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Autore: Frankie_ Echelon    02/04/2013    1 recensioni
"Sin da quando la mia mente è stata invasa da ricordi, ho sempre pensato che la mia vita fosse stata un errore, talmente movimentata da non riuscire a comprendere la mia reale posizione nel mondo"
tratto dal cap. 01
Una gioventù negata; ricordi di una vita di dolore e sofferenze.
Questa storia parla di Manuel, un ragazzo con i suoi demoni e scheletri nell'armadio che decide di raccontare.. come per volersi liberare.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Vorrei precisare che questa storia è totalmente frutto della mia immaginazione, che i personaggi e gli avvenimenti qui sotto scritti e descritti non sono associarti a qualcuno realmente esistente.
Se le mie parole possono aver infastidito e aver causato dolore a qualcuno, mi scuso in anticipo.
MIC
 
Apro gli occhi lentamente, sbattendo le palpebre costantemente per potermi abituare alla forte luce del mattino.
Tiro su il piumone sino a coprirmi il viso. Muovo lentamente le gambe sotto le coperte sentendo le lenzuola lisce. Sono le mie lenzuola preferite, mamma le ha comprate perché a me piacciono molto i razzi e le astronavi infatti da grande vorrei diventare un astronauta per poter andare nello spazio. Sapete che lo spazio è infinito? Ieri la maestra ci ha detto che ogni giorno vengono scoperte nuove.. nuove.. non mi ricordo il nome.. Ah! Galassie! Sisi ha detto proprio galassie. Io vorrei proprio vedere tutte le galassie; perché ci sono i pianeti, le stelle e i i.. i satelliti. Sapete che la Luna è un satellite? Io pensavo fosse un pianeta! Come la Terra, Marte e Giove.. gli altri non li so, scusate.
Guardo il calendario di topolino e paperino appeso nella parete davanti a me. Oggi è il 12 Ottobre! E oggi compio ben sette anni! La mia mamma dice che ormai sono un ometto. Ma io non voglio essere un “ometto”, io voglio essere grande e grosso come il grande Ali.
Sposto le coperte e mi stiracchio le braccia sentendole scricchiolare. Mi alzo e mi affaccio alla finestra, il sole è molto luminoso e due uccellini volano raggiungendo il nido dove ci sono i piccoli.
Guardo giù e vedo Luisa andare avanti e indietro per la strada sulla sua stupida bici rosa con i campanellini.
Luisa ha sei anni ed è la sorella di Mario, il mio migliore amico. Ogni volta che giochiamo lei si mette in mezzo con le sue stupide bambole. Stupide bambole, stupida bici rosa, stupida Luisa.
Neanche Mario la sopporta. Dice che i suoi genitori l'hanno presa da una fabbrica dove creavano bambini e lei era “guasta” e quindi, invece di essere brava e gentile era perfida. Dice anche che i genitori hanno scelto lei per rendergli la vita impossibile. Io non ci credo che l'abbiano presa da una fabbrica di bambini ma che sia perfida o “guasta”.. beh, quello è vero.
Sento dei passi salire la scala e mi volto verso la porta. La porta si apre lentamente e il viso di mia madre spunta dalla porta socchiusa.
<< Allora sei sveglio! >> afferma sorridendo ed entrando.
Mi sento felice così abbandono la mia postazione e le corro contro abbracciandola forte.
<< Ometto oggi compi gli anni >> dice mentre mi accarezza i capelli neri.
<< Si, devono venire i miei amici? >> chiedo sollevando lo sguardo e guardandola negli occhi.
<< certo, verranno i tuoi compagni di classe, Mario e sua sorel- >>
<< Mamma, Luisa no! >> affermo sbuffando.
<< Finiscila, è una bambina dolce. Vedrai che ci farai amicizia >> dice dandomi un colpetto scherzoso sulla nuca.
È la mia prima festa di compleanno. La mamma mi ha promesso che ci saranno i palloncini colorati, tanti bambini e.. ascoltate bene, UNA TORTA CON LA PANNA! Si, per la prima volta non la farà lei ma la comprerà in pasticceria; quella pasticceria dove mi fermo sempre a mangiare con gli occhi tutte quelle cose buone.
Sarà grande con tanta panna e sopra ci saranno sette candeline azzurre. Sarà una festa molto bella e divertente e in più mio padre, quando sono sceso per bere il mio latte con i cereali, mi ha abbracciato e mi ha dato gli auguri. All'inizio avevo un po' di paura ma poi l'ho abbracciato. Niente vino, niente pugni e calci, oggi sarà una giornata bellissima, la più bella di tutta la mia vita.
 
Le lancette dell'orologio sembrano non andare avanti, possibile che qualcuno le abbia incollate con la colla?
Appoggio la testa sulle braccia incrociate sopra il tavolo e continuo a osservare le lancette. Quella lunga e nera si è spostata di pochissimo arrivando al numero 12 mentre quella corta è rimasta sul numero 4.
Sono le quattro ma nessuno è ancora arrivato.
<< Mamma, secondo te si sono dimenticati della mia festa? >> chiedo guardandola mentre tira fuori dal forno i biscotti con le gocce di cioccolato.
<< No, tesoro,non possono dimenticati della festa. Sono le quattro adesso quindi non sono in ritardo >>
<< Ma la festa era alle quattro e ora sono le quattro e qualche minuto >>
<< Manu, finiscila >> afferma alzando gli occhi al cielo.
Sento suonare il campanello e il mio cuore inizia a battere forte. Alzo la testa e guardo mia madre sorridendole, mostrando la finestrella del dente che mi è caduto qualche giorno fa.
<< Corri ad aprire! >>dice lei sorridendo.
Annuisco deciso con la testa e corro verso la porta d'ingresso. Giro la maniglia e vedo Mario sorridermi << buon compleanno scheggia >> dice continuando a sorridere.
Un enorme sorriso mi riempie la faccia e lo ringrazio. Ma il mio sorriso si spegne quando vedo Luisa che tiene in mano il regalo. Allunga le mani porgendomi il regalo e dice << Tanti auguri >> sorridendo.
Mia madre ci raggiunge salutando calorosamente la signora Nulli: la madre di Mario e Luisa che ha accompagnato i figli.
<< Entrate >> dice cor-cordialmente mia madre tenendomi a lei. Forse ha paura che aggredisco Luisa? Sorrido.
<< Tanti auguri di buon compleanno. Cento di questi giorni >> dice la madre di Mario dandomi un bacio sulla guancia. Sorrido imbarazzato sentendo le guance prendermi fuoco.
È una donna molto bella: bionda e con due enormi occhi azzurri. Assomiglia molto a Marilyn Monroe solo che è più grande. Mario un giorno mi ha raccontato che quando era ragazza faceva la ballerina di danza classica e che ora sta cercando di insegnare a Luisa a ballare ma lei, parole di Mario, “è un sacco di patate che cade in continuazione”.
<< Andate a giocare, su >> afferma mia madre sorridendo.
Andiamo nel cortile che è stato allestito per la festa. Ci sono tanti palloncini, coriandoli e giochi.
<< Pensi che verranno gli altri? >> chiedo a Mario.
<< Penso di si.. perché non apri il regalo? >> chiede guardandomi strano.
<< Mamma mi ha detto che devo aprirli tutti insieme, dopo la torta >> rispondo alzando le spalle.
<< Capito >> risponde Mario sorridendo per poi correre da Luisa e prenderle la bambola.
Lei urlò di restituirgliela e iniziò a rincorrerlo. In altri giorni avrei scocciato Luisa insieme a Mario ma oggi proprio non ne avevo voglia, volevo rimanere calmo come un perfetto padrone di casa.. o almeno è quello che mi ha detto mamma..
Poco dopo arrivarono mamma e la Signora Nulli in compagnia di altri miei compagni di classe.
Dopo i vari “auguri” e dopo aver depositato i vari regali nel tavolo insieme agli altri, mi immergo nella mischia e inizio a giocare.
Mia madre ogni tanto esce fuori con biscotti e bibite di aranciata. La guardo e la sorrido, come a volerla ringraziare. Lei ricambia il sorriso e si immerge in discorsi poco seri con la signora Nulli e bere del tè.
La vedo spensierata e dopo tanto tempo sta sorridendo.
 
Guardo l'orologio e vedo che sono le sei, la madre di Mario e Luisa è dovuta andare via e ha detto che tornerà verso le sette e mezza per prendersi i figli, non che ce ne sia bisogno dato che devono solo attraversare la strada.
Mia madre, dopo aver accompagnato la signora Nulli all'ingresso, torna in cortile col la torta.
I miei occhi iniziano a brillare e mi manca il fiato per l'emozione.
Mamma appoggia la torta sul tavolo e accende le sette candeline azzurre.
Ci avviciniamo tutti intorno al tavolo e mia madre mi posa le mani sulle spalle. Guardo tutti i miei amici davanti a me che mi sorridono e incitano a soffiare le candeline.
<< Esprimi un desiderio e poi soffia >> dice mia madre all'orecchio.
Annuisco e penso. Alzo gli occhi al cielo e vedo che il sole sta già scendendo per nascondersi dietro le case. Brilla e io mi sento felice.
Desidero che mia madre sia sempre felice come oggi” penso e, dopo aver preso tutta l'aria possibile, soffio le candeline.
Tutti i miei amici e mia madre applaudiscono e sento le mie guance prendere fuoco.
Mia madre mia da un bacio sulla guancia e, dopo avermi abbracciato, taglia un pezzo di torta a tutti.
L'assaggio e sento che mi piace tanto.
Guardo mia madre mettere in bocca il primo pezzo di torta e chiudere gli occhi. Sorrido, sono felice.
 
Il cielo si sta tingendo di arancione, rosa e rosso. È davvero bello.
Mi fermo a osservarlo mentre i bambini intorno a me continuano a correre. Cerco lo sguardo di mia madre, a lei le piacciono molto i tramonti, ma non c'è.
È strano, non si è allontanata quasi nulla per la festa e ora che ci penso è da un po' che non la vedo.
Dopo aver ripreso fiato, e essermi asciugato le piccole gocce di sudore sulla fronte, decido di andare a cercarla. Il tramonto è la sua parte della giornata preferita e non se la prede mai. Non può perderlo proprio oggi che è il mio compleanno..
Entro in casa e vado in cucina, non c'è.
forse è in camera che guarda il tramonto dalla finestra” penso, probabile dato che la camera da letto è al primo piano e che da lì si vede meglio l'orizzonte.
Mi giro verso la finestra che porta al cortile e vedo tutti quei bambini rincorrersi felici che tengono stretti i palloncini o giocano a calcio con essi.
Salgo lentamente i primi gradini scricchiolanti, giro l'angolo per l'altra rampa di scale e salgo solo di un passo. Mi blocco sentendo la voce sibilante di mio padre. Poi qualcosa che cade, una lampada. Il colpo mi fa saltare dallo spavento.
Faccio qualche altro gradino cercando fare il massimo silenzio.
Stringo forte il corrimano e deglutisco. Mio padre urla.
Mi avvicino alla stanza. La porta è socchiusa e dalla stanza esce una debole luce che si espande nelle scale.
Arrivo alla porta da dove provengono le loro voci. Non riesco a capire molto, solo un “Ti prego.. non oggi” di mia madre che parla sottovoce, quasi a volerlo supplicare, e un.. “Zitta put..” di mio padre.
Deglutisco avvicinandomi sempre di più alla porta. Mi specchio nel pomello della porta è d'oro e la mia faccia sembra tutta strana. Lo stringo e apro leggermente la porta per poter vedere.
Trattengo il fiato, ho paura che anche solo respirando può sentirmi e prendersela con me.
Avvicino la testa e, con l'occhio destro, guardo entro la stanza.
Mia madre è stretta al muro, trema.
Mio padre è davanti a lei e le tiene il viso fermo con una mano intorno al collo. Mia madre piange, piange tanto e vorrei che non piangesse.
<< Ti prego.. non farlo.. >> continua a ripetere mia madre.
Mio padre stringe più forte la mano intorno al collo e mia madre stringe gli occhi, le sta facendo male.. molto male.
Si slaccia la cintura dei pantaloni e inizia a colpire mia madre nelle gambe. Ad ogni colpo mia madre si morde le labbra, per cercare di non urlare. Ogni colpo mi fa sobbalzare dallo spavento. Inizio a tremare e mi pungono gli occhi.
Si ferma, i colpi di cintura finiscono e io penso che forse ha finito. Sospiro.
Ma non è finito.. mio padre costringe mia madre a voltarsi. Le fa poggiare la testa al muro e vedo il puro terrore nei suoi occhi.
Le tiene le mani ferme sopra la testa mentre con l'altra si slaccia i pantaloni e poi alza il vestito bianco con i fiori di mia madre. Non dice nulla, semplicemente si muove mentre negli occhi di mia madre vedo solo sofferenza.
La voce di Mario al piano di sotto mi fa saltare dallo spavento. Mi allontano di qualche passo e mi volto verso le scale. Mi passo una mano in faccia cercando di asciugarmi il viso dalle lacrime e dal moccio che è sceso dal naso.
Me l'aveva promesso..” penso, “mi aveva promesso che oggi sarebbe stato buono..”.
Corro giù per le scale e trovo Mario che mi stava cercando in cucina.
<< Dove sei finito? Devi aprire i regali! >> risponde Mario sorridendo.
<< Scusa stavo cercando mia madre >> rispondo abbassando lo sguardo.
<< Oh, e dov'è? >> chiede ingenuamente.
<< Sta riposando, non sta bene >> rispondo cercando di non guardarlo negli occhi.
<< Ok, dai, vieni fuori >> dice Mario allontanandosi.
Guardò un'ultima volta le scale e poi corro fuori.
Non so quanto tempo sia passato, forse dieci o venti minuti, ma so che si sta facendo buio e io devo aprire i regali prima che gli invitati vadano via..
Do uno sguardo alla porta vedendo mia madre uscire e venire verso di me.
Sta sorridendo << Scusami Manu, mi sono sdraiata un attimo perché avevo un po' di mal di testa >> dice accarezzandomi la guancia.
Vedo il suo labbro inferiore tremare per un istante e gli occhi diventare lucidi.
<< Non preoccuparti mamma >> rispondo sforzandomi di sorridere.
<< Dai, apri i regali >> dice continuando a sorridere ma so, lo sento, che sta davvero male.
Raggiunge la sedia e si siede lentamente facendo una smorfia di dolore. Solo ora noto che si è cambiata d'abito e che indossa un paio di calze nere.
Apro tutti i regali fingendo che mi interessino. Ad ogni regalo mostro un enorme sorriso e ringrazio che me l'ha fatto ma dentro di me vorrei solo piangere.
 

Salve a tutti.
Scusate i ritardo e scusate per aver pubblicato un capitolo così corto.
Se non l'avete capito è incentrato vsul nostro protagonista all'età di sette anni quindi il linguaggio e la forma è più infantile :)
Nel capitolo sucessivo torneremo nella realtà u.u
Beh, che dire, spero che non vi abbia fatto così schifo xD
Alla prossima <3
Baci
MIC
   
 
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