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Autore: TheOnlyWay    29/03/2013    20 recensioni
“Stiamo rientrando adesso in albergo. Vieni, domani mattina? Lascio il tuo nome alla reception. Ti voglio bene, sogni d’oro.”
Oh, certo. Non sia mai che sua maestà la super celebrità del momento si scomodi. Dopotutto chi sono io? La sua migliore amica e basta.
È a me che tocca sbattermi da un angolo all’altro di Londra come un maledetto piccione viaggiatore, solo per poterlo vedere una misera e schifosissima ora. Sono io, tutte le accidenti di volte, a perdermi per colpa del mio pessimo senso di orientamento e sono io – ancora una volta – a dovermi sorbire quella piaga della sua stupidissima ma ahimé adorabile fidanzata.
Che poi, parliamoci chiaro, di adorabile ha ben poco: capelli lunghi e scuri, occhioni da cerbiatta, gambe affusolate, pancia piatta, buon gusto nel vestire.
Che razza di schifo, vero?
E se vi sembra che sia la gelosia, a parlare, siete sulla cattiva strada. Anche io sono esageratamente bella: ho i capelli scuri – un sacco di doppie punte, ma dettagli – e i miei occhi sono grandi e di un entusiasmante e assolutamente affascinante color cacca.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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V.

 



«Non ho capito: qualcuno mi spiega perché sono ancora qui?» domando, scandagliando i volti dei presenti alla ricerca di una risposta sensata.
Niall, seduto sul tappeto con la chitarra in braccio, solleva appena il capo, continuando a pizzicare le corde con aria annoiata.
«Louis ti ha chiesto di aspettarlo.» mi ricorda.
«Certo, mi è chiaro. Ma perché lo sto aspettando?» incalzo, di nuovo, confusa. Voglio dire, non è che se Louis mi dice di tuffarmi di testa nel Tamigi io lo faccio.
«Perché Liam ti ha nascosto il cappotto. E senza cappotto non te ne puoi andare.» spiega pazientemente Harry. È seduto sul divano e sta giocando a Fruit Ninja con il suo – indovinate un po’? – iPhone ed ha l’aria di divertirsi parecchio.
Zayn, accanto a lui, sta disegnando qualcosa di indecifrabile (probabilmente il suo prossimo tatuaggio) su un blocco da disegno.
Mi gratto la guancia, annuendo lentamente. Giusto. Senza cappotto non posso andarmene.
«Ho un’altra domanda.» continuo, imperterrita. No, davvero, c’è qualcosa che non torna, qui. Non capisco proprio.
«Spara.» mi invita Zayn, interrompendo la sua opera d’arte per un momento. Si volta per guardarmi e sorride. Resto un momento abbagliata, perché – Louis o no – Zayn Malik è uno dei ragazzi più belli che io abbia mai visto. E la cosa mi fa un certo effetto.
«La smetti di sorridere? Mi distrai.» bercio, facendolo ridere.
«Scusa, scusa.» si fa serio e con un cenno del capo mi invita a parlare.
«Quello che proprio non capisco, è perché cazzo Liam mi ha nascosto il cappotto. Qual è il suo problema?»
«L’unica che ha un problema sei tu.» esordisce Noah, rientrando nella suite con due bicchieri di Starbucks. Me ne porge uno, poi si avvicina al divano e si siede sul bracciolo, cominciando a sorseggiare la sua bevanda con aria serena e rilassata. Inclino la testa da un lato, ma questa volta decido di non chiedere.
O almeno, ci provo, ma dopo quindici secondi la mia volontà di rimanere nella più completa ignoranza va a farsi fottere.
«Che problema avrei?»
«Sei innamorata di Louis, e lui non lo capisce.» comincia Liam, portandosi al fianco di Noah e circondandole le spalle esili con un braccio. Lei solleva la testa e gli sorride, poi si concentra di nuovo su di me.
Vedete? Dovrei davvero imparare a tapparmi la bocca, anziché parlare a vanvera. Maledetta curiosità.
«Ma gli piaci di sicuro, solo che quell’acciuga sottosale ha deciso di attaccarsi come una cozza.» sostiene Noah.
A momenti sputo la mia cioccolata, perché le parole “Gli piaci di sicuro” sono assolutamente le più assurde che io abbia mai sentito in tutta la mia vita. Tossisco un po’, in difficoltà.
«Tutto okay, dolcezza?» domanda Zayn, premuroso. Ha ripreso a disegnare, ma ogni tanto si interrompe per seguire il discorso.
«Ah-ah. Più o meno, sì.» confermo, distratta. Poi torno a guardare Noah, che sta sorridendo con l’aria di qualcuno che la sa lunga. Il che è probabile, perché Liam le avrà raccontato un sacco di dettagli sordidi. Non che ce ne siano chissà quanti, ma Payne è un bravo osservatore.
«Perdona la schiettezza, Noah, ma che cazzo ti dice il cervello?»
Ho appena realizzato quanto ha appena detto e mi sembra la più grande cagata che sia mai uscita dalla bocca di un essere umano. Dico sul serio, si rende conto di quello che dice oppure, come me, parla tanto per passare il tempo?
Noah ride, poi guarda Liam che fa spallucce come a dire “Te l’avevo detto.” e si alza in piedi. Mi si avvicina e mi mette la mano sulla spalla.
«Louis deve solo capire che ti ama, Hazel. Tutto qui. Eleanor non gli piace davvero, ma è soggiogato da… be’, non lo so da che cosa. Forse è solo un coglione. Sì, dev’essere così, perché nessuno sano di mente preferirebbe lei a te.»
«Louis non è sano di mente, ma non è questo il punto. Il punto è che non gli piaccio, sono la sua migliore amica e basta. E resterà così.» concludo.
«Nei secoli dei secoli, amen. Che gran cazzata.» afferma Noah, alzando gli occhi al cielo. Mi stringo nelle spalle, perché non so davvero cosa risponderle. L’idea di piacere a Louis è talmente assurda che non ci ho mai nemmeno speso un minuto.
Okay, questa è una stronzata bella e buona. Ho perso il conto di tutti i film mentali che mi sono fatta, ma non ha mai creduto davvero che uno di quelli potesse avverarsi. Anche perché io non sono mai stata alle Hawaii e Louis non ha mai indossato un gonnellino di paglia.
«Sì, be’, non importa. Mi sono rotta le palle di stare qua dentro, scusate. Ci vediamo un’altra volta. Mi ridai il cappotto o devo prendermi una broncopolmonite?» sbotto, rivolta a Liam.
Cielo, non pensavo che i sogni infranti facessero tanto male. Più male che risvegliarsi per terra tutte le mattine, credetemi. È molto peggio.
E mi viene anche da piangere, il che non è un bene, perché io non piango per Louis. Non posso farlo, ne và della mia salute mentale.
Liam sospira, poi entra nella camera da letto e ne esce un secondo dopo, reggendo il mio cappotto tra le mani.
«Tieni.»
«Grazie.» lo indosso velocemente, afferro la borsa e senza dire più nemmeno una parola mi dirigo verso la porta. Nel momento esatto in cui sto tirando la maniglia verso di me, Louis spinge con così tanta forza che a momenti cado a terra.
«Ti avevo detto di aspettarmi.» ringhia, incazzato.
Inarco un sopracciglio, perché so riconoscere al volo quando è arrabbiato e mi rendo conto che, questa volta, la colpa dev’essere senz’altro mia. Tuttavia, non ho per niente voglia di discutere con lui, oggi.
Mi è passato l’entusiasmo. E poi, non è che si sia comportato molto bene nei miei confronti, perciò che se ne stesse con la sua fidanzata e tanti saluti.
«E io ti ho già detto che non sono ai tuoi ordini. Se sei tanto incazzato, lì c’è il muro. Prendi la rincorsa e sbattici quella testa di merda che ti ritrovi.» sibilo, indicando lo spigolo con il dito indice.
Sento una risata provenire dal salotto e riconosco il tono di Noah. Evidentemente sono tutti in ascolto. È bello sapere che i cazzi miei sono alla portata di mezzo mondo.
«Hazel.» Louis mi afferra per il polso, un po’ troppo bruscamente ed io reagisco tirandogli un calcio sullo stinco.
Urla, incredulo. Certo, come se fosse la prima volta che lo prendo a schiaffi. Non che l’abbia preso a schiaffi, ma fa lo stesso.
«Mi hai fatto male! Ma sei impazzita?» si lamenta, massaggiandosi il punto in questione con una mano.
«Sai cosa?» sbotto, prima di riuscire a trattenermi. «Mi hai fatto male anche tu.» e con questa massima decido che è giunta l’ora di fare la mia uscita ad effetto.
Che poi tanto ad effetto non è, visto che per andarmene devo passare accanto a Louis. Lo sento sospirare, probabilmente confuso, poi i suoi passi si aggiungono ai miei.
Non pensavo che mi avrebbe seguita. Non lo fa mai. Sono sempre io a stare dietro a lui e ai suoi sbalzi d’umore. E lui non pensa a nient’altro se non alla sua cara Eleanor (mi raccomando la “a”) e alle sue fantastiche canzoncine.
Non ha tempo per me, non sono così importante e probabilmente sarebbe l’ora che anche io crescessi e la smettessi di comportarmi come se avessimo ancora qualcosa in comune.
Mi infilo nell’ascensore in completo silenzio, del tutto intenzionata a non dire nemmeno una parola. Come al solito, mi rannicchio in un angolo, con lo sguardo puntato sulle scarpe. Louis sbuffa, incrocia le braccia al petto e per un attimo sembra che stia per parlare, ma non dice niente.
Non mi sono mai sentita così in imbarazzo – e stupida – stando da sola con lui. Non mi è mai capitato e non mi piace che lui abbia questo ascendente su di me.
«Non dici niente?» domanda, dopo un po’.
Inarco un sopracciglio, poi osservo il mio riflesso allo specchio. È gigante, occupa tutta la parete di fondo e sembra mettere in mostra tutta la mia inadeguatezza. Andiamo, come potrei piacergli? Sono in sovrappeso, acida, cinica e pure stronza. Perché mai dovrebbe guardarmi?
«Hazel…» mormora, avvicinandosi con cautela. Sento la sua mano scostare una ciocca di capelli che mi è finita davanti agli occhi e riportarla dietro un orecchio. Si ferma sulla mia spalla, stringendola con dolcezza, poi scende lungo il braccio, in una carezza così delicata e così inaspettata che sento le lacrime agli occhi. Si ferma all’altezza del polso, lo solleva e vi passa sopra il pollice.
«Non volevo farti male.»
Sto per rispondergli che non me ne frega niente di quello che vuole, che tanto ormai sono incazzata e può tranquillamente andarsene a quel paese, ma le porte dell’ascensore si aprono e ci ritroviamo nell’atrio.
«Ti accompagno, andiamo.»
Louis mi circonda le spalle con il braccio e so che dovrei spostarmi, ma non lo faccio: lo vedo talmente poco, negli ultimi tempi, che mi godo ogni contatto con lui, anche se vorrei prenderlo a schiaffi.
«Ho litigato con El.»
L’abitacolo della macchina è silenzioso, dopo l’ultima affermazione di Louis. Ed è silenzioso perché io non so proprio cosa rispondere.
Voglio dire, perché lo viene a raccontare a me? Sa già come la penso, non può aspettarsi davvero qualche parola di conforto da parte mia.
Non è la prima volta che lui e Vostra Grazia litigano e, soprattutto, non è mai capitato che io gli dicessi qualcosa di diverso da: “Mandala a fare in culo, Lou. Quella è una succhiasangue bisbetica.” E pure zoccola, anche se ho avuto la delicatezza di non dirglielo.
Perciò, rendendomi conto che se rispondessi davvero quello che ho in mente finiremmo per litigare (di nuovo), decido di tentare un approccio più diplomatico e molto meno stronzo.
«Non ti aspetterai che mi metta a piangere, vero?» chiedo, quindi. Lo so, non è proprio un granché come risposta, ma più di così non posso fare.
Louis si volta appena a guardarmi, poi sbuffa. Lo osservo, cercando di non farmi notare, e quando mi accorgo che stringe il volante così forte che le sue nocche sono diventate bianche, capisco che questa volta è più seria di tutte le precedenti.
Nel frattempo, accosta proprio davanti casa mia e spegne il motore con un gesto rabbioso. A momenti spezza la chiave, ma non sembra farci caso.
Slaccio la cintura, apro il cappotto – perché probabilmente ne avremo ancora per un po’ e non vorrei morire di caldo – e appoggio la schiena alla portiera, voltandomi completamente verso Louis.
«Avanti, sputa il rospo.» mormoro, preparandomi a ciò che le mie orecchie innocenti dovranno sentire.
Louis sorride mestamente, poi tira un pugno sul volante, facendomi sobbalzare per lo spavento. Ma che gli prende?
«Puoi evitare di comportarti come uno schizofrenico? Grazie.» bercio, infastidita. Ci sono già io ad avere certi sbalzi d’umore, direi che proprio non è il caso che anche lui si addentri nella triste strada della follia.
«Abbiamo litigato per colpa tua, Hazel!» urla Louis, tirando un altro colpo. Spalanco la bocca, senza parole. Per colpa mia? Ma non ho fatto niente! Cioè, Eleanor ormai lo sa che la odio, così come è abituata al mio atteggiamento nei suoi confronti. Non ho mai finto di essere qualcun altro, non ho mai fatto buon viso a cattivo gioco e, soprattutto, non ho mai nascosto quello che penso di lei.
«Io non…» provo a dire, senza sapere nemmeno come continuare la frase. Ma Louis comunque non me ne dà il tempo. È così incazzato che ha deciso di sputare veleno su mezzo mondo, a quanto pare. E il fatto che io sia disposta ad ascoltarlo, dovrebbe dirla lunga su quanto lo ami.
«Sì, invece! È proprio questo il problema! Tu pensi solo a te stessa, non te ne frega niente che io sia felice con lei, la insulti, la tratti di merda e questo perché? Sei solo gelosa, Hazel. Ma non siamo più bambini, e tu devi accettare che io sto con Eleanor, perché non so più cosa fare. Comincio ad essere confuso, e non voglio arrivare al punto di dover scegliere chi è più importante per me. Sei la mia migliore amica, ti voglio bene e sei fondamentale, per me. Ma non so più ciò che voglio e tutto questo mi spaventa.» durante il discorso, la sua voce si è affievolita e il suo tono si è fatto più triste e più demoralizzato che mai. Io resto immobile, senza trovare il coraggio di dire nemmeno una parola.
Cosa mai potrei dire? Prima se la prende con me, poi dice che è confuso, poi che non vuole scegliere. Cosa dovrei fare io? E comunque, a ben pensarci, anche io avrei dei validi motivi per cui essere arrabbiata con lui, perciò chi l’ha detto che la colpa sia mia?
«Ti ha chiesto di scegliere, non è così?» domando, infine, quando mi rendo conto di quale sia il punto cruciale della situazione.
Solo quella vacca, arriverebbe a chiedergli una cosa del genere. E solo lui, da grande idiota qual è, prenderebbe in considerazione l’idea di farlo.
L’unico problema è che io non sono affatto disposta a sottostare a questi giochetti stupidi, che mi vedrebbero solo sconfitta, disperata e piangente.
Non darò a Eleanor la soddisfazione della vittoria, mi dispiace.
«Sai cosa? Io non ci sto. Non me ne frega un cazzo se tu sei confuso, se lei è stronza e se la colpa è mia. Non so se te ne sei accorto, visto che ultimamente sembri troppo impegnato a comportarti come se il mondo ruotasse intorno a te, ma oggi mi hai detto che sono insopportabile non so quante volte, mi hai risposto di merda e te ne sei altamente fregato. E poi ti offendi se sono acida? Fammi un favore Louis, se proprio devi scegliere, scegli la tua fidanzata, che è tanto perfetta. Ma lasciami in pace e vattene al diavolo. Tu, e la tua carriera di merda. Continua a metterti le tue camicie orribili, continua a far finta di essere felice. Ma non dare la colpa a me, se sei confuso. La verità è che sei un coglione, e non hai mai capito un cazzo.» detto questo, scendo dalla macchina e sbatto la portiera con forza.
E questa sì, che è un’uscita ad effetto.
 
 
***
 
 
Buonasera :)
Come state? Spero bene. E spero non siate morte, perché questo capitolo è abbastanza lungo, ed è pure pesante.
Le cose cominciano a degenerare, com’è giusto che sia. Ed Hazel e Louis litigano, perché sono entrambi cretini.
Comunque, spero che il capitolo vi sia piaciuto e niente… se vi và, fatemi sapere che ne pensate, per me è sempre importante capire che “effetto” ha la storia.
E basta, ho finito!
Alla prossima settimana, vi adoro <3
 
   
 
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