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Autore: Egwene    25/08/2004    0 recensioni
** Prima di leggere questa storia, vorrei dire che si riferisce al periodo in cui i genitori di Harry andavano a scuola, ma non racconta di loro. Ho pensato di scrivere di Remus Lupin perché è il mio personaggio preferito insieme a Sirius Black. Lo spunto mi è venuto leggendo la fanfict di Emily Silvia Doe (bellissima, complimenti! ^___^) Perciò mi scuserete, anche lei naturalmente, se ho preso un personaggio (peraltro poco inportante) dalla sua, perché non sapevo che nome inventare! Ovviamente i personaggi sono inventati tranne i soliti quattro malandrini! Vi ringrazio tutti in anticipo...ho appena aggiornato...mi raccomando!! Buona lettura(o divertimento ?)Baci, Egwene => **
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Lucius Malfoy, Nuovo personaggio, Remus Lupin, Severus Piton, Sirius Black, I Malandrini
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si era proprio una voce divertita. Fredda, glaciale, ma divertita. Era Piton che stava scendendo le scale con passo strascicato seguito da un gruppetto di serpeverde, probabilmente aveva sentito il trambusto ed era subito corso per ficcare il suo lungo naso come al solito negli affari altrui. Jillian avrebbe preferito di gran lunga che ci fosse stato il grifondoro al completo piuttosto che lui con quei deficienti di serpeverde, che adesso non avrebbero fatto altro che ridicolizzarli per il resto della settimana. “Ti dispiacerebbe spostarti?” le stava schiacciando la gamba e comunque non avrebbe resistito molto di più in quella posizione anche se avrebbe dato tutto l’oro della Gringott’s per restargli ancora appiccicata. “Ma guardateli…” disse di nuovo Piton fissandoli sprezzante “Cosa hai al posto del cervello, Lupin? O forse andare a trovare troppo spesso genitori malati ti ha rammollito il cervello così tanto da non riuscire nemmeno a scendere le scale senza inciampare?” e i suoi occhi lampeggiarono nella sua direzione mentre quest’ultimo si riassettava il mantello e aiutava Jillian ad alzarsi. In effetti era vero. Jillian aveva visto un sacco di volte in quattro anni Lupin allontanarsi dopo la cena con motivi che le sembrava poco credibili dopo che li aveva usati per molto tempo. Per un giorno al mese, che non era mai sempre lo stesso, se ne andava e ritornava il giorno dopo in tempo per le lezioni del pomeriggio a volte con pochi, talvolta con tanti graffi in faccia e anche sulle braccia. Da un po’ di tempo poi aveva visto sgattaiolare via anche i suoi tre migliori amici nel cuore della notte alcune volte che era rimasta alzata fino a tardi e loro non si erano accorti della sua presenza. Coincidenze? “Perché non tieni quei capelli unti lontano dagli affari tuoi e, Mocciosus?” sbottò Sirius guardandolo torvo “O pensi sia troppo difficile per uno che non si lava i capelli?” sputò contro Piton e si allontanò imprecando mentre James lo seguiva facendo un cenno a Lupin e Peter. Le risate dei serpeverde si spensero mentre altri studenti arrivavano incuriositi sulla scena. Quando si vedeva ancora la figura di Sirius in lontananza Piton gli urlò “Te ne pentirai!” e anche lui si allontanò con il mantello nero svolazzante dietro di lui. Jillian restò un attimo a guardarli entrambi incerta sul da farsi, poi accorgendosi che gli altri se ne erano andati, si affrettò a raggiungerli, solo che non li trovava. Eppure era sicura che avessero girato l’angolo…Era così bello prima che arrivasse quell’odioso Piton, ma era ovvio che ci dovesse essere qualcosa che avrebbe rovinato tutto, come al solito. Decise di provare ad andare a vedere alla sala comune ma una volta arrivata davanti vide che la signora grassa era andata a farsi una passeggiata con la sua amica Violet e sconfortata si sedette sullo scalino a pensare. Chissà come mai Sirius odiava tanto Piton? Probabilmente lo odiava anche James…Mmm…forse erano andati al lago a sbollire la rabbia? Decise di provare anche lì, tanto non aveva niente da perdere. Quel pomeriggio non c’erano più lezioni e al pranzo mancava ancora ¼ d’ora…Mentre scendeva le scale per andare a vedere incontrò Alison che non perse tempo a sbeffeggiarla, era accompagnata come al solito con delle ragazza del suo stesso anno, che si credevano bellissime, a cui però nessuno dava bada. “Oooo…ma guarda un po’ chi c’è…Scommetto che ti è piaciuto, vero? Trovarti con Lupin in un modo così romantico, vero?…Immagino ti debba attrarre davvero tanto, non è vero?” disse sogghignando. “E’ la terza volta che ripeti la parola ‘vero’ in modo inappropriato” le rispose Jillian con freddezza “Dammi ascolto, dovresti guardare un vocabolario più spesso invece di perdere tempo a ocheggiare per la scuola!” detto ciò la salutò, mentre l’altra la guardava con odio mentre boccheggiava, forse per dire di nuovo ‘vero’… L’aria fresca le sferzò il viso appena uscita dal portone di quercia e un vento non proprio leggero aveva incominciato a tirare dal nord. Ormai stava per incominciare dicembre e presto ci sarebbero state le vacanze di Natale, un po’ di pace dagli studi, finalmente! Aveva intuito giusto: erano tutti e tre sotto un albero e discutevano animatamente di qualcosa. Mentre si avvicinava sentì brandelli di conversazione. Parlavano di quidditch. James si era tuffato in una animata imitazione della sua presa spettacolare del boccino dell’ultima partita, ciò la prima della stagione, contro i Corvonero, mentre Sirius elogiava con la stessa animazione i suoi altrettanto spettacolari goal. Remus rise divertito quando James inciampò e finì faccia a terra, proprio sul libro che Remus stava leggendo. Peter invece aveva gli occhi illuminati di devozione e teneva le mani congiunte davanti a sè e non perdeva una sola parola o movimento dei due. Sul petto di Remus brillava una ‘P’ di prefetto che non si notava spesso, dato che al grifondoro non dava quasi mai punizioni. Si chiese come mai fosse diventato lui un prefetto perché, era si bravo a scuola e calmo, ma ne aveva davvero fatte di tutte con gli altri tre i primi quattro anni…e anche quest’anno. La salutarono e si sedette anche lei sull’erba fresca mentre James e Sirius rincominciavano a descrivere al partita per lei, visto che non l’aveva vista perché era stata male. “Sono sceso giù, in picchiata- così guarda- e quando tutti pensavano che mi sarei schiantato sono tornato su- con questa manovra, osserva- e ho aperto la mano mostrando a tutti il boccino!” esclamò James. “Mentre io segnavo cinque volte prima che lo prendesse- con queste evoluzioni- facendoci vincere per 310 a 60!” concluse soddisfatto Sirius “E facendo vincere 100 punti al Grifondoro!” aggiunse Peter. Jillian osservò attentamente il viso di Remus e notò che aveva tre grossi graffi che glielo attraversavano. Si chiese come non aveva potuto vederli prima. “Cosa ti sei fatto?” Chiese incuriosita toccandogli le ferite, al che lui si ritrasse. “Non è la prima volta che ti ferisce in maniera simile…” Prima che Remus potesse ribatte in alcun modo James lo interruppe. “E’ giunta l’ora di dirtelo. Ci dispiace di avertelo tenuto nascosto ma vedi devi sapere che Remus è…” la faccia di Remus prese uno strano colorito. “Masochista. Gli piace ferirsi per sentirsi vivo.” concluse con serietà Sirius. Jillian li squadrò scioccata, era come se avesse scoperto che Piton era gay. “State…state scherzando vero? Insomma, non mi sembra il tipo…” la sua voce era roca e guardò Remus speranzosa. “E’ ovvio che stanno scherzando! Ma come vi è saltato in mente di dire una cosa simile?!” Gli altri tre si stavano sbellicando dalle risate mentre Remus sbraitava contro di loro. All’improvviso si sentì risuonare la campana del pranzo per tutti i prati e decisero di tornare al castello. Raccolsero le loro cose, ma a Peter scivolò qualcosa fuori dalla tasca e nessuno sembrò accorgersene. Ma Jillian si. La raccolse e si accorse che era una pergamena vecchia, rotta in qualche bordo. La aprì e delle scritte cominciarono a scriversi da sole. “I signori Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso vi danno il benvenuto alla Mappa del Malandrino” recitava. Gli altri intanto erano tornati indietro perché Peter si era accorto di non averla più in tasca e quando videro che ce l’aveva lei sbarrarono gli occhi. “Cos’è?” chiese sbigottita Jillian. Ma prima che potessero rispondere cominciò a piovere e corsero dritti alla sala da pranzo.
  
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