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Autore: SmartieMiz    31/03/2013    5 recensioni
Spoiler! Characters
Sono fuggiti, hanno combattuto, hanno sconfitto i demoni e spezzato la maledizione.
Sebastian Smythe, Thad Harwood, Nick Duval, Jeff Sterling, Blaine Anderson e Trent Nixon, i sei ragazzi che hanno pianificato la fuga dalla Dalton Academy, l’assurdo e agghiacciante riformatorio dove sono stati rinchiusi, si sono illusi, credendo di poter sfuggire ai loro incubi, ma si sa che il passato ritorna sempre a bussarti alla porta.
Ora sono nei guai, ma forse un nuovo arrivato potrà essere la loro ultima speranza…
Ecco a voi il sequel – l’ultimo – di “Welcome to Dalton Academy, Sebastian Smythe” e “Welcome to Montgomery Manor, Warblers”.
Genere: Angst, Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Hunter Clarington, Nick Duval, Sebastian Smythe, Thad Harwood, Warblers/Usignoli | Coppie: Blaine/Kurt, Brittany/Santana, Finn/Rachel, Nick/Jeff, Sebastian/Thad
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Welcome to the hell, W.A.R.B.L.E.R.S.'
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Reg. 3 – È vietato disobbedire agli ordini e contrastare i docenti

Thad e Sebastian furono i primi a subire l’ennesimo supplizio.
Furono portati in una stanza. Erano completamente da soli, assieme alla nuova psicoterapeuta.
«Paura?», chiese Cassandra July sarcastica mentre sistemava degli attrezzi.
Thad le riservò uno sguardo pieno d’odio.
«Non prendetemi per cattiva per quello che sto per farvi, ragazzi, vogliamo semplicemente il vostro bene», continuò la donna, poi si avvicinò al ragazzo più alto: «Puoi levarti la maglietta e metterti su quel lettino?», gli chiese con finta dolcezza.
«Faccia andare me», si offrì Thad.
«Che cavaliere!», lo schernì la bionda, poi incitò Sebastian: «Avanti, ragazzo, fa’ quello che ti dico e sarà tutto più semplice».
Il francese si liberò della propria maglietta e si sistemò sul lettino. Se avesse disobbedito, di certo non sarebbe andata meglio.
Thad osservò con orrore le ferite ancora fresche che laceravano la schiena del suo ragazzo.
«Bene, lei ammette di poter vedere i demoni, signor Smythe, giusto?», parlò la bionda.
Sebastian boccheggiò: «Sì…», disse infine.
«Mm, interessante. E lei, signor Harwood, ammette di poter parlare con i defunti, vero?».
«Sì, ed è così. Ho parlato con i miei padri, non me li sono di certo immaginati», rispose il ragazzo convinto.
La donna accennò un lieve sorriso, un sorriso che sapeva di cattiveria e perfidia.
«Signor Harwood, ma non vuole proprio capire che la magia non esiste? Queste non sono altro che le sue fantasie. È impossibile comunicare con i defunti proprio com’è impossibile parlare con i demoni o i fantasmi», fece la donna risoluta.
«Ah, davvero? E che cosa mi sa dire su quel Peter Kingson che è un mezzo demone?», si intromise Sebastian: «È inutile che continuiate a dire che tutto questo è impossibile, sappiamo tutti che quando siamo fuggiti i demoni vi hanno ucciso e voi siete diventati come loro! Non so bene come siate tornati in vita, forse perché Karofsky è morto e una sorta di maledizione si è spezzata, ma se è andata così, beh, anche voi siete stati demoni come lui. Se ammettete che i demoni non esistono, ammettete di non essere esistiti per un periodo di tempo!».
Sebastian aveva detto in modo molto semplice e diretto ciò che anche Thad esattamente pensava.
«Stai vaneggiando», parlò Cassandra: «Solo i pazzi come te possono blaterare cose del genere».
«Sebastian ha ragione: anche voi siete stati demoni!», si immischiò Thad.
«State decisamente farneticando», sentenziò la donna risoluta: «Negate tutte le assurdità che avete avuto il coraggio di dire».
«Non sono assurdità», asserì Thad.
«Signor Harwood, neghi immediatamente di non poter parlare con i morti e tutta questa storia sui demoni», lo ammonì Cassandra.
«Mi sta dicendo di negare la verità», Thad era impassibile.
«Dillo, forza», lo esortò la donna.
«Non è che se lo nego non lo penso davvero», asserì l’ispanico freddo: «Posso dire tutto quello che vuole, ma non mi cambierà mai».
«Staremo a vedere», disse lei prendendo uno strano apparecchietto dalla forma circolare e posizionandolo al di sopra della schiena di Sebastian: «Allora, signor Harwood? Ne è proprio sicuro?».
Thad boccheggiò. Cos’era quell’aggeggio nelle mani di Cassandra? Di sicuro qualcosa che avrebbe potuto provocare del male al suo ragazzo.
«Okay, se è quello che vuole sentirsi dire… io non parlo con i morti, è soltanto una mia sciocca fantasia, e questa storia dei demoni è un’intera menzogna! I demoni non esistono, proprio come i fantasmi», parlò Thad, poi aggiunse sarcastico: «Felice, ora? Soddisfatta? Sono guarito!».
Cassandra non esitò nel premere un pulsante su quello strano aggeggio.
Sebastian urlò di dolore, mentre il macchinario formava nuovi tagli sulla sua pelle.
Thad si sentì male per esser stato troppo indisponente, come suo solito: «Si fermi, la prego», supplicò alla psicoterapeuta.
«Guarirà soltanto quando ci crederà davvero, signor Harwood», disse lei imperterrita, continuando a “giocare” con quell’aggeggio infernale: «Quando sarà convinto, avrà possibilità di guarire davvero».
Gli occhi di Sebastian erano rossi, e la sua fronte trapelava di sudore. Serrava i denti per l’incredibile dolore.
Thad pensò che non esistesse una tortura peggiore nel vedere una persona amata soffrire così immensamente.    
«Io non parlo con i defunti, è soltanto una mia stupida invenzione, e i demoni non esistono, proprio come i fantasmi», ripeté Thad, cercando di essere un minimo convincente.
Cassandra sorrise compiaciuta, continuando a far del male a Sebastian. Non le bastavano di certo quelle quattro lusinghe per interrompere la sua attività.
«La supplico, lo lasci stare, faccia del male a me, non a lui…», continuò a scongiurarla Thad.
«Sbaglio o questa è una dimostrazione di smisurato affetto… d’amore, per essere più corretta?», Cassandra pigiò l’apparecchio, pressandolo contro la schiena del ragazzo: «Signor Harwood, sa cosa dice il Regolamento, vero?».
Thad non ne poteva più di quella vecchia megera e di vedere Sebastian patire quello strazio, impotente.
Si avvicinò alla donna e la spinse bruscamente, facendo cadere l’apparecchio malefico a terra.
«Così peggiora soltanto la situazione, signor Harwood», rispose la donna con calma, raccogliendo l’oggetto caduto a terra. La sua pacatezza infastidiva ancora di più l’ispanico: «Non funziona così, signor Harwood, no no».
 
Hunter camminava tra i corridoi, alla ricerca della biblioteca: ancora non sapeva orientarsi bene in quell’enorme istituto.
«Hey!», lo fermò un ragazzo: «Credo che tu sappia che sono il tuo compagno di stanza, ma ieri non mi hai proprio considerato».
«Non mi va di parlare con nessuno, mica solo con te», rispose semplicemente Hunter.
«Comunque sono Brody, Brody Weston», rispose il ragazzo con un lieve sorriso.
«Hunter Clarington», rispose il ragazzo freddo.
«Stai cercando la biblioteca, vero? È di là», rispose Brody indicandogli un corridoio.
«Ti ringrazio», tagliò corto Hunter.
«Di niente», fece il ragazzo, poi gli si affiancò durante il suo tragitto: «Questo collegio non è così male. È vero, ci sono un bel po’ di regole da seguire, ma tutto sommato non è così terribile come ne parlano molti…».
Hunter sfoggiò un sorriso sbieco: «Il peggio deve ancora venire», disse ambiguamente.
«Che cosa vuoi dire?», si allarmò il compagno.
«Questa scuola non mi convince neanche un po’. Stai attento, Brody», disse Hunter.
«Attento a cosa? Mi fai paura… prevedi mica il futuro?», disse sgranando leggermente gli occhi.
Hunter scosse il capo: «No, la magia non esiste… letto il Regolamento? Va anche studiato».
«Sì, ma sei inquietante, amico», fece Brody.
«E allora se sono inquietante non mi parlare», concluse Hunter freddo.
«Come vuoi», rispose Brody visibilmente risentito: «Ci si vede», disse con un cenno.
Hunter sospirò. Non voleva legarsi a nessuno, sapeva benissimo cosa sarebbe significato per uno come lui.
 
 Aveva soltanto sei anni quando morì suo padre.
Qualche giorno prima della sua improvvisa morte, Hunter gli parlò.
«Papi», lo chiamò sorridente.
«Dimmi, tesoro», rispose lui ricambiando il sorriso.
«A scuola ho imparato a leggere i numeri e finalmente riesco a leggere i segni strani che stanno nei tuoi occhi», disse orgoglioso.
«I segni strani che…? Cosa, Hunter?», chiese suo padre perplesso.
«Nei tuoi occhi sta scritto 4, 2, 2, 0, 0, 1», disse il piccolo Hunter convinto.
Il signor Clarington ridacchiò: «Negli occhi non sono presenti numeri, Hunter».
Qualche giorno dopo, il 2 aprile del 2001, per la precisione, il padre di Hunter morì di infarto.
 
Quando crebbe, lo stesso “trattamento” fu riservato a sua nonna, a sua zia e ad una sua amica.
Per qualche strano motivo a lui ignoto, non riusciva a leggere negli occhi di tutti, ad esempio non in quelli di sua madre e di altre persone.
Hunter ne aveva parlato con Eloise che, molto probabilmente, aveva iscritto suo figlio in quel collegio-riformatorio affinché potesse diventare “normale”.
Sin da piccolo, Hunter conviveva con quel potere terrificante che gli permetteva di sapere quando sarebbero morte le persone che gli erano accanto.
Prima aveva letto una data anche negli occhi di Brody, una data piuttosto vicina, e perciò gli aveva raccomandato di stare attento. Non sapeva come sarebbe morto e perché; sapeva soltanto che sarebbe morto.
Se avesse svelato il suo segreto, lo avrebbero preso per pazzo. Non gli avrebbero creduto, oppure lo avrebbero fatto quando sarebbe stato troppo tardi.
Hunter non avrebbe parlato con nessuno; avrebbe cercato di stare alla larga da tutto e da tutti.
 
Cassandra July aveva quasi goduto nel far male a Jeff.
Jeff Sterling era sempre obbediente e quieto, proprio l’opposto di Nick Duval, e durante le torture era l’unico dei sei pazzoidi che non riusciva a contenersi. Era quello che sopportava di meno e che, in un certo senso, soffriva di più: urlava di dolore come tutti e in più piangeva, piangeva disperatamente. Non riusciva a trattenere le lacrime, non riusciva a fingere, non riusciva a non dare soddisfazione ai suoi torturatori. Con il suo atteggiamento, appagava soltanto quell’orrida arpia che Nick avrebbe tanto voluto uccidere a mani nude.
Nick odiava quando la gente si prendeva beffe di Jeff. Tutti i docenti della Dalton Academy approfittavano sempre della sua bontà, della sua ingenuità, della sua mansuetudine, e Cassandra sembrava averci preso gusto nel torturarlo davanti agli occhi di Nick che l’aveva supplicata più volte di fermarsi.
Cassandra terminò finalmente quello strazio; Jeff, con gli occhi rossi e gonfi di lacrime, respirava con affanno, percependo ancora il dolore ardere come una fiamma viva e bruciargli tutte le membra.
Nick avrebbe tanto voluto avvicinarsi a lui, accarezzargli la pallida schiena e rasserenarlo, lasciandogli delicati baci sulle labbra e sussurrandogli dolci parole di conforto.
Ma non poteva fare assolutamente niente, se non patire lo stesso dolore che poco prima aveva provato Jeff sulla sua pelle.

 



Angolo Autrice


Buon pomeriggio a tutti! :D
Questa ff non è morta, come forse avete creduto (?). è la mia bambina, non potrò mai lasciarla u.u xD ♥
No, scherzi a parte, mi dispiace tantissimo per l'imperdonabile ritardo, ma sono stata molto impegnata con la scuola e purtroppo lo sarò ancora, sigh. çç D:
Eccoci con il terzo capitolo: sappiamo finalmente il potere di Hunter che è piuttosto inquietante (per il suo potere ho preso spunto da un libro che non ho letto, ma di cui so la trama xD Si chiama Numbers, se non erro :33). New entry: Brody Weston! Non so voi, ma io amo la Brunter (Brody+Hunter) friendship! (e anche qualcosa in più, ma in questa ff credo si limiterà soltanto a friendship).
Ed ecco i nostri piccoli eroi in pericolo: Thad, Sebastian, Nick, Jeff, Blaine, Trent (questi ultimi due torneranno presto, parlerò anche di loro). Cassandra è spietata, continuerà a dar loro filo da torcere.
Spero che non passi più così tanto tempo da un aggiornamento all'altro :)
Ringrazio tutti coloro che leggono e Fuckgravity, Diana924, BrokenRoses, 18ale, AngelAnderson15 e hermy87 che hanno recensito lo scorso capitolo! :)
Alla prossima e... buona Pasqua a tutti! (: 

   
 
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