Premessa: ehehe, eccomi
qui, come promesso, ad aggiornare in fretta con il seguito del capitolo 11,
ovvero quello che potrebbe anche essere chiamato 11b,
ma se lo facessi incasinerei tutta la numerazione e poi mi sentirei troppo
simile ai miei prof di info, e la cosa non mi garba,
quindi lasciamo il 12 che ci sta.
Capitolo
strano, lo confesso, sono fortemente indecisa su
quello che ho fatto succedere perché inizialmente il plot prevedeva uno
svolgimento completamente diverso e invece io che sono io…
Vabbè, non rovino la sorpresa, ditemi cosa ne pensate!
E
a proposito…
Grazie Mille per tutte le recensioni!
Siamo arrivati a quota 100!!!
Un sogno che si avvera…
Grazie a tutti
Nyssa
* * *
Era
notte, forse notte fonda.
Non
sapeva dire per quanto tempo era rimasto lì a guardare il cielo dai riquadri
della finestra.
Aveva
sentito battere le dieci di sera, poi più nulla.
Non
ricordava niente di quello che c’era stato attorno a lui dopo i rintocchi
cadenzati della grande pendola che stava nel maestoso ingresso gotico di Malfoy
Manor.
La
sua stanza era all’ultimo piano del palazzo, con pesanti mobili di ciliegio
rossiccio e copriletto scuri.
Le
tende della portafinestra che conduceva su un piccolo balcone erano verdi,
elegantemente tirate ai lati da cordoni di filo d’argento.
Se
ci fosse stata la mezzosangue, rifletté, probabilmente avrebbe domandato come
mai tutto quello che lo riguardava era verde o argentato.
Lo
sapeva, ne era certo, ormai la conosceva a sufficienza per poter prevedere una
simile scena con la certezza totale.
Erano
passati due giorni da quando aveva fatto ritorno alla
dimora di famiglia, la prima sera era arrivato tardi, erano quasi le undici
quando aveva oltrepassato il cancello di ferro scuro che delimitava i confini
della tenuta; non aveva visto suo padre, sua madre, invece, era in salotto a
leggere un libro, non aveva fatto scene di bentornato e non gli era corsa
incontro abbracciandolo come aveva visto fare a Molly
Weasley al termine dell’anno scolastico con i suoi
figli lenticchia. Si era limitata ad alzarsi e chiudere la sua lettura
-
Sarai
stanco – aveva detto – ti faccio portare qualcosa di caldo
Lui
aveva annuito mentre lei richiamava uno degli elfi
domestici e, qualche minuto dopo, un fumante brodo era stato depositato al
centro di uno dei lati lunghi del tavolo della sala da pranzo.
Sua
madre si era seduta al suo posto, all’estremo riservato alla castellana e
l’aveva guardato mangiare con lentezza il liquido bollente, aveva impartito
qualche altro ordine e aveva fatto qualche domanda di circostanza circa
l’andamento a scuola e la sua vita in generale, dicendogli che poi avrebbero
chiarito tutto il giorno seguente con la luce del sole.
Aveva
augurato al figlio la buona notte depositandogli un bacio quantomai
freddo sulla fronte e l’aveva mandato nella sua stanza
accompagnato da due elfi con il suo bagaglio. Non si poteva certo dire
che l’affetto familiare avesse brillato…
L’indomani
aveva dormito fino a metà mattina per poi scendere a fare colazione dove sua
madre lo stava aspettando.
Avevano
mangiato insieme e lei gli aveva fatto qualche altra domanda su com’era Hogwarts, su quello che era successo in quei quattro mesi,
i professori, il preside terminando chiedendogli se aveva sentito del recente
fidanzamento della figlia dei Greengrass con il rampollo
dei Paciock; Draco aveva annuito e avevano passato il
resto della mattina in rigoroso silenzio a leggere.
A
mezzogiorno aveva visto suo padre, sempre perfettamente vestito con qualcosa di
ricercato; non avevano parlato e il pranzo si era risolto in silenzio.
Quel
pomeriggio, deciso a sfogare un po’ di tensione che aveva accumulato in quelle
poche ore, era uscito a fare un giro con la sua scopa.
Che
differenza tra la vecchia e allegra Hogwarts e
l’austera Malfoy Manor…
Lì
da loro era tutto finto, tutto irreale, silenzio e pensieri, di niente altro si
nutrivano i suoi altolocati genitori.
Era
andato fino ad un laghetto distante dal palazzo lasciando la testa dentro
l’acqua fredda dell’inverno, quasi a volersi prendere di proposito una
broncopolmonite, e con la testa sott’acqua, aveva gridato e gridato, senza che
nessuno lo sentisse.
Aveva
gridato di poter dire sempre quello che pensava, aveva gridato contro tutti
quei fronzoli che il nome dei Malfoy si portava dietro e contro
tutta quella falsità di cui erano ricoperti.
A
cena era stato altro silenzio e solo alla fine del pasto Lucius
aveva detto
-
Il
momento è giunto, figliolo, devi assumerti le tue responsabilità. Questa sera.
Dopodiché
tutti si erano alzati.
Era
entrato nella sua camera e ci era rimasto per non sapeva quanto tempo.
Sarebbe
successo: quella sera.
Da
quel momento in poi, ogni suo pensiero era stato per lei.
E
non gli importava che fosse così, voleva che i suoi ultimi pensieri da non mangiamorte fossero per LEI.
Perché
lei aveva cercato di capirlo.
Se
LEI l’avesse saputo, probabilmente avrebbe capito anche quello.
L’aveva
sempre fatto.
Era
stata l’unica che si era dispiaciuta di questo, anche se era l’unica a saperlo
per davvero, a Blaise non l’aveva detto, non voleva
farlo soffrire, Blaise si sobbarcava a sufficienza i
suoi problemi.
A
lei l’aveva detto nonostante non avesse voluto farlo.
E
lei aveva capito.
Era
strano da dire, ma era come se l’avesse consolato.
Riflettere
sul diventare un mangiamorte, dopo tutto quel che lei
gli aveva esposto, era diverso.
Un mangiamorte
lo è fino nel cuore.
Se tu non vuoi diventare un mangiamorte, allora non lo sarai mai.
Dipende tutto da te.
Qualcuno
bussò alla porta e quando questa si aprì, seppe perfettamente di chi si
trattava.
-
Draco?
– domandò una voce e la testa bionda di sua madre fece capolino
-
Madre –
rispose guardandola
-
Vieni
caro, è ora – annunciò la donna e a lui parve quasi che perfino nella sua voce
ci fosse qualcosa di diverso, una nota di tristezza. Impossibile, Narcissa Malfoy era una mangiamorte
convinta, sicuramente i suoi eccessivi vagheggiamenti gli facevano percepire le
cose alterate.
Prese
il mantello nero col cappuccio dall’appendiabiti vicino all’uscio e se lo
infilò, poi uscì nel corridoio, suo padre lo stava aspettando incappucciato,
mentre sua madre si calò la stoffa nera fin sugli occhi.
Draco
seguì Lucius e Narcissa
seguì Draco in una processione che scese fin nel sotterraneo del castello.
Una
piccola folla era radunata: riconobbe sua zia Bellatrix
e Rodolphus, Fenrir e altri
seguaci del Lord Oscuro che invocavano una litania mentre,
disposti a cerchio, preparavano la bacchetta che avrebbe trasformato il giovane
figli di Lucius in un convinto servitore di Tu-Sai-Chi.
Quando
il rito cominciò, il dolore fu terribile.
La
punta della bacchetta gli stava bruciando la pelle centimetro dopo centimetro,
tracciando prima la figura che era l’emblema degli schiavi di Voldemort, dopo avrebbero lanciato su di essa
l’incantesimo che l’avrebbe reso il marchio oscuro.
Faceva
male e avrebbe voluto sgolarsi dalle imprecazioni fino
a rimanere senza voce.
Ma
non gridò.
E
lo fece per lei.
Perché
lui non voleva essere un mangiamorte.
Perché,
nonostante tutto, credeva a quello che lei aveva detto.
Perché
anche in quel momento stava pensando a cosa faceva probabilmente
Vide
che i segni scuri prima indistinti cominciarono a
prendere vagamente una forma sul suo braccio e la figura di un serpente, che
gli ricordava tremendamente un drago (suo padre non era molto bravo nei disegni
a mano libera, rifletté in quel momento poco indicato) appariva sulla sua pelle
bianca.
Lucius Malfoy era particolarmente compiaciuto che il suo unico figlio
non strillasse come una donnetta, neppure sua moglie
l’aveva fatto quando perfino Bellatrix
aveva gridato al primo contatto della bacchetta con la pelle sensibile del
braccio.
* * *
Hermione
scese nella Sala Comune del Grifondoro che era
mezzanotte passata.
Aveva
detto a Harry di dovergli parlare di una cosa molto importante e l’aveva
pregato di attenderla fino al dodicesimo rintocco, in modo che fossero soli e
orecchie indiscrete non girassero per il dormitorio.
Harry
Potter era seduto davanti al camino con un avvincente libro tra le mani che
narrava le gesta di un Auror molto importante, in
realtà, però, si stava quasi addormentando.
Stropicciò
gli occhi sollevando un poco gli occhiali e sbadigliò spalancando la bocca
senza preoccuparsi di mettere una mano davanti.
Hermione
ci stava mettendo più del previsto e lui stava morendo di sonno, beato Ron che non faceva altro che sonnecchiare in infermeria con
i suoi libri di grandi eroi magici e si faceva coccolare dalle studentesse di Tassorosso che facevano un po’ di volontariato dalla Chips, sicuramente in quella settimana aveva preso almeno
due chili da quanto lo rimpinzavano di ciambelle e krapfen…
Dei
passi lenti attirarono la sua attenzione verso la scala di pietra che portava
al dormitorio femminile, guardò in quella direzione e vide scendere la grifondoro con la sua amata coperta.
-
Che
volevi dirmi, Herm? – domandò chiudendo il libro – se
si tratta di una dichiarazione d’amore, ti dico che sono troppo stanco per
trovare la cosa romantica
-
Vedi di
fare un po’ meno il galletto e seguimi – fu il perentorio commento della
ragazza al tentativo di ironia di lui
Harry
posò il volume e la seguì per i corridoi della scuola: attraversarono il passaggio
sotto Corvonero udendo
distintamente il suono della musica e delle grida degli studenti che stavano,
evidentemente, facendo una “festicciola” per l’inizio delle meritate vacanze
natalizie; passarono tutto il secondo piano e imboccarono il corridoio laterale
che portava alla Torre di Astronomia.
Senza
dire una parola e tirandolo per una manica, la mora la condusse fino all’ultimo
piano, dopodiché sbloccò con una magia la serratura chiusa a doppia mandata e
aprì la porta che introduceva alla vecchia aula.
Harry
si guardò attorno analizzando la cosa
-
E’ dal
quinto anno che non veniamo più qui io, te e Ron –
constatò riconoscendo il posto alla perfezione, lei annuì e lui la guardò
scacciando il sonno che lo stava vincendo fino a cinque
minuti prima
-
Credo
che tu debba dirmi qualcosa – disse semplicemente sedendosi sui cuscini e
fissandola dal basso verso l’alto, lei cadde in ginocchio sul morbido
coprendosi la faccia
-
Tu lo
sai, non è vero? – chiese dolcemente scrutando l’espressione seria di lui e
comprese all’istante, annuì
-
Oh
Harry – disse quasi singhiozzando – ho fatto una cosa
terribile…
* * *
Il
dolore si stava facendo insopportabile mentre la punta
scura della bacchetta di suo padre continuava il suo pregevole capolavoro
artistico, non a caso la bacchetta di Lucius era di
cipresso e scaglie di Nero delle Ebridi, un drago assai conosciuto per la sua
irascibilità, il pessimo carattere e la violenza dei suoi attacchi.
Ancora
qualche attimo e l’immagine della mezzosangue che gli sorrideva
piangendo la sera prima di partire non sarebbe servita ad annientare il dolore
al cuore che gli provocava quella stregoneria che gli stavano facendo.
Già,
perché il dolore al braccio era niente se paragonato a quello che provava nel
petto, come se qualcuno gli stesse squarciando quel
muscolo che così spesso aveva detto di non avere, era un dolore lancinante,
sembrava che glielo stessero facendo a pezzi e carbonizzando, forse non sarebbe
riuscito ad arrivare fino alla fine, aveva sentito di diversi seguaci di Voldemort che erano morti per quella magia…
Peter Minus fece irruzione della stanza
sbattendo la porta con tutta la forza che il suo corpo tozzo e cicciotello gli
consentiva, dirigendosi direttamente verso Bellatrix
e Lucius al centro.
La
percezione della voce e il momentaneo allontanamento della bacchetta aiutarono
un poco Draco a riprendersi dalla distruzione che quell’incantesimo stava
operando sul suo corpo.
Udì
la voce un po’ confusa e balbettante di Minus che
diceva che c’era una frotta di Auror in arrivo a
Malfoy Manor e che, probabilmente, avevano avuto una
soffiata.
Il
biondo capofamiglia dei Malfoy scrutò tutti i presenti alla ricerca del
traditore, analizzando le menti di ciascuno e dimenticandosi momentaneamente di
suo figlio, quasi agonizzate sul pavimento di pietra
ruvida.
Non
c’era tempo di leggere nella mente di ciascuno, dovevano sbrigarsi a sparire,
si sarebbe occupato della cosa più tardi.
-
C’è un
incantesimo di protezione intorno alla casa – specificò all’indirizzo degli
altri seguaci, uscite dal retro e smaterializzatevi alla svelta, non voglio
casini, poi si rivolse a suo figlio
-
Continueremo
alla prossima riunione
Detto
questo, girò sui tacchi e oltrepassò la porta mentre Narcissa,
dopo che tutti furono usciti, si sedette sul pavimento cercando di far riprendere
conoscenza a suo figlio.
Con
una magia e chiamando alcuni elfi domestici, lo riportò nella sua stanza
sorreggendolo per una spalla mentre lui barcollava da
una parte all’altra mettendo in pericolo l’equilibrio di entrambi.
* * *
-
Che
cos’hai fatto?! – fu la violenta risposta di Harry mentre si alzava in piedi e guardava allibito la sua
compagna di Casa che piangeva sul pavimento – come ti è saltato in mente di
avvertire gli Auror che ci sarebbe stato un ritrovo
di mangiamorte a Malfoy Manor?
Hermione
non rispose e si affrettò ad asciugare le lacrime che minacciavano di sgorgarle
dagli occhi ambrati
-
Lo so
che è stata una follia – mormorò quasi inintelligibilmente
-
E come
diavolo sapevi che sarebbe successo in questi giorni? – chiese lui ancora alterato
-
Me lo
ha detto Malfoy
-
E da
quando fai questo genere di pazzie? Da quando ti mischi negli affari di Malfoy?
Devi starne alla larga! – berciò – otterrai solo guai se ti mischi con gente
simile!
-
Ma lui
non voleva diventare un mangiamorte! – gridò contro lei
-
Pensa
per te stessa, Malfoy ha la faccia abbastanza di bronzo da pensare al suo
regale fondoschiena da solo!
-
Oh
Harry, non essere proprio tu a farmi la paternale quando al primo anno ti sei
messo in testa di recuperare
-
Ma se
il Ministero scoprisse che sei stata tu? – domandò apprensivo Harry – ti
farebbero un sacco di domande e poi quel posto è come un colabrodo, escono
informazioni dappertutto, cosa accadrebbe se Lucius o
Bellatrix lo venisse a sapere? Ti uccidere di sicuro!
-
Tanto
vogliono già ucciderci tutti e tre, senza che io mi metta a sabotare i loro
piani – rispose imbronciata lei
-
Tu devi
essere impazzita… - continuò il bambino sopravvissuto portandosi le mani nei
capelli – potevo tollerare che tu e Malfoy foste amici, che vi aiutaste, ma non
fino a questo punto! Non posso permettere che lui metta in pericolo la tua vita!
-
Alla
mia vita bado IO da SOLA! Non ho bisogno di una bambinaia che mi dica quel che è giusto e quel che devo fare, posso benissimo
decidere da sola
-
Le tue
azioni dimostrano il contrario
-
Beh,
anche le tue! – Harry si bloccò – cosa credi, che non mi stia
dando a sufficienza della stupida per quello che ho fatto? So quel che ho fatto
e so che rischi corro, io volevo solo che qualcuno mi stesse vicino
quando ho bisogno!
E
finalmente le lacrime cristalline a lungo trattenute cominciarono a rotolare
sulle sue belle guance arrossate dal freddo e dall’agitazione.
-
Mi
dispiace – rispose Harry imbarazzato e più che mai amareggiato di averla fatta
piangere – lo so che sei intelligente e che puoi badare a te stessa, ma devi
capire che io ne ho viste di sfighe e ho sempre paura per la vita tua e di Ron, non vorrei mettervi nei guai, se fosse per me,
cancellerei quel che c’è stato perché nessuno debba prendersela con voi due…
Herm arrossì e si asciugò malamente il
pianto con la manica del maglioncino
-
Non
importa, siamo amici, è giusto che tu mi dica quello che pensi…
Harry
si sedette accanto a lei e rimasero in silenzio qualche istante.
* * *
Quando
Draco si svegliò, era ancora notte, il cielo era scuro e la luna prossima al
tramonto oltre la catena montuosa che si vedeva in lontananza, sembrava più
panciuta rispetto a quando l’aveva ammirata insieme
alla mezzosangue.
Sentì
una sensazione strana mettendosi a sedere e avvertendo su di sé il profumo di
sua madre.
Doveva
averlo riportato lei in camera perché suo padre aveva lasciato il seminterrato
poco dopo che Peter aveva annunciato l’arrivo degli
emissari del Ministero.
Beh,
se si escludeva quando era ancora in fasce, quella era
stata la prima volta che sua madre l’aveva abbracciato.
Con
cautela, ripiegò lentamente la manica bianca della camicia per vedere il
simbolo che spiccava sotto di essa, scuro, bruciante e
ancora doloroso.
La
figura di un serpente piuttosto approssimativo era impressa sulla sua pelle
indelebilmente, ma non era completa.
Mancavano
ancora due cose: il teschio e la maledizione.
Guardò
con odio quell’immagine e fu allora che prese la sua decisione.
Scrutò
attorno a sé, prese dal fondo del comò la chiave che dava accesso alla sua
stanza alla Gringott, si avvolse nel mantello nero e
scese per le scale senza far rumore, suo padre di sicuro stava ancora
conversando con gli Auror e sua madre o era a letto o
era con lui.
Si
nascose dietro una tenda quando vide passare un elfo
per i corridoi percorsi dalla passiera verde e giunse
finalmente al lungo ingresso al termine del quale c’era la porta di uscita da
Malfoy Manor.
Sua
madre sbucò da una delle porte laterali e si piazzo di fronte a lui, la
bacchetta in pungo e l’espressione seria sul viso,
anche lei avvolta in un mantello nero.
-
Draco –
disse semplicemente
-
Madre,
vi prego, spostatevi – rispose lui serio e determinato – non voglio ferirvi
-
Te ne
stavi andando? – chiese la bionda figlia minore dei Black indagando il suo
pupillo, lui non rispose – sapevo che l’avresti fatto – continuò
-
Volete
impedirmelo? – domandò, lei scosse la testa
-
Non
avrei voluto che tu diventassi un mangiamorte, avrei
voluto che neppure Lucius lo fosse, sono felice che
le cose siano andate così.
Sua
madre parlava, ma lui non riusciva a capire se volesse fermarlo o se lo volesse
lasciar andare
-
Io non
posso lasciare questo mondo – continuò
-
Sono un
Malfoy e i Malfoy non scappano – rispose lui
-
Sei
anche un Black e i Black sono affaristi e truffatori, sanno come uscire dalle
situazioni spinose – disse lei con un mezzo sorriso sulle labbra. Ricorda
sempre che NON sei solo un Malfoy, ma che SEI anche un Black.
Draco
annuì e si toccò la catenina al collo dove era appeso l’anello con lo stemma
della famiglia di sua madre che lei aveva insistito tanto perché portasse.
La
donna aprì il mantello e fu solo in quell’istante che il biondo Slytherin si accorse che c’era qualcuno con lei.
Un
bambino sui cinque anni se ne stava aggrappato alla gonna di sua madre con le
lacrime agli occhi e un’espressione spaesata sul visetto paffuto
-
Portalo
con te e tienilo lontano dai mangiamorte – fu l’unica
cosa che Narcissa disse spingendo il bimbo verso suo figlio
-
Chi è?
– domandò Draco nascondendo il bambino, un po’ intimorito da lui, sotto il nero
della cappa
-
Si chiama
Seraphin – rispose sua madre – Seraphin
Black. E adesso muoviti, ci sono dei mostri che ti attaccheranno lì fuori, fa’
attenzione.
-
E se
mio padre dovesse usare la legilimanzia? – domandò
preoccupato, per una volta sentendosi molto legato a sua madre, una madre
diversa da quella che aveva conosciuto per tutti quegli anni.
-
I Black
sono sempre stati degli ottimi occlumanti – fu la
risposta che la donna gli rivolse assieme ad un ghigno made-in-malfoy, dopodiché invocò una formula e lo
sospinse verso la porta.
-
Accio
scopa! – disse sottovoce Draco richiamando
* * *
Quello
che Draco e Narcissa Malfoy non sapevano era che una
donna li stava spiando da dietro una delle colonne
d’ingresso, accuratamente nascosta nell’ombra della notte che fissava i due
personaggi nell’atrio: lo sguardo serio e i pugni stretti.
* * *
Non
ebbe neppure il tempo di innalzarsi oltre le cime degli alberi della tenuta che
qualcuno lo notò e una forma indistinta dal basso si avvicinò volando verso di
lui, quasi raggiungendolo
-
Merda,
un phantom – sibilò il Serpeverde quando riconobbe
la figura inconsistente dei mostri che avevano venduto la loro anima, con una
mano guidò la scopa verso Hogwarts, l’unico posto
dove aveva pensato di rifugiarsi e dove, di sicuro Silente l’avrebbe accolto,
mentre tratteneva accanto a sé anche la sagoma minuta del bambino che sua madre
gli aveva affidato, con la desta, invece, sfoderò la bacchetta e cominciò a
lanciare incantesimi a casaccio verso il mostro, momentaneamente dimentico
della formula speciale che gli avevano insegnato a Difesa Contro le Arti Oscure
e che aveva casualmente rimosso.
-
Se mai
ne esco vivo – disse più a se stesso che al bimbo – devo
chiedere altre ripetizioni alla Granger - e ringraziò che i duri allenamenti di
quidditch lo avessero allenato a guidare la scopa
anche con la mano sinistra, visto che con la destra doveva recuperare il
boccino.
Il
mostro si avvicinò sempre di più e a pochi metri dietro di lui scagliò un
incantesimo che ridusse in sottili brandelli il mantello scuro e che gli
graffiò profondamente la schiena, lacerando anche la camicia bianca.
-
Accidenti
al dannato orgoglio dei Malfoy! – imprecò lanciando la scopa di lato in modo
che il mostro fosse costretto ad una manovra estrema e lui potesse guadagnare
tempo; se fosse fuggito e avesse lasciato il phantom
vivo, allora chiunque avrebbe saputo dove era diretto, doveva ammazzarlo –
accidenti, perché diamine non riesco a ricordare quelle maledette formule
magiche!
Una immagine gli tornò alla memoria proprio in quel momento: un
pomeriggio piovoso assieme alla mezzosangue che, un po’ seccata gli diceva
-
No
Malfoy! Lo spell delay è
l’incantesimo di ritardo, non serve a niente! Fai uno sforzo e ricordati qual è
quello per i phantom!
Avevano
cominciato a insultarsi come loro solito e mentre il vento gelido gli sferzava
la faccia, rivide quella scena e abbozzò un sorrisetto
-
Merda,
perché non me lo ricordo? Evocatio simulacrum!
E
fece comparire altre nove figure formate d’aria per distrarre il nemico, nella
speranza che questi non riuscisse a riconoscere i veri fuggitivi e Draco avesse il tempo di rimembrare la formula per distruggere
quel dannatissimo mezzo zombie, di certo, il lancinante dolore al braccio e
quello più recente alla schiena non aiutavano…
L’incantesimo
ebbe effetto solo in parte visto che un mostro fatto d’aria non può distinguere la consistenza delle cose.
-
Finalmente!
– gridò il biondo ricordando le parole per evocare la stregoneria, ci era
voluto qualche minuto per rivedersi tutta la scena della loro litigata e alla
fine lei aveva ceduto gridando la formula
-
Veniant spiritus glaciales obscurantes, cum obscurationem
flet tempestasnivalis. Nivis tempestas Obscurans
Una tempesta di neve e oscurità avvolse
dentro di sé il corpo del mostro distruggendolo in pochi attimi.
Meno male.
Ormai libero, anche se ancora dolorante
e piuttosto malconcio, riprese il totale controllo del manico di scopa e la
lanciò a tutta velocità verso la scuola di magia.
E quando le luci dei torrioni apparvero
in lontananza, ringraziò, per una volta, la sua buona stella che l’aveva
protetto. Il bambino che aveva con sé si era addormentato durante il tragitto
che era durato quasi un’ora ed era accoccolato dentro quel che restava del suo
bel mantello invernale.
Guardò distrattamente la parte centrale
della scuola fino a dirigersi ad una delle torri laterali, la più alta che
svettava perfino su quelle di Grifondoro e Corvonero.
Svegliò il ragazzino e atterrò su un
balcone, poi scese e con un incantesimo sbloccò il gancetto che teneva chiusa
la porta finestra.
Quando questa si aprì e la stanza fu
invasa dal gelo dell’inverno, di fronte a lui stavano un allarmato Harry Potter
con la bacchetta in mano e, accanto a lui, Hermione Granger con un’espressione
molto preoccupata.
-
Malfoy! – furono le sbalordite parole di
Potty
quando il biondo oltrepassò l’intelaiatura della finestra
-
Oh mio Dio! – fu invece il commento
della Granger che si alzò in piedi e gli si avvicinò con le mani premute sulla bocca
Che ci facevano la Granger e Sfregiato
alla Torre di Astronomia?
Nessuno poteva entrare dalla porta se
non aveva le chiavi e le chiavi le aveva solo lui.
-
Che ci fate qui?
I due tacquero mentre
la mezzosangue sembrava davvero sul punto di scoppiare a piangere in maniera
teatrale
-
Non dovreste essere qui e non dovrei
esserci neppure io… - commentò amaro scostandosi perché lei non si accorgesse
del sangue che gli colava dalla ferita sulla schiena e che lo bruciava quanto
un bicchiere di firewhiskey, anche se era niente al
dolore che invece percepiva provenire dal braccio.
-
Credevo che fossi a Malfoy Manor – mormorò la Caposcuola riuscendo finalmente a
proferir verbo
-
Non sono affari vostri - grugnì il
biondo, sentendosi però felice di essere tornato a scuola – prendetelo con voi
e portatelo a dormire da qualche parte, io resto qui
E così facendo aprì di scatto il
mantello e mostrò la figuretta impaurita di Seraphin
Black che guardava con profondi occhi blu le altre due nuove persone.
-
Per Giove! È tuo figlio? – chiese Harry tanto per sdrammatizzare
-
Spiritoso Potty,
sempre spiritoso – sibilò Malfoy con aria schifata
Il bambino guardò Harry ed Hermione e si
diresse istintivamente da quest’ultima, attaccandosi alla sua maglia
-
Si chiama… - merda, e adesso perché
tutto cominciava a girare? Perché scomparivano i colori e le gambe non lo
reggevano più? Perché…
Udì un grido della mezzosangue
mentre si lasciava andare sui cuscini della stanza, grazie al cielo era
stato un atterraggio morbido…
* * *
Aprì lentamente gli occhi provando la
sensazione di qualcosa di caldo che gli percorreva il braccio.
Quando la vista non fu più sfuocata,
mise in evidenza la Granger seduta accanto a lui mentre
richiudeva una cassetta bianca con la croce rossa dove sopra era scritto
“Pronto soccorso”.
Non indossava la camicia e sentiva del
cotone al contatto con la pelle, qualcuno doveva avergli fasciato la schiena.
Tentò di mettersi a sedere, ma un dolore
terribile lo colse, costringendolo a tornare sdraiato
-
Non dovresti sforzarti – disse la Grifondoro dedicandogli tutta la sua attenzione – hai dei
tagli orribili sulla schiena, li ho medicati come ho potuto, ma domani voglio
che tu vada dalla Chips – Draco scosse la testa senza
la forza di ribattere più energicamente
-
Ma tu devi! – continuò lei – rischi un’infezione!
-
Andrò a parlare con Silente, ma non
uscirò di qui per altre stupidaggini
-
Ma sii serio – protestò lei – se ti si
infettasse la ferita io non potrei curarti! – lui non rispose
-
Dov’è il bambino? – chiese invece
Hermione gli indicò una tenda tirata
-
Sta dormendo con Harry – spiegò –
sembrava molto spaventato – Draco annuì – chi è? – chiese la mezzosangue
-
So solo che si chiama Seraphin Black, me l’ha affidato mia madre
quando stavo scappando, non mi ha detto altro…
-
E così sei fuggito – ripeté lei
In un secondo il ricordo del Marchio
Nero tornò velocemente davanti a lui e si tastò le braccia alla ricerca della
camicia che lo copriva fino a poco tempo prima
-
Non preoccuparti – disse ancora lei
tranquilla – l’ho già visto… - e come a sottolineare la cosa lanciò uno sguardo
all’avambraccio e lo sfiorò appena con la punta dell’indice
E infatti
riconobbe l’indumento bianco e sporco di sangue su una seggiola poco distante
-
Sei stato fortunato a farti fare qualche
camicia prima di Natale – disse ancora la mora cercando di sorridere – ti
serviranno visto che ne hai appena distrutta una… - silenzio - Chi ti ha fatto
questo? – domandò ancora toccando appena una delle bende
-
C’era un phantom
di guardia al portone d’ingresso – disse acido lo Slytherin
e gli occhi di lei si colmarono di orrore
-
Vuoi che ti chiami Blaise
o qualcun altro? – domandò ancora, premurosa, sapendo che scendere nel covo
delle serpi sarebbe stata una bella impresa, lui scosse la testa
-
Non dovreste sapere neppure voi che sono
qui, doveva saperlo solo Silente
-
Ma perché?
-
Perché domani mattina mio padre piomberà
qui a scuola come un falco alla mia ricerca, cosa credi, che non si sia già
accorto che sono scappato?
-
Ma perché qui?
-
Perché questo è l’unico posto dove posso
nascondermi, dove altro potrei andare IO?
Lei annuì
-
Che ci facevate te e Potty
qui? – domandò
-
Al quinto anno io e gli altri venivamo
spesso qui prima che la Umbridge
cominciasse con le sue stupide regole, forzare la serratura è uno scherzo
-
Per te…
-
È solo un incantesimo un po’ più
complesso dell’Alohomora…
-
Se lo dici tu
Altro silenzio, sembrava che la
conversazione stentasse più del normale e lei sapeva
che il biondo aveva bisogno di una bella notte di riposo se la mattina dopo
voleva andare a parlare con il preside prima di suo padre.
In realtà, Silente non riceveva mai
nessuno prima delle undici di mattina, tranne in casi eccezionali, ma
ovviamente Lucius non avrebbe fatto sembrare questo
un fatto eccezionale, quindi avrebbe rispettato l’orario facendo come se nulla
fosse.
-
Hai bisogno di riposo – decide infine la
riccia sistemandogli qualche cuscino dietro la testa
-
Smettila di fare l’infermiera e
tornatene a letto assieme a Potty
-
E invece io rimango qui e anche Harry! –
protestò vigorosamente la ragazza continuando a predisporre teli e la sua
coperta col koala.
-
Vattene immediatamente a letto! – berciò
la serpe facendo appello a quel poco di forze che aveva ritrovato
-
Neppure per sogno! Sei ferito e serve
qualcuno che ti tenga d’occhio
-
Ti ho detto di andartene, non ho bisogno
di una balia!
-
Decido io cosa fare di me stessa! –
s’infervorò ancora la ragazza alzando un poco il tono di voce
-
Qui non ti ci voglio!
-
La scuola è un luogo pubblico, sto dove
mi pare!
-
Vattene, meno hai a che fare con me,
adesso, meglio è
-
Pff,
stupidaggini – sibilò lei scocciata
-
Hai la stessa mania di Sfregiato di
farti ammazzare prima dei vent’anni!
-
Sia quel che sia,
io rimango qui!
-
Beh, se vuoi farti ammazzare sono fatti
tuoi, non aspettarti che ti ringrazi per questo, però…!
-
Non mi aspetto niente da te, Malfoy! –
continuò imperterrita lei – e comunque so badare a me stessa molto più di te
Il principe delle serpi aprì la bocca
per dire qualcosa e la richiuse borbottando della
testardaggine dei mezzosangue e delle loro pessime manie di autodistruzione.
-
Adesso stenditi e pensa a dormire – lo
incalzò lei perentoria dopo aver ottenuto la sua vittoria
-
Smettila di trattarmi come un moccioso!
-
Dormi!
-
No!
-
Sentite un po’ voi due, ma la finite di fare questo baccano infermale? C’è gente qui
che vorrebbe riposare! – questo era Harry, svegliato da tutto quel rumore
-
E anche tu, Potty,
tornatene al tuo Grifondoro!
-
Non prendo certo ordini da una serpe
come te… - ripose il moro con un accenno di sorriso, Draco sbuffò: aveva
progettato di passare in quella Torre solo una notte e la mattina seguente
sarebbe andato da Silente, nessuno si sarebbe accorto di niente e non avrebbe
coinvolto nessuno e adesso si ritrovava lì con una specie di ipotetico Black
che sonnecchiava, Potter che si lamentava del casino e la mezzosangue in rotta
per diventare la copia speculare della McGrannit.
Perché accidenti tutto non poteva andare liscio?
Anche se contro la sua volontà, si
sdraiò sul pavimento mentre la Granger continuava a
fargli segno di riposarsi, si accoccolò sulle coperte, spostò il braccio e un
dolore terribile lo colse nuovamente, maledetto phantom!
Si sistemò un po’ meglio e chiuse gli
occhi tentando di annullare tutto quello che lo circondava e di poter
finalmente riposare in pace.
Beh, sembrava davvero che tutti ce l’avessero con lui, bello, si era messo a dormire e
adesso aveva le narici piene del delicato profumo di borotalco della
mezzosangue. Non andava mica bene! Come si fa ad
addormentarsi in quel modo?
Storse la bocca sottile imprecando
silenziosamente contro i casi avversi della vita e fu allora che sentì una mano
calda e tranquilla scorrergli tra i capelli cercando di farlo rilassare.
Domandare chi fosse era prettamente
inutile.
Anche perché lo stava facendo.
Eppure era come se riuscisse a leggere
della tenerezza in quel gesto che non vedeva, come se avesse il potere di
placare i suoi dubbi, di quietare le sue paure e donargli un sonno tranquillo.
Non parlò.
Aveva paura che quell’attimo di
tranquillità cessasse, che lei se ne andasse, anche se era il primo a pensare
che quella sarebbe stata la cosa giusta da fare.
Era egoista. Egoista e confuso perché
voleva mandarla via perché non fosse coinvolta e allo stesso tempo desiderava
che rimanesse lì con lui a coccolarlo.
Quando mai un’altra ragazza l’aveva
fatto?
Non lo rammentava: Pansy
di sicuro no perché se ne andava dalla sua camera non appena aveva terminato la
loro dose giornaliera di attività fisica. Tutte le altre neppure perché in
genere non dava loro il tempo di perdersi in certe fantasie e in certe
gentilezze. E anche quando avevano terminato, il più delle volte le metteva
alla porta che si stavano ancora rivestendo, singhiozzanti, inconsolabili.
Le loro lacrime non erano come quelle
che la Granger aveva versato per Weasley.
E neppure come quelle che le erano rotolate
a tradimento sulle guance la sera prima di partire.
C’era qualcosa di diverso e
indecifrabile nel rapporto speciale che lui e la mezzosangue avevano
instaurato.
Lui e la Regina dei Gryffindor
che era anche un po’ sua.
Cinque minuti dopo, il biondastro stava
dormendo tranquillamente tra i cuscini della ex aula di Astronomia, la bocca
leggermente aperta, il respiro regolare, i capelli sparpagliati e il braccio
ripiegato sul petto che seguiva all’alzarsi e l’abbassarsi del torace.
Hermione gli sorrise
dolcemente, continuando ad accarezzargli la fronte come ad un bambino.
Povero Malfoy, per una volta era davvero
una vittima… vittima della smania altrui e delle idee sbagliate, delle
convenzioni e delle tradizioni: quanto marciume doveva esserci nel mondo dei
Purosangue, i loro sangue millenario che scorreva
nelle loro vene doveva ormai essere putrefatto…
Alla fine, lui aveva dimostrato di
essere diverso ed era fuggito da tutto quello.
Non avrebbe mai creduto di vedere il
giorno in cui un Malfoy (e Draco Malfoy in particolare) sarebbe fuggito da
qualcosa, ma si era sbagliata.
E quella fuga non era un sintomo di
debolezza, quelle ferite che portava che molti avrebbero etichettato come
“spregevole” era invece un simbolo di coraggio, un segno che faceva onore
perché lui non aveva ceduto, aveva lottato per quello in cui credeva ed era
stato coerente con ciò che pensava, anche se non lo ammetteva.
C’era davvero da aver paura nei tempi
che correvano.
Ma come si diceva nel film babbano di Mary Poppins, “con un poco
di zucchero la pillola va giù!” e la vita era proprio uguale, era amara e
terribile, ma bastava poco per riuscire a superare tutto questo, bastava poco
per avere finalmente qualcosa di bello.
Sospirò sconsolata, ma chi glielo faceva
fare di preoccuparsi così tanto per uno come Malfoy?
Beh, la risposta non la conosceva… e
allora che continuasse.
* * *
Molti metri più in basso, precisamente
all’ingresso principale della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, una donna guardò il pesante portone chiuso che
indicava l’accesso.
Qualche torre mostrava riflessi di luce
delle fiaccole e delle candele, mentre il vento piegava le cime degli alberi
millenari che circondavano la scuola e delimitavano
Il lago era increspato e in parte ghiacciato, mentre la neve copriva la maggior parte
del paesaggio.
Che strano posto.
Fece qualche passo e si avvicinò al
batacchio della porta per batterlo tre volte contro il legno. Quella era la
meta che aveva bramato di raggiungere: finalmente era arrivata.
* * *
Every night in my dreams
I see you, I feel you,
That is how I know you go on
Far across the distance
And spaces between us
You have come to show you go on
Near, far, wherever you are
I believe that the heart does go on
Once more you open the door
And you're here in my heart
And my heart will go on and on
Love can touch us one time
And last for a lifetime
And never let go till we're one
Love was when I loved you
One true time I hold to
In my life we'll always go on
Near, far, wherever you are
I believe that the heart does go on
Once more you open the door
And you're here in my heart
And my heart will go on and on
There is some love that will not go away
You're here, there's nothing I fear,
And I know that my heart will go on
We'll stay forever this way
You are safe in my heart
And my heart will go on and on
* * *
Spazio
Autrice: eccomi!
Finalmente ho aggiornato per questo capito che, tra
tutti, è senza dubbio uno di quelli che preferisco, anche se, come ho detto
all’inizio, ero molto combattuta, il progetto originario, infatti, prevedeva
che Draco diventasse un vero mangiamorte, solo che
poi ho avuto pietà di lui (e di voi) e non l’ho fatto, sennò sapete che piste
si faceva quello con la storia dei mangiamorte? Mica
voglio trasformare
Confessor di
essere molto curiosa delle varie opinioni che avete su questo
dodicesimo capitolo.
Se dovessi seguire la numerologia, come ho fatto per il precedente (e sto
cominciando seriamente a credere che i numeri di questa storia non siamo un
caso), il 12 rappresenta l’Uomo + l’Amore, quindi la persona innamorata o
qualcosa di analogo e mi sembra che come numero ci stia benino…
Vabbè, le mie
divagazioni sono coerenti quanto le risposte che posso dare ad una eventuale interrogazione di mate, quindi perdonerete la
mia mente che vive su un altro pianeta immaginario dove passerei il mio tempo a
scrivere, piuttosto che in questo mondo dove, sigh,
devo studiare (me tapina).
Al prossimo post allora!
Un bacio a tutti quelli che stanno leggendo e
seguendo questa fic, grazie mille per tutte le visite
che mi avete fatto e per le recensioni che mi avete lasciato, siete fantastici!
luana1985: sono felice che
la scelta del titolo (che occupa quasi più tempo dell’intera scrittura del cap perché secondo me il titolo è molto significativo) ti
sia sembrata azzeccata, è bello sapere che non ho perso un pomeriggio invano… ç_ç
ehehe, anche io a
volte quando studio mi faccio un giretto, così posso controllare tutto quello
che m’interessa… ovviamente sono anche oltremodo felice che sia riuscita ad
emozionarti, tra un po’ sono qui che mi emoziono pure io con il tuo comment… vabbè, spero che questo cappy un po’ più rude del precedente ti sia piaciuto
ugualmente, aspetto di sapere che cosa ti è sembrato, ciao e un bacio! Nyssa
Particular_Girl: già, evidentemente ho sfatato il mito della Umbridge-buona-a-nulla-tranne-che-a-rompere-le-scatole,
un po’ quasi me ne dispiace perché in verità è il luogo comune che ho io di lei
(la sua immagine invece richiama inevitabilmente la mia maestra delle
elementari… >_>).
Sono molto felice che il passaggio lento del capito
da svagato a un po’ più impegnato, anche se non troppo, ti sia piaciuto e anche
la scena sulla Torre che è forse quella che fin’ora
piace di più anche a me…
Spero
che anche questo capito ti sia piaciuto nonostante sia
un po’ anomalo rispetto ai precedenti e spero che mi dirai cosa te ne è
sembrato… aspetto quindi, ciao! Nyssa
potterina88: me quasi in lacrime per quello che mi hai
detto, sono commossa, non sai quanto mi ha fatto piacere leggere la tua frase “sei riuscita a far trasparire i sentimenti purissimi di
entrambi”, mi emoziono! Grazie, grazie mille davvero!
Spero invece che in questo tormentato capitolo legato principalmente
a Draco si veda tutta la sua battaglia interiore, per una volta non disputata
per decidere cosa fare con la Granger…
Ciao e ancora grazie mille! Kiss, Nyssa
AuraD: “Propongo la fondazione del club
"Aboliamo Lucius Malfoy dalla vita del figlio!"
sono la prima iscritta! Lucius Malfoy è in assoluto
il personaggio che detesto più di tutti, non mi va proprio giù, maledetto lui,
è un padre degenere, un marito smidollato e fondamentalmente un idiota, oltre
ad una serie di epiteti che forse è meglio non riportare per via della censura…
Sono contenta che il cappy ti sia
piaciuto e che abbia lasciato uno strascico di malinconia, effettivamente voleva proprio essere così… mi auguro che ti piaccia anche
questo, ciao e un bacio! Nyssa
Shavanna: sono contenta che il cappy ti sia piaciuto e grazie per tutte le belle parole
che mi ha scritto, grazie mille davvero… sono felice che tu mi dica di essere
in grado di riportare la loro confusione, essendo io piuttosto confusionaria (e
confusa, soprattutto) ho sempre paura di gettare in questo baratro anche chi
legge…
Spero che il capitolo 12 ti piaccia e che mi lascerai un commento,
ciao! Nyssa
piperina: effettivamente penso che Draco sia dal punto
di vista affettivo un personaggio molto solo e credo che sia questo che
acutizza il suo brutto carattere, forse un po’ per difendersi…
Per quanto riguarda Lucius, lo detesto
cordialmente, fosse per me sarebbe già giù da una rupe, sfortunatamente non
posso distruggerlo così facilmente, ma di sicuro gli farò passare qualche bel
momentino perché mi sta troppo qui…
Effettivamente per la scena della torre mi sono ispirata un po’ ai
miei sogni romantici, ma sfortunatamente nel mondo umano non abbiamo torri di
astronomia e gente simile a Malfoy, quindi devo accontentarmi di qualcos’altro…
Vabbò, spero che commenterai anche il mio cap 12 e mi auguro che ti
piaccia quanto il precedente, aspetto di sapere cosa ne pensi! Un bacio Nyssa
LaTerrestreCrazyForVegeta: mi fa piacere che la scelta
della canzone sia stata azzeccata, personalmente quando
l’ho sentita per la prima volta ho subito pensato che fosse l’ideale per questo
capitolo, così ho fatto la mia follia quotidiana e ce l’ho messa… sono anche
felice che questo sia il tuo cappy preferito,
personalmente per il momento è lo stesso anche per me. La tua curiosità su
Draco e i mangiamorte, invece, credo che sia stata
sufficientemente esaurita in questo capitolo, anche se, come ho detto alla fine
della storia, originariamente lui doveva diventarlo per davvero, vabbè, sono confusa ma non ancora pentita.
Spero che ti piaccia anche il mio nuovo capito e che mi lascerai
un commento! Ciao e a presto! Nyssa
ninny: mi
fa piacere che il capito ti sia piaciuto, spero che continuerai a leggere la
mia fanfic e che ti piacciano anche questo e i prossimi!
Dimmi cosa ne pensi, ciao! Nyssa
MartyViper: eccomi, effettivamente capita
anche a me ogni tanto di non poter andare su internet o di non avere tempo, so
perfettamente… per i cappy, invece, devo ringraziarti
di tutte le belle cose che hai detto e sono felice che tu sia curiosa per
quello che accadrà. I misteri s’infittiscono eccome, forse un tantino e Draco mangiamorte devo ancora decidere se vederlo oppure no,
chissà… per Blaise, invece, ehehe,
vedremo cosa ne farò di lui, ma sono sicuro che farà la sua parte perché per me
è un personaggio molto importante, anche se il suo contributo lo dà sempre in
maniera del tutto personale, ma forse è questo che lo rende speciale ^^
Spero che i nuovi sviluppi di questo capitolo di piacciano e mi
auguro che recensirai ancora la mia storia! Aspetto di sapere cosa ne pensi,
ciao e un bacio! Nyssa