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Autore: Carly Matthews    31/03/2013    1 recensioni
Cosa non si farebbe per un'amica? Quando poi la tua migliore amica è troppo timida per andare a conoscere sola gli amici del suo quasi-ragazzo e ti chiede di accompagnarla non puoi dire di no. Quello che Carly e Faith non sanno, però, è che incontreranno forse il vero amore nei due ragazzi più improbabili e corteggiati del gruppo,quelli con mille ragazze ai piedi abituati ad avere tutto e subito e che si ritroveranno a fare i conti con un sentimento mai provato fino a quel momento, la gelosia. Scopriranno, poi, che la sicurezza è spesso una maschera che copre una delusione, oppure il dolore di una perdita, scopriranno che alla fine chiedevano solo amore.
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 24.

Non sapevo più che ora si fosse fatta. Era dalle sette circa che avevano portato via mio fratello per fare non so cosa, avevo passato almeno un'ora a piangere, anche se pensavo di aver finito le lacrime, onestamente. Harry aveva tentato di farmi mangiare qualcosa, ma neanche i biscotti al cioccolato di cui andavo matta, o i muffin di Starbucks, avevano funzionato. Insomma, non avevo proprio voglia di pensare al cibo. Alle nove ancora non avevamo notizie, nessuno ci aveva aggiornati sulle condizioni di Jasper e il mio nervosismo cresceva a dismisura. Gli altri evitavano di parlare, io mi limitavo a stare seduta e guardare la parete bianca di fronte a me. Ormai avevo memorizzato ogni particolare di quella parete spoglia e funerea, che di bello non aveva nulla. Beh, sempre di un ospedale si parlava, in effetti. Dalle dieci in poi non ricordavo nulla. Non un particolare, non un'emozione, solo la stanchezza.

Non appena mi svegliai mi affrettai a vedere che ora erano nel grande orologio che si trovava in cima alla parete che avevo fissato tanto. Mezzanotte e mezza. Non appena voltai lo sguardo, mi sorpresi a sostenere un peso sulla mia spalla, o meglio l'abbraccio di qualcuno. Non era il profumo di Harry quello, e non credo che Niall, Zayn o Louis mi avrebbero permesso di dormire praticamente addosso a loro, e non per gelosia delle mie amiche, solo per una questione di confidenza. Non appena alzai gli occhi il mio cuore perse un battito, o forse due, o anche tre, non avevo avuto l'accortezza di contare. Stavo tra le braccia del ragazzo che avevo considerato un idiota per almeno cinque mesi, che avevo odiato, a cui avevo dato del puttaniere senza cuore, il ragazzo che avevo fatto scappare, ma che alla fine era lì e mi teneva stretta cullando il mio sonno. Un ricordo vago dell'ultima volta che lo vidi mi attraversò la mente. Io lo avevo fatto scappare, in qualche modo. Era andato dalla sua famiglia per un motivo che dovevo ancora sapere, ricordo il mezzo bacio in discoteca, la sua scenata.. Ma stranamente mi sembrava diverso. Quanto tempo poteva essere passato? A malapena una settimana. Eppure non sembrava il ragazzo che aveva lasciato casa nostra, era diverso, o forse era solo il suo aspetto.. Aveva abbandonato quella barbetta appena visibile che a detta sua faceva morire ogni ragazza che lo guardava. E il suo ciuffo, quel ciuffo da galletto spavaldo tirato in su aveva lasciato il posto a un ciuffo basso e leggermente scarmigliato. Il suo viso non aveva più quell'espressione da sciupafemmine, sembrava più un bambino, o meglio sembrava avere la sua età, finalmente. Le mie guance avvamparono quando mi accorsi che lo stavo guardando col naso in su, appoggiata al suo petto che profumava di casa. Aveva un profumo particolare, e non era una di quelle fragranze che si trovano in commercio. Piuttosto vi era un accenno del suo profumo abituale, e tanto del suo profumo naturale, quello dolce che è capace di emanare solo la pelle. Caspita, dovevamo essere proprio a stretto contatto fisico se riuscivo a sentire tutti questi particolari. Non appena mi alzai lui subito scosse la testa e si svegliò di botto dicendo il mio nome. Quandò mi guardò avvampai di nuovo, incerta su cosa dire. 'Oh, Dio Santo era solo un sogno!' disse lui abbracciandomi e baciandomi la fronte, per niente intenzionato a lasciarmi andare. Per un pò restai lì a bearmi di quella sensazione, adesso anche lui, dopo i ragazzi e le mie amiche, sapeva di casa. Era come se fosse arrivato il ragazzo che avrei dovuto conoscere cinque mesi fa, o magari era solo nascosto dietro quello stronzo, spavaldo di Payne. Quando si staccò da me non potei far altro che domandargli cosa avesse sognato. Lui abbassò gli occhi, incerto se dirlo o no, ma alla fine confessò. 'Che ci fossi tu al posto di.. Si insomma di tuo fratello.'. E a sentire quelle parole la momentanea serenità che avevo provato era praticamente andata a puttane. In risposta mi strinse più forte e io mi lasciai andare sul suo petto, piangendo ancora più delle ore precedenti. Lasciai che mi accarezzasse i capelli ormai scivolati dall'elastico e che mi calmasse. 'Carly, devo dirti una cosa.' mi disse lui con tono risentito e nervoso. Alzai la testa per guardarlo meglio in volto. Mi asciugai la faccia e cercai di stare calma. 'Dimmi.' dissi quella parola quasi in sussurro e lui sembrò prendere coraggio. 'Vedi, il dottore è venuto per aggiornarci delle condizioni di tuo fratello. Ha bisogno di un trapianto di fegato, molto urgentemente.' lo guardai esterrefatta. 'E che aspettavi a dirmelo? Che aspettavate tutti a dirmelo? Eh?' mi afferrò per le spalle e io dovetti calmare i bollenti spiriti. 'Fammi parlare.  Logicamente stanno già cercando un donatore,la prima persone a cui avevano pensato eri tu, dopo che Harry aveva spiegato a grandi linee la vostra situazione familiare. E da precedenti analisi fatte qui, hanno constatato dalla tua cartella medica che..' 'Che? Parla Liam, che diamine!' prese un lungo respiro 'Voi non siete compatibili Carly. Non puoi fargli da donatrice.'

Sbam. Per la seconda volta il mondo mi crollava addosso e io non potevo fare niente. Neanche salvare mio fratello. 'E se non trova un donatore, che succederà?' il suo sguardo si fece cupo, ma il mio lo spinse a continuare. ' Per adesso è in coma farmacologico, ma non hanno la certezza che duri..' Non lo lasciai neppure finire di parlare. Mi alzai e iniziai a correre verso un posto che nemmeno io sapevo qual'era. Ogni sentimento o emozione spiacevole aveva dimora in me, tuatta quella situazione era successa per colpa mia, mia e di nessun altro. E se lui fosse morto? Le parole di Liam mi echeggiavano in testa. 'Non hanno la certezza che duri..' e io non posso neanche donare un pezzo del mio inutile corpo per salvarlo, per ripagarlo del fatto che è stato il padre che non ho mai avuto, che mi ha curato le ginocchia sbucciate come una madre soltanto potrebbe fare. A cosa serviva stare lì? Non mi ero nemmeno chiesta dove fossero tutti gli altri, che stronza che ero. I miei amici, quelli che nemmeno in quel momento mi volevano abbandonare, io li trattavo cos'. Ma che razza di persona sana di mente poteva fare una cosa del genere? Forse era meglio allontanarli tutti. O forse era meglio che me ne andassi io e li lasciassi tutti in pace, visti i guai che ero capace di portare. 

Con quel pensiero in testa arrivai al terrazzo dell'ospedale. Non c'era nessuno, erano tutti impegnati nei loro turni di lavoro, e di conseguenza nessuno mi aveva impedito  di salire fino a lassù. Mi fermai col fiatone e chiusi la porta, utilizzando una delle tavole di legno abbandonate lì per non so quale motivo. mi sedetti a terra iniziando a piangere disperatamente sul maglione del ragazzo che ora giaceva su quel letto aspettando di essere salvato o di finirla per sempre. Finirla per sempre, quello sì che avrebbe risparmiato tante sofferenze a chiunque. Il mio cellulare squillò ma non ci feci caso più del dovuto, era Liam. Avrei dovuto chiedergli scusa per tutto quello che gli avevo detto in passato, in fin dei conti non lo conoscevo neanche. Pensavo e ripensavo a quelle poche persone a cui ho voluto davvero bene nella mia vita, a quella più importante, Jasper, e al danno irreparabile che avevo causato. Con questi pensieri, quasi in un addio silenzioso mi avviai alla ringhiera, con le lacrime che mi rigavano il viso. Non era molto alto, ma era abbastanza per finire tutto quell'incubo. Fu allora che mi parve di vedere una testa riccia scoprire un viso familiare che si alzava verso di me, con un'espressione di terrore dipinta sopra, e altre persone, coppie, i miei amici. Non avrei mai voluto che assistessero a quello che stavo per fare, e quel pensiero mi faceva pensare solo al fatto che stavo causando altro dolore. Harry entrò dentro per poi uscire di nuovo e urlare verso di me. Mi sembrò che dicesse di non farlo, urla che durarono per minuti interminabili, qualcosa che batteva contro la porta. E poi i miei singhiozzi sonori che mi scuotevano il petto. Qualcosa rimbombò, ma non ci feci caso, forse il botto di qualcosa che si rompeva. Mi sedetti sul bordo di quel terrazzo con i piedi penzoloni, il tempo minacciava di continuare a peggiorare. Già pioveva e sicuramente di lì a poco sarebbe scoppiata una tempesta. Non appena stavo per scivolare due mani fermarono le mie e mi impedirono di cadere dal muretto.'Non farlo!' mi voltai a guardare Liam, il suo sguardo smarrito e pieno di paura fermo su di me. 'Perchè dovrei? Eh?' sospirò ancora una volta guardandomi negli occhi. 'Perchè così non risolverai niente!' lo guardai con gli occhi di una persona arrabbiata. Si, perché se prima ero frustrata per via della situazione che stavo vivendo, adesso ero anche arrabbiata. 'Cosa puoi saperne tu? E' meglio che io mi levi dai piedi, risparmio del male a tutti!' dissi risentita, voltandomi di nuovo verso ciò che avevo sotto. I miei amici mi guardavano da sotto, Faith e Sam in lacrime, El con la testa sulla spalla di Lou per non guardare, Harry che sperava che ci ripensassi. I ragazzi spinsero le mie amiche dentro l'edificio e tornarono indietro, guardando poi  la persona oltre le mie spalle. Tutti annuirono e Liam prese parola. 'Guardali, vuoi vedere le tue amiche soffrire in quel modo?' risi amaramente. 'Quando sarò morta gli passerà, e vi dimenticherete tutto. E anche di me.' i ragazzi lo guardavano ancora, incitandolo, in qualche modo. 'Come puoi essere così egoista, Carly? Ma non lo vedi? le tue amiche sono dentro un ospedale in lacrime perchè vuoi suicidarti!' mi voltai a guardarlo. Iniziai a non vederci più dalla rabbia. 'Cosa ne vuoi sapere tu? Eh? Tu non sai cosa si prova a non avere una famiglia! Tu non sai cosa vuol dire convivere con gli incubi dei tuoi genitori che ti muoiono sotto gli occhi! Tu non sai nulla!' e le lacrime continuarono ancora di più. 'E non sai neanche cosa vuol dire essere responsabile della morte di qualcuno!' Fu allora che vidi la sua espressione trasformarsi, era più determinato, e se non fossi stata a rischio caduta per ogni minimo respiro esalato, probabilmente mi avrebbe portata in spalla. Si sedette accanto a me sul muretto, in bilico come lo ero io. Sotto di noi i ragazzi guardavano Liam seri, forse consapevoli di quello che stava per fare, le ragazze uscirono e vedendo anche lui lì accanto a me si portarono tutte le mani alla bocca. Liam fece loro segno che andava tutto bene, così i ragazzi annuirono e portarono Faith, Sam e El di nuovo dentro, annuendo al ragazzo accanto a me. Liam finalmente parlò, e dal suo tono deciso sentivo che esigeva la mia attenzione. Con quelle parole, forse lo avevo colto sul vivo, e forse avevo toccato argomenti sul suo passato a me sconosciuto che non avevo diritto di prendere. 'Io ho sempre odiato la città in cui vivevo, Carly. Non credere che io abbia avuto una vita facile. Nessuno mi ha mai accettato, venivo preso in giro per qualunque cosa io facessi e credimi non è piacevole. Passare sedici anni chiuso in casa per evitare i bulli, dover fare boxe per imparare a difendermi da gente che mi picchiava, non è stato bello. Ma cosa ancora peggiore, non è stato bello perdere l'unica persona che mi abbia mai fatto sentire a casa in quella merda di posto.' lo guardai di scatto, mentre lui mi teneva il polso per evitare una caduta. 'Che vuoi dire?' dissi sotto il suo sguardo severo. Lui deglutì, poi si tolse quel peso dal cuore. 'Avevo una ragazza a Wolverhampton, Carly. Una ragazza che è morta per una stupida bravata della persona che hai davanti. E' successo tutto per una stupida birra in più, capisci? L'ho uccisa io, guidando ubriaco. Non avrei mai voluto che tu sapessi questa storia, non voglio tutt'ora che tu sappia tutto. Sono già consapevole di essere un mostro, e tu già mi odi nonostante non sappia i particolari. Adesso non vorrai più vedermi, mi reputerai un mostro, ma almeno non butterai la tua vita, Carly.' la pioggia iniziò a battere su di noi, prima piano, poi sempre più forte. Lui scese dal muretto, tendendomi poi una mano.In quel momento, qualunque istinto, qualunque voglia di farla finita fu oscurata da quel sentimento di tenerezza, di tristezza e malinconia che la sua storia mia aveva scaturito. Come avevo potuto reputare lui un essere spregevole, quando si porta dietro il rimorso da tempo? Non avevo altro pensiero se non quello di stringerlo forte al mio petto e sussurrargli che non era un mostro. Vedendo quella mano tesa verso di me capii che aveva rischiato ad aprirsi con me, piuttosto che lasciare che io gettassi la mia vita, come aveva provato a fare lui, forse. Nel prendere la mano di Liam scivolai, sentii Harry gridare di disperazione da sotto, ma con mia sorpresa non caddi. Liam mi teneva stretta la mano facendomi risalire il muretto pian piano. Con l'ultima spinta gli arrivai addosso, ma non mi tenni alla larga da lui, come pensava che facessi, ma lo strinsi forte. Eravamo entrambi stesi sul pavimento bagnato del terrazzo, tutti zuppi per il temporale, ma ridevamo. Ridevamo e piangevamo allo stesso tempo. Io perchè ero lì, ero viva, ed ero con lui. Non avevo gettato la mia vita, e nel frattempo lo avevo reso felice facendogli capire che io c'ero. Lui, probabilmente, perché si era liberato di un peso enorme, era libero finalmente. Alla fine gli sussurrai quelle parole come fossero le più naturali del mondo, gli dissi 'io ci sono' perché sapevo di pensarlo davvero, perché sapevo che lui ne aveva bisogno, e gli dissi che non era un mostro, che gli chiedevo scusa per tutto, per i cinque mesi passati a insultarlo senza capirlo davvero, per averlo costretto ad andare via. In cambio mi disse che avremmo affrontato tutto insieme, ma che io non dovevo mollare. E se si trattava di farlo per lui e per i miei amici avrei combattuto. Mi portò in braccio dagli altri, tutti spaventati e scossi. Faith Sam e El non avevano neppure la forza di sgridarmi, così come i ragazzi, e vedendo me e Liam insieme ci vennero ad abbracciare mentre un'infermiera portava delle coperte. Scoppiai a piangere sul petto di Harry e chiesi scusa a tutti, e alla fine fummo tutti d'accordo sul dimenticare questa notte. Tornammo a casa tranquillizzati dal fatto che Jasper fosse comunque momentaneamente stabile, e che l'indomani saremmo tornati. Neanche in macchina Liam mi lasciò la mano e ciò mi diede sicurezza.

Dopo che fummo tornati a casa io andai a farmi una doccia e Liam dopo di me. Non appena finì non esitò a venire a sapere come stavo. 'Beh, come sto.. A quest'ora potevo essere morta, se non era per te.' lui mi sorrise debolmente e io mi avvicinai cautamente a lui. Lui mi spostò i capelli dal viso, poi spostò lo sguardo. Gli girai il volto in modo che mi guardasse. 'Liam, tu non sei un mostro.' un sorriso sofferente gli comparve sul volto e tutti i suoi muscoli si irrigidirono. 'Non.. Non sai tutto.' lo guardai e gli accarezzai la guancia ormai liscia in assenza di barba. Lo tirai per un polso verso il letto, ma lui si ritrasse. 'No, io.. Non posso, non con te così. Qualunque cosa succeda tra me e te, deve succedere perché lo vuoi.' gli sorrisi, forse il primo sorriso sincero della giornata. 'Vorrei averti accanto stanotte. Non mi interessa se non so tutto della storia, quando vorrai mi dirai. Voglio solo starti vicino. Voglio farti capire che puoi avvicinarti ad una persona senza avere paura di mostrarti.' si sorprese. 'Non hai paura?' scossi la testa. 'Sei venuto a prendermi fin sopra ad un terrazzo mentre volevo ammazzarmi, rischi una polmonite per colpa mia e stavi rischiando anche di non essere qui adesso, e mi chiedi se ho paura? Non potrei.' ciò che dissi sembrò convincerlo. si stese sotto la coperta calda e io accanto a lui. Sapevo che mi era mancato. Lo avevo testato sulla mia pelle. Mi aveva fatta esasperare, era vero, ma credo che senza rendermene conto mi aveva anche fatto scoprire qualcosa dentro me che dovevo ancora decifrare. Mi aveva chiaramente detto che era disposto a starmi accanto, e dopo ciò lo volevo accanto a me in ogni modo possibile, più tempo possibile, insieme ai miei migliori amici.Così mi accoccolai contro il suo corpo, con il suo braccio che mi avvolgeva, il suo respiro che dava il ritmo al mio e la sua mano che intrecciava le dita con la mia. Liberai la mente. Il resto lo avremmo affrontato dopo, da adesso in poi, insieme.
  
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