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Autore: _Char    01/04/2013    3 recensioni
Non avevo mai visto un ragazzo dai suoi stessi tratti. Erano ben delineati, che richiamavano quasi i tratti stranieri, come quelli degli spagnoli. Seducenti, ammalianti. Era uno di quelli per cui saresti uscita dalla classe fino al corridoio per vederlo. Uno di quelli che ti calamitano con lo sguardo. Con cui avresti voluto fare l’amore subito. No. Non amore. Sesso. Focoso, caldo, passionale, in cui s’intrecciavano gemiti e sospiri.
Sesso. Sesso puro.
Rimasi senza parole, sentendomi morire. Cosa stavo facendo?? Andavo a sbavare dietro a un tizio che non avevo mai visto in vita mia?
Ero confusa, troppo. Non ero abituata ad emozioni così forti. Nessun ragazzo fino ad allora era riuscito a risvegliarmi tutti gli ormoni in una sola volta, con un solo sguardo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO 2



Quando la campanella suonò, con un acuto e sordo tintinnio, noi del terzo liceo eravamo già tutti in classe, in attesa del professore. Dalla porta aperta si intravedeva tutto il via vai di studenti che si riversavano nei corridoi, in cerca della classe o più semplicemente per fare casino.
Non ci volle molto che il professore di arte, già a noi noto dall’anno precedente, entrò in classe, poggiando simultaneamente la sua borsa con i libri sul banco:
-Sedetevi, ragazzi; la professoressa di matematica non è ancora arrivata, e per il momento vi terrò d’occhio io-
Sbuffò, osservando la situazione del corridoio.
-Ehi prof- fece Mirko, andandosi a sedere tra i primi banchi, -siete un tantino in agitazione?-
I ragazzi ridacchiarono, seguiti da alcune ragazze che volevano fare le civettuole.
-No Iannace, fammi la cortesia di sederti; sta per venirmi un mal di testa atroce e non sono ancora le nove- rispose lui stancamente.
-Allora- riprese poi, andando a dare un'occhiata al registro, -ci siete tutti?-
Se lo rilesse con attenzione, aggrottando lievemente le sopracciglia: era il suo modo di manifestare il suo interesse verso qualcosa.
-Sbaglio o siete aumentati?- azzardò poi, un tantino perplesso.
-A parte Giovanni e la sua splendida forma che si prende due posti in uno, c’è qualcun altro tra noi in effetti- fece Mirko, suscitando un ridacchiare tra i ragazzi.
-Ehi, Iannace- lo richiamò Giovanni, contrariato, -chiudi quel cesso di bocca-
Si voltò verso il professore, realizzando che la sua uscita non era stata proprio formulata in un perfetto italiano degno di uno studente del Classico, ma questi non gli fece tanto caso.
-Mh, e chi sarebbe questo nuovo arrivato?- continuò il professore, ignorando la battuta.
Mirko si girò verso le ultime file, come per indurlo a seguirlo con lo sguardo, e sentii palpitarmi il cuore dall’emozione, mentre Carlotta mi cercava con lo sguardo.
-Francesco- rispose, mentre la maggior parte degli altri si voltava al penultimo banco davanti al termosifone.
-So dire da solo il mio nome, grazie Mirko-
Fu la prima volta che sentii la sua voce parlare.
Era magnifica.
Bassa, profonda quando bastava, suadente quasi. Quel non so che che ti dava l’impressione avrebbe potuto dire tutte le frasi del mondo, di qualsiasi genere, di qualsiasi natura, con qualsiasi tono, ma ti avrebbe lasciato una scossa dentro. Una di quelle voci belle, piacevoli da ascoltare. Una di quelle voci che avresti ascoltato all’infinito pur non vedendo nessun volto. O forse ero io che stavo sopravvalutando le sue capacità vocali, influenzata dalla precedente prima impressione. Non mi voltai, incerta.
-Francesco. Francesco…?- riprese il professore, con tono vago.
-Borrelli- rispose lui, capendo dove volesse andare a parare
-Borrelli. Come mai ti sei iscritto qui, proprio all’ultimo anno?- proseguì.
-Beh, questo liceo ha la reputazione di fornire una solida preparazione per la maggior parte delle università. Il liceo in cui andavo non… mi soddisfava molto-
Vidi con la coda dell’occhio che aveva rivolto lo sguardo su una ragazza della fila opposta alla mia, e mi voltai a vedere la reazione di quest’ultima: al solo vedere la sua faccia quasi estasiata mi venne da mandarla a farsi un giro senza mezzi termini. Che cosa credeva? Nemmeno la conosceva.
Non ne ero gelosa. Le ragazzine fanno le gelose per un’occhiata che un ragazzo riserva ad un’amica o a una conoscente meno che loro, quelle che credono nell’amore a prima vista fanno le gelose. Io no. Mi dava semplicemente fastidio che credesse che davvero Francesco le avesse messo gli occhi addosso. In realtà ci avrei scommesso lo faceva per accattivarsi l’ammirazione dei ragazzi.
Di fatti, pochi secondi dopo la sua performance, i ragazzi si misero a ridacchiare, divertiti. Ridevano dell’espressione da seduttore che il ragazzo aveva palesemente assunto per scherzare. Mi sentii più sollevata del fatto che avessi ben interpretato i loro movimenti, e mi venne da sorriderne. Vivere con quattro cugini maschi mi aveva evidentemente aiutata ad entrare nella psicologia maschile.
-Dovrei quindi credere che hai liberamente scelto di cambiare scuola per poter consolidare al meglio la tua cultura, di modo da permetterti l’accesso un domani ad un’università prestigiosa o di giusta importanza?- chiese il professore, con un sorrisetto provocatorio.
-Andiamo prof, siamo in un liceo classico: se avessi voluto fare il muratore o il disoccupato avrei scelto un’altra via più sicura- rispose lui a tono, al che si procurò l’ennesima approvazione del resto dei ragazzi, che si voltavano verso di lui sorridendo con sarcasmo, mentre alcune ragazze gli sorridevano.
-Bene …- approvò compiaciuto il nostro insegnante, -a quanto pare sei uno con la testa a posto-
-Sì, Francesco è un bravo ragazzo- commentò petulante Mirko, assumendo il tono commosso di una madre, -non trasgredirebbe alla scuola per nessuna ragione al mondo-
-Sì Francesco, divulga la tua cultura in mezzo a noi- lo sostituì un altro dal fondo della fila opposta, immedesimandosi con enfasi in un discepolo rivolto al maestro; Francesco sorrise, divertito. Non potei fare a meno di notare i suoi occhi che sorridevano con le labbra. Aveva un’espressività incantevole nello sguardo.
Era 
dolce. Lo sguardo da seduttore a calamita aveva lasciato il posto ad un altro più naturale e spontaneo. Era questo che lo rendeva dolce. Non aveva gli occhi da cucciolo indifeso, come un cagnolino. Era ancora affascinante come se l’avessi visto ancora per una prima volta, ma aveva una luce diversa. Faceva lo stesso effetto di un modello in una posa magari meno da “cattivo ragazzo”, senza sigaretta e sguardo spiazzante negli occhi, più spontanea, meno da fotografia. E quelle labbra… piegate agli angoli come solo lui sapeva farlo. Il suo sorriso di quella mattina, davanti alla scuola, mi era rimasto stampato nella mente come un fotogramma.
-Tarantini, cos’hai da guardare?- mi richiamò la voce del professore all’improvviso.
Scattai immediatamente a guardarlo, come una molla.
-Eh?- mi uscì spontaneo, abbastanza stupidamente; non mi sfuggirono le risatine delle ragazze, che mi osservavano in attesa del seguito.
-So che la finestra è abbastanza interessante di prima mattina, ma ciò non ti da la facoltà di distrarti ulteriormente dall’argomento di discussione-
Per un momento, quando avevo sentito pronunciare le sillabe “fi-ne”, ero andata nel panico che stesse per dire “Francesco”, e mi venne spontaneo domandarmi se per “finestra” intendesse realmente l’infisso o “il posto vicino alla finestra, terza fila, penultimo banco, di fronte al termosifone”. Dovevo calmarmi. Dalle risatine che sembravano non voler desistere ad accompagnare la mia figuraccia intuii che avrei dovuto ribaltare la situazione a mio favore.
-Quale argomento di discussione, del perché un nuovo studente sia venuto nella nostra scuola ad onorarci della sua presenza?- ribattei, cercando di assumere tutta la naturalezza possibile, come se l’argomento non mi avesse minimamente toccato.
Carlotta sorrise alla mia reazione, intuendo la situazione, imitata dai ragazzi e da Margherita, che sedeva accanto a me. Anche Francesco sorrise; evidentemente aveva capito che stavo solo al gioco. Ma il professore non fu così abile.
-Mi sorprendi. Eppure sei una ragazza, dovresti avere una certa delicatezza- commentò, vuoto di espressione.
-È una legge della natura, che le ragazze debbano essere fini e delicate e i ragazzi possano dar dimostrazione della loro abilità linguistica con appellativi non esattamente garbati?- feci allora, sentendomi incoraggiata dalla breve risata di Pietro e Luca, al secondo banco della fila alla mia sinistra.
-A quanto pare la natura ha delle eccezioni- disse secco, fissandomi senza batter ciglio.
-Gran belle eccezioni- disse Pietro col tono di chi la sa lunga, guardandomi interessato.
-Silenzio, Pellino- lo rabbonì stancamente il professore.
-Avanti prof… non è stata così inopportuna- disse una terza voce.
La sua voce.
Mi girai istintivamente verso di lui, e anche lui ricambiò lo sguardo.
Quegli occhi tremendamente espressivi…
-È un bel tipetto- riprese infine la parola il professore, guardandomi con lo sguardo di sbieco, -ha dormito per cinque anni tra i banchi di scuola e adesso si sta svegliando-
La faccenda si chiuse lì, senza troppi ghirigori.
Intanto, la prof di matematica sembrava dispersa. Stavamo quasi per suggerire di inviare una squadra di soccorso per trovarla quando entrò tutta trafelata in classe.
-Ah, il traffico! Maledetti automobilisti del c…-
Si bloccò, realizzando di non trovarsi in sala professori dove poteva dare libero sfogo ai suoi pensieri; alcuni cercarono di trattenersi dal ridere, fallendo miseramente assumendo un’espressione distorta in viso, altri le facevano silenziosamente il verso.
-… Elena, credo sia meglio se ti avviassi verso la seconda liceo: sta per suonare ormai e finiresti per non arrivare in tempo neanche lì- disse con tono calmo il professore, consapevole che lo stavamo ascoltando. La professoressa di matematica non sembrò cogliere la frecciatina, e si limitò a girare sui tacchi e ad uscire, dopo aver salutato con un “buongiorno ragazzi” piuttosto nervoso.

Tutti gentili di prima mattina” pensai.



Francesco POV

Continuai ad osservare quella ragazza al terzo banco della fila centrale; una ragazza che risponde a tono alla provocazione del professore era qualcosa di estremamente sensuale.
Di solito sono i ragazzi che cazzeggiano con il professore, le ragazze se ne stanno zitte ad ascoltare e ammiccano con dei sorrisi civettuoli ad ogni battuta che fanno. Ascoltare una donna che non si fa mettere i piedi in testa neanche dal professore è eccitante. Quel tono un po' distaccato, una leggera non curanza tipicamente femminile. Ammaliante.
Quella ragazza non si comportava come una ragazzina.
Si comportava come una donna.
La guardai ancora, punto sul vivo di stamparmi nella memoria il suo corpo e il suo viso.
I lunghi capelli castani, le mani poggiate sul banco quasi intrecciate tra loro, come per cercare un punto di sicurezza a cui appigliarsi, le spalle coperte da una maglia larga dalla quale non sfuggiva però la vista della sua pelle, proprio all'altezza della clavicola. Coperta solo da una canottiera. Al solo pensare quando potesse essere facile spogliarla avvertii un movimento nei piani inferiori dei jeans. I capelli che le accarezzavano il viso, gli occhi attenti al professore. Avrei voluto farle avvertire le mie labbra sul suo collo, mentre scivolavano a coprirle quella parte scoperta della spalla. Solo per vedere la sua reazione. Non ero uno che si scopava la prima che glielo faceva alzare. Certo era solo che mi sarebbe piaciuto metterla alla prova. Era davvero la ragazza accattivante e distaccata che dava a vedere?
Mentre ero preso nei miei pensieri avvertii una leggera gomitata da parte di Antonio, seduto alla mia destra; staccai gli occhi da lei e guardai i suoi, mentre mi faceva cenno con il mento di guardare una ragazza seduta al primo banco, nella fila opposta alla nostra, accanto al muro.
Lunghi capelli biondi e posteriore ben tornito, si intravedeva bene anche dal fondo.
Non mi colpì minimamente, non per il suo sedere almeno: avere un bel culo non è il lasciapassare che ti indica che sia una bella tipa abbordabile. La faccia di Antonio invece sembrava dire il contrario. Tornai a guardare quella ragazza della fila centrale, stavolta per un desiderio di curiosità che non di attrazione fisica; la ragazza accanto a lei l'aveva chiamata in un sussurro e le stava dicendo qualcosa di evidentemente degno di nota siccome le sue parole erano miste a un sorriso sulle labbra. L'altra dischiuse leggermente le labbra, e le ci vollero pochi secondi per imitarle il sorriso, punta sul vivo anche lei dal racconto.
Le sue labbra.
Mi sentii invadere di un calore improvviso e da un fremito nei boxer.
La mia immaginazione stava già lavorando istintivamente, ritrovandomele a toccarmi ogni centimetro del mio corpo, mentre si avvicinava sempre più pericolosamente al punto evidente del mio desiderio.
Brividi.
Mi ritrovai a dover rilasciare la tensione dalle sopracciglia, che solo in quel momento capii le avevo leggermente aggrottate in un moto di sorpresa, sgranando stupito gli occhi.
Davvero avevo appena immaginato che una ragazza vista appena meno di quindici minuti prima mi avesse fatto una bocca? Mi stavo lasciando andare troppo spesso. Dovevo darci un taglio ai miei istinti invadenti. Ero io a dover controllare il mio corpo, non esso che controllava me.
Almeno sperai di riuscirci.





Bianca POV



-Ehi Bianca, Francesco ti sta fissando- mi mormorò Margherita accanto all'orecchio con aria maliziosa. Come prima cosa mi venne spontaneo girarmi e controllare, ma mi limitai a sospirare in cerca di auto-controllo. Non dovevo farmi vedere da lui. Sentivo che non sarei riuscita più a fare una cosa in modo spontaneo, ora che avvertivo la sua vigile presenza dietro di me.
Fortuna volle che pochi momenti dopo la campanella suonò, segnando la fine della prima ora. Al solo pensiero che ne avrei affrontate altre quattro mi sentii morire.
Sarei riuscita a sopravvivere?



Francesco POV



-Allora, che ne pensi?-
Antonio mi richiamò, indirizzando la mia attenzione su di lui.
-Di cosa?- fu la mia risposta.
-Di quella tipa- disse con tono ovvio, e realizzai cosa intendesse dire.
-Ah, quella... Ti dirò, ho visto fondoschiena migliori- commentai, vago.
-Nah, non ci siamo. Devi svegliarti, Francesco, rifatti gli occhi. Guarda quante belle ragazze ci sono qui. Non dirmi che non ti ha interessato nemmeno una, non ci crederei-
Beh, una era riuscita quasi ad alzarmelo.
Feci finta di niente.
-Secondo me me l'hai fatta notare perché ti ha risvegliato il tuo amico, una volta- dissi con sarcasmo. Antonio assunse un'espressione divertita.
-Dici?-
-Beh, l'ho capito io che sono da sessanta minuti nella tua stessa stanza- dissi, -figurati se lei non se ne è accorta-
Scosse la testa, guardando la ragazza in questione fingendo profonda amarezza.
-Quattro anni che stiamo chiusi tra le stesse mura e nemmeno uno sguardo-
-Non si può dire sia il tuo forte...- commentai, ironico.
-Quello è campo tuo, naturalmente- mi provocò, -quante te ne sei fatte fino ad ora?-
-Quante bastano per batterti in esperienza- risposi.
Lui ignorò la mia risposta a tono e si concentrò su qualche altra ragazza degna di denotazione, scegliendo con attenzione.
-E Bianca? Mi sembravi interessato, poco fa-
-Chi è Bianca?- domandai, senza troppa espressione.
-Il “tipetto particolare” del professore. Sai, non è facile come ragazza... È piuttosto particolare davvero- spiegò, con naturalezza.
-Che vuoi dire?- chiesi, cercando di non dare a vedere il minimo interesse che mi aveva suscitato.
-È una tosta, niente a che vedere con le altre... Credimi, non te la da facilmente. Riuscirebbe a liquidarti senza troppe cerimonie, se non le interessi. Anche se vai a scolpirti gli addominali in palestra-
-Parli per esperienza personale?- gli rinfacciai malizioso.
Mi scoccò uno sguardo assassino.
-Stronzo- fu il suo commento.
Una ragazza non facile, eh? Proprio il genere di sfida che preferivo.









Saalve:) sono molto contenta del fatto che il primo capitolo abbia già interessato qualcuno, vi ringrazio :) da qui in poi la storia avrà delle sorprese... ma non vi anticipo niente, lasciando che scopriate da voi nei prossimi capitoli. Un bacione
_Char


  
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