Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars
Segui la storia  |       
Autore: NightOfTheHunter    03/04/2013    2 recensioni
Kate è una ragazza giovane e apparentemente normale che ha sulle sue spalle un peso enorme che tiene nascosto da mesi. Questo segreto la schiaccia sempre più e la porta dove una ragazza della sua età non dovrebbe mai arrivare. Con l'aiuto di un batterista, forse, riuscirà a guardare la vita con gli occhi di una sognatrice. In lui trova tutto l'amore e la forza che ha sempre desiderato.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ore 4:30 pm
Siamo tutti in camera ed è pieno di gente. Sono venuti tutti in ospedale per trovare Kate e vedere Christine. Sono seduto accanto al letto e guardo twitter: la notizia si è diffusa. Tutte le echelon mi fanno gli auguri e alcune mi scrivono "perché non hai fatto un bambino con me?" Sorrido da solo fissando lo schermo. Mi limito a scrivere un grazie per gli auguri e uno smile come il mio solito. Ancora non so se voglio postare una foto di Christine. Ho bisogno di capire se sia pericoloso per lei e per la sua vita. Non voglio ritrovarmi con un onda di paparazzi mentre la porto dal pediatra. Forse se hanno la foto, almeno all'inizio, non mi perseguitano. Questa è una delle mie paure. La paura che Christine non viva una vita normale come tutti i bambini.
«È davvero bellissima. Siete bellissimi» Matt culla Christine mentre Kate sorride. Ci sono proprio tutti: Mamma, Carl, Claire, Ed, Jared, Tomo e Vicki - senza Anthony - Matt e Simon. «È cosi piccola...» Matt continua a parlare mentre io infilo l'iphone in tasca. Mi guardo attorno: la stanza é piena di pacchetti, buste e carte. Sono ovunque. Ci hanno regalato dei vestitini e cosine per la bimba di cui ignoro l'utilizzo. L'unico alternativo é stato Jared che ci ha regalato una t-shirt piccolissima con la scritta 'I love my uncle', Kate ha riso per 10 minuti quando l'ha vista. Ci ha anche fatto vedere il disegno di una chitarra che sta progettando unicamente per Christine: speriamo le piaccia la musica e che non lo deluda. Credo che Jared sarà un'ottimo zio e che vizierà mia figlia più che può. Se guardo al futuro, vedo una bimba di circa sei anni che sa suonare di tutto. A me non importa se vorrà suonare la batteria, la chitarra o il piano: vorrei che amasse la musica tanto quanto me. Magari avrà altri interessi, chissà. Voglio vederla sorridere sempre e non fa differenza se sorride dietro un microfono, una batteria, un piano, seduta ad una scrivania mentre disegna, davanti ad uno specchio mentre balla o su un trampolino di una piscina, basta che sorrida sempre.
«Matt gentilmente puoi portare Christine dal nonno Carl che non l'ha ancora tenuta in braccio» Kate sorride a Matt e indica Carl. Alzo un attimo la testa risvegliandomi dai miei pensieri e guardo Matt attraversare la stanza.
«Non è suo nonno...» Kate si gira per guardarmi, tutti la imitano. Mi guardano sconvolti come se avessi detto qualcosa di grave.
«Shannon!» Mi riprende mamma mentre accarezza la testa di Christine che é arrivata fra le braccia di Carl.
«Che c'è? Non é mio padre! E quindi non è suo nonno!» Il bambino ribelle e ferito che c'è in me sta uscendo. È stato in gabbia per anni aspettando un confronto o qualcos'altro.
«Hai bisogno di aria, Shannon! Chiedi scusa!» Sbuffo e mi guardo attorno. Odio essere fissato e per giunta male. Jared mi guarda ma sembra supportarmi: so benissimo che anche per lui è cosi. Abbiamo vissuto le stesse situazioni ed emozioni reagendo in modo diverso. Le ferite sono uguali, sugli stessi punti e profonde nello stesso modo. Io ho scavato nelle mie ferite facendomi male, facendole sanguinare, punendomi per chi me le avesse fatte, forse, cosi superficiali. Jared ha optato per i punti. Ha una forza incredibile mio fratello, tutto dipende dalla sua mente che è molto più forte della mia. Basta un attimo di debolezza che ti succede qualcosa che ti rimarrà sulla pelle come una cicatrice. Le mie cicatrici sono più evidenti di quelle di Jared perché, all'epoca, ero troppo stupido e non sapevo mettermi i punti. Abbiamo ferite un po' ovunque. Sulla testa per le cose che abbiamo sentito quando si sono lasciati, e ora sono ricordi. Sugli occhi per averlo visto andare via sbattendo la porta. Sul cuore, non é proprio una ferita, è più un buco enorme che abbiamo riempito con tutto. Quel tutto non era mai abbastanza. Ero piccolo, avevo 5 anni, ma certe cose ormai le ricordo come ieri a furia di pensarci in continuazione.
«Amore, non fa niente...è tutto ok» Carl la tranquillizza mentre il viso di mamma diventa rosso. Io non odio Carl, anche perché porto il suo cognome. Odio il fatto che mia madre si sia dedicata alla ricerca di un compagno quando aveva due bambini piccoli che hanno visto il padre andare via. Non sono egoista, almeno credo, anche perché non poteva rimanere sola a vita. Penso solo che poteva aiutarci a superare almeno quella mancanza, colmare quel vuoto enorme nel petto: lei era la cura. Mi sono sempre chiesto perché non piangesse, perché sembrasse ogni giorno più felice mentre noi eravamo ogni giorno più tristi. Forse si odiavano veramente.
«Non ho 10 anni!» Scavallo le gambe e poso i gomiti sulle cosce reggendomi la testa.
«Se dici queste cose...é evidente che hai bisogno d'aria, non credi?» Sta cercando di umiliarmi o cosa? Guardo Kate e mi sorride dolcemente. Lei e Christine sono la mia famiglia, degli altri non m'importa. Basta.
«Amore, vai...sei qui dentro da ore...vai tranquillo, sto benissimo» mi tende la mano ed io gliela bacio alzandomi dalla sedia. Quando Kate mi parla, io obbedisco senza fiatare. Sono dipendente da lei, come stregato.
«Ti amo...» Mi avvicino e sussurro quelle parole sulle sue labbra mentre lei sorride timidamente abbassando la testa.
«Non permettere alle tue ferite di trasformarti nell'uomo che non sei, ok?» Mi guarda negli occhi ed io annuisco per poi posare le labbra sulle sue. Le accarezzo la testa e mi avvio verso la porta seguito da mamma. Esco velocemente da quella stanza per paura di mostrare una parte di me stesso che odio. Sto per scoppiare e tutte le litigate e le urla di 38 anni fa si scagliano come frecce nel mio cervello.
«Ti sembra il modo di parlare?» Cammino a testa bassa per il corridoio raggiungendo l'ascensore mentre mamma fatica a starmi dietro e a seguirmi. «Mi dici che ti prende?» 'Stai zitta!' Spingo più volte il bottone per prenotare l'ascensore e aspetto battendo il piedw a terra.
«Sto bene...» Mento. Mento come sempre perché so che dire la verità la farebbe soffrire. Io amo mia madre anche se a volte ha sbagliato, ma è umana. Preferisco soffrire io. Sono forse masochista? Se io sono masochista, mio padre era un sadico? O lo é mia madre?
«Non é vero, orsacchiotto...mi dici che ti prende?» Allunga la mano come per accarezzarmi il viso ma il mi sposto entrando nell'ascensore che é appena arrivato. Lei entra e si posiziona accanto a me. Spingo il bottone e le porte si chiudono: ci siamo solo noi.
«Ho detto che sto bene, mamma! Mi chiamo Shannon e non orsacchiotto! Per favore...ho 43 anni!» Il tono della mia voce si fa duro e basso, come un rimprovero.
«Scusami, pensavo ti piacesse» abbassa la testa quasi mortificata mentre regge fra le mani la sua borsetta a bustina. Mi fa sentire leggermente in colpa, in questo è davvero brava.
«No...chiamami Shannon» infilo le mani nelle tasche e appoggio la schiena alla parete dell'ascensore. Odio l'odore dell'ospedale e dell'ascensore, sopratutto. Quell'odore di disinfettante e medicine misto ad aria pesante: insopportabile.
«Cos'hai contro Carl? Ti girano le palle, per caso?» Alzo la testa e la guardo dritta negli occhi con una faccia quasi schifata e sento che la mia bocca si storce in una smorfia.
«Oh mamma, mi girano le palle da quando ho 5 anni...pensa come stanno!» Sbuffo stringendo le labbra in una linea dura. Siamo ancora al settimo piano. 'Aah, questi ascensori velocissimi! Gli amo!'. Si, soffro di claustrofobia e mi sento in trappola.
«Cosa dovevo fare, Shan? Se n'é andato!» Fa spallucce e sento la rabbia salirmi. Odio questo suo comportamento indifferente.
«Andato perché? Perché se n'é andato? Cosa hai fatto?!» Mi avvicino velocemente al suo viso e le urlo in faccia mentre lei indietreggia e si chiude nelle spalle.
«Shan...sono passati tanti anni. Ormai é passato!»La guardo chiudendo gli occhi in due fessure mentre lei evita il mio sguardo. Anche le mie mani si chiudono a pugno.
«Passato?»L'ascensore fa uno strano suono e ci avvisa che siamo arrivati. Volto la testa e noto che ci sono persone che aspettano di entrare nell'ascensore. Usciamo velocemente e attraversiamo tutto il pronto soccorso. Camminiamo fin quando non troviamo un posto tranquillo: il retro dell'ospedale dove ci sono le scale d'emergenza.
«Passato, mamma? Passato?»Riprendo il mio discorso. Lei rimane immobile accanto alle scale mentre io cammino davanti a lei e gesticolo. «Mi piace che ne sei convinta, mamma»
«Èmorto. Ha preferito farsi una nuova famiglia!»Alzo la testa e mi blocco davanti a lei.
«Cosa gli hai fatto, mamma? Un uomo non prende e sparisce cosi! Litigavate si, ma per stronzate! Avevi un altro?»Abbassa la testa e sbuffa quasi annoiata.
«No, Shannon! Amavo tuo padre...non puoi dimenticare? Per favore»alza la testa e mi guarda, volto la testa ed evito il suo sguardo.
«Dimenticare, dio mamma! Come cazzo faccio a dimenticare? Mi avete rovinato la vita, porca troia!»Il tono della mia voce si alza di nuovo ed inizio a sentire la pelle del viso bruciare e le tempie battere.
«Non usare il plurale, Shannon! Èstato lui!»Quando vieni abbandonato ti si crea un buco nel petto, e mamma ha continuato a scavare quel buco fino ai 25 anni.
«Lui? Lui ha iniziato e tu hai finito! Che cazzo ti passava per la testa? Cristo santo mamma, eravamo dei bambini senza un padre e tu ti preoccupavi di trovare un altro per rimanere sola!» Continuo ad urlare e lei mi guarda stringendo le labbra in una linea dura.
«Siete cresciuti benissimo lo stesso! Guarda dove siete!» Inizia ad urlarmi contro ed io le afferro il braccio tirandola a me mentre la fulmino con lo sguardo.
«Non ti permetto di dire che siamo qui grazie a te! Sono qui grazie a me...grazie a Jared, ma non grazie a te!» Le lascio il braccio e lei indietreggia di qualche passo.
«Hai avuto un'adolescenza bellissima, uscivi sempre con i tuoi amici per divertirti! Tanto male per tuo padre non ci stavi, Shannon!» Mi passo una mano fra i capelli e me li tiro un po'. Sono nervoso ed arrabbiato.
«Non sai un cazzo...stai zitta!» Dico a denti stretti mentre lei mi sfida con lo sguardo.
«Vuoi parlare del passato, bene...cosa non andava? Cosa nn so, Shannon?!» Posa la mano sul fianco e batte il piede a terra. Scuoto la testa tenendola bassa e sorrido alzando la l'angolo delle labbra.
«Lascia stare...» Ridacchio. Una risata nervosa quando in realtà vorrei correre andarmene da qualche parte da solo.
«No! Qual'é il tuo problema? Che ti prende oggi!? C'é qualcosa che non so?»
Alzo la testa e la piego a destra abbassando la fronte quasi arrabbiato.
«Da dove cominciamo mamma?» Rialzo la testa e alzo il sopracciglio sinistro. «Ti faccio un riassunto veloce, che ne dici?» Arriccia la fronte e mi guarda dubbiosa.
«Riassunto di cosa?» La sua voce trema un po' quasi terrorizata. 'Tranquilla non ho ancora iniziato il mio racconto'.
«Stavo talmente male per papà e per te che non ti degnavi di curarci o curare quel vuoto che a 13 anni ho iniziato a fumare, a 16 a bere, a 18 ero un coglione che si faceva male da solo...si chiama autolesionismo, mamma, in caso non lo sapessi...qualche anno dopo mi facevo le canne e dai 20 ai 25 anni ho provato di tutto...droghe mamma! Eroina? Si! Cocaina? Si! Devo continuare con l'elenco? No, vero? Tutto ciò che ti viene in mente mamma, tuo figlio l'ha provato! Tu, tu dov'eri? A scopare con quello! No ma prego, dimmi come ti senti ora!» Getto fuori tutto il dolore, la rabbia e lo schifo che ho tenuto per me per anni.
«Perché non me l'hai detto?!» Si passa una mano sulla fronte mentre riflette sulle mie parole. «Ti avrei aiutato!»
«Aiutato? Mamma eri tu la causa...se fossi stata più attenta te ne saresti accorta! Vedevo la tua faccia quando mi ritiravo pieno di lividi. Cosa facevi tu? Mi ignoravi!» Gridiamo tutt'e due e per fortuna nessuno ci sente. Cerco di controllare al massimo la mia rabbia ma sento che sto fallendo.
«Shannon cosa cazzo dovevo fare? È stato un miracolo che se ne sia andato! Mi picchiava! Mi picchiava tutte le sere perché si ritirava ubriaco! Cercavo una figura maschile che lo sostituisse per non farvi sentire quella mancanza! Ma a quanto sento...ho fallito! Ho fallito perché mio figlio si drogava e dio solo sa cos'altro!» Alla parola 'ubriaco' il mio corpo si é gelato, come congelato. I miei nervi si sono tesi come la corda di un arco pronto a scoccare la freccia. Nella mie mente raffiorano parole e volti che avevo cercato di dimenticare. Vedo una ragazza spaventata, con il terrore negli occhi, che mi guarda. Ricordo perfettamente chi è. Si chiamava Mary ed era la mia ragazza quando avevo 17 anni. Era bionda con gli occhi verdi con qualche sfumature celeste. Non stavamo proprio insieme, uscivamo con la nostra comitiva ed ogni tanto scappava qualche bacio e, a volte, dell'altro. Una sera mi ubriacai. Mi ubriacai talmente tanto che non mi reggevo in piedi. Lei mi stava accompagnando a casa insieme a Jared mentre io mi trascinavo a fatica reggendomi a loro. Avevo un mal di testa terribile e lei non faceva altro che parlare e parlare. Era veramente innamorata ma io cercavo il suo corpo più che la sua anima. Forse ci teneva a me, non lo so. Continuava a chiedermi "Shannon perché lo fai? Guardati, non ti reggi in piedi! Controllati per favore! Ancora non capisco perché lo fai!" Continuò per più di 10 minuti distruggendomi il cervello con le sue domande. Raccolsi quelle poche forze e le diedi un pugno in pieno viso. Da allora non la vidi più, sparì. Jared mi disse che se ne andò con il naso che sanguinava. Non ricordo proprio tutto di quella sera, solo questi piccoli dettagli. Mi sono sempre detto che non sarei mai diventato come mio padre, non avrei mai abbandonato mia figlia. Ero la fotocopia di mio padre già a 17 anni. Ho picchiato una ragazza come faceva lui con mamma. Mi sono fatto schifo da solo per mesi per quel gesto. Mi vedevo ancora più mostro di prima. Sapere che ero l'uomo che tanto ho odiato per anni, mi fa odiare di più me stesso. Jared me lo ripete in continuazione perché sa che ci sto ancora male "tu non sei quel tipo di uomo! Tu sei buono" 'Buono?' Mi copro gli occhi con la mano: mi sembra di essere ritornato a quando avevo 19 anni. La voglia di farmi del male sembra essere ritornata com'é ritornato il ricordo dello schiaffo che ho dato a Kate nella camera di quell'hotel. Sono identico a mio padre: un mostro. Un pezzo di merda che picchiava mia madre da ubriaco e ha abbandonato due bambini. E se lo facessi anch'io? Se sono veramente come lui perché sono suo figlio? Sangue del suo sangue.
«E hai aspettato tutti questi anni per dirmelo? Perché mamma? Perché!» Continuo a tenere la mano sugli occhi per evitare il suo sguardo.
«Avevo bisogno di sapere che fossi diventato abbastanza maturo da capire...Shan, è colpa mia in parte...ma non ce la facevo più. Ora sei maturo abbastanza da far capire a Jared che...» Alzo la testa e fermo la sua frase a metà alzando la mano davanti al viso.
«Oh no mamma, io non dirò un bel niente a Jared! Sarai tu ad infilargli questo coltello nello stomaco...non io...non puoi chiedermi una cosa cosi! No, mamma! No!» Le urlo in faccia le ultime parole e mi siedo sulle scale dietro di noi.
«Dirmi cosa?» Jared spunta da dietro il muro con un sorrisono stampato in faccia. «Vi stavo cercando! Tua figlia ha fatto un rutto pazzesco, Shan! È tutta suo padre!» Sorrido al pensiero della mia Christine e rimango seduto sulle scale con la testa bassa.
«Vedi? Su avanti mamma...diglielo! Distruggi la sua felicità come hai fatto con me pochi secondi fa! È il momento giusto! Parliamo tutti allegramente ora perché non tornerai su questo argomento ancora...io sono qui, e la mia famiglia è al decimo piano di questo edificio. Non sprecherai ancora altri minuti della mia vita a rovinarmela!» Sussurro in modo che possano sentirmi mentre estraggo dalla tasca un pacchetto di sigarette.
«Shan! Che stai dicendo?» Jared mi guarda per poi fissare mamma quasi spaventato. Ha intuito l'argomento della nostra discussione probabilmente.
«Jared, Shannon ha ragione...ho bisogno di parlarti» mamma inizia il suo racconto ed io fisso il pacchetto di sigarette per tutta la durata delle sue parole. Jared non interviene, rimane immobile davanti a lei. Fisso il pacchetto e cerco di resistere: non voglio puzzare di fumo. Non voglio che mia figlia senta quel brutto odore di tabacco anche se ho proprio bisogno di una sigaretta. Mamma finisce il suo racconto ed io alzo la testa per guardare Jared: ha le lacrime agli occhi ed è bianco in viso. Noto che fa una smorfia con la bocca per poi avvicinarsi al lato della scala. Mi alzo velocemente lasciando il pacchetto di sigarette sulla scala e mi avvicino a Jared che si è piegato sulle ginocchia e vomita. Gli accarezzo la schiena e volto la testa per non guardare il suo vomito misto a lacrime.
«Jared...» Mamma si avvicina a noi ed io mi alzo.
«Dammi dei fazzoletti e vai via...» Le dico a denti stretti allungando la mano. Non esita, apre velocemente la borsetta e mi passa un pacchetto di fazzoletti.
«Avete...»
«No, non abbiamo bisogno di te. Vai via, per favore» mi guarda con gli occhi pieni di lacrime e va via a testa bassa. Mi avvicino di nuovo a Jared e gli passo i fazzoletti. «Bro» Jared si alza e si pulisce per poi sistemarsi i jeans con le mani. Mi sorride alzando leggermente gli angoli della bocca per poi soffiarsi il naso.
«Tutto bene» gli afferro il braccio e lo tiro a me stringendolo fra le mie braccia. Per una volta ha bisogno di un fratello maggiore, è stato sempre il contrario. Tira su con il naso fra un singhiozzo e l'altro e mi guarda. «Ti conosco troppo bene...so a cosa stai pensando. Shan, sei un uomo buono e tu e quell'uomo siete diversi...tanto diversi.» Faccio una smorfia con la bocca per disapprovare le sue parole.
«Lo so» mi limito a dirgli una bugia, forse per la prima volta. «Tu stai bene?»
«Ho solo bisogno di una doccia...non voglio che mia nipote senta l'odore di sudore...c'é già quello del suo papà, povera cucciola» sorrido e scuoto la testa mentre gli scompiglio i capelli. Questo é il modo che usa Jared per andare avanti: trova la cura in qualsiasi cosa, in questo caso, nella sua nipotina. Non pensa che nostro padre era un mostro e che nostra madre ha aspettato anni e anni per dircelo, no, pensa alla sua nipotina e come apparire al meglio per lei. Jared si è rifugiato nell'arte per nascondere e curare il suo dolore.
 
Torno in camera, dopo aver salutato Jared, e noto che tutti sono andati via. Kate dorme nel suo letto e Chris è nella sua culla indaffarata nell'analizarsi le manine. Vorrei proprio sapere a cosa pensa. Sorrido e le faccio una carezza. Attraverso tutta la stanza e vado in bagno. Mi bagno velocemente la faccia e l'asciugo. Evito in tutti i modi lo specchio. Poso la schiena al muro e alzo la testa guardando il soffitto. Inizio a sentire i miei occhi che si riempiono di lascrime e la mia vista si appanna. Scivololo verso il basso e mi piego sulle ginocchia posando le mani sul viso. Inizio a piangere. Inizio a sfogarmi e far uscire tutto il dolore dai miei occhi.
«Shan?» Vedo la porta aprirsi. Kate entra in bagno portandosi dietro l'asta che regge la flebo. «Shan, che succede?» Si avvicina a me ed io alzo la testa. Mi mostro. Mi mostro per quello che sono: un uomo debole. «Shannon!» Kate urla un po' e si piega verso di me prendendo il mio viso fra le sue mani.
«Ho parlato con mamma di papà...torna a letto, amore...è tutto ok» tiro su con il naso e accarezzo il suo viso preoccupato.
«Cosa ti ha detto?» Si sistema meglio sulle sue ginocchia, facendo attenzione ai punti, e mi guarda. Non resisto e getto fuori tutto, tutto quello che mi passa per la testa. Quello che sento, quello che ho provato. Le racconto tutto del mio passato.
«Vieni con me...» allunga la mano ed io l'afferro per poi alzarmi. Trascina il ferro con la flebo e mi porta in camera davanti alla culla di Christine. «Lei...lei com'è?»
«È bellissima, é la bimba più bella che io abbia mai visto» mi tiene per mano ed io guardo Christine che continua a guardarsi le manine.
«I mostri non fanno cose cosi belle, innocenti e preziose...non credi?»
«Si ma...»
«È tua figlia...è bella come sei bello tu...dentro...lei è il frutto dell'amore che provi per me. Ti sembra brutto? No...dimentica quello schiaffo che mi hai dato, me lo meritavo...e guardala...non poteva avere un padre migliore di te. È fortunata...dalle tutto l'amore che non hai ricevuto in modo che possa crescere felice e serena...i suoi sorrisi ti ripagheranno di tutto...sai di essere un buon padre...credo che rendere meravigliose due vite, non ti renda un mostro...per non parlare delle milioni di persone li fuori»
«Kate...»
«Dimmi...»
«Ti amo...e voglio essere diverso, io vi amo!»

 
Oggi ti vedrò di colpo sparire, fra la folla te ne andrai. Mi sono rotto delle scuse e sono stanco dei tuoi guai. Hai detto che non vuoi più camminare accanto a me. Grazie per avermi fatto male, non lo dimenticherò. Grazie, io riparto...e sarò pronto a correre per...NOI. 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars / Vai alla pagina dell'autore: NightOfTheHunter