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Autore: anwilu    30/03/2013    1 recensioni
Seconda one shot della "My exboyfriend's friend - Untold stories" che sarà divisa in tre parti.
Cosa è successo prima che Kurt e Blaine diventassero padri?
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Missing Moments, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'My exboyfriend's friend - Untold stories'
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2.02

Come promesso ieri ecco la seconda parte di 'Voglio avere un bambino' missing moment della storia 'My exboyfriend's friend'

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A domani con la terza e ultima parte

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“Ti guarda come se tu fossi il sole che porta luce nella sua vita.” Lucas ridacchiò e punzecchiò il suo migliore amico. Kurt staccò lo sguardo da suo marito così da poter prestare attenzione a Luke e sorrise.

“Spero di stare mandando gli stessi segnali perché lui è tutto il mio mondo.”

“Lo stai facendo. È difficile credere che state insieme da anni. Siete così presi l’uno dall’altro. Siete sempre stati molto vicini, ma sembra che l’adozione vi abbia avvicinato ancora di più…” Kurt semplicemente annuì. Con tutti i problemi che avevano affrontato ultimamente, con tutte le lacrime e la rabbia che si erano messe nella loro strada, erano felici e innamorati, e in qualche modo sapevano che alla fine le cose sarebbero andate bene.

“Cerchiamo di evitare gli stereotipi. La settimana scorsa siamo andati a fare shopping e abbiamo passato venti minuti in un camerino a pomiciare come degli adolescenti.”

“Quindi il segreto di un matrimonio felice e baciarsi nei negozi?” Kurt rise del suo amico e prese il suo telefono dal tavolo. Trovò una foto sua e di Blaine su una scala mobile della metropolitana che sorridevano alla fotocamera.

“Guarda. Bella foto, vero? A volte Blaine fa delle cose così. Esce il suo cellulare e scatta una foto di noi due mentre facciamo le cose più comuni come scendere con la scala mobile in una metropolitana. Così ci ricordiamo che ogni momento che passiamo insieme è prezioso. Abbiamo la nostra routine giornaliera, ma ogni tanto uno dei due la spezza con qualcosa di inaspettato. Come quando Blaine mi ha chiamato dicendomi di essere pronto in quindici minuti. Quindici minuti Luke! Ma sapevo che stava preparando qualcosa, quindi ho fatto del mio meglio per rendermi presentabile, poi lui è tornato a casa, si è cambiato la giacca, ha preso le chiavi della macchina e la mia mano senza dire una parola più di Ciao, sono a casa, sbrigati, dobbiamo andare. Mi ha portato all’osservatorio di Staten Island. È stato uno dei migliori appuntamenti che abbiamo mai avuto. Una volta abbiamo fatto un picnic in un parco a mezzanotte. L’ho svegliato e l’ho portato fuori. Avresti dovuto vederlo. Era adorabile, ancora non del tutto sveglio… È stata una nottata meravigliosa.” Kurt ridacchiò e Lucas poté letteralmente vedere i suoi occhi brillare.

“A volte andiamo semplicemente fuori città. C’è un parcheggio abbandonato. Sai, alcune persone direbbero che non dobbiamo ricorrere al sesso in macchina nello stato della nostra relazione, ma è fantastico. Il brivido di poter essere scoperti e… non lo so. La vita con Blaine è tutto tranne che noiosa. E sono sicuro che anche con un bambino continueremo a fare questo genere di cose. È divertente, eccitante, e le amiamo.

“Sono felice per te Kurt.” Disse Lucas con sincerità. Non era quello di cui aveva intenzione di parlare con lui, ma vedendo Kurt così calmo e con un espressione piena di amore per suo marito, non era riuscito per niente a parlare del processo di adozione.

 

 

Ti prego, torna a casa prima che puoi. Siamo stati respinti. – K

Un messaggio. Due frasi e quello che rappresentavano. Blaine era furioso. Aveva cercato di chiamare Kurt da quando aveva ricevuto il messaggio, ma tutte le sue chiamate erano state indirizzate direttamente alla segreteria di Kurt. Si scusò dopo trenta minuti in cui aveva cercato inutilmente di contattare suo marito. Sapeva che non sarebbe riuscito a fare nulla di produttivo finché non avesse parlato con Kurt, quindi lasciò lo studio il primo giorno di registrazione di un nuovo album per uno dei loro cantanti più venduti.

“Kurt? Dove sei?” Urlò non appena mise piede nel loro corridoio. Kurt venne da lui, gli occhi rossi e stanchi.

“Ma che diavolo, Kurt?!”

“Mi dispiace. Mi dispiace tantissimo.” Disse Kurt poggiandosi sulla cornice della porta.

“Cos’è successo? Gesù, Kurt parlami!”

“Mi dispiace Blaine. È tutta colpa mia. Io…” Kurt prese un respiro profondo sperando di calmarsi un po’. Come avrebbe dovuto dire a suo marito che era lui quello da incolpare per il fatto che non avrebbero ottenuto l’approvazione del Signor Brown? “Ha chiamato questa mattina. Mi ha chiesto se sarei stato a casa e ho detto di si. Non mi ha chiesto se tu saresti stato a casa. Te lo giuro Blaine. Non l’ha fatto. Non sapevo che ci voleva entrambi a casa. Non ti ho chiamato perché non pensavo sarebbe stato necessario. È arrivato e mi ha chiesto dove fossi e io gli ho detto che eri a lavoro e dopo mi ha chiesto se il tuo lavoro era più importante della sua visita e io ho cercato di farlo ragionare ma continuava a portare stupidi esempi su come i genitori mettano al primo posto il lavoro e continuava a farmi domande del tipo cosa avremmo fatto se ci avessero chiamato da scuola per dirci che è successo qualcosa di brutto a nostro figlio e se saremmo veramente andati a scuola o se fossimo rimasti a lavoro e io gli ho detto che noi ci saremmo sempre stati per nostro figlio e lui ha detto che non sembrava perché tu non eri qui quando chiaramente era nell’interesse di nostro figlio e io ho sbottato. Non potevo più sopportare quanto si sentisse superiore e gli ho detto che non pensavo fosse importante che tu fossi qui dato che ha fatto le stesse cose migliaia di volte e dubitavo del fatto che sarebbe venuto con l’intenzione di chiedere o scoprire qualcosa di nuovo perché non c’era niente che non sapeva. E dopo mi ha chiesto se avrei alzato la voce anche con mio figlio se qualcosa non fosse andata come dicevo io e io gli ho detto che erano sono affari suoi.”

“Kurt!”

“Lo so. Mi dispiace, okay? Mi dispiace così tanto. Avrei dovuto tenere la bocca chiusa. Ma non è la parte peggiore di tutto. Ha fatto un orribile osservazione sui genitori gay e su come ogni bambino abbia bisogno di una madre e di un padre, non di due padri o due madri e ha anche detto che non ha dato l’approvazione a nessuna coppia gay che gli è stata assegnata prima ma noi ci eravamo andati vicini. Mi ha letteralmente detto che finalmente  gli ho dato un motivo per rifiutare la nostra domanda a causa delle mie condizioni instabili.”

“Ma che cazzo?!” L’urlo di Blaine fece saltare Kurt per aria. Lo guardò spaventato e si portò le braccia attorno al petto.

“Mi dispiace Blaine. Non so cosa fare. Non so se ci è permesso provare con un'altra agenzia… So che sei arrabbiato con me, e hai ogni diritto di esserlo ma ti prego, non lasciarmi.”

“Lasciarti? Perché dovrei lasciarti? Dio, Kurt, di che stai parlando?”

“Non lo so!” Questa volta fu Kurt ad urlare e da qualche parte nel retro della sua mente pensò che non essere stata l’opzione migliore, ma aveva bisogno di far uscire tutta la sua frustrazione.

“Non lo so Blaine. Non so quello che farò. In questo momento mi odio per aver rovinato la nostra occasione. Mi odio perché ho incontrato un sacco di omofobi, considerando il luogo in cui sono cresciuto, ma nonostante ciò non sono riuscito a capire che lui era uno di loro! Avrei dovuto saperlo! Avrei dovuto chiamarti per dirti di tornare o almeno non rispondergli male quando si è comportato da stronzo… Avrei dovuto fare un milione di cose diverse, ma non le ho fatte e tutto quello a cui riesco a pensare da quando se ne è andato è se tu vorrai ancora stare con me anche se non possiamo avere un bambino a causa mia!” Da qualche parte nello sfogo di Kurt delle lacrime di rabbia gli erano cominciato a scendere dagli occhi e Blaine era rimasto immobile a comprendere le parole di Kurt. Quel silenzio fece piangere Kurt con ancora più forza. Blaine percorse gli ultimi metri che li separavano e lo strinse a se in un forte abbraccio.

“Shhh. Sono qui. Non ti lascio Kurt. Non è stata colpa tua piccolo. Ti amo. Mi dispiace di averti urlato contro. Il tuo telefono era spento e non riuscivo a mettermi in contatto con te. Ero spaventato. Non sono arrabbiato con te, okay? Ti prego tesoro, calmati così possiamo parlare. Ti amo. Ti amo tantissimo. Tanto, tantissimo…” Blaine lo stava stringendo ripetendo che tutto sarebbe andato bene finché il pianto di Kurt non si trasformò in singhiozzi occasionali e tirate di naso. Blaine si allontano un po’ quando fu sicuro che Kurt si fosse calmato.

“Guardami Kurt.” Disse dolcemente ma con fermezza. “Non è colpa tua. Probabilmente non ci avrebbe dato comunque l’approvazione. Domani andiamo all’agenzia. Ci lamenteremo di lui con il suo capo e gli chiederemo un altro assistente sociale.

“Ma è la mia parola contro la sua. Il suo capo non ci crederà…”

“Beh, farà meglio a crederci se non vuole fare i conti con una denuncia. E fidati, Wes può fare miracoli e scommetto che vincerebbe la causa per noi.”

“Mi dispiace di aver spento il telefono.” Sussurrò Kurt e poggiò la testa sulla spalla di Blaine.

“Va bene piccolo. Solo non spaventarmi più in questo modo.”

“Non lo farò. Te lo prometto.”

“E per favore, non pensare mai nemmeno che io ti lasci. Non succederà.” Kurt riconobbe il dolore nella voce di Blaine e immediatamente si pentì delle parole che aveva detto nel suo sfogo.

“Blaine, mi dispiace. Sono andato nel panico. Non credevo veramente che mi avresti lasciato. Te lo giuro. Mi dispiace tantissimo.” Kurt unì le loro labbra in un tenero bacio.

“Andiamo nel soggiorno. Possiamo coccolarci sul divano mentre parliamo.”

 

Una settimana dopo erano seduti con una nuova assistente sociale che adesso lavorava al loro caso nell’agenzia di adozioni. La donna sembrava sulla quarantina, era davvero carina e dolce, ma Kurt non poteva fare a meno di non cercare qualcosa di sospetto in lei. Blaine sentiva quanto teso fosse Kurt e stava facendo del suo meglio per rassicurarlo stringendogli la mano e disegnando dei cerchi sulla sua pelle col pollice. Solo che questa volta non aveva nessun effetto.

“Posso farle una domanda?”

“Certo.” Sorrise a Kurt incoraggiandolo ad andare avanti. Lei era felice che Kurt avesse finalmente detto qualcosa. Aspettava che lo facesse almeno da venti minuti.

“Nel caso in cui non dovessimo venire approvati, ci sarebbe permesso andare in un'altra agenzia e provare di nuovo?” Lei si sporse dalla sedia verso di lui, unendo le mani davanti a se con un espressione seria sul viso.

“C’è un motivo per cui dovreste essere respinti?”

“No. Ma non c’era una ragione nemmeno la prima volta e guardi dove ci ha portati…”

“Signor Anderson-Hummel, mi lasci essere chiara. Per prima cosa, suppongo non vi piaccia essere giudicati. A nessuno piace essere giudicato. Neanche a me. Il fatto che lei supponga io non farò il mio lavoro in modo giusto mi offende perché lei mi sta giudicando in base all’esperienza che ha avuto con qualcun altro. Seconda cosa, non mi importa se siete gay o etero. L’unica cosa che mi interessa è sapere se siete in grado di provvedere a dare una casa sicura a un bambino. Terza cosa, non dovrei dirlo, ma il Signor Brown è un coglione omofobo, e qui lo sanno tutti. Sfortunatamente ha dei contatti ai piani superiori e non possiamo liberarci di lui. Questi casi ci vengono assegnati in modo casuale, voi siete stati sfortunati e mi dispiace tantissimo, ma nonostante tutte le vostre esperienze negative ho bisogno che vi fidiate di me. Se non c’è niente di sbagliato finirò lo studio della vostra casa in tre mesi.”

“Mi dispiace.” Si scusò Kurt con sincerità. “Sono stressato e voglio davvero che tutto questo finalmente finisca così che qualcuno ci possa scegliere come genitori per il loro figlio che non è ancora nato. Per favore, accetti le mie scuse.”

Il sorrise apparve di nuovo sul suo volto e l’incontro continuò con un atmosfera amichevole. Lasciarono l’agenzia mano nella mano, contenti e forse anche un po’ più felici. Dopo tanto tempo c’era di nuovo speranza.

“Possiamo fare una passeggiata?” Chiese Kurt a Blaine quando stavano per attraversare la strada diretti al parcheggio. “Possiamo tornare a casa più tardi.”

“Stavo pensando di passare allo studio…” La delusione negli occhi di Kurt gli fece cambiare idea immediatamente.

“Sai cosa? Loro non mi aspettano comunque. Possiamo andare a fare una passeggiata.”

“Tesoro, non voglio tenerti lontano dal tuo lavoro…” Protestò Kurt.

“Andiamo.” Blaine cambiò direzione e passarono la mezz’ora successiva in un silenzio confortevole, pensando all’incontro che avevano appena avuto e godendosi i primi giorni autunnali.

“Non hai fame? Io non ho mangiato molto a colazione perché ero nervoso. Potremmo mangiare qualcosa. Che ne pensi?”

“Okay. Abbiamo passato un ristorante carino nell’altra strada.” Rispose Kurt.

“Fai strada amore mio.”

Il ristorante era piccolo e accogliente. Erano gli unici lì dato che era passata l’ora della colazione ma era ancora troppo presto per l’ora di pranzo. Amarono quel posto non appena entrarono. Il cibo era delizioso, la loro cameriera era davvero dolce e sapevano che sarebbero sicuramente tornati. Mentre aspettavano il cibo finalmente condivisero le loro impressioni sulla nuova assistente sociale, entrambi erano d’accordo sul fatto che lei li avrebbe aiutati ad avvicinarsi un po’ al loro sogno di avere una famiglia. Kurt sorrideva così tanto che pensava gli sarebbero venuti i crampi, ma non poteva farne a meno perché anche Blaine sorrideva dolcemente, godendo della sua bellezza. Dopo che finirono il loro dessert, Blaine si scusò e andò al bagno mentre Kurt andava a pagare il conto. Mentre passava la porta del bagno un idea gli saltò in testa ed entrò all’istante. Blaine si stava lavando le mani quando suo marito gli passò un asciugamano.

“Grazie.” Kurt annuì e strappò l’asciugamano da Blaine quando si convinse che le sue mani fossero abbastanza asciutte. Dopo gli circondò il bacino con le braccia e indietreggiò fino a portarli entrambi in un box bagno.

“Kurt, cosa stai fac…” La domanda di Blaine fu interrotta da un paio di soffici labbra sulla sua bocca. Kurt lo baciò con passione, immobilizzandolo al muro con il suo corpo. Blaine si lasciò trascinare nel magico mondo in cui tutto era Kurt. Il profumo di Kurt, la soffice pelle di Kurt, le carezze e i baci di Kurt, i sussurri di Kurt…

“Ho visto come mi divoravi con gli occhi. Non è giusto da parte tua essere così sexy tutto il tempo e guardarmi in quel modo. Come dovrei comportarmi quando siamo in pubblico?” Ogni frase di Kurt finiva con un morso o una lappata sulla linea della mascella di Blaine.

“Sei un tale cattivo ragazzo, piccolo…” Disse Blaine con voce roca.

“Oh no. In realtà mi stavo comportando da bravo ragazzo. Per stuprarti ho aspettato che fossimo soli. Mi merito assolutamente di essere premiato.”

“Dio Kurt!” Blaine gemette e unì le loro labbra in un ultimo bacio appassionato prima di allontanare suo marito.

“Ti aspetto fuori.” Riuscì a dire e praticamente corse fuori dalla stanza. Kurt ebbe bisogno di un minuto per calmarsi per poi unirsi a suo marito davanti il ristorante.

“Blaine, mi dispiace di averti messo a disagio…” Cominciò a scusarsi, ma Blaine semplicemente gli afferrò la mano e si affrettò a percorrere la breve distanza che li separava dalla macchina. Aprì lo sportello dal lato del passeggero della loro auto per Kurt e lo spinse dentro, sistemandogli la cintura di sicurezza e baciandolo a perdi fiato.

“Ti farò gridare il mio nome così forte che ti sentiranno anche attraverso i muri insonorizzati della stanza della musica.”

“Blaine.” Piagnucolò Kurt e impugnò la maglietta di Blaine in modo da avvicinarlo per un altro bacio. Ma Blaine aveva delle intenzioni diverse. Aveva bisogno che andassero a casa. E aveva bisogno di farlo velocemente.

Per tutto il tempo della strada si guardarono con la coda degli occhi, entrambi pregavano di non rimanere bloccati nel traffico. Kurt uscì dalla macchina nel momento stesso in cui Blaine si fermò nel loro posteggio e si affrettò a chiamare l’ascensore. Blaine spense il motore, chiuse la macchina e quando si fermò accanto a Kurt l’ascensore arrivò. Tempismo perfetto. Non ce la fecero ad arrivare nella stanza della musica. Finirono per urlare l’uno il nome dell’altro molto forte nel corridoio del loro appartamento, dando ai loro vicini una chiara immagine di quello che stava succedendo dietro la loro porta, ma non gliene importava niente. Era mezzogiorno, molti di loro erano comunque a lavoro.

 

 

Quell’anno festeggiarono il Ringraziamento dai genitori di Blaine. Per gli Anderson e gli Hummel era diventata tradizione festeggiare le feste insieme a Lima o a Westerville. Cooper e Finn amavano la cosa profondamente, perché le abilità culinarie di Kurt, Carole e Alice combinate erano una bomba e lasciavano sempre la casa con qualche chilo in più.

Il tacchino fu servito e la conversazione attorno al tavolo fu riempita con leggeri scherzi e molte risate. Nonostante ciò Kurt e Blaine erano silenziosi. Si scambiavano sguardi significativi e sopprimevano sorrisi consapevoli. Burt capì esserci qualcosa fuori posto. Quando nessuno dei due rispose alla domanda che gli venne posta ne ebbe abbastanza.

“Ragazzi! Potreste smetterla per favore?” Kurt e Blaine staccarono lo sguardo l’uno dall’altro e guardarono lui.

“Sappiamo tutti quanto siate innamorati, ma sarebbe carino se mostrasse un po’ di attenzione anche a noi. Non ci capita di vedervi spesso e apprezzerei se poteste tenere quelle espressioni da innamorati pazzi per il privato. Cosa avete che non va? Non vi siete mai comportati in questo modo. È molto scortese. Sembra che stiate nascondendo qualche segreto.” Blaine e Kurt si mossero sulle loro sedie senza guardare nessuno negli occhi. Finn li stava osservando e quando l’insinuazione sul segreto venne fuori e Kurt sorrise un po’ seppe che ne stava assolutamente tenendo uno.

“Indovina? Non è un segreto che siete pazzi l’uno per l’altro!” Burt finì il suo rimprovero.

“Ci dispiace.” Disse Blaine e cercò di essere serio così che le sue scuse fossero accettate come oneste, ma bastò uno sguardo a Kurt che annuiva con forza e un sorriso trovò di nuovo posto sul suo viso.

“Oh mio Dio!” Urlò Finn e saltò correndo attorno al tavolo fino a loro stringendoli in un grande abbraccio.

“Sono così felice per voi ragazzi.” Il resto della tavolata rimase congelata al proprio posto, continuando a non capire cosa stesse succedendo.

“Grazie Finn.” Blaine gli diede una pacca sulla spalla e Finn tornò a sedersi al suo posto.

“Potete informare anche noi?” Chiese Cooper divertito.

“Seriamente Coop? Finn – la persona meno attenta che conosca – l’ha scoperto e tu ancora non hai capito?” Domandò Kurt stuzzicandolo.

“No.”

“Beh, volevamo dirvelo dopo cena, quindi finiamo di mangiare…”

“Blaine!” Disse Alice avvertendolo, facendo ridere Blaine e Kurt.

“Okay. Ma dovete promettermi di non eccitarvi troppo e di tornare a mangiare come ha fatto Finn.”

“Kurt!” Burt lo esortò.

“Siamo stati accettati.” Disse Blaine come se non stesse dicendo qualcosa di importante e prese un altro boccone come se non fosse successo niente. Fu l’ultimo boccone di cibo per tanto tempo.

 

“Kurt? Posso chiederti una cosa?” Kurt si voltò per guardare suo padre. Era evaporato dal soggiorno quindici minuti prima trovando un po’ di tranquillità nel giardino invernale di Alice. Era sopraffatto dalle emozioni e aveva bisogno di un po’ di tempo da solo.

“Si.”

“Perché non siete tornati a casa ieri?”

“Non potevamo.” Sussurrò e si sedette su una poltrona.

“Perché eravate a Lima? Perché ci avete detto che sareste arrivati in Ohio Giovedì quando eravate a Lima Mercoledì? C’è qualcosa che non va?” Burt era preoccupato. Aveva deciso di dare a Kurt del tempo per venire a parlare con lui quando lo aveva scoperto, ma Kurt si comportava come se non fosse successo niente.

“Lei ce lo ha detto Lunedì. Eravamo estasiati. Stavamo pensando che voi potevate mettervi online così che ve lo potessimo dire nello stesso momento, ma abbiamo deciso di dirvelo questa sera. Faccia a faccia. Se fossi venuto a casa ieri avreste saputo esserci qualcosa sotto e avremo finito per dirvelo prima che agli Anderson e…” Kurt scrollò le spalle e lasciò la frase incompleta.

“Perché eravate a Lima? Avevate una riunione con qualche amico?”

“No. Sono andato alla tomba di mamma. Volevo che lei fosse la prima a saperlo.” Il silenzio cadde su di loro.

“Mi manca papà. Carole e Alice sono fantastiche. Ho due mamme adesso e le amo dal profondo del cuore, ma loro non sono lei. A volte penso a come sarebbe lei… Se sarebbe felice di me o no…” Gli occhi di Kurt erano vitrei, ma non una singola lacrima solcò il suo viso. Il giorno prima aveva pianto fino ad addormentarsi tra le braccia di suo marito. Non erano rimaste altre lacrime.

“Posso non dirtelo spesso, ma lei sarebbe orgogliosa di te. Ti amava più di ogni altra cosa Kurt. Sarebbe felice del fatto che sei riuscito a trovarti un marito che ti darebbe il mondo e amerebbe Blaine tanto quanto amava te. Ne sono sicuro. E sicuramente vizierebbe i tuoi figli fino allo sfinimento.” Kurt ridacchiò e tirò su col naso. Si alzò e abbracciò suo padre, rimase tra le sue braccia per un po’.

“Grazie papà. Mi manchi tanto a New York.”

“Mi manchi anche tu.”

  
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