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Autore: dis0bey    02/04/2013    7 recensioni
Correva l'anno 2010, Justin e Miranda, 10 e 11 anni, sono amici per la pelle, legati dai loro sorrisi e dalla loro voglia di vivere, il primo è testardo, la seconda è permissiva.
Si trovano un giorno a vivere un'esperienza tragica, un'incidente, dove il primo resta illeso e la seconda finisce in coma vegetativo.
Non saranno anni facili quelli successivi all'incidente, Justin vittima dei suoi sensi di colpa finisce per diventare un ragazzo pericoloso, mentre Miranda continua a dormire, finchè in una calda giornata del luglio 2012 la ragazza si sveglia, ma non trova ciò che si aspettava: la madre pronta ad abbracciarla e Justin pronto ad amarla come solo lui faceva, bensì trova invece un Justin cambiato e una madre ormai defunta, ma trova aiuto nella compagnia dell'ex migliore amico di Justin, finchè i due amici finiranno per incontrarsi, in una situazione a dir poco assurda per Miranda, e cosa si diranno i due?
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 9.





24 agosto 2012, miranda’s pov.

“Miranda..” un mano mi percosse lievemente, e così aprì gli occhi, mi ero addormentata sul divano di fronte la mia stanza, innervosita dalle liti di Chaz e Justin, il primo mi si presentò davanti con un sorriso enorme, forse per scusarsi, o solo per essere gentile.

“Justin è andato via, se vuoi puoi andare nella tua camera, io sto andando via..” mi portai in piedi e mi sistemai i vestiti con le mani.

“Non preoccuparti, mi dispiace che già vai via..domani tornerai vero?” non era una domanda, e nemmeno una richiesta, volevo una conferma a quello che già sapevo, che il moro non mi avrebbe mai lasciato, e che dopotutto anche se non potevo ricambiare i sentimenti che lui forse provava per me, mi voleva bene e aveva bisogno della mia compagnia come io avevo bisogno della sua, e dei suoi abbracci..e di qualche altra lezione sui ‘baci con la lingua’.

“Certo che torno! Però vengo nella tarda mattinata, ho alcune cose da fare per..mia mamma, ci vediamo domani piccola” mi stampò di sfuggita un bacio sulla guancia, troppo vicino all’angolo delle labbra, e se ne andò, senza farmi replicare, l’avevo visto un po’ timoroso e titubante sulle ultime parole, aveva qualcosa da nascondermi? Non mi interessava, per ora.

‘Drin, Drin, Drin!’

Il cinguettio del mio iPhone mi fece sobbalzare, lo cercai in tasca, poi mi ricordai di averlo lasciato sul comodino della mia camera, quindi vi entrai e lo afferrai, senza nemmeno leggere chi fosse a cercarmi, risposi.

“Pronto!”

“Pronto, ciao Miranda!” una voce non così tanto sconosciuta, ma nemmeno così familiare, mi salutò felice.

“Dylan! Scusa se ti ho fatto aspettare, ma non trovavo l’iPhone” risi, divertita dalla situazione.

“La solita sbadata, eh?” la sua risata, che non avevo avuto modo di sentire il giorno precedente, era stupenda, e riusciva a farmi sorridere.

“Mi stai dando della stupida? Me la paghi questa, eh!”

“Quando hai voglia di farmela pagare?” perché avevo provato una fitta allo stomaco, era un dolore sopportabile, forte, ma dolce.

“Quando ne avrò voglia, quando meno te lo aspetti, questo è sicuro..”

“Stasera hai da fare, biondina?”

“Non mi pare, perché?” mi stesi sul letto, sorridendo come un’ebete, mi sentivo che stava per chiedermi di uscire, non è che fossi cotta di lui, ma un altro ragazzo figo come lui di certo non l’avrei trovato dietro la porta.

“Hai voglia di uscire con il sottoscritto? Una pizza e una birra, che ne dici?” ecco, come sempre avevo ragione, dovevo fare la veggente come minimo.

“Dico di sì, diciamo alle..”

“Alle 20 fuori casa tua?” mi precedette, non che fossi così prevedibile, però.

“Mh, sì, però ecco..io non è che vivo in una casa..cioè, devi venirmi a prendere all’Othello Common Ospital..” mi accigliai, speravo non avesse fatto storie, insomma mi sarei dovuta presto trovare un appartamento, perché per quanto io sia guarita non potevano tenermi ancora per molto.

“E questo sarebbe un problema? Aspettami all’entrata alle 20, e sii puntale, odio i ritardatari” in quel momento mi immaginai il suo volto mulatto, che mi faceva un occhiolino con quegli occhi scuri come la pece.

“Sarò puntualissima! Promesso!”

“Ciao biondina” sorrisi, come al solito, come un’ebete.

“Ciao Dylan!” staccai la telefonata, e posai l’iPhone, osservando l’ora, erano soltanto le..19? DOVEVO VESTIRMI, mi feci per alzarmi dal letto, quando una voce mi spaventò.

“Signorina Lewis?” mi voltai e sull’uscio della porta un vecchio ‘decrepito’, come l’avrebbe definito Justin, che si manteneva con un bastone di legno mi osservava.

“Si, sono io!” dissi, timorosa, e curiosa, non di certo impaurita.

“Eccovi! Non la trovavo, la signora Reece mi aveva mandato dall’altra parte dell’ospedale! Quella vecchia rimbambita! – lo guardai sconvolta, ma che sfrontato quel vecchietto, quindi notò che io lo fissavo interrogativa riprese a parlare. – Ecco, io sono il Notaio Yarnall”

“E..scusate le parole, ed il tono..ma cosa volete da me?”

“Voi, signorina cara, sa cosa è un notaio, vero?” io scossi la testa, e il vecchietto per poco non perse l’equilibrio dalla sorpresa.

“Ecco, non voglio stare qui a disturbarvi, perciò andrò dritto al punto, forse voi avete da fare – sarà un veggente anche lui? – Sono qui, per darvi, o meglio comunicarvi, le volontà della vostra defunta madre!” questa volta a rischiare di perdere l’equilibrio fui io, e non il Notaio, mia madre mi aveva lasciato delle cose? Ricordavo, che un signore del genere si recò in casa mia quando la mia nonna materna morì, venne per comunicare a mia madre alcune cose che la vecchia signora Spears le lasciò.

“Signorina, se volete posso passare anche un altro giorno!” il vecchio notò che ero assorta nei miei pensieri e forse pensò che non volessi sapere di mia madre, o non volessi ascoltarlo.

“No assolutamente signore! Resti qui, prego si accomodi, mi dispiace non poterla ricevere, ma questo è tutto quello che posseggo in questa stanza” mi alzai velocemente e portai la poltrona che si trovava nell’angolo della stanza di fronte al letto, e aiutai il vecchio signor Yarnall ad accomodarsi, e dopo svariati ‘Grazie’ e ‘Prego’, il signore si schiarì la voce con un colpo di tosse.

“La sottoscritta Signora Ariana Katherine Jacqueline Spears – Lewis, avvenuta sua morte, lascia alla figlia Miranda Acacia Lewis, mia unica figlia, e unico amore: la Manor Lewis situata di Street Churchill numero 12 , l’intero conto di famiglia conservato nella Banca Svizzera, e tutto ciò che è situato nel magazzino di famiglia Lewis situato in Street Fitch numero 49.”

Quando finì di leggere, mi resi conto di avere più cose di quanto mi aspettassi, più di quante me ne servissero, ma ora non mi importava, i miei genitori non si erano dimenticati di me come una volta sentì dire da Justin, mentre ero in coma, anzi, mi erano più devoti e provavano più amore verso di me di quanto io o Justin sapessimo.



 

24 agosto 2012, justin’s pov.

Sbattei la porta di casa, non per rabbia, anzi fissare per ore intere Miranda che dormiva mi aveva calmato più di un sonnifero, volevo che Colton e gli altri sapessero che il capo era tornato, che era meglio se fossero spariti alla sua vista..ma forse il messaggio non fu chiaro a tutti.

“Capo!” Conor mi venne in contro, e notò la mia frustrazione e stanchezza negli occhi e fece per girare le spalle per sparire, forse furono i suoi occhi troppo simili a quelli di Miranda.

“Dimmi Conor, cosa c’è?” troppo dolce anche per me, era la stanchezza, e..gli occhi di Miranda.

“Capo, volevo dirti..stai bene? Prima ti ho visto svenire, poi quando ti sei ripreso sei scappato, ecco io ero preoccupato per te..” scossi la testa, quel ragazzo era davvero incomprensibile.

“Sei sicuro che è solo questo Conor?” il biondo mi fissò, poi scosse la testa in segno di dissenso, e io con la mano lo incitai ad andare avanti.

“Ecco, Colton è andato via, Katherine è in camera a piangere da almeno due ore, io non sono riuscito a fare qualcosa, ma tu dovresti parlare con Colton e chiarire, siamo una squadra e non vogliamo che prima di un colpo così grande ci separiamo, o sbaglio? Scusa se te lo vengo a dire, picchiami se vuoi, ma risolvi la situazione” lo fissai, quel ragazzo per quanto mi avesse innervosito, perché le sue parole sembravano quasi come un’ordine più che come un consiglio, aveva fin troppo ragione.

“Sparisci Conor” lo fulminai, e lui alzò le spalle sorridendo per poi andare al piano di sopra, se questi ragazzi avevano imparato una cosa in questi anni, è che quando io non ho ragione gli dico di dileguarsi, quando invece so o almeno penso di aver ragione comincio a urlare bestemmie che fanno rotolare tutti i morti nelle proprie tombe.

‘Katherine è in camera a piangere da almeno due ore..’

Mi avviai verso il piano superiore, e cercai di ricordarmi la camera di Colton, quando la trovai cercai di bussare lentamente, ma il risultato fu l’opposto, e scatenai l’ira della ragazza.

“Conor, vai via, smettila! Lasciami stare!” credeva fossi il biondo, chissà quanto l’aveva rotto quel ragazzo tanto premuroso, che aveva una cotta tanto grande per Katy.

“Katycat..sono Justin”

“Entra” ero così sicuro che mi avrebbe mandato via, che non avevo pensato che avesse potuto accettare il mio auto-invito, era da tanto tempo che non ero da solo con Katy, dopo che avevamo avuto un litigio un anno e mezzo fa, dove la scaricai, perché stanco delle sue scenate di gelosia e del suo non-te-la-do, e fanculo! Dopo nemmeno tre mesi la trovai con il mio migliore amico, non nego di essere rimasto stranito da quella situazione, però presto eravamo tornati amici, e avevamo imparato a sopportarci a vicenda.

“Come stai?” dissi, chiudendomi la porta alle spalle, e sedendomi sul piano più vicino al mio culo, il comò di fronte il letto su cui era seduta Katherine intenta a leggere uno di quei giornali spazzatura sul gossip.

“Come credi che io stia?” non alzò nemmeno lo sguardo da quel giornale, a cui avrei probabilmente dato fuoco in quel momento, odiavo quando la gente non si degnava di guardarmi negli occhi mentre parlavamo.

“Uno schifo? E quindi leggi stronzate su..qualche vip? Cerchi di renderti felice, perché George Clooney si è lasciato con quella porcona – accentuai la parola ‘porcona’ per stuzzicarla.-  di Elisabetta Canalis?” dissi ghignando.

“In realtà si sono lasciati molto tempo fa, stupido ragazzino pieno di se, e no non sto uno schifo, sto peggio!” alzò lo sguardo quel tanto per lanciarmi uno sguardo inviperito, arrabbiato, e rancoroso.

“Quindi con questo sguardo stai intendendo che sia colpa mia?” mi cercai in tasca delle sigarette, e ne afferrai una per poi portarla alle labbra ed accenderla.

“Non sto intendendo nulla, Justin, sto solo intendendo che potevi evitarti quel teatrino” continuava a fissare il giornale, quella codarda.

“Ti devo ricordare chi ha cominciato la discussione?”

“Tu!” mi fissò, e poi lanciò il giornale sul comodino, e cominciò a stendersi lo smalto sulle unghie.

“Colton.”

“Tu!”

“Colton.”

“Tu.”

“Troia..”
notai che gli tremò la mano quando pronunciai quella parola, che non le aggettivavo da un’anno e mezzo.

“E’ successo un’anno e mezzo fa, non puoi continuare ad attaccarti su questo quando discutiamo, perché non ti hanno donato un cervello quando sei nato?”

“Principessa, non si può avere tutto, sono fin troppo bello, non potevo essere anche intelligente, non credi?” ghignai, mi sarò dato anche del deficiente, ma lei odiava quando mi facevo i complimenti da solo, quindi pensai di punzecchiarla come sempre.

“Montato, sparisci!”

“Oddio, la principessa sul pisello.. –
la fissai, mentre uscivo dalla stanza, lasciando un profumo di sigaretta e One Million. – aspetta, proprio sul pisello no eh? Verginella” sbattei la porta, soddisfatto di me, e di aver mandato a fanculo l’ego di quella stronza.

‘Bong, Bong, Bong!’

Non riconobbi subito la suoneria del mio iPhone avendola sostituita, visto che ormai in questa casa avevamo tutti l’iPhone e tutti con la stessa suoneria, afferrai il cellulare dalla tasca e vidi scritto: “Miranda ti chiama”, risposi subito.

“Pronto!”

Nessuna risposta, sentivo soltanto tanto casino, sarà partita la telefonata senza che lei se ne rendesse conto.

“Cosa ordini biondina?” riconobbi la voce di un ragazzo, che si riferiva probabilmente a Miranda, essendo lei bionda.

“Non ne ho idea, tu cosa vuoi?”

“Te, andrebbe più che bene..” sentì ridere entrambi, che porco, come poteva parlare così alla mia piccola.

“Eddai..” non volli sentire più niente, e staccai la telefonata, più nervoso di quando credevo che Miranda stesse a cavalcioni su un ragazzo, nella sua camera il giorno dopo che la portai a casa sua.


 

24 agosto 2012, miranda’s pov.

“Eddai Dylan!” scoppiai a ridere, quando le mani del ragazzo incontrarono i miei fianchi e presero a solleticarmi. “Fermati, stronzo!” quando mi resi conto di averlo offeso mi tappai la bocca, e abbassai lo sguardo.

“Scusa..” scossi la testa dispiaciuta, era il primo appuntamento, e già avevo offeso il mulatto, dovevo proprio far schifo come ragazza.

“Per così poco? Al primo appuntamento ne ho sentite di peggio!” rise, forse divertito, o forse no.

“Del tipo?”

“Porco, ninfomane, bastardo, traditore..cazzate del genere, e la cosa più divertente è che quando una ragazza mi diede del traditore è perché mi trovò a telefono con mia sorella quando tornò dal bagno, e io la chiamavo ‘Amore mio’, penso che non sappiano cosa voglia dire amore fraterno, vero?”
io annuì divertita.

*

2 ore dopo.

“Ti sei divertita?” io annuì sorridente, era la pura verità, da quando mi ero risvegliata, non mi ero mai sentita così felice, forse solo quando ho rivisto Justin, ma quella felicità durò circa il tempo di rendermi conto che stava prendendo a pugni Chaz.

“E tu?” lo guardai, mentre la macchina si fermava fuori l’entrata dell’ospedale.

“Molto! Pensi che ti possa baciare Miranda?” lo guardai, mangiata dall’indecisione, se l’avessi baciato avrei ferito i sentimenti di qualcuno? No. Se l’avessi baciato, forse lui avrebbe creduto che potessimo intraprendere una relazione? No, insomma, non è proprio il tipo. Se l’avessi baciato e Justin l’avesse saputo, come l’avrebbe presa?..Meglio non pensarci.

“Mh, credo proprio di si” sorrisi, prima di incontrare le labbra del mulatto, che si muovevano leggere sulle mie, quando poi la sua lingua mi tocco il labbro inferiore schiusi le labbra per permettere di approfondire il bacio, che fu dolce e passionale, non troppo spinto, ma nemmeno troppo casto, non opposi resistenza, nemmeno quando Dylan mise le mani sui miei fianchi, e sfiorò col palmo i miei fianchi scoperti, quando si staccò da me, io ero come affannata.

‘Nemmeno avessi corso su per una montagna, e  poi fossi scesa giù sempre correndo’ pensai..

“Buonanotte biondina” mi diede un leggero bacio casto sulle labbra, e poi io mi voltai per uscire dalla macchina, e prima di chiudere la portiera, gli augurai la buonanotte.

Non volevo percorrere il corridoio, o incontrare la signora Reece  che mi avrebbe sicuramente chieso dove fossi stata per tutto quel tempo, quindi decisi di entrare per il giardino interno, e quindi per la famosa porta di vetro.
Corsi, avevo paura del buio, ed essendo ormai quasi mezzanotte corsi come una disperata lungo il giardino, fino a quella che era la vetrata della mia camera, che aprì e chiusi velocemente alle mie spalle, quasi volessi evitare all’uomo nero di entrare, chiusi a chiave quella porte, calai le serrande, e poi accesi la luce, quando mi voltai verso il mio letto lo trovai occupato.





||writer's corner||

mi perdonerete mai? No, non mi perdonerei nemmeno io, so che non ho più aggiornato e mi sento in colpa, spero che non abbandonerete la ff a cui tengo molto :) Non ho più aggiornato per due motivi: 1) non avevo terminato il capitolo, 2) non avevo voglia di scrivere. 
Per farmi perdonare questo è lunghissimo, e vi avviso che il 10 che è pronto sta aspettando voi!
Vi lascio il mio profilo di twitter per qualunque cosa:

https://twitter.com/mcbjeber
xx, silvia!

  
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