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Autore: ssaragravity    01/04/2013    3 recensioni
Blaine è uno studente ligio al dovere che ha un grande sogno: entrare in una grande università americana. Per fare questo intraprende qualsiasi attività extrascolastica, fino a decidere di partire per svolgere tre settimane in Francia, in uno scambio culturale. Le paure sono molte, le preoccupazioni troppe.
dal Capitolo 1
L’assolo che lo aveva fatto rabbrividire non poteva che essere di Kurt Hummel, il cantante, attore e ballerino più affermato del momento che aveva fatto breccia nel cuore di Blaine. [...] Blaine non aveva molte certezze su cosa avrebbe fatto in futuro, ma una cosa la sapeva bene: avrebbe continuato ad amare Kurt Hummel.

Due mondi paralleli che potrebbero non incontrarsi mai. Oppure...
[Fanboy!Blaine e Superstar!Kurt]
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 - Prologo “It’s time to begin, isn’t it?”*



Blaine aveva deciso: le opportunità che gli si erano aperte davanti si erano presentate al momento giusto. Lui non aveva fatto altro che convincersi e prendere la palla al balzo. Ora si trovava lì, all’ultima conferenza organizzata dalla scuola, in un torrido lunedì di fine giugno, poco prima dell’imminente partenza per la Francia.
Qualche mese prima l’insegnante del corso di francese aveva tirato a sorte per estrarre quattro tra ragazzi e ragazze che, più o meno volenterosi, avrebbero partecipato ad una serie di incontri per presentare agli studenti del terzo anno i programmi di studio e di scambio culturale con l’Europa. Blaine fu il quarto ad essere estratto, insieme ad una tipa bionda con la media poco sopra la E, un secchione con i genitori estremamente apprensivi tanto da non farlo uscire di casa neanche nel weekend e un altro ragazzo che si faceva chiamare da tutti ‘Principino’, con il quale non aveva mai scambiato una parola. Niente di promettente: le persone con il quale era stato sorteggiato non facevano venir voglia di muovere neanche un dito, e per di più gli scambi culturali lo avevano sempre intimorito. Era fiero di essere come era, se stesso, ma l’idea di dover uscire dal suo guscio protettivo di amici e genitori che lo accettavano faceva crescere in lui una paura strana, che saliva da dentro e creava un grosso blocco proprio in corrispondenza dello sterno: il mondo fuori non era il liceo, e chissà quante persone ci potevano essere pronte ad aggredirlo, a ferirlo, a farlo stare male. Non avrebbe neanche accettato il fatto di fingere di essere qualcun altro: ci aveva provato, ma aveva capito che essere se stesso era migliore. La prima riunione sembrò agli occhi di Blaine inutile. Due signore sulla sessantina si erano presentate a loro come responsabili dei progetti di scambi giovanili e chiedevano ad ogni studente quale fosse il suo sogno e quale paese avrebbero voluto visitare. Mezz’ora e poi niente più. “I trenta minuti più sprecati della mia vita”, pensò. Tornando in classe, la professoressa Dupont, madrelingua e insegnante assai pretenziosa, chiese ai quattro malcapitati di esprimere il loro giudizio su quello che era stato l’incontro. Tra tre sussurri della parola inutile, Blaine prese coraggio e parlò davanti alla classe, forse per la sua prima volta. Era rosso d’emozione, per così poco: aveva paura che qualcuno potesse giudicarlo per ciò che diceva, e il suo carattere introverso di certo non lo aiutava.
“Abbiamo parlato di sogni”, disse sommessamente, realizzando pochi istanti dopo che si trovava davanti a una classe di trenta ragazzi, con il viso che era avvampato quando aveva pronunciato le prime parole, a parlare di sé, quando anche lui se la sarebbe potuta cavare con un ‘inutile’ a fior di labbra. “La riunione è durata poco, se però siamo interessati la prossima settimana alla stessa ora ci sarà un nuovo incontro, e ovviamente dovremo saltare di nuovo ore di lezione”. A quelle parole i tre compagni di ‘avventura’ risvegliarono il loro udito e urlarono a gran voce quanto gli interessassero i programmi di studio all’estero e che anche loro sarebbero andati all’incontro successivo. Le sue stesse parole invece gli illuminarono la mente: per andare a studiare nelle grandi università come Yale, alla quale aspirava, aveva bisogno di ottimi voti in tutte le materie, e puntare su quelle in cui era il migliore della classe poteva essere sicuramente un vantaggio per la sua media. E ripensandoci, neanche l’idea di partire, conoscere nuova gente, sperimentare, gli faceva più così paura: una volta finito il liceo sarebbe dovuto diventare un uomo che fa le sue scelte, che sa il fatto suo, che ha il coraggio di intraprendere sentieri mai esplorati. Gli piaceva viaggiare: gli Stati Uniti li aveva girati quasi tutti, in occasione di qualche lunga vacanza con la famiglia o di qualche weekend fuori per festeggiare il compleanno di qualche amico, ma non aveva mai osato chiedere di andare all’estero. La vacanza studio poteva essere una scusa, e se riempito di “Mamma, lo faccio per il mio futuro e per garantirmi un posto migliore all’università”, forse quel viaggio sarebbe potuto diventare davvero un passo verso il suo piccolo sogno.
La sera stessa lo propose alla madre e al padre che, dopo poco più di una settimana, acconsentirono. “Per il nostro ragazzo tutto”, avevano detto tra lacrime di felicità.


*


Le riunioni continuavano a susseguirsi di settimana in settimana, e i ragazzi ormai rimasti si contavano sulle dita di una mano. Blaine aveva scelto il suo programma tra i tanti proposti: il soggiorno sarebbe durato circa 3 settimane, e avrebbe seguito i corsi in una scuola parigina che prometteva assai bene. Scoprì che una famiglia lo avrebbe accolto a braccia aperte e che così la sua famiglia avrebbe dovuto fare con il ragazzo che avrebbe intrapreso il lungo viaggio verso Westerville.
A tre mesi dalla partenza compilò il modulo ufficiale d’iscrizione: l’emozione era così tanta che non riuscì a scrivere con la sua calligrafia perfetta e sinuosa, ma scarabocchiò soltanto qualcosa nelle sezioni “Cosa mi spinge a intraprendere questo viaggio” e “Dopo questo soggiorno cosa voglio fare”. La seconda pagina, invece, era dedicata tutta al suo essere e alle sue attitudini: tra i corsi opzionali barrò canto e recitazione, che frequentava anche nel liceo dell’Ohio, se mai ci fossero stati ad accoglierlo a Parigi. Poi si bloccò. Il campo Orientamento sessuale richiedeva una crocetta. Miliardi di pensieri affollarono la sua mente. ‘E se non fossi pronto? Se non mi accettassero? Se trovassi qualcuno che potrebbe farmi del male? Che diavolo ci fa questa domanda qui?’ Barrò Omosessuale quasi con rabbia, ma poco dopo si tranquillizzò: era a suo agio con il suo essere, e nessuno avrebbe potuto scalfirlo.
Poco tempo dopo un postino si era recato a casa sua e aveva lasciato un pacco per lui. Alla vista, gli occhi gli si illuminarono, iniziò a sudare freddo, le mani tremavano: era un’emozione vera, l’emozione che si prova quando ci si butta in qualcosa di sconosciuto e si hanno i risultati. Il pacco era piccolo, non conteneva molti oggetti: sulla cima erano posizionate una lettera, una penna marchiata con la scritta dell’organizzatore della vacanza studio e un quadernino con la stessa insegna e una scritta sotto, ‘Diario di bordo’. Blaine aprì la lettera come se fosse una delle cose più preziose al mondo, e i suoi occhi color nocciola brillarono per l’ennesima volta quando lesse che era stato accettato, e che in quel pacco ci sarebbe stato anche il prezioso biglietto aereo che lo avrebbe condotto nella capitale francese. Come allegato della lettera era presente invece una serie di indirizzi e numeri che realizzò essere quelli della sua futura amica parigina. “Aspetta aspetta aspetta un attimo”, disse ad alta voce, come se potesse dialogare con il suo cervello, “il mio scambio avverrà con una ragazza?”. Continuò a leggere.

Le vogliamo comunicare che il suo scambio culturale avverrà con la signorina Chloé Duval*, residente a Parigi, che sarà lieta di accoglierLa dal giorno 9 al giorno 23 del mese di Luglio. Avendo barrato, nella sezione ‘Orientamento sessuale’, la casella ‘Omosessuale’ abbiamo ritenuto coerente la scelta di accoppiarla con una ragazza: come ben saprà tendiamo ad evitare, nei nostri programmi, possibili rapporti che siano esterni allo studio, alla comprensione della cultura e all’amicizia. Essendo quindi Lei l’unico richiedente del soggiorno in Parigi e la signorina Duval unica richiedente del soggiorno in Ohio, Le comunichiamo ufficialmente l’inizio della sua preparazione alla vacanza studio. La preghiamo di appuntare sul ‘Diario di bordo’ contenuto in questo pacco, ogni volta che desidera, emozioni, sensazioni, foto relative alla sua preparazione e al viaggio che si appresterà a vivere.

Buon viaggio
La segreteria


‘Bastava continuare a leggere, mi odio’, pensò, rammaricandosi di quanto fosse impaziente e di quanto non riuscisse a finire una riga per fuggire subito alla successiva per sapere che cosa sarebbe accaduto. Certo, stando con un ragazzo forse avrebbe trovato l’amore che mancava dai tempi del primo anno del liceo, ma credeva che con una ragazza ci sarebbe stata sicuramente più sintonia. Era pronto a partire finalmente, o quasi.


*


L’ultimo incontro di preparazione era ormai giunto al termine, tutti i ragazzi avevano riepilogato con le responsabili del progetto le loro date e le loro ambizioni e si stavano muovendo verso l’uscita e le rispettive auto. Blaine era rimasto lì ancora un attimo, pronto a scaricare sulla signora tutti i dubbi e le perplessità che erano nate nella sua testa durante quei mesi. La signora stette ad ascoltare pazientemente e consolò quel ragazzo dagli occhi nocciola intensi che appariva al suo sguardo come un piccolo cucciolo indifeso.
“Ma quindi... Io non ho capito. Io parto, e quando torno lei viene con me. Ma su che volo? Oppure viene con me nel senso che mi accompagna all’aeroporto però viene qualche giorno dopo? Come faranno i suoi ad accompagnarci? Avranno una macchina abbastanza spaziosa per le nostre valigie?”
La responsabile parlò con voce calda e tranquilla. “Blaine, Blaine Anderson, calmati. Partirete da Parigi insieme, il volo è già prenotato per entrambi. Farete scalo a New York e ripartirete verso Cleveland. Per qualsiasi cosa comunque, sia a te che a lei sono stati dati i nostri recapiti per rintracciarci in qualsiasi occasione. Stai tranquillo.”
Con quella poca sicurezza salutò e si avviò verso la macchina. Durante il viaggio riuscì a pensare solo a valigie, bagaglio a mano, zainetto, documenti. Arrivato a casa salutò con un veloce “Ciao Mà, ciao Pà!” e andò a chiudersi in camera sua, mise un cd e sommerso dalla musica iniziò a tirare fuori tutto quello che pensava potesse essergli di utilità nel suo soggiorno parigino. Mentre dalle casse usciva un acuto favoloso che lo faceva rabbrividire ogni volta, sentì un tonfo fuori dalla sua porta e pochi secondi dopo vide una testa di riccioli scompigliati.
“Maledizione Ellie, che hai fatto?”, sentenziò il ragazzo, con aria scocciata.
“Devi vedere, devi vedere!” Quelle parole uscirono dalle labbra di Ellie Anderson più come un urlo mostruoso che leggiadre come quelle di una bella principessa, quale avrebbe dovuto essere la sorellina. “Sul nuovo numero di GirlNow c’è un poster gigantesco di Kurt Hummel, non potevo non comprartelo!”
“Frena frena frena ragazzina! E tu hai fatto tutte le scale a corsa cadendo davanti alla mia porta per dirmi che hai appena comprato un giornalino per ragaz--.. Un poster gigantesco di Kurt Hummel?! E tu l’avresti comprato per me?!” La sorella annuì raggiante. “Ellie non ci credo, sei la sorella più adorabile del mondo!” Ricollegò tutto, con un enorme sorriso stampato sul volto. L’assolo che lo aveva fatto rabbrividire non poteva che essere di Kurt Hummel, il cantante, attore e ballerino più affermato del momento che aveva fatto breccia nel cuore di Blaine, lasciandolo senza parole ogni volta che vedeva una sua nuova foto di un concerto o vedendo la nuova puntata della serie che stava registrando, reagendo con incredibile gelosia verso tutte le persone presenti in scena.
Blaine non aveva molte certezze su cosa avrebbe fatto in futuro, ma una cosa la sapeva bene: avrebbe continuato ad amare Kurt Hummel.






NOTEE:

*Titolo.
Sarò smielata e ossessiva, ma ho deciso di inserire come titolo di ogni capitolo una canzone che è stata eseguita in Glee (sperando di riuscirci e trovare ogni volta quella giusta). Quindi.. Hope you like it :D
*Chloé Duval. Il cognome Duval non è in nessun modo legato al Nick Duval degli Warblers. E no, Nick e gli Warblers non c’entraranno nulla in questa storia. Il cognome mi piaceva un sacco, anche legato al nome della ragazza, quindi è stato scelto per pura eufonia.
 
Salve a tutti! Mi presento: sono Sara,  toscana e con un po' di anni. Da mooolto tempo mi diverto a leggere fanfiction su Efp, e alla fine ho deciso di scrivere anche io la mia versione di molte storie. E' una storia che ho in mente da quest'estate, ma che non ho mai avuto il coraggio di pubblicare.
Questa è la mia prima fanfiction, quindi perdonatemi se avete trovato qualche errore: spero sempre di essere perfetta e riuscire a fare correzioni dove servono, ma qualcosa ci può sempre scappare! Nel caso, non esitate a farmelo sapere per messaggio privato!
Amo Glee, davvero. E penso si sia notato. E amo la Klaine. Mi hanno insegnato tante cose quei due, specie in un periodo non troppo felice e un po’ solitario. Mi hanno fatto vedere di nuovo cos’è l’amore, e per questo sono grata! E sono ossessionata da Darren Criss e Chris Colfer. Scusate, ma non posso farci niente!
Altre cose che dovete sapere di me è che non passo un secondo senza musica, che suono la chitarra così tanto per, che mi diletto in materie scientifiche ma adoro anche quelle letterarie e che guardo un po’ di serie tv.
Detto questo, spero che questa storia vi piaccia e che continuerete a seguirla :D 

P.S. Voglio ringraziare quel povero ragazzo che mi supporta, ma più che altro sopporta, e beta i miei capitoli! Grazie Nick! Quii vi lascio il link del suo blog, molto molto carino!
  
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