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Autore: RoseScorpius    29/03/2013    69 recensioni
"Draco Malfoy, nonostante avesse quarant'anni suonati e fosse indubitabilmente un Purosangue ossigenato, non era poi così male. Insomma, per essere un noiosissimo adulto che aveva sposato mia madre, avrebbe potuto andargli peggio.
Almeno, questo era quello che pensavo da quando era entrato a far parte ufficialmente della mia incasinatissima famiglia. Pensavo, in effetti, che Draco Malfoy fosse l'ultima persona sulla faccia della terra a cui sarebbe venuto in mente di farmi quel discorso. Così come, d'altronde, pensavo che tra me e Scorpius non ci sarebbero più stati malintesi e che a Hogwarts non sarebbe mai successo nulla di più pericoloso di una lezione del professor Rüf.
Me illusa.
È scientificamente provato che a Hogwarts deve per forza succedere qualcosa di oscuro e misterioso, almeno una volta ogni cinque anni. Quanto al discorso... sì, beh, quello magari si sarebbe potuto evitare..."
SEQUEL DI "PERCHE' SUL CAMPANELLO DI CASA MIA C'E' SCRITTO WEASLEY-MALFOY?!"
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Dominique Weasley, James Sirius Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Hermione, James Sirius/Dominique, Rose/Scorpius
Note: Lime | Avvertimenti: Incest, Triangolo | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La vita è un biscotto ma se piove si scioglie'
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Grazie a tutti per le splendide recensioni che avete lasciato alla storia fino a questo punto e per l'entusiasmo con cui avete accolto i nuovi pairing che si prospettano all'orizzonte. Un grazie particolare va a noleo, che ha segnalato la storia per le scelte, e poi anche a GianAuror e a fiammablade3466 perché mi va di farlo. Il betaggio è della solita zuzallovesempresialodataamen, che concorderà con me nel voler dedicare questo capitolo alla professoressa Hohmann (con la dieresi che non ho voglia di mettere sulla o).

Il prossimo aggiornamento arriverà in ritardo perché dopo Pasqua partirò per il Belgio e poi dovrò andare di filato a Milano a fare il test d'ammissione di Medicina in Inglese (roba da nulla, neh?). Per ovvi motivi mi sarà difficile aggiornare, senza computer e in preda a una folle ansia pre-esame. Comunque il 16 aprile tornerò a casa e l'aggiornamento direi di fissarlo per venerdì 19 aprile, così ho il tempo di rispondere alle recensioni. Magari poi cercherò di anticipare un po' l'aggiornamento seguente, per farmi perdonare, ma tutto dipende da quanto riuscirò a portarmi avanti con i capitoli. Per ora fortunatamente ne ho ancora un paio in serbo, pronti per la pubblicazione :)
Ultima cosa: a fine capitolo c'è un sondaggio che vi pregherei quantomeno di leggere, perché mi fareste un grande favore e poi perché è anche un po' nel vostro interesse esprimere la vostra opinione :)

 

Buona lettura.



PS. Sono PATENTATA! Quindi, a tutti i triestini, occhio quando attraversate la strada ;)
 




Capitolo 2

Aerei Babbani e pulci nelle orecchie

 

Ve l'hanno mai messa una pulce nell'orecchio? È un animaletto piccolo e innocuo, dicono. Beh, dicono anche che i Babbani non sanno il fatto loro. Dicono.

Dicono tante cose, in effetti. Ma ve la dico io una cosa, adesso: le pulci prudono. E i Babbani alla fine non sono mica tanto coglioni. Un po' come i piccioni d'oggi, insomma: se ne stanno lì a tubare sul marciapiede come se niente fosse, con la loro bella aria da fessi, e non si spostano neanche se stai per calpestarli – ancora un po' e devi fare il giro tu, per scansarli. Però in realtà non sono mica scemi: appena possono prendono il volo e te la mollano in testa. Io dico che sanno benissimo quello che fanno, alla faccia.

Ma si diceva delle pulci. Passando ad altre branche della zoologia, dunque, una pulce nell'orecchio, per quanto piccola, può diventare estremamente fastidiosa: all'inizio ti causa solo un leggero prurito, non ci fai molto caso, ma più passa il tempo, più il prurito si fa intenso e più ci pensi. Cominci a grattarti sempre più spesso, cerchi di farla uscire, ti arrabbi, ma non c'è verso: la pulce se ne sta là, e tu continui a pensarci sempre più ossessivamente.

E alla fine la pulce diventa più grande di te e ti mangia, ecco cosa.

 

***

 

Entro mercoledì sera, dopo l'allenamento di Quidditch, ogni residuo del buonumore portato dalle vacanze era svanito nel nulla, inghiottito dalla routine delle lezioni e degli allenamenti. Il fatto che O'Flaery mi avesse quasi centrata nei denti con la sua mazza da Battitore, poi, non aveva aiutato un granché. C'era da dire che a lui era andata molto peggio che a me, comunque: Fred non si era fatto pregare per restituirgli la mazzata con tutti gli interessi che il caso richiedeva, perché era evidente che i Serpeverde stessero cercando di spiare le nostre tattiche di gioco. Di conseguenza Bulstrode di Serpeverde aveva pensato bene di attentare alla vita di James, scatenando la reazione irata di sua cugina Meredith, che giocava per noi. A quel punto Carly e Austin Alcott di Grifondoro si erano messi in mezzo per evitare che qualcuno si facesse male sul serio, ma avevano finito per stendere il Capitano di Serpeverde, Serena Mayfair, e Al l'aveva presa decisamente sul personale. Certo, James avrebbe anche potuto evitare di dirgli che era il barboncino da compagnia della Mayfair e che, se la amava così tanto, perché non le chiedeva di diventare la sua ragazza? Almeno non si sarebbe preso uno Schiantesimo in faccia.

...Insomma, fissare l'allenamento di Serpeverde subito dopo il nostro non è stata esattamente l'idea del secolo.

Sicuro che erano venuti per spiarci, quei luridi, infingardi, disonesti...

Spalancai il portone d'ingresso con uno Schiantesimo (sì, poteva darsi che fossi un tantino incazzata) ed entrai a passo di marcia, schivando uno dei soliti attentati di Pix.

« Tirami uno di quei cosi in testa » lo avvertii, brandendo la scopa. « E giuro che ti attacco al culo del Barone Sanguinario con un Incantesimo di Adesione Permanente ».

Pix sogghignò e svolazzò pigramente verso il soffitto, del tutto indifferente alle mie minacce.

Beh, in effetti, non sono sicura che gli Incantesimi di Adesione Permanente funzionino sui fantasmi. E, ora che ci penso, non sono nemmeno sicura di saperlo fare, un Incantesimo di Adesione Permanente...

Pix mi rivolse un sorrisetto maligno e chiese con voce angelica: « Di cattivo umore, Weasel? »

L'attimo dopo il vaso di occhi di iguana in gelatina che stava spargendo a terra si schiantò sul pavimento a venti centimetri dai miei piedi, schizzandomi di poltiglia verde fin sul viso. Mi ripulii le guance con la manica della divisa, senza risparmiare dagli insulti nessun capo di vestiario presente nel guardaroba di Merlino.

« Suvvia, Weasel, che volgarità » motteggiò Pix, mentre il mio Schiantesimo si abbatteva sul muro alle sue spalle. « Sei arrabbiata perché il tuo fidanzatino Malfoy se la fa con la sua amica MacMillan? »

Feci del mio meglio per non calpestare gli occhi di iguana mentre attraversavo l'ingresso, seguita dal Poltergeist.

« Il mio fidanzatino non se la fa con nessuno, Pix » sbuffai, fallendo miseramente nel tentativo di non spiaccicare gli occhi sotto le suole. « E questa roba l'hai fatta tu? »  aggiunsi quando passai davanti a un quadro che qualche idiota si era divertito a sfregiare a tal punto che l'unica cosa rimasta visibile era la targhetta: “Firma del patto di non belligeranza tra maghi e Babbani. 1207, olio su tela.”

Per tutta risposta Pix mi fece una pernacchia estremamente rumorosa nell'orecchio.

« No, sono stati degli amici del tuo fidanzatino ».

« Piantala ».

Mi ripulii dalla sua saliva e ripresi a camminare, nella vana speranza che Pix decidesse di dedicarsi a qualche nuovo atto vandalico e mi lasciasse in pace. Chiaramente non lo fece.

Che palle. Dov'è il Barone Sanguinario quando serve?

Imboccai la prima rampa di scale e Pix si sedette sul corrimano al mio fianco, allegro come un bambino il giorno di Natale. Quando tentai di scacciarlo si ficcò la mano in tasca e ne estrasse un occhio mezzo spiaccicato, che mi lanciò sul naso.

« Sei proprio sicura che il tuo fidanzatino faccia il bravo, Weasel? » insinuò.

Feci del mio meglio per non ingoiare la gelatina mentre lo mandavo a quel paese. Pix accolse i miei insulti con l'aria deliziata di chi ha appena ricevuto un gran complimento e, lungi dal demordere, disse: « Lo sanno tutti che Malfoy e la sua amica hanno una tresca. Solo Weasel non lo sapeva, ma vedi, ora te l'ho detto, non ti arrabbiare... »

Digrignai i denti così forte che sentii la mascella scricchiolare.

« Pix... »

« Malfoy e la sua amica vanno sempre in biblioteca assieme, ma Weasel non sospetta niente... »

« Sono amici, Pix... »

« Sono amici, le ha detto il fidanzatino. Ma Weasel non lo sa che Malfoy e la sua amica stavano assieme, l'anno scorso? »

« La proposta per l'Incantesimo di Adesione Permanente è sempre valida... »

« Le vecchie fiamme ritornano sempre... Chissà come ha fatto Weasel a non accorgersi di niente. Tutti ridono della povera Weasel, ma lei non si accorge di niente... »

« Pix, sono qui. Smettila di usare la terza persona! »

« Povera, povera Weasel... Chissà come piangerà, quando scoprirà che il suo fidanzatino le ha mentito per tutto questo temp... »

« STUPEFICIUM! » 

Pix evitò lo Schiantesimo con una capriola a mezz'aria e, dopo avermi rivolto un'ultima pernacchia, svolazzò via canticchiando a gran voce una canzone sulla povera Weasel cornificata.

Al diavolo!

Decisamente, quella era stata la giornata peggiore che avessi avuto da mesi.

 

***

 

Giovedì mattina non si prospettava una giornata affatto migliore della precedente. Tanto per cominciare, non avevo chiuso occhio per tutta la notte, il che già da solo bastava per esser certi che quella giornata avrebbe fatto schifo. In più era dalla sera prima che non facevo altro che pensare a Tessa, a Scorpius, a quello che aveva detto Pix, e più ci pensavo più le sue insinuazioni mi sembravano plausibili.

In fondo gli è già piaciuta una volta, no? Potrebbe benissimo succedere di nuovo...

Quando raggiunsi il secondo piano, trovai il corridoio di fronte all'aula di Difesa Contro le Arti Oscure immerso in un brusio concitato. L'improvviso ritiro della professoressa di Difesa, alla fine di dicembre, aveva fatto parecchio scalpore e per tutte le vacanze di Natale erano circolate le teorie più strane sulla sua scomparsa improvvisa. Teorie che continuavano tutt'ora a circolare, più bizzarre che mai, nonostante al banchetto di inizio trimestre la McGranitt ci avesse assicurato che si trattava di una semplicissima gravidanza. Da quando era stato annunciato l'arrivo di un supplente, poi, l'immaginazione perversa degli studenti di Hogwarts stava dando il meglio di sé.

E poi non mi vengano a dire che Hogwarts non è una scuola di pettegole.

Mi feci spazio tra la calca di studenti – molti dei quali non erano neanche del mio anno e non si capiva cosa facessero lì – per raggiungere Scorpius, Al, Marshall e Mort, che mi stavano aspettando davanti alla porta dell'aula.

« 'Giorno, Rose » grugnì Al, imitato con scarsa convinzione da Marshall e Mort.

Sembrava ancora piuttosto risentito per la lite al campo da Quidditch. Scorpius, che a quanto pareva era troppo intento a sfogliare il libro di testo per curarsi della mia presenza, mi salutò con un vago borbottio e una carezza distratta sulla spalla.

Che cacchio sono, un Border Collie?  

« Salve, gente » sbuffai a voce molto più alta del necessario. « Allora, questo supplente si è fatto vivo? »

« Non ancora » rispose Marshall. « Pare che sia arrivato al castello ieri sera dopo cena ».

« Ma c'è già chi giura di averlo visto mettere KO la piovra gigante, e Frances Godwin è sicura che sia un vampiro » aggiunse Mort, mentre, tanto per essere originali, si rollava una sigaretta.

Di quel passo avrebbe cominciato a fumare anche nel sonno, ammesso che non lo facesse già.

Scorpius finalmente si degnò di staccare gli occhi dal proprio libro, ma a quanto pareva guardare il soffitto con aria annoiata era più interessante che guardare me

« Un vampiro, come no... »

« Beh » s'intromise Al. « Se non altro è più originale della storia dell'ex detenuto di Azkaban ».

La cara, vecchia storia dell'avanzo di galera fissato con le Arti Oscure: ogni volta che arrivava un nuovo professore era sempre la prima ipotesi a venir avanzata, con sicurezza quasi profetica. D'altronde c'era anche da dire che la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure aveva una certa storia, alle spalle: dopo Mangiamorte, lupi mannari, romanzieri truffatori e una manica di altri individui molto poco raccomandabili, non c'era da stupirsi che la McGranitt avesse accolto a braccia aperte la dolce professoressa McKinnon, nonostante fosse a stento capace di difendersi da un moscerino. La sua plateale incompetenza doveva esserle sembrata una prova piuttosto inconfutabile del fatto che non avrebbe tentato di assassinare gli studenti o che, se anche ci avesse provato, avrebbe ottenuto gli stessi risultati di un Magonò armato di una stecca di liquirizia. Era stato un vero e proprio miracolo, in effetti, che così tanti di noi fossero riusciti a superare i GUFO della sua materia. E con così tanti intendevo quattro gatti e mezzo, ovviamente.

Beh, io sono stata promossa.

Il suono della campanella arrivò senza che il nuovo professore avesse dato segni della propria esistenza e la folla dei curiosi delusi si disperse lentamente, lasciando una misera dozzina di studenti ad attendere che il supplente si rivelasse.

« Magari vuole fare scena e comparirà dal nulla in mezzo a una nuvola di fumo viola... » propose Mort; al che Scorpius non poté astenersi dal ricordargli che non ci si poteva Materializzare dentro il castello e Al colse l'occasione per fargli notare che era un emerito rompipalle.

« Beh, è la verità » si difese Scorpius, con l'espressione oltraggiata di chi è appena stato accusato di un crimine che non ha mai commesso.

Evitai accuratamente di intromettermi nella conversazione, per non essere chiamata a difenderlo, e mi ripromisi di nascondergli un paio di libri alla prima occasione. In fondo, per tutto il tempo che ci passava assieme, avrei avuto ottime ragioni per essere gelosa marcia del testo di Incantesimi Avanzati o del manuale di Erbologia per Maghi Esperti. Oltre che di quella racchia della sua “migliore amica, Rose, sai che non ti tradirei mai”.

Chiaro, come potresti mai farmi una cosa del genere? Non è come se Tessa fosse la tua ex.

Era così ovvio, accidenti a me: perché non ci avevo mai pensato? Insomma, mi fidavo di Scorpius – credo – ma piuttosto che fidarmi di Tessa mi sarei fatta sbranare da una Sfinge. Magari l'aveva circuito in qualche modo, o lo stava ricattando per ottenere favori sessuali, o lo aveva messo sotto Imperius...

Questo almeno spiegherebbe perché di punto in bianco mi tratta come se fossi un Cocker Spaniel...

Marshall controllò l'orologio e, dopo essersi sistemato il ciuffo con un colpo di bacchetta, ci annunciò che erano già le nove e dieci. Mort s'infilò tra le labbra la sigaretta che aveva appena rollato e spalancò la porta dell'aula con molta meno classe, mentre si frugava in tasca per ripescare la bacchetta.

« Beh, entriamo, che cazzo » biascicò, con la sigaretta che ballonzolava in equilibrio precario a un centimetro dalla punta del naso.

L'aula era vuota e polverosa, esattamente come l'avevamo lasciata due settimane prima, ad eccezione degli osceni auguri di Natale che Pix aveva tracciato sulla lavagna. Mort si sedette nell'ultima fila e posò la sigaretta sul banco, sbuffando: « Spero solo che il prof mi lasci fumare a lezione, come la McKinnon ».

D'altronde la McKinnon, per il livello d'autorità che aveva in classe, per poco non doveva chiedere agli studenti il permesso di andare in bagno. Presi posto in primo banco accanto a Scorpius, mentre una voce saccente alla mia sinistra mi informava che Tessa MacMillan, di tutti i banchi disponibili, aveva scelto di prendersi proprio quello accanto al nostro.

Lo fa apposta, certo che lo fa apposta. È un complotto, ecco cosa.

« Spero che il supplente sia più competente della McKinnon. Non abbiamo imparato niente in cinque anni e mezzo con lei » stava dicendo, rivolta a un compagno di Casa, che dava l'impressione di star annuendo tanto per farla contenta. « La teoria a volte la spiegava anche decentemente, ma se sono così brava nella pratica degli incantesimi difensivi lo devo solo e soltanto allo studio individuale... »

A cosa devi tutta questa modestia, invece? – pensai, e l'avrei anche detto a voce alta, se Scorpius non mi avesse rifilato un'occhiataccia che me lo vietava esplicitamente.

Oh, certo, povera, cara, dolce Tessa. Al diavolo...

Scorpius la difendeva a spada tratta ogni volta che provavo a parlare male di lei: come avevo imparato a mie spese, l'unico modo per mantenere il nostro equilibrio di coppia era dargliela vinta e comportarmi come se Tessa non esistesse. E non sarebbe stato tropo difficile, visto che da settembre Tessa non mi rivolgeva la parola, se solo lei e il mio (e ci tenevo a sottolineare mio) ragazzo non fossero stati migliori amici.

Migliori amici un gran mazzo di rape, se permettete.

Seriamente, come avevo fatto a non sospettare nulla per tutti quei mesi? Insomma, non era normale che due ex fidanzati tornassero ad essere migliori amici come se niente fosse, dopo essere stati assieme per sette mesi.

O no?

Sistemai i libri sul banco in modo da formare una barriera tra me e Tessa, e ci posai sopra anche astuccio e calamaio, per buona misura.

« A me la McKinnon piaceva » commentai.

Non era proprio la verità, ma non era nemmeno una bugia così plateale: la McKinnon era una donna molto materna e non mi aveva mai bistrattata, nonostante fossi spesso l'anima del casino a fondo aula durante le sue lezioni. In più, quello era il massimo di contestazione che mi fosse concesso nei confronti di Tessa.

Stupida vacca...

Non avevo idea del perché Scorpius la trovasse tanto simpatica, e a dirla tutta trovavo incredibile anche il semplice fatto che riuscisse a sopportarla. Insomma, diavolo, che fine aveva fatto la cara, vecchia legge dello “stiamo assieme, ci molliamo e poi ci togliamo il saluto per sempre”? Col cavolo che Scorpius poteva dire “siamo solo compagni di studio”: volevo ben vedere se per quella racchia erano solo “compagni di studio”.

Probabilmente non vede l'ora di somministrargli un filtro d'amore...

Ma a Scorpius lei non piaceva più, giusto? Miseriaccia, non poteva piacergli ancora: era Tessa! Già non riuscivo a spiegarmi come avesse potuto piacergli una volta...

...ma se è successo può succedere di nuovo...

Tessa sistemò le proprie cose sul banco e si sporse al disopra della muraglia di libri per salutare Scorpius, che le rispose con molto più entusiasmo di quanto avesse fatto con me.

...Insomma, d'accordo, era un banale « ciao Tessa », ma almeno a lei non aveva fatto “pat pat” sulla spalla come se fosse il cane della sua prozia. E comunque, no, non era autorizzato a salutarla. 

Appena Tessa si voltò, mi premurai di risistemare i libri, che aveva spostato di qualche millimetro, e aggiunsi alla pila anche il maglione e la sciarpa di Grifondoro.

Via, sciò: non invadere il mio spazio vitale.

Scorpius, finalmente, si degnò di lanciarmi un'occhiata perplessa.

« Va tutto bene, Rose? »

« Sì, alla grande. In effetti non potrebbe andare meglio di così. Va tutto benissimo, perché mai dovrebbe esserci qualcosa che non va? » risposi, ignorando la vaga percezione della mia voce che continuava ad arrampicarsi verso l'alto sulla scala delle ottave (e, beh, anche su quella dell'isteria, probabilmente). « E comunque perché me lo chiedi adesso? Se ci fosse qualche problema l'avrei avuto anche prima, ma tu non hai notato niente, quindi perché ora di punto in bianco dovrei avere qualche problema? »

Scorpius parve sinceramente inquietato dalla mia risposta, ma, se anche aveva intenzione di ribattere (nel qual caso lo avrei sbranato vivo), la porta della classe si richiuse con uno schianto prima che potesse dire alcunché. Ci voltammo tutti verso il fondo dell'aula, da cui era appena entrato l'uomo più grosso che avessi mai visto dopo Hagrid: a occhio e croce avrei detto che era alto sui due metri, misura che tra l'altro doveva approssimare con una certa precisione anche il diametro dei suoi bicipiti.

Miseriaccia...

L'uomo attraversò l'aula a passo di marcia, sbattendo gli anfibi sul pavimento come se si trattasse di una parata militare, e quando raggiunse la cattedra si voltò a guardarci, dritto di fronte a noi con le gambe allargate e le braccia conserte. Colta dalla subitanea consapevolezza di essere l'unica rimasta seduta, mi affrettai a schizzare in piedi prima che il professore potesse scotennarmi (perché, sì, aveva tutta l'aria di uno che lo avrebbe fatto senza esitazioni). Quando ebbi raccolto la sedia che avevo fatto cadere e mi fui finalmente ricomposta, il professore estrasse un orologio dalla tasca dei pantaloni mimetici e lo squadrò con una smorfia di disappunto.

« Lenti e scoordinati » commentò, scuotendo la testa.

Aveva un pesante accento tedesco che non contribuì particolarmente a renderlo meno spaventoso. Dalle retrovie sentii qualche Nato Babbano che sussurrava « Hitler », ma non ebbi il coraggio di voltarmi per scoprire chi lo avesse detto.

Per un po' l'unico rumore udibile fu lo squittio degli anfibi del professore, che aveva ripreso a marciare tra i banchi. Ogni volta che passava accanto a uno studente si sentiva il sibilo secco di un respiro trattenuto, ma a parte guardarci con aria schifata non fece del male a nessuno. Non fino a che arrivò a Marshall e Mort, almeno. La pausa accanto al loro banco fu più lunga delle altre e, a giudicare dal volto pallido e teso di Mort, non andava interpretato come un buon segno. Tesi il collo per riuscire a vedere qualcosa oltre le file di studenti che ci separavano, ma riuscii soltanto ad ottenere una visione più nitida del bicipite del professore, gonfio e pulsante come il bulbo di una pianta carnivora sul punto di esplodere. Alla fine, proprio quando stavo cominciando a chiedermi quali fiori portare sulla tomba del mio amico, il professore gli strappò di mano la sigaretta appena rollata e se la ficcò in bocca.

« Qvesta la prendo io » disse.

Mort si affrettò ad annuire e balbettò: « Certo, certo... n-ne ho un'altra se vuole... »

Il professore lo ignorò e si accese la sigaretta con la punta della bacchetta. Indossava una maglietta nera a maniche corte infilata sotto la cintura, nonostante la temperatura esterna fosse abbondantemente sotto lo zero, e aveva uno scorpione tatuato sul braccio sinistro. Una lunga cicatrice rosa intenso correva dalla mascella squadrata fino a dentro il collo della maglietta. I suoi capelli grigi, rasati cortissimi, e le rughe sul volto autoritario davano l'impressione di un cinquantenne infilato a forza nel corpo di un trentenne a cui qualcuno aveva lanciato un potente Engorgio.

Decisamente inquietante...

« Foi ziete il sesto anno, io zuppongo » continuò il professore, tornando verso la cattedra. « Io zono Jurgen Höhmann, Führer delle Deutsche Magische Streitkräfte, e foi mi chiamerete Herr Professor ».

Dalla classe si levò un timido coro di: « Sì, Herr Professor ».

Höhmann diede un tiro soddisfatto alla sigaretta di Mort e poi la spense sul banco di Scorpius, sotto lo sguardo terrorizzato di quest'ultimo.

« Wundershön ».

Qualunque cosa volesse dire “wundershön”, quando i suoi occhi si posarono sul libro di testo di Scorpius, aperto in bella vista sul banco, la sua espressione si fece pericolosamente arcigna. Lo sollevò dal banco come si trattasse di un topo morto e, sventolandoglielo sotto il naso, chiese: « Cos'è qvesto? »

Scorpius deglutì in modo estremamente rumoroso e si allargò il colletto della camicia con un dito.

« Il... il libro di testo, Herr Professor... »

Per tutta risposta Höhmann batté la bacchetta sul libro e gli diede fuoco. Scorpius ne rimase così distrutto che non ebbe nemmeno il coraggio di obiettare a quello sterminio assolutamente gratuito di cultura.

« Non ti serve qvesta robaccia » dichiarò il professore, scrollandosi via le ceneri dai vestiti. « Nessun reparto delle Deutsche Magische Streitkräfte ha mai finto una battaglia con i libri. Le gverre si fincono con il sangve, il sudore e la fatica. Fince chi ha i riflessi più pronti e i nerfi più saldi, ja? »

A quel punto nessuno osò più fiatare, nemmeno per balbettare un misero « sì, Herr Professor ». Höhmann, apparentemente soddisfatto del livello di terrore che era riuscito a incutere in quei cinque minuti, impugnò la bacchetta e con un solo gesto mandò tutti i banchi e le sedie contro le pareti dell'aula. Tutti i banchi e le sedie con noi sopra.

Ma che cavolo gli passa per la testa?

Fui abbastanza veloce da saltare a terra e schivarmi prima di sbattere sul muro, ma la maggior parte degli studenti non ebbe i riflessi altrettanto pronti. Mentre i superstiti facevano del proprio meglio per districarsi dal groviglio di sedie, banchi e arti altrui, Höhmann evocò un grande materasso blu e una scatola piena di legnetti.

« Ziete lenti » commentò. 

Poi, dopo aver saggiato il materasso con un piede, ci salì sopra e da quella posizione si voltò a guardarci con le mani sui fianchi. In effetti, per essere un mago, la parodia di un SS gli era venuta a meraviglia. Peccato che non sembrasse esattamente uno scherzo, dal modo in cui raccolse un bastoncino e lo spezzò senza il minimo sforzo.

Del tutto incurante delle espressioni terrorizzate degli studenti, Höhmann chiese: « Foi zapete qval è la prima causa di morte dei soldati maghi sul fronte? »

Qualcuno, dal fondo dell'aula, balbettò: « N-no, Herr Professor... »

« La prima causa di morte » proseguì Höhmann, gettando a terra i miseri resti del legnetto. « È che i maghi non sanno difendersi senza la bacchetta. Könnt ihr? » 

Konnchecosa?

« È suffiziente un'esplosione o un colpo e ze perdete la bacchetta ziete morti. Verstanden? » 

Non persi neanche più tempo a chiedermi cosa volesse dire “verstanden”: ero troppo impegnata a preoccuparmi del modo in cui aveva detto “esplosione” e “morti”. 

« Qvindi oggi dofete disarmare il fostro affersario zensa usare la macìa » concluse Höhmann. « Zemplice, ja? »

Per la reazione che ottenne, avrebbe potuto averci appena ordinato di trasformarci in Animagi al primo tentativo. Scorpius, al mio fianco, serrò la mano sulla bacchetta come se fosse la propria ancora di salvezza, mentre un Corvonero alle nostre spalle sibilò: « Non esiste, mi rifiuto! »

Quando Höhmann lo chiamò fuori, però, si fiondò sul materasso esclamando: « Sì. Ehm... Herr Professor, signore... »

« Tu! » lo apostrofò Höhmann in risposta. « Zai difenderti a mani nude? »

Il ragazzo sembrò sinceramente oltraggiato da quella domanda.

« No, Herr Professor. Mai fatto in vita mia » dichiarò, storcendo il naso con l'aria schifata di un Elfo Domestico a cui viene chiesto se ha mai indossato uno smoking.

Lo conoscevo solo di vista, ma a scuola sapevano tutti che veniva da una famiglia di Purosangue estremamente conservatori. E, no, i Purosangue non ritenevano che menare le mani alla Babbana fosse una parte necessaria dell'educazione dei propri pargoli: nella scala gerarchica delle attività degne di un mago la consideravano più o meno alla stregua di spalare cacca di drago.

Höhmann evidentemente aveva un'opinione diversa, perché dopo quella risposta perse fino all'ultima briciola di interesse per lui.

« Qvalcuno di foi sa combattere alla Babbana? » chiese, rivolto alla classe.

Il silenzio che seguì fu così totale da risultare ai limiti del comico. Höhmann si accigliò e insistette: « Nein? Nessuno? »

« Rose sa combattere alla Babbana! » saltò su Mort, spingendomi in avanti.

« No, che cosa? No... »

Inciampai nei piedi di qualcuno e feci del mio meglio per rituffarmi nel gruppo di studenti, ma prima che ci riuscissi Höhmann mi afferrò per la collottola e mi scaraventò al centro del materasso.

« Du zai combattere? » chiese. 

Scoppiai in una risatina isterica e mi affrettai a negare tutto: « Chi, io? No, cioè, un poco, ma no, non... »

« È cintura nera di Karate » mi smentì Mort, che dopo quel commento divenne il primo candidato a venir selvaggiamente disarmato alla Babbana dalla sottoscritta. « L'ho vista io, è braviss... »

« Shhh! »

« No, davve... »

« SHHHH! »

Ma ormai Höhmann mi aveva piazzato in mano uno dei suoi legnetti e, prima che potessi reclamare il diritto a essere difesa da un avvocato, mi ritrovai a fronteggiare il Corvonero. Höhmann si fece da parte e disse: « Gut, foi potete iniziare ». 

 

***

 

Fu in assoluto la lezione di Difesa Contro le Arti Oscure peggiore della mia carriera scolastica. Oltre a rimediarci una discreta quantità di lividi, Höhmann mi usò come scimmia da circo per tutta l'ora, costringendomi a mostrare e rimostrare le mosse di arti marziali ai miei compagni. Quando uscimmo dall'aula eravamo tutti doloranti, demoralizzati e spaventati a morte, e c'era già chi parlava di andare a protestare dalla Preside o di trascinarlo davanti al Wizengamot. L'unico lato positivo della faccenda fu che Tessa, mentre provava un calcio laterale in coppia con Scorpius, era riuscita non si sapeva bene come a inciampare sui propri stessi piedi ed era caduta a terra battendo la testa con un sonoro e soddisfacente schianto. Una volta accertato che non era morta, ma solo svenuta, Scorpius e Marshall avevano dovuto portarla di peso in infermeria. Höhmann non era parso per nulla turbato all'idea di aver causato un trauma cranico serio a una sua studentessa, né d'altronde gli altri studenti si erano preoccupati troppo: Tessa non era esattamente piena di amici.

Un motivo in più per cui Scorpius non dovrebbe filarsela neanche di striscio, tra parentesi.

Comunque fosse, venerdì mattina Tessa era ancora in Infermeria ed io ero dolorante, irritabile ed estremamente assonnata. Anche perché James aveva avuto la brillante idea di farci alzare alle cinque e mezza per un allenamento extra di Quidditch, che – come scoprii con orrore – consisteva nel passarsi la Pluffa tra i rami di un Platano Picchiatore più infuriato che mai. 

Io mi chiedo solo perché.

Ma non feci in tempo a darmi una risposta che qualcuno mi richiamò insistentemente alla realtà.

« La Pluffa, Rose! »

« Eh? »

Prima che potessi connettere le sinapsi qualcosa di grosso e pesante mi colpì in pieno viso. Se riuscii a restare in sella alla scopa probabilmente fu tutto merito di un qualche intervento divino.

Però, poteva andarmi peggio...

Tre secondi più tardi fui colpita da qualcosa di molto più grosso e molto più pesante.

Ok, questo era il Platano...

Quando mi ripresi dalla collisione ero distesa a faccia in giù sul materasso che James aveva sistemato ai piedi dell'albero assassino, con il manico della scopa piantato in mezzo alle costole.

« Avanti, Rose! Hai i riflessi lenti! » mi rimproverò James, che stava piroettando tra i rami del Platano senza il minimo sforzo, come se si trattasse di una passeggiata in mezzo ai campi.

Te la do io la passeggiata...

Tentai di rialzarmi, ma l'assalto di un ramo grosso il doppio di me mi costrinse a gettarmi a pelle di leone sul materasso.

« Ci credo che ho i riflessi lenti! » sbraitai, strisciando di lato per mettermi in salvo da un nuovo affondo dell'albero. « Sono le sei di mattina! »

La risposta di James si perse tra i coloriti insulti di Meredith Bulstrode, che aveva appena fatto un brutto frontale con il Platano. Carly, poco più in alto, urlò: « Potter! Se sopravvivo a questo allenamento giuro che ti ammazzo! »

In qualche modo, mentre Meredith continuava a esprimere il proprio disappunto con la tipica finezza dei Bulstrode, riuscii a rimontare in sella e intercettai il passaggio di Fred, schivando il tronco del Platano per un soffio. La ripassai con scarsa convinzione, molto più preoccupata di salvarmi il collo piuttosto che di fare un buon passaggio.

« Avanti, gente! » ci incitò James – l'unico che sembrasse davvero sveglio. « Li vogliamo battere i Serpeverde?! »

Meredith gli lanciò la Pluffa con l'ovvio intento di colpirlo in faccia e replicò: « Tu li vuoi battere, coglione! »

« Come lo dice Mer non lo dice nessuno » sghignazzò Fred, sfrecciandomi accanto a tutta velocità mentre James ribadiva – per la centesima volta – che avrebbe preferito farsi impalare sulla coda di uno Schiopodo piuttosto che darla vinta a Severus.

Schivai un ramo e quindi puntai la scopa verso l'alto, per portarmi fuori dal raggio d'azione del Platano e riprendere fiato. O crollare addormentata sul manico, anche.

Miseriaccia, non è nemmeno sorto il sole...

Il cielo era azzurro pallido, mentre ad est stava cominciando ad albeggiare. Il parco, tutto attorno a noi, era immerso nel silenzio e nell'aria limpida e chiara a tratti pareva di scorgere il riverbero della barriera magica che circondava la scuola. Di colpo, sopra l'orizzonte, vidi uno stormo di uccelli grandi e neri che si avvicinavano in silenzio sopra la Foresta Proibita. Ne contai tre, quattro, cinque contro lo sfondo del cielo mentre si avvicinavano in fretta. 

« Secondo te sono Grifoni? » chiese Carly, affiancandomi sulla sua Comet.

Aguzzai gli occhi, tentando di distinguere i contorni delle sagome.

« Non lo so. Sembra che non muovano le ali... e poi sono troppo grossi... »

Contemporaneamente, senza che nessuna delle due avesse detto nulla, inclinammo i manici verso l'alto e cominciammo a prendere quota. Ci fermammo ai limiti della barriera, quasi duecento metri più in alto del terreno: l'aria era più fredda, lì, e il vento mi scompigliava i capelli sudati frustandomi il viso. Gli uccelli ora si trovavano proprio sopra le nostre teste, distanti forse qualche decina di metri: erano verde militare, con i motori rombanti e le ali dipinte di numeri e lettere.

Mi chinai sulla scopa e mi tappai le orecchie, assordata dal rumore del loro passaggio.

« Sono aerei Babbani! »

Carly sgranò gli occhi ed esclamò: « Aerei? Woah! Ce ne ha parlato la prof di Babbanologia. Ma com'è che fanno a volare? »

« Non ne ho idea » risposi, scrollando le spalle.

Restammo a guardarli finché non furono scomparsi all'orizzonte, poi James cominciò a minacciarci di morte se non avessimo ripreso l'allenamento e ritenemmo più saggio raggiungere il resto della squadra. 





SONDAGGIO:
Vorrei fare un sondaggio per un paio di questioni relative al proseguimento della storia: sono questioni su cui non so bene cosa fare, quindi vorrei sapere innanzi tutto cosa vorreste leggere voi, prima di scrivere o non scrivere cose di cui non frega niente a nessuno. Vi prego di rispondere (per recensione, per emssaggio privato, via GUFO, telepaticamente, insomma, come vi pare) perché mi aiutereste molto.

1) POV multipli? 
Il POV principale resta quello di Rose, e non ci piove. Potrei tuttavia inserire degli estratti dai POV di Dominique e di Albus. Questo vorrebbe dire che per alcuni capitoli l'attenzione sarebbe distolta da Rose e Scorpius, ma permetterebbe chiaramente di sviluppare meglio gli altri pairing, che altrimenti resterebbero abbozzati. Sul POV di Al sono piuttosto convinta perché mi piace e perché, soprattutto, mi serve, mentre il POV di Domi è un punto di domanda. Voi cosa vorreste leggere? Vi interessano o non vi interessano?

2) Slash?
Sulla tipologia di coppie non si può sindacare perché è una scelta che riguarda chi scrive, ma visto che il rating di questa fanfiction è alto vorrei capire cosa ne pensate dello slash ed entro quali limiti non vi blocca la crescita. La o le coppie slash saranno presenti in ogni caso, ma se lo slash vi schifa ditemelo adesso ed eviterò di porlo dal punto di vista fisico, concentrandomi solo sull'aspetto sentimentale. Così non vomita nessuno, ecco. Il messaggio che voglio dare alla fine è che l'amore è normale, anche tra persone dello stesso sesso, non che con due piselli si scopa che è un piacere, quindi le zozzerie gay mi sono abbastanza indifferenti. Il rating (che probabilmente diventerà rosso) le permetterebbe, ma non ho uno specifico interesse a scrivere di cose del genere. Di nuovo, ditemi voi cosa vorreste o non vorreste leggere.

 

   
 
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