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Autore: kiara_star    04/04/2013    5 recensioni
"Avevano iniziato a girare da meno di una settimana e già aveva una bella serie di lividi addosso.
Ma erano le riprese di un film discretamente d’azione, giusto? Lui era un supereroe che combatteva i cattivi e qualche botta poteva prenderla anche lui, giusto? E poi gli allenamenti erano duri e gli stuntmen severi, giusto?
Sì, tutto corretto, se non fosse che quei lividi, Chris Hemsworth se li era procurati in una sicura quanto apparentemente innocua camera d’albergo, per la precisione, a causa di un suo caro collega di nome Tom Hiddleston..."
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chris Hemsworth, Tom Hiddleston
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Primo tempo Questa storia nasce dal mio malato amore per l’Hiddlesworth che quel sant’uomo di Tom Hiddlesexy non fa che alimentare ogni volta che apre la sua bella boccuccia.
Ma spieghiamoci meglio:
Durante un’intervista per gli Jameson Empire Awards 2013 di qualche settimana fa, Tom parla dei vari film candidati dicendo che sono uno più interessante dell’altro, che gli piacciono tutti (ruffiano) ecc ecc, MA, fra i vari film, mi va a citare casualmente un “The Cabin in the Woods” per poi impallarsi subito dopo, perso in chissà quali pensieri SCONCI tanto che il giornalista deve aiutarlo ad andare avanti.
No, non me lo sto inventando  --> CLICCAMI&SHIPPA
Come tutti saprete, “The Cabin in the woods” [in italiano “Quella casa nel bosco”] è un horror GENIALE uscito esattamente un anno fa, che vanta fra i vari protagonisti il gorgeous man Chris Hemsworth.
Chiaro, no?
Alla fine il film non c’entra una mazza con la storia, però quell’intervista mi ha dato lo sprint per scrivere una semplice storia fluff e simpatica. Niente pretese eccessive, mi andava di scrivere di questi due bei ragazzuoli che si vogliono semplicemente molto molto mooolto bene *w*
Parola d’ordine: leggerezza!
Note:
Ambientata durante l’inizio delle riprese di Thor: The Dark World.
Molto bromance e leggermente pre-slash e tanto tanto fangirlamento.
Ho lasciato alcune parole in inglese. Non so perché, diciamo che mi ispiravano di più, ecco u.u
Sullo squallore del titolo, vi prego, non infierite.
Ma basta parlare, vi auguro una buona lettura e se vi va, lasciatemi una vostra opinione, anche solo per dirmi “Cara, tu sei completamente idiota!” o il gettonatissimo “Fatti una vita!”
kiss kiss Chiara







The Room in the Hotel
[PRIMO TEMPO]




Avevano iniziato a girare da meno di una settimana e già aveva una bella serie di lividi addosso.
Ma erano le riprese di un film discretamente d’azione, giusto? Lui era un supereroe che combatteva i cattivi e qualche botta poteva prenderla anche lui, giusto? E poi gli allenamenti erano duri e gli stuntmen severi, giusto?

Sì, tutto corretto, se non fosse che quei lividi, Chris Hemsworth se li era procurati in una sicura quanto apparentemente innocua camera d’albergo, per la precisione, a causa di un suo caro collega di nome Tom Hiddleston.
Ma andiamo per ordine...


Chris era appena atterrato a Londra e, dopo dodici ore di volo e un jet lag che gli picchiava sulla testa come neanche il suo martello di scena avrebbe potuto, l’unica cosa che voleva era farsi una doccia, mangiare un piatto decente e magari pregare di riuscire a farsi un paio d’ore di sonno. A Chris, onestamente, sarebbe bastato poter realizzare anche solo uno dei suoi propositi.
Accese il cellulare infilandosi in un taxi. Non aveva neanche riagganciato dopo aver avvisato Elsa del suo arrivo, ché il maledetto smartphone aveva iniziato a suonare fastidioso. Sullo schermo, un sorriso idiota dovuto ad una foto scattata dopo qualche bicchiere di troppo ad uno dei vari party post-premiere per The Avengers. Quel sorriso idiota con tanto di occhiolino ancora più idiota, apparteneva a Tom.
«Dammi il tempo di riprendermi, ti prego.» Aveva sospirato mentre il taxista si fermava nel traffico della caotica metropoli inglese. Dall’altra parte Tom aveva ridacchiato facendo nascere un sorriso sul suo viso stanco.
«Il caffè non ti piaceva neanche stavolta?»
«Mi è mai piaciuto il caffè freddo dell’aereo?!»
«È solo una scusa per buttarsi sullo champagne, e lo sai.»
«È questo il lato positivo della prima classe, Tom: poter bere champagne invece di un caffè freddo o di acqua gassata calda.» Tom aveva riso ancora.
«Allora non è il jet lag a farti venire l’emicrania, Chris, ma i tuoi vizi da star.»
«Chi ti dice che abbia l’emicrania?»
«Non ce l’hai?»
Chris sospirò chiudendo gli occhi ed accasciandosi contro il sedile dell’auto. «Mi sta uccidendo.» Dall’altro capo un’altra risata. Quello lì aveva sempre ragione. Dannato lui!
«Non dovevi bere litri di champagne.»
«Che? Erano un paio di bicchieri!»
«Chris...»
L’australiano sbuffò colpevole riaprendo le palpebre e guardando fuori i palazzi che sfrecciavano troppo lenti per i suoi gusti.
«Ok, forse erano più di un paio di bicchieri, ma ciò non toglie il fatto che sei un vero traditore, Tom.»
«Perché dico la verità?» Il traffico si era sfoltito e la marcia era ripresa più lesta. Chris ne fu grato.
«No, perché dovevi venire ad aspettarmi in aeroporto... Bell’amico che sei!» Borbottò fintamente risentito, sapendo quanto Tom fosse facile ai sensi di colpa.
«Avevo una riunione con la crew. Sarei venuto volentieri, lo sai.» Nell’abitacolo, Chris si lasciò andare ad un sorriso divertito beandosi della voce accorata del collega.  
Ah, Tom, sei adorabilmente prevedibile!
«Non mi pare che adesso tu sia in riunione, Tom.» Rincarò la dose pronto a sentire le numerose spiegazioni che di certo l’amico aveva da elencargli.
«Se lo vuoi sapere, sono due ore che siamo in riunione, ed io ho approfittato della prima pausa per chiamarti. Sarei potuto anche andare in bagno ed invece mi sto trattenendo per...» Ma Chris non riuscì a trattenere un risolino con la stessa tenacia con cui il collega comandava la vescica e Tom, purtroppo per lui, se ne accorse. «Che bastardo che sei!»
E a quel punto l’australiano non aveva più motivo per contenersi. Scoppiò in una fragorosa risata mentre dal cellulare uscivano epiteti davvero poco gentili, finché un motherfucker gli attraversò i timpani e per poco non si sentì male dal ridere.
«Tom! Ma che linguaggio volgare!»
Quando l’aveva conosciuto, Chris aveva pensato che Tom fosse una persona un po’ costruita. Era gentile, cortese, simpatico, aveva sempre una parola buona per tutti e rideva ad ogni battuta. Non poteva essere davvero così! Poi aveva capito che in realtà Tom Hiddleston era realmente come appariva, perché nessuno può mantenere una maschera così a lungo, neanche l’interprete del dio degli inganni. Era incredibilmente raro incontrare qualcuno del genere nel loro ambiente, eppure dopo mesi di quasi convivenza sul set ed anche fuori, Chris non poté che appurare che non c’era nulla di costruito nella sua persona. Ma la cosa che più lo divertiva era, appunto, il linguaggio di Tom. A parte il suo accento così dannatamente english da farlo sembrare un professore di liceo, ciò che più era insolito in lui, era che non diceva mai una volgarità. Mai, al di fuori di qualche shit qui e lì, e per uno come Chris cresciuto con due fratelli maschi ed una buona dose di libertà sia verbale che fisica, quella parola era quasi un semplice intercalare.

In quelle uniche volte in cui Tom si lasciava andare e metteva da parte il completo da Mr. Perfect, stranamente, c’era sempre di mezzo lui. Come quando lo aveva convinto a mangiare in quel nuovo ristorante messicano e Tom aveva passato il resto della serata chiuso in bagno a maledirlo. O quella volta che gli aveva organizzato un appuntamento con una modella ceca, amica di Elsa che, sarà anche stata un angelo di Victoria's Secret, ma era interessante come una mollica di pane. “È stato l’appuntamento peggiore della mia vita!” Si era sentito rifilare il giorno dopo mentre Tom non sapeva più che scuse inventare per non risponderle al cellulare. Aveva optato infine per un classico: “Sono stato bene, ma non ho la testa per impegnarmi.” A cui lei aveva risposto con: “E chi ha parlato di impegnarsi?” che aveva fatto stramazzare dalle risate Chris e dannare Tom che si era trovato al punto di partenza. Alla fine si erano pure frequentati per qualche settimana, ammesso che vedersi in una camera d’albergo a giorni alterni era da considerarsi come frequentazione.
«Devo tornare alla riunione, ma quando ti metto le mani addosso, te la faccio pagare!»
«Uh, sto già tremando tutto.» Ah, un’altra cosa che a Tom Hiddleston riusciva male -una delle poche- era quella di minacciare. Chris aveva più volte avuto modo di riscontrare che era veramente un disastro. Perché, andiamo, come si può credere a qualcuno che ti minaccia con un accento così?! Come se ti stesse offrendo una tazza di tè?! Se in Loki era credibile, era solo perché era un buon attore. «Fuck you!» L’australiano ghignò ancora mentre infilava il cellulare nella tasca.
Tom era riuscito ad alleggerire un po’ il suo mal di testa che però tornò prepotente non appena le macchine presero ad accavallarsi ed una sinfonia di clacson gli torturò i timpani.
Dannato traffico!
Si passò una mano sugli occhi e si lasciò andare ad un lungo sospiro.
Un letto, non voleva altro che quello.


Appena entrato nella sua stanza, Chris si sentì decisamente meglio. Chiuse la porta alle sue spalle e lanciò un vago sguardo alle valige accantonate poco più in là.
C’era silenzio, finalmente. Appagante e tranquillizzante silenzio.
Si buttò a peso morto sul letto chiudendo gli occhi e gemendo sommessamente in segno di gradimento nel sentirsi rinfrancare dal semplice contatto della sua pelle con la stoffa fresca. Faceva un terribile caldo, ma era anche colpa di quella maledetta umidità inglese che si attaccava sulla pelle.
Affondò entrambe le braccia sotto al cuscino sistemandosi meglio. Non si curò neanche di togliersi le scarpe. Restò lì a crogiolarsi, con la sua t-shirt bianca ed i bermuda militari che si era quasi pentito di aver indossato quando avevano iniziato a guardarlo in malo modo non appena aveva messo piede in quell’albergo elegante. Ma non importava, ora voleva solo e solamente rilassarsi.
Si lasciò andare ad un altro ansimo soddisfatto quando, durante i suoi movimenti, la t-shirt si sollevò di poco facendogli sfiorare le lenzuola fresche con il suo ventre nudo.
Nella stanza solo il ticchettio dell’orologio, che però sembrava cullarlo ulteriormente. Poteva dormire e riprendersi. Lontano dal traffico di Londra, dal jet lag del viaggio e anche dai fans che lo avevano aspettato sotto l’albergo. Aveva dedicato ad ognuno di loro il suo tempo ed i suoi autografi, ma adesso non voleva più nessuno né davanti agli occhi né nelle sue orecchie.
«Mhh...» Che beatitudine.
«Ti diverti, fratello
«Santo Dio!!» Si voltò immediatamente trovandosi ai piedi del letto un Tom ghignante con le braccia incrociate sul petto. «Tom? Che diamine ci fai qui?» borbottò aggrottando la fronte. Per poco non gli era venuto un infarto. Ed il mal di testa, ora, era decisamente al suo picco massimo.
«Mi godevo il tuo amplesso con il letto» alitò l’altro.
«Perché sei in camera mia? Come sei entrato?» chiese ancora irato mentre si metteva a sedere sulle coperte. Tom gli sorrise alzando le spalle.
«Ti ho detto che te l’avrei fatta pagare. Non si gioca con i sentimenti delle persone» sospirò con soddisfazione mentre si sedeva alla fine del letto.
«E neanche con le coronarie della gente, brutto bastardo!» ringhiò ancora Chris assestandogli un pugno su un avambraccio.
«Ahi!» lamentò l’inglese massaggiandosi la zona colpita per poi restituire il favore sulla coscia del compagno.
«Ehi?!» Chris gli afferrò il polso quando Tom stava per colpirlo ancora e lo trascinò sul letto. «Non eri in riunione?» gli ringhiò schiacciandolo contro il materasso mentre l’altro tentava di sottrarsi alla sua morsa.
«La riunione era in una delle sala dell’albergo» biascicò Tom come risposta fra gli affanni, mentre con uno strattone riuscì a liberare la mano e a dargli un pugno deciso sul petto. Chris strinse i denti cadendo con le spalle sul letto e portandosi una mano sul pettorale colpito mentre Tom scattava in piedi con un ghigno divertito.
Non si vedano da mesi e gli era mancato, eppure ora aveva solo voglia di riempirlo di pugni.

«È così che si salutano gli amici?» brontolò ancora guardandolo torvo, ma Tom continuò a sorridere.
«Avresti preferito un bacio, darling?» scherzò avvicinandosi alla testiera del letto e poggiandosi con entrambe le mani.
Chris sbuffò rimettendosi a sedere. «Sarebbe stato sicuramente meglio di un pugno, darling!» Poi si tirò in piedi continuando a tenersi una mano sul petto. «Mi hai fatto un male cane!»
«Addirittura?! Dove hai lasciato il tuo spirito da Dio del Tuono?»
«È rimasto a Los Angeles, insieme alle persone che mi vogliono bene...» borbottò fintamente offeso dirigendosi verso il frigo bar. Stavolta le sue minacce non erano state affatto vuote.
Tom si voltò e si sedette sul letto con le gambe che penzolavano al di fuori e guardò sorridente Chris che tracannava senza troppa grazia una bottiglietta d’acqua.
«Smettila di ridere come un idiota.» Lo canzonò quest’ultimo pulendosi le labbra con il dorso della mano prima di lasciare la bottiglia sul frigo e dirigersi nuovamente verso il letto. Ma di tutta risposta, Tom rise più forte lasciandosi cadere con la schiena sul materasso. «Questa è la mia stanza e questo è il mio letto, perciò sparisci!» borbottò l’australiano sedendosi accanto a lui e strattonandogli con poca gentilezza una spalla. Tom chiuse gli occhi fingendosi indifferente alle sue richieste, almeno finché non cessarono e lui non si trovò qualcosa sulla faccia.
«Chris!» urlò mettendosi a sedere quando capì che quella che stringeva fra le mani era la maglia sudaticcia che Chris aveva indossato per le sue dodici ore di viaggio.
«Ecco, bravo» sospirò soddisfatto l’australiano trovando ancora più gradevole le lenzuola fredde contro la sua schiena nuda mentre si stendeva incurante dei richiami di Tom su quanto fosse poco educato buttargli in piena faccia i suoi indumenti sporchi.
«Sei un vero troglodita!» Fu l’ultimo insulto prima che la maglia volasse di nuovo, stavolta in direzione del viso del suo proprietario. Ma Chris la scostò senza troppi problemi incrociando le braccia dietro alla testa e godendosi divertito Tom che scuoteva la testa con le sue adorabili sopracciglia ballerine che facevano a gara a chi si alzasse di più.
«Siamo pari?» Le sopracciglia di Tom smisero di ballare.
«Ok, siamo pari» brontolò poco convinto l’inglese avvicinandosi al letto e stendendosi al fianco del collega. Si sistemò il cuscino ed affondò con tutta la sua testa riccioluta.
«Questo non voleva dire che potevi restare qui.» L’azzardo gli costò una gomitata su una costola scoperta che incassò con un grugnito doloroso. «Quanto sei diventato violento, Tom...»
«Sta’ zitto!»
Si voltò con la testa verso il collega scoprendolo ancora adirato. Non riuscì a non ridacchiare divertito. Tom sapeva essere davvero infantile alle volte, forse più di lui. Si dovette beccare un’altra gomitata ed un pizzicotto pericolosamente vicino al suo capezzolo sinistro, che riuscì ad evitare solo coprendosi la zona con una mano.
«Adesso basta però! Arriverò sul set pieno di lividi.»
«Allora piantala di istigarmi!»
Chris si tirò a sedere. «Ma chi ti sta istigando? Sei tu che hai una vena sadomaso che non conoscevo!» Ridacchiò proteggendosi ancora le zone più delicate con le mani mentre l’inglese continuava a colpirlo con pugni e pizzicotti più o meno dolorosi. Nella sua strenua difesa, però, Chris non aveva considerato che Tom avrebbe afferrato la sua bella coda bionda e l’avrebbe tirata così forte da farlo urlare per il dolore. «Solo le donne si tirano i capelli nella lotta, codardo!» Si vendicò con le parole, e quando Tom si fermò ad osservarlo ed abbassò la guardia, lui ne approfittò per afferrargli una ciocca di capelli castani e tirarla con forza fino a farlo gemere contrariato. I capelli di Tom erano corti, ma non abbastanza da impedirgli di affondarci le dita, e lui li strinse senza intenzione di lasciarli.
«Dio, che male!» annaspò ancora l'inglese stringendo i denti. «Avanti, molla!» ordinò facendo pressione con le mani su quella che Chris si ostinava a tenere piantata sulla sua testa. «Chris, mi fai male!»
«Anche tu mi hai fatto male.» Si giustificò lui dandogli un’altra tirata.
«Ahi!» Tom tentò di assestargli un altro pugno che però Chris riuscì a bloccare con la mano libera. Tutto ciò però gli impedì di proteggere ancora il suo prezioso capezzolo che finì crudelmente stritolato fra l’indice ed il pollice di Tom.
«HOLY SHIT!» ringhiò lasciando immediatamente i sui capelli e contorcendosi sul letto in preda ad un lancinante dolore. «Maledetto bastardo inglese!»
«Uhm, i miei capelli... » Dall’altra parte Tom si passava le dita sulla testa con un’espressione dolente sul viso.
«I tuoi capelli? Tom, mi hai staccato un capezzolo!» Chris continuò a stringersi la mano sulla zona dolorante mentre arrivava alla conclusione che era meglio finirla lì con quel gioco pericoloso. Il suo capezzolo era decisamente d'accordo.

Era riuscito a chiudere gli occhi per appena mezzo minuto quando Tom brontolò: «Devi farti una doccia.» Chris gli lanciò un’occhiataccia spazientita allungandosi ancora sul suo letto in modo da lasciargli solo un misero angolo. «Non puoi dormire in queste condizioni, Chris.» Rompiscatole!
L’australiano allungò un braccio per rubargli altro spazio e Tom fu costretto a rimanere in bilico su una sponda del letto.
«Se non vuoi sentire il mio odore di uomo, sei libero di andartene» borbottò.
«Questo non è odore di uomo, questo è sudore e dodici ore di viaggio.» Sul viso di Tom si allungò un lieve sorriso che Chris si sforzò di non ricambiare voltando la testa dall’altra parte ed affondando ancora di più sul cuscino. Aveva dannatamente ragione, aveva bisogno di una doccia ed anche alla svelta, ma non poteva dargliela vinta, il suo capezzolo ancora dolorante non glielo avrebbe perdonato. E poi era stanco e alzarsi, andare in bagno, aprire l’acqua, svestirsi... Sarebbe stato solo più stancante. No, Chris voleva dormire.
«Sono libero di puzzare se voglio. Ed ora vai a spargere consigli altrove, perché io ed il mio odore vogliamo riposare.» Una risata si sollevò nell’aria e Chris ghignò grato che l’altro non potesse vederlo.
«Mi spiace, ma gli amici non si abbandonano nel momento del bisogno.» Sentì sospirare alle sue spalle e si violentò per non voltarsi e vedere l’espressione sulla faccia di Tom. «Quando sverrai a causa del tuo “odore da uomo”, ti servirà qualcuno che ti rianimi.»
Era per questo che lo adorava: sapeva essere tremendamente divertente.
«No, grazie. So già che mi rianimeresti a pugni e calci. Non ci tengo.» Lo sentì ridere ancora e poi avvertì qualcosa sfiorargli la schiena. «Smettila!» ordinò riconoscendo le dita di Tom che salivano e scendevano sulla sua pelle. «Piantala, Tom!» Diede uno strattone con le spalle per convincerlo a desistere, ma ebbe come unico risultato solo un’altra bassa risatina divertita.
«Dai, non fare l’arrabbiato. Lo sappiamo tutti e due che è una farsa.» Ed era miseramente vero, e come aveva detto lo stesso Tom, lo sapevano benissimo entrambi.
«Non è una farsa!» mentì, «Ed ora togli quella mano e lasciami dormire.» Ma la suddetta mano non voleva smetterla di passeggiare dolcemente sulla sua pelle sudata lasciando una scia di brividi dove si posava. Era così piacevole, che Chris era più che sicuro che continuando ancora si sarebbe addormentato senza neanche rendersene conto.
«Chris...» Piccoli cerchi all’altezza della spalla destra.
«Tom, mi spiace, ma non ho mai creduto nel sesso rappacificatore.» Una calda risata si levò nella stanza e stavolta Chris non poté impedire alla sua schiena di tradire il suo ridere sommesso.
«Non pensavo di arrivare a tanto, ma grazie per l’informazione.»
«Non c’è di che.»
Forse era giunto il momento di finire anche quel secondo gioco ma, purtroppo per Chris, di dormire, sembrava non se ne parlasse.








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NdA. Ci leggiamo nel SECONDO TEMPO. 
  
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