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Autore: SenBreeze93    03/04/2013    1 recensioni
Un materiale curioso rinvenuto su Urano e Nettuno. Un uomo potente che ne viene in possesso. La possibilità di poter creare un "essere migliore". Uomini e donne sottoposti a test di laboratorio, con mortalità pari all'80%. Esseri potenti, senza coscienza.... fino a lei.
Kay è una ragazza, strappata via dalla propria famiglia e privata della propria memoria. L'unica femmina nel suo genere. Starà a lei decidere del proprio destino: utilizzare le proprie abilità per uccidere o per proteggere?
Genere: Azione, Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Uccidere è sbagliato!












 

Nei giorni che seguirono, Kay fu sottoposta a vari test da laboratorio. Tra cui radiografie, tac e così via. Era l'unica ragazza mai sopravvissuta all'intervento e Sienna le aveva spiegato che voleva controllare che ciò che aveva passato non avesse intaccato il suo apparato genitale, sterilizzandola, ma per fortuna ciò non era successo.

Sienna era sì felice della notizia, ma anche preoccupata. Quando Kay le aveva chiesto il motivo, lei le aveva risposto dicendole che temeva che Daniel la volesse usare per mettere in piedi un esercito perfetto, attraverso i suoi possibili figli avuti con l'altro esperimento perfetto: Jay.

L'idea l'aveva fatta rabbrividire. Poi altri risultati spiegavano come la lunghezza dei suoi capelli determinasse la sua vita: in essi risiedeva la maggior parte di energia vitale e ogni centimetro equivaleva ad un anno di vita. Se avessero voluto ucciderla senza troppi problemi, avrebbero potuto tagliarglieli. Ma c'era anche da dire che, sì erano setosi e luminosi, ma erano anche forti come acciaio e non era semplice spezzarli.

Per giorni e giorni testarono i suoi “poteri”, ma ogni volta, sempre facendo finta di niente, fingeva di non essere in grado di controllarne gli effetti. Sapeva che se avessero capito che era effettivamente pronta, le avrebbero chiesto di uccidere qualcuno, come magari già facevano con Jay. Per fortuna Sienna le dava corda, dicendo agli scienziati che probabilmente la sua potenza era tanto elevata da impedirle di controllarla nel migliore dei modi, per il momento.

 

Erano le sei del tardo pomeriggio e Kay era appena rientrata nella sua stanza, lasciandosi scivolare sulla porta chiusa, fino a terra. Era stanca... non tanto fisicamente, quanto emotivamente. Dover stare ogni santo giorno in quei laboratori, subire ogni tipo di test, recitare la parte del burattino... era davvero insopportabile per lei, come anche vedere passare i sacchi contenenti i cadaveri dei ragazzi che avevano avuto la sfortuna di esser stati rapiti.

Come ormai faceva da tempo, il suo sguardo finì automaticamente all'angolo della stanza, dove una volta vi era la teca di Batuffolo. Ormai era passato un mese dalla sua morte, ma ancora percepiva quella perdita come se fosse avvenuta il giorno prima.

Scrollò la testa. Non ci doveva pensare: non è che così sarebbe stata meglio...

Si alzò, andando a sedersi sullo sgabello in mogano della toeletta, specchiandosi: aveva decisamente l'aria stravolta: occhiaie violacee le contornavano gli occhi, i capelli erano spenti e la carnagione più pallida del solito.

Sbuffando a quella vista, si disfò la treccia, mettendosi a spazzolare i capelli. Teneva lo sguardo fisso sul ripiano in legno dinnanzi a sé, ma la mente era altrove. Non pensava a niente di specifico, solo... godeva di quel momento di stanby.

Bussarono alla porta, ma stavolta aprirono senza aspettare risposta. Ma tanto Kay non se ne curò. Conosceva quel modo di bussare. Non ebbe neppure bisogno di voltarsi per sapere che era Sienna ad essere appena entrata.

La fissò attraverso il riflesso dello specchio: sembrava stanca, molto più di lei.

    • Sienna... tutto bene? –

Quella parve riscuotersi, voltandosi verso di lei e strofinandosi distrattamente un occhio.

    • Sì, sono solo un po' stanca. – le rispose, ma Kay non ci credette più di tanto... qualcosa che non riusciva bene a definire le diceva di non fidarsi di quello che la donna aveva appena detto.

Com'è che si chiamava? Ah, sì: intuizione.

    • Sei sicura? – le chiese senza pensarci.

Sienna la guardò sorpresa, poi le sorrise e andò verso di lei, prendendole la spazzola dalle mani e mettendosi lei a lisciarle i capelli.

    • Dunque hai riscoperto anche la preoccupazione? Sei davvero un portento, Kay. È una gioia constatare quanto tu sia rimasta la solita ragazza ingenua e di buon cuore. –

Continuò a spazzolarle i capelli per diversi minuti, rimanendo in silenzio. Solo dopo un po' Kay si decise a colmare quel vuoto di parole.

    • Sienna, cosa c'è che non va? –

    • Affari di lavoro. Niente che ti possa preoccupare. –

    • Ma a me preoccupi tu. –

Sienna si bloccò, irrigidendosi parecchio. Di nuovo una reazione che davvero Kay non riusciva a spiegarsi. Notando la perplessità nei suoi occhi, Sienna si affrettò a riprendere un'espressione quanto meno serena.

    • Te l'ho detto... non c'è nulla che non vada. Stai tranquilla, ok? –

No che non stava tranquilla... c'era qualcosa di diverso in lei, nel suo atteggiamento, nel suo modo di parlare... in tutto ciò che faceva Kay notava qualcosa che stonava. Poteva quasi percepire l'ansia propagarsi dalla donna come i raggi dal Sole.

Decise comunque di non indagare oltre. Se Sienna non voleva parlargliene un motivo di sicuro ci doveva essere... nascosto da qualche parte. Decise quindi di cambiare discorso.

    • Oggi che cosa farò? Ancora test? –

Di nuovo la mano di Sienna si irrigidì. Il sorriso che esibì fu molto tirato e falso, perfino agli occhi inesperti di Kay.

    • Sì.... – rispose poi la professoressa – Questo però sarà l'ultimo. Dopo di questo non ti chiederanno di farne altri. –

Kay sentì un sorriso delinearsi sulle sue labbra. Era magnifico! La prima bella notizia dopo settimane di calvario. Oppure no? Non capiva perché Sienna fosse tanto triste. Lei era... come si diceva? Entusiasta! Finalmente non avrebbe più dovuto mostrare il suo corpo a tutte quelle persone strane e inquietanti!

Già... mano a mano che andava avanti con i vari test clinici, si era resa conto di provare un certo fastidio a spogliarsi davanti a dei perfetti sconosciuti. Quando ne aveva parlato con la professoressa Sienna lei aveva dato un nome a questa sua sensazione: pudore.

Non ne aveva capito pienamente il significato, ma non ci era più andata su. Specialmente non l'avrebbe più fatto ora che finalmente quelle maledettissime verifiche erano finite. O meglio... quasi finite.

Ciò di cui era sicura in quel momento era che, al contrario del solito, non vedeva l'ora di farlo e levarsi il fardello di dosso una volta per tutte!

Sienna ci stava mettendo più del solito ad intrecciarle i capelli, quasi ogni movimento fosse di un'importanza estrema. Le osservava le ciocche con sguardo spento, che confondeva Kay, e quando finalmente giunse alla fine della treccia, fissandogliela, alzò lo sguardo su di lei, osservandola negli occhi tramite il riflesso dello specchio.

    • Andiamo? – le chiese, sebbene il suo tono di voce stonasse parecchio con il sorriso che si obbligava a sfoggiare. Mentre Kay si alzava, la donna le accarezzò distrattamente la testa, prima di voltarsi e procedere a passo lento verso la porta. Un gesto semplice.... affettuoso... che però non era passato inosservato alla ragazza.

Anche lei si avvicinò alla porta, ma quando Sienna fece per aprirla, Kay si decise: appoggiò una mano sull'anta di legno e la richiuse senza ammettere repliche. Sienna la guardò spiazzata.

    • Sei strana. – la informò semplicemente Kay. Sapeva che una volta uscite da lì non avrebbe più avuto modo di parlarle come in quel momento e lei pretendeva delle spiegazioni. Il comportamento di Sienna le faceva battere il cuore più forte del solito, più un pizzicore alla base del collo. Aveva... paura.

    • Te l'ho detto: sono questioni di lavoro. – rispose quella tranquillamente, ma Kay non le credeva. Non del tutto, comunque. Sentiva che c'era dell'altro. Qualcosa che non voleva dirle.

    • No, Sienna. Noi non usciremo di qui finché tu non mi avrai spiegato cosa ti sta succedendo! –

    • Vedo che la determinazione non ha tardato a manifestarsi in te. Mi chiedo se sia un bene... – sospirò, abbassando lo sguardo e mollando la maniglia. Kay rimase in attesa, ormai convinta di avercela fatta. – Questo test, come ho detto, sarà l'ultimo. Dopo questo... sarai giudicata pronta per il compito che ti è stato imposto fin dalla tua Nascita. –

Sienna alzò lo sguardo su di lei. Sorrise mestamente.

    • Dopo questo, non mi riterranno più utile. Verremo separate. Continuerai da sola per la tua strada. –

Kay percepì distintamente la stanza girare, il pavimento farsi di sabbia mentre lei poco a poco vi sprofondava.

    • Cosa? – chiese con quel filo di voce che era riuscita a trovare, da qualche parte.

    • Non sarò più la tua tutrice. –

    • No... cioè... no!!! –

    • Kay... –

    • Non voglio! Io come... come... non posso! Da sola... tu sei l'unica con cui possa parlare! –

    • Ci sarà Sayb. Potrai tranquillamente renderlo partecipe della tua situazione. Lui capirà. –

    • Non voglio Sayb! Mi spaventa e non mi piace per niente! Io voglio te! Fallirò il test! Lo farò apposta, così dovranno farmene un altro e potremo stare insieme ancora! –

    • Che cosa cambierebbe? Servirebbe solo a rimandare qualcosa di inevitabile. E comunque... questa volta non ti puoi permettere di fallire. –

Kay aggrottò le sopracciglia. Che cosa stava dicendo? Non capiva... Davanti al suo sguardo confuso, Sienna si sentì in dovere di darle una spiegazione, che però non fu per niente piacevole... né per lei, né tanto meno per Kay.

      • Se fallisci questo determinato test... ti catalogheranno come esperimento fallito e ti uccideranno. –

 

In cuor suo, Kay desiderava che il corridoio che li separava dal laboratorio durasse all'infinito. Non voleva fare quel maledetto esame... non voleva perdere Sienna... ma nemmeno voleva morire... cadere nello stesso stato di Batuffolo.. Cessare di essere ogni cosa. Rabbrividì al solo pensiero, ma Sienna le strinse la mano, tranquillizzandola un poco.

Quando arrivarono ad un bivio, invece che svoltare a destra come al solito, presero il corridoio di sinistra, parandosi d'innanzi all'ascensore che avevano preso una sola volta assieme, tempo addietro, per andare all'ufficio di Daniel. Una goccia ghiacciata le corse lungo la schiena e il cuore prese a batterle tanto forte da sfondarle quasi il petto. Stavano andando da lui? Colui che l'avrebbe sottoposta al test era Daniel?!

Le porte dell'ascensore si aprirono, rivelando il solito individuo immobile a lato dei pulsanti. Per la prima volta si chiese se anche lui fosse un Burattino, dato il suo atteggiamento distaccato e... robotico. Non aveva mai visto un Burattino.. o meglio, aveva visto Jay, ma non era sicura di poterlo catalogare tra di essi. Dopotutto, i suoi occhi sprizzavano tutto tranne che impassibilità. Certo, erano tutti sentimenti negativi, come la rabbia, il sarcasmo e il nervosismo... ma pur sempre emozioni! Invece, a detta di Sienna, un Burattino non poteva provare nulla... era solo un involucro vuoto capace di eseguire solamente degli ordini.

Osservò per la prima volta un quadrante nero sopra i tasti, sulla parete metallica davanti a lei: alcuni simboli si alternavano in un determinato ordine. Non le ci volle molto perché qualcosa scattasse nella sua mente, riconoscendoli come “numeri”. Stavano salendo di piano in piano... avvicinandosi sempre di più alla meta che tanto la stava spaventando... no, il termine giusto era “terrorizzando”.

Bruciava dalla voglia di voltarsi verso Sienna. Voleva qualcosa, qualsiasi cosa che potesse darle un po' di sicurezza. Uno sguardo, un sorriso, un cenno del capo... qualunque cosa! Ma sapeva di non poterselo permettere. Se si fosse voltata, se si fosse mostrata agitata, non solo avrebbe messo nei guai Sienna, ma avrebbe pure segnato la sua condanna immediata.

Quando risuonò un mesto campanello e le porte si aprirono dinnanzi a loro, Kay scoprì che le gambe non le si volevano smuovere di un millimetro. Semplicemente, non ce la faceva. Era pietrificata.

Accorgendosi del suo disagio, Sienna la prese nuovamente per mano e, facendo finta di nulla, la trascinò fuori dalla cabina.

Nella stanza non era presente solo Daniel, ma anche altre persone. Kay riuscì a riconoscerne solo due: Sayb e Jay. Strano ma vero, erano entrambi posti ai lati della poltrona dell'uomo che, ne era certa, di lì a poco, in un modo o nell'altro, le avrebbe nuovamente stravolto la vita.

Daniel si portò le mani chiuse a pugno sotto al mento, sorridendo compiaciuto. Un sorriso cattivo ma anche indecifrabile, che la mise immediatamente in allarme. Accanto a lui, Sayb aveva l'espressione opposta. Certo, era un mostro enorme e inquietante, ma in quel momento pareva il più umano in quella stanza.

    • Sei addirittura più affascinante dell'ultima volta che ci siamo visti... – disse Daniel, facendole balzare il cuore in gola. Il suo primo istinto fu quello di arretrare, ma una stretta sulla mano da parte di Sienna le fece intendere di trattenersi.

    • Vedo con piacere che il tuo sguardo è meno smarrito dell'ultima volta. Conoscere le tue abilità di deve aver dato più sicurezza, vero? –

Sicurezza? Ma un Burattino non avrebbe dovuto provare sentimenti, giusto? A meno che... no, non era possibile... lui non poteva sapere! Cercò di mantenere un certo contegno, mordendosi la lingua per impedire alla sua mascella di tremare.

Daniel, dopo aver evidentemente atteso inutilmente una sua risposta, sospirò, stiracchiandosi e abbandonandosi contro lo schienale della poltrona da ufficio su cui era sprofondato.

    • Oggi terrai il tuo ultimo e decisivo test... che ci dirà se sei quel che effettivamente la nostra Sienna afferma che tu sia. – nel dire l'ultima parte del suo discorso lanciò uno sguardo sadico alla donna. – Perciò... quel che oggi faremo... è saggiare la tua obbedienza. –

Schioccò le dita e due uomini si staccarono dalla mandria che lo attorniava, afferrando Sienna per entrambe le braccia. Davanti a quella scena, Kay non riuscì a tenere la testa ferma, voltandosi spaventata. La cosa stava prendendo una brutta piega, lo sentiva.

Daniel osservò gongolante la professoressa, mentre veniva tenuta ferma dai due energumeni, che solo in quel momento Kay identificò come cyborg. Ciò che però la ragazza non si spiegava era il perché Sienna non si ribellasse! Aveva un'espressione triste e fissava per terra, quasi avesse sempre saputo che quel momento un giorno sarebbe arrivato.

Ancora più confusa di prima, si voltò verso Daniel, alla ricerca di una qualsiasi spiegazione. Il sorriso dell'uomo si allargò ancora di più, quindi una sola parola uscì dalle sue labbra: – Uccidila. –

Se prima, in stanza, aveva sentito il pavimento inghiottirla, in quel momento fu come se l'intero edificio le fosse crollato sulla testa. Sperò di aver capito male, ma lo sguardo sereno e impaziente di Daniel la diceva lunga su quale fosse la verità. Uccidere Sienna? Ma perché? A che scopo? Ma in realtà, come aveva detto la donna, lei era abbastanza sveglia da intuire da sola certe cose: volevano assicurarsi che in tutto quel tempo lei non avesse effettivamente sviluppato nuovamente dei sentimenti. E qual'era il modo migliore per capirlo se non ordinare di uccidere il proprio tutore?

Sentiva le mani tremarle e un certo pizzicore le investì naso e occhi: stava per mettersi a piangere, come dopo aver appreso della morte di Batuffolo. Doveva uccidere? Proprio dopo che aveva giurato a se stessa che mai avrebbe fatto qualcosa di simile? Che mai e poi mai sarebbe divenuta come loro?

Cercò lo sguardo di Sienna, che però rimase per tutto il tempo ancorato a terra. Provò allora, in un ultimo gesto disperato, a voltare lo sguardo su Sayb, che al momento era davvero l'unica “persona” con cui aveva avuto precedentemente un approccio. Il grosso omone la osservò con occhi tristi ma, quando lesse nelle sue iridi la disperazione che la stava scuotendo dall'interno, cambiò completamente espressione, divenendo più che altro sconcertato.

Daniel, notando che ancora i suoi ordini non erano stati eseguiti, aggrottò appena le sopracciglia, mentre il suo sorriso vacillò appena.

    • Oh, forse... forse la nostra cara Sienna non ti ha insegnato il significato della parola uccidere, vero? Bhe, c'era da aspettarselo, da una come lei... –

Non seppe come o perché, ma nel sentire quelle parole, la paura che Kay provava si trasformò in qualcosa di diverso. Le lacrime smisero di minacciare di rotolare sulle guance pallide e le mani tremarono più forte, stavolta per un motivo ben diverso. Non le ci volle molto per riconoscere tale sensazione: rabbia. La stessa che le aveva fatto distruggere mezza camera, che aveva spaventato Batuffolo, gettandolo dritto in bocca a quei pazzi degli scienziati.... l'unica differenza era che in quel momento pareva accentuata di cento volte.

Provava un forte desiderio di colpire, sì... ma non Sienna, bensì Daniel. Come osava parlare di lei in quel modo? Come poteva dare così poco valore alla vita??

    • Bhe, te lo spiego io, allora... – continuò lui, ignaro della tempesta di emozioni che le si stavano scatenando dentro, che però non sfuggì a Sayb.

    • Capo, se mi permette.... – tentò, ma subito l'uomo lo zittì, affettandolo con lo sguardo.

    • Nessuno ti ha dato la parola, ammasso di ingranaggi. – Quindi ritornò a rivolgersi a Kay – Come dicevo.. uccidere significa... –

    • Lo so cosa significa. –

Il gelo calò nella stanza. Letteralmente. La furia di Kay le si stava riversando all'esterno, facendo calare drasticamente la temperatura.

Il suo commento freddo e presuntuoso aveva scioccato non poco Daniel, sul cui viso il sorriso era morto del tutto. Anche Sienna aveva finalmente alzato la testa, solo per osservare sconcertata la ragazza. L'unico che non pareva stupito (ovviamente tra quelli che potevano ancora provare emozioni) era Sayb. Infatti, più che altro pareva intimorito. Non tanto da lei, quanto da quello che Daniel le avrebbe fatto ora che palesemente sapeva che lei non era quel che diceva di essere.

    • Come... hai detto? – sibilò Daniel tra i denti, mentre le sue iridi divenivano sottili come capocchie di spilli.

    • Ho detto che so che cosa significa uccidere. – gli rispose lei tranquillamente – E che non lo farò. –

Se un demone ha mai avuto un volto, di certo doveva essere analogo a quello che sfoggiava in quel momento Daniel. Ma sorprendentemente la cosa non le tangeva. Anzi, stava aspettando la scusa buona per poter ghiacciare quel suo posteriore su quella orribile poltrona di pelle a cui era evidentemente tanto affezionato, dato che non si era alzato neppure per un secondo.

    • Come... osi... tu, piccola... – stava indubbiamente per dare l'ordine di abbatterla, ma qualcosa lo fermò... o meglio qualcuno: Sayb gli aveva infatti agguantato la spalla.

    • Sapevi che poteva succedere. – gli disse prima che l'uomo potesse proferire parola – Dopotutto lei è come Jay. –

Quel confronto fece rivoltare lo stomaco a Kay, in quel momento più delle altre volte. Non voleva essere paragonata a quel pazzo sanguinario che non aveva esitato un istante a vendere se stesso pur di avere dei tornaconti personali, per quanto abbietti potessero essere.

Tuttavia, per quanto azzardato, quel commento pareva aver fatto ragionare Daniel, che si era visibilmente calmato, riprendendo quella sua solita espressione da finto gentile.

    • Bene.... capisco allora che tu possa essere confusa, al momento. Dopotutto Sienna è l'unica con cui hai avuto un rapporto umano, fino ad ora... Ma non ti devi preoccupare! Dopo di lei ce ne saranno tanti altri. Avrai Jay sempre al tuo fianco, visto che entrerete a far parte della stessa squadra. Non sarai sola. Guarda in faccia la realtà: Sienna non ti serve. –

Quello... quello era davvero troppo. Sienna non le serviva?! Ma si stava parlando di una persona o di un oggetto?! Ancora una volta non riuscì a capacitarsi di come quell'individuo potesse dare così poco valore alla vita stessa.

    • Signore, se posso permettermi... le consiglierei un differente approccio... – tentò nuovamente Sayb, notando il furore accrescersi nei suoi occhi, ma stavolta Daniel non accettò la sua intromissione.

    • Non ti permettere mai più di contraddirmi, Sayb. Sarai anche l'ultimo della tua specie e per questo parecchio prezioso, ma non sei indispensabile. – la minaccia velata bastò a far tornare il cyborg al suo posto, seppure controvoglia.

Kay non aveva ancora capito se stava cercando di proteggere il suo capo da un'eventuale aggressione... o se invece volesse impedirle di mettersi maggiormente nei guai con una reazione sbagliata. Ma al momento, Kay se ne infischiava davvero di ciò che avrebbe dovuto o non dovuto fare. Ne aveva davvero abbastanza di fingersi ciò che non era.

    • Capisci, piccola? Sarai circondata di attenzioni, non sarai sola e potrai godere di ogni privilegio possibile e immaginabile. Basta solo che tu mi dia qualcosa in cambio... –

Stava cercando di comprarla come aveva fatto con Jay? Bhe, capitava male, stavolta... lei non era come lui. Niente che poteva prometterle valeva la vita di una persona.

    • Allora? Che cosa dici? – dal suo sguardo ormai era sicuro di aver vinto. Fu costretta a deluderlo.

    • Non mi hai sentito forse? Non lo farò. –

    • Posso anche chiedere cos'è che ti trattiene? –

    • Uccidere è sbagliato! –

A quanto pareva doveva aver appena detto qualcosa di estremamente divertente, perché Daniel, dopo un primo momento di stupore, era scoppiato a ridere fino a farsi quasi venire i lacrimoni agli occhi.

    • Sbagliato? Sbagliato?? Mia cara, se farai solo ciò che è giusto non arriverai mai da nessuna parte, in questo mondo! –

    • Non mi interessa. Io non ho intenzione di sporcarmi le mani per un damerino presuntuoso come te! – non seppe davvero da dove le fossero venute fuori quelle espressioni, fatto stava che le erano saltate alla mente così, dal nulla, sembrandole le più adatte da dire in quell'esatto momento.

Anche l'ultimo scudo dell'uomo crollò, facendo affiorare il vero Daniel. Schioccò le dita verso un cyborg alla sua sinistra, indicandogli Sienna.

    • Tu, uccidila. –

Prima che l'essere potesse fare qualsiasi cosa, si ritrovò congelato contro al muro, cementato in una colonna trasparente di ghiaccio.

Daniel si voltò lentamente contro Kay, che ancora aveva la mano alzata dopo aver agito fulmineamente.

    • Sayb... falle fuori tutte e due. Ma parti da quella ragazzina... voglio che la nostra Sienna assista al proprio fallimento. –

Kay osservò intensamente Sayb. Sì, non le piaceva... però non lo aveva mai considerato un pericolo reale fino a quel momento, nonostante il suo aspetto le incutesse un certo timore. Ma era pronta ad affrontare pure lui, se ciò si fosse rivelato necessario.

Il cyborg dovette leggere qualcosa nei suoi occhi, perché sospirò, abbassando lo sguardo. Aggirò la scrivania con estrema lentezza, parandosi dinnanzi a lei. Alzò una delle braccia e la sua mano si ritirò nella manica con un cigolio sommesso, lasciando il suo posto ad una mitraglietta mica da ridere.

A quella vista Kay sentì il cuore balzarle in gola, ma cercò di non dare a vedere nulla. La fissava serio, ma nei suoi occhi c'era qualcosa... simile alla stanchezza.

Alla fine alzò il braccio. Kay si preparò, ma Sayb le voltò le spalle, colpendo con colpi esperti ogni singolo cyborg presente nella stanza in piena fronte, facendoli cadere a terra in un mare di liquido verdastro.

Kay non era riuscita a trattenere un grido, balzando indietro. In tutte le sue fantasie mai avrebbe immaginato un qualcosa di tanto raccapricciante.

Era ancora concentrata sui corpi esanimi a terra, quando sentì un paio di braccia famigliari stringerla forte. Anche i due cyborg che tenevano ferma Sienna erano stati abbattuti con facilità e lei aveva potuto raggiungerla nuovamente.

    • Che cosa... significa tutto questo? – sputò fuori Daniel, nemmeno ogni lettera fosse una goccia di veleno.

    • Sono stufo di vedere gente morta, Daniel. Amici, conoscenti... ragazzini terrorizzati. Tutto questo massacro non ha senso! Stai impazzendo! –

    • Volti dunque le spalle al tuo esercito? Lo sai che senza di me non puoi sopravvivere... –

Kay, che nel frattempo aveva risposto all'abbraccio di Sienna, non capì il significato dell'ultima frase di Daniel, ma a quanto parve Sayb lo accolse più che bene.

    • Non mi importa. L'unica cosa che mi interessa è andarmene di qui. –

Detto questo si voltò, agguantando tra le braccia le due e sfondando la porta dell'ascensore.

Daniel osservò impassibile il buco nella lamiera, sospirando poi esasperato.

    • Non potevo sperare in una giornata peggiore.... Jay.... –

Il ragazzo annuì, correndo verso il foro e lanciandosi nel vuoto. Daniel sorrise. Che scappassero pure. Tanto non sarebbero riusciti ad uscire vivi dall'edificio.





  
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