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Autore: sfiorisci    02/04/2013    1 recensioni
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"Come la chiamiamo?- gli chiese Rena
-Celeste, perchè ha il potere del cielo-"
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7

 

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Quando Les scese dalla macchina capì subito che in quel luogo, lei c’era già stata. Era una collinetta ventosa con una casa e una croce davanti.
«Ma questa è…» ma non fu capace di pronunciare altre parole, perché i ricordi e le emozioni la travolsero in pieno. Si ricordò quando aveva tre anni e viveva lì, la mattina faceva lunghe passeggiate, si svegliava col sole e si addormentava con la luna. E sua nonna, la donna che tutti consideravano un po’ matta, prima di tutto perché aveva sposato Daniele e poi perché aveva strane abitudini.
Ed eccola lì, ad aspettare la sua piccola Celeste, proprio come le aveva detto quando si erano separate.
«Nonna!» gridò correndo verso di lei. L’anziana donna spalancò le braccia e la accolse. Tutte e due non riuscirono a trattenere le lacrime.
«Oh, nonna, quanto mi sei mancata» singhiozzò Les.
«Anche tu piccina mia, tanto» disse Rena stringendola ancora di più.
«Non piangere, Celeste, non oggi, anche se sono lacrime di felicità» disse passandole una mano dalle dita sottili sul volto. Finalmente smisero entrambe e Rena andò a salutare e conoscere gli altri.
«Rena, che piacere rivederti» le disse Rick abbracciandola.
«Anche per me lo è. Sono sicura che se ci fosse Daniele, anche lui la penserebbe come me» parlava del nonno di Les senza rimpianti. Lo aveva amato, e cavoli, se ne andava fiera!
«Ciao Rena, è bello vedere che stai ancora bene» le disse Jean, poi le presentò i ragazzi che, un po’ intimoriti, erano rimasti indietro.
«Venite, venite, che oggi è un gran giorno» disse Rena accompagnandoli tutto dentro la casa. Les era felice, felice come non lo era da tempo, perché finalmente era tornata a casa, le era mancato così tanto quel posto che a stento riusciva a crederci. I ragazzi, curiosi, osservavano quella piccola casa tanto accogliente.
«Di sopra ci sono tre stanze: il bagno, una camera per i ragazzi e una per le ragazze. Al piano terra ci sono la cucina, la mia stanza, un piccolo bagno e la camera di Jean e Rick» spiegò la nonna mentre Jean era andata a prendere i bagagli dei ragazzi. Non si erano portati dietro molta roba, giusto l’essenziale.
«Perché c’è l’aglio appeso fuori dalle finestre?» chiese Rachel curiosa.
«Tiene lontano i demoni» disse con un sorriso Rena, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
«Non sono molto pratici di queste cose…» disse Rick a Rena, poi si voltò e bisbigliò a Rachel che la donna aveva delle credenze un po’ strane.
«Deve essere stato brutto per voi perdere il collegio, non è vero?» chiese Rena dispiaciuta.
«Sì, effettivamente lo è stato. Però speriamo di poter riaprire una volta che sarà tutto finito» Rick non si perdeva mai d’animo. Mentre tutti parlavano fra di loro, Jean finì di portare i bagagli e ognuno sistemò le proprie cose.
«Ma qui ci sono solo due letti!» esclamò Rachel entrando in camera delle ragazze.
«Fammi vedere…» disse Diana entrando in quel momento. Arrivò anche Les, ma sorrise e andò verso il grande armadio a parete, lo aprì e fece vedere alle altre due ragazze che quello che sembrava un normale armadio, in realtà, era un letto.
«È meraviglioso!» disse Rachel con gli occhi che le brillavano.
«È il mio letto. Da piccola adoravo stare qui… nonna veniva a dormire vicino a me fino a quando non mi addormentavo, poi socchiudeva le ante in modo che non mi svegliasse la luce del mattino» disse Les con un pizzico di rimpianto. Misero a posto le poche cose che avevano e poi scesero al piano terra per il pranzo.
Rena era un’ottima cuoca e aveva preparato un pranzetto da leccarsi i baffi.
Alla fine del pasto portò in tavola un dolce con sopra alcune candeline.
«Buon compleanno, Celeste» disse Rena alla sua nipotina.
«Oh, nonna, sai che non mi piace festeggiare il mio compleanno… speravo che te ne fossi dimenticata…» era vero, Les non amava il suo compleanno. Innanzitutto perché lo passava sempre sola con sua nonna, dato che non aveva amici, poi perché quel giorno era anche morto suo nonno e non era certo un’occasione lieta da ricordare; inoltre il suo compleanno era il ventuno marzo, il primo giorno di primavera e c’era una festa in riva al mare bellissima, a cui Les non veniva mai invitata.
«Sciocchezze, figuriamoci se mi dimentico» disse la nonna trovando l’idea molto più che ridicola. «E adesso spegni le candeline e esprimi un desiderio» la incoraggiò. Le mise la torta davanti e cantò insieme a tutti gli altri ‘Tanti auguri’, Les soffiò e chiuse gli occhi per concentrarsi “Voglio essere felice” desiderò.
«Ecco il nostro regalo» dissero Jean e Rick consegnandole un sacchettino.
«Oh, ma non dovevate…» disse Les imbarazzata. Non le facevano molto spesso regali. Lo aprì e vide che dentro c’era un bellissimo ciondolo, rosa e lucente, a forma di goccia.
«È bellissimo» disse Les estasiata.
«Siamo felici che ti piaccia. È un particolare amuleto magico, si dice che amplifichi la forza dell’amore» spiegò Jean.
«Non l’ho mai capita questa cosa delle coppie che fanno i regali in due» disse Rachel bisbigliando così tanto che riuscì a sentirla solo sua sorella «È solo un modo per non farne due, no?» Diana scosse la testa, sorrise e tirò una gomitata affettuosa alla sua gemella.
«Anche io ho un regalo per te. Anzi, due, uno è da parte di tuo nonno» disse Rena.
«Da parte di Daniele?» chiese Rick incuriosito.
«Sì, sì esatto. Aspetta un momento che li vado a prendere» disse sparendo nella sua stanza.
Quando tornò aveva in mano un bastone e un grosso pacco incartato con della carta da regalo.
«Ecco qui, guarda prima questa» disse porgendo a Les il pacco.
Lei lo scartò e vide che dentro c’erano dei vestiti, li tirò fuori e li osservò.
Erano un paio di pantaloni rossi molto larghi e una canottiera bianca, però non sembravano affatto della sua misura, ma molto più grandi.
«Non sono sicura che mi stiano bene» disse Les storcendo la bocca.
«Oh, adesso certo che no. Ma vedrai che fra qualche anno ti calzeranno a pennello. Li ho cuciti io quegli abiti, e so quel che dico» disse la nonna fiera di sé.
Rena diede a Les il secondo regalo, lo strano bastone.
«È da parte di tuo nonno» le stava dicendo Rena mentre Les guardava il suo bastone incantata. Non sapeva dire di che legno fosse fatto, ma era liscio e non c’erano imperfezioni, era tutto sottile, tranne che nella parte alta che era a forma di cerchio.
«Prima era suo, era il suo bastone magico. Non so quanto conosci la magia, ma sappi che i bastoni a volte aiutano con certi poteri» le disse Rena in tono pratico. Nonostante non avesse poteri, se ne intendeva di magia.
Les, al contrario di rifiutarlo come aveva fatto con gli altri oggetti magici, ne era incantata. Per qualche motivo quel bastone la attraeva e lei non era sicura di saper resistere. Prese il ciondolo e lo legò sulla parte superiore del bastone, quella a cerchio.
«Va bene, sarà il mio bastone» disse.
Tutti applaudirono e la festa continuò.
Passarono il pomeriggio in giardino, godendosi la bellezza di quel primo giorno di primavera.
Il clima non era troppo freddo, era una di quelle giornate perfette da passare fuori, respirando l’aria a pieni polmoni e facendo giochi tipo nascondino.
Il vento soffiava leggero fra le colline e dava l’impressione, a chi lo guardava dall’alto, che il villaggio sottostante si muovesse.
Approfittando del bel tempo Jim e Thomas avevano raccolto un mazzo di fiori molto profumati che donarono a Les, che, imbarazzata, li accettò. Si scusarono anche con lei dicendole che non avevano trovato nient’altro di meglio, ma Les era molto lusingata, non era abituata a ricevere tutti questi regali per il compleanno.
Jean fece vedere loro qualche trucco con l’acqua e le ragazze si divertirono un mondo, specialmente Rachel.
Faceva comparire draghi d’acqua che volavano nel cielo lasciando una scia di gocce, piccole scene degli abissi, bolle dalle forme e i colori più stravaganti, cascate che faceva attraversare dai raggi del sole creando dei bellissimi arcobaleni.
Quando arrivò la sera, tutti stremati si misero ad osservare il tramonto.
I ragazzi si misero da una parte a chiacchierare seduti sull’erba fresca, Jean andò ad aiutare Rena con la cena e Rick si mise ad osservare il paesaggio vicino alla grande croce.
Il sole calava lentamente dietro le montagne che riparavano il piccolo villaggio a valle. Rick aveva sempre trovato il tramonto bellissimo e quello era sempre stato il suo posto preferito da cui ammirarlo.
Amava il modo in cui le ombre si modificavano rapidamente nel villaggio mano a mano che il sole calava, i giochi di luce e di ombre che faceva sullo stagno poco sotto…
«A cosa pensi?» gli chiese Les raggiungendolo. Rick intuì che voleva parlargli.
«Al tramonto, credo sia fantastico» Rick non smetteva di guardare il sole e Les poteva vederne il riflesso nei suoi occhi marroni.
«Tu a cosa pensi?» le chiese lui.
«Penso che dovrò cambiare» gli rispose Les.
«Come mai?»
«Non sono pronta a tutto questo, Rick, non sono forte» disse scoraggiata.
«Ti aiuterò. Ti addestrerò e diventerai una combattente fantastica, avrai la possibilità di salvare il mondo» le disse Rick. Staccò gli occhi dal tramonto e si mise a fissarla.
«Cosa c’è che non va? Non dirmi niente, perché non ti credo»
«Ho visto le battaglie nei miei sogni, Rick. Non sono mai come la gente si aspetta. Non ci sono schieramenti ordinati o gente che va a cavallo, solo uomini e demoni. Molti più demoni, a pensarci bene. Si uccidono, senza pietà, combattendo ognuno per il proprio ideale, non fermandosi a pensare ciò che sono diventati: assassini» rispose Les schifata.
«Uccidere un uomo non è come uccidere un demone» la rassicurò Rick.
«Jean è un demone, la uccideresti mai?» le chiese Les.
«Sai che è diverso. Lei è diventata in parte umana grazie a tuo nonno, i demoni sono creature immonde. Uccideresti quel demone che hai visto nei tuoi sogni al collegio, Les?» la ragazza non rispose.
Non voleva ammetterlo, non sapeva come, ma sapeva che avrebbe dovuto ucciderlo.
«Avrai molto lavoro da fare con me» disse infine. Rick si voltò verso di lei e le sorrise
«Non ti preoccupare, sono sicuro che sarai un’ottima allieva»
 
Quella notte Les sperò di trovare suo nonno nei sogni, e così fu.
 
“Buon compleanno, piccola mia” le disse il nonno vedendola.
“Grazie, nonno. Posso farti qualche domanda?” gli chiese Les.
“Sono qui per questo” le rispose lui.
“Come mai quando stringo la mano alle persone sento qualcosa?”
“È uno dei tuoi poteri, sentire cosa sono gli altri. Al primo tocco delle loro mani tu riesci a percepire se hanno poteri e quale potere hanno. È un dono che non hanno sempre quelli della magia bianca, ma fortunatamente io l’avevo e l’ho trasmesso a te” le spiegò.
“Effettivamente avevo intuito un qualcosa del genere, ma non ne ero sicura. Ok, seconda  domanda, il sogno che ho fatto oggi in macchina, aveva qualche significato particolare, non è così?”
“Sì” le rispose il nonno.
“Tutto qui? Solo si? Non mi dici altro?” chiese Les che ne voleva sapere di più.
“Cosa ti ha detto l’ultima ragazza? Che non sei ancora pronta per proseguire. Non pensare tanto a quel sogno ora, avrà importanza più tardi”.
“Perché non posso più leggere il tuo diario? Insomma, le pagine sembrano essere incollate fra di loro…”
“Devi aspettare anche per quello, non sei pronta. Devi capire che nella magia ci sono dei livelli e sapere tutto e subito potrebbe portarti alla confusione, oppure a dei ragionamenti sbagliati. Hai altro da chiedermi?”
“No… non credo” disse Les.
“Bene, perché ora voglio dirti una cosa io. Sono felice che ti sia piaciuto il mio regalo. Quel bastone prima apparteneva a me… trattamelo bene” disse il nonno allegro.
“Lo farò, mi piace davvero tanto! È come se non me ne volessi mai separare…” spiegò Les.
“Eh, lo so, è questo l’effetto che la magia fa sugli uomini una volta che l’hanno scoperta. Comunque da domani in poi dovrai cominciare ad allenarti, lo sai, giusto?”
“Sì, nonno, lo so. Che tipo di allenamenti farò?” Les si sentiva molto meglio ora che aveva parlato con suo nonno, si sentiva libera, finalmente.
“Oltre a quelli con Jean e Rick, che ti insegneranno i poteri di base, dovrai allenare la magia bianca, perciò andrai a meditare. Ti indicherò il luogo nei tuoi sogni, non preoccuparti. Poi, fra qualche anno, quando avrai imparato tutto, tu e i tuoi amici sarete in grado di autogestire i vostri allenamenti e provare gli attacchi combinati” Daniele parlava con calma.
“Va bene, mi impegnerò al massimo” disse Les.
Daniele sorrise, scomparendo lentamente dal suo sogno, ma qualche attimo prima disse: “Cambialo”.
“Cosa?” chiese curiosa Les.
Daniele rise di nuovo: “Non cosa, chi”.
E sparì dai suoi sogni.


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