Ora vi racconto
una storia che
Farete fatica a credere
Perché parla di una
principessa
E di un cavaliere che
In sella al suo cavallo bianco
Entrò
nel bosco
Alla ricerca di un sentimento
Che tutti chiamavano amore
I giorni erano trascorsi inesorabili, veloci, non avevano
neppure avuto il tempo di rendersene conto.
Stavano insieme. Erano una coppia. Lui e
Lei.
Assurdo.
Imprevedibile ciò che riserva la
vita.
Era accaduto troppo velocemente, ma era quella la cosa
più bella. La cosa più dolce. La luce dopo quegli anni vissuti nel terrore,
nell’angoscia, nelle tenebre di un cuore che aveva cessato di battere, che
viveva nell’assoluta convinzione che non sarebbe più tornato a battere per
niente. Per nessuno.
E adesso lei rideva felice tra le sue braccia con indosso
solo un suo maglione che le
inondava le narici di quell’odore forte e dolce allo stesso tempo che le faceva
palpitare il cuore incontrollatamente.
Cullata da lui. Cullata dalla sua nuova
vita.
“Adesso devo andare…”, disse Draco alzandosi dal divano
dove stavano coccolandosi.
Hermione emise un piccolo mugolio che lo fece sorridere,
non voleva che andasse via, nonostante sapesse di doversi recare al lavoro. Non
voleva lasciarlo andare, e sapeva perfettamente che neanche lui avrebbe voluto
staccarsi da lei.
“E’ necessario?”, chiese con vocina flebile, mentre
quegli occhioni color nocciola lo guardavano come solo lei sapeva
fare.
Si chinò. Si chinò e catturò famelico quelle labbra in un
bacio.
Di certo quel bacio non stava semplificando le
cose.
“Credo di sì…”, sussurrò tra le sue
labbra.
Hermione lo attirò a sé, si baciarono ancora e
ancora.
Per niente sazi l’uno
dell'’altra.
Peccatori forse di
ingordigia?
Probabilmente, niente lussuria tra di loro. Quella voglia
che avevano l’uno dell'’altra andava oltre. Oltre quella dimensione destinata
agli innamorati.
La loro dimensione. La loro isola. Il loro appiglio. Il
loro trovarsi.
“Posso tenerlo?”, lui sorrise a quella richiesta, “Il tuo
profumo è come una droga…”, si strinse di più a lui e lui l’accolse in un caldo
abbraccio. Non avrebbe voluto più lasciarla. Sentiva qualcosa dentro sé,
qualcosa mai provata prima, era felice.
“Sei fortunata che abbia anche una
maglietta…”
“Già”
Non voleva di certo che tutti ammirassero il torace
scolpito dell’uomo che amava. Anche se stavano insieme da pochi giorni era
gelosa, di una gelosia sana, di quelle che non opprimono che fanno solo sapere
che per lui tu ci sarai sempre e che detieni un posto speciale nel cuore e nella
mente.
Vorrei essere il
raggio di sole che
Ogni giorno ti viene a svegliare per
Farti respirare e
farti vivere di me
Vorrei essere la prima stella che
Ogni sera vedi
brillare perché
Così i tuoi occhi sanno
Che ti guardo
E che sono
sempre con te
Nessuno dei due avrebbe pensato di avere un così
disperato bisogno l’uno dell'’altra.
Era forse innaturale. Andava contro le forze celesti. Era
un unione benedetta da qualcosa di oscuro. Una sorte di demone.
Semplici congetture che non interessavano. Stavano
insieme. Amore
Fiducia
Rispetto
Nati per caso, assopiti negli animi e risvegliati
bruscamente.
“Vai da Blaise?”
“Sì, è da un po’ che non lo vedo e poi vorrei far sapere
a mia madre che non sono morto…”
Sorrise.
“Effettivamente è da ben quattro giorni che non vediamo
la luce del sole…”, disse Hermione guardando fuori dalla finestra e notando un
sole accecante alto nel cielo.
“Ci vediamo dopo, ok? Adesso devo proprio andare…”, la
baciò teneramente e si smaterializzò a Zabini Manor luogo di dimensioni
spropositate in cui solo una stanza era
abitata.
***
Blaise Zabini aveva la brutta abitudine di dimenticarsi
dello scorrere del tempo.
Nessun orologio nel suo studio e una grande tenda ad
oscurare la grande vetrata per evitare che si rendesse conto dello scivolare
perpetuo di quella maledizione chiamata volgarmente:
tempo.
L’arte era arte. Non aveva
tempo.
Una pennellata a quel ritratto, un
sogno.
Stava cercando di dipingere un sogno, di riprodurre
fedelmente ciò che il suo inconscio aveva prodotto durante quelle ore in cui le
sue membra si lasciavano cullare dalla braccia di
Morfeo.
“Blaise!”
Il ragazzo si voltò, e alla vista del suo migliore amico,
con un colpo di bacchetta fece sparire il suo
operato.
“Non credevo di farti questo effetto!”, disse accigliato
seguendo con lo sguardo l’amico che posava la
bacchetta.
“Draco, sai che sono scaramantico,
no?”
“No, credo di averlo rimosso… o forse da adolescente non
credevi a quelle fandonie!”, ammise tristemente giocherellando con un
tagliacarte in argento.
“Sono passati tre anni,
Draco”
“Già”
Sospirò pesantemente, mentre l’odore dei colori acrilici
gli solleticava le narici.
“Cosa dipingevi?”
Blaise lo seguì con lo sguardo, “Un
sogno”
Draco fece spallucce e scostando la tenda si perse nella
bellezza dell'’orizzonte e della sua
immensità.
“Voglio sposarla”
Solo il rumore di un pennello che cadeva sul freddo
pavimento riempì la fredda stanza se non tutto il
Maniero.
Non cambiare mai quando
l’amore ha trovato la sua dimora. Properzio
Ma c’è davvero qualcuno che la legge sta
ff?
Ho i miei dubbi!
Comunque, siccome mi sentivo ispirata, anche se sostengo comunque che non
sia per niente ok come capitolo,
ringrazio coloro che hanno recensito lo scorso capitolo, sperando di non
aver scritto un disastro completo.
Kisses