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Autore: Dorobestiola    30/03/2013    2 recensioni
//Raccolta disomogenea sui Nordici, ci saranno l'AU, il fluff e quant'altro, quindi... come genere mi vedo obbligata a mettere "generale" e come rating arancione. Se vi saranno collegamenti fra un capitolo e l'altro, lo indicherò. Enjoy!! :3
01) Delusion.
02) 1905
03) Cry, baby, cry
04) Due domeniche al mese
Dal primo capitolo:
"Soffiò aria calda sulle mani e le strofinò due, tre volte. Le sentiva gelide anche attraverso la lana dei guanti.
- Dannato freddo... - mormorò stringendo le labbra e sputando fuori le parole, rigirandole in bocca come fossero state bollenti."
(Quinto capitolo pronto al 5%)
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nordici
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Rating: giallo
Personaggi: Norvegia/Lukas, Danimarca/Mathias, Islanda
Avvertimenti: Islanda e Norvegia sono OOC...

 
 
Nonostante stesse tremando, cercò di mettersi in piedi e raggiungerlo.
- Norvegia - chiamò ad alta voce, senza curarsi di Danimarca che fissava sconvolto la scena.
Suo fratello era steso nella neve, e non riusciva a vedere se il petto si alzasse o meno. Forse per colpa dei vestiti, o del mantello. Oppure era davvero..
No, no, no! Non può essere...
Il biondo fissava i due fratelli come se stesse assistendo alla scena di un film particolarmente toccante. Ma chi voleva prendere in giro? Il vero Danimarca era scappato a gambe levate appena Norvegia era caduto a terra - forse era caduto con lui, chi poteva saperlo.
 
Fin da quando erano piccoli, Islanda aveva avuto paura della guerra. Norvegia lo trovava spesso fermo nel suo letto mentre si tappava le orecchie e teneva gli occhi serrati.
Quando succedeva si metteva gattoni davanti a lui e lo guardava fisso.
- Di nuovo?
Sapeva che per lui era troppo.
Per un ragazzo di 19 anni era troppo essere una nazione e ritrovarsi bloccato nel corpo di un bambino, non era quello che voleva. Era un peso immenso e gli faceva male, suo fratello la capiva. Ma era il maggiore e il suo compito non era certo spaventare il minore.
- Lukas...
Ormai non riusciva nemmeno a riconoscere il suo nome.
- ... eh?
Islanda si alzò e lo guardò con occhi lucidi che lo accusavano.
- Lo sapevo!! - urlò, e scappò fuori dalla stanza coprendosi il viso.

 
Si inginocchiò accanto a lui scuotendolo come poteva, per colpa delle mani intorpidite e i muscoli irrigiditi per la corsa.
- Alzati! Norvegia!
Anche Danimarca mosse le gambe per raggiungere i due, ma a cadde a terra pochi passi dopo.
- Nor - mormorò. E non fece altro.
 
- Delle tue bugie non me ne faccio nulla!!
Islanda rimase ad ascoltare Norvegia e Danimarca che litigavano.
- Non sono bugie! Non lo sono mai state!!
Dal tono di Danimarca, poteva intuire che era una questione seria. Che non riguardava Danimarca e Norvegia, ma Mathias e Lukas.
Lui, come si era chiamato prima di prendere coscienza del fatto di essere Islanda? Chi poteva ricordarlo?!
- Se non ne eri sicuro, avresti benissimo potuto dirmelo prima!
- Ma lo ero! Nor, io...
- Non chiamarmi Nor! Giuro che...
Suo fratello abbassò la voce, e non gli fu più possibile sentire cosa diceva attraverso la quercia della porta.
Quello che sentì fu altro: un singhiozzo, un altro e un rumore di sedia smossa.
- Scusa.
Era stato Danimarca a dirlo. Ma Islanda era abbastanza sicuro che fosse stato suo fratello a iniziare la conversazione.
Aveva continuato a ripetere quello “scusa” in tono dolce, sempre più basso, finché Norvegia non si era calmato e aveva smesso di piangere.
Islanda si era alzato e aveva camminato, lo ricordava. Se al chiuso o all’aperto, non lo sapeva.
Era invidioso. Di suo fratello, di Danimarca e della loro maledetta felicità.
Di Finlandia, di Svezia, già; perfino di loro. Loro che stavano sempre insieme senza rendersi conto che ormai le loro dita si cercavano a vicenda senza volerlo. Odiava il fatto che loro potessero sempre stare insieme e invece lui non aveva nessuno, nemmeno suo fratello. Era stato Danimarca a portaglielo via. Ma la colpa non era loro, era del mondo. Di tutti. Delle nazioni.
SUA.

 
Aveva cominciato ad annuvolarsi - o era pioggia?
Islanda non ci faceva caso, sapeva solo che adesso faceva più freddo. E che era fastidioso.
- ... Fratellino?
Da quanto tempo non lo chiamava così? Troppo - c’è un limite alla sopportazione di una persona? Islanda avrebbe voluto saperlo - se oltre cento anni sono troppi. Non certo per due nazioni.
Forse per lui, che non si sentiva una nazione.
- Sì.
Gli strinse la mano e rimasero così, fermi. E Danimarca li guardava senza intervenire. Sembrava uno scambio di ruoli, quello che Islanda aveva atteso per moltissimo... tempo? Non lo era stato, era stato uno stillicidio di secondi lenti che lo pugnalavano come la pioggia - o erano solo nuvole? - che gli cadeva addosso in quel momento.
- ... Puoi chiamarmi per nome?
- Ma l’ho fatto. Norvegia.
- Io non mi chiamo così...
Stava soffrendo. Islanda lo vedeva. Ogni fibra del suo corpo gli urlava “Dolore!” , ma Norvegia cercava di mantenere il suo storico autocontrollo.
Le smorfie sul suo viso prendevano a pugni il rossore che andava diffondendosi sul mantello e i vestiti, il candore del suo vestito e dei capelli.
Io non mi chiamo così...
Islanda affondò il viso nella sua spalla.
- Lukas.
Sentì che tremava. Non di freddo, paura, o altro.
Di cosa può avere paura una Nazione che era passata attraverso anni di guerre? Del buio?
 
Sentì qualcosa muoversi vicino ai suoi piedi.
- ... Lukas?
- Fratellino... Non riesco a dormire!
Si tirò a sedere sbadigliando e strofinandosi nervosamente gli occhi.
- Fallo nel tuo letto, non nel mio.
- Ma...
Non era certo la prima volta che succedeva, nella loro vita da fratelli.
Ma nella loro vita da nazioni, sì.
Non riusciva a digerire il fatto che fossero stati separati.
- Ti prego...
Norvegia gattonò vicino a lui e cercò di rubargli un pezzo di letto.
- Scendi! Fammi dormire!!
Erano stati divisi e potevano rivedersi due domeniche al mese.
Quelle domeniche, Islanda le attendeva con tutto se stesso. Guardava ogni ora fuori dalla finestra in attesa di vedere spuntare fra la ghiaia e i cespugli la testa quasi albina del fratello maggiore. Solo che non l’avrebbe mai ammesso, per nulla al mondo.
- No!
Nel buio, sentì il fratellino sospirare e farsi da parte.
- ... Islanda?
Odiava il fatto che si fosse dimenticato il suo nome.
- Sì?
- Grazie.

 
- Lu... Lukas - ripeté Islanda.
- Islanda... Grazie.
Furono le sue ultime parole.
E non furono per Danimarca che eppure era così vicino, né per Svezia, Norvegia, Belgio, Olanda o qualsiasi altra nazione. Furono per LUI. E conservò gelosamente quel ringraziamento funesto, lo custodì come una reliquia finché non arrivò anche per lui il momento di lasciarsi dietro i ricordi inutili per far spazio a conti e redditi. Finché poté, rimase fermo a quel 22 luglio, prima che lo dimenticasse come aveva fatto con il suo nome.
 
Sebbene fosse stato lì, Danimarca non aveva mai accettato del tutto il fatto che Lukas gli fosse morto davanti. Non aveva potuto.
Si era costruito una fragile bugia, dopo il suo funerale: Norvegia non era più una nazione e non poteva più stare con lui. Islanda lo vedeva parlare per ore con le sue foto, e a volte gli chiedeva “Questo Natale possiamo andare a trovare tuo fratello?Mi manca...”
Quando succedeva Islanda lo abbracciava e magari, quand’era possibile, si sedevano a terra e rimanevano abbracciati, alla ricerca di un reciproco calore che non potevano scambiarsi. Stavano fermi, a volte con le dita intrecciate come ammalianti falsità. Islanda aveva tanta voglia di scompigliarli i capelli, alla maniera di Norvegia. Ma Lukas era suo fratello.
Non poteva sostituirlo. E, per lui, per Danimarca, per gli altri, non sarebbe stato giusto.
Come quelle domeniche durante le quali pensava che la colpa fosse di Danimarca. Già, non era stato giusto da parte sua.
Averlo a carico come un bambino, adesso, era più che giusto.

 
 

Angolo della Silver

Buonsalve (?) a tutti voi! In diretta da “Le vostre emozioni vi uccideranno” Silver Wings è qui per dirvi di prendere un fazzoletto e aspettare pazientemente il prossimo capitolo, perché (credo) che lo farò ancora più deprimente!
Bel modo di introdurre Islanda, eh? OOC da fare schifo e in un contesto di mierda! *salta e casca di faccia*
Doveva essere SuFin, ma ho trovato un altro modo per introdurre Ber e credo che sia più che giusto lasciare spazio alla SuFin in un altro capitolo. Hippiayeah!
Bene... Sarò stronza, ma adesso (e SOLO per questo capitolo) vorrei TRE recensioni. Vorrei, non voglio, quindi se sono tre recensioni meglio, altrimenti posto un capitolo fantasy. Avvertiti, eh.
Alla prossima,
Silver Wings!

...
Era buona, vero?

   
 
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