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Autore: SilviAngel    02/04/2013    6 recensioni
Era piccolo piccolo, con gli occhioni grandi e luminosi spalancati e mai fermi, Derek pensò che lo stessero fissando concentrato – non sapeva che appena nati i bambini seguissero perlopiù udito e olfatto – le mani chiuse a pugno e la bocca aperta intenta a emettere ancora quegli squittii acuti e singhiozzanti.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Io adoro Peter ma, per pura necessità narrativa, ho dovuto.
Buona lettura.
 
Cap. 8
“Una mossa improvvisa”
 
La notte insonne di Stiles fu un vero e proprio incubo.
Il ragazzo passò ore a rigirarsi nel letto cercando di fare chiarezza tra i mille pensieri che affollavano la sua mente e le numerose sensazioni che gli stringevano il petto. Da un lato vi era Scott, da sempre scettico sulla possibilità di fidarsi del moro e dalla parte opposta, a sorpresa, era possibile trovare lo sceriffo che, pur avendo arrestato il rampollo degli Hale in passato, aveva consigliato al figlio di dargli una seconda occasione.
E lui?
E il piccolo e solitario Stiles che cosa avrebbe fatto?
Al momento il cuscino era schiacciato sul viso dell’adolescente, sintomo della sua frustrazione e indecisione.
Non poteva di certo negare che Derek fosse forse la persona meno brava a ispirare fiducia e quell’aspetto da bello e dannato, da tipico bad guy, non aiutava di certo, ma qualcosa dentro di lui si era spezzato quando aveva visto la fotografia che il lupo aveva conservato per tutto quel tempo.
I muri di strafottenza e risate facili, che aveva costruito per difendersi dal mondo tropo spesso ostile, si erano sgretolati come gli accadeva solo con suo padre o con Scott.
 
Stanco, arrabbiato e con due occhiaie profonde, Stiles accolse con gioia il suono della sveglia che decretava la fine di quell’infernale nottata e sedendo sul letto, si stropiccio la faccia sperando di limitare i danni e mitigare gli effetti della mancanza di sonno.
Si lavò, si vestì e con la miglior espressione da funerale del proprio repertorio, raggiunse il padre in cucina e avvicinandosi alla caraffa si verso un’abbondante tazza di caffè nero.
“Mangia qualcosa” cercò di convincerlo James, preoccupato dalla brutta cera del figlio.
“Meglio di no, pa’. Mi serve solo una buona dose di caffè e poi iniziare a pregare che qualcuno mi eviti tutte le interrogazioni questa mattina. Dopo la scuola ho l’allenamento, ci vediamo per cena?”
“Ho cambiato turno con Carol e quindi mi tocca fare nottata in centrale. Oggi ingannerò il tempo mettendo un po’ di ordine nel caos del garage e cercherò di lasciarti qualcosa di pronto per la cena. Ci vediamo domani mattina allora, mi raccomando non metterti nei guai”
“Cercherò di fare il possibile” rispose sforzandosi di sorridere, addentando una fetta di pane tostato per fare felice il padre, prima di correre fuori casa.
Allungò il proprio tragitto per passare a prendere Scott, così da evitargli poi il ritorno in bicicletta il pomeriggio tardi e i due amici arrivarono a scuola appena in tempo per la campanella.
 
Durante il viaggio e in ogni pausa tra le lezioni, Scott cercò di convincere il castano a confidarsi con lui, arte che aveva affinato negli anni.
Perché se a prima vista Stiles pareva essere una persona in grado di stordirti a suon di chiacchiere, a saper leggere tra le righe ci si accorgeva ben presto che non parlava quasi mai di sé o di come si sentiva davvero.
Le sue parole erano descrizioni e spiegazioni assurde, mille nozioni inutili che riempivano l’aria della sua voce ma al tempo stesso lo nascondevano dalle domande che potevano essere maggiormente personali.
Scavando e rompendogli le scatole, il moro riuscì a venire a conoscenza della visita a sorpresa di Derek e dell’accoglienza calorosa che gli aveva riservato lo sceriffo.
“Certo che tuo padre è strano quando vuole” borbottò McCall addentando un trancio di pizza, seduto al loro solito tavolo solitario in mensa.
“Che vuoi farci? Mi è andato in modalità buon samaritano e non ho potuto evitarlo” convenne l’amico mentre martoriava la sua insalata di pollo e giocherellava con la bottiglietta d’acqua.
“Ma alla fine cercherai di parlare ancora con Derek o lasci perdere?” indagò ancora Scott.
“Non lo so amico. Fosse solo per lui, sì, ci parlerei. Il problema è lo zio psicopatico che sembra manovrarlo come un pupazzo. Forse se avessimo a che fare solo con Derek, sarebbe propenso ad ascoltarci, ma Peter è spaventoso”
“Non è solo spaventoso” specificò il moro “ricordo bene come mi sentivo quando si divertiva a giocare con la mia mente e i miei ricordi, spingendomi addirittura a dubitare di me stesso. La sua posizione di Alfa gli permette di avere un potere su di noi che davvero non puoi immaginare. Penso che anche volendo un beta non possa sottrarsi al suo volere senza soffrire, senza dimenticare che è talmente forte da uccidere chiunque”
“Certo che così non aiuti”
“Mi spiace amico” e tornando al proprio pranzo il discorso si interruppe.
 
La scuola finì e dopo un massacrante allenamento, Stiles finalmente si ritrovò a camminare, stanco morto, verso la propria auto, affiancato dal beta.
La sua piccola lo accolse e lasciandosi guidare docile, gli permise di non pensare per alcuni minuti e quasi senza accorgersene, arrivò davanti alla casa dell’amico.
“Grazie per il passaggio, ci vediamo domani a scuola e mi raccomando non fare cazzate”
Il guidatore si limitò a sollevare la mano in un cenno di saluto e rimettere in moto.
La strada che da casa McCall conduceva alla propria costeggiava per un lungo tratto la riserva e numerosi erano gli accessi ad essa che dal lato opposto della strada si inoltravano nel bosco. Stiles sapeva oramai quali strade sterrate lo avrebbero portato vicino alla proprietà degli Hale e pur avendone sorpassate un paio, non riuscì ad evitare l’ultima e imboccandola, condusse la sua auto nella penombra che dominava la boscaglia.
Fortunatamente il percorso pur essendo buio e dissestato, non presentò grandi ostacoli e dopo pochi minuti giunse allo spiazzo che distava solo qualche decina di metri dai fatiscenti resti della villa.
Inerpicandosi su per una piccola salita, arrancando in un paio di punti e facendo leva con alcune radici sporgenti, sbucò finalmente davanti a casa Hale.
Se Derek era nei paraggi, certamente aveva già avvertito la sua presenza e sarebbe comparso di lì a breve. Il bisogno di vederlo e di provare a parlare di nuovo con lui – se necessario era disposto anche a chiedergli scusa – che aveva sentito e che lo aveva spinto all’ultimo a deviare dalla strada principale era stato così immediato e diretto da non portarlo a valutare l’eventualità che qualcun altro avrebbe potuto fargli gli onori di casa.
 
Derek non si mostrò, ma Stiles non demorse e muovendo pochi passi arrivò alla porta e dopo un profondo respiro, la spinse verso l’interno rabbrividendo al cigolio che scaturì da tale suo gesto.
La poca luce che entrava dai buchi vuoti che erano state le finestre faceva danzare i granelli di polvere, ma non permetteva di scorgere granché e quando allo scricchiolio del pavimento di legno prodotto dai propri piedi, se ne aggiunse un secondo proveniente dall’alto, sorridendo ingenuamente, sollevò il capo, scorgendo una sagoma scura in cima alle scale.
“Ciao Derek, sperò non ti dispiaccia che io sia passato, ma volevo parlare con te, ieri”
“Piccolo e ingenuo Stiles” una voce irriverente e con note stridule, così diversa da quella roca ma al contempo morbida di Derek gli gelò il sangue nelle vene e maledicendo la sua impulsività, il castano cercò di fare un passo indietro, consapevole che non sarebbe servito a nulla provare a scappare se l’Alfa avesse voluto acchiapparlo.
“Come si dice” riprese Peter “ti sei infilato nella tana del lupo. Immagino che tu stessi cercando mio nipote, ma sai mi pare di aver capito che lui stia facendo la stessa cosa, suppongo sia appostato sotto la tua finestra. Che cosa dolce e romantica, vero? Dovrò sincerarmi delle intenzioni del mio giovane ragazzo, non sia mai che la tua virtù venga colta da un poco di buono” scherzò il mannaro, scendendo le scale lentamente.
“A-allora è meglio che io me ne torni a casa” il liceale indietreggiò ancora di un passo, stupendosi che fosse così semplice sgattaiolare via da lì.
“Fermo Stiles. Pensi davvero che ti lascerò andare via così? E come la mettiamo con la reputazione da lupo cattivo?” e in un solo balzo lo raggiunse, atterrando a un palmo dal suo naso.
Il figlio dello sceriffo aveva serrato istintivamente gli occhi, ma aveva avvertito lo spostamento d’aria così maledettamente vicino e se ancora qualche dubbio fosse rimasto, evaporò all’istante considerato che le parole successive vennero accompagnate dal fiato caldo dell’Alfa direttamente sul suo viso.
“Dimmi, ieri sera hai cercato di convincere Derek a disobbedirmi?”
Stiles scosse il capo.
Schioccando ripetutamente le labbra, Peter lo canzonò “Piccolo stupido umano, non mentirmi. Riproviamo: hai cercato di far nascere nel cuoricino traumatizzato di mio nipote qualche assurdo scrupolo morale?”
Questa volta il liceale annuì.
“Lo sapevo” e sbuffando si avventò su di lui, scaraventandolo contro ciò che rimaneva di una parete e riacciuffandolo per costringerlo a rimettersi in piedi, gli permise di appoggiarsi allo stipite di una porta “Penso sia utile informare Derek che ti sto intrattenendo in attesa del suo ritorno”
 
Stiles cercava di guardarsi attorno e rimanere lucido, anche se qualcosa di denso e pesante spingeva affinché chiudesse l’occhio destro.
Sollevando una mano, si rese conto che si era ferito e un lungo taglio gli attraversava il sopracciglio, sanguinando abbondantemente.
Un attimo dopo Peter aveva recuperato il proprio cellulare e la sua voce tornò a farsi sentire “Ehi, Derek, non immaginerai mai chi è passato a trovarti a casa, il buon vecchio Stiles! Oh non preoccuparti, gli faccio compagnia io”
Il figlio dello sceriffo era così vicino al corpo di Peter che riuscì addirittura a sentire il ringhio che Derek si lasciò scappare.
“Ti prego, lasciami andare, ti prometto che non mi intrometterò più. Non cercherò più di”
“Non serve sai, anche se fossero vere le tue parole, non sarebbe sufficiente. Derek è debole e perché? Perché ti adora. Quando ti conobbe, divenne insopportabile, era tutto un Genim qui e Genim là. Ora che ti ha ritrovato, basterà che tu chiocchi le dita o sbatti i tuoi occhioni e potrai farne tutto quello che vuoi e io non posso permettermelo, non adesso”
Peter, parlando, si era avvicinato pericolosamente al corpo tremante del ragazzino e tenendolo fermo con una mano serrata sul fianco, con l’altra gli sollevò il braccio scoperto “Fidati, prima o poi apprezzerai” e azzerando la distanza, snudò le zanne conficcandole nella carne tenera e giovane.
 
Un grido straziante si levò dalla vecchia casa degli Hale e Derek, che senza respiro stava correndo in quella direzione, si bloccò con gli occhi sbarrati e nel cuore la paura di essere arrivato troppo tardi.
Entrò in casa come una furia e ciò che vide lo fece infuriare come non mai.
Stiles era a terra, una pozza di sangue che si allargava sotto il braccio dilaniato e il resto del corpo scosso da piccoli spasmi, mentre Peter poco più in là era intento a pulirsi il viso con la manica della camicia.
“Cosa hai fatto?” urlò, scagliandosi contro di lui, ma venendo facilmente respinto.
“Cosa ti ho detto sugli attacchi dettati dall’impulso? Sono spesso poco efficaci” lo istruì sorridendo il lupo più anziano.
“Perché lo hai morso? Potrebbe morire” Derek si rimise in piedi.
“Ho valutato le alternative. Se vive avrò tre beta, se muore avrò un problema in meno, dato che ti stava facendo il lavaggio del cervello”
“Se muore” sibilò minaccioso il moro.
“Se muore, ti raggomitolerai in un angolo a piangere disperato? Ma per piacere Derek, abbiamo altri problemi al momento”
“Se muore, io me ne vado” sancì cupo e risoluto.
“Che coraggio, nipote. Davvero diventeresti un omega per lui? Sono generazioni che la famiglia Hale non conta tra le proprie fila un omega” continuò a farneticare, ma il beta non lo stava ascoltando, troppo occupato a prendere tra le braccia il ragazzino e, lasciandosi alle spalle le rovine, accompagnarlo alla Jeep per poi guidare fino a casa sua.
   
 
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