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Autore: Frammentodivetro    30/03/2013    0 recensioni
L'essere mercenari non rende onore a nessuno; non fa in modo che le persone diventino ben disposte come con i cavalieri; non permette di avere famiglia alcuna, nemmeno quella di origine.
L'essere mercenari però consente di inseguire i propri sogni senza essere legati a nessuno, di muoversi come meglio si preferisce e di uccidere chi si desidera.
Ogni cosa ha il suo prezzo, bisogna solo capire quale piatto della bilancia pesa di più. Ma quando vieni abbandonato, costretto a vivere di stenti mangiando carogne e quello che sarebbe dovuto essere il tuo re ti vuole uccidere, non è difficile comprendere che c'è un solo modo per sopravvivere: diventare uno dei reietti della società.
Aranel aveva deciso che era meglio essere una mercenaria che una donna di strada. Come donna di strada non avrebbe potuto inseguire il suo obiettivo, come mercenaria sì.
Genere: Angst, Guerra, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Bondage, Contenuti forti, Violenza
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Nubi dall’aspetto poco rassicurante coprivano lo spicchio di luna che avrebbe dovuto illuminare l’area circostante, rendendo il lavoro più complesso e allo stesso tempo più sicuro.

Nessuno si sarebbe sognato di entrare in quel lugubre luogo, tantomeno per cercare una decina di uomini senza valore.

«Perché ancora non mi uccidi come hai fatto con i miei compagni?»

Il nero mantello avvolgeva la figura seduta comodamente sul corpo di un cadavere. Non guardava il suo interlocutore, né scrutava con attenzione il luogo circostante alla ricerca di una qualche minaccia.

Si calcò meglio il cappuccio sulla testa, proteggendosi il volto dal freddo della notte.

«Non vedi che sto mangiando? Quando avrò finito con la mela finirò anche te, non temere».

La terra era dura sotto al corpo lacerato, penetrava nelle carni aperte bruciandole dall’interno senza alcuna premura. L’uomo tentò di alzarsi, ma una gamba gli era stata tagliata di netto e dal braccio destro fuoriusciva il bianco dell’osso.

«Per gli dei! Mangi con tranquillità in mezzo ad una carneficina! Chi diamine sei? Di quale stirpe fai parte cavaliere senza onore?»

Il frusciare lento del pesante mantello fece intendere all’uomo che il suo aguzzino si era alzato e gli stava andando incontro. Alzò il volto per scrutare quello dell’assassino, ma l’oscurità pareva aver divorato ogni tratto umano di quella bestia assetata di sangue.

«Cavaliere? Offendi il mio nome uomo di Bramdy, tuttavia oggi mi sento di umore magnanimo e risponderò alla tua futile domanda, anche se già il fatto che tu non abbia riconosciuto il mio ordine esplica magnificamente il grado del tuo intelletto».

Con lentezza quasi studiata l’assassino estrasse la spada della sua vittima e la studiò.

«Lama carina, quasi decente, ma si vede che è stata fabbricata in questo posto dimenticato dagli dei. Dimmi piuttosto, se qui tutto fa schifo, anche i frutti dei vostri spogli alberi, posso azzardare che almeno il vino e le donne siano di qualità?»

L’uomo di Bramdy lanciò un’occhiata furiosa all’indirizzo dell’estraneo e prese quelle poche forze che restavano nel suo corpo sputò a terra, colpendo gli stivali neri del suo assassino.

«Non si fa, non è educato, sai? Bisognerà che lavi quest’affronto con del sangue, o rischio che il tuo puzzo mi rimanga addosso».

Un calcio diretto al volto fece ribaltare il corpo a pancia in su. Poteva guardarlo nella sua interezza, un uomo che ancora uomo non era, con appena un accenno di barba a sottolineare la mascella poco marcata.

«Peccato, eri un bel bambino».

La lama affondò senza pietà nel collo esposto e non un singulto uscì dalla gola recisa, solo fiotti di sangue che sporcarono le guance dell’aguzzino. Con un gesto secco estrasse la spada dalle carni e la buttò sopra al cadavere. Si pulì il volto con una mano guantata, lasciando che il poco vento che alitava scostasse il cappuccio e mostrasse agli alberi il suo volto di donna.

«Per rispondere alla tua domanda: non ho una stirpe né un re da seguire, la mia famiglia è il gruppo di mercenari di cui faccio parte». Guardò il corpo senza provare alcun sentimento di rimorso «Dimenticavo che ormai non puoi più sentirmi. Peccato, mi toccherà scoprire da sola i pregi di questa terra arida e inospitale».

 

  
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