridere e poi arricciò il naso rivolgendolo al soffitto.

Gerard lo guardò ridere. Non era successo nulla di simile fra il suo mignolo e la valigia, l'aveva solo detto per farlo sorridere. Ultimamente aveva paura di non farlo sorridere abbastanza. In realtà aveva da sempre voluto rendere felice Frank, anche se non c'era mai riuscito.

- Cosa cazzo ti sei fumato? - ripeté, sghignazzando ancora.

Gerard sgranò gli occhi: - Calzini. -

Frank lasciò scorrere lo sguardo per la stanza voltandosi di quanto necessario per controllarla tutta. Posò gli occhi sulla canna consumata quasi per metà e abbandonata sul posacenere appoggiato sopra le lenzuola del letto.

- Non è tabacco, giusto? -

- E' erba. - si strinse nelle spalle Gerard. Le loro dita erano ancora incatenate, da non credere, - Come mai sei venuto qui? -

- Pensi davvero di liquidarmi così? - . Inarcò un sopracciglio. E il discorso era complicato, perchè le sue sopracciglia davvero erano perfette. Gerard non osava immaginare quanto bene si sentisse Frank la mattina a svegliarsi, guardarsi allo specchio e beccarsi due sopracciglia così perfette. Doveva essere una sensazione incredibile.

Gerard si morse un labbro. Aveva la bocca un po' asciutta. Era l'unica cosa che odiava delle canne. Aveva come l'impressione che Frank gli avesse chiesto qualcosa. Si concentrò. Non ricordava cosa. Tutta colpa delle sopracciglia. Stupida perfezione. Quindi sorrise e prese a scuotere la testa come per prenderlo in giro: - Eh? -

Frank inarcò di nuovo le sopracciglia, sta volta indispettito. Forse nemmeno si accorgeva di quanto spesso lo facesse: - Pensi davvero che ora che so che ti fumi canne mi interessi avere in prestito il tuo caricabatterie per l'iPhone? -

- Dio, che cazzo avete in questo gruppo? Siete tutti fissati coi prodotti della Apple e i relativi caricabatterie... -

- Gerard, perchè fumi erba da solo? - insistette Frank.

- Ti prendo il caricabatterie. -

- E io ti prendo a cazzotti. -

- Non lo faresti. - sorrise scuotendo un indice Gerard.

Anche Frank sorrise. Quasi rise: - Dai, prendimi il cazzo di caricabatterie. Così dopo non avrai più scuse per continuare a parlarne. -

- Okay, osservami bene mentre lo prendo. Osservami il culo. -

- Lo farò. - promise Frank.

- Grazie. Mi impegno molto per tenerlo in forma e ho l'impressione che nessuno apprezzi i miei sforzi. Lo date tutti per scontato che io abbia un bel culo, ma non avete idea di quante ciambelle non ho mangiato per averlo così. Siete ingrati, lo faccio solo per i vostri occhi e per le tue mani. -

- Gerard, il tuo culo è favoloso. - lo tranquillizzò Frank mentre Gerard frugava fra i boxer della sua valigia alla ricerca del caricabatterie.

- Grazie al cazzo, ora non vale più. -

- Non fare il difficile. Sai che mi piaci. -

Gerard gli lanciò un'occhiata oltre la propria spalla e Frank abbassò subito lo sguardo arrossendo. Era una delle cose che più amava di Frank. Il fatto che si emozionasse per così poco. Frank era la sua piccola groupie.

Le sue dita trovarono finalmente il caricabatterie. Lo afferrò e si rialzò in piedi. Si avvicinò a Frank e gli porse il caricabatterie.

Frank lo prese fra le dita sottili ma Gerard ne trattenne dispettosamente un'estremità.

- Gee, si rompe. - disse pacatamente Frank, con gli occhi che saettavano dagli occhi di Gerard alle sue mani.

Gerard mollò sbuffando il filo e Frank lo riunì goffamente fra le sue mani.

Frank socchiuse le labbra come per dirgli qualcosa, poi le richiuse e si sedette sul bordo del letto di Gerard. Appoggiò il caricabatterie al suo fianco e prese la canna in mano.

Gerard capì che prima voleva chiedergli il permesso per sedersi lì. Anche se non era importante. Notava sempre le piccole cose. Che cosa stupida.

- Potevi almeno... che ne so, chiamarmi? Siamo d'accordo sul fatto che ti aiuterei a seppellire un cadavere, figurati se per me è un problema fumarmi canne con te. - . Scosse appena la testa rigirandosi fra le dita la canna.

Gerard sorrise. Frank non lo vide, ma stava sorridendo. Si ricompose per paura che Frank ci rimanesse male giusto in tempo prima che tornasse a guardarlo. Aveva gli occhi grandissimi. Stupida canna: - E' che davvero non credo che sia una buona idea farti fumare canne... -

- Pensi che io ci prenda l'abitudine? Non ci prenderò l'abitudine, io- -

- Frank, no, penso che le canne siano troppo per te. Anche solo una. -

- Non sono un bambino. -

Gerard fece una smorfia cercando di non sorridere. Finì per sorridere comunque. Rise un po', cazzo: - Mh, in realtà lo sei. -

- Non dire stronzate, ho venticin- -

- No, sei un bambino, okay? -

- No, vaffanculo, okay? - . Era bellissimo quando lo insultava. Lui, e anche il modo in cui lo faceva. Col tempo, Gerard aveva imparato a non passare la notte in lacrime quando lo insultava, anche perchè considerando la frequenza con cui l'aveva fatto negli ultimi cinque mesi sarebbe già dovuto essere morto di disidratazione. Aveva imparato a convivere col fatto di non essere una bella persona. Di essere una persona orribile. Nelle piccole e nelle grandi cose. Era okay con quello. L'aveva capito e accettato. E in tutto questo era addirittura riuscito a notare l'incredibile bellezza delle smorfie di odio di Frank.

- Davvero. - aggiunse in un mormorio Frank, mettendosi il filtro della canna fra le labbra. Prese velocemente l'accendino come se avesse paura che Gerard glielo fregasse all'ultimo e avvicinò la fiammella all'estremità della cartina. Lo lasciò sulle lenzuola mentre inalava profondamente. Anche il fattone più cannato non avrebbe retto del tutto bene un tiro del genere, figurarsi Frank.

Guardò solennemente l'espressione di Frank degradarsi sotto quel micidiale tiro. Guardò le sue sopracciglia (perfettissime) contrarsi, i suoi occhi assottigliarsi e diventare leggermente lucidi, le sue narici stringersi appena. Si trattenne un altro po' ma poi cedette e si piegò in due a tossire. La sua tosse era così secca che a Gerard si scorticava la gola solo ad ascoltarla.

Sinceramente dispiaciuto, gli accarezzò i capelli. Non voleva rinfacciarglielo, comunque. Non ora. Era sicuro che stesse piuttosto male in quel momento. Spinse piano il suo viso verso l'alto in modo di farsi spazio e mettersi cavalcioni sulle sue gambe.

Frank aveva di nuovo abbassato lo sguardo, quindi gli fece risollevare il viso un'altra volta. Lo guadò subito negli occhi, sinceramente curioso di come fossero ridotti.

- Tutto bene? -

Certo che no, ma Frank annuì. Ci mancava poco e le lacrime gli avrebbero rigato le guance.

Si accorse che la canna che Frank teneva fra le dita stava per perdere cenere sulle lenzuola e velocemente gliela rubò e la picchiettò sul posacenere di vetro per evitare situazioni che implicassero le donne delle pulizie. Non ne voleva più sapere di loro.

Si mise a fumare la canna che Frank aveva tossito così intensamente con la giusta cautela nell'attesa che Frank si riprendesse. Appoggiò una mano sulla sua nuca e infilò le dita fra i suoi capelli corti.

Avrebbero dimenticato entrambi le parole taglienti di prima. In silenzio, le stavano dimenticando entrambi.

Frank si appoggiò con la testa al suo petto e Gerard gli accarezzò le spalle per poi tornare a dedicarsi ai suoi capelli. Ogni volta si chiedeva cosa usasse per averli così morbidi. E lucenti. Forse qualcosa all'olio di mandorle. O i semi di argan. Fatto stava che il maledetto stronzo avesse dei bellissimi capelli e nemmeno si impegnasse per averli così. Non aveva senso che uno a cui non fregava un cazzo dei propri capelli ce li avesse così belli. Così come non aveva senso che una diva come Gerard dovesse combattere contro una capigliatura di natura crespa. Il mondo era proprio brutto.

- Posso provare a farne una io? - domandò sollevando la testa lentamente.

- Intendi una canna? - chiese Gerard, soffiando il fumo verso il soffitto per paura che Frank ne inalasse ancora.

Frank tirò un sospiro e annuì.

Gerard si trascinò giù dalle sue gambe come unica risposta. Non sapeva bene perchè a Frank fosse venuto in mente di creare una canna, forse l'erba stimolava la sua vena creativa. Si allungò in avanti e si appoggiò sui palmi per arrivare a dov'era Frank. Prese il caricabatterie con una mano: - Ti metto in carica il cellulare? - chiese gentilmente.

Frank lo guardò dubbioso: - Mh, okay. - . Lo osservò un po' smarrito che gli sfilava il cellulare dalla tasca, - Ah, mh, grazie. - aggiunse dopo.

Gli schioccò un bacio sulla guancia e poi gattonò fino alla parte opposta del letto matrimoniale per attaccare il caricabatterie alla presa. Letto matrimoniale. Con lui e Frank sopra. Se fossero stati a Las Vegas in quel momento, si sarebbe preoccupato. Si sarebbe preoccupato molto.

Infilò l'estremità del cavo nell'iPhone e andò subito nella cartella dei messaggi. C'era questa nuova ragazza con cui Frank si sentiva, non era un segreto per nessuno. Andava alle superiori con Frank da quello che aveva capito Gerard, forse addirittura nella stessa classe. Erano amici di vecchia data, se si poteva parlare di vecchia data riferendosi a quanto... dieci anni prima? Anche meno. Andò a controllare direttamente i messaggi scambiati con la ragazza delle superiori, l'unica vera rivale che Gerard avrebbe mai dovuto considerare. Insomma, Frank sembrava interessato a lei, per quello era una rivale. Sembrava un po' cazzutamente interessato. Comunque, la ragazza aveva un nome. Jamia Nastor, o Nestor, qualcosa del genere. A Gerard non importava, avrebbe comunque continuato a chiamarla puttana. Puttana come nome andava bene. Si mise a scorrere la lista delle loro conversazioni, senza trovarci nulla di interessante. Ricordava ancora l'aspetto della puttana. Ricordava con intenso orrore il momento in cui la puttana aveva sorriso e Gerard aveva scoperto che il sorriso della puttana era simile al suo. La puttana gli aveva copiato il sorriso. Jamia Quel-che-era aveva copiato il sorriso a Gerard Way. Quella troia era penalmente perseguibile per questo.

- Che stai facendo? - domandò Frank.

Gerard guardò l'allarmante prevalenza di verde nella miscela che Frank stava ancora mischiando. Quella era una quantità irresponsabile di erba per una sola canna. Ma a dire il vero non vedeva l'ora di vedere che effetti avrebbe avuto, sopratutto perchè era sicuro che per principio Frank avrebbe voluto attestare personalmente la sua creazione: - Ti leggo i messaggi. - rispose. Non aveva intenzione di mentire, perchè avrebbe dovuto? Non temeva Frank, - Comunque ora metterò su un po' di musica. -

Frank lo guardò con un sopracciglio alzato, serio e perplesso. Riabbassò lo sguardo sulla sua canna in preparazione senza dire una parola. Cos'è che non andava in lui? Che cazzo.

Mise su casuale. Partì una canzone dei Bouncing Souls. Piuttosto soddisfatto, lasciò lì il cellulare e si trascinò con il sedere accanto a Frank. Si appoggiò a lui e posò il mento sulla sua spalla avvicinando il capo ai suoi capelli.

Frank continuò imperturbabile a unire le due estremità della canna con estrema attenzione, badando a liberarle dai frammenti altrimenti non sarebbe riuscito a chiuderla. Poi se la portò alle labbra e leccò un'estremità, forse beccando solo per culo quella giusta. Sigillò la canna per bene e la passò tranquillamente a Gerard, posandogli nel mentre un bacio sui capelli. Come se avesse appena formato un cigno da un pezzo di carta. Amava l'inopportuna dolcezza di Frank.

Liberò la mano che aveva aggrappato alla maglietta di Frank e prese la canna fra le dita: - Non vuoi un tiro? -

- Certo che lo voglio. Ho ancora un polmone da distruggere. -

Gerard sorrise e gli passò l'accendino: - Fai prima tu. - . E va bene, prima aveva lottato per tenerlo lontano da tutto questo, ma ora che aveva preso il via che senso aveva fermarlo?

- Cos'è, mi usi da cavia? Se tengo botta io dopo te la fumi anche tu? -

- Fuma. Fuma e basta. - bisbigliò Gerard, infilandogli la canna fra le labbra. Gliela accese lui e Frank la prese per il filtro mentre inalava troppo troppo profondamente, - Porca... - il resto fu incomprensibile, ma quasi sicuramente aveva detto “troia”. O qualche sinonimo, poteva anche darsi che avesse buttato lì un “Jamia”.

Ora Gerard si sentiva un po' in colpa nel vederlo tossire così. Dio, un po' tanto in colpa. Gli posò una mano sulla schiena: - Ehi. -

Frank si rimise a sedere dritto con un sorriso divertito: - Ehi. Sto bene. Potrei averci messo un cazzo intero qui dentro. - constatò, - Eh, uhm, un grammo intero. Quello intendevo. - . Un cazzo intero? Okay. Frank era un ragazzo molto divertente. Prese un altro piccolo tiro e riuscì a soffiarlo fuori dalle narici solo con mezzo colpo di tosse. Ne prese un altro, e un altro ancora. Poi la sollevò davanti a Gerard per incitarlo a prenderla.

Gerard sollevò il mento e socchiuse le labbra per farsela infilare in bocca da Frank.

Frank corrugò la fronte, tossì un pochetto e poi gliela avvicinò alle labbra.

Gerard si scostò quasi subito per paura di tossire. Non doveva farsi vedere debole da Frank. Non per quelle sciocchezze. Il fumo scese secco per la gola. Lo soffiò fuori dalle narici, concentrandosi sulla semplicità del tutto.

Frank prese un altro tiro e sta volta lo soffiò fuori dalle labbra. Era semplicemente bellissimo. Ripassò la canna a Gerard: - Sono a posto. - decise in un mormorio, con la voce semplicemente distrutta.

Gerard prese la canna e si appoggiò al materasso col palmo della mano libera.

Frank si distese indietro a ginocchia piegate, lasciando le mani sottili sulla pancia a battere vagamente il ritmo della canzone.

Gerard finì silenziosamente la canna. Stava completamente per fuggire. La sua mente, stava per fuggire. Del tutto. E non sarebbe riuscita a riprenderla, avrebbe parlato a vanvera e avrebbe fatto cose stupide. Avrebbe fatto cose stupide. Forse non avrebbe parlato a vanvera, ma avrebbe fatto cose stupide. No, la sentiva ancora rispondere. Non se n'era andata. Per fortuna. Solo che non voleva lasciare lì mezza canna come uno sfigato. Sì, l'avrebbe fumata tutta. E poi era come la felicità, no? Faceva solo più paura. Fumò tantissimo. Fortissimo. Arrivò al filtro. Sì, cazzo. Sì. Missione. Fottutamente. Compiuta. E la mente era ancora lì. La sentiva chiaramente collegata alle sue labbra. Aveva solo le vertigini. Si distese a sua volta e si portò entrambe le mani alla testa. Si chiuse gli occhi, non voleva vedere tutto tremare e girare. Però così vedeva i puntini colorati in mezzo al buio. Era strano, prima di capire di che colore erano cambiavano. Però aveva l'impressione che ce ne fossero tanti di bianchi. Chiudete gli occhi. Li vedete i puntini bianchi? Le vedete quelle forme strane? Quelle spaccature bianche nel buio?

Frank tossì di nuovo. Anche lui aveva l'avambraccio posato sugli occhi.

Gerard si girò sul fianco e glielo tolse.

Frank aprì gli occhi e li puntò su di lui un istante prima che Gerard si chinasse a baciarlo. Solo le labbra. Aveva la salivazione troppo a puttane per passare alla lingua. Si sentiva la bocca completamente asciutta, era uno schifo.

- Gee, hai... - Frank tenne lo sguardo basso, cercando le parole scuotendo appena la testa, - Hai anche tu la lingua... - scosse di nuovo la testa senza riuscire a continuare.

- Sì. Sì. - confermò con un sorriso.

- E' l'erba, mh? -

- Sì. - . Scese dal suo petto e tornò a distendersi sulla schiena, strabuzzando continuamente gli occhi nel tentativo di vederci meglio. C'era una canzone, adesso, che parlava di negozi pieni di persone intente a comprare regali ai loro amanti e ai loro amici così da non essere mai più sole. Poi diceva qualcosa riguardo il blu doloroso del cielo. Gerard non riusciva a capire se fosse una canzone estremamente bella o una canzone estremamente scadente. Sale da ballo riempite di scheletri...

- Frank, che canzone è? - domandò apatico Gerard, fissando il soffitto.

Frank rimase per un po' in silenzio. Forse non se lo ricordava: - I Won't Ever Be Happy Again dei Bright Eyes. -

Gerard scoppiò in una risata: - Che bello. E' questo che incrementa la tua voglia di vivere? -

- Il cantante è un poeta. -

- Il cantante è depresso. -

- Il cantante è un poeta. - ribadì Frank, - Non giudicarlo. Gli voglio bene. -

- Hai un debole per la gente triste. -

Entrambi si voltarono a guardarsi lentamente, con gli stessi occhi arrossati.

- Sì. - confermò Frank. Tornò a fissare il soffitto. Non sembrava depresso, abbattuto o che. Forse.

Forse era inutile pensare, che tanto Gerard al momento non capiva più un cazzo.

- Uh, imbarazzante. - commentò improvvisamente Frank, prendendosi il viso fra le mani.

- Cos...? -, Gerard si fermò ad ascoltare e riconobbe la voce da checca di Frank. Gli spuntò un sorriso sorpreso, - Pencey Prep? -

- Sì... imbarazzante. - ripetè, passandosi le mani sul viso per poi ributtarsele sulla pancia.

- Sarò il tuo Lloyd Dobbler? - domandò Gerard con un sorriso, ripetendo la prima frase del ritornello.

Frank sorrise, arrossendo appena: - E sarò lì se avrai bisogno di qualcuno, anche se quel qualcuno non sono io. - annuì appena, con una breve risata. Improvvisamente, sembrava meno fatto. O insomma abbastanza sobrio da vergognarsi delle sue vecchie canzoni.

Gerard raccolse un po' di forze e si alzò a sedere: - E' dolce. - si strinse nelle spalle, innamorato del modo in cui gli occhi di Frank lo stavano guardando in quel momento.

- Non so. Io lo trovo imbarazzante. - . Si sollevò prima sui gomiti e poi con una smorfia concentrata riuscì a mettersi a sedere tremando appena.

Gerard scosse la testa, prendendo il pacchetto di sigarette: - Non capisci. Chiunque adorerebbe sentirsi dire una cosa del genere. E' estremamente dolce. - ribadì, - Vuoi del buon vecchio tabacco? - chiese poi a Frank, mentre accendeva la sigaretta tenendola ferma con le labbra. Ripose l'accendino e la prese fra l'indice e il medio soffiando fumo fuori dalle labbra.

Frank si strinse nelle spalle e annuì.

- Ne vuoi una tutta per te o...? - domandò Gerard, sollevando la sua sigaretta per mostrare l'alternativa.

Frank ghignò per qualche motivo e allungò le dita a prendere la sigaretta di Gerard.

Gerard gliela lasciò: - Così è più romantico, giusto? - accennò un sorriso, guardando Frank con la sua sigaretta fra le labbra.

- Ho da aspettarmi poco di romantico da te, quindi ogni occasione è buona. - scrollò le spalle Frank. Sollevò appena il mento e Gerard guardò la disarmante bellezza del fumo che usciva dalle sue labbra.

- A chi è dedicata? - domandò per distrarsi da Frank.

- Mh? - . Anche Frank era distratto da Gerard.

- La canzone. -

Frank si morse un labbro, e per un attimo il suo sguardo parve assente: - Mh... che ne so. - scrollò le spalle infine.

- Dai, lo sai. -

- Non era dedicata a nessuno, a dire il vero. Cioè, sai, sentimenti confusi adolescenziali per ragazze a caso. Ma immagino che se dovessi dedicarla a qualcuno ora, la dedicherei a te. -

Gerard si sentì qualcosa risalirgli la gola, ma era ancora troppo anti-romanticismo per ammettere che poteva trattarsi del suo cuore. Non arrossì, ma dentro si sentiva pieno di calore che non bruciava come fiamme ma era abbastanza intenso da sembrarlo. Quasi tremava: - Sul serio? -

- Beh, sì. Non c'è da stupirsi, è da me dire una checcata simile. - mormorò, con gli occhi leggermente sbarrati mentre fissava il muro alle spalle di Gerard.

- Il fatto è che sentirsi dire una cosa simile da un cannato ti smonta parecchi pre-concetti, sai. -

Frank scoppiò a ridere, restituendo la sigaretta a Gerard: - Che cazzo. - . Quella condivisione di canne e sigarette era in qualche modo davvero una cosa dolce. Una cosa loro. Solo fra loro due.

Gerard gli rivolse un'occhiata fugace mentre soffiava fuori il veloce tiro che aveva preso: - Voi eravate davvero fighi. Tu e i Pencey Prep. Eravate fighi. -

Frank scosse la testa con un sorriso: - Eravamo il gruppo sfigato della situazione. Quello che non salvava la serata, ma forniva solo un capro espiatorio per giustificare la triste noia collettiva. Dio, all'epoca pensavo che le tette fossero il massimo che un ragazzo potesse ricevere dal mondo. I cazzi li snobbavo come una lesbica. -

Gerard rise: - Eravate a posto. Davvero, a me e Mikey piacevate. Soprattutto, non avevi la voce così frocia dal vivo. -

- Ero giovane... e innamorato dell'amore. Non sapevo cos'era, non avevo nessuno da amare, però ero innamorato. -, continuò a raccontare Frank, fissando perso il soffitto, - Hai presente? Tutto nella mia testa. -

- Tante, tante seghe. -

Frank rise, continuando a fissare il soffitto: - Troppe. -

Gerard si obbligò a non immaginarsi un Frank sedicenne che si masturbava nel bagno. Troppo tardi? Troppo tardi. Riprese il controllo: - E poi arrivai io. - disse, - Con il mio carretto di buoni propositi. -

Frank tornò a guardarlo con un sorriso: - E i pompini sotto la pioggia. -

- I pompini sotto la pioggia. - ripeté in conferma Gerard.

Frank sorrise e scosse leggermente la testa, perso in uno dei tanti ricordi.

- Ti ricordi la prima volta che abbiamo fatto sesso? - buttò lì Gerard. Prima o poi, avrebbero dovuto riparlarne, no?

- Era stato totalmente per sbaglio. Nella tua camera macabra. Che poi, siamo davvero sicuri di averlo fatto? -

- Frank. Ti ricordi la mia andatura strana? Non era perchè ero inciampato sull'amplificatore. -

- Oh. Te... te l'ho messo in culo io la prima volta? -

Gerard soffiò risoluto il fumo fuori dalle labbra, abbassando lo sguardo a disagio: - Sì. -

Frank batté un colpo con le mani spalancando la bocca in una muta espressione di sorpresa che si tramutò nell'ennesima risata: - Davvero? -

- Davvero. E a dire il vero, non ero neanche molto ubriaco. Eri tu che avevi la febbre ed eri sbronzo. -

- Avevo la febbre? -

- C'era un periodo in cui non ne eri mai senza. Non c'era una buona volta che la tua temperatura stesse attorno ai 36, 37 gradi. Stavi sempre a 39. Mio piccolo pony. -

- Ora ricordo. -

- Finivi sempre in ospedale perchè non ti scendeva mai. -

- Una volta mi accompagnasti tu. -

- Sbagliai apposta a schiacciare il piano solo perchè ti divertiva andare in ascensore. -

- Ti ricordi quella volta che Mikey finì nell'obitorio, ti chiamò al cellulare e ti disse di essere finito nell'aldilà? -

Gerard scoppiò a ridere: - E ti ricordi quella volta che ti ho portato la cioccolata nonostante ti avessero esplicitamente chiesto il digiuno? -

- Sì. Fu uno dei tuoi tanti tentati omicidi. -

Gerard rise sbuffando fuori una nuvoletta di fumo e ripassò la sigaretta a Frank che la accettò tranquillamente.

- Gerard, abbiamo passato tantissimo tempo insieme. - gli comunicò Frank, quasi in tono solenne, - Sei stato il mio primo migliore amico. -

Gerard provò qualcosa di orribile allo stomaco: - Anche tu. Il primo. In assoluto. - . Per orribile intendeva commozione, ecco.

- Forse fa un po' schifo il fatto che abbiamo litigato così tanto. - . Prese distrattamente una cartina e tornò a mischiarci sopra del tabacco e dell'erba (sempre in maniera piuttosto irresponsabile).

Gerard rimase in silenzio ad ascoltarlo. Aveva una strana sensazione di vuoto allo stomaco.

- Se fossimo rimasti amici, non avremmo mai litigato tanto. -

- Prima o poi avremmo in ogni caso cominciato a provare qualcosa di più. E avremmo litigato su questo. - replicò Gerard.

Frank continuò a tenere lo sguardo basso e posò il filtro di carta su un'estremità della cartina mentre teneva ancora la sigaretta di Gerard fra le labbra: - Hai ragione. - ammise, - E' un peccato, il fatto che ti ami. -

La sensazione sgradevole allo stomaco a quel punto gli provocò quasi un conato di vomito. Frank rimpiangeva il fatto di amarlo. Perchè amarlo era sbagliato, giusto? Era una cosa che andava evitata. Nessuno al mondo avrebbe mai dovuto innamorarsi di Gerard Way, Gerard Way non era un buon partito per nessuno. Gerard Way era un mostro, amarlo era come ammalarsi di cancro. Amarlo era come una condanna a qualcosa di brutto.

Gerard si sentiva male, malissimo. Rivolse gli occhi verdi al viso di Frank, agli occhi arrossati che fissavano di nuovo il soffitto mentre fumava la sua nuova canna e decise che era abbastanza. Non era più divertente. Faceva male. Allungò una mano per farsi passare la canna mentre Frank era preso dall'ennesimo attacco di tosse: - Dammi. -

- Che c'è? -

- Ti fa male la gola. Non ti farò mai più fumare erba. -

- Gee, che c'é? - insistette, inclinando appena le sopracciglia verso l'esterno in un'espressione sofferente. Era completamente fuso?

- Piantala di fumare. - sibilò.

Frank rimase per un po' in silenzio ad osservarlo. La cenere non cadde sui suoi jeans solo per questione di culo:- Mi piace quando sei rude. -

- Frank, dammi la canna. - insistette Gerard. Non era un granché paziente, mai sostenuto il contrario.

Frank lo scrutò ancora per un po' prendendo un altro lento tiro. Tossì di nuovo, si convinse a lasciar perdere e la passò mansuetamente a Gerard.

Gerard la spense deciso e la appoggiò insieme al posacenere sul comodino opposto al lato di letto di Frank. Manco fosse un bambino con la cioccolata.

- Mh... comincio a... -, Frank avanzò faticosamente sulle ginocchia, si fermò vicinissimo a Gerard, per poco non gli andò a sbattere addosso. Gli occhi verdi salirono dalle labbra di Gerard ai suoi occhi. Le distanze erano minime, - … non capirci più un cazzo. - terminò, in un sommesso mormorio lontano.

Gerard si leccò le labbra. Non pensava di essere bello, non l'aveva mai pensato. Sapeva solo che faceva certi effetti su Frank. Sapeva solo che a Frank piaceva fisicamente. E tanto.

Si avvicinò e trovò subito le sue labbra calde e umide. Ora la distanza era qualcosa di inesistente. Posò le dita sulla sua guancia liscia per sentirla mentre diventava progressivamente più calda.

Frank si avvicinò per un altro bacio ma Gerard gli morse il labbro inferiore, facendolo mugugnare qualcosa di incomprensibile. Tenendo il labbro fra i denti, lo trasse verso di sé fino a scoprire la N e la J tatuate verso l'interno. Gerard si chiedeva cosa ci trovasse nel New Jersey. Lui si era già preso una casa a Los Angeles per quando avrebbero finito il tour. Gerard non vedeva l'ora di scappare dal New Jersey. Frank, invece, con ogni probabilità ci sarebbe morto nel New Jersey. Stupido ragazzino.

Si scostò ancora e passò un dito fra il bordo dei jeans di Frank e la sua pelle nuda, senza voler fare nulla in particolare a parte far impazzire Frank e riempirgli la testa di immagini su di lui.

Frank abbassò lo sguardo e si morse un labbro.

Gerard sfilò il dito dai jeans, rifacendoli aderire ai fianchi di Frank.

- Stronzo. - mugugnò deluso Frank, nel vedere che Gerard si era fermato.

Gerard prese Frank e lo fece sedere.

Frank gli rivolse un'occhiata interrogativa: - Mh? -

Gerard si prese l'orlo della maglietta e lo sollevò appena mordendosi un labbro sotto gli occhi di Frank.

- Perchè ti atteggi così? - chiese Frank con un sorriso confuso.

- Perchè voglio portarti a letto. -, più che altro gli piaceva fare la puttana.

- Siamo già a letto. -

- Ma siamo ancora vestiti. - notò arricciando il naso Gerard, - Per cui lasciami svestirmi, Iero. E non farmi incazzare. -

- Mi piace quando sei rude. - ripeté Frank.

Gerard tornò a mordersi il labbro inferiore sbottonandosi piano i jeans. Scese dal letto per sfilarli con più facilità. Si levò la maglietta dalla testa, scacciò giù i boxer e li lasciò a terra. Nudo e deciso, avanzò gattonando sul materasso. Svestì Frank, strato per strato, senza essere brusco o violento.

Frank gli rivolse un sorriso quando Gerard gli tolse i boxer che Frank non riusciva a liberare dalle caviglie. Gerard non ne capiva il vero motivo, eppure adorò quel sorriso.

Aprì le gambe di Frank e se le strinse ai fianchi. Scivolando lungo il suo interno coscia, si avvicinò fino a sfiorarlo dove entrambi volevano. Frank fremette immediatamente e si spinse sulle lenzuola più vicino a Gerard. Era davvero bellissimo. Ricoperto di tatuaggi che Gerard non avrebbe mai avuto il coraggio di fare. Non era nemmeno consapevole di quanto Gerard apprezzasse ogni singolo millimetro del suo corpo. E Gerard lo aveva tutto, in quel momento. Aveva la sua mente, il suo cuore e il suo corpo. Tutta l'attenzione di Frank era indirizzata a lui, e tale consapevolezza lo faceva sentire potenzialmente in grado di distruggerlo.

Sprofondò, fu come un cazzotto. Mozzò a entrambi il fiato per le stesse sensazioni. In quei momenti, erano quasi perfettamente uguali. In quei momenti, c'erano davvero solo loro due. Ed era strano per Gerard. Con Frank tutto era strano.

Frank respirava affannosamente, e il continuo gonfiarsi e sgonfiarsi dei polmoni faceva riaffiorare ritmicamente le costole. Le ossa della cassa toracica avevano da sempre esercitato uno strano fascino su Gerard. Forse era la dolcezza con cui tenevano abbracciati stretti i polmoni e il cuore. Forse fumava troppa roba scadente. Risalì con lo sguardo il suo corpo e guardò le vene del suo collo spuntare sotto la pelle tesa. Guardò il tatuaggio dello scorpione a lato sotto il profilo della mascella. Non gliel'aveva mai detto, ma era uno dei suoi preferiti insieme alle forbici. Forse dipendeva dal fatto che amava intensamente il collo di Frank e non ne sapeva il motivo. Forse era una specie di forma di vampirismo, anche perchè spesso aveva sognato di morderglielo. Non che gli interessasse troppo classificare le sue strane manie. Le sue strane fissazioni.

Continuò a muoversi, lentamente, facendo tremare entrambi. Se mai avesse ucciso qualcuno, l'avrebbe fatto lentamente e con sentimento. Si sarebbe goduto ogni singolo istante.

Frank era stretto. E caldo. Quando la sensibilità si alzava follemente, era quasi doloroso. Di sicuro, per Frank lo era in ogni singolo istante.

Accelerò, perchè stava diventando agonizzante. Gerard era bravo in molte cose, ma non a scopare con un minimo di controllo. Ora che ci pensava, a dire il vero era bravo in davvero poche cose. Spinse forte, più forte, più forte. Il letto che sbatteva contro il muro era uno schifo, comunque. Davvero una merda. Però quasi avrebbe voluto piangere. Non bastava mai, avrebbe continuato all'infinito. Lottava per avere sempre più contatto fisico con Frank, per sentirsi i fianchi stretti dalle sue cosce e la loro pelle nuda sfiorarsi e sfregarsi. I gemiti scivolavano fuori dalle loro labbra, a volte diversi fra loro, a volte così simili da confondersi. Adorava sentire le spinte prolungarsi nei versi di Frank.

- Gerard, Gerard, Gerard, Gerard, Gerard. - mormorava, con la guancia schiacciata contro il cuscino e i denti affondati nel labbro inferiore mentre sorrideva e rideva confusamente. C'era qualcosa di macabro su come venisse spinto ritmicamente indietro e poi in avanti, indietro e in avanti...

- Cosa? - chiese perplesso.

- Sei come un proiettile... piantato dritto dritto... oh. - rivolse il viso al soffitto e spalancò un'altra volta la bocca, - Oh. Dritto nel cervello. - . Gerard pensava da qualche altra parte ma ehi, stavano facendo sesso, la perversione in quel caso era giustificata.

- Scrivimi un haiku. - buttò lì. Una volta avevano scritto un haiku riguardo un rutto perso in gola. Ma era stato un episodio isolato.

- E' troppo breve per descrivere-... - si bloccò per un'istante, - Oh, Dio, Gerard. Mi sento... mi sento come una principessa. -

- Sei la mia principessa. -

- Sono la tua principessa. - ripeté Frank sorridendo. Merda. Era felice.

- Sei anche molto fatto, Frank. -

- Sono anche molto fottuto. Mh. -

- Mh. - ripeté con un sorriso Gerard.

Frank si mise a ridere. Tentò di farlo, a dire il vero. Ed era curioso come la sua risata seguisse il ritmo di Gerard.

Gerard andò a fondo, sempre più a fondo, chiedendosi se non stesse effettivamente lacerando qualcosa lì dentro. Percorse le cosce di Frank, gliele graffiò nella foga, sollevò il viso sudato e urlò semplicemente al soffitto. Sentì umido, capì che non era sangue, gli spuntò un sorriso. Continuò piano, miagolando a ogni movimento lento. Scivolando e muovendosi in quella fessura bollente e umida. Fare sesso era davvero uno schifo, era disgustoso e sfacciato, ma era anche la sensazione più completa del mondo. Non c'era niente di più oltre. Lui e Frank facevano così tanto sesso. Era così meraviglioso, a dire il vero. Adorava fare sesso con quel piccolo chitarrista fottuto. Ogni volta che lo vedeva pensava a scoparselo. Ogni volta che lo trovava sul palco chino sulla sua chitarra coi capelli zuppi di sudore e le labbra socchiuse desiderava scoparselo. Ogni volta che gli sorrideva desiderava spingerlo contro la prima superficie piana a disposizione e scoparselo. Ogni volta che gli rivolgeva la parola desiderava scoparselo. Ogni volta che si voltava a cercare il suo sguardo desiderava svestirlo del tutto e... scoparselo.

Davvero, Frank Iero era stato creato per essere scopato da Gerard Way. Era inevitabile che finissero a letto insieme, era una cosa semplicemente così giusta, andava fatta.

E Frank aveva tutto quello che Gerard aveva mai cercato, da ogni punto di vista. Frank era meraviglioso. Se qualcuno avesse mostrato a Gerard da piccolo una foto di Frank e gli avesse chiesto subito dopo che avrebbe voluto fare da grande, lui avrebbe risposto che voleva scoparsi quel chitarrista giorno e notte, senza interruzioni. Frank era stato creato apposta per tentare Gerard, quante volte aveva sognato di scoparselo mentre dormiva abbracciato ad Eliza? “Ma sì, Frank, siamo solo amici!”. Come no. Farci sesso era l'unico pensiero che non avrebbe mai abbandonato la mente di Gerard. Era ossessionato dall'idea di averlo nudo e tutto per sé. E non aveva mai smesso di pensarci. Forse Eliza aveva fatto bene a tradirlo, Gerard l'aveva tradita ogni singolo giorno nella sua mente. Gerard all'epoca sentiva di amare follemente e intensamente Eliza, ma non si era mai spiegato perchè, in fondo, Frank continuasse a riempirgli i pensieri. A gonfiarli di sesso.

Gerard era un ragazzo malsano, ma niente di patologico. Magari c'era un termine per gente come lui, ma non aveva tempo per trovarlo. Doveva fare molte altre cose. Per esempio, sesso con Frank. Sì, era un circolo vizioso.

Uscì dal corpo di Frank scosso dai tremolanti effetti che il sesso aveva sul suo sistema nervoso.

Frank si girò verso di lui e si rannicchiò con una smorfia. Spinse il viso contro il cuscino come per piangere.

Gerard sapeva che gli faceva male. Era orribile quando finivano e Frank piangeva. Non voleva che finisse così: - No, dai, non piangere. -

- Mi gira la testa, ho la salivazione a puttane e mi fa male il culo. - spiegò Frank, - Oh, Dio. Me ne sono accorto solo ora, sto così male, Gerard. Sto pochissimo bene. -

Gerard sorvolò i suoi strani modi di esprimersi, si avvicinò con il viso al suo e gli accarezzò i capelli con la punta delle dita: - Devi vomitare? -

Frank sollevò un braccio che prima stringeva al petto e circondò le spalle di Gerard per farlo avvicinare. Le sue labbra finirono vicine al suo orecchio e le loro guance si sfiorarono: - Non devo vomitare. - sillabò, come se la domanda lo avesse infastidito.

Gerard trascinò il viso più vicino e gli mordicchiò il collo. Era caldissimo. Frank era completamente bollente. Improvvisamente, gli tornò in mente che doveva chiamare Lindsey. Sudori freddi lo percorsero interamente mentre si chiedeva come aveva fatto a dimenticarlo. Si scostò di colpo e gli occhi arrossati di Frank lo guardarono diffidenti. Altra scarica di ansia quando si rese conto che avrebbe dovuto ferirlo.

- Devo fare una chiamata importante. -

- E' così che chiami le chiamate a Lindsey? - chiese di rimando, sollevandosi appena.

- Non mi rompere il cazzo. - . Scese dal letto sbuffando spazientito. Quando si metteva fra lui e Lindsey, Frank riusciva solo a dargli sui nervi. Faceva parte del pacchetto condividerlo con lei. Era inutile che la odiasse, non lo avrebbe portato a nulla.

Si voltò di nuovo e guardò immobile per qualche secondo Frank.

Era incazzato, ma non molto.

Lo baciò e poi riuscì ad andare in bagno. Non gli interessava se erano comportamenti incoerenti, i suoi. Era incoerente dall'alba dei tempi, ci avrebbero fatto l'abitudine.

Si chiuse la porta del bagno alle spalle e digitò il numero di Lindsey prima che l'emozione gli schiaffeggiasse le budella. Accese distrattamente l'acqua del rubinetto nell'attesa che rispondesse agli squilli. L'accese, la spense. L'accese. La spense. L'accese, la spense, l'accese, la spense... e Lindsey non rispondeva. Gerard si incazzò solo perchè davvero non riuscì ad evitarlo. Che aveva da fare di meglio? Lindsey doveva vivere per lui, perchè Gerard viveva per lei. Era così che doveva funzionare. Quindi perchè non rispondeva? Gerard aveva davvero bisogno di sentirla, anche solo per accordarsi per la prossima volta in cui si sarebbero visti. Aveva bisogno di lei, desiderava vederla il prima possibile. Voleva davvero abbracciarla. Chiederle come stava. Parlarle di stronzate perchè era bello passare il tempo anche solo a sorridere.

Ma Lindsey non rispondeva. E non si sarebbero mai rivisti.

Partì la segreteria telefonica e Gerard riaccese il getto dell'acqua furioso, cercando di spaccare il rubinetto in qualche modo. La stronza non aveva risposto. Maledetta stronza, voleva ucciderlo.

Si spalancò la porta, e Frank si chinò sul lavandino sul quale scorreva l'acqua, totalmente affannato.

Gerard appoggiò il cellulare alla svelta (non aveva tasche nel quale metterlo, era nudo, ricordate?), e si allontanò momentaneamente dal nervosismo provocato da Lindsey per dedicarsi a Frank. Gli sfiorò le spalle senza scuse, mentre lui ansimava e sputava saliva con la bocca spalancata. “Non devo vomitare.”, aveva detto. Ma per favore, in quel gruppo nel tempo libero non facevano altro che vomitare.

- Dai, respira piano. - mormorò accarezzandogli incoraggiante la schiena.

Frank strinse più forte il bordo del lavandino, contraendo le spalle in preda allo sforzo. Sputò di nuovo saliva. Poi le sue spalle subirono una specie di convulsione ma tossì e basta. Smise improvvisamente di farlo portandosi una mano alla gola.

- Ti fa male? - chiese Gerard.

Frank annuì energicamente.

- Bevi un po' d'acqua. -

Frank scosse la testa con convinzione: - E' perchè devo vomitare. Devo vomitare. - bisbigliò, rimollandosi la gola per appoggiarsi al lavandino con un lieve sospiro.

- Sei sicuro? Forse è solo la salivazione- -

- No. - sbottò Frank, mordendosi con ansia il labbro. Socchiuse le labbra attendendo impaziente il conato di vomito, - Non riesco a vomitare. - si lamentò con un singhiozzo di frustrazione, colpendo arrabbiato il lavandino, - Sto malissimo, e non riesco nemmeno a vomitare! -

- Dai, con calma. -

Frank sbuffò spazientito. Sembrava una ragazza sotto ciclo, e per ragazza sotto ciclo Gerard intendeva le scenate che gli faceva Eliza quando lui accennava a sfiorarla e lei si imbestialiva. Ricordò che la amava anche quando lo allontanava urlando e poi incrociava le braccia decisa a non rivolgergli la parola. E il fatto che fosse così bella da arrabbiata non aveva mai nemmeno aiutato Gerard ad evitare di continuare coi tentativi per baciarla.

Risentì le budella stirarsi dolorosamente nella sua pancia, la gola stringersi e il naso pizzicare, quindi smise subito di pensare a quella fottuta stronza e si sforzò di concentrare tutta la sua attenzione su Frank, l'unico essere al mondo che meritava la piena considerazione di Gerard in quell'istante. Almeno adesso.

Gli posò una mano sulla pancia.

- Che fai? - sussurrò nervosamente Frank, continuando a fissare il lavandino. Doveva essersi appena accorto che nessuno dei due indossava vestiti.

- Senti qualcosa qui? -

Frank spalancò gli occhi arrossendo.

Gerard percepì subito che aveva interpretato la domanda nel più pervertito dei modi e cercando di non ridacchiare come un cazzone qualunque chiarì il concetto: - Ti fa male qui? -

Frank si voltò a guardarlo apprensivamente: - N-no. -

Gerard gli guardò gli occhi rossi per qualche istante prima di ricordarsi cosa stesse facendo. Continuò a sfiorargli la pelle portando la mano più in su: - E qui? -

- Cosa sei, il mio pediatra? - bofonchiò corrugando le sopracciglia con disappunto.

- Sì. -

- Lì non c'è proprio un cazzo. -

- C'è l'ha bocca dello stomaco. -

- Nel senso che non provo un cazzo lì. -

- Qui cosa provi? - chiese ridendo mentre la mano scendeva repentinamente in basso fra le sue gambe.

Frank lo allontanò schiaffeggiandogli via la mano con tutta la forza che aveva in corpo e che per fortuna era da sempre stata molto poca.

- Scusa. Scusa. - ripeté sghignazzando Gerard.

Frank lo allontanò ulteriormente con un piccolo grande spintone e poi tornò ad appoggiarsi al lavandino con le guance ancora arrossate.

Gerard gli tornò addosso e gli abbracciò la vita spingendolo di fianco contro di lui: - Stai ancora male? - bisbigliò con un sorrisone, lasciandogli baci in giro per il collo, la guancia e i capelli.

- Sì, fottuto idiota. - borbottò Frank.

- Dai, è solo la salivazione. - lo rassicurò Gerard con precaria serietà.

Frank borbottò qualcosa di incomprensibile.

- Ti avevo detto che non era una buona idea farti fumare canne. - si strinse nelle spalle.

Frank lo ignorò e accese il getto d'acqua del lavandino.

Gerard decise di non torturarlo oltre e si allontanò. Attese che Frank finisse di inghiottire acqua senza farsi troppi problemi a osservarlo ovunque e quando Frank spense il getto d'acqua e si asciugò il viso con l'asciugamano se lo caricò in braccio afferrandolo con un braccio sotto le ginocchia e l'altro sotto la schiena. Incredibilmente, Frank non urlò. Bofonchiò solo qualcos'altro di incomprensibile e poi si aggrappò con le braccia al suo collo.

Passarono le due ore successive sul letto a mangiare i biscotti al cacao che Gerard teneva in valigia per quando Mikey passava in camera sua a fare stronzate o a cercare di parlargli senza cadere nel ridicolo.

Più che altro, li mangiò Frank. Non che Gerard si divertisse a fare il ragazzetto anoressico della situazione, solo che a giudicare da come mangiava velocemente Frank doveva essere parecchio affamato e non voleva che avesse fame. Ci teneva a far stare bene Frank. Almeno fisicamente, dato che per la parte emotiva non poteva più farci nulla. Perchè era Gerard Way, per definizione non sarebbe mai stato d'aiuto a Frank Iero. Era una di quelle cose che dovevano accettare e basta. Quasi dogmaticamente.

Quando Frank ne ebbe abbastanza dei biscotti, si fecero qualche foto col cellulare mentre decidevano che quella notte dopo il concerto si sarebbero visti insieme dei documentari. Litigarono successivamente sulla scelta di Frank di vedere quelli della BBC perchè l'ultima volta che avevano visto un documentario della BBC Gerard era rimasto abbastanza turbato da piangere a causa di uno straziante primo piano sul muso di una foca che stava per scivolare tramite una lastra di ghiaccio nelle fauci di una balena. Fu lo sguardo arrendevole della foca a distruggere Gerard. Il fatto che sapesse che ormai era finita, che sarebbe dovuta morire e che l'avesse accettato perchè non aveva altra scelta, Doveva accettarlo. Il regista del documentario era stato semplicemente un depravato di merda a inquadrare gli occhi di una foca che stava per essere mangiata viva. Quel figlio di puttana sarebbe bruciato all'Inferno. Senza parlare del fatto che non si trattava di una foca scazzata o che, quella foca aveva passato i suoi ultimi minuti di vita a scappare disperatamente per salvarsi. Quella foca desiderava vivere. Quella foca aveva scelto la vita ma si era rifugiata sulla lastra di ghiaccio sbagliata e la morte aveva scelto lei. C'era qualcosa di estremamente sbagliato nel vedere una foca morire. Gerard non avrebbe voluto essere filmato mentre moriva. Soprattutto, il cameraman avrebbe potuto salvarla. Avrebbe potuto prenderla per la pinna e semplicemente portarla via da lì. Invece aveva filmato. Anche lui sarebbe bruciato nelle fiamme dell'Inferno.

Alla fine raggiunsero addirittura un compromesso: documentari sui pesci perchè i pesci non facevano pena a Gerard. Ma Frank lo accusò di essere un "figlio di puttana insensibile e superficiale" e litigarono anche su questo. Gerard preferì spingerlo contro il cuscino e baciarlo, comunque, prima che le foche e i pesci diventassero metafore di loro due. E fu più o meno così che placò i piccoli sprazzi di ribellione di Frank. Perchè i suoi ormoni non si sarebbero mai ribellati a lui. Mai. E lo sapeva.

 

- Sì, va molto bene, grazie. - rispose distratto, osservando Frank seduto in braccio a Bob che mangiava ancora quei fottuti biscotti al cioccolato. Era l'essere più adorabile del mondo.

- State registrando canzoni nuove? - chiese la ragazza dall'altra parte della cornetta. Gerard nemmeno sapeva che cazzo di faccia avesse, perchè avrebbe dovuto risponderle? Ah, uhm, sì. Perchè era “famoso” e volevano le sue interviste. Volevano intervistare Gerard Way. Un interessantissimo ragazzo problematico coi capelli troppo neri.

- No, no, siamo impegnatissimi -, “a scopare”, - col tour. Non ne abbiamo avuto ancora il tempo. E ad essere onesto, non mi è ancora giunta abbastanza ispirazione per scrivere testi nuovi, e nemmeno nuove melodie. Affatto. Sono ancora mentalmente impegnato -, “a scoparmi Frank”, - con la parata nera. - . Stava per dire “porcata nera”, davvero. Il che sarebbe suonato molto afro, fra le altre cose.

- Recentemente nei concerti sono state inserite canzoni nuove... - insistette l'intervistatrice.

Gerard tornò a guardare Frank senza abboccare ancora alle parole della ragazza.

- Ce n'è una in particolare... -, e sicuramente non avrebbe scelto di parlare di Sister To Sleep o di Kiss The Ring o Fortunate Son perchè era una ragazza, ed era troia, e doveva farsi i cazzi suoi, - I fan la stanno chiamando The World Is Ugly, non so comunque se sia corretto dato che non l'avete registrata, sbaglio? -

- No. -

- Beh, è dedicata a qualcuno in particolare? -

Frank incrociò gli occhi di Gerard. Perchè proprio in quel momento? Gli mandò un teatrale bacio baciandosi le mani per poi spalancare le braccia come per lanciarglielo e Gerard gli rivolse un sorriso. La verità? Gli veniva da piangere: - No. -

- Girano rumors riguardo al fatto che sia dedicata alla sua ex con la quale si è recentemente lasciato, non è così? -

Gerard distolse lo sguardo da Frank e si appoggiò con la schiena alla parete probabilmente logora della cabina telefonica, stringendo debolmente la cornetta. Eliza. Il solo pensiero del suo viso gli sviscerava completamente le budella: - Sono rumors, per l'appunto. I rumors non sono attendibili per definizione. - . Avrebbe anche voluto pronunciare il nome dell'intervistatrice alla fine della frase tanto per rendere ufficiale che stava cominciando ad incazzarsi, ma non si ricordava che cazzo aveva detto nel presentarsi quindi dovette evitare.

- Mi sta dicendo che state ancora insieme? Avete pianificato il matrimonio? -

Gerard spalancò la bocca colto dal puro orrore, mentre gli si sgretolava il cervello a furia di immaginarla vestita da sposa, bellissima, in piedi di fronte a lui con le mani nelle sue. Gli si riempirono gli occhi di lacrime: - Non sono affari che la riguardano, Angela. - ricordò all'improvviso.

- Chi è Angela? - . Cazzo.

- No, stavo parlando al mio cane. Il mio cane Angela. - . Tirò su col naso concentratissimo per non ridere. Esistevano davvero teste di cazzo in grado di chiamare il proprio cane "Angela"? Che merda.

- Quindi fra lei ed Eliza è finita? - . Perchè, pensava che Gerard stesse insieme al cane?

- Non siamo mai davvero stati insieme. - . Sembrava tanto una di quelle frasi che adoperava quando qualcuno gli chiedeva di Frank. Qualcuno che non fosse intervistatore e/o una Troia. Con i media si andava avanti a deliziose stronzate per smentire l'intero universo Frerard che quei coglioni si impegnavano a costruire per poi buttare giù con qualche cattiveria omofoba.

- Quindi The World Is Ugly non è dedicata a lei? -

- Come le ho già detto, no. -

- E a chi allora? -

- Al mio criceto! - esclamò Gerard. Aveva una bella storiella al riguardo, - Era scappato in una torrida notte estiva e per combattere il senso di perdita mi ero messo a scrivere The World Is Ugly. -

- Lei ha un grande senso dell'ironia, signor Way. -

- La ringrazio. -

- Avete intenzione di registrare la canzone? Molti fan ne sarebbero entusiasti. -

- Non ne abbiamo ancora parlato. Non credo. -

- Pensa che il criceto ritornerà mai indietro? -

Che domanda stupida. Ma Gerard le rispose: - No. -, perchè era vero, Eliza non sarebbe tornata. Mai più.

- La ringrazio per aver risposto alle mie domande. Spero non l'abbiano turbata. - . Non sembrava troppo falsa, ma sicuramente se Gerard l'avesse avuta lì vicino in carne ed ossa l'avrebbe schiaffeggiata. Fanculo il rispetto per le donne, quella non era una donna, quella era... una Troia.

- No, affatto. -

- Le auguro buona fortuna con il tour. -

- Grazie. -

- E comunque, mi chiamo davvero Angela. Mi fa piacere che se lo sia ricordato. - . Lurida stronza del cazzo...

- Lei è un intervistatrice molto -, “troia”, - astuta. -

Rise. La Troia rise: - La ringrazio. Buona giornata. - . Riattaccò.

Gerard rimase con la cornetta in mano. Già, buona giornata. Grazie tante, Troia del cazzo, gliel'aveva appena rovinata la giornata con le sue domandine del cazzo. Troia, Troia di merda. Riagganciò, così sottilmente incazzato che forse si sentiva abbastanza sobrio per commettere un impeccabile suicidio. Uscì dalla cabina e raggiunse i suoi migliori amici che lo stavano aspettando seduti sul muretto lì vicino. Affondò le mani nelle tasche della giacca un po' larga. Faceva freddo e non c'era nemmeno il sole. A Gerard piacevano le giornate così, a dire il vero.

- Biscotto? - domandò sorridendo raggiante Frank, porgendogli il pacco di biscotti.

- No, grazie. - , gli sorrise velocemente.

- E' tutto okay? - chiese lui. Con quel felpone enorme, era il ragazzo più stupendo del mondo.

Gerard si aspettava una qualche battuta almeno da parte di Mikey e Ray, invece li trovò che lo guardavano in attesa. E se ne sorprese.

- Sì. Facciamo un giro? - propose rivolgendosi a tutti.

Emisero tutti e quattro versi di consenso e si alzarono, chi prima chi dopo.

Frank prese l'ultimo biscotto, accartocciò il pacco vuoto e lo buttò a distanza nel cestino mentre gli altri già si alzavano dal muretto. Scese dalle ginocchia di Bob e lo aiutò ad alzarsi. Gerard nemmeno sarebbe mai riuscito a ingelosirsi delle tenerezze che Frank riservava a Bob.

- Davvero, che ti ha chiesto l'intervistatore? - domandò Ray.

- L'intervistatrice. - puntualizzò, - Comunque domande che puntano a mh... fare gossip. -

- Miseriaccia. - mormorò Ray.

Gerard lo guardò storto. Non era da lui dire “miseriaccia”. Che cazzo-?

Sentì Frank prendergli la mano. Sapeva con certezza che era lui senza il bisogno di voltarsi a guardarlo.

- Comunque non avete intenzione di spiegarci gli occhi arrossati di Frank? - domandò giovialmente Mikey, deciso a chiudere il discorso che tanto turbava il fratello.

- Vi ho detto, è solo shampoo. - spiegò Frank, molto poco bravo a mentire.

Gerard sorrise. In fondo era bello il fatto che gli venisse così difficile essere bugiardo.

- Non credo! -

- E' così. -

Ray spalancò la bocca estasiato: - Ohmiodiounalibreria! -

- Drogato. - commentò subito Gerard.

Ray corse semplicemente in direzione della libreria schivando i passanti. Ray si drogava davvero.

- Che gli è successo? - chiese intimorito a Bob.

- Ha trovato un libro di Harry Potter di Frank e ci è andato totalmente in fissa dalle dieci di questa mattina. - spiegò pacato, - Si è letto la Pietra Filosofale in tre ore e mezza. -

Gerard si batté la mano libera sulla fronte. Ecco cosa gli ricordava “miseriaccia”. Ron Weasley. Ray stava fottutamente diventando un Weasley. Si sarebbe dipinto i capelli di rosso e avrebbe cominciato a chiamarli Babbani. Guardò Ray spalancare brutalmente la porta della libreria e capì che avevano perso un'altra parte di lui, per sempre. Si voltò a guardare Frank per vedere la sua reazione.

Il cielo grigio gli illuminava in maniera strana il viso, rendendolo ancora più perfetto.

- E' colpa tua, eh? - gli mormorò.

Frank spalancò gli occhi: - Non credevo sapesse leggere! Pensavo sapesse leggere sono gli spartiti... -

- Vado in libreria da Ray. - decise Bob.

- Veniamo anche noi. - confermò Mikey.

Seguirono le tracce di Ray, e Frank fece lo stesso portandosi dietro Gerard.

Gerard valutò di strattonarlo indietro all'ultimo e spingerlo sulla panchina a due metri da lì per passare una ventina di minuti a baciarlo mentre Ray scopriva i vari libri che componevano la saga di Harry Potter, ma infine si arrese di malavoglia al stupido volere di Frank. Entrarono nella libreria e salutarono brevemente la commessa e il commesso dietro la cassa che stavano guardando insieme un block notes contenente chissà quali stronzate.

Frank continuò a tenere per mano Gerard e lo guidò fra gli scaffali di libri. Da dietro, così piccolo e circondato da tutti quei libri, era ancora più carino. Senza alcuna vera ragione.

Gerard già sentiva il sommesso bofonchiare di Ray dalla fila di scaffali parallela alla loro.

Frank si fermò nella fila deserta che stavano percorrendo e mollò la mano di Gerard per guardare incuriosito un libro che aveva attirato la sua attenzione. Forse si era anche appena dimenticato che Gerard fosse lì.

Gerard non si interessò nemmeno per un minimo istante all'argomento del libro, il che era sempre sbagliato perchè sarebbe potuto tornargli utile per il prossimo Natale o compleanno.

Gli baciò la nuca scoperta e Frank indietreggiò involontariamente per lo spavento scontrandosi con il sedere contro il bacino di Gerard. Fu la mossa più giusta del mondo. Soffiò per un attimo fuori una risata che davvero non sarebbe mai e poi mai riuscito a trattenere e poi portò le mani ai fianchi di Frank facendolo di nuovo avvicinare continuando a baciarli la nuca e la mandibola fino a dove arrivava con le labbra.

Frank appoggiò il libro alla mensola, senza preoccuparsi di rimetterlo in piedi come gli altri.

Gerard si accorse che le sue mani tremavano. Non capiva come riuscisse a metterlo così in difficoltà.

Frank inalò aria dal naso stranamente libero (era un periodo in cui tutti nel gruppo erano raffreddati) e poi socchiuse le labbra arrossendo. Per un attimo si appoggiò con la schiena al petto di Gerard, poi Gerard lo fece voltare e lo afferrò per i lembi della felpa sui suoi fianchi e lo baciò.

Socchiuse le labbra sfiorandogli dispettosamente la lingua con la sua, continuando a tenerlo per la felpa calda per riscaldarsi le dita gelide.

Frank cominciò ad accarezzargli il collo con le dita calde, nemmeno lontanamente consapevole di quanto piacevole fosse per Gerard.

Si appoggiarono distrattamente alla libreria dietro a Frank e improvvisamente sentirono qualcosa vibrare.

Il cellulare di Frank vibrò decisamente contro il inguine di Gerard, che dovette trattenere il respiro per non commentare con strani gemiti imbarazzanti. Si allontanò segretamente incazzato mentre Frank tirava fuori imbarazzato il cellulare dalla tasca della felpa. Doveva aver avuto effetti maliziosi anche su di lui.

Gerard fissò semplicemente il cellulare birichino che con un solo messaggio aveva messo a dura prova i pacchi di ben due persone, chiedendosi sempre più furioso se fosse addirittura un messaggio di Jamia. In quel caso, l'avrebbe davvero ammazzata. Non sapeva ancora come, ma l'avrebbe fatto.

Frank guardava in silenzio lo schermo del cellulare, mangiandosi le unghie della mano libera. Sorrise: - Non ci credo. - . Sollevò gli occhi ancora un po' arrossati e mostrò a Gerard lo schermo del cellulare sollevandolo. Ah, era solo un messaggio di Ray. Che preferiva comunicare col cellulare piuttosto di fare due passi e andare effettivamente da loro. Va bene.

"Come si chiama il libro di Harry Potter che ho letto? (Frank in libreria non si può fare sesso, datevi una calmata)".

- Che stronzo. - commentò contrariato Gerard.

Frank si strinse nelle spalle e andarono mano nella mano nella corsia di Ray a spiegargli cosa fosse esattamente una saga e più in specifico quali libri componessero quella di Harry Potter. Ray non ne capì molto. Era di una stupidità incredibile a volte, detto molto onestamente. Cercarono molto intensamente e con molto sentimento il secondo della saga di Harry Potter ma non lo trovarono, quindi A malincuore Gerard si prese il compito di spedire Ray dai due commessi a chiedere loro se ce l'avevano in magazzino o qualcosa del genere. Non fece nemmeno in tempo a tornare a dedicarsi con ogni singola parte di lui a Frank che già lo trovò che sfogliava un altro libro.

Tirò un sospiro: - Cos'hanno i libri che io non ho? -

- Sono interessanti e non parlano. - rispose subito Frank, con anche troppa naturalezza. Figlio di puttana.

Gerard si preparò l'espressione offesa per quando avrebbe sollevato lo sguardo e quando Frank lo fece ottenne da lui l'espressione dispiaciuta che desiderava.

- Stavo scherzando. -

- Questo è palese, non ho mai visto nessuno fare sesso con un libro. -

Fecero una pausa entrambi nel pensare a quanti video perversi e assurdi girassero nei siti porno. Un giorno ne avevano trovato uno di due lesbiche che dopo aver fatto le loro cosette molto interessanti da guardare si erano messe a mangiare merda. Davvero. Avevano defecato e poi si erano messe a mangiarla come se fosse cioccolata. Da lì l'idea di guardare il video mangiando mousse di cioccolato. Lo fecero davvero. Si misero in cinque davanti al computer a guardare quel fottuto video mangiando mousse di cioccolato. Erano ubriachi, comunque. E forse era Capodanno. Forse si erano davvero rovinati un Capodanno per questo, non ricordava.

Incrociò gli occhi fuggitivi di Frank.

- Stai pensando anche tu alle due lesbiche mangia-merda? -

- Sì. - ammise con una smorfia.

- Era davvero Capodanno quella sera? -

- Purtroppo sì. -

- Facciamo schifo. -

- Facciamo schifo. - confermò a disagio.

- La sputavano e la rimangiavano. La sputavano. E la rimangiavano. - rimembrò cupamente Gerard.

- Ti prego, smettila, è agghiacciante. -

- Scusa. Posalo. - ordinò riferendosi al libro.

- Perchè? - domandò Frank.

- Perchè andiamo fuori. -

- Perchè? - chiese un'altra volta,- Sigaretta? -

- No, noi due. -

Frank non chiese altro e rimise il libro al suo posto.

Gerard sospirò sollevato. Lo superò prendendolo al volo per mano e lo trascinò velocemente verso l'uscita. Salutò oltre la propria spalla la commessa che li stava osservando forse perchè li aveva riconosciuti o forse più semplicemente perchè era omofoba (aveva paura che i gay un giorno avrebbero conquistato il mondo) e finalmente uscirono di lì e tornarono fuori nell'aria fredda, sotto il cielo grigio.

Portò Frank sulla panchina lì vicino che aveva già localizzato prima e lo fece sedere.

Frank incrociò le braccia al petto stringendosi tremando nella felpa: - Vinci sempre. -

- Anche contro la cultura. - annuì Gerard, sedendosi al suo fianco.

Frank prese a osservare intensamente il marciapiede, poi strabuzzò appena gli occhi: - Ho ancora gli occhi rossi? - domandò nervosamente, voltandosi a guardare Gerard per mostrarglieli.

- Un po'. -

- Cazzo, non pensavo durasse così tanto. Prima mi stavano tartassando di domande, e tu non eri nemmeno lì a farmi compagnia. Per fortuna avevo i biscotti. -

Gerard gli sorrise: - Mi spiace. -

- Ma sono così evidenti? - insistette Frank, spalancando gli occhi e avvicinandosi ancora di un po' sotto lo sguardo di Gerard.

- Non molto. -

- E come hanno fatto a notarlo? Di solito non mi cagano mai. -

- Forse è perchè sai di pollo. -

Frank lo guardò terrorizzato: - Io-cosa?! - . Ah, giusto, era vegetariano.

- Il fumo dell'erba... ha un odore simile al pollo. - si strinse nelle spalle Gerard, mortificato.

- Oh... - si prese il colletto fra le mani e lo avvicinò teneramente al suo naso per annusarlo, - Beh, io non sento più un cazzo, ho le narici piene di... - si mise a gesticolare per indicare qualcosa di appiccicoso.

- Lo so, è normale. -

Frank smise di gesticolare con un sospiro liberatorio per chissà cosa e lasciò ricadere le mani. Dopo un istante si strinse di nuovo le braccia al petto per tenersi al caldo.

A Gerard dispiaceva che non si fosse avvicinato per farsi riscaldare da lui.

Frank rivolse di nuovo il viso dalla sua parte: - Tu... -, arrossì a tornò a fissarsi le scarpe. Davvero, Gerard non faceva apposta a intimidirlo, o qualsiasi cosa stesse facendo a Frank, - Mh, fumi spesso? - . Ovviamente non intendeva il tabacco.

- No. - rispose sinceramente. Davvero.

- E perchè l'hai presa? -

Gerard tirò fuori le mani dalle tasche e le infilò fra le cosce di Frank per tenersele al caldo.

Frank incontrò i suoi occhi e arrossì. Decise di fissare di nuovo il marciapiede. Per un attimo Gerard si chiese se si stesse eccitando o cosa.

Rifletté sulla risposta da dargli, e si accorse che come argomento era piuttosto complesso dato che lui per primo non se lo sapeva spiegare il vero motivo. Perchè era stressato, sicuramente. E nonostante in un primo momento scartò l'ipotesi che fosse a causa di Frank, analizzando le altre opzioni si accorse che era proprio lui il suo problema: Frank. Era ossessionato da lui, e ossessivamente preoccupato per lui.

Le camere di nuovo separate per permettere a Lindsey di entrare nella vita di Gerard, tutte le notti che lasciava Frank solo nella sua stanza per chiudersi nella propria con Lindsey, tutte le volte che Frank lasciava la stanza quando Gerard stava al telefono con Lindsey, tutte le volte che lo aveva visto con gli occhi arrossati e Frank aveva inventato scuse che spaziavano dalle allergie al vento freddo invece di ammettere che aveva pianto. Tutte queste cose ossessionavano Gerard perchè sapeva che in tutto questo Frank stava soffrendo di nuovo così tanto ma non riusciva a rinunciare a niente. Perchè avrebbe dovuto lasciar perdere la ragazza alla quale aveva cominciato a volere un'infinità di bene? Non aveva senso farlo. E comunque non avrebbe mai messo un punto conclusivo alla sua relazione con Frank. Mai e poi mai. Era in una situazione così di merda, e razionalmente sarebbe stato così semplice risolverla ma era un essere umano, nonostante tutto. Era gay e strano, ma era pur sempre un essere umano inevitabilmente schiavo dei propri sentimenti e istinti. Chi non lo era?: - Stress. - riassunse il tutto.

- Apri le gambe. -

Gerard obbedì istintivamente e Frank infilò a sua volta le mani fra le sue cosce. Gerard richiuse le gambe e guardò la vetrina della libreria ancora perso nei suoi pensieri da persona ordinaria. Avrebbe voluto essere un eroe, avere una risposta a tutto, essere in grado di salvare chiunque compreso sé stesso. Ma non era un eroe.

- E' tutto okay? Davvero, che ti ha chiesto l'intervistatrice? - domandò a bassa voce Frank.

- Mi ha chiesto di The World Is Ugly. - rispose subito Gerard. Si sentiva così bene con Frank, in quell'istante gli avrebbe detto di tutto. Forse, gli avrebbe anche detto “ti amo” e “grazie”, per essere sempre presente, per essere sempre incredibile.

- Non importa. Nessuno ti obbliga a rispondere a nessuno, no? -

Gerard annuì: - Ma mi ha fatto venire in mente così tante cose che non avevo dimenticato, no, ovvio ma era una bella giornata e adesso sto di nuovo come... quattro anni fa. Mi sento così... drogato. -

- Tu sei drogato. - replicò con un sorriso divertito Frank.

Anche Gerard sorrise, perchè in effetti era buffo: - Intendo drogato-devastato-ubriaco, non roba da cannetta. Sai? La peggior droga è... la depressione. -

- Sei depresso? -

- No, ma sulla lista di sintomi di depressione barrerei alcune opzioni. Ti è mai successo? Che una piccola cosa... ti faccia sentire da subito così male. -

- Sì. -

Si voltò a guardarlo e si accorse che stavano parlando di lui. Sicuramente era colpa di Gerard. Gerard era come un'intervistatrice Troia. Vaffanculo, si sentiva ancora peggio ora. Si sentiva così male per Frank, ora si sentiva la sofferenza di due persone dentro e forse gli sarebbe esplosa la testa. Non sapeva che fare per rimettere in sesto Frank, per ricomporre i suoi pezzi in qualche modo; e non sapeva nemmeno che fare per rimettersi in sesto lui stesso, poi capì che in fondo quando si baciavano andava tutto meglio.

Si avvicinò, e Frank fece lo stesso. E si baciarono. Non fu una scena da film, no, ma fu un momento loro. A dirla tutta, fu un momento bellissimo.

Si spostò con le labbra sul profilo della sua mandibola e poi risalì fino al suo orecchio: - Non hai mai, mai meritato nulla di simile. -

- Oh, andiamo, nemmeno tu. - mormorò lui, affondando il viso sull'incavo del collo di Gerard.

Adorava sentire le sue guance calde contro la sua pelle fredda. Gerard si appoggiò contro i suoi capelli e scorse distrattamente la chioma color nocciola di Ray sbucare da dietro la vetrina.

Si schiacciò contro il vetro formando un cerchio attorno ai suoi occhi come per ripararli e li osservò come un maniaco osserverebbe le tette di una sedicenne. Si allontanò appena dalla vetrina e mostrò a Gerard un cuore con le mani, sbellicandosi per chissà quale fottuta ragione.

Gerard avrebbe sfilato le mani dalle cosce di Frank per fargli il dito medio, ma a quanto pare una sua occhiataccia bastò. Ci sapeva fare con gli occhi.

A proposito, il calore delle cosce di Frank lo stava davvero riscaldando. Era una sensazione intensa, e gli faceva venir voglia di fare sesso con Frank. Per un attimo gli si incespicò il respiro all'idea di risentirsi stretto dentro di lui.

Frank distese meglio il palmo stretto fra le cosce di Gerard e con il pollice lo accarezzò appena.

Lo ascoltò respirare.

- Per favore, non lasciarti buttare giù da nulla. Sei meraviglioso. Non so come tu riesca ad esserlo, ma lo sei davvero. E questo ti rende un incredibile figlio di puttana, immagino. -

Gerard sorrise contro la sua pelle. Esitò lì dov'era perchè non aveva intenzione di mostrargli i suoi occhi. Preferiva proteggerlo dai suoi occhi, perchè tramite essi avrebbe potuto capire tutto e sarebbe stato solo un disastro.

Ora come ora, Gerard davvero non poteva lasciargli capire che lo stava amando.

 

Era incredibile la vasta gamma di preoccupazioni a cui Gerard poteva decidere o meno di dedicarsi. In quel momento, non del tutto volontariamente, aveva deciso di dedicarsi ad ognuna di esse, tutte insieme nello stesso istante. Avete presente la sensazione di quando quello stronzetto del liceo vi ha sbattuto la testa contro l'asfalto? Gerard stava immerso in quella precisa dose di dolore da quasi venti secondi. Non si stava tagliando le vene, non si stava facendo in vena di qualcosa, stava solo pensando.

Dai brutti pensieri riguardo Eliza (non brutti per le cose che pensava su di lei ma per le cose che pensava su  stesso) era arrivato ai soffocanti pensieri su Lindsey, alla relazione da convulsioni multiple con Frank fino alla più semplice ed evidente spiegazione di tutto: i suoi chili di troppo. A Frank piacevano i grassoni, Eliza aveva lasciato Gerard perchè era un grassone (e perchè gli piacevano alcune serie tv della Disney palesemente ideate per essere viste da grassoni), Lindsey l'ultima volta che avevano fatto sesso si era accorta della sua pancetta e ora Gerard sarebbe morto solo, perchè in ogni caso la morale di tutto sarebbe stata che il karma fotte, e il karma sarebbe stato l'ultimo ad avere abbastanza fegato da fottere quel grassone di Gerard Way, perchè Frank Iero si sarebbe messo insieme a Jamia Nonricordoilcognome e avrebbero avuto tanti figli e tanti cani da condividere e qualche nomignolo divertente che avrebbero conosciuto solo loro due. E magari Lindsey sarebbe diventata lesbica e si sarebbe tuffata nelle mutandine nere col pizzo di Eliza.

Il cuore gli pulsava nei polsi così forte da spostare millimetricamente il tessuto della maglia lunga che gli arrivava a metà coscia sui jeans. Quella maglia lo faceva sentire anche come una puttana ma non aveva ancora avuto tempo per capire il perchè.

Ora erano sette secondi che non respirava. Morire di apnea con come ultimo pensiero una scena porno-lesbo in testa sarebbe stato di quella giusta dose di squallore che Gerard di per sé costituiva. Nonostante ritenesse che non sarebbe morto su quel divano, era comunque piuttosto sicuro del fatto che avrebbe avuto in ogni caso una morte se possibile ancora più squallida anche solo per aver rotto il castello di sabbia a quel bambino quella volta che era andato in vacanza coi suoi e Mikey sull'Eastcoast del Jersey. Già da allora aveva capito che sarebbe finito all'Inferno, da lì in poi era stato solo un accumulare di punti bonus nel caso Satana si facesse strane idee riguardo al fatto che forse Gerard non era poi così stronzo.

Un paio di ragazzi di cui non ricordava il nome entrarono nell'ampia stanza parlando fra di loro. Andarono al distributore automatico e lo picchiarono finché il tramezzino ai gamberetti che avevano ordinato non atterrò nel contenitore dal quale avrebbero potuto effettivamente prenderlo. Probabilmente facevano parte di una delle band che aprivano i loro concerti. Gerard aveva cominciato a confondere tutti quei ragazzi coi capelli neri. Si somigliavano tutti. Lui per primo, probabilmente, somigliava a loro.

Entrarono un altro paio di ragazzi e qualche ragazza. Di nuovo, Gerard non trovò alcuna differenza fra di loro. Perfino le ragazze fra di loro erano uguali. Erano scheletriche allo stesso modo e avevano le stesse tette piccole. Gerard era molto dispiaciuto per loro perchè sapeva che per essere così scheletriche avevano dovuto rinunciare a tanto. Era evidente da come sorridevano, da come si vestivano, da come ridevano, da come camminavano. Erano senza forze ma ciecamente felici per aver raggiunto quello che volevano. E si erano ridotte così per quelle teste di cazzo di ragazzi, che le avrebbero lasciate fra qualche mese in ogni caso. Era tutto così evidente.

Il gruppo di ragazzi cominciò a creare un po' di casino parlando e ridendo, senza infastidire nemmeno lontanamente Gerard.

Mikey lo colpì al ginocchio: - Hai preso le pillole gialle? - si assicurò.

La calma temporanea di Gerard svanì di colpo e una gelida sensazione di non controllo gli sbriciolò completamente le ossa: - Quali pillole? - chiese in un bisbiglio.

Mikey sorrise.

Gerard capì più o meno lì che era un grandissimo bastardo.

- Era una battuta. - si strinse nelle spalle Mikey.

- Non è carino fare leva sui miei attacchi di panico. -

- Stavi avendo un attacco di panico? -

- Credo di sì. -

Mikey si appoggiò con la testa al divano e guardò il fratello con vero interesse: - Che ti preoccupa? -

- Lindsey. Non risponde alle mie chiamate. Non capisco perchè mi stia evitando. Credo si sia stancata di me all'improvviso. Perchè davvero, l'ultima volta che ci siamo visti era andato tutto bene, come sempre. Credo davvero che si sia accorta che sono molto grass- -

- Gerard, ma sei coglione? - lo bloccò Mikey, corrugando la fronte.

Si chiese ossessivamente cosa avesse sbagliato di fondamentale per farsi dare da un'idiota come Mikey del coglione. Doveva aver detto davvero, davvero una grossa stronzata. Di solito Mikey non gli dava mai del coglione così seriamente. Di solito gli dava del coglione quando andava in giro con i boxer rosa in camera sua, non quando gli confidava uno dei suoi 101 motivi per mangiarsi le palle. Non capiva che aveva detto di particolarmente stupido. Davvero non ci arrivava: - Perchè? - mormorò quindi.

Mikey rise: - Stai scherzando? Me l'avevi detto te la settimana scorsa che hanno iniziato a registrare il nuovo album. E' ovvio che non abbia il tempo di stare attaccata tutto il giorno al cellulare. Appena ne avrà il tempo ti richiamerà lei. Davvero, non ossessionarla. Sei un fottuto stalker, Gerard. -

Gerard venne totalmente soffocato dal sollievo. Si sentiva come dopo un orgasmo. E non lo preoccupava troppo il fatto che glielo avesse provocato il fratello. Mikey era un tipo molto strano, comunque, per riuscire a provocare orgasmi con un paio di parole. Grazie a Dio esisteva e grazie a Dio sapeva ascoltare e parlare.

Preso com'era ad analizzare quale centimetro del suo corpo potesse non piacere a Lindsey, Gerard se l'era totalmente dimenticato. Che i Mindless Self Indulgence stessero registrando un nuovo album, si intende.

- Porca troia, Mikey. - sussurrò portandosi una mano ai capelli. Li strinse per un attimo fra le dita. Come cazzo aveva fatto a dimenticarlo?, - Mikey, ti amo così tanto. - disse scuotendo incredulo la testa, sentendosi gli occhi così spalancati che forse i bulbi oculari sarebbero rotolati fuori dalle orbite lasciando le palpebre pendere come due tendine sulle due cavità vuote.

- Sei davvero un idiota. - disse Mikey, stringendogli le guance con una mano. Gli scosse un pochino la testa, poi lo mollò ridacchiando.

- Sono molto rincoglionito. -

- Un giorno ti suiciderai perchè dimenticherai qualcos'altro di fondamentale. -

- Lo credo anch'io. -

- Ragazzi?- li chiamò uno dei tizi coi capelli neri.

- Sì? - risposero loro.

- Le ragazze vorrebbero un vostro autografo. -

- Ah. -.

Il ragazzo circondò i fianchi sottili delle due ragazze con le braccia e le accompagnò da loro.

Si alzarono in piedi.

Gerard prese la penna che una delle due ragazze gli stava porgendo e subito dopo il blocknotes. Non capiva molto bene cosa ci fosse di emozionante in un autografo, ma lui per primo avrebbe chiesto un autografo a Freddie Mercury se in via eccezionale fosse tornato dall'aldilà anche solo per bersi un caffè dallo Starbucks. Quindi non avrebbe mai chiesto nulla al riguardo ai fans.

- Facciamo tipo dedica, o vuoi solo il mio nome? - domandò Gerard, sentendosi subito a disagio per aver usato la parola "tipo". Odiava sentirla dire continuamente dagli altri, eppure lui faceva lo stesso. Odiava trovare difetti in comune con gli altri, odiava gli "altri" per avere i suoi stessi difetti nonostante sapesse come fosse difficile abbandonarli. Era snervante, essenzialmente.

Sollevò gli occhi dal blocknotes e li posò sulla ragazza facendola arrossire. Gli ricordò Frank. Frank era una specie di piccola fangirl alla quale era concesso molto.

- Non so. - disse la ragazza con una risata nervosa.

Il ragazzo intanto stava parlando con Mikey, il quale si stava facendo una foto con l'altra ragazza.

- Okay, come ti chiami? -

- Violet. -

- Okay, allora... scrivo che ti voglio bene, okay? - chiese con una risata veloce.

- Sì! - esclamò anche un po' troppo felice.

Gerard non alzò lo sguardo perchè non voleva rimetterla a disagio.

- Okay, a Violet... perchè ti voglio bene... l'ho scritto abbreviato come una tredicenne qualunque, okay? -

- Fichissimo. -

Gerard lasciò il suo autografo resistendo all'ultimo alla tentazione di mettere la sua firma che usava per i documenti, il che sarebbe stato molto rischioso. Dovette resistere anche alla tentazione di scriverle "Mangia! Non puoi sopravvivere di sborra", con qualche faccina triste accanto, magari; poi realizzò che avrebbe solo peggiorato le cose e lasciò perdere. E poi ci sarebbero dovuti essere i genitori per certe cose, no? O anche solo le amiche. A meno che non fossero tutte come l'altra che stava parlando con troppa eccitazione a Mikey.

- In realtà si è messa insieme a me solo per arrivare a voi. - stava spiegando ridendo l'anonimo ragazzo coi capelli neri, riferendosi alla ragazza che stava parlando a Mikey.

Violet rimase ferma col suo blocknotes stretto fra le dita sottili. Era davvero troppo magra.

- Ti spiace? - si rivolse improvvisamente a Gerard la tipa finora impegnata col fratellino. Stava sventolando il suo blocknotes.

- No, figurati. - . Rispondeva automaticamente, non ci faceva più caso.

- Mi chiamo Sarah. - si presentò a voce alta, - Con l'acca. -

Gerard la guardò per un po'. Sembrava una modella stupida, solo questo. Le prese il blocknotes di mano e lo turbò profondamente il fatto che in qualche modo fosse riuscita a sfiorargli le dita. Stupida puttana, lui stava pensando ad andare nel camerino a violentare Frank e lei cercava di strappargli un po' di simpatia nei suoi confronti? Sti cazzi. Che schifo la vagina. Tranne una. No, okay, c'erano parecchie tipe fighe in giro per il mondo. Ma al momento Gerard non riusciva a fare a meno di pensare al cazzo di Frank. Detto molto schiettamente, eh.

Scrisse le due stronzate che la tipa stupida desiderava sul foglio e glielo restituì.

- Grazie mille! Vi seguo dal primo album. - . Preferiva non indagare su tale informazione. Era abbastanza sicuro, ad ogni modo, che il primo album non l'avesse nemmeno ascoltato.

- Fantastico, grazie. - si limitò a dire.

Arrivarono dalla porta anche Ray e Bob. Gerard si chiese dove cazzo si fosse cacciato Frank.

Li seguì con lo sguardo. Tutto era più interessante di quella modella stupida e anoressica.

Sarah dovette accorgersi che Gerard non le stava fissando le tette, perchè seguì subito il suo sguardo e scoprì che erano arrivati Ray e Bob.

- Ray! Posso un tuo autografo? -

Gerard prese Bob per il polso e lo fece avvicinare: - Dov'è Frank? - gli sussurrò all'orecchio.

- Nel suo camerino. Sta parlando al telefono con qualcuno. - scrollò le spalle con noncuranza.

- Chiarisci il concetto di qualcuno. -

- Non lo so, Gee. - si strinse nelle spalle dispiaciuto.

- Vabbè, vado a cercarlo. - . Si accese una sigaretta e porse il pacchetto a Bob per offrirgliene una. Lui declinò e Gerard se ne andò.

Prima di uscire dalla porta salutò Violet. La chiamò pure per nome, tanto per rendere chiaro a Sarah che era solo una troietta e che non meritava il suo saluto. Okay, non la conosceva, ma adorava dare peso alle prime impressioni. Perchè aveva capito che se qualcuno ti sembra una merda di persona, molto probabilmente lo è.

Cercò il nome di Frank fra i fogli appesi alle porte, fumando e lasciando la cenere sul pavimento. Lo trovò. Percorse con gli occhi la porta in questione. La aprì ed entrò nel camerino. Bussare non serviva.

Frank era in piedi appoggiato al bancone di fronte allo specchio e stava effettivamente parlando al cellulare con un braccio piegato sulla pancia e il gomito del braccio che reggeva il cellulare appoggiato su esso. Sollevò gli occhi dal pavimento a Gerard, leggermente spaventato dalla sua entrata improvvisa.

Gerard prese il filtro fra le labbra, si tolse la giacca e la lasciò cadere su una sedia a caso.

Frank socchiuse le labbra impressionato, capendo a cosa voleva arrivare Gerard.

- Sì, sì, sì. No. - ridacchiò nervoso al cellulare, - Ci stavo pensando anch'io, infatti. -

Lasciò la cenere sul contenitore di vetro dove Frank aveva lasciato il mozzicone di una sigaretta. Prese una boccata, aspirò un po' il fumo e poi lo soffiò dalle labbra sulla mascella e sul collo di Frank.

- Oh, uhm. - balbettò Frank, cercando di indietreggiare ma ritrovandosi già premuto contro il bancone, - Sì. Credo sia un'ottima idea. Davvero, non vedo l'ora. -

Gerard si morse il labbro inferiore e si avvicinò a Frank facendo sfiorare i loro corpi. Spense opportunamente la sigaretta sul posacenere e la lasciò lì.

Il petto di Frank si sollevava veloce contro quello di Gerard.

- Perfetto. Sì. Ehi, Jam. Mi stanno chiamando, devo salire sul palco. - . Jam? La Puttana?

Lo accarezzò con la punta delle dita fra le gambe e avvicinò le labbra al suo orecchio per costringerlo ad ascoltare il suo respiro accelerato.

Frank si coprì la bocca con una mano spalancando gli occhi terrorizzato. La tolse bruscamente: - Già. Certo. Non preoccuparti, è okay. Allora ci sentiamo. - ridacchiò di nuovo, - Anche tu. Ci tengo. Okay, ciao. Ciao, Jam. - . Spense la chiamata e colpì Gerard al petto con una mossetta tipicamente femminile.

Gerard allentò lentamente la morsa dei denti sul suo collo, capendo che forse Frank aveva prima bisogno di sfogarsi un po'.

- Sei uno stronzo. - . Per l'appunto.

Gerard gli rivolse un piccolo sorriso: - Jam. - gli fece il verso.

- E' il suo nome. - confermò, spostandosi bruscamente di lato per allontanare Gerard. Scivolò via e rimase semplicemente in piedi in mezzo alla stanza, col fiatone e le guance arrossate, - Sei cattivo. Io non vado a ticchignarti il cazzo mentre stai al telefono con Lindsey. - . Già, preferiva piangere. Davvero costruttivo. Stupido ragazzino.

- Perchè non hai il coraggio. - . Non era così cattivo da incolparlo per rinchiudersi in stanzini a piangere. In fondo, non era colpa di nessuno se Frank si era innamorato di lui.

- No, perchè ti rispetto. E rispetto Lindsey. -

- Non dire stronzate, non hai semplicemente il coraggio, e le palle, per farlo. - scosse la testa Gerard, - Quindi non vuoi fare sesso? - tornò agli argomenti più importanti.

- Fottiti, pensi solo a quello. -

- Curioso mandarmi a fottermi se poi tu non vuoi fottere me. - commentò Gerard con un sorrisetto.

Frank si lasciò scappare un sorriso: - Coglione. -

- No, ehi, sei il secondo che mi da del coglione in cinque minuti. E' una cospirazione contro di me, vi siete coalizzati o cosa? -

- No, solo... tutto il mondo è d'accordo sul fatto che sei un coglione. - si strinse nelle spalle Frank, proprio come se non fosse colpa sua, e intanto prese a risistemare dei fogli di spartiti di chitarra. Tirò un sospiro profondo e relativamente breve, e Gerard capì che aveva appena scaricato lo stress al quale i suoi ormoni erano stati sottoposti poco prima. Estrasse la divisa da parata nera da sotto un telo nero di protezione e Gerard si sentì per un attimo opprimersi alla vista di quel costume.

- Frank. - lo chiamò istintivamente.

Frank si voltò a guardarlo. Aveva ancora le guance arrossate, era bellissimo: - Dimmi. -

- Hai anche tu l'impressione che sia sfiancante fare quello che facciamo? -

Frank ci rifletté su un attimo posando la giacca sulla sedia con cura: - Beh, è pur sempre un lavoro, il nostro. Nessuno ha mai detto che sia rilassante essere in un gruppo. Soprattutto se siamo odiati da metà mondo. - si strinse nelle spalle, totalmente a suo agio con quello che aveva appena detto.

- Intendo dire... cioè, lo scorso tour era più divertente. Ed eravamo comunque presi di merda con metà mondo, non credo che il nostro personale benessere dipenda da quello che dicono gli altri su di noi. Ce ne freghiamo altamente, alla fine. E' che ora... ho l'impressione- - tirò un sospiro, - che qualcosa non vada in noi. -

Frank corrugò appena le sopracciglia perfette: - Cosa? -

- Non preoccuparti, volevo solo chiederti se hai la stessa sensazione al riguardo. Forse sono solo io. -

Frank continuò a guardarlo, aspettandosi che dicesse qualcos'altro. Gerard non capiva perchè la gente non lo capisse.

- Voglio dire, andiamo, Frank, come stai? -

Il ragazzo sorrise. Il sorriso più meraviglioso del mondo. Incrociò le braccia e se le strinse al petto appoggiandosi al tavolo col sedere: - Sto bene in questo gruppo. Mi piace quello che facciamo. Mi piace suonare la chitarra, stare con voi, incontrare puntualmente le tue mani sul palco. -, questo fece sorridere entrambi, - Sì, sai, credo di star bene. -

- Ne sei sicuro? -

- Beh, sì. D'altra parte, sarebbe ingrato sostenere il contrario, no? Siamo ragazzi fortunati. -

- Da quel punto di vista sì. - ammise Gerard.

- Già, per il resto siamo sfigatissimi. - ridacchiò Frank, - Almeno stiamo insieme. Voglio dire a livello spaziale, non altro... - aggiunse a disagio.

- So cosa intendi. E comunque credevo che fosse quella la parte sfigata. -

Sorrise sorpreso: - Beh, uau, grazie, Gerard. -

- No, okay, abbiamo avuto un tremendo culo a incontrarci. - . Gli rivolse un enorme sorriso, non gli servì nemmeno fingere.

- Non troverai al mondo un altro chitarrista bello, bravo e gentile come me. Da nessuna parte. -

- Lo so. - confermò, - Frank Iero, sei favoloso. -

- Ti ringrazio. - gli sorrise.

Esitarono un pochino, osservandosi.

- Sai cosa sarebbe bello fare ora? - chiese Gerard.

- Gara di rutti? -

- No. -

- Sesso? -

- Sì. -

Frank sorrise. Sollevò l'orlo della sua maglietta per scoprire la vita bassa dei suoi jeans: - Li vedi questi bottoncini? - chiese indicandosi i pantaloni. Gerard vedeva solo il suo pacco, nient'altro, ma annuì comunque, - Ecco, non li sbottonerai. -

- Perchè no? E' inutile che fai il difficile ora, me l'hai dato una volta, me lo darai per il resto dei tuoi giorni. -

- Gerard, non ne hai proprio idea? - . Era diventato così brutalmente serio da far accelerare il battito cardiaco a Gerard. Gli succedeva molto spesso, a dire il vero, ma sapeva di non darlo a vedere perchè sentiva il suo aspetto esteriore immobile. Riusciva a percepirlo.

- Cosa? - domandò.

- Ho appena parlato al telefono con Jamia e tu hai intenzione di fare sesso? Con me? -

Gerard rimase fermo a guardarlo. Frank stava seguendo dei ragionamenti davvero del cazzo, ma avrebbe fatto meglio a non azzardare frasi che avrebbero potuto ritorcersi contro sé stesso. Perchè anche lui aveva una ragazza.

- Voglio dire, ti rendi conto dell'assurdità della nostra situazione? -

- Certo che me ne rendo conto. -

- E non sto dando importanza alla distanza temporale fra le nostre scopate e le chiamate con Jamia o Lindsey, è che in momenti come questi realizzo quanto esattamente siamo fuori di testa. Cioè, smettere di parlare al telefono con la mia ragazza e cominciare subito a fare sesso con te. E'... estremamente sleale. -

- Jamia. E' la tua. Ragazza? -

- Non... - si grattò nervosamente la testa, - Non nel senso che ci sposeremo, solo nel senso che ci esco insieme. Quello. E' che non c'è un termine specifico per quello, qualcosa di veloce e immediato da usare per riferirsi a lei... quindi. - . "Potresti chiamarla Puttana come faccio io. Veloce, immediato e corretto.", pensò Gerard. Ma non glielo disse. Se Jamia era davvero una piccola parte di lui, insultarla l'avrebbe ferito. Non voleva ferirlo.

- Capito. - annuì Gerard. Lo baciò. Frank lo allontanò prendendolo per i polsi, Gerard se l'aspettava.

- Gerard... - lo rimproverò.

- No, non mi interessa. - . Molto schiettamente.

Anche a Frank doveva non interessare più di tanto, perchè si sfilò la maglietta.

Il resto fu perfezione.

 

Si chiuse ossessivamente dentro il suo camerino. Si guardò il disastro di capelli allo specchio. Quasi pianse nel sistemarli febbrilmente. Si passò le dita sul ciuffo e poi sul resto della capigliatura nera. Se la cosparse di lacca nonostante trovasse schifosa la sensazione appiccicosa che lasciava. Doveva sempre ricorrere alla lacca quando si prendeva così tardi. Aveva cominciato a ricollegarla ai momenti poco etero pre-concerto, il che voleva dire che quando si sarebbero presi la pausa dal tour e Gerard se ne sarebbe andato in California e Frank dall'altra parte dell'America e Gerard avrebbe voluto adoperare della lacca per perfezionarsi la capigliatura, sarebbe finito per piangere a dirotto all'idea che Frank era così lontano da lui. Già se lo immaginava.

Per fortuna indossava già dei jeans neri e una t-shirt nera sotto la canotta lunga, quindi da lì in poi ci mise poco tempo a finire di prepararsi. Si levò la felpa lasciata aperta e la canotta quasi contemporaneamente. Si mise la giacca pesante da parata cercando di non guardarsi troppo allo specchio. Quella giacca lo rendeva triste e non sapeva più perchè. A volte detestava tutte le sue idee del cazzo riguardo quel gruppo.

Si mise il cerone bianco su tutta la faccia, col nervoso che ammontava ad ogni movimento. Perchè cazzo doveva fingere di essere un cadavere? Quando sarebbe effettivamente morto i media ci avrebbero fatto grandi battute di spirito al riguardo. Davvero, da morto che avrebbe fatto? Si sarebbe finto vivo? Davvero figo. Di sicuro, con un po' di fortuna sarebbe rimasto sul mondo a spaventare sottoforma di fantasma ogni figlio di puttana che gli capitasse a tiro. Aveva passato tutti gli anni dell'asilo ad osservare la torretta dello scivolo che all'epoca appariva così alta chiedendosi se fosse il caso di buttarsi giù da essa e trasformarsi in un fichissimo e fortissimo fantasma. Alla fine le sue attente riflessioni lo avevano portato al dubbio che i fantasmi per qualche deficit non fossero in grado di leggere fumetti. E lui ci teneva tantissimo ai suoi fumetti. Quindi decise di non buttarsi giù dalla torretta dello scivolo. I fumetti gli avevano salvato la vita per davvero. Ora Gerard era grato di non essere morto perchè altrimenti non avrebbe mai conosciuto Frank per davvero. Cioè, da fantasma sarebbe stata una storia d'amore un po' complicata. Che schifo, probabilmente ci avevano già fatto un film al riguardo. Registi del cazzo. Odiava il cinema americano, per alcuni versi.

Uscì dal camerino. Vide Frank in lontananza che si guardava con aria critica le scarpe mentre parlava con Bob e desiderò solo sollevargli il viso e baciarlo.

Mentre percorreva il corridoio e si sentiva gli occhi di Frank addosso capì che aveva fatto davvero una gran cosa a non ammazzarsi in asilo. Per quanto stupido e diseducativo suonasse, solo per quelle piccole sensazioni gratificanti era fichissimo vivere.

 

- La dodicenne in prima fila ti ha fatto l'occhiolino, non è così? - insistette Gerard, aggressivo in quella misura che si può ancora considerare scherzosa.

Frank si mise a sghignazzare: - Credo di sì. -

- Pensava davvero di conquistarti? Puttana. -

- E sul cartello aveva scritto “I love Gerard Way”. -

- Che sgualdrina. -

- Lo so. -

Gerard lo guardò di traverso e rise prendendogli la mano. Fece per dire a Frank che se l'avessero beccata fuori si sarebbe rifiutato categoricamente di lasciarle un autografo, ma notò qualcuno di davvero molto familiare fra i membri dello staff vestiti con le stesse t-shirt nere.

La sua straordinaria bellezza era una specie di insegna al neon in mezzo al gruppetto di quarantenni persi fra le salsicce nel primo stadio di obesità. Si stupì che nessuno ci stesse provando.

Lasciò la mano di Frank e si fece strada in mezzo all'ammasso di pance da birra. E ci credete se vi dico che si sentì per davvero felice?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

__________________________

VI PREGO DITEMI CHE NON ERA LASSATIVO PURO.

Simona, dato che ti amo (morosa di Simona ti prg nn arabiarti :-c) e soprattutto dato che te l'ho promesso ti scrivo qui la lettera.

 

CARA SIMONA,

SAI CHE NON STO URLANDO E CHE IL CAPS CE PIACE. SPERO CHE EFP NON MI ODI PER QUESTO O NON MI ACCUSI DI DEFORMARE PAGINE A BONUS. AH, NO, LE PAGINE SI DEFORMANO COSI': TTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBB.

MI HAI DATO DELLA REBBEL TEMPO FA, HAI VISTO CHE LO SONO DAVVERO?

E' STATO FIGO POTERTI ACCETTARE FRA LE AMICIZIE SU FEISBUK PERCHE' SPESSO E VOLENTIERI ZUCKERBERG NON ME L'HA PERMESSO, EVIDENTEMENTE ERAVAMO DESTINATE A CONOSCERCI A SUON DI CAPS LOCK.

SEI BELLA E SEI SIMPY, NON TI HO AVVISATA PER DIRTI CHE HO ACCIORNATOH PERCHE' OGGI SONO MOLTO REBBEL E SO CHE TI PIACCIO QUANDO FACCIO LA REBBEL ;-)) (ESSERE SFIGATA MI VIENE NATURALE HEHE)

VOLEVO DIRTI ANCHE CHE INDIPENDENTEMENTE DAL FATTO CHE NON ANDREMO AL CONCERTO DEI PARAMORRRRRE FAREMO COMUNQUE TANTO SESSO CON HAYLEY WILLIAMS IN UN MODO O NELL'ALTRO, E A PROPROSITO VOLEVO DIRTI UNA VOLTA PER TUTTE CHE SONO STRA-ETERO. GIURO. I'M NOT GAY, I ONLY LOOK THAT WAY.

UN GIORNO PRENDERO' IL TRICICLO E VERRO' DA TE IN SALOTTO A GUARDARE EMDIVI ROGS, E POI NE PARLEREMO UN'ALTRA VOLTA SU TWITTER. SE TI VA MI PORTO ANCHE UN EVAN PETERS DIETRO. E UN FRANKO E UN MINKIA BOH. IL MIO VICINO DI CASA SI CHIAMA FRANCO. MA NON PREOCCUPARTI, NON TI PORTERO' LUI.

IN CONCLUSIONE VOLEVO FARTI PRESENTE CHE EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEH SEI UNA SECSI LEIDEH E CHE L'H FINALE TE LA MERITI TUTTA.

SEI FIGA.

TVB.

LA TUA PICOLA KEBABBBBARA

P.S.: UN ERUO UNO ERUO PIER KIEBAB CUON CIPUOLA 

  
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