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Autore: Allegra_    01/04/2013    6 recensioni
"Noemi, per tutti conosciuta come Noe, è una sedicenne fiorentina che ha solo un pilastro portante nella sua vita: l'amore che provano verso di lei i suoi amici ed i suoi familiari, i quali la sostengono sempre e la accompagnano in ogni sua mossa.
Ma il suo equilibrio inizierà a rompersi man mano dopo la separazione dei suoi genitori ed il suo trasferimento a Torino, città nella quale Noe imparerà cosa significa amare ed essere amata davvero."
Spero vi piaccia, mi sono impegnata davvero molto per scriverla, quindi lasciate una recensione se avete cinque minuti, ve ne sarò grata
Genere: Commedia, Fluff, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 29
Happy Saint Valentine !!


 

 
Il cortile della mia scuola non era molto grande.
C’erano cinque o sei alberi sparsi intorno ad un paio di panchine, una fontanella dall’acqua giallastra alla quale – ovviamente – nessuno si avvicinava se non per riempire palloncini da usare per i gavettoni, un paio di piani d’appoggio sui quali i secchioni studiavano anche durante l’intervallo.
Ed era buffo vedere come tutti avessero un proprio spazio in cui stare dentro quel piccolo cortile.
Gli sfigati, ovvero il gruppo comprendente secchioni, ragazzi brutti e timidi, nerd e roba del genere, stavano tutto il tempo con i loro libri e quaderni sui piani d’appoggio a parlare di chissà cosa.
I duri o anche detti ribelli stavano nascosti tra gli alberi a fare cose che a noi comuni mortali non era assolutamente dato sapere.
Poi c’erano le coppiette che stavano tutto il tempo a sbaciucchiarsi sulle panchine senza staccarsi neppure per prendere aria.
Ricordavo che nella mia vecchia scuola, quando mi fidanzai per la prima volta con un ragazzo di quinta, mentre io ero semplicemente una ragazzina di prima, facevo parte anche io di quelli che stavano sempre appiccicati, e ogni volta che quel ricordo mi prendeva la mente, il pensiero che anche io e Fra’ avremmo potuto farlo mi pugnalava nel petto.
Mentivo a me stessa dicendomi che Fra’ non era il tipo da certe cose, quando sapevo che per me l’avrebbe più che fatto.
Tornando alla disposizione delle persone, dopo il gruppo degli sfigati, delle coppiette e dei duri/ribelli, c’era la 3B – la mia meravigliosa classe – che passava la ricreazione chiacchierando delle cose più assurde.
Eravamo molto uniti, e amavo davvero questa cosa.
E infine, giusto per completare il quadretto c’era il gruppo delle saponette.
Chi erano ??
Beh, difficile spiegarlo senza l’ausilio di parolacce, ma ad ogni modo, essere una saponetta significava passare tra le mani di più ragazzi uno dopo l’altro in maniera semplice e veloce, senza scrupoli.
Attorno a loro – ovviamente !! – giravano un paio di ragazzi che si credevano supermodelli fichissimi, quando in realtà non erano davvero niente di speciale.
E da un po’di tempo a quella parte, anche il carissimo Fra’ aveva iniziato a far parte di quella fastidiosa e assurda combriccola, mentre io riuscivo sempre meno a sopportarlo.
Quella mattina nello specifico, ero seduta su una panchina accanto a Mic e agli altri ragazzi della mia classe, intenta a scarabocchiare frasi senza senso sul mio quaderno.
Anzi, forse ce l’avevano un senso.
 
Io odio Francesco Livelli.
Io odio Francesco Livelli.
Io odio Francesco Livelli.
Io odio Francesco Livelli.
Io odio F
 
<< Noe, non vorrei disturbare il tuo rito sacro >> rise Mic prendendomi il braccio << Ma ti rendi conto che sul tuo quaderno leggo il nome Fra’ almeno 50 volte in più di quello di Ste’ ?? >>
Ed in effetti aveva ragione.
Tempo prima avevo letto da qualche parte una frase che in quel momento non mi faceva per nulla comodo.
Amami o odiami, entrambi saranno a mio vantaggio.
Perché se mi amerai sarò sempre nel tuo cuore.
Se mi odierai sarò invece nella tua mente.
Non c’era nulla di più vero.
Ma in realtà il mio problema era un altro, perché Fra’ non stava nella mia mente, e neppure nel mio cuore.
Lui era dappertutto.
In ogni mio respiro, in qualsiasi cellula del mio corpo, nelle mie emozioni, nei miei successi, nelle mie lacrime.
Era ovunque dentro di me e purtroppo anche fuori.
Perché verso qualunque punto guardassi, la sua immagine mi compariva davanti agli occhi.
Forse stavo impazzendo.
<< Noe !!! >> la mia migliore amica mi scosse una mano davanti agli occhi ridendo << Sei a Fralandia ?? >>
Sorrise idiota per quell’orribile battuta, mentre io la trucidavo con lo sguardo.
<< Stupida !! >> sbottai scocciata incrociando le braccia al petto.
Ad un tratto il mio sguardo si perse al di la delle coppiette che si sbaciucchiavano poco più avanti, e i miei occhi incrociarono per un momento quelli verdi spettacolari di Fra’.
<< Torno subito >> mormorai subito a Mic dirigendomi verso di lui.
Dovergli andare a parlare mentre se ne stava in mezzo a quegli individui era la cosa meno piacevole del mondo, ma il bisogno urgente di comunicargli la mia scelta s’impossessò totalmente della mia mente.
Impegnato a fare battute idiote con un certo Luca, Marco, Piero o come diavolo si chiamava, il signorino non si degnò neppure di guardarmi quando mi ci affiancai.
<< Fra’, posso parlarti un attimo ?? >> domandai scocciata.
<< Dimmi tutto >> sorrise lui spavaldo.
Sbuffai.
<< Da soli >> esclamai acida.
Mi guardò con sguardo idiota continuando con quell’odioso sorrisetto.
<< Puoi tranquillamente dirmi qualunque cosa davanti agli altri >>
Alzai il sopracciglio antipatica guardandolo con aria di sufficienza.
Come faceva ad essere così dannatamente irritante e bellissimo allo stesso tempo ??
<< Cosa c’è ?? Sei in ansia per il nostro viaggetto di domani ?? >> gli avrei tirato un meraviglioso pugno nello stomaco se non avesse smesso di parlare in quel modo.
O forse avrei potuto iniziare a fare il suo stesso gioco.
<< Si, proprio di questo volevo parlarti >> sussurrai tentando di sembrare interessata alla cosa.
Mi avvicinai a lui in maniera spaventosamente eccessiva e iniziai a giocherellare con il colletto della sua camicia.
Muovevo il mio corpo quel poco che bastava per sedurlo, sotto i suoi occhi completamente stupiti e gioiosi.
Fortuna che Ste’ quella mattina era in classe a ripetere con Dodo per il compito di Fisica, perché questo mio atteggiamento davvero non avrei saputo spiegarglielo.
Ma dopotutto non facevo nulla di male, volevo soltanto mettere a tacere quell’idiota. Nulla di più.
<< Volevo dirti >> gli soffiai in un orecchio senza accorgermi che come lui stava arrivando al limite del coinvolgimento, ci stavo involontariamente finendo anche io.
Mi schiarii la voce preparando un tono bello alto in modo da essere ascoltata anche da quegli individui che ci stavano intorno.
<< Che in Liguria con te non ci verrei neanche se fosse l’unico modo di salvarmi la vita !! >> gli strillai contro allontanandolo bruscamente con una spinta.
Assaporai per un attimo la sua espressione da ebete stroncato sul più bello, prima di voltarmi e incamminarmi nuovamente verso la mia amica, lasciandomi alle spalle le risate isteriche di quelli che lui chiamava amici e ovviamente la sua delusione mista ad una pura sensazione di rabbia.
Adoravo quella sensazione di essere riuscita a sorprenderlo, ammaliarlo e sbeffeggiarlo senza che lui potesse fare assolutamente niente.
Così, sorridendo, continuai a camminare, ed ero certa che non mi sarei più voltata.
Perché ormai avevo imparato a mettere a tacere l’organo che batteva inutilmente nel petto e a ragionare d’orgoglio.
 

***

 
E poi la pioggia.
Ci mancava solo quella.
Correvo più veloce che potessi per allontanarmi da Fra’, vedendo Ste’ all’orizzonte che mi aspettava con lo sguardo innamorato di sempre.
Eppure, per quanto continuassi a correre sempre di più, non riuscivo a raggiungerlo, al contrario di Fra’ che era sempre più vicino.
“Forza Noe, corri” continuavo a ripetermi, ma non riuscivo ad arrivare da lui.
Il groppo alla gola che percepivo man mano si intensificava, mi sentivo colpevole di qualcosa che però non dipendeva dalla mia volontà.
Ad un tratto vidi una donna seduta con un enorme maschera a coprirle il volto, e stranita mi avvicinai a lei.
<< Ho bisogno di una mano, non riesco a raggiungere il mio ragazzo, mentre c’è n’è un altro che continua a rincorrermi e ad avvicinarsi ed io non capisco perché >> buttai giù tutto d’un fiato.
La donna sorrise lievemente.
<< E poi sento un’enorme colpa proprio qui, nel petto >> e mi poggiai una mano sul cuore dolorante.
Lei mi guardò ancora poi, accertandosi che avessi smesso di parlare, iniziò.
<< Non puoi sentirti in colpa se ami Fra’ >>
<< Io non … >> ma lei mi zittì subito.
<< Fammi finire >> esclamò veloce << Tu vuoi un bene infinito a Stefano, ma sei innamorata di Francesco e non puoi fartene una colpa.
L’amore non puoi controllarlo, Noe. >>
L’ultima goccia di pioggia mi scese lungo la guancia, amalgamandosi con il pianto che iniziavo a buttare fuori senza controllo.
<< Fra’ non ama me >>
<< Ti ama più della sua vita, fidati di me >> rispose lei seria e convinta.
Sorrisi amara.
<< Perché dovrei crederti ?? >>
<< Perché io ero come te un tempo, proprio come tu un giorno diventerai come me >> sussurrò lei seria.
<< Chi sei ?? >> domandai stranita.
La donna mi fece cenno con la mano di avvicinarmi e di sfilarle la maschera ed io lo feci a comando.
Riuscii a scorgere solo un particolare di quel viso perfetto simile a porcellana, e cioè gli occhi color blu con le scaglie oro che ero certa, avrei riconosciuto dappertutto sul volto di un’unica persona.

 
<< MAMMA !!! >> urlai con tutto il fiato che avevo in gola.
Non ero più a correre sotto la pioggia, ma nel mio letto, completamente sudata e con il battito cardiaco accelerato.
Non l’avevo mai sognata da quando se n’era andata, e tantomeno avrei mai pensato che proprio lei avrebbe potuto darmi consigli sulla situazione Fra’- Ste’.
Saltai giù dal letto e mi avvicinai alla finestra aperta per prendere l’aria di cui avevo bisogno.
Quel sogno era stato quanto di più bello ed inquietante potesse esserci.
E non dirò che mi aveva aperto gli occhi, perché comunque decisi di non ammettere a me stessa quanto fosse vero ciò che mia madre mi aveva detto, e mi convinsi di quanto non sentissi alcuna colpa, perché il presunto amore verso Fra’ in realtà non c’era.
Ma per quanto ci provassi, ero più che consapevole di stare mentendo.
Ad un tratto vidi qualcosa riflesso nel vetro e mi voltai subito a capire cos’era.
Poggiato proprio al lato del letto se ne stava un enorme mazzo di rose rosse, rosa e bianche, intrecciate tra loro a formare un enorme cuore.
Mi allungai a prendere il bigliettino.
 
Lo ammetto: non sei perfetta.
Sei acida, antipatica, presuntuosa, dittatrice, burbera, scontrosa.
Non sei la ragazza più bella del mondo, neppure la più dolce, la più intelligente, la più simpatica.
Eppure sei l’unica che è riuscita a farmi innamorare.
Perché forse non sarai la ragazza più bella, dolce, intelligente e simpatica per il mondo, ma lo sei per me
Perché forse non sei perfetta per il mondo, ma nel mio vocabolario accanto a questa voce c’è la tua immagine.
E sono i tuoi difetti a renderti così speciale e meravigliosa.
Non sono bravo a dimostrarlo, ma sei la cosa più bella che ho, l’unica che se mi mancasse desidererei con tutto me stesso, la sola che non lascerò mai andare.
Ti amo piccola mia.

Buon San Valentino.

 
Mi portai una mano all’altezza del cuore sentendolo battere all’impazzata.
Un’ennesima lacrima scese lungo la mia guancia, ma stavolta era di gioia.
Non era stato Ste’ a mandarmi quei fiori, perché dolce com’era non avrebbe mai riempito un rigo intero con i miei difetti.
A pensarci su, c’era solo una persona che avrebbe potuto scrivermi qualcosa del genere, ma anche solo a pensarlo tremavo.
Tremavo per la paura di sbagliarmi, per la delusione che avrei potuto provare scoprendo che non era così.
Una parte di me voleva crederci e correre fino a casa di Fra’ per baciarlo all’infinito, un’altra preferiva rimanere disillusa e convincersi che non era stato lui a scrivermi, e se anche fosse stato, non sentiva davvero tutto ciò.
Asciugai le lacrime frettolosamente e mi diressi in cucina a salutare mio padre.
Ma quello che vidi mi lasciò totalmente stupita.
Seduti a tavola mio padre e Francesco chiacchieravano come buoni amici sorseggiando caffè e addentando Pan Di Stelle.
Non era possibile. Stavo sognando.
<< Buongiorno tesoro !! Fra’ è venuto a prenderti per portarti a fare quel progetto di scuola >> esordì mio padre sorridente.
Ahahahah questa era davvero bella.
Mio padre che chiamava Fra’ con il suo diminutivo nemmeno fossero compagni di squadra a calcetto ??
Il mondo si stava rivoltando decisamente contro di me.
<< Mi sembra di averti detto che non sarei venuta >> esclamai acida voltandomi verso quello che per il mio genitore rappresentava il mio ragazzo.
E un senso di angoscia a pensare che un po’ di tempo prima lo era stato sul serio.
<< Già, ma ho spiegato a tuo padre l’importanza i questo progetto per le nostre medie e mi ha raccomandato di farlo e nel modo migliore >> sorrise convinto.
Mentiva anche l’idiota.
Alla sua media non serviva affatto quel voto bonus, al contrario della mia la quale lo necessitava assolutamente.
<< Ha ragione Noe, vai a prepararti su !! >> mi disse mio padre sorridente.
Ne ero ormai certa.
Quella sarebbe stata una lunga ed infame giornata.
 

Piccolo Angolo Di Luce
Hola !!! Chiedo umilmente scusa per il ritardo nel postare il capitolo, ma purtroppo sono partita per Londra e ho potuto scriverlo solo stasera.
Vi anticipo già che i prossimi due saranno decisamente più emozionanti.
Grazie a chi continua a seguirmi !!
Leggete & recensite, un bacino <3
xoxo

   
 
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