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Autore: Kamusa    21/10/2007    3 recensioni
Ino Yamanaka è intenta a riordinare la serra dopo una lunga giornata di lavoro al negozio... nel frattempo, si diverte ad inventare strane storie sugli abitanti di Konoha... e non solo!
(Raccolta di fiction ispirate a varie coppie, yaoi e non)
#1 Strategies (Kabuto x Temari)
#2 Genius' Apotheosis (Itachi x Neji)
#3 Horizon (Naruto x Hinata)
Genere: Generale, Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Ino Yamanaka, Sorpresa
Note: Lemon, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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BR3-horizon
PICCOLA PREMESSA DELL'AUTRICE:
La one-shot di questo capitolo è una song-fic, scritta ispirandomi alla canzone "Long long journey" di Enya. Ve la consiglio caldamente come sottofondo! ^^"



Sospirando sonoramente, Ino Yamanaka tornò controvoglia alla realtà, l'esaltante pensiero dei due geni avvinghiati sotto le stelle ancora impresso nella mente
-Cosa c'è?- chiese, fingendosi imbarazzata, ad un tenero bocciolo bianco che la guardava troppo insistentemente -Sì, ho capito che tipo di storia piacerebbe a te...- sospirò, saltando velocissima sulla sedia munita di rotelline che si era trascinata dietro tutto il giorno.
Il sedile sfrecciò velocissimo in direzione della scrivania, dalla quale la kunoichi disseppellì il lettore cd dello stereo
-Ecco quello che fa per te!- sorrise, infilando un cd di Enya nell'elegante ritrovato dell'elettronica.
Muovendosi lentamente nella nostalgiaca melodia, Ino piroettò verso il fondo della serra, accarezzando i giovani boccioli di rosa
-Sai...- riprese, sempre rivolta al piccoletto bianco -Parlando di Neji mi è venuta in mente una coppia che fa proprio al caso tuo...


HORIZON
Naruto x Hinata

Il ritmico scrosciare delle onde risuonava nel blu assoluto del paesaggio notturno. Accoccolata nel suo futon, Hinata Hyuga osservava, in silenzio, le rive grigiastre del fiume strisciare dolcemente verso l’infinita distesa di acque che si apriva davanti a loro.
Concentrata, serpeggiò con lo sguardo tra le candide cortine di schiuma che, indifese, si infrangevano sulla grossolana sabbia della piccola spiaggia. Veloce ed elegante come un gabbiano in volo, la sua vista percorse il sinuoso andirivieni delle onde, lasciandosi cullare su quelle colline bluastre ed instabili.
-Aaah, accidenti, Shino, ma si può sapere che cosa stiamo aspettando?!?- il chiassoso protestare del compagno di squadra finì per distrarla dal suo bizzarro viaggio
-Non mi interessa, io e Akamaru ne abbiamo abbastanza di… co-cooosa?!?- Hinata volse lo sguardo verso lo spesso muro della stanza, rovinato dall’umidità salmastra del luogo. Qualsiasi cosa avesse detto Shino, le era stato impossibile sentirlo, eppure le proteste di Kiba non sembravano voler cessare per nessun motivo al mondo. Pensierosa, si portò l’indice destro sulle labbra rosate, indecisa se avviarsi verso la stanza accanto a verificare il motivo di tanto discutere… probabilmente la missione, si diceva, oppure l’ennesima trovata di Akamaru… si alzò lentamente dal suo giaciglio, e non osando attivare il Byakugan in direzione della camera dei ragazzi, decise di incamminarsi verso il corridoio.
Sorridendo delle continue sfuriate dell’Inuzuka, Hinata fece scorrere leggermente la porta, affacciandosi sullo stretto corridoio vagamente illuminato da alcune lampade dalle forme più svariate. Sorrise, notando una piccola lampadina azzurra gettare la sua fioca luce sui muri biancastri. Tra le varie sirene e pesciolini che popolavano quelle bizzarre luminarie, risplendeva solitaria una vorticosa spirale.

-Ehi… ma quanto ci vuole ancora, dattebayo?!?- mormorò scocciato il custode del Kyuubi, lanciando un’occhiata annoiata al Sannin che, spaparanzato su un pomposo divano rosso, discuteva animatamente con un’elegante signorina bionda dalla gonna microscopica
-Oh, ma che carino, è tuo nipote?- cinguettò lei, causando un devastante crollo della svolazzante autostima del Sannin.
Ridendosela sotto i baffi, Naruto lo lasciò ai suoi vani pavoneggiamenti, sgattaiolando al di fuori verso il ponte della nave.
Affacciatosi al parapetto, lo shinobi gettò uno sguardo al vasto orizzonte che si estendeva, infinito e scurissimo, attorno a loro. Quella vista lo colpì come mai si sarebbe aspettato, come se una profonda tristezza avesse potuto sprigionarsi dagli abissi per attaccarlo mentre, solo, si ritrovava a puntare gli occhi verso quella sinistra distesa di acqua e sale. Il ricordo di Konoha bruciava, come non mai, nella sua mente. Quella stessa Konoha che più di due anni prima si era lasciato alle spalle per continuare gli allenamenti con Jiraya… quella stessa Konoha che ora rivedeva in ogni singola luce apparisse in quell’orizzonte quasi privo di speranza, il villaggio nel quale si accingevano a fare ritorno.

City lights shine on the harbour,
night has fallen down,
through the darkness
and the shadow
I will still go on.

-Ah Naruto, non c’è niente da fare… non riesco davvero a liberarmi di tutte queste corteggiatrici!- sospirò il Sannin, la voce leggermente alterata dal sakè, mentre si appoggiava goffamente al parapetto
-Come no…- gli fece eco il ragazzo, affondando malinconicamente il mento sulle braccia incrociate
-Ehi, Naruto, che ne dici di andare a spiare le ragazze in piscina?- sorrise Jiraya, mentre uno strano luccichio gli attraversava le iridi scure
-Uhm…- riflettè pigramente Naruto, lasciandosi colpire dai salatissimi strascichi di una potente onda schiantatasi sulla prua della nave
-Non dovresti essere così giù di morale, stai per rivedere Konoha, non sei contento?- cercò di tirarlo su il Sannin -E anche… la tua innamorata!- lo punzecchiò, ridacchiando sotto i baffi
-Sakura…- mormorò lo shinobi, sorridendo amaramente senza mai staccare lo sguardo dall’orizzonte -Se io non sono riuscito a dimenticare Sasuke, figuriamoci lei…
-Ah, siamo proprio depressi, eh?- sospirò Jiraya con finto fare annoiato, osservandolo con fare quasi paterno mentre abbassava i suoi profondi occhi azzurri per poi accoccolarsi pigramente sulle braccia incrociate.
Il Sannin si allontanò pian piano dal suo pupillo, senza fare rumore
“D’accordo, ora lo trovo io un modo per risollevarti il morale!”.

La kunoichi dovette bussare svariate volte alla porta, prima che un distratto ragazzo dalle movenze canine si accorgesse della sua presenza
-Lo vedi che succede a fare tanto chiasso?- ora poteva sentire anche la voce calma a pacata di Shino attraverso il sottile strato di legno
-Ma ‘sta zitto!- lo apostrofò l’Inuzuka, il leggero imbarazzo ben percepibile sotto il suo tono scanzonato
-Arrivo!- gridò, precipitandosi in giro nella stanza, probabilmente per riacchiappare una delle magliette che aveva gettato alla rinfusa negli angoli più disparati, pensò Hinata non appena questo si precipitò ad aprirle, ancora intento a sistemarsi il colletto.
La ragazza entrò timidamente nella stanza, mentre la luce azzurrina del corridoio si rifrangeva un’ultima volta sui lunghi capelli nerissimi
-Scusate… ma vi ho sentito discutere poco fa e…- cominciò, il volto leggermente arrossato
-Ah sì… questo testone non vuole riconoscere la genialità del mio piano!
-Un attacco improvvisato portato avanti perché sei stanco di aspettare non può definirsi un “piano”…- replicò, calmissimo, l’erede del clan Aburame -…e in ogni caso Kurenai-sensei ci ha espressamente ordinato di…
-Ma se aspettiamo troppo a lungo, quelli ci sfuggiranno!- protestò nuovamente l’Inuzuka.
Ci vollero circa tre quarti d’ora per spiegare a Kiba la differenza tra una “missione di spionaggio” e un “indiscriminato attacco al nemico”. Dal canto suo, Akamaru se ne rimase tranquillamente accoccolato con la testa sulle ginocchia di Hinata, osservandone ammirato il Byakugan che si perdeva all’orizzonte.
La giovane Hyuga annuì leggermente in direzione di Shino, ancora intento a cercare di calmare l’Inuzuka, confermando la posizione del loro attuale obiettivo: un gruppo di ninja sospetti, probabilmente provenienti dalla Pioggia, che pochi giorni prima avevano transitato a Konoha.
Sorridendo leggermente ai discorsi dei due compagni, lasciò scivolare lo sguardo sulle tormentate acque del mare, presa da una strana sorta di malinconia condita di immagini lontane.

Long, long journey
through the darkness,
long, long way to go;
but what are miles
across the ocean
to the heart that's coming home?

Le acque dolci e salate si rimescolavano incessantemente nel delta del fiume come un’insalata di ricordi dai sapori più disparati. Al di sopra di tutti, il solare sorriso di Naruto, i suoi occhi chiari e profondi che la guardavano sotto una luce diversa. Arrossì, ripensando per un momento a quando il biondo era passato da lei, prima del grande torneo, a prometterle che avrebbe sconfitto Neji. Aveva vinto, l’aveva cambiato. Aveva cambiato tutti, Naruto.
Hinata posò gli occhi bianchissimi sulle navi che sfilavano all’orizzonte, perdendosi nell’azzardato sogno che Naruto fosse lì, su una di quelle imbarcazioni, diretto al Paese del Fuoco. Accarezzò distrattamente il cucciolo ormai cresciuto, lasciando che le onde le cullassero i malinconici pensieri.
-Hinata?- fu nuovamente Kiba ad interrompere l’incontrollato vagare della sua mente -Kurenai-sensei è già tornata?- chiese l’Inuzuka, accoccolandosi a terra, la schiena appoggiata al morbido pelo di Akamaru.
-Non credo, quando sono venuta qui non c’era…- rispose la kunoichi, disattivando il Byakugan per spostare lo sguardo sui compagni.
Kiba, passato un braccio sulla schiena del suo “cucciolo”, ci aveva appoggiato la testa spettinata, chiudendo pigramente gli occhi in un’espressione rilassata.
Impassibile come sempre, Shino se ne stava seduto di fronte a loro, lo sguardo fisso su un punto indefinito alle loro spalle. O meglio, questo era quello che i suoi scuri occhiali suggerivano. Ma anche senza approfittare della propria vista, Hinata intuì dalla posizione delle sopracciglia che il suo interesse era rivolto altrove: un’effimera falena dalle ali vagamente aranciate svolazzava attorno al luminoso lampadario della stanza.

La malinconia diventava ogni momento più insopportabile, sicchè lo shinobi dovette staccarsi dal parapetto, e lasciandosi cullare dall’insistente movimento delle onde, fece per dirigersi pigramente verso le cabine
-Ehi, ti senti bene?- chiese una dei tanti passeggeri della nave, i capelli tinti di uno strano riflesso rosato. Lo sguardo del ragazzo si rabbuiò ulteriormente, mentre tentava invano di rassicurarla sulle proprie condizioni.
Per la milionesima volta in quei lunghi anni, rivide il volto piangente di Sakura supplicarlo alle porte di Konoha, lo sguardo teso e coraggioso dei suoi compagni di squadra… Shikamaru, Kiba, Choji… quanto rimpiangeva gli spensierati anni trascorsi all’Accademia, le mille trovate che facevano puntualmente impazzire il povero Iruka-sensei…
Sorrise, avviandosi pigramente alla porta che dava sul ponte, circondato dagli sguardi preoccupati dei tanti ninja e semplici turisti che ciondolavano per la nave.
Le infinite corse per i corridoi dell’Accademia… in fondo a nessuno dei tre era mai importato che lui fosse il contenitore del Kyuubi, al massimo veniva canzonato per quello che era: lo studente più disastroso di tutta l’Accademia. E Iruka-sensei… nemmeno a lui era mai importato, nonostante quello che aveva passato… neanche a Kakashi, a pensarci bene… e nemmeno a Sasuke.
Spinto dall’ennesima onda, Naruto si aggrappò stancamente alla porta del corridoio interno, gli occhi lucidi fissi sul terreno e il pensiero di Sasuke fisso nella mente. I suoi sguardi altezzosi, e quelli di Sakura, di Ino, di tutte le ragazze di Konoha… perché in fondo nessuno, in quella stessa Accademia che aveva visto sbocciare i suoi sogni, avrebbe mai scommesso un soldo su di lui.
Shikamaru, Kiba, Choji… e Neji… ecco, sul successo di Neji nessuno aveva mai avuto il minimo dubbio. Un genio, senz’ombra di dubbio il più grande genio che avesse mai incontrato.
Tu possiedi occhi migliori dei miei” le parole dello Hyuga gli restituirono momentaneamente il buonumore. Forse, in fondo, qualcosa di buono l’aveva fatto anche lui. Forse i suoi amici, a Konoha, stavano ancora aspettando il suo ritorno.

Where the road
runs through the valley,
where the river flows,
I will follow every highway
to the place I know.

Sakura, Sasuke, Iruka, Shikamaru, Neji… i ricordi andavano a poco a poco intrecciandosi nella sua mente, e improvvisamente avvertì la stanchezza di quella giornata franargli addosso, tutti gli allenamenti, i pensieri, le mille volte che si era ripetuto, tra uno sforzo e l’altro, il motivo del suo impegno… il suo credo ninja… già, aveva battuto un genio come Neji Hyuga, seguendo quel credo… e ora che ci pensava, Hinata… anche lei aveva riconosciuto il valore di quelle parole… già, Hinata…
-Naruto, meno male che ti ho ritrovato!- esclamò Jiraya raggiante, trascinandosi nel corridoio mezzo abbracciato ad un’allegra signorina dai capelli rossi e riccioluti, mentre un’altra fanciulla dai vertiginosi tacchi a spillo gli riempiva il bicchiere di sakè.
Lo shinobi sgranò gli occhi, incredulo
“Ok… o come al solito ha fatto loro chissà quale assurdo regalo, o queste due sono completamente ubriache, dattebayo!” pensò Naruto, facendo per darsela a gambe, quando quella specie di giraffa che stava col suo sensei lo afferrò per un braccio, pizzicandogli la guancia con fare divertito
-Ma che bel giovanotto… è tuo nipote?

Un ritmico bussare sulla porta della stanza interruppe i silenziosi pensieri dei tre stanchi ninja. Il giovane Inuzuka lanciò una pigra occhiata verso la decorazione del pannello scorrevole
-Shino, vai tu!- mormorò
-Non ci penso nemmeno- replicò atono l’altro.
Akamaru aprì leggermente un occhio, mandando un leggero guaito prima di tornare a sonnecchiare sulle ginocchia della Hyuga.
-Ragazzi… sono io, posso entrare?- le voce dolce e calda di Kurenai li raggiunse attraverso il sottile pannello di legno
-Entri pure, sensei!- esclamò Kiba, alzandosi pigramente da terra mentre si sgranchiva la schiena
-Ah, sei qui, Hinata- constatò la donna con un sorriso, muovendo alcuni passi all’interno della stanza mentre osservava, sconcertata, il disastroso stato di disordine che regnava sovrano nella metà vicino alla finestra. L’altro lato, invece, era un capolavoro di geometrie dalla precisione assoluta.
Comodamente sdraiato in braccio alla Hyuga, il cagnone di Kiba non sembrava accennare a muoversi, ben contento di potersi far accarezzare dalla kunoichi. Nello sguardo di lei, una malinconia talmente profonda che probabilmente persino al chiassoso Inuzuka non era sfuggita.
“Ahi ahi, speriamo che sia solo il solito pensiero di Naruto-kun” si disse Kurenai, non osando immaginare cosa potesse averle detto il nobile Hiashi prima della sua partenza.
Distratto dalla fastidiosa falena, Akamaru tentò invano di acchiapparla con una zampa, allontanandosi, pigramente e controvoglia, dalla giovane. La maestra le fece cenno di seguirla, lasciando i due ragazzi e il cucciolone soli nella contraddittoria stanza.
Le due kunoichi mossero alcuni passi nel corridoio, finchè il sorriso materno di Kurenai non si posò sul rattristato viso della Hyuga, costringendola a rallentare
-Allora Hinata… c’è qualcosa che non va?

Long, long journey
through the darkness,
long, long way to go;
but what are miles
across the ocean
to the heart that's coming home?

In netto contrasto con la luce azzurrina del corridoio, le pallide guance della kunoichi si tinsero di un impavido rosso
-M-ma no, Kurenai-sensei, n-non c-c’è niente…- balbettò, abbassando lo sguardo e lasciando che la frangia corvina le coprisse i potenti occhi bianchi.
Kurenai sorrise, posandole dolcemente una mano sulla testa
“Meno male, è solo Naruto!” sospirò.
Spinse piano piano la porta della stanza, invitando la giovane ad entrare prima di lei. Le luci lontane delle navi di passaggio illuminavano dei loro frivoli bagliori l’interno della stanza ancora buia, finchè Kurenai non trovò finalmente l’interruttore
-Hai visto, le navi stanno rientrando in porto- le fece notare -Dài, prova a guardare, magari Naruto-kun si trova su una di quelle!- cercò di incoraggiarla, ottenendo solo di farla arrossire ancora si più
-M-ma no, io… io non stavo pensando a…- si voltò timidamente verso la maestra, totalmente incapace di nasconderle la verità -Sì, i-io credo… che Naruto-kun tornerà presto…- mormorò, sgattaiolando verso il suo futon, quasi volesse sfuggire a quell’imbarazzante discorso.
Kurenai la osservò, apprensiva, sorridendo malinconicamente al pensiero di come lei e Asuma, molti anni prima, fossero altrettanto impacciati anche solo nel parlarsi… certo, non al livello di Hinata, ma Kurenai sapeva, ne era certa, che un giorno la kunoichi sarebbe finalmente riuscita a farsi valere, anche agli occhi di Naruto-kun.

-Io davvero non capisco cosa ci trovino di divertente!- brontolò il Sannin, spaparanzato nella sua cabina accanto al divertito pupillo
-Forse dovresti lasciar perdere, Eremita Porcello, ormai sei troppo vecchio per certe cose!- ridacchiò, godendosi lo sguardo contrariato dell’altro che cercava mille pretesti per confermare la sua giovane prestanza e indiscutibile fascino a cui nessuna donna avrebbe mai potuto resistere, se solo ci si fosse messo di impegno
-Sì, certo, non ti eri messo di impegno…- scherzò Naruto, sorridendo delle continue trovate del maestro, cercando in tutti i modi di sfuggire alla tristezza imperante che quella sera sembrava averlo scelto come sua vittima prediletta
-Bah, almeno tu hai una dolce fanciulla che ti sta aspettando a casa!- lo provocò il Sannin
-Come no!- sorrise amaramente il biondo, non sapendo nemmeno come gli altri l’avrebbero presa, dopo che aveva abbandonato Konoha così all’improvviso per non farsi più vedere per due anni e mezzo
-Ehi, guarda che ti ho cresciuto bene, lo vedi che tutte quelle ragazze non sanno resisterti!- si pavoneggiò Jiraya, constatando soddisfatto che non solo il suo pupillo era diventato straordinariamente forte, nella tecnica e nel carattere, ma che aveva anche acquisito un particolare fascino, forse, ma solo forse, addirittura paragonabile al proprio.
-E se non è Sakura, di ragazze a Konoha ce ne sono a bizzeffe!- continuò, cercando di incoraggiarlo nel solo modo che conoscesse: parlando di donne.
-Vero, ma non corrono certo dietro a me…- il discorso stava degenerando, ma il saggio pervertito non aveva certo intenzione di arrendersi
-Ma le ragazze crescono! E pensa… sono passati quasi tre anni… non ti viene in mente niente che potrebbe essere cambiato?
-Porcello!- esclamò divertito lo shinobi
-Eddài, prova a immaginare: una ragazza timida e graziosissima che pensa a te giorno e notte e sta aspettando il tuo ritorno… e nel frattempo è diventata non solo bellissima, ma anche tremendamente femminile!- esclamò, notando lo sguardo divertito di Naruto
-Non starai mica parlando di…
-E i suoi capelli sono morbidi e lunghissimi, lo sguardo dolce e il corpo… beh…
-Eremita Porcello, nonna Tsunade può essere bella quanto vuoi, ma non sarà mai così!- rise il giovane, lasciando che il Sannin si perdesse nelle sue perverse elucubrazioni
-Non mi interessa il suo aspetto…- mormorò poi, calmatosi -…l’importante è… che sappia vedere lontano!

Long, long journey
out of nowhere,
long, long way to go;
but what are sighs
and what is sadness
to the heart that's coming home?

Il maestro e il pupillo osservavano in silenzio il soffitto appena riverniciato della cabina, persi chi in coloriti pensieri dettati non solo dall’ubriacatura, e chi in malinconici ricordi di un passato con cui in fondo non vedeva l’ora di confrontarsi
“Konoha…” pensò il giovane shinobi “Quanto sarà cambiata in questi anni…” si disse, immaginando il terribile stato in cui avrebbe ritrovato il proprio già trascurato appartamento, chiedendosi se avrebbe trovato l’Ichiraku ancora al suo posto, ma soprattutto non vedendo l’ora di tuffarsi in una delle loro deliziose ciotole di ramen… la sua mente cominciò a divagare, imbattendosi nei ricordi più disparati, dal grande torneo alle corse con Konohamaru, dagli allenamenti con Kakashi alle lunghe litigate di Sakura e Ino, agli sguardi trasognati delle ragazze quando il team7 passava per le strade di Konoha… già, le ragazze…
“Chissà come saranno cambiate le ragazze…” si chiese, scacciando subito quel pensiero non appena si accorse che la sua fantasia stava correndo decisamente troppo “Accidenti a te, Eremita Porcello!” sorrise, lanciando un’occhiataccia divertita al suo maestro di vita che russava sonoramente al suo fianco. Strisciò silenziosamente verso l’uscita, deciso ad andare a prendersi una boccata d’aria.
Sentendolo chiudere pian piano la porta, il Sannin aprì velocemente un occhio, osservandolo mentre spariva nel mondo di fuori.

Kurenai sentiva di tanto in tanto lo sguardo di Hinata spostarsi dalla sua parte. Probabilmente, si disse, stava aspettando di vederla addormentata, e riusciva anche ad immaginarsi il motivo. Senza mai aprire gli occhi, se ne restò a lungo immobile, concentrandosi sul proprio udito per sentire le mani della kunoichi scorrere veloci i vari sigilli necessari a quella tecnica.
A giudicare dai pochi movimenti che le era riuscito di comprendere, Hinata doveva essersi voltata leggermente verso la finestra, e, attivato il Byakugan, stava osservando le navi in lontananza.
Trattenendo l’istinto di sorridere davanti a una scena tanto dolce, Kurenai se ne rimase immobile, cercando in tutti i modi di lasciarsi prendere dal sonno.
Non accortasi di nulla, la Hyuga continuava a focalizzare il proprio sguardo sui mille volti che popolavano quella fredda notte autunnale mitigata dai caldi venti marini.
Le acque dolci del fiume continuavano la loro folle corsa tra le braccia del salatissimo mare, creando anomali mulinelli di riflessi non appena qualche luce osava posarsi su quella confusione di correnti. Il loro obiettivo era ancora fermo in un alberghetto dall’altra parte del fiume… e chissà, magari poi quelle presunte terribili spie della Pioggia si sarebbero rivelati degli innocenti turisti!
Ma l’obiettivo principale della Hyuga continuavano ad essere le navi: il caotico andirivieni dei marinai al ritmo serrato delle onde sulla costa, i mille nastri appuntati sulle loro divise che scintillavano nelle combinazioni più disparate. Hinata si era spesso trovata a chiedersi cosa ci trovassero in quel continuo girovagare per mari senza mai poter rivedere la terra.
Ed era una sensazione che in un certo senso le dava il panico, anche se, come altrettanto spesso si diceva, oramai ci aveva fatto il callo… erano quasi tre anni che, abbattuta, girava per le strade di Konoha senza poter più vedere l’unica persona che riusciva ad illuminare le sue buie giornate di parecchi anni prima… una persona che tutte le ragazze evitavano, che tutti gli adulti evitavano, e che per anni aveva scorrazzato per i vuoti corridoi dell’Accademia in compagnia di tre ragazzini e un cucciolo…
“Dove sei ora, Naruto-kun?” si chiese, arrossendo leggermente al pensiero che Kurenai-sensei potesse avere ragione, e che proprio in quel momento avrebbe potuto vedere il solare sorriso dello shinobi spuntare nel confusionario viavai del piccolo porto.

Long, long journey
through the darkness,
long, long way to go;
but what are miles
across the ocean
to the heart that's coming home?

E sarebbe stato bellissimo, ancora più di quello che ricordava. Hinata arrossì ulteriormente al pensiero di quanto potesse essere cambiato Naruto in quegli anni… anche Kiba era cambiato, per non parlare di Akamaru! E Shino, malgrado nessuno potesse vederlo, era cresciuto tantissimo da quando il biondo era partito.
E certamente anche lei… imbarazzata al pensiero di come gli altri ragazzi avessero cominciato a guardarla ultimamente, tornò a concentrarsi sul paesaggio di fuori, scura distesa di malinconia in cui le stelle e le luci svettavano, speranze lontane cullate da salatissime avversità.
Le divise blu dei marinai si confondevano col nero dei mille vestiti da sera tempestati di gioielli, in un infinito, monotono carosello di oscurità e biondi riflessi. D’un tratto, un lampo di arancione attirò la sua attenzione ormai abbattuta da quella caotica ninna nanna di anonimi volti dipinti. Appoggiato al parapetto, un giovane dall’aria abbattuta perdeva il proprio sguardo tra le onde. Un buffo cappuccio da notte gli copriva interamente la testa, rendendo impossibile alla kunoichi constatare se i suoi capelli fossero i ciuffi dorati e irremovibili del suo Naruto-kun.
Si mosse verso la finestra, cercando di guadagnare qualche metro in più verso il porto, spingendo la propria vista il più vicino possibile a quella strana figura.
L’impietosa lontananza le impedì di notare gli scomposti ciuffi che ancora sfuggivano al cappuccio, e tuttavia non riuscì a frenare la sua immaginazione quando, per un’interminabile frazione di secondo, il giovane alzò il viso nella sua direzione, rivelando due splendide iridi cerulee velate da una tristezza senza fine.
La kunoichi si sentì mancare, proiettando sull’immagine incerta di quel ragazzo tutti i sogni che in quegli anni avevano popolato le lunghe notti della sua assenza.
“Naruto-kun… dimmi che tornerai, dimmi che tornerai presto!” si disse la giovane, incapace di staccare lo sguardo anche solo per un istante dalla malinconica immagine di quel ragazzino che ciondolava sul ponte della nave, per poi confondersi nel chiarore delle luminarie e tornare a splendere, ancora più bello di prima, nel momento in cui tornava a posarsi sull’instabile linea del parapetto, stagliandosi, solo, contro il buio assoluto dell’orizzonte.

Konoha… l’aria fresca e lontana di Konoha. Il giovane shinobi cercava invano di immaginarsela, immerso nelle calde correnti che risalivano dal mare, assurdi venti che mitigavano il freddo della notte.
In lontananza, la striscia argentata di un fiume punteggiata qua e là da qualche lampada confermava la stretta vicinanza a quella che poteva essere la sua terra. Non che si intendesse molto di cartine e navigazione, ma del resto Jiraya gli aveva assicurato che quel noiosissimo viaggio per mare li avrebbe portati ad avvicinarsi di più al Paese del Fuoco, e tanto gli bastava.
Gli indaffarati marinai stavano già cominciando ad imbrigliare la nave a quegli assurdi paletti che spuntavano come funghi sulla banchina.
Naruto cominciò a percorrere su e giù il ponte della nave, chiedendosi se li avrebbero finalmente fatti scendere la notte stessa. Ma il pensiero del Sannin che russava allegramente in cabina e la presenza di così tante persone in abiti eleganti gli suggeriva il contrario.
Rassegnato, tornò ad appoggiarsi al parapetto di prua, da un lato l’orizzonte, e da un lato la verdeggiante terra immersa nelle tenebre.
D’un tratto, una strana sensazione si impadronì della sua coscienza, una sorta di frenesia lo fece sobbalzare, come se là, su quella terra, ci fosse qualcuno che lo stava osservando, o meglio, aspettasse il suo ritorno…
“Forse Konoha è da quella parte, dattebayo!” si disse, non sapendo come spiegarsi lo strano fenomeno. Confuso, si lasciò scivolare in quegli arditi pensieri che il Sannin gli aveva messo in testa. Assurdi, si disse: nessuna ragazza a Konoha aveva mai mostrato di credere in lui… Sakura forse, ma i suoi interessi erano altri, e del resto aveva dovuto battere prima Kiba, poi Neji Hyuga, prima di far vacillare quel muro di diffidenza che gli altri avevano innalzato attorno a lui, mentre prima…
“Hinata Hyuga!” si disse, preso un’improvvisa illuminazione… già, Hinata Hyuga, l’unica ragazza che aveva creduto in lui, l’unica ragazza che non sbavava dietro a Sasuke come le altre. E ora che ci pensava, era proprio carina, Hinata…
Alzò lo sguardo sull’orizzonte, lo sguardo perso di chi è assorto in chissà quale complicato ragionamento
“Quand’è stata l’ultima volta che l’ho vista?” si chiese “Forse dopo il torneo… quando è stata l’ultima volta che le ho parlato? Hinata…”.
Sorrise, lasciandosi cullare dalla pigra marea che lentamente si insinuava sotto la nave. Hinata Hyuga era senz’altro la ragazza più dolce che avesse mai conosciuto.
Hinata Hyuga sapeva vedere lontano.

Long, long journey
out of nowhere,
long, long way to go;
but what are sighs
and what is sadness
to the heart that's coming home?

Le luminarie del porto lentamente si spensero, finchè la sempre più fioca luce della luna non rimase sola a duettare con l’incostante bagliore del faro.
Racchiusi nelle calde lenzuola, i passeggeri sognavano di assolati lidi esotici. Negli alberghi già risuonavano, lenti e strascicati, i passi dei pigri cuochi intenti a preparare le colazioni.
Come un lampo di scintillante ottimismo, il giorno cominciò a far udire la propria voce nell’opalescente luce dell’aurora.
Abbracciato al comodo cuscino, Naruto si rigirò su se stesso, finendo per urtare il Sannin addormentato.
Immobile nel suo giaciglio, Hinata aprì gli occhi, confusa e stranamente felice, la malinconia che piano piano si scioglieva come neve al sole, mentre l’impastata dolcezza dei sogni velocemente si allontanava alle prime luci dell’alba, disperdendosi nell’aria salmastra della notte.

******************************************************************

Voglio dedicare questo capitolo a mio fratello, il quale va letteralmente pazzo per le NaruHina e mi ha tarmato tutta l'estate perchè ne scrivessi una... beh, finalmente l'ispirazione è arrivata! Grazie nii-chan! ^^"

RISPOSTE:

rei22688: Grazie grazie! ^//^" Eheheh, a momenti ti piace più la cornice... beh, non era esattamente l'effetto che mi aspettavo, che cosa curiosa! xDD

Rossana: Oh sì, aspettati di tutto perchè di tutto può accadere, parola di Ino! ^^" Grazie!

tinebrella: Eheheh, in effetti la cornice è altamente improvvisata, generalmente la scrivo di getto nel momento in cui sistemo la fic in formato html... non so mai neanch'io cosa verrà fuori! xDDD Sì, ho cambiato qualche parola qua e là e sistemato il finale che in effetti prima si capiva poco... sono stracontenta che ti piacciano quei riferimenti, e in quanto alle allusioni... sono il bello del rating arancione, in fondo! ;) Le frasi in mezzo... ora che ci ho preso gusto, credo che le colorerò sempre! xD Grazie!

Green Apple: Grazie! ^^" In effetti Kabuto e Temari è stranissimo come pairing, l'ho visto una volta in una fanart e me ne sono innamorata... sono contenta che ti sia piaciuta! ^^"


  
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