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Autore: lur    30/03/2013    2 recensioni
la storia di Ran e Shinichi, con tutti i loro amici e nemici, dall'inizio. parto dal primo episodio presentato nel primo volume del manga. mantengo i dialoghi pressoché invariati, aggiungo pensieri e introspezione psicologica, trascrivo gli atteggiamenti e le azioni come sono presentati nel manga originale, talvolta integrando con le differenze che si riscontrano nell'anime. non inserisco disegni. la dedico a tutti coloro che hanno perso qualche puntata dell'anime o qualche volume del manga, e mi scuso con chi odia gli spoiler. quando ne ho avuto bisogno, nessuno mi ha dato l'opportunità di leggere integralmente la storia, ho dovuto aspettare mesi, voglio provare a concedere questa opportunità agli altri. ripeto che solo i dialoghi sono pedestremente copiati dal manga. buona lettura, e grazie se passerete!
Genere: Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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TU—

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CLICK

“questa è la segreteria telefonica. Shinichi Kudo non è in casa. Asciate un messaggio…”

«che strano.. non è ancora tornato.. » il tono preoccupato di Ran, che aveva chiamato invano il suo amico detective per ben tre volte non allarmò affatto il cervello ubriaco di Kogoro

«sarà andato a cena con quel suo famoso papà scrittore» le disse, noncurante, scatenando nella figlia una furia omicida

«ma che dici?! – sbraitò, contro quell’uomo apparentemente apatico che si comportava come fosse la prima volta che sentiva parlare del suo migliore amico, come se non l’avesse conosciuto da sempre! – i genitori di Shinichi sono in America da tre anni e lui vive da solo! »

«eeh, davvero? »

“ne sono sicura – pensò – gli è successo qualcosa”

«faccio un salto a casa sua! » urlò, prima ancora di rendersi conto che le sue gambe la stavano conducendo a casa di quel fantomatico investigatore che si cacciava in guai sempre più grossi.

«ehi, e la mia cena? » il padre, invece, lungi dal preoccuparsi per quel moccioso che gli stava rubando il lavoro, rimase seduto comodamente sulla propria sedia.

 

 

 

 

Shinichi, ridotto ad un bambino, si trovava a due passi da casa propria, ma dovette fermarsi: era senza fiato. Il suo corpicino non aveva potuto sopportare una fuga del genere, a rotta di collo, da cani segugi e poliziotti intenzionati a chiuderlo in un istituto per minori.

“una corsetta da niente e.. ho già il fiato corto.. questo corpo.. cosa mi è successo?!” non riusciva nemmeno ad articolare pensieri coerenti tra loro – cosa cui non era minimamente abituato . sembrava posseduto da un flusso di coscienza incontrollabile.

«?! » all’improvviso ricordò: “ora ricordo.. dopo avermi colpito, quel tipo ha detto.. ‘ah ah ah .. usiamo la nuova sostanza che l’organizzazione ha creato.. sugli umani non è ancora stata provata, ma..’ ... quella roba.. è impossibile.. impossibile?!”

Due fari gli illuminarono la schiena e il bagliore fece comparire l’emozione del panico nei suoi occhi così azzurri, si scansò appena in tempo, per essere lavato da capo a piedi dall’acqua sporca che il furgone che l’aveva quasi investito aveva sollevato dalla pozzanghera che stava vicino a lui.

«aah! » urlò, scansandosi

«cretino! Sei in mezzo alla strada! – sbraitò di rimando, voltandosi per guardare a quale “cretino” si stesse rivolgendo – fa’ più attenzione, moccioso! »  e continuò il suo viaggio verso chissà dove, sotto la pioggia torrenziale che copriva Tokyo, chiedendosi, lo ammise,  quale mai genitore lascerebbe un bambino così piccolo in giro da solo a quell’ora della sera.

«ah ah ah .. moccioso – constatò Shinichi, deluso da quella definizione – che pena.. »

 

 

 

Il peso del fisico atletico di Ran, che correva con un ombrello qualunque in mano per coprirsi dal pianto di quelle nuvole nere che sembravano preoccupate quanto lei per il suo amico detective, sollevava piccoli spruzzi d’acqua stagnante, troppo veloci per poter infracidire qualcuno. Correva a perdifiato, respirava affannosamente, ma non si arrendeva: DOVEVA trovare Shinichi

 

 

«ah.. no.. » l’amarezza del piccolo grande detective raggiunse l’apice, quando si rese conto che la sua nuova statura non gli permetteva di raggiungere la maniglia del cancello di casa propria, esponendolo ancora alla pioggia fredda che non accennava a cessare.

“non riesco neanche ad entrare in casa mia.. così non posso fare proprio niente..”

Tese la mano più che poteva, si sforzò al massimo, ma non ci fu soluzione: era troppo in alto (oppure lui, ad ora, era troppo basso)

KABOOM!!

Uno scoppio provenne dalla casa a destra della sua, facendone crollare in muretto esterno.

«eh? » Shinichi si voltò in quella direzione, stupito nel vederne uscire il professor Agasa, vecchio amico di suo padre, che si era preso cura di lui negli ultimi tre anni, uno scienziato sempre alla ricerca di nuove invenzioni da vendere per arricchirsi. Era la sua unica salvezza.

«p-professor Agasa! »
aspettò che l’uomo tossisse, si ripulisse un po’ dai brandelli di intonaco che gli erano caduti addosso e si alzasse in piedi, stupito

«eh? E tu chi saresti? »

«sono io! – urlò, infastidito dal fatto che non lo avesse riconosciuto: chi voleva che andasse in giro da quelle parti a quell’ora di sera? – sono Shinichi! »

Il dottore si sforzò di trattenere le risate: quel bambino – avrà avuto poco meno di una decina d’anni – diceva di essere il suo piccolo amico quasi maggiorenne? Probabilmente era un suo piccolo parente che lo idolatrava: gli somigliava molto

«sei un parente di Shinichi?  - gli chiese, amichevole – sei identico a lui da piccolo! »

“ma va?! Sono io!” evitò di esprimere questo pensiero e si limitò a rispondere

«no! Sono proprio io in persona! Shinichi Kudo, liceo Teitan, secondo anno.. » “ti dice nulla?!” un altro pensiero silenzioso

Il professore, lungi dal desiderare di essere preso in giro da un bambino a quell’ora tarda, dopo l’ennesima giornata di fallimenti, suonò il campanello del detective

«eehi, Shinichi, hai ospiti.. »

«aaah.. ascoltami.. ho bisogno di parlarti! » cercò di attirare nuovamente la sua attenzione. Possibile che non capisse?

«Hiroshi Agasa, cinquantadue anni! – iniziò, pronto a convincerlo con ogni mezzo – sei un inventore bislacco e abiti di fianco a casa mia.. ti credi un genio, ma inventi solo carabattole! In più sul sedere hai un neo da cui spunta un pelo! »[1]

«il ne.. il neo.. – introdusse Hiroshi, esterrefatto – solo Shinichi ha visto il neo.. non sarà che.. – rifletté – Shinichi ha spifferato il mio segreto.. »

«ti ho detto che Shinichi son io! – era davvero così ottuso? Davvero gli dava così poco credito? – mi hanno fatto prendere una pillola e son diventato piccolo! » in fondo sapeva che quella storia aveva dell’incredibile.

«piccolo con un pillola? » si bloccò

«s’.. » rispose, speranzoso

«tsk! Se ci fosse una pillola così, la vorrei proprio vedere! » ora il doc era arrabbiato sul serio: si sentiva preso in giro

«vieni, marmocchio! Ti posto alla polizia! » “che altro potrei fare?”

«no.. » doveva giocarsi la sua ultima carta: le abilità deduttive che solo lui possedeva, applicate alla conoscenza profonda che solo lui poteva avere del dottor Agasa

«che ne dici di questo?! – lo guardò dritto in viso, in segno di sfida: se non avesse creduto a quello, addio libertà – sei appena tornato dal ristorante Colombo! E lo hai fatto di corsa! »
«co-come fai a.. ?! » chiese, interdetto. Che fosse davvero.. ?

«i tuoi abiti – rispose, sicuro, ora che aveva la sua attenzione – davanti sono bagnati ma dietro no.. questo perché hai corso sotto la pioggia. Inoltre hai i pantaloni bagnati, e qui vicino, l’unico posto fangoso è davanti al Colombo, dove stanno riparando la strada! E per finire, hai i baffi sporchi del famoso sugo di quel ristorante.. »[2] concluse, affannato, ma fiero di se stesso. Ora avrebbe dovuto credergli.

«ma tu.. » Hiroshi era sconvolto. Guardando quel bambino attentamente, vide nei suoi occhi l’espressione che si dipingeva sempre in faccia a Shinichi quando gli spiegava un caso risolto con successo o quando lo metteva con le spalle al muro con una delle sue arringhe: grande sorriso a trentadue denti, occhio sinistro chiuso in un occhiolino e dito indice a picchiettare sul mento, con fare alla Sherlock Holmes. Era il solito beffardo Shinichi, dunque.

Per tutta conferma, a quel gesto alle volte irritante aggiunse un “divertentissimo”

«tsk tsk tsk.. elementare, Agasa! »

«Shi.. Shinichi.. sei proprio Shinichi?! » chiese ancora una volta, sconvolto dalla realtà che gli si parava davanti agli occhi

«te lo sto dicendo da un’ora! Mi hanno fatto bere una roba..

Ma Agasa lo interruppe, spingendolo oltre il cancello e la soglia di casa sua

«faccio fatica a crederci, ma.. andiamo dentro, mi racconterai con calma »

A dire il vero c’era poco da raccontare, anche perché la botta in testa gli aveva lasciato un bel vuoto di memoria nel momento forse più importante della vicenda: quando la pillola aveva fatto effetto. Comunque il dottore aspettò che il detective si cambiasse, tornando ad indossare gli abitini che portava alle elementari. Fortuna che quella maniaca sentimentale di sua madre aveva tenuto tutto – proprio tutto: anche i vecchi calzini – ciò che gli era appartenuto! «così non mi dimenticherò nulla del mio piccolino nemmeno quando sarò una vecchia decrepita con l’Halzheimer! » aveva detto. La sua follia era stata provvidenziale.

Quando ebbe finito il resoconto, dovette affrontare un Agasa agitatissimo, quasi in preda al panico (beh, vedere un diciassettenne ridotto ad un bambino non è esattamente una cosa di tutti i giorni, in effetti)

«ehh? Traffico d’armi?! »

«sì! E io ho visto lo scambio di soldi e..

«e per chiuderti la bocca ti hanno fatto bere quella sostanza..  –lo interruppe di nuovo, completando la frase, ma il ragazzo/ bambino non lo ascoltava: “che orrore, sono i vestiti di quando ero piccolo..” la nuova situazione non gli andava esattamente a genio: i bambini della  nuova generazione nemmeno indossavano più completi di giacca e camicia con papillon! Avrebbe dovuto immaginare che a portata di mano ci fossero solo i vestiti “eleganti”. Per gli abiti normali avrebbe dovuto cercare nei vecchi scatoloni, come se tutto quello non bastasse già da sé - ..che non era ancora stata testata.. e per una strana reazione.. ti sei rimpicciolito » sembrava il discorso di un folle.

«ti prego, professore! – si illuminò Shinichi – sei un genio, no? Crea una contro pozione per farmi tornare com’ero! » implorò

«non è possibile – si rattristò Agasa, sperando che il giovane per questo non pensasse (ancora più di quanto già non facesse) che la sua “scienza” fosse buona a nulla – senza la formula della sostanza che hai preso..

«e se riesco a trovare quei delinquenti e prenderla? » lo interruppe, brusco

«beh.. in tal caso non è sicuro, ma si potrebbe tentare.. – poi rifletté un attimo – MI RACCOMANDO, NON DIRE A NESSUNO CHE SEI DIVENTATO PICCOLO! »

Disse, prendendolo per le spalle e sbatacchiandolo con forza

«eh? Perché? » chiese di rimando, stupito

«se scoprono che sei ancora vivo – rispose, lasciandolo andare – tenteranno sicuramente di ucciderti! Metteresti in pericolo anche chi ti sta attorno! »

«capito?!  - urlò, tornando a scuoterlo come un pupazzetto – la tua vera identità deve restare un segreto tra me e te! Non devi dirlo a nessuno! Neanche a Ran! »

«Shinichi, ci sei? » una voce melodiosa, QUELLA voce, preoccupata come non mai, risuonò dall’ingresso, allarmando i due presenti.

 

 

 



[1] N.d.A.: nell’anime, Shinichi dice «hai una macchia tutta rossa sulla schiena ». mi sembrava più divertente quest’espressione, ma ho promesso di rispettare i dialoghi del manga, quindi ve le riporto entrambe J

[2] N.d.A. nell’anime dice «salsa speciale Colombo» e, visto che mi piaceva di più, l’ho scritta qui J fedele al manga fino alla fine! Anf anf.. che fatica

  
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