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Normality.
Alla scuola superiore di Stamford Hill tutti sapevano dell’amore non corrisposto di Liam per Elisabeth, o meglio Ellie, come lei preferiva essere chiamata. Il ragazzo le faceva la corte dalle elementari, senza aver mai ottenenuto grandi risultati; Ellie era infatti una ragazza molto riservata, non le erano mai piaciute le scenate, e Liam di scenate ne aveva fatte, tra serenate sotto casa sua e musical improvvisati nella mensa della scuola per esprimerle il suo amore “grande grande graaaande”, come lui stesso lo aveva definito in una delle sue tante dichiarazioni. Ormai i compagni di Ellie ci erano abituati, in realtà tutta la scuola ci era abituata e persino i professori non si stupivano più nel vedere Liam correrle dietro. Letteralmente.
Ellie’s POV:
“Liam, piantala!” gli strillai di nuovo contro mentre mi rifugiavo nel bagno delle ragazze.
“E dai Ellie, perché non vuoi darmi un bacio? Non ti ho mica chiesto chissà cosa!”, Liam continuava a piagnucolare e bussare alla porta. Che palle. Poi il silenzio, se n’era andato?
“Ellie!”, strillò all’improvviso Liam, “C’è tua madre, dice che devi uscire subito!”
Cosa? Mia madre? Qui a scuola? Mi diressi velocemente fuori dal bagno, ma improvvisamente venni afferrata per i polsi e messa con le spalle al muro da… Liam. Casseruola. Dovevo immaginarmelo.
“Presa! Ora me lo dai un bacio?”
Cominciai a dimenarmi, cercando invano di liberarmi dalla sua stretta che man mano si faceva sempre più salda e il suo viso sempre più vicino. Solo quando il suo respiro mi stava sul collo sentii una voce che costrinse Liam a fermarsi, e grazie a Dio.
“Hey, non vedi che non vuole? Lasciala.” Una figura alta apparve nel corridoio e si avvicinò, fermandosi proprio di fronte a noi. Liam lo guardò prima divertito, poi si fece più serio.
“E tu chi saresti? Anzi, non m’ importa chi sei, vattene. Non vedi che siamo sul più bello?”
Mi lasciai sfuggire un lamento a causa della stretta di Liam, e subito quel ragazzo sconosciuto afferrò la sua spalla, allontanandolo da me con uno strattone. Allora lo guardai per la prima volta, mettendolo a fuoco. Era alto, riccio, pelle chiara, occhi grandi, verdi e vomitevolmente belli. Una bambola insomma. Probabilmente si accorse della mia radiografia, perché mi lanciò uno sguardo annoiato prima di rivolgersi di nuovo a Liam. La sua voce era un qualcosa di basso e rassicurante. “Dov’è l’ufficio del preside?”
Liam ribolliva di rabbia, glielo si leggeva in faccia. “Ma si può sapere chi sei? Perché non ti compri un navigatore o qualcosa del genere invece di venire qui a rompere? Eh?” Il ragazzo decise di ignorarlo e posò il suo sguardo su di me, incastrandosi con i miei occhi di un verde sicuramente meno vomitevole dei suoi. Mi sentivo in debito con lui, perciò decisi di aiutarlo e senza farmi vedere da Liam, gli indicai l’ufficio con il dito; lui, capita la direzione, girò i tacchi e se ne andò senza dire una parola.
Ellie’s POV:
“Liam, piantala!” gli strillai di nuovo contro mentre mi rifugiavo nel bagno delle ragazze.
“E dai Ellie, perché non vuoi darmi un bacio? Non ti ho mica chiesto chissà cosa!”, Liam continuava a piagnucolare e bussare alla porta. Che palle. Poi il silenzio, se n’era andato?
“Ellie!”, strillò all’improvviso Liam, “C’è tua madre, dice che devi uscire subito!”
Cosa? Mia madre? Qui a scuola? Mi diressi velocemente fuori dal bagno, ma improvvisamente venni afferrata per i polsi e messa con le spalle al muro da… Liam. Casseruola. Dovevo immaginarmelo.
“Presa! Ora me lo dai un bacio?”
Cominciai a dimenarmi, cercando invano di liberarmi dalla sua stretta che man mano si faceva sempre più salda e il suo viso sempre più vicino. Solo quando il suo respiro mi stava sul collo sentii una voce che costrinse Liam a fermarsi, e grazie a Dio.
“Hey, non vedi che non vuole? Lasciala.” Una figura alta apparve nel corridoio e si avvicinò, fermandosi proprio di fronte a noi. Liam lo guardò prima divertito, poi si fece più serio.
“E tu chi saresti? Anzi, non m’ importa chi sei, vattene. Non vedi che siamo sul più bello?”
Mi lasciai sfuggire un lamento a causa della stretta di Liam, e subito quel ragazzo sconosciuto afferrò la sua spalla, allontanandolo da me con uno strattone. Allora lo guardai per la prima volta, mettendolo a fuoco. Era alto, riccio, pelle chiara, occhi grandi, verdi e vomitevolmente belli. Una bambola insomma. Probabilmente si accorse della mia radiografia, perché mi lanciò uno sguardo annoiato prima di rivolgersi di nuovo a Liam. La sua voce era un qualcosa di basso e rassicurante. “Dov’è l’ufficio del preside?”
Liam ribolliva di rabbia, glielo si leggeva in faccia. “Ma si può sapere chi sei? Perché non ti compri un navigatore o qualcosa del genere invece di venire qui a rompere? Eh?” Il ragazzo decise di ignorarlo e posò il suo sguardo su di me, incastrandosi con i miei occhi di un verde sicuramente meno vomitevole dei suoi. Mi sentivo in debito con lui, perciò decisi di aiutarlo e senza farmi vedere da Liam, gli indicai l’ufficio con il dito; lui, capita la direzione, girò i tacchi e se ne andò senza dire una parola.