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Autore: _Elizabeth_    01/04/2013    0 recensioni
La storia parla di una giovane dottoressa,Elizabeth..lo stesso personaggio di cui ho parlato più volte nelle mie storie originali. Nella storia,Elizabeth è sposata da tre anni con un suo collega,un neurochirurgo di nome Mark Freedman.
E' una grigia giornata di inizio dicembre,Elizabeth si sveglia e si prepara a quella che crede sarà una giornata di lavoro normale,come tante. Non sa quanto si sbaglia...
Ho scritto un'altra storia con questi personaggi,ma non è necessario che la leggiate per leggere questa,ho spiegato tutto ciò che dovete sapere per capire nell'introduzione.
Recensioni e critiche sono ben accette.
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando le nostre labbra si staccarono,pochi secondi più tardi, feci una strana espressione e mi portai nuovamente la mano alla pancia. Infatti la bimba mi aveva appena tirato un calcetto molto più forte del precedente. Dovevo per forza avere  una faccia che lasciava trasparire la mia sofferenza,perché Mark,due secondi dopo avermi guardato negli occhi,si affrettò a posare la sua mano sulla mia e a stringermi forte le dita.
-Non preoccuparti,Mark – replicai alcuni secondi più tardi,quando la piccola si fu calmata- E’ passato tutto,ora. Sto bene.- sorrisi- Stiamo bene.
- Cos’è stato?- lo vidi cambiare colore,improvvisamente- Era una contrazione?
- Oh,no. –sorrisi una seconda volta,tentando di rassicurarlo- E’ solo che la piccolina mi ha appena tirato un calcetto più forte di quelli che mi tira di solito. Calmati.
- Grazie al Cielo – sospirò di sollievo e poi mi sorrise – Sei sempre testarda,eh?
-Ebbene sì. Lo sono. Ma perché me l’hai chiesto?
- Tesoro,ti ho già detto che è un maschietto e non una femminuccia.
- E io ti ho appena spiegato che so per certo che è una bambina.Ne sono sicurissima. Rassegnati. –replicai- Comunque credo che la piccola abbia appena cercato di farci capire che ha voglia di fare colazione.
- A dire la verità,credo che non sia il bambino...
- O la bambina…-precisai con una strizzata d’occhio.
-…o la bambina- mi sorrise- ad avere voglia di mangiare. Credo che sia la sua mamma quella che ha fame. Ho ragione?
- Beh…diciamo che siamo entrambe molto affamate.
-A questo posso rimediare subito.- prese il vassoio di cui avevo sentito il rumore pochi minuti prima e lo posò di fronte a me- Ecco qui la colazione,Lizzie.
 Guardai il vassoio,stracarico di cibo. C’era un piatto colmo di pane tostato con  sopra uno strato di crema al cioccolato alto almeno un centimetro. Accanto a quest’ultimo,poi, c’era un bicchiere di spremuta d’arancia e una caraffa piena del medesimo liquido.  Sospirai,appena vidi quel succo. Infatti,avrei voluto bere un caffè ma,dato che la caffeina avrebbe potuto nuocere alla salute della bimba, dovevo accontentarmi dei succhi di frutta o di altre bevande fino alla fine dell’allattamento.    Distolsi  lo sguardo dalla caraffa e  spostai gli occhi sul resto del cibo posto sul vassoio.Vidi che su un altro piatto c’erano alcune brioches ripiene di marmellata e spolverizzate di zucchero a velo. Inoltre,come ultima cosa, notai con un sorriso che   un angolo del vassoio era occupato da un vaso che conteneva un paio di rose bianche.
Sorrisi.
- Ti ho già detto che ti amo...- guardai Mark e presi una fetta di pane tostato-...vero?
- Sì,l’hai fatto.- si versò un bicchiere di spremuta d’arancia e ne bevve un sorso- Ma non mi dispiacerebbe affatto sentirmelo dire un’altra volta
- Ti amo.-  feci un gran sorriso e poi staccai  mezza fetta di pane tostato con un solo morso- Ma come facevi a sapere che avevo voglia di crema di cioccolato?
- E’ semplice. Sono tuo marito e di conseguenza so tutto di te.-mi pulì la bocca sporca di cioccolato con un tovagliolo- Incluso il fatto che dipendi dal cioccolato.
 Alcuni minuti più tardi,mentre stavo attaccando una brioche con marmellata di albicocche,un cercapersone cominciò a suonare. Era il cercapersone di Mark: non poteva trattarsi del mio,in quanto  in  quel momento ero in congedo per maternità. Ormai non lavoravo da quasi un mese. Il mio lavoro mi mancava terribilmente e avevo l’assurda paura di dimenticare tutto quello che  sapevo...avevo paura che quando sarei tornata al lavoro,non avrei più saputo fare un aspirato midollare o una biopsia o non mi sarei ricordata più come curare un’anemia falciforme o come diagnosticarla.  Sorrisi.
-Perché stai sorridendo?-mi domandò Mark prendendo il suo cercapersone- Speravi che fosse il tuo,vero?
-Oh,no –mi morsi il labbro- Cioè...per un momento l’ho sperato,nonostante sapessi già che non poteva essere il mio. Mi manca tantissimo il mio lavoro –ammisi- E,a dire la verità, ho paura di dimenticare tutto durante questo periodo di pausa forzata.
Mark era perplesso.
-Dimenticare tutto?
- Sì. A dire la verità, sono spaventatissima. Temo che quando ritornerò a lavorare non ricorderò più nulla,che non ricorderò più come fare una biopsia...o...come curare un’anemia sideropenica...o...o come leggere ed interpretare un emocromo...- sorrisi debolmente e mi accarezzai la pancia,per l’ennesima volta – Ma questa vacanza forzata serve per far stare bene la nostra bimba,quindi sono contenta di non lavorare per un periodo,nonostante tutte le preoccupazioni che questo congedo mi procura.
Mark rise.
-Oh,tesoro. Tu? Dimenticare tutto?
Annuii,con un sospiro.
-Prima ho sorriso perché mi sono ricordata che mi accadeva esattamente la stessa  identica cosa quando ero una studentessa. Ogni  volta,durante le vacanze estive,avevo paura che una volta tornata tra i banchi,non avrei più saputo fare nulla e che i miei voti sarebbero precipitati,non permettendomi di prendere un diploma decente e di entrare a Medicina. Per rincuorarmi,allora,guardavo E.R. e dopo traducevo qualche riga di greco o di latino,nonostante lo trovassi tanto utile quanto difficile.
-E poi? Alla fine delle vacanze,quando tornavi tra i banchi eri ancora in grado di tradurre? O non ricordavi più nulla?
-Beh...-ammisi,arrossendo- All’inizio mi spaventavo perché mi sembrava di non ricordare neanche le basi...ma poi...non so come succedeva,ma riuscivo sempre a tradurre più o meno bene.
- Visto? – mi sorrise- Tu non dimenticherai nulla,Elizabeth. Non dimenticherai niente...ti sembrerà di averlo fatto,ma dopo pochi minuti dal tuo arrivo in reparto,ti ricorderai ogni singola cosa...proprio come ti succedeva alle superiori. Ti verrà tutto automatico,stai tranquilla. Ami il tuo lavoro e quindi...
Non lo lasciai finire di parlare. Mi buttai tra le sue braccia,stando ben attenta a non far cadere quel che restava della colazione sulle lenzuola candide del letto, e poi lo baciai sulle labbra,molto delicatamente.
Era buffo. Fino a ...mmmmm... circa tre anni prima,quando io e Mark c’eravamo innamorati mentre lavoravamo insieme su un caso complicato,io non avevo mai avuto un appuntamento(tranne una cena con un mio compagno di classe quando avevo appena otto anni,ma ovviamente quello non contava)né avevo mai  baciato un ragazzo. A dire la verità,credevo che sarei rimasta zitella a vita a causa della mia timidezza,del mio essere molto riservata e del fatto che non ero esattamente miss America. Poi avevo conosciuto Mark e...era stato una specie di colpo di fulmine. La cosa più assurda stava nel fatto che fosse accaduto...in modo così naturale,nonostante io fossi totalmente ignorante riguardo quel genere di cose.
  
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