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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    19/10/2007    2 recensioni
Ehilà, bella gente! Questa è la mia prima ficcy su Seiya e company, e spero siate clementi.. Orbene, Hades è morto ma i guai per i nostri eroi non sono finiti!! Sparizioni, scherzi, e avventure sono all'ordine del giorno. Spero vi piaccia.. Baciozzi
Genere: Azione, Avventura, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler!
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SENZA MEMORIA

CAPITOLO 3

FRIENDS

Per Shun, il risveglio fu quantomeno traumatico: si ritrovò sdraiato in un letto, sotto un pesante piumone, con un visino di bambino che spiava ogni suo movimento. “Chi sei?” domandò con voce flebile il giovane, cercando di sollevarsi dal materasso; quello si sporse su di lui, cercando di afferrarne le parole. “Il mio nome è Jacov, cerca di non muoverti, hai preso una bella botta” rispose, in un giapponese un po’ stentato, “Conosci la mia lingua, dove sono?” domandò il ragazzo, stupito, guardandosi attorno con un aria spaesata. Il bambino ci mise un po’ a comprendere ciò che l’ospite gli diceva, poi capì: “ sei a casa mia, nel villaggio di Kobotek, in Siberia, sai dov’è?” rispose il ragazzo, “Come stai? Qual è il tuo nome?” domandò ancora premuroso. Shun rimase immobile per una manciata di minuti, poi scosse il capo, ricadendo pesantemente sul cuscino: “non ricordo nulla… Solo una gran nebbia nel cervello..” Sospirò quasi impercettibilmente. Jacov si morse il labbro inferiore, poi urlò qualcosa nell’altra stanza, frasi che Shun non capì, e riprese a parlare: “Ora riposati, hai preso una bella botta. Presto tornerà un mio amico, lui saprà aiutarti, d’accordo?” si preoccupò il piccolo, rimboccandogli le coperte. Shun, scivolò nuovamente nel mondo dei sogni, sentendosi stranamente felice. Per la prima volta, sentiva che i sogni che faceva così spesso avevano un senso. “Hyoga…”

Alcune ore dopo, qualcuno bussò alla porta, era Cygnus, andato a rendere omaggio da solo al suo amato maestro e a sua madre. “Hyoga! Finalmente sei tornato! Il ragazzo si è svegliato, ma dice di non ricordarsi nulla di sé, neppure il nome. Vuoi tentare tu?” disse Jacov. Hyoga restò interdetto: “Non si ricorda nulla? potrebbe essere lo shock...”, rimase pensieroso, poi disse, risolutamente: “Si. Devo almeno provarci: è un mio amico, e mi ha salvato più volte dalla morte! In nome del nostro legame di amicizia e dell’affetto che nutro per suo fratello Ikki, devo provarci.”. Si diresse a passo deciso verso la stanza. In quel momento, Shun era preda di un terribile incubo, talmente tremendo che lo avrebbe riportato presto alla ragione: quattro ragazzi stavano camminando furtivi verso un castello oscuro; penetrati all’interno, i quattro vennero però uccisi da un’esplosione. Dopodiché, una risalta malvagia riecheggiò nelle solitarie sale del castello, seguita da una voce: “Shun, presto sarai mio!!!!”. Il cavaliere si svegliò con un urlo talmente potente che fece accorrere Hyoga e Jacov. “Shun, amico, che ti succede?” domandò preoccupato il Saint del Cigno; il Saint di Andromeda alzò la testa, squadrò per un momento il viso dell’amico, e si illuminò: “Hyoga! Cosa ci fai qui?” domandò. Hyoga si finse offeso, ma era sollevato per il risveglio del compagno di avventure; “Sei a casa di Jacov! Ti abbiamo trovato in un lago ghiacciato, eri praticamente morto, ma le nostre cure ti hanno salvato.”; gli si sedette accanto e gli prese la mano, tastandogli il polso: “A proposito, dove eri finito? Sono due mesi che sei sparito nel nulla! Ikki sta letteralmente impazzendo dal dolore; appena ti sarai ripreso ritorniamo difilato a Tokyo.” disse il cavaliere Hyoga. Shun scosse la testa: “No, prima dobbiamo andare in Germania; lo spirito di Hades è ancora integro e vive nel suo castello da qualche parte laggiù. Mi accompagnerai?” domandò. “Certo! Adesso che ti ho ritrovato, non ho alcuna intenzione di perderti... . Ora riposati. Presto ti rimetterai” sorrise Hyoga, pronunciando quelle parole che volevano dire molto di più di ciò che sembrava, e uscendo poi dalla camera.

Rinfrancato dal fatto che l’amico si fosse ripreso, si diresse verso la sua stanza, e chiudendo accuratamente la porta. Dopodichè aprì il grande armadio di legno accanto alla finestra, e vi frugò dentro per alcuni minuti, trovando finalmente ciò che cercava: sotto una pila di pesanti, ma colorati maglioni, fatti a mano da Katya, la sorella maggiore di Jacov, rinvenne una spessa busta marrone sigillata con un po’ di cera; la prese in mano, la guardò con aria intenerita, e se la portò al cuore, spostandosi poi verso la vicina scrivania. Con attenzione, il Santo tolse il sigillo, e la aprì, facendo cadere sul piano di scrittura alcuni oggetti: due fotografie, un piccolo foglio ripiegato con cura, e infine un rosario di grani di legno, ripiegato su se stesso, scuro come la notte. Prese in mano le due foto, e dispose con cura quasi maniacale gli altri oggetti sul tavolo, sdraiandosi poi sul letto, pancia in giù, e mani dietro la nuca; insicuro, guardò le immagini che serrava nella mano pallida e affusolata, e subito un fiume di ricordi lo sommerse: la prima, quella più vecchia, ormai sbiadita, benché le immagini fossero ancora distinguibili, raffigurava un gruppo di bambini, alcuni di neppure 8 anni, che posavano sorridenti su una scalinata di marmo, o almeno lo sembrava, ma non era molto sicuro, poteva anche sbagliarsi. Era un ricordo bellissimo, che tutti loro serbavano gelosamente nel cuore, la prima volta che si erano conosciuti, ai tempi del collegio di Villa Kido, quando ancora erano solo dei piccoli innocenti, che non immaginavano neppure lontanamente il destino che li aspettava, un destino bellissimo e terribile allo stesso tempo: in prima fila, c’erano lui, Shun, com’era carino e tenero, accanto a Ikki e Jabu. Sopra, in piedi sugli scalini, c’erano Seiya, che ridacchiava sommessamente, tenuto a bada da Shiryu, già a quel tempo il più responsabile tra loro, e poi Nachi, Ichi, e ancora dietro, Geki e Ban; quando ancora non sapevano che quell’uomo, che li fissava benevolo da un lato del porticato, era loro padre. Con un gesto stizzito, Hyoga la ripose nella busta, fissando poi la seconda, decisamente più recente, ricordo di un tempo così vicino, ma così lontano, quando Shun era ancora con loro, prima di quell’orribile esperienza, che tutti aveva minato e separato: era stata scattata in piena estate, quando ancora il sole riscaldava fulgido la Terra, e poteva benissimo venir interpretata come una proiezione del loro desiderio di stare finalmente insieme, senza alcuna preoccupazione, loro e Saori, la loro Dea, che non era più la bambina viziata che comandava tutti a bacchetta di un tempo, ma una dolcissima giovane che si sarebbe volentieri sacrificata per la Terra intera. Comodamente seduti sul prato, disposti a casaccio tra i fiori e l’erba, stavano lui e Shiryu, a gambe incrociate accanto a Seiya, che cingeva con un braccio le spalle di Ikki, mentre Shun e Saori sbucavano da dietro, coi menti poggiati sulle spalle del Cigno e del Dragone… Come s’erano divertiti quel giorno, chiacchierando e ridendo. E poi, il dramma, la Guerra Sacra, la scomparsa di Shun, il coma di Seiya, e la propria partenza, per la Siberia: “Chissà se Seiya-kun si sarà ripreso… Qui non arriva il telefono, e la posta giunge molto raramente, spero stiano tutti bene.” Si disse il biondo, riflettendo con una punta di amarezza su quegli ultimi mesi, tristi e oscuri, passati tagliato fuori dal suo mondo, non per necessità, ma per sua scelta, per non soffrire ancora. Con uno scatto, mollò la busta, e si rizzò a sedere sul letto. Gli occhi color del ghiaccio fissi verso il pavimento, e uscì di casa, senza curarsi del freddo pungente, nonostante la terribile tormenta del pomeriggio si fosse placata. Alzò lo sguardo al cielo, e vide la Stella Polare rilucere sopra di lui, sembrava un faro nella notte. Passeggiando in mezzo alla neve, non si accorse di essere giunto di nuovo dove era stata sepolta la mamma, inghiottita dal mare; si inginocchiò lì davanti, e si passò della neve sul volto, arrosandolo, : “Mamma, finalmente è tornato.. Non voglio più perderlo, mamma. Shun mi è mancato tantissimo, nessuno l’ha mai saputo. Nessuno ha mai immaginato quanto io gli voglia bene, quanto io sia legato a lui..” mormorò il ragazzo, sempre inginocchiato. “Ma ora rimedierò! Lo accompagnerò in Germania, ce la faremo. Non è più solo, ci sono io. Giuro che ritorneremo a casa sani e salvi, assieme.” sussurrò. Guardò in alto, e finalmente rivide la costellazione di Andromeda rilucere come un tempo. Poco lontano, anche le altre loro costellazioni rilucevano più intensamente del normale. Qualcosa stava cambiando.

SCUSATE PER IL RITARDO NELL’ AGGIORNARE, MA HO AVUTO MOLTE COSE DA FARE, E PRORPIO NON MI DECIDEVO A RICOPIARE IL TUTTO.

RINGRAZIO IN MODO PARTICOLARE TUTTI COLORO CHE LEGGONO E RECENSISCONO: Marianna (Sono una ragazza, non un ragazzo^^) Kristi87 (Nessun problema, non preoccuparti!^^) Hagaren, Coldfire e Blustar.

In particolare, dedico il capitolo a Claudio, un mio caro amico che ha avuto qualche problema.^^

UN BACIO E A PRESTO!!!

GRAZIE DI TUTTO!!!

SHUN

   
 
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