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Autore: MartaJonas    01/04/2013    5 recensioni
Era sera, l’uomo era ben nascosto tra gli arbusti, davanti al piccolo stabilimento in cui avrebbero fatto irruzione da un momento all’altro, non appena il comandante avrebbe dato a lui, e ai suoi compagni, il segnale.
Era immobile, tra le foglie di quelle piante, ben confuso con l'ambiente grazie ai suoi vestiti mimetici, su cui si riusciva a distinguere bene, però, il suo nome in nero su una targhetta. La scritta “Jonas” che appariva sul lato sinistro del petto del giovane uomo, era affiancata dal distintivo dei Marines.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Joe Jonas, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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August 15th, 2025 – 10.05am

 
Abbey in quella afosa giornata d’agosto strinse la mano al bambino e si addentrò in quel luogo così freddo e triste da farle venire i brividi.
Il viso della giovane donna era spossato, magro, distrutto. Tentava di non sembrare così devastata, ma sembrava essere qualcosa di più forte di lei.
Quelle pareti grigie rendevano quel posto ancora più disperato. Quel vialetto scomposto che ormai aveva percorso più di una volta sembrava aver visto così tanta gente piangere da aver perso il suo colore. L’erba a terra era bagnata e verde, viva, come da far notare la differenza tra questa e quelle lastre di marmo grigiastre che di tanto in tanto ricoprivano il terreno.
Il bimbo lascò la mano della donna e in silenzio la seguì camminando affianco a lei e tenendo ben stretta tra le sue manine una rosa rossa. Quell’ometto si guardava intorno quasi spaventato, come se ricordasse, nonostante fosse piccolo, tutto quel che era successo l’anno prima. Di sicuro ricordava le lacrime della madre, e il suo completo rifiuto alla vita, quello era impossibile dimenticarlo.
Abbey si scostò i capelli dal viso e nel momento in cui vide di nuovo quella lapide di marmo ruvida e grigia non riuscì a trattenere le lacrime.
Rimase in piedi, immobile, mentre le lacrime continuavano a rigarle il viso. Era un pianto silenzioso, che nessuno era davvero capace di capire.
Vide suo figlio, avvicinarsi cautamente alla tomba del padre e poggiarci sopra la rosa che il giorno prima aveva premurosamente raccolto nel suo giardino.
La giovane sentì una mano appoggiarsi sulla sua spalla e girandosi vide Kevin, fratello di Joseph, che con gli occhi lucidi tentava di rivolgerle un sorriso, che lei cercò di ricambiare.
Insieme a lui era arrivato il resto della famiglia Jonas. C’era la moglie di Kevin, Danielle; c’erano Nicholas e Frankie gli altri due fratelli di Joe, e infine i suoi genitori Paul e Denise.
Non dissero nulla, bastarono pochi sguardi e un gran silenzio.
Abbey guardò quella piccola foto sulla sua lapide. Il ragazzo sorrideva. Ricordava che l’aveva scelta Nicholas, suo fratello, perché lei era troppo distrutta anche per uscire di casa. “Era un ragazzo felice, ed è così che dobbiamo ricordarlo” così aveva detto.
Sotto la foto c’era una scritta.
 

“ Joseph Adam Jonas
Un fantastico amico, fratello, figlio, marito, padre,
uomo che ha servito lo stato
come pochi hanno saputo fare.
15 agosto 1989 – 20 settembre 2024”

 
Abbey odiava quelle frasi fatte, odiava che quegli anni tra quelle due annate fossero estremamente pochi, odiava tutto quello. Odiava che il destino fosse stato così insensibile.
Pian piano, dopo i doverosi saluti, tutti se ne andarono, tutti, tranne Abbey, suo figlio Joseph, e Nicholas.
Quest’ultimo si avvicinò alla donna che non aveva smesso neanche per un attimo di piangere.
-Come va? – le chiese, con le lacrime agli occhi.
-Male Nick, va male. – disse Abbey scuotendo la testa piano e si ritrovò ad abbracciare il giovane che ricambiò l’abbraccio.
-Lui non avrebbe voluto vederti così, lo sai. – rispose piano il giovane. Lei annuì.
-Non è facile – disse Abbey.
-Lo so. Ma devi provarci, non puoi smettere di vivere in questo modo, sei così giovane. Pensa al piccolo, pensa che se hai bisogno di qualcuno io ci sarò sempre per te, pensa che Joe vorrebbe il meglio per te. – sussurrò, mentre i suoi occhi diventavano sempre più lucidi non appena aveva pronunciato il nome del fratello.
-Lo so, ci sto provando. Ma senza lui è tutto più difficile. – rispose Abbey. Restarono un po’ in silenzio.
-Lo so bene, manca da morire anche a me. Vuoi … vuoi che ti lasci sola un po’ con lui e che porti io a casa il piccolo Joe?- chiese il castano alla giovane donna.
-Sì, mi faresti un piacere. – disse Abbey. – grazie per tutto.
-Figurati. – rispose lasciandole un bacio sulla guancia ricambiato allo stesso modo da lei.
Il piccolo salutò la madre, e dando un bacio sulla sua mano e soffiando su di essa verso la tomba del papà, salutò anche lui.
Abbey sospirò profondamente e si sedette a terra, accanto alla tomba del marito.
-Finalmente soli. – gli sussurrò piano – Non sai quanto mi manchi, Joe. Sembra impossibile vivere senza di te, ormai da quando non ci sei più mi limito a sopravvivere. Ci sono di quel giorni in cui vorrei rompere qualunque cosa mi capita per le mani, degli altri in cui tutto quello che vorrei fare è rimanere nel mio letto e piangere fino all’ultima lacrima. Sono persa senza di te. Non mangio più, non rido più, non vivo più da quando non ci sei più. Non sai quanto preferirei essere io quella sotto terra. Tu avresti reagito, io non ci riesco. Poi oggi è il tuo compleanno e a ricordare gli anni scorsi tutto questo sembra ancora più difficile da accettare. Perché tu, perché proprio tu, amore mio? A volte penso che sia solo un brutto sogno, e che dopo un giorno o due tu tornerai dalla tua missione in Iraq durata un po’ troppo a lungo. Ma non è così, tu non torni, non torni mai. Ricordo quel che abbiamo passato insieme, ricordo il viaggio a Parigi, ricordo la tua festa del tuo trentesimo compleanno, ricordo il nostro matrimonio. Ma ricordo anche le cose più semplici di noi due. Ricordo come era bello svegliarmi con te accanto, o come fosse magnifico fissarti mentre dormivi e svegliarti con un bacio. Ricordo come mi guardavi ogni volta che mi rivedevi dopo tanto tempo. Ricordo il tuo sorriso e i tuoi occhi che alla luce del sole si illuminavano come stelle. Mi manca sentirmi dire che mi ami, mi manca passeggiare mano nella mano con te, mi manca vederti  giocare con il piccolo Joseph tanto da non riuscire a capire chi fosse il bambino dei due, mi manca litigare con te, mi manca il suono della tua risata, mi manca fare l’amore con te, mi mancano i tuoi baci, mi manca il modo in cui tu riuscivi a farmi sentire unica e speciale. Ogni tanto ricordo il nostro atipico primo incontro, e mi ritrovo a pensare che forse se non mi avessi salvata, ora io avrei preso il tuo posto. Altre volte invece mi dico che è solo stato un brutto scherzo del destino, che mi ha donato la persona migliore del mondo, e me l’ha tolta nel momento più bello della mia vita.
Non credevo fosse possibile soffrire in questo modo prima di adesso. Non posso dimenticarti, non posso far finta che non sia successo nulla, allora, come posso riuscire a rifarmi una vita? Non ci riuscirei mai.
 
-Come fai a vedere tutta quella gente che soffre senza stare male anche tu con loro? –chiese la ragazza al marito, al LAX, appena uscito dall’aereo dopo che le aveva raccontato la situazione che stavano vivendo in missione.
-Il dolore non si può reprimere, non si può nemmeno evitare, bisogna imparare a conviverci. – le rispose il giovane.
 
-Questo è un dolore troppo grande per provare a conviverci, Joe. Almeno so che hai dato la tua vita per quella di un tuo amico, e questo ti fa onore. Almeno non sei morto invano. Sai? Nella tua famiglia o nella mia dire il tuo nome sembra proibito, non ti nomina mai nessuno. Probabilmente pensano che non nominandoti mi facciano stare meglio, me non è così, è l’esatto contrario. Evitare un argomento non lo risolve, né lo alleggerisce, anzi. Solo Nicholas sembra averlo capito. Gli hai detto di prendersi cura di me se ti fosse accaduto qualcosa, non è vero? Avevi ragione quando hai detto che è un ottimo amico, e ti vuole davvero tanto bene, Joe. Manchi a lui, manchi alla tua famiglia, alla mia, e anche al piccolo Joe. Da morire.
Sai? Penso sempre a quella promessa.
 
-Abbey, mi prometti una cosa? – chiese il giovane dal nulla, mentre in una domenica mattina abbracciava sua moglie sotto le coperte del loro letto nella loro camera.
-Cosa? – chiese la ragazza sorridendogli.
-Se mai mi dovesse succedere qualcosa, mi prometti che non resterai mai sola? Sei una persona troppo speciale per rimanere sola o soffrire. – disse il ragazzo guardandola negli occhi.
-Ma cosa dici, Joe? Non ti succederà nulla, Joseph. – disse la ragazza.
-Lo so, ma nel caso in cui accadesse, anche se non accadrà, non devi rimanere sola, fallo per me – disse serio il moro guardandola. – Promettimelo.
-Te lo prometto. – disse con le lacrime agli occhi la ragazza.
 
-Non credo di riuscire a mantenere quella promessa Joe. Non riuscirò mai a trovare nessuno come te, come potrei? Tu sei unico, amore mio. Non potrei mai sostituirti, sarebbe come tradirti. Vedrei te in chiunque altro. O almeno, dovresti darmi un segno, dovresti farmi capire tu chi mai potrebbe riempire questo vuoto incolmabile. – disse piano, e proprio in quel momento quel silenzio tutto intorno a lei fu rotto da un rumore proveniente proprio fuori dal recinto di quel cimitero. Abbey si girò in quella direzione automaticamente, e vide il piccolo Joseph entrare nell’auto di Nicholas, che si accorse che Abbey li stava guardando e la salutò. Lei ricambiò il saluto con un gesto della mano. Poi, all’improvviso forse capì: forse quel vuoto doveva essere riempito non soltanto da loro figlio, ma anche qualcun altro.
Abbey si girò a guardare la piccola foto di suo marito e cominciò a piangere più di prima, con lacrime copiose e sempre più veloci.
-Sei incredibile. – quasi rise in quel mare di lacrime mentre scuoteva la testa. – No, sei davvero incredibile, Joseph. E so bene che tu mi stai ascoltando, ma non credevo così attentamente. – La giovane sospirò – Buon compleanno, tesoro. Ti amo, e ti amerò per sempre, Joe. – così dicendo baciò la fredda lapide, sorrise dolcemente e si alzò da terra, in quel momento sembrava più forte e pronta ad affrontare la vita.
 

The End

 








Buonasera a tutti, gente!
Lo so che ora mi vorrete uccidere. Sul serio, anche io vorrei uccidermi (?)
Vi dico, ho pianto come una povera pazza mentre lo scrivevo, e ancora di più, mentre lo rileggevo ieri sera. Lo so, è davvero pensante, ma non sempre tutto va a finire come vogliamo. Questa, ovviamente, non è una storia vera, ma è ispirata a situazioni simili ma alla fine è solo quel che è uscito fuori da questa piccola FF già terminata. 
Mi farebbe davvero, davvero piacere se mi diceste cosa ne pensate. 
E come sempre, per qualunque cosa mi potete contattare su twitter, o qui su efp, oppure su qualunque altra mia ff. 
Ah, un grazie per la partecipazione di Emma Stone e Joe Jonas al mio banner ahahahahahah 
Un bacio grande a tutti, e un grazie enorme per tutte le recensioni! 
Al più presto con una nuova ff/os, 
Marta <3

ps: chi è emozionato per Pom Poms che esce domani? *-*   *scappa via esultando*


 

  
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