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Autore: Martowl    01/04/2013    5 recensioni
C'è Margaret, diciassette anni, con un fratello come padre ed una 'gossip girl' come sorellina. Marg per tutti, tranne che per lui.
C'è Andrew, diciotto anni, dimenticati sulla scrivania disordinata in camera sua. Andy per tutti, tranne che per lei.
C'è la vita, tra le mura di scuola e quelle delle rispettive case.
Ci sono sorrisi, cucchiaiate di gelato per farsi perdonare, cliché e cartoni animati alla veneranda età di vent'anni.
Ci sono ragazze oche e ragazze timide.
Ci sono ragazzi goffi e ragazzi spavaldi.
Ci sono amori ritrovati, persi nei meandri dei ricordi, e amori scoperti, tra un'abitudine e l'altra.
C'è Drew per lei, e Meg per lui.
C'è 'piccola mia' per lui, e 'mon amour' per lei.
Ci sono loro e sono migliori amici.
Esiste amore senza amicizia?
Esiste amicizia senza amore?
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Let love grow.

 

Chapter three.


                Betato da Flamel



 


 
 
La giornata scolastica passò tra battute spiritose, riprese dei vari professori, materie inutili e dormite colossali.
Al suono della campanella, non ci fu alunno che non sospirò sollevato, felice di poter tornare a casa ed oziare per il resto della giornata.
Salutai tutti, lasciando un leggero bacio sulla guancia di Tyron dopo avergli promesso che avrei seriamente pensato alla possibilità di perdonare Andrew.
 
Attraversai la strada andando incontro ad un sorridente Brennan che guardava la struttura alle mie spalle con uno sguardo quasi malinconico.
«Ti manca sul serio questa scuola?» chiesi, allungandomi sulle punte per raggiungere la sua altezza e appoggiando il naso sulla leggera barba lasciata incolta.
Lui annuì leggermente e mi circondò i fianchi con un braccio, facendo sospirare alcune ragazzine che ci passarono affianco e che lasciarono gli occhi sulla bellezza di mio fratello, senza dimenticarsi prima, di guardarmi con odio.
«Possibile che tutte le ragazze di questa scuola mi odino perché conosco dei bei ragazzi?» sussurrai esasperata, abbracciandolo stretta.
Rise e mi disse, prendendomi il volto. «Magari ti invidiano anche per la tua bellezza, no?».
Lo guardai, alzando un sopracciglio. «Tu sei di parte, Bren».
Fece ciondolare la testa a destra e a manca, soppesando le mie parole.
«Possibile» decretò infine, facendomi ridere.
Salimmo in macchina e ci dirigemmo verso casa.
 
Appena entrai fui sopraffatta dall’alto tono di voce di Aurore che raccontava entusiasta a nostra madre, intenta a sistemare qualche documento, come la maestra avesse detto quanto fosse stata brava.
«È che non me lo ha detto sussurrato all’orecchio, perché io lo so, mamma, che non si possono dire le cose all’orecchio perché è maleducazione, ma la maestra lo ha detto a tutta la classe, ad alta voce e tutti l’hanno ascoltata e poi hanno guardato me. Annabelle mi ha fatto la linguaccia».
Mamma seguiva attenta con un sorriso la felicità di mia sorella, continuando a lavorare.
«Non è stata molto gentile la tua compagna nei tuoi confronti».
«Lo so, infatti io l’ho detto alla maestra e lei l’ha ripresa subito» sorrise sardonica.
Io e Brennan nascondemmo malamente una risata che non passò inosservata a nostra madre che ci tirò una pesante occhiata per poi rispondere, calma, ad Aurore: «Non si fa la spia, tesoro».
«Ma mamma, Annabelle se lo meritava. Non era giusto»  mise su il broncio e cercò, invano di intrecciare le braccia al petto. Non riuscendoci, prese tra la mano, il gomito del braccio opposto e si strinse, imperterrita.
Sette anni e già con questo caratterino.
Brennan raggiunse la piccola di casa ed allungò il palmo aperto, aspettando che lei battesse la sua. Quando lo fece, riprese il suo solito sorriso e vidi mia madre sospirare sollevata.
Ci fu un momento di silenzio dove ognuno, seduto nella propria sedia in salotto, era perso nei propri pensieri. Vidi lo sguardo di mamma cadere sul posto lasciato vuoto, accanto al suo. 
Da quanto mio padre venne a mancare, nessuno usò più quella sedia.
Mugugnai sottovoce ed attirai lo sguardo di mio fratello che intercettando ciò che stavo guardando, capì cosa volevo dirgli.
Una leggera luce di tristezza e di consapevolezza, gli attraversò il volto ma, dopo aver deglutito, prese la parola:
«Allora, c’è qualcosa che dovremmo fare oggi di preciso?» chiese, attirando l’attenzione di mamma.
Lo guardò, sorridendogli.
«Agyn viene verso le cinque, per far fare i compiti ad Aurore. Ti lascio i soldi sullo scaffale, per pagarle il mese» disse e guardando Bren annuire. «Stasera penso ritarderò. Ho un paziente verso le sette e non sono sicura che mi lasci uscire ad un orario decente. Puoi pensarci tu alla cena?» chiese, infine, guardandomi.
Sorrisi ed annuii, «Non c’è alcun tipo di problema».
Sorrise guardandoci tutti. «Siete i miei angeli, voi tre».
Ci lasciò, dando un bacio ad ognuno sui capelli e urlando un ciao dal portone di casa.
«Bene, piccola principessa. Che ne dici di guardarti la tua razione di cartoni animati? Poi arriva Agyn, l’hai sentita mamma» disse Bren, guardando la piccola.
Questa in risposta sbuffò e scese dalla sedia per dirigersi al divano, borbottando.
«Ma se appena arriva a casa quella non fa altro che sorriderti e guardarti».
Strabuzzai gli occhi per poi scoppiare gli occhi, seguita poco dopo da Brennan che però, rimase leggermente scombussolato.
«Questa qui, da grande, fa pelo e contropelo a tutti» dissi, andando verso Aurore e prendendola in braccio, facendola ridere.
Mi buttai sul divano con ancora la piccola sulle gambe ed accesi la televisione, scorrendo fino a quando un urlo non mi trapanò il timpano.
«Voglio vedere questo!» aggiunse la principessa, che tanto principessa non sembrava, in questo momento.
Mi accomodai meglio per far spazio anche a Brennan per poi rimanere in religioso silenzio fino a quando il campanello non suonò, segno che Agyn era arrivata.
«Uffa!».
«Aurore, non ci provare. Sii educata» la ammonii, aspettando che mio fratello andasse ad aprire la porta.
Le voci arrivarono ovattate ma la conversazione chiara.
«Ciao Agyn!» disse Brennan, tranquillo.
«Ciao Brennan» balbettò questa in risposta, sicuramente facendo passare sul volto le tremila tonalità di rosso.
«Prego accomodati». Sempre molto educato.
Quando la ragazza attraversò il nostro salotto, riuscii a notare che non avevo sbagliato: era diventata rossissima.
Sorrisi compiaciuta, incontrando uno sguardo eloquente da Aurore.
Camuffai una risata tossendo, mentre mio fratello mandava le due ragazze in camera della piccola, per iniziare i compiti. 
Appena fu sicuro che avessero chiuso la porta, si decise a buttarsi a pesce affianco a me, cominciano a fare zapping sui canali.
«Sei un’infame» borbottò, contrariato.
«Eddai, non puoi dire che quella piccola peste non abbia l’occhio lungo! E non puoi neanche negare che la babysitter ogni volta che ti vede diventa un arcobaleno rosso».
Ci pensò su per un lungo lasso di tempo ma, dopo aver ricevuto una mia occhiataccia, si decise a rispondere.
«Avete ragione, okay? Ma non ci posso fare nulla e Steph non deve saperlo» disse, allarmato.
Risi andando ad abbracciarlo, ma alzandomi subito dopo sentendo il mio cellulare suonare in camera mia.
Gli lasciai un leggero bacio e mi incamminai, chiudendomi la porta alle spalle.
Recuperai il telefono dalla tasca del giubbotto e mi lasciai cadere sul letto.
«Ciao Kath» sorrisi.
«Ciao Marg. Come stai?» chiese dubbiosa.
«Kath, ci siamo viste un’ora fa. Non ho incontrato nessuno, sono semplicemente rimasta a casa con Brennan ed Aurore» risi, al telefono.
La mia amica sbuffò.
«Okay, volevo sapere se eri ancora sicura di uscire con Matt e se avevi fatto pace con Drew» disse velocemente.
«Rispettivamente, sì e no» risposi indifferente.
«Per quanto andrà avanti questa storia?» chiese, sentendo il tono che avevo usato.
«Fino a quando non mi chiederà di uscire. A quel punto sarò allarmata chiedendomi cosa sarà meglio indossare» risposi tranquilla, facendo finta di non aver capito la vera domanda.
«Evita di fare la tonta, Margaret. Parlavo di Andrew e tu lo sai bene».
Lasciai cadere le braccia sul letto con un tonfo.
«Non lo so, non ho una scadenza e mi ha dato fastidio il suo comportamento, non penso sia stato corretto. Che poi, con Elizabeth! Elizabeth, Kath capisci?».
«Lo so, ma so anche che Jude gli ha fatto la paternale. Penso abbia recepito il messaggio, tranquilla» rispose, cercando di mantenere la calma per entrambe.
«Tranquilla un corno. Mi ha dato fastidio».
Kath lasciò passare del tempo, nel quale sentii una voce provenire ovattata dall’altra parte del telefono.
«Senti Marg, devo mollarti. Mamma ha bisogno di una mano. Ci vediamo domani, okay?».
«Certo Kath, ciao» chiusi la chiamata e mi buttai un cuscino in testa, chiudendo gli occhi e grugnendo.
Dopo una decina di minuti un fastidiosissimo campanello mi fece alzare dal letto.
Aprii la porta di camera mia e sentii la voce di mio fratello che mi aveva preceduta.
«Andrew? Che ci fai qui?» chiese.
«Ciao Bren, Meg è in casa?» borbottò un imbarazzato Drew.
«Sì, certo, è in camera sua. Hai del gelato» constatò il biondo. «Oddio, che hai fatto? Cosa devi farti perdonare?».
Al sentir quel nome, mi venne l’acquolina in bocca. Quei malefici mi conoscevano davvero bene.
«Le ho mentito» borbottò Andrew.
«Tu cosa?!» rispose l’altro, alzando di qualche ottava la sua voce. «Dimmi che non lo hai fatto sul serio».
«Ho... Ho sbagliato, me ne rendo conto. Senti posso andare da lei?».
Brennan sbuffò. «Entra dai».
Chiusi la porta e feci finta di non aver sentito nulla. Mi ributtai sul letto e mi misi le cuffie dell’iPod, attendendo l’entrata del moro.
 
«Ciao». La sua testa fece capolino in camera mia, seguita dal resto del corpo e da una vaschetta di gelato.
«Ciao» risposi indifferente, spegnendo l’iPod e lasciandogli lo spazio sul letto.
Passarono una manciata di minuti nei quali entrambi stemmo in silenzio, mentre lui era intento ad aprire la carta del gelato. Quando finì la procedura mi porse un cucchiaino ed io non attesi ed infilai il suddetto nella vaschetta.
«Mi dispiace, Meg» sussurrò.
Feci un grugnito di tutta risposta.
«Non ignorarmi, ti prego!» mi supplicò, quasi.
Lo guardai, ma non proferii parola. Affondai nuovamente il cucchiaio e me lo portai in bocca, pieno di gelato.
Sbuffò. «Non volevo dirtelo perché tu avresti reagito praticamente così. Non mi avresti parlato».
«Si parla di Elizabeth, Andrew. Non di…». Non riuscii a finire la frase perché un terremoto biondo fece irruzione in camera mia.
«Drew!» Aurore si buttò letteralmente tra le sue braccia e lui la prese sorridendo.
Adorava quella bimba.
«Pisola mia, come stai?» le chiese lui.
La piccola fece una smorfia, sentendo il nomignolo che le era stato affibbiato.
Ogni volta che Andrew veniva a vedere un film in casa loro, lei puntualmente si addormentava tra le sue braccia.
« Sono cresciuta, ora! » disse con un moto di stizza.
Lui le sorrise intenerito. «Oh, lo vedo. Guarda quanto sei alta!».
La porta si aprii nuovamente facendo entrare Agyn imbarazzata.
«Scusa…te. Scusate, mi è scappata». Questa, appena vide Andrew, passò in rassegna nuovamente, tutte le tonalità di rosso.
Era davvero molto timida!
«Posso rimanere qui con voi? Ti preego» fece la lagnosa Aurore, allungando le vocali.
Drew le accarezzò i capelli e le lasciò un bacio leggero sulla fronte.
«Non ora pisola. Ho bisogno di parlare con tua sorella».
«Perché non posso ascoltare?» chiese guardando me.
«Perché, piccola mia, il tuo caro amico mi ha fatto tremendamente arrabbiare e ora sta cercando di farsi perdonare con del gelato».
«Gelato!» urlò entusiasta.
Era un amore di famiglia.
Brennan entrò in camera.
«Aurore, in camera tua a fare i compiti con Agyn. Lascia in pace tua sorella».
Sentendosi presa in causa, mise il broncio e borbottò un ‘Guastafeste’, mentre usciva dalla camera seguita dalla babysitter imbarazzata.
Anche lui uscì di camera e potemmo riprendere il discorso.
«Ma è nuova lei?» chiese Andrew.
Gli scoccai un’occhiata. «È qui da un anno».
«Che ne so io! Non guardo mica la babysitter di tua sorella».
«Preferirei che tu guardassi lei, piuttosto che quella vipera di Elizabeth».
Appoggiò il gelato per terra, con mio grande disappunto e mi si avvicinò.
«Mi dispiace sul serio, Meg, non volevo mentirti. So di aver disobbedito alla nostra prima regola, ma non volevo che tu mi guardassi con quello sguardo».
«Quale sguardo, scusa?».
«Quello sguardo!» rispose indicandomi il volto. «È come se tu fossi delusa dal mio comportamento».
«Drew, non so se te ne sei reso conto, ma ti sei portato a letto l’oca per eccellenza. E tutta la scuola sa che Hannah è innamorata di te da anni, ma a Elizabeth non glien’è importato e ha superato l’amica. Ti sembra una brava persona?».
Il ragazzo sbuffò.
«Era solo una scopata, Meg. Niente di più».
«Non per lei» risposi serafica.
Mi guardò con quella faccia da cucciolo bastonato a cui, sapeva benissimo, io non avrei resistito.
Alzai gli occhi al cielo e vidi il suo sguardo tramutare in vittorioso.
Mi fece alzare e mi abbracciò facendomi dondolare e ripetendo, a raffica, ‘mi dispiace’.
Risi per il suo tono e lo feci separare da me, proponendogli di andare in salotto a guardarci un film. 
Lui annuì e prese la vaschetta lasciata per terra.
 
Andrew prese posto sul divano ed io mi distesi, appoggiando la testa sulle sue gambe, coperte da due cuscini, per alzarmi la visuale.
Dopo un po’ di zapping, riuscii a trovare un programma decente che, in fin dei conti, fece solo da sottofondo alla nostra conversazione.
«Quindi uscirai con Skynn?» chiese sottovoce, come se non fosse certo di potermi porre quella domanda.
Annuii, facendo finta di seguire la televisione.
«Ma lui ti piace sul serio?» continuò imperterrito.
Alzai le spalle, per tutta risposta.
«Andiamo Meg, parlami!».
«Non sono cotta di Matthew, ma non posso nascondere il fatto che penso sia un bel ragazzo».
«Anche io sono un bel ragazzo» mugugnò.
«Ma tu te la fai con le oche» risposi guardandolo, mangiandomi una cucchiaiata di gelato.
«Se continuerai a mangiare gelato, diventerai una balena».
«Chissene frega, sono sicura che Matthew non esca con me per la mia grande bellezza» commentai.
«Innanzitutto, smettila di tirarmi frecciatine. Poi, al di fuori dei miei commenti sarcastici, pensi di non essere bella? Ci sono ragazzi che farebbero carte false per uscire con te, lo sai?».
«Fai poco il lecchino, McCole. Se fai così, puoi scordartelo il mio perdono».
Alzò le braccia al cielo, per poi farle ricadere ed appoggiandone uno sul mio ventre.
«Perché pensi non sia vero? In fin dei conti, Matthew Skynn ti ha chiesto di uscire!» disse con tono teatrale e falsamente adulatore.
Gli tirai un pugno sul petto, dove guizzavano i suoi muscoli ben evidenziati dallo stretto pullover grigio che indossava.
«Finiscila di prenderlo in giro. È stato molto gentile. Pensava che io e te stessimo insieme».
«Davvero?» chiese interessato.
Annuii. «A quanto pare, alcuni lo pensano. Altri devono capire se sto con te o con Brennan. Ricevo occhiatacce a destra e a manca».
«Anche io, quando sono in tua compagnia. Arnold Bey penso abbia perso tutta la sua saliva, dietro il tuo fondoschiena».
«Come siete romantici!» commentai sarcastica, ricevendo una sua occhiata. «Ad ogni modo, dopo l’uscita di Elizabeth, tutti capiranno che io e te non stiamo più insieme».
«Per quanto continuerà ancora questa cosa? Ho già detto che mi sono pentito amaramente del mio comportamento. Quanto ancora dovrò pagare?» disse, ormai esasperato.
«Sei consapevole che tu, da domani, sarai il fidanzato di quella?».
«Non credo proprio, Meg!» urlò, quasi, orripilato.
«Sono certa che lei faccia fare il giro del mondo, a questa tua notizia».
«Vedi un po’ cosa mi tocca sopportare per una scopata».
«Mamma mia quanto sei volgare, Drew!» lo incenerii con lo sguardo, quasi disgustata.
Mi accarezzò i capelli ormai liberi nel loro cespuglio.
«Mi dispiace okay? Anche di essere andato con lei. Ne avevo bisogno. Ho istinti maschili anche io» cercò di difendersi, con scarsi risultati.
«Lo capisco Drew, credimi, ma potevi trovare qualcuno di meglio. Non esiste solo lei, grazie al cielo».
«Lo so».
Rimanemmo in silenzio fino a quando, una ventina di minuti dopo, Andrew smise di accarezzarmi i capelli e guardò il cellulare che stava vibrando nella tasca anteriore dei jeans.
«Devo tornare a casa, Meg». Annuii e mi alzai, accompagnandolo alla porta. 
La aprii e mi girai verso di lui. 
Mi abbracciò stretto e mi sussurrò all’orecchio, facendomi rabbrividire. «Posso ritenermi salvo?».
Cercai di mantenere un’aria seria, anche quando era palesemente impossibile.
«Forse» risposi, con un leggero sorriso.
Mi sorrise e mise il volto nell’incavo del mio collo.
Inspirò l’aria e mi lasciò un leggero bacio, a fior di pelle.
Rabbrividii in modo vistoso.
Che brutto infame che era.
«Che buon profumo» sussurrò, ancora attaccato a me.
Lo spinsi lontano ridendo, cercando di bloccare i brividi.
«Vattene, ruffiano».
Chiusi la porta ridendo ed entrai in salotto, sistemando il casino che avevamo lasciato.
Dopo aver pulito il tutto entrai in camera e notai la luce lampeggiante del telefono che avvisava di un messaggio.
 
Andrew.
 
‘Ti voglio bene, piccola mia.
Grazie.’
 
E non potei nascondere il sorriso che mi aleggiò sul volto, per il resto della serata. 
 
***
Bonsoir, comment ça va?
Anche questo capitolo è andato ed ecco altri personaggi, altri caratteri ed altri aspetti.
Ringrazio infinitamente tutte le persone che mi seguono, che mi hanno inserito tra le preferite e le ricordate. Un bacio, in particolare, alle ragazze che hanno lasciato una recensione!
Mi fa molto piacere sapere la vostra opinione perché mi aiuta a scrivere.
Spero vi sia piaciuto anche questo capitolo e spero in nuove recensioni. :3
Bisou,
Martowl.

   
 
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