Fanfic su attori > Cast Il Signore degli Anelli
Segui la storia  |       
Autore: lightoftheday    27/08/2004    3 recensioni
Jennifer è l’emblema della donna normale: non è belllissima, non è intelligentissima, non ha niente che la renda speciale o particolare. Ha quasi trentun anni, un lavoro stabile da segretaria, una vita senza scossoni, quella che ha sempre desiderato. Almeno finché il destino non ci mette del suo…
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dominic Monaghan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nuova pagina 2

Venerdì, fine settimana, decimo capitolo e poi pausa sabato e domenica!

Per questo capitolo ringrazio profondamente, oltre a voi che mi leggete,  i redattori di Cosmopolitan che mi forniscono spesso e volentieri ampi spazi di risate con i loro pezzi sul sesso. Proprio mentre dovevo scrivere questo capitolo mi capita di leggere l’articolo che si chiamava, più o meno  “Uomini: cosa pensano di te la mattina dopo”…da piegarsi da ridere! Direi che sono stata ampiamente ispirata, anche se quello che io ho scritto in questo capitolo sono illazioni spicciole sul sesso maschile molto ben conosciute al mondo. Insomma, non c’hanno insegnato proprio nulla!

C’è da chiedersi dov’è finita la spontaneità: secondo loro tutte noi dovremmo andare a letto con uno e Cosmopolitan insieme e al momento opportuno dire: scusami caro, aspetta solo un momento, non mi ricordo cosa Cosmopolitan dice che dovrei fare/farti adesso… pessimismo e fastidio!

Insomma, in parole povere, mi dissocio non proprio del tutto ma abbastanza dal pensiero (ma tu pensa…) di Susan in questo capitolo.

Buona lettura e buon fine settimana! Mandy

 

Capitolo 10

Tipe snodate - La cosmogirl che c’è in ognuna di noi

 

- Eh no Jen! Non cominciamo con queste cazzate! Già dopo un bacio che è un bacio ci si può considerare sulla buona strada, ma dopo il sesso, non c’è scampo. Quindi non cercare di difenderlo dicendo che non ti ha più cercata perché il vostro rapporto non è ben definito! S’è fatto una scopata, ammettiamolo, quello che mi dispiace è che se l’è fatta facendoti credere chissà che.- aveva detto decisa Patricia, dopo che Jennifer aveva raccontato a lei e a Susan quello che c’era stato tra lei e Dominic.

- Come sei antica Pat… dopo che hai scopato con uno non è affatto detto che tu ci faccia coppia fissa. Che credi che sia una limitazione solo per loro? Se permetti io voglio avere il diritto di scopare e non sentirmi legata.- aveva ribattuto Susan che, seppur nascondendolo, aveva provato una punta di soddisfazione nell’apprendere che tutto quel teatrino di Jennifer e Dominic era già finito, e in quel modo poi.

- Susy, ma chi ti dice che io non sia per una scopata! Solo che mi sembra che l’atteggiamento di quello stronzetto non sia stato da scopata, capisci?-

Jennifer non partecipava a quella conversazione perché non aveva più voglia di dire niente in proposito, era molto amareggiata.

Ci aveva pensato a lungo e bene, arrivando ad una conclusione: se Dominic in ventun giorni da che era partito non l’aveva mai chiamata, evidentemente era come dicevano Susan e Patricia e la cosa la faceva stare male. Non riusciva a comprendere com’è che si fosse lasciata prendere così in giro e com’è che lui avesse deciso di essere così crudele con lei. Che gli aveva fatto di tanto male? Forse, dall’altra parte, quell’atteggiamento poteva essere dettato dal fatto che Dominic poteva averla considerata una sfida finire a letto con una come lei, una che, per farla breve, non ci sarebbe mai stata al primo appuntamento e che di certo non cercava una storia solo di sesso. Quest’eventualità la faceva stare male ancora di più.

Mentre le sue amiche continuavano a discutere sedute una sul divano accanto a lei e l’altra sulla poltrona, Jennifer, con le gambe incrociate e Sploffy placidamente accoccolato su di esse, accarezzava la testa al suo gatto che le faceva le fusa e si perdeva dietro i suoi pensieri, fino a che Susan non l’aveva richiamata sulla terra.

- Guarda Pat che c’è un modo ben preciso per capire se un uomo ti considera una da una botta e via o un investimento per il futuro, dei capisaldi! Jen, ma avete fatto sesso orale?-

L’altra aveva alzato al testa. - Come hai detto scusa?-

- Ti ho chiesto se avete fatto sesso orale.-

Jennifer l’aveva guardata storto, Susan aveva sbuffato. - Jennifer, un pompino! Lo sai cos’è, vero?-

- Susy, non sono mica scema!- aveva ribattuto Jennifer sulla difensiva.

- E allora? L’avete fatto o no?-

Jennifer non si sentiva estremamente a suo agio a parlare di certe cose, aveva guardato Patricia come a cercare conforto.

- Non sei obbligata a dircelo se t’imbarazza farlo.- le aveva detto l’amica.

- E dai, mica t’imbarazzerai per così poco! Siamo noi!- aveva detto invece Susan.

- Non è che m’imbarazzo, ma non sono abituata a raccontarle certe cose…- aveva fatto una pausa, poi si era detta che poteva anche rivelare quel particolare:- No, non l’abbiamo fatto.-

- Bene, questo è un punto a tuo favore. Se lo fai la prima volta passi come una da botta e via. Che portavi sotto?-

- Nel senso biancheria intima?- chiese a sua volta perplessa Jennifer.

- Certo, che vuoi che intenda? A volte sembra che non capisci!- le aveva risposto Susan.

- Niente di che, un paio di normalissime mutandine.-

- Mh, non sbilanciano troppo. Reggiseno?-

- Non lo portavo.-

- Strano… e il resto com’è andato? Voglio dire, come l’avete fatto?-

- Come l’abbiamo fatto… ehm… normale…- aveva farfugliato Jennifer.

- Cioè tu sotto e lui sopra, eh? Che palle! Ma c’è ancora qualcuna che ci da di missionario? Comunque, anche questo è ok. Ma almeno dimmi che l’orgasmo è stato strano, non t’è piaciuto a te?-

- Non ho avuto un orgasmo strano! Ma si può sapere dove vuoi arrivare con tutte queste domande?-

- Almeno ce l’hai avuto? No, perché se non ce l’hai avuto spero almeno che tu l’abbia finto, altrimenti il maschio tipico se la prende o si smonta.- aveva incalzato l’altra non curandosi molto del suo disagio.

Jennifer era basita, non sapeva nemmeno più che dire a Susan. Patricia, parimenti, non credeva alle stupidaggini che aveva sentito uscire da quella bocca.

- Ma tutte queste belle notiziole, le prendi da Cosmopolitan o riviste simili? No, perché mi sanno di un mucchio di cazzate!- aveva detto infatti.

- Ma quali cazzate, sono fatti attendibilissimi! Lo sanno tutti che ad uomo gli devi far sentire che ti piace, che se ti presenti con il tanga li fai arrapare ma ti considerano da una botta e via, così se ti fai vedere troppo brava pensano che hai fatto troppa pratica e, ultimo ma non meno importante, che non devi assolutamente prendere troppe iniziative personali e devi lasciarli fare, almeno li gratifichi.-

- Scusami Susy, ma credo che siano davvero un mucchio di stronzate!- aveva detto Jennifer. - Io penso che la spontaneità sia la cosa più importante, fare quello che ti senti di fare. Se c’è una giusta intesa perché uno dovrebbe considerarti una zoccola solo perché ti va di fare qualcosa di particolare o hai messo un perizoma? E’ il modo in cui ti atteggi che gli fa pensare certe cose, non altro.-

- Sì, giusto.- aveva rimarcato Patricia.

Susan aveva roteato gli occhi. - Mi arrendo, tanto non ci arrivate proprio. Gli uomini sono un po’, come dire, di mente ristretta, non capiscono le cose come noi. Per loro o sei una donna da sposare, o una da scopare, non si scappa. E solo a noi sta giocarcela bene, ma bisogna conoscere il nemico, non so se mi spiego...-

La conversazione era stata troncata subito dopo, Jennifer del resto si era stufata di sentire quei luoghi comuni scemi e di parlare di quella faccenda, quelle parole non facevano che rigirare il coltello nella piaga, dato che era molto probabile che Dominic fosse proprio uno di quelli di mente ristretta.

 

***

 

Dominic si era sentito scuotere leggermente una spalla. Aveva aperto gli occhi e si era ritrovato davanti quella gran bella figliola dell’hostess che, con un sorriso a trentadue denti, l’aveva informato che a breve sarebbero atterrati all’aeroporto di Los Angeles e che doveva allacciarsi la cintura.

Dominic le aveva sorriso e aveva fatto come lei gli aveva detto, pensando che, finalmente, era tornato a casa sua. Non che fosse stato male quel mese alle Hawaii, anzi, ma casa sua era comunque casa sua. Per altro, tempo un paio di settimane, sarebbe dovuto andare a New York dove avrebbe trovato anche Billy che gli aveva detto che sarebbe capitato nella Grande Mela per qualcosa che riguardava un progetto particolare, di cui però non aveva voluto rivelargli molto. Ovviamente sarebbe stata un’ottima occasione per fare baldoria tutti insieme anche con Elijah, non vedeva l’ora.

Quando finalmente era riuscito a rientrare a casa sua, aveva chiamato Jonathan, che l’aveva salutato con un chi non muore si risente, dato che anche con i suoi amici non si era fatto molto sentire.

- Oh senti, ciccio, ma pensi che avevo tanto tempo libero da perdere appresso a te? Avevo la fila davanti alla porta, s’era sparsa la voce che ero alle Hawaii e, sai com’è, tutte sono venute a testare di persona il fenomeno Monaghan! E quando ricapito in quella parte di mondo? Mica le biasimo!-

L’altro aveva riso. - Sì, sì, fai più casino di un tornado, come no. E comunque una settimana fa circa sono uscite delle belle foto su internet, te e una bionda mica male che cenavate e ammiccavate in un ristorantino… che carini! Sembravate proprio in pieno pucci pucci. Commenti da fare in proposito?-

- Snodata.- aveva risposto secco, ma preciso. - Una delle tante comunque.-

L’altro aveva ricominciato a ridere. - Vola basso, tanto se te ne sei fatta una è grasso che cola! Mica m’incanti, sai! Fai poco il grosso, che è meglio!- aveva commentato quindi.

Dominic aveva riso a sua volta. - Ti piacerebbe, eh? Almeno non avresti le crisi d’inferiorità! Però Nigel mi ha rotto le palle fino allo sfinimento per questa storia, che rompicoglioni!- aveva continuato Dominic, riferendosi al suo agente che l’aveva informato subito della cosa, ricordandogli gli accordi presi sulle uscite pubbliche e non con eventuali donne.

Dopo aver parlato con il suo amico per un po’, facendosi raccontare cosa fosse successo in quel periodo in cui era stato lontano, compresa la storia di Jennifer ma soprattutto della sua amica, aveva fatto una doccia, aveva mangiato qualcosa e, anche se era decisamente presto per dormire dato che non erano nemmeno le nove di sera, si era messo a letto a leggere. La stanchezza per il viaggio gli era piombata addosso tutta insieme.

Veramente non aveva letto molto, alla fine si era ritrovato a guardare il soffitto tirando conclusioni sul periodo appena trascorso. Ad una prima analisi altri commenti da fare non c’erano se non che si era divertito come un matto. Anche sul lavoro era stato un buon mese, si era ritrovato a lavorare con gente simpatica e pazza al punto giusto, ma quello non gli dava da riflettere. Aveva soffermato la sua attenzione su dei particolari ben precisi, sentendosi addosso quella sensazione di leggera vergogna che ti assale quando pensi che, una certa cosa che hai fatto, è stata davvero una cazzata. E ce n’era più d’una da ricordarsi. Improvvisamente gli era piombata addosso una certa ansia, che lo innervosiva perché non vedeva proprio il motivo di star tanto a ripensare a cosa aveva fatto e a cosa non aveva fatto. Insomma, meglio rimpiangere di aver fatto che di non aver fatto, era una gran bella filosofia di vita, insieme alla massima che diceva ogni lasciata è persa erano le cose più intelligenti che un essere umano avesse mai potuto far uscire dalla sua bocca, ma tanto il suo stato d’animo non cambiava ugualmente.

Ormai aveva smesso definitivamente di leggere e quindi aveva appoggiato il libro sul comodino accanto al letto e si era sporto verso l’interruttore spegnendo la luce. Aveva fatto per dormire, ma quel pensiero fisso non se n’era andato.

Dopo un po’ che non riusciva a dormire si era stufato di quella situazione, nervosamente aveva imprecato a voce alta e, con un gesto sbrigativo, si era tolto le lenzuola di dosso alzandosi, cominciando a girellare per la casa in mutande come un deficiente. Non appena si era sentito abbastanza cretino si era deciso a tornarsene a letto, non aveva accesso la luce nel corridoio che portava alla sua stanza, convinto di non averne bisogno. Forse durante quel mese di lontananza si era dimenticato come fosse fatta casa sua, forse era solo un po’ stanco, fatto sta che non aveva centrato perfettamente la porta e si era storto il mignolo del piede destro.

- Porca puttana!- aveva esclamato con una smorfia di dolore sul viso, appoggiando poi una mano allo stipite della porta per non perdere l’equilibrio e massaggiandosi con l’altra il dito.

Improvvisamente aveva avuto come la sensazione di aver avuto un dejà vù. Per un momento si era dimenticato del dolore e aveva riappoggiato il piede a terra crogiolandosi in quel presentimento e cercando di ricordarsi, ma non ci era riuscito. Aveva fatto spallucce ed era ritornato a letto.

Dopo un’ora era sempre nelle stesse condizioni, nervoso come non mai. Continuava a rigirarsi nel letto, pensando alle cose che avrebbe dovuto fare il giorno dopo. Quel mese sarebbe stato impegnatissimo, aveva una serie di uscite pubbliche quasi una di fila all’altra che, solo a pensarci, gli mettevano addosso la voglia di tornare alle Hawai e di svernarci. Per carità, poi si divertiva sempre in certe occasioni, ma in genere non aveva mai voglia di andarci. Sull’orlo della disperazione si era tirato a sedere sul letto e aveva acceso la televisione.

- Per la serie sono proprio alla frutta, cosa danno in tv?- aveva detto tra sé e sé, prendendosi un po’ in giro da solo. - Le solite stronzate…- aveva commentato quindi, dopo aver visto la desolazione che regnava sovrana anche nel piccolo schermo. Alla fine si era soffermato su un canale dove c’era una trasmissione sugli animali, parlavano di gatti. Non molto lucido si era messo a guardarla, tanto peggio di così, non si poteva, fino a che, ad un certo punto, non avevano inquadrato una gatto rosso, molto peloso e grosso.

- Sploffy!- aveva esclamato senza accorgersene, poi si era messo a ridere da solo.

Certo, quello non era Sploffy, ma gli somigliava davvero tanto.

Improvvisamente il dejà vù si chiarì, si era ricordato che di storcersi il mignolo del piede destro gli era successo anche a casa di Jennifer.

Improvvisamente gli era venuta una gran voglia di stare con lei, incominciò a pensarla intensamente sentendo che quel pensiero lo stava gradualmente calmando e lo faceva stare bene.

A ripensarci, forse, era stata una cattiva idea pensare di chiudere con lei. Quel rapporto poteva risultare un tantino anomalo da mandare avanti dato che Dominic non voleva impicci di nessun tipo in quel periodo, ma di certo nessuno lo obbligava a giurarle amore eterno. Pensò che poteva continuare a stare con lei senza mai assolutamente entrarci troppo in contatto e cercando di non definire mai e poi mai la situazione. Insomma, se Dominic avesse avuto fortuna poteva anche andargli bene, a meno che Jennifer non avesse cominciato dopo un po’ a fare domande imbarazzanti. A quel punto, quando sarebbe arrivato, avrebbe potuto cominciare seriamente a pensare di troncare.

Così facendo sarebbe stato libero di fare quello che voleva, era come se tenesse sempre il piede in due scarpe, gestendo le varie situazioni come meglio avrebbe creduto e come gli conveniva.

Colto da un desiderio improvviso aveva afferrato il suo cellulare e aveva fatto il numero di Jennifer, con suo disappunto il telefono della ragazza era spento. Poi si era soffermato a guardare l’ora, mancavano pochi minuti all’una di notte.

- Ops!- esclamò con aria colpevole tra sé e sé, se solo si fosse ricordato di guardare prima l’ora avrebbe evitato di chiamarla. Era sempre in tempo a cercarla il giorno seguente in ogni modo.

Confortato da questo pensiero aveva per l’ennesima volta spento la luce e si era messo a dormire, riuscendoci finalmente. Del resto si era addormentato pensando alla piacevole sensazione che aveva provato addormentandosi con lei, il suo sonno non avrebbe potuto che essere dei migliori.

 

***

 

Dalla sera in cui le ragazze avevano avuto quella conversazione da “cosmogirl”, i ventun giorni erano diventati ben presto trentuno, Jennifer ormai aveva messo non solo crocette su tutti i giorni di aprile, ma ne aveva messa una, definitiva, anche sulla data del primo maggio. Quell’ultima era stata praticamente come metterla su Dominic stesso, forse era per quello che, anche dopo aver capito che lui si era fatto solo una scopata con lei, aveva continuato a fare quel gesto ogni singola mattina. Aveva fissato la pagina nuova del calendario con tristezza, pensando che era stata davvero stupida a farsi tutte quelle speranze su un futuro con Dominic.

Mentre faceva colazione con calma a casa sua, un po’ più tardi del solito dato che era domenica mattina nonché il secondo giorno di maggio, aveva pensato che niente cambiava mai, che lei sarebbe rimasta la solita sfigata di sempre che non ne combinava mai una giusta, come quando era una ragazzina. E dire che di cose avrebbe potuto farne davvero tante nella vita, solo che alla fine aveva scelto quella vita da segretaria un po’ monotona e ordinaria, che tuttavia le garantiva un minimo di stabilità. Non chiedeva molto altro: una vita dignitosa che il suo stipendio le permetteva, purché prestasse attenzione a come spendeva i suoi soldi, delle amiche sincere con cui stare, dipendere solo da sé stessa e condurre una vita tranquilla, che non le avesse portato delle situazioni che l’avessero fatta soffrire troppo. Se le sarebbe piaciuto avere anche un legame? Certo che le sarebbe piaciuto, ma a che prezzo? Per una volta si era fidata di uno che le aveva ispirato fiducia e quello era il risultato, scaricata dopo una notte di sesso senza che il tipo si degnasse nemmeno di dirle come stavano le cose.

Ma era inutile stare tanto a scaricare addosso agli altri le proprie colpe, la responsabilità era solo sua. Come aveva fatto a pensare che uno come Dominic avesse potuto essere interessato a lei, con tutte le donne estremamente più interessanti e più belle che poteva avere? Era stata una stupida, punto. A quasi trentun anni, dato che ormai la data del suo compleanno si avvicinava, ancora non aveva capito niente di queste cose, era frustrante a pensarci.

Aveva guardato in basso, verso Sploffy che stava seduto sotto il tavolo della cucina, intento a lavarsi.

- Lo sai che hai una padrona davvero scema?- gli aveva chiesto, il micio l’aveva guardata per un attimo, poi era tornato alla sua occupazione precedente non badandoci tanto.

- Ecco, anche tu mi guardi con sufficienza pensando che vorrà questa sfigata da me?, vero gattone?-

Il suo telefono di casa aveva suonato in quel momento, Jennifer si era alzata con lentezza, seguita da Sploffy, si era seduta sul divano e aveva preso il cordless in mano. Non aveva nemmeno avuto il tempo di rispondere, Patricia l’aveva praticamente assalita.

- Buongiorno! Ho provato a telefonarti sul cellulare quattro volte, ma non lo accendi? Dico, sono quasi le undici!-

- Mi sono svegliata mezz’ora fa Pat, non c’ho pensato. Scusa.-

Dicendo questo si era alzata ed era andata verso la sua camera da letto, per recuperare il telefonino e accenderlo.

- Ma che ti scusi, non fa niente! Piuttosto, pranziamo insieme? Vieni a casa mia?-

Jennifer aveva acceso il telefono cellulare.

- Sì, va bene, a che ore vengo?-

- Quando ti pare, che ti fai problemi?-

Dopo pochi secondi erano arrivati due messaggi della segreteria, Jennifer pensò che erano molto probabilmente entrambi di Patricia. Tuttavia gli aveva aperti ugualmente.

- Oh mio Dio!- aveva esclamato a voce alta nella cornetta del telefono. Per la sorpresa per poco non le cadeva tutto di mano. Sploffy si era girato di scatto a guardarla.

- Ma sei impazzita! Mi fai diventare sorda, che hai da urlare?-

- Ieri notte mi ha chiamata Dominic!-

- Cosa?- chiese stupita Patricia.

- Dominic ti ha cercato alle 00:54 dello 05-2-2004… il messaggio della segreteria dice così!-

- E che diavolo voleva da te all’una di notte quello stronzetto?-

- E che ne so. Lo richiamo?-

- No, ma sei matta! Allora che vuoi fare tutto il balletto da capo?-

- E se non avesse mai potuto contattarmi alle Hawaii? Ieri sera tornava, magari appena è arrivato mi ha cercata, forse pensava che dato che era sabato sera io fossi sveglia.- Jennifer aveva cominciato a camminare nervosamente lungo il suo piccolo soggiorno, gesticolava con la mano libera ed era tesissima.

- Non importa, se ti vuole, ti richiama lui!-

- Sicura?-

- Sì, accidenti a te! Dai, preparati e vieni qui! E guarda che se lo chiami due calci stavolta non te li toglie nessuno!-

 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast Il Signore degli Anelli / Vai alla pagina dell'autore: lightoftheday